CATTOLICI, MOVIMENTI
In concomitanza col Concilio Ecumenico Vaticano ii, la Chiesa cattolica ha conosciuto un'effervescenza di nuove forme di vita religiosa che ha fatto pensare all'analogo fenomeno verificatosi con il Concilio di Trento, che portò alla nascita di numerosi Ordini religiosi; ma − oltre a ogni ovvia differenza storica − mentre quella post-tridentina fu un'effervescenza spiccatamente clericale, quella successiva al Vaticano ii è stata spiccatamente laicale. Anche se i laici hanno sempre conosciuto nella Chiesa forme di associazione e di attività comune (dalle confraternite ai Terzi Ordini), è in particolare dal 19° secolo che si sono moltiplicate le associazioni di laici, con l'intento di sollecitare un movimento cattolico all'interno d'una società non più tutta cristiana. Recependo questa preesistente realtà il Concilio Vaticano ii ha dato ampio spazio alla riflessione sul ruolo dei laici nella Chiesa e nella società (costituzione dogmatica Lumen Gentium, 5 e 30; decreto Apostolicam Actuositatem, 7 e 20, ecc.), provocando da un lato la trasformazione delle associazioni e dei movimenti preesistenti e dall'altro la nascita di nuove forme di vita comune e d'impegno laicale. Per tale motivo, nel procedere a una panoramica, forzatamente incompleta, delle nuove esperienze religiose, distingueremo i movimenti e le comunità a seconda che siano nati prima o dopo il Concilio Vaticano ii.
Movimenti e comunità precedenti il Concilio Vaticano II. − Si tratta dei seguenti: Azione cattolica (per la quale v. cattolica, azione, in questa App.); Scouts cattolici; Comunione e Liberazione; Opus Dei; Focolarini; Comunità di vita cristiana; Gruppi di apostolato familiare; FUCI; MEIC; ACLI-GA.
Gli scouts sono un movimento internazionale nato nel 1908, che raccoglie circa 20 milioni di giovani di tutto il mondo. Anche se il fondatore R. Baden-Powell era un cristiano convinto, il movimento non si caratterizza da un punto di vista confessionale ed è aperto alle più diverse tradizioni religiose. Lo scoutismo cattolico è anch'esso assai diversificato al suo interno. In Francia, per es., vi sono tre movimenti scout con diversi atteggiamenti verso la Chiesa cattolica: Scouts de France, più laici; Scouts d'Europe, con un'impostazione più tradizionale; Scouts unitaires de France, con un impegno sul piano religioso più aperto. In Italia l'Associazione degli Scouts Cattolici (ASCI) nasce nel 1916, ma è soppressa tra il 1928 e il 1945 a opera del fascismo, che vuole imporre l'Opera Nazionale Balilla. Col dopoguerra lo scoutismo cattolico s'impone lentamente, appoggiandosi, seppure conservando sempre una certa autonomia, alle strutture parrocchiali.
A differenza di altri movimenti, lo scoutismo non ha subito emorragie di iscritti negli anni Sessanta e Settanta: da 30.000 iscritti all'ASCI (1960) si passa infatti a 48.000 (1968). Dopo l'unificazione con il ramo femminile (AGI), gli iscritti alla nuova associazione (AGESCI) sono 87.631 nel 1975 e 97.699 nel 1977, per giungere a più di 165.000 negli anni Ottanta.
Malgrado la tenuta da un punto di vista numerico, gli anni Sessanta-Settanta rappresentano un momento di difficoltà per lo scoutismo, alle prese con una difficile ricerca d'identità. Ovunque si avverte la necessità di uscire da un campo strettamente educativo per compiere una "scelta politica" (che non a caso verrà inserita come terzo titolo del Patto associativo del 1974). In alcuni gruppi si giunse fino a un'aperta contestazione delle gerarchie ecclesiastiche. D'altra parte lo scoutismo era rimasto l'ultima organizzazione giovanile rigidamente divisa per sesso: il passaggio alla coeducazione, in generale vissuto come momento di crescita di tutto il movimento, in taluni casi portò a forme di sperimentazioni pedagogiche che preoccuparono genitori e responsabili ecclesiastici. La fine degli anni Settanta e gli anni successivi segnarono il pieno successo sul piano numerico dello scoutismo cattolico, il suo definitivo riconoscimento ad opera della CEI − alla quale dal 1969 erano passate le competenze sino ad allora esercitate dalla S. Sede − e il suo pieno inserimento nella società italiana, che si vide in modo particolare nei momenti più tragici della storia recente del paese: i terremoti del Friuli (1976) e dell'Irpinia (1980), durante i quali migliaia di giovani scouts portarono il loro contributo come volontari per l'opera di soccorso e ricostruzione.
