Nehru, Pandit Jawaharlal
Politico indiano (Allahabad 1889-Nuova Delhi 1964). Di altolocata famiglia brahmana originaria del Kashmir (onde il titolo «Pandit» o «Panditji»), era figlio del noto avvocato e leader nazionalista Motilal Nehru. Insieme alla sorella Vijaya Lakshmi Pandit trascorse gli anni giovanili in un ambiente familiare estremamente agiato e aperto agli influssi della cultura europea. Ebbe insegnanti privati di origini scozzesi, inglesi e irlandesi, che gli suggerirono la lettura di autori come C. Dickens, G.B. Shaw, J.S. Mill e B. Russell. All’età di 15 anni si trasferì in Inghilterra, dove frequentò dapprima il prestigioso liceo di Harrow, e poi il Trinity college dell’università di Cambridge. Dal 1910 intraprese gli studi giuridici all’Inner temple di Londra, portandoli a termine nel 1912. Al rientro in patria N. si sentiva, come ebbe a riconoscere, «forse più inglese che indiano». Ricalcando le orme paterne avviò una pratica di avvocatura ad Allahabad, che presto abbandonò per dedicarsi interamente all’attività politica. Nel 1912 aderì all’Indian national congress, e nel 1916 conobbe il Mahatma Gandhi. Sostenitore del movimento Home rule, dopo l’eccidio di Amritsar (1919) prese parte alla commissione d’inchiesta formata dai nazionalisti indiani. Nel 1920 aderì al movimento di e nel 1921 venne arrestato; nel corso del movimento per la prima volta si trovò a diretto contatto con la società rurale indiana, verso la quale assunse un atteggiamento di fabiana sollecitudine, che avrebbe conservato negli anni seguenti. Nel 1926-27 compì un viaggio in Europa e nell’Unione Sovietica, in seguito al quale assunse posizioni più marcatamente socialiste; si affermò così come principale rappresentante dell’ala giovanile e di sinistra del Congress. Grazie anche all’appoggio del padre, e poi di Gandhi, ottenne importanti incarichi nel partito: fu segretario generale (1928) e presidente (1929, 1936, 1946, 1951-54). Nel 1930 fu in prima linea nel movimento della , e venne nuovamente arrestato. Con Gandhi ebbe modo, nel corso degli anni Trenta, di stabilire un rapporto di tipo filiale, caratterizzato da una irrisolta tensione fra dissidio ideologico e devozione personale; nelle occasioni in cui N. fu posto di fronte all’alternativa tra la componente radicale del Congress e il Mahatma (che N. chiamava Bapu «babbo»), come a proposito della seconda elezione alla presidenza del partito di Subhas Chandra Bose, spesso finì per mettere da parte le proprie convinzioni e seguire le indicazioni di Gandhi. Dopo il varo del Government of India act (1935) sostenne la partecipazione del Congress al processo di formazione di governi provinciali responsabili, e nella campagna elettorale del 1937 contribuì sostanzialmente alla sua netta affermazione in quasi tutte le province. Intanto si era dedicato alla formulazione e conduzione della «politica estera» del Congress, basata sull’antifascismo e sulla rivendicazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione; viaggiò in Europa (1938) e in Cina dove incontrò Jiang Jieshi. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale N. appoggiò idealmente l’alleanza antimperialista contro le potenze dell’Asse, ma criticò la decisione unilaterale del governo coloniale di coinvolgere l’India nel conflitto senza promettere, in cambio, di concederle quella libertà per la quale l’impero britannico affermava di voler combattere. Partecipò così al satyagraha individuale contro la guerra (1940), e venne arrestato; rilasciato nel 1941, aderì l’anno seguente alla campagna del Quit India e trascorse in detenzione i tre anni seguenti. Nel 1946 prese parte alle trattative per il trasferimento dei poteri e guidò il cd. governo interinale, che doveva preparare la fine dell’era coloniale nel subcontinente; ma né lui né Gandhi riuscirono a migliorare i difficili rapporti fra il Congress e la Muslim league capeggiata da M.A. Jinnah. Nel giugno 1947, mentre in Bengala, Bihar e Panjab si verificavano sanguinosi scontri fra le comunità indù e musulmana, N. annunciò l’accettazione del piano di spartizione dell’India come unica soluzione capace di assicurare all’India la pace interna e l’indipendenza. Il 15 agosto