SIMBRUINI, Monti (A. T., 24-25-26 bis)
Nome dato a una sezione del Subappennino romano, assai bene delimitata dall'alta valle dell'Aniene a ovest, da quella dell'alto Liri a est, dal Piano del Cavaliere e dalle valli del Cammarano e dell'Imele a nord; a sud si assume come confine con gli Ernici il solco segnato dal vallone S. Onofrio, dal passo del Diavolo e dal vallone Schioppo (v. ernici). I Simbruini sono costituiti da pile potenti di calcari del Triassico superiore, del Liassico e soprattutto dal Cretacico superiore, fasciate da formazioni mioceniche a est verso la valle del Liri e anche al margine sud (dintorni di Trevi, ecc.). Le principali catene si allineano da NO. a SE., cioè nella direzione generale delle maggiori dorsali appenniniche. Le principali sono: quella che dai monti Fontecellese (1626 m.) e Midia (1738 m.) si prolunga col Padiglione (1623 m.) e il Camiciola (1701 m.) fino al Viperella (1836 m.); quella della Serra Secca (1793 m.), Cima di Vallevona (1803 m.) e Monna Rosa (1742 m.); quella dell'Autore (1853 m.), continuata dal Tarinello (1843 m.), Tarino (1950 m.) e Cotento (2014 m.). A SE., separato dagli altri per mezzo corso superiore dell'Aniene, si aderge il gruppo più elevato, detto più propriamente Monti Cantari e dominato dal Viglio (2156 m.). Notevole è la presenza, specialmente a ovest e a sud-ovest, di vaste aree spianate all'altezza di 1450-1550 m. (M. Camposecco, 1494 m.; Castellamato, 1482 m.; Pratiglio, 1434 m.; Morra Rossa, 1474 m.; Vedute di Faito, 1489-1543 m.), forse residui di un'antica superficie di spianamento (post-miocenica?). Tracce glaciali sicure, sotto forma di circhi e piccoli lembi morenici, furono rilevate solo nei M. Cantari. Invece, data la struttura essenzialmente calcarea, molto diffusi sono i fenomeni carsici. Caratteristiche soprattutto le grandi cavità chiuse talora con inghiottitoi, denominate campi (Campocatino, Camposecco, C. Ceraso, C. dell'Osso). Le aree spianate su menzionate sono spesso sforacchiate da doline; più rare le caverne. La circolazione delle acque è pure tipicamente carsica, con scarsezza di sorgenti nelle parti elevate, copiose polle, invece, localizzate alla base delle pile calcaree; le più ricche sono quelle del Simbrivio e dell'Aniene (v. aniene).
Assai bene innaffiati da piogge - certamente più di 2000 mm. annui nelle zone di massima elevazione (Vallepietra a 825 m. di altitudine ne registra 1773 mm. annui in media) - i Simbruini erano un tempo rivestiti di estesi boschi di latifogli; ma oggi non ne restano che modesti lembi; la maggior parte delle aree elevate è a pascolo e costituisce il soggiorno estivo di greggi di ovini i cui pastori abitano in capanne temporanee (stazzi). Spesso appare in alto la roccia nuda, desolata. Frequentatore abituale dei Simbruini è il lupo; non raro il gatto selvatico.
I Simbruini ospitano molti dei centri abitati più alti del Lazio: a nord-est, Camerata Nuova, 810 m. (Camerata Vecchia, a 1218 m., è presso che abbandonata) e Cervara di Roma (1053 m.); nell'alto bacino dell'Aniene: Ienne (834 m.), Vallepietra (825 m.), Trevi (821 m.) e Filettino (1062 m.); sul versante del Liri (Abruzzo): Verrecchie (1019 m.) e Cappadocia (1050 m.). Il santuario della SS. Trinità, a 1654 m., sotto l'Autore, è meta di frequentatissimi pellegrinaggi religiosi, i più importanti del Lazio, nelle prime domeniche di giugno.
Principale risorsa economica della regione dei Simbruini è l'allevamento del bestiame. Una miniera di asfalto si trova a nord-ovest di Filettino. Recente è l'industria idroelettrica, che sfrutta le acque dell'Aniene e del Simbrivio.
Vie di accesso nei Simbruini sono: la rotabile che dal Piano del Cavaliere raggiunge Camerata Nuova, quella da Subiaco a Ienne e quella che, diramandosi dalla Sublacense ai Piani di Arcinazzo, arriva fino a Filettino. Dal versante del Liri una rotabile risale fino a Cappadocia; i passi dal bacino del Liri a quello dell'Aniene sono elevati e difficili.