MONZÓN (A. T., 41-42)
Cittadina della Spagna nella provincia di Huesca, con circa 4000 ab., situata nella valle del Cinca.
Storia. - La sua riconquista sui musulmani, che l'avevano occupata nell'alto Medioevo, per opera del re d'Aragona Sancio Ramirez ebbe luogo nel 1089. Il conte di Barcellona e principe d'Aragona Raimondo Berengario IV, nel 1143, ne fece dono ai Templari i quali tra il 1175 e il 1178 stabilirono nel suo castello una delle principali commende dell'ordine nell'Aragona. Fu in quella fortezza che Giacomo I il Conquistatore ricevette la sua prima educazione, affidata da una assemblea celebrata in Lérida (1214) al nobile Guglielmo di Montredó, maestro dello stesso ordine cavalleresco in Catalogna e Aragona. Dopo l'estinzione dei Templari, Monzón passò a far parte della castellania d'Amposta dei Cavalieri dell'ospedale. A Monzón fin dal 1134 si celebrarono più volte le Cortes aragonesi e, specialmente, quelle generali a tutti gli stati della Confederazione catalano-aragonese.
Bibl.: Ramón de Huesca, De las Iglesias catedrales y diócesis de Roda y Barbastro, in Teatro Histórico de las Iglesias del Reyno de Aragón, X, Saragozza 1807, pp. 407-419; J. Miret y Sans, Les cases de Templers y Hospitalers en Catalunya, Barcellona 1910.
La pace di Monzón. - Questa pace tra Francia e Spagna, la cui conclusione ufficiale sarebbe avvenuta il 5 marzo 1626 a Monzón, mentre in realtà le trattative furono conchiuse solo nell'aprile e la ratifica del re di Francia venne solo il 2 maggio (la data dell'accordo fu quindi volutamente retrodatata), riguardava la questione della Valtellina. Per essa, la Valtellina, con Bormio e Chiavenna, veniva virtualmente eretta in stato indipendente: i Grigioni mantenevano sì la sovranità suprema su di essa, ma si trattava di una sovranità puramente nominale, effettiva solo nel fatto del tributo annuo di 25.000 fiorini che la Valtellina doveva pagare loro, perché i Valtellinesi ottenevano il diritto di eleggersi, da sé, i proprî magistrati e perché veniva sancito l'esclusivo imperio della religione cattolica. Francia e Spagna si rendevano garanti dell'esecuzione del trattato. Il diritto di passaggio degli Spagnoli, imposto in precedenza ai Grigioni, venne abolito; le fortezze dovevano venir consegnate al papa, ma subito dopo dovevano essere rase al suolo. Il trattato, che fu concluso dalla Francia a insaputa dei suoi alleati, Venezia e il duca di Savoia, e dello stesso pontefice Urbano VIII, e che sollevò pertanto violente recriminazioni, fu in parte notevole opera personale dell'ambasciatore francese a Madrid, Fargis, e fu accettato dal Richelieu soprattutto per motivi di politica interna, per aver cioè le mani libere, in quel momento, per la lotta contro gli ugonotti in Francia.