Le radici del movimento di Comunione e Liberazione (CL) sono in un'esperienza denominata Gioventù Studentesca (GS), nata a Milano nel 1954, sul modello di analoghe esperienze francesi e belghe e nel filone dei movimenti specializzati di Azione cattolica, per iniziativa di un giovane sacerdote, professore di religione in un liceo statale, L. Giussani. La proposta di GS era quella di un'ideale vita cristiana vissuta non come codice morale, ma come incontro personale con Cristo, con l'idea che essere cristiani significa anzitutto far parte della sua amicizia, lasciarsi permeare dalla sua compagnia.
GS ebbe un successo considerevole giungendo ad avere, nella sola Milano, oltre 2000 iscritti, con diverse esperienze sociali e caritative, mentre cellule del movimento erano presenti in diverse città italiane ed esperienze ad esso collegate nascevano in alcuni paesi del Terzo Mondo. L'impatto con la contestazione giovanile fu però traumatico: quasi tutti i giovani responsabili nella diocesi milanese lasciarono il movimento per militare in diversi gruppi della sinistra extraparlamentare. La crisi ebbe conseguenze ancora più gravi data la lontananza momentanea del fondatore, invitato in quel periodo dall'allora arcivescovo di Milano, card. Montini, a risiedere per un certo tempo negli Stati Uniti. Al ritorno in Italia don Giussani procedette alla rifondazione del movimento che assunse l'attuale denominazione.
A differenza di GS, CL lasciò piuttosto da parte l'impegno sociale, per sottolineare quello formativo prima e la partecipazione alla vita politica (su posizioni diverse da quelle che ne avevano generato la crisi) poi. Con la nascita del Movimento Popolare, che volle essere l'espressione autonoma, ma collegata, del movimento sul piano politico, CL s'inserì stabilmente nel dibattito politico italiano degli anni Settanta e Ottanta, a partire dal referendum sul divorzio (1974). Tale impegno è stato sostenuto da importanti iniziative nel campo editoriale e imprenditoriale, provocando talvolta accuse d'integralismo, sempre respinte dai responsabili del movimento.
Fondato a Madrid dal padre J. Escrivá de Belaguer nel 1928 e sviluppatosi in Spagna negli anni della guerra civile, l'Opus Dei ebbe sin dalle origini una vocazione universale. All'indomani della seconda guerra mondiale, dopo aver ottenuto l'approvazione diocesana (1941) e quella pontificia (1943), l'Opus Dei era già presente, oltre che in Spagna, in Portogallo, Inghilterra, Italia, Francia, Stati Uniti, Messico e Irlanda. Per sottolinearne il carattere universale, nel 1946 il fondatore si trasferì a Roma. Oggi l'Opus Dei è istituzione giurisdizionale della chiesa cattolica divenuta nel 1982 prelatura personale (unica istituzione di tal tipo) governata da un prelato di nomina pontificia. Nel 1991 i fedeli della prelatura erano 74.710 laici, uomini e donne, sposati e non, e 1385 i sacerdoti in essa incardinati, di varie nazionalità, operanti in oltre 500 diocesi. Finalità principale dell'Opus Dei è la santificazione attraverso il lavoro.
Secondo il fondatore, i laici non devono essere inviati nel mondo per animarlo, per la semplice ragione che essi sono già nel mondo: finalità di ogni membro dell'Opus Dei è dunque quella di ricercare la perfezione cristiana nel proprio stato e nell'esercizio della propria professione. All'Opus Dei appartengono uomini e donne di ogni estrazione sociale, anche se l'importanza attribuita al lavoro è un indubbio stimolo alla piena realizzazione professionale, per cui i membri dell'Opus Dei, là dove sono, si sentono impegnati a giungere ai posti di maggiore responsabilità e potere per essere in grado d'influenzare, in senso cristiano, la società e l'ambiente circostante. Per questo motivo l'Opus Dei ha significative presenze nel campo della finanza, dell'imprenditoria, dei mass media, della formazione professionale, della sanità. La spiritualità del movimento è divulgata attraverso un breve scritto del fondatore, il Camino, che rappresenta uno dei maggiori successi editoriali degli ultimi decenni, con oltre 150 edizioni in 35 lingue.