assunse la carica di primo ministro dell’India, che conservò fino alla morte; in tale occasione pronunciò un celebre discorso in cui salutava lo scoccare della fatidica ora dell’«appuntamento dell’India con il destino». Principale architetto della politica sia interna sia estera dell’Unione Indiana, N. si ispirò al principio della laicità dello Stato e a un modello «socialistico» e «scientifico» di gestione delle risorse del Paese, incardinato sul ruolo predominante del settore pubblico all’interno di un’economia pianificata, e su una graduale industrializzazione. Nei diciassette anni in cui fu guida indiscussa del governo si trovò a fronteggiare numerose e formidabili sfide, legate, da un lato, alle conseguenze della spartizione (dall’afflusso di profughi in West Bengal e Panjab all’intervento militare a Hyderabad, in Kashmir e a Goa), e dall’altro alle complesse dinamiche di coinvolgimento nelle istituzioni dello Stato di una società estremamente variegata e per molti aspetti incardinata su strutture e valori culturali esterni alle logiche del modern State. Nei confronti dei movimenti autonomisti moderati assunse una posizione di apertura e dialogo, nella ricerca di un compromesso fra il principio unitario e le istanze che godevano di un sostegno popolare ampio e condiviso da tutti i soggetti interessati: decretò pertanto la formazione di Stati federati su base linguistica nell’Andhra Pradesh (1952) e in Maharastra e Gujarat (1960). Respinse invece le rivendicazioni di carattere violento e incentrate sull’identità religiosa (come quella dei sikh del Panjab), o miranti alla completa secessione (per es. quelle di naga e mizo nel N-E del Paese), salvo poi cambiare atteggiamento quando quei movimenti assunsero un carattere laico e moderato. In politica estera seppe sfruttare il prestigio internazionale che la neoindipendente India aveva ereditato dall’impero britannico sulla scena mondiale, e in particolare asiatica, improntando la sua azione all’ideale dell’autodeterminazione e alla ricerca di una soluzione pacifica dei conflitti. Insieme all’egiziano G.A. Nasser e allo iugoslavo J.B. Tito lanciò nel 1955 il movimento dei Paesi non allineati contro ogni forma di imperialismo, neocolonialismo e discriminazione razziale. Gli astratti ideali trovarono, peraltro, notevoli limiti sul piano della concreta attuazione. L’equidistanza dalle due superpotenze uscite vincitrici dalla guerra mondiale si rivelò scarsamente praticabile nel contesto della Guerra fredda. Debole e inefficace risultò la politica di N. nei confronti del Pakistan riguardo alla questione del Kashmir, mentre il conflitto con la Cina (1962) – che egli aveva sempre considerato un Paese amico – per la definizione dei confini settentrionali si risolse con una sostanziale sconfitta. N. fu inoltre criticato, negli ultimi anni, per gli scarsi risultati delle politiche di sviluppo promosse dal suo governo; sin dall’inizio degli anni Sessanta il Congress segnò un arretramento in diverse regioni, in virtù di un processo di evoluzione degli equilibri politici su scala sia regionale che provinciale, e nel 1963 N. decise di operare un rimpasto di governo che, in base al cd. piano Kamaraj, risultò nell’esclusione dal gabinetto di diversi veterani del partito, tra cui M. Desai, S.K. Patil e L.B. Shastri. Si avviò in tal modo un processo di disgregazione della leadership del Congress, accompagnato da un crescente scollamento fra il partito e la sua base elettorale; i frutti di tale processo giunsero a maturazione solo dopo la morte di N., quando alla guida del governo indiano si trovarono prima la figlia Indira Gandhi, e poi il nipote Rajiv Gandhi.
Nasce ad Allahabad da un’antica famiglia brahmana
Studia scienze naturali e diritto in Inghilterra
Entra nell’Indian national congress
Aderisce al movimento di non cooperazione
Segretario generale del partito
Presidente del partito
Indipendenza dell’India; primo ministro e ministro degli Esteri
La nuova Costituzione abolisce le discriminazioni castali
Adozione di tre piani quinquennali incentrati sull’esigenza di industrializzare il Paese
Conflitto con la Cina per la definizione dei confini lungo la cd. linea McMahon
Muore a Nuova Delhi