VITTI, Monica
VITTI, Monica (pseud. di Ceciarelli, Maria Luisa)
Attrice cinematografica e teatrale, nata a Roma il 3 novembre 1931. Ammessa nel 1950 all'Accademia d'arte drammatica (dove tornerà, nel 1986, in qualità di docente), e diplomatasi nel 1953, affronta subito le scene in L'avaro di Molière (1954), L'isola dei pappagalli di S. Tofano (1954), Fondarono una città di C. Meano (1954), Madre Coraggio e i suoi figli di B. Brecht (1954). Fra il 1956 e il 1959 partecipa anche a trasmissioni televisive e recita in numerosi adattamenti di famosi testi teatrali, come Allora vado, Mangiate a sbafo e Il pittore esigente (1957) di T. Bernard, Quel buon diavolo del commissario (1957) di G. Courteline, Abbracciamoci follemente (1957) di E. Labiche, dando buona prova di una vocazione al comico e alla commedia brillante.
Ha esordito nel cinema recitando parti secondarie in Ridere, ridere, ridere! di E. Anton, 1955; Una pelliccia di visone di G. Pellegrini, 1956; Le dritte di M. Amendola, 1958. Doppiatrice di Il grido di M. Antonioni (1957), conosce il regista, che, dopo averla diretta a teatro in Io sono una macchina fotografica di J. Van Druten (1957) e in Scandali segreti di Antonioni ed E. Bartolini (1957), la chiama come protagonista in L'avventura (1960), film con cui la V. s'impone attrice di primo piano. Sempre guidata da Antonioni, interpreterà d'ora in poi sofferenti personaggi che incarnano una profonda crisi dei sentimenti. Nella galleria dei volti femminili che i film italiani allineano agli albori degli anni Sessanta, la V. reca una nota di moderna, dolente umanità, resa attraverso moduli interpretativi contenuti, quasi freddi, tali da generare una recitazione interiorizzata e nutrita di silenzi, di intense espressioni. A parte una breve parentesi televisiva (una trasposizione del racconto Le notti bianche di F. Dostoevskij, regia di V. Cottafavi), La notte (1961), L'eclisse (1962) e Deserto rosso (1963) appartengono a un felice sodalizio con Antonioni (che si rianimerà episodicamente per la realizzazione di Il mistero di Oberwald [1980], coraggioso esperimento d'intreccio tra cinema e tecniche elettroniche, propiziato dalla riesumazione di una pièce di J. Cocteau, L'aigle à deux têtes). Nella seconda metà degli anni Sessanta, tuttavia, i produttori dimostrano di preferirla come attrice dotata di estro caricaturale, di fine umorismo, di esuberanza vitalistica, d'immediatezza comunicativa; e le platee le tributano un successo crescente, non sempre corrispondente alla qualità della sua filmografia o alla varietà delle sue interpretazioni, tra cui si segnalano quelle decisamente convincenti in Modesty Blaise di J. Losey (1966), Ti ho sposato per allegria di L. Salce (1967), La ragazza con la pistola di M. Monicelli (1968), Amore mio, aiutami di A. Sordi (1969), Dramma della gelosia di E. Scola (1970), La Tosca di L. Magni (1973), Polvere di stelle di A. Sordi (1973), L'anatra all'arancia di L. Salce (1975). In Flirt (1983) e in Francesca è mia (1986), entrambe di R. Russo, la V. partecipa anche alla sceneggiatura. Convertitasi alla regia, nel 1990 dirige, oltre che interpretare, Scandalo segreto, avendo quale partner l'attore americano E. Gould. Al centro del racconto, le ossessioni, le manie, i tic, gli sfoghi e le insofferenze di una moglie, tradita dal marito con la migliore amica di lei. Una spia domestica, una telecamera, avuta in regalo e perennemente accesa, è nel film un appiglio per ironizzare sull'esasperato voyeurismo dei teledipendenti. Nel 1993 ha pubblicato il racconto a sfondo autobiografico Sette sottane e nel 1995 un secondo volume, Il letto è una rosa. Nel 1995 alla Mostra cinematografica di Venezia è stata premiata con il Leone d'oro alla carriera.
Bibl.: M. d'Amico, La commedia all'italiana, Milano 1985; La commedia all'italiana: parlano i protagonisti, a cura di P. Pintus, Roma 1985; L. Delli Colli, Monica Vitti, ivi 1987; M. Giammanco, La fabbrica degli attori, ivi 1988.