L'Opera di Maria − tale è la denominazione ufficiale del movimento dei Focolari − è nata a Trento durante l'ultima guerra ad opera di una terziaria francescana di 23 anni, Chiara Lubich. Attorno alla fondatrice si formò un piccolo gruppo di ragazze che furono subito messe alla prova dai bombardamenti che sconvolsero la città nel maggio 1944: Chiara e le sue compagne non fuggirono, ma restarono a prestare soccorso ai feriti e ai bisognosi. Quarant'anni dopo i focolarini erano presenti in 150 nazioni di tutti i continenti. L'idea centrale di Chiara era evangelica; l'unica alternativa alla guerra e alla violenza è l'amore: "da questo tutti sapranno che siete miei discepoli".
La struttura del movimento ruota attorno ai focolari, che sono delle convivenze di vergini con Gesù al centro, intenti a rendere visibile l'amore di Dio agli uomini. I focolari, maschili e femminili, sono più di 400 in tutto il mondo e raccolgono oltre 2000 persone. Accanto ai focolarini a vita comune vi sono poi focolarini sposati e focolarini preti; tutti insieme costituiscono il cuore del movimento attorno a cui vi sono i volontari (laici impegnati che operano in "cellule d'ambiente"), il movimento sacerdotale, e i movimento di massa: i Gen (=generazione nuova), che rappresentano la seconda generazione del movimento, formatasi a partire dal 1968; il movimento "famiglie nuove" che conta 40.000 aderenti e più di 200.000 simpatizzanti; il movimento "umanità nuova" per il risanamento religioso-morale della convivenza umana. I focolarini, in seguito alle aperture ecumeniche di Giovanni xxiii e del Concilio, hanno sentito la responsabilità di un'apertura in tal senso e sono fortemente impegnati nel dialogo interconfessionale e interreligioso; nel 1977 è stato attribuito a C. Lubich il premio Templeton "per il progresso della religione". Tra le opere promosse dal movimento si debbono indicare i Centri Mariapoli (luoghi di raduno per la formazione e l'aggiornamento dei membri del movimento); il centro Uno, cuore dell'attività ecumenica; la casa editrice Città Nuova, che ha altre 11 editrici in altrettanti paesi e pubblica, tra l'altro, la rivista omonima con una tiratura di 72.000 copie in italiano.
Le Comunità di Vita Cristiana (CVX) hanno avuto origine dalle Congregazioni mariane. Da sempre legate alla Compagnia di Gesù, le congregazioni sono state lo strumento attraverso cui i gesuiti hanno promosso per secoli la formazione del laicato cattolico e in particolare degli studenti (il primo nucleo infatti si raccolse, ad opera del gesuita belga J. Leunis, tra gli studenti del Collegio Romano, nel 1563).
Con la Costituzione apostolica Bis seculari il papa Pio xii nel 1948 ha avviato la revisione e la rivitalizzazione delle congregazioni mariane; l'opera di riforma coincise con il periodo del Concilio Vaticano ii e solo nel 1968 Paolo vi approvava i "Principi generali" della nuova associazione che cambiava nome in Comunità di Vita Cristiana. Il movimento si pone uno scopo prettamente formativo, nello spirito del Concilio e secondo il metodo e la spiritualità di S. Ignazio. Il movimento ha diffusione mondiale, con 50 federazioni nazionali che si raccolgono in una federazione mondiale, per complessivi 150.000 membri.
Quasi tutti i movimenti hanno una sezione familiare, cioè un ramo del movimento dedicato all'apostolato delle famiglie, ma, a partire dagli anni Trenta, sono nati alcuni movimenti specializzati in tale forma di apostolato. È il caso delle Equipes Notre Dame, fondate a Parigi dal p. H. Caffarel nel 1939, delle Domus Christianae fondate ad Assisi da don G. Rossi nello stesso anno (nell'ambito della Pro Civitate Cristiana), del movimento di Rinascita cristiana, fondato a Roma da A. Dauchy nel 1943 (ispirandosi all'iniziativa del p. J. Cardijn, fondatore della JOC), del Movimiento Familiar Cristiano fondato a Buenos Aires nel 1948 ad opera di S. ed E. Llorente e del p. P. Richards. Tutti questi movimenti, seppur diversi tra loro, coinvolgono centinaia di migliaia di persone in una vita religiosa più consapevole, promuovendo lo studio della Scrittura e la partecipazione alla vita ecclesiale e civile.
