Desai, Morarji Ranchhodji
Politico indiano (Bhadeli, Gujarat, 1896-Bombay 1995). Nato in una famiglia brahmana di medie condizioni, si diplomò brillantemente al Wilson college di Bombay. Nel 1918 venne assunto nell’amministrazione provinciale. Nel 1930, quand’era viceresponsabile del dipartimento delle entrate fiscali, decise di rinunciare all’impiego per aderire all’Indian national congress e partecipare al movimento della Disubbidienza civile promosso dal Mahatma Gandhi. Più volte arrestato, fu a lungo segretario del comitato del Congress in Gujarat (1931-37; 1939-46). Dopo il varo del Government of India act (1935), D. fu eletto all’Assemblea legislativa e ottenne l’incarico di ministro delle Finanze e delle Foreste. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale i governi del Congress si dimisero per protesta contro il coinvolgimento dell’India, deciso unilateralmente dagli inglesi. Nell’agosto 1942 il Congress lanciò una grande campagna di massa (➔ Quit India) e i suoi principali leader vennero arrestati. D. uscì di prigione solo nel 1945 e fu nuovamente deputato e ministro degli Interni e delle Finanze. Nel 1952 divenne capo del governo dello Stato di Bombay. Riformò il sistema fiscale, introdusse leggi a protezione dei diritti di contadini e affittuari e riorganizzò le forze di polizia. Nel 1956 Nehru lo chiamò a dirigere il dicastero del Commercio e dell’industria, e nel 1958 quello delle Finanze. Partecipò a importanti istituzioni come il Fondo monetario internazionale e la Conferenza dei ministri delle finanze del Commonwealth di Londra; nel 1960 affiancò Nehru e il ministro degli Interni G.B. Pant nei colloqui con il cinese Zhou Enlai per la definizione della frontiera settentrionale; nel 1962 compì una lunga missione nei Paesi maggiormente industrializzati per raccogliere investimenti stranieri nell’ambito del terzo piano quinquennale indiano. Nel 1962 J. Nehru lo volle ancora nel suo gabinetto come ministro delle Finanze. Si dimise nel 1963 nel rispetto del cd. piano Kamaraj che imponeva ai leader del Congress di optare fra attività di governo e attività di partito. Nel 1966 tornò all’attività di governo come presidente della Commissione per le riforme amministrative, e nel 1967, in virtù di un compromesso con i sostenitori di Indira Gandhi, divenne ministro delle Finanze e vice primo ministro. Intanto il Congress aveva subito, nelle elezioni negli Stati, la prima sconfitta dal 1947. Indira Gandhi preparò un programma volto ad attuare una svolta in senso socialista e i conservatori presero allora ad appoggiare D. in funzione anti-Gandhi. Nel 1969 Indira annunciò la nazionalizzazione delle principali banche indiane e tolse il portafoglio delle Finanze a D., che era stato contrario alla misura; in seguito a ciò si ebbe una scissione nel Congress e D. divenne capo di un gruppo di opposizione, il Congress (O). Con la proclamazione dell’Emergency (1975), D. fu tra i primi a subire la detenzione senza processo. Nel 1977 l’Emergency fu sospesa e le forze dell’opposizione, tornate in libertà, formarono un fronte confederato, il Janata party, che vinse di larga misura le elezioni di marzo; D. divenne così primo ministro. I principali obiettivi del cd. regime Janata furono l’annullamento delle riforme costituzionali di natura autoritaria varate dalla Gandhi, l’adozione di una politica estera di equidistanza fra URSS, USA e Cina e un maggiore impegno a favore dei settori sociali svantaggiati. La coalizione guidata da D. non riuscì a realizzare compiutamente il suo programma, ostacolata dai conflitti sociali innescati dalle politiche di Indira Gandhi durante l’Emergency, e dalle proprie contrapposizioni interne tra ex congressisti, leader contadini, conservatori, socialisti. Nel giro di un paio di anni le contraddizioni ideologiche, aggravate da forti rivalità personali, portarono nel luglio 1979 alla caduta del governo di D., che nel 1980 si ritirò a vita privata. Nel 1991 fu insignito dal governo indiano della massima onorificenza civile, il Bharat Ratna.