Dal grande ceppo dell'Azione cattolica si distinguono alcuni movimenti che hanno avuto caratteristiche particolari. È questo il caso della FUCI (Federazione Universitari Cattolici Italiani) che, più che un movimento di massa, ha sempre rappresentato un luogo di formazione della classe dirigente cattolica in Italia; il Concilio Vaticano ii prima, e soprattutto la contestazione studentesca del 1968, hanno portato a un calo di iscritti nella federazione con la chiusura di diverse sedi; negli anni Ottanta si è assistito a un assestamento, anche se la federazione non ha più raggiunto i livelli e l'importanza che aveva negli anni Quaranta e Cinquanta. Capacità di adattamento alle nuove esigenze emerse dopo il Concilio hanno mostrato invece i Laureati Cattolici, che hanno rinnovato il loro movimento dandogli anche un nuovo nome: MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale), sottolineando così, più che il titolo di studio dei membri, l'impegno di lavoro culturale da sempre avuto dal movimento.
Storia ricca e complessa è stata quella delle ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) e di Gioventù Aclista (GA), nata da prima come branca delle ACLI e poi divenuta un'organizzazione giovanile autonoma (v. acli, in questa App.).
Movimenti posteriori al Concilio Vaticano II. − Si tratta dei seguenti: Cammino neocatecumenale; Comunità di Taizé; Comunità di S. Egidio; comunità di base; movimento carismatico.
Il Cammino neocatecumenale è nato a Madrid nel 1964 fra i baraccati di Palomeras Altas, ad opera di un giovane spagnolo, K. Argüello; questi, insieme ad altri laici, diede l'avvio a una catechesi con lettura della Bibbia, che cominciò a concretizzarsi in un kèrigma potente il quale, nella misura in cui discendeva sopra i poveri, comportava la nascita di una nuova realtà: la koinonìa. L'esperienza si riprodusse molto rapidamente e negli anni Ottanta raggiunse le dimensioni di 4434 comunità, in 2080 parrocchie di 485 diocesi sparse in 63 nazioni; ovunque si ripropone lo stesso cammino neocatecumenale in sei tappe: annuncio del kèrigma, precatecumenato, passaggio dal catecumenato, catecumenato, elezione, rinnovo delle promesse battesimali.
La Comunità di Taizé nacque (1940) ad opera di R. Schutz, giovane pastore riformato proveniente dalla Svizzera; dopo due anni arrivarono i primi tre compagni, tutti di origine protestante; la comunità accolse durante la guerra numerosi rifugiati ebrei, ma nel 1942 un'irruzione della Gestapo impedì la prosecuzione delle attività. Gli anni Cinquanta e Sessanta furono segnati da una lenta crescita della comunità che scelse uno stile di vita monastico, e da un'intensa attività sul piano ecumenico che culminò con la partecipazione del priore e del vicepriore al Concilio in qualità di osservatori. Nel 1969 R. Schutz lanciò l'idea di un Concilio dei giovani e da questa proposta data la nascita di Taizé come movimento internazionale dei giovani.
Attorno alla comunità monastica interconfessionale di Taizé infatti si è sviluppato un grande pellegrinaggio che ogni anno porta nella località francese decine di migliaia di giovani per un incontro di preghiera e di confronto con altri giovani di tutte le nazionalità. Ogni anno la comunità organizza incontri internazionali in diverse città del mondo, cui partecipano masse considerevoli di giovani. Da segnalare in particolare, nel corso degli anni Ottanta, gli incontri nei paesi dell'Est europeo (Cecoslovacchia e Polonia) e in India.
La Comunità di S. Egidio è nata a Roma nel 1968, ad opera di un gruppo di liceali che hanno iniziato una scuola popolare per i bambini di una baraccopoli presso il Tevere e contemporaneamente hanno scelto di leggere insieme il Vangelo e di viverlo in fraternità. Priva di una sede e di riconoscimento ufficiale, dopo cinque anni (1973) la comunità si è stabilita presso la chiesa di S. Egidio a Trastevere, da cui ha preso il nome. L'impegno a favore dei molto poveri è andato sempre più allargandosi, fino a includere anziani, nomadi, stranieri, handicappati, barboni, ecc. Dal 1986, anno della preghiera mondiale ad Assisi, la comunità si è molto impegnata per il dialogo tra le religioni, promuovendo tra l'altro incontri annuali di preghiera per la pace, di cui il più importante è stato quello del 1989 a Varsavia, nel cinquantesimo anniversario dell'inizio della seconda guerra mondiale.
Le comunità di base non rappresentano un movimento in senso organico: la denominazione cela infatti realtà tra loro molto diversificate, dalle esperienze latino americane alle comunità delle Chiese africane, fino alle cosiddette comunità del dissenso, in Italia e in Europa.
La comune denominazione sottintende comunque alcune caratteristiche comuni e soprattutto l'essere tutte esperienze nate dopo il Concilio nello sforzo di viverne lo spirito, nell'ascolto della parola di Dio e facendo attenzione ai segni dei tempi. In Italia le prime comunità di base sono nate nello sforzo di attualizzare il rinnovamento liturgico, biblico, ecumenico e pastorale, ma molto presto si sono incontrate con il clima della contestazione studentesca, di cui hanno fatto proprie molte delle aspirazioni. Nasceva in tal modo la cosiddetta contestazione ecclesiale e alcune comunità giungevano all'aperta polemica e al radicale rifiuto dell'autorità ecclesiastica; tra queste le comunità del Vandalino attorno a don Merinas a Torino, la comunità della Risurrezione attorno a don Rosadoni, quella dell'Isolotto attorno a don Mazzi a Firenze, la comunità di Oregina attorno a don Zerbinati a Genova, la comunità di s. Paolo attorno all'abate Franzoni a Roma. Nel maggio 1969 nasceva il Bollettino del collegamento fra comunità cristiane in Italia, nel 1972 la rivista Com, fusasi poi con la rivista evangelica Nuovi tempi.
Convegni nazionali scandivano le tappe del movimento che vide il suo apice negli anni Settanta, contemporaneamente alla fondazione (1973) dei Cristiani per il socialismo, cui aderirono molti membri delle comunità di base, e con le battaglie referendarie per il divorzio.
Il Rinnovamento carismatico cattolico prende avvio dal pentecostalismo protestante, nato negli USA all'inizio del secolo, il cui nucleo centrale è rappresentato dalla dottrina del "battesimo dello Spirito", che Gesù promise (cfr. Atti 1,5 e 11, 16) ai credenti nel suo nome. Tale battesimo rappresenta, secondo i pentecostali, la pienezza della santificazione e della vita cristiana. Nel 1955 le Chiese madri protestanti hanno aperto un dialogo con i pentecostali, da cui è derivata una rinascita cristiana che prende il nome di neopentecostalismo.
I cattolici invece entrarono in contatto con il movimento pentecostale dopo il Concilio Vaticano ii; negli anni 1966-67 un gruppo di studenti e di professori dell'università cattolica di Duquesne di Pittsburg (Pennsylvania) parteciparono a preghiere comuni con pentecostali episcopaliani e in questa occasione chiesero l'imposizione delle mani per poter ricevere il battesimo dello spirito; nasceva così il primo nucleo del movimento carismatico cattolico.
La crescita del movimento è stata vertiginosa: il primo convegno (1967) contava 90 presenze, dieci anni dopo un analogo convegno a Kansas City ne contava 50.000; negli anni Ottanta si calcola che il numero complessivo dei carismatici nel mondo si aggiri tra i 2 e i 3 milioni. Merito del movimento carismatico è quello di aver posto al centro della vita della Chiesa l'azione dello Spirito Santo, secondo le suggestioni contenute già nei documenti del Concilio Vaticano ii (Lumen Gentium, 12). Rispetto al pentecostalismo classico, quello cattolico ha posto in secondo piano la dottrina del "battesimo dello Spirito" perché poteva far sorgere confusioni di ordine teologico riguardo alla teologia dei sacramenti, preferendo l'espressione "effusione dello spirito".
Bibl.: M. Hébrard, Les nouveaux disciples, Parigi 1979 (trad. it., Milano 1980); I movimenti nella Chiesa negli anni '80. Atti del 1° Convegno Internazionale (Roma 23-27 sett. 1981), a cura di M. Camisasca, M. Vitali, Milano 1981; AA. VV., Oggi credono così. 1. I risultati. 2. Approfondimenti, Torino 1981; Movimenti ecclesiali contemporanei. Dimensioni storiche teologico-pastorali ed apostoliche, a cura di A. Favale, Roma 1982; M. Hébrard, Les nouveaux disciples dix ans après, Parigi 1987.