ECUMENICO, MOVIMENTO
. La qualifica di "ecumenico" (dal gr. οἰκουμένη "la terra abitata"), che nella storia del cristianesimo antico ha già ricevuto una sua specifica accezione religiosa per distinguere, di fronte a quelli provinciali o regionali, i grandi concilî generali della Chiesa, ma che non è stato mai applicato alla Chiesa nel suo complesso, ad indicarne il carattere a lei coessenziale di universalità, è stato in questi ultimi anni scelto a definire lo spirito informatore di un movimento, nato e sviluppatosi in ambiente protestante, che, di fronte alla pluralità delle chiese cristiane, ai loro contrasti nell'azione e nella fede, mira alla ricerca e riscoperta della Chiesa e della sua unità: dell'Una sancta. Sono quindi spostati i termini del problema dell'"Unione delle chiese" come si era precedentemente posto (v. chiesa, X, p. 9), delle tendenze cioè verso una sempre più estesa "concentrazione protestante" nel senso di fusione pura e semplice, mediante accordi sul terreno dottrinale e istituzionale, di due o più chiese; mentre il movimento ecumenico parte dal presupposto che nessuna delle chiese esistenti costituisce di per sé stessa l'Una sancta fondata da Gesù e assistita dallo Spirito santo, ma che anzi ogni chiesa storica è in sé stessa fallibile e fallita; e mentre da un lato prende esplicito atto della molteplicità delle chiese e delle loro differenze costituzionali, affida dall'altro all'opera dello Spirito la realizzazione concreta della desiderata unità.
Le origini del movimento ecumenico possono essere spiritualmente ricollegate al cosiddetto "protestantesimo liberale" (fine secolo XIX) che col suo sostanziale ripudio del cristianesimo confessionale e dogmatico, con l'abbandono della concezione istituzionale della Chiesa, con l'importanza, sempre più sentita, dei problemi sociali, con una più viva sensazione dei problemi posti, sul terreno religioso, dall'attività missionaria, ha indubbiamente contribuito a far sentire in maniera viva e nuova, nel mondo protestante e soprattutto anglicano, il problema dell'unità cristiana.
Apostoli del movimento possono considerarsi il vescovo anglicano di New York, Carlo H. Brent; l'arcivescovo anglicano di Canterbury, William Temple; l'arcivescovo luterano di Upsala, Nathan Söderblom. Si giunse così alle due conferenze (per le quali v. il cit. articolo chiesa) di Stoccolma (1925) e di Losanna (1927): la prima tutta rivolta a trovare la via della collaborazione sul terreno pratico della carità e del servizio fraterno (Vita e azione); la seconda a indagare le ragioni e i fondamenti delle singole posizioni confessionali in un reciproco sforzo di comprendere, sul terreno dottrinale, il punto di vista delle altre chiese (Fede e ordine). Appositi "comitati di continuazione" furono inearicati di proseguire i lavori secondo le direttive rappresentate da queste due parole d'ordine. Le conferenze successive di questi due rami dell'ecumenismo ebbero luogo - dal 12 al 26 luglio 1937 - rispettivamente ad Oxford (per Vita e Azione) e ad Edimburgo (Fede e ordine). Mutato profondamente il clima politico-sociale (le due conferenze dovettero porsi per la prima volta il problema del totalitarismo in politica e dei suoi riflessi sul terreno religioso), era profondamente mutato, in campo protestante, soprattutto per l'influenza esercitata dall'opera di Karl Barth, anche il clima religioso, nel senso di un superamento della teologia liberale, di una più decisa tendenza a porre come fondamento delle chiese gli elementi oggettivi del cristianesimo, ad allontanarsi dal terreno dell'apologetica per riproporsi il problema religioso come problema di annuncio e di fede concreta. In questo nuovo clima le chiese partecipanti alla conferenza di Edimburgo, raggiunsero i primi obiettivi di unità dogmatica in due punti: quello della grazia e della giustificazione per fede, l'altro della predestinazione. Fu anche deciso, in armonia con questo nuovo atteggiamento, di dar vita ad un nuovo organismo che avrebbe dovuto fondere in uno i due movimenti di Vita e azione e di Fede e ordine, ma che, perciò stesso, segnava in concreto la preminenza del secondo sul primo. Nacque cosi (Utrecht 1938) il "Consiglio ecumenico delle chiese" (inglese World council of churches); che ebbe la sua costituzione definitiva nel corso della prima assemblea ecumenica delle chiese tenutasi ad Amsterdam dal 22 agosto al 4 settembre 1948 con la partecipazione di 450 delegati rappresentanti delle 142 chiese (per la maggior parte protestanti, ma con la partecipazione di chiese ortodosse di zone non politicamente sotto influenza sovietica) che hanno finora aderito al consiglio: in totale - come hanno affermato gli organizzatori dell'assemblea (anima della quale è stato l'olandese A. W. Visser't Hooft) - gli 8/10 delle chiese cristiane ad esclusione della cattolica.
La natura "istituzionale" (per non dire "ecclesiastica") del nuovo organismo è stata dall'assemblea definita come segue: "Il Consiglio ecumenico delle chiese è composto di chiese che riconoscono Gesù Cristo come Dio e Salvatore. Esse trovano la loro unità in lui; non hanno creato questa unità, che è un dono di Dio. Ma esse sanno che è loro dovere fare causa comune per ricercare l'espressione di questa unità nell'azione e nella vita. Il Consiglio desidera servire le chiese che ne fanno parte ed essere lo strumento attraverso il quale esse possano insieme rendere testimonianza della loro comune sottomissione a Gesù Cristo e cooperare in quei campi che richiedono un'azione comune. Ma il Consiglio non desidera in alcun modo assumersi qualsiasi delle funzioni che appartengono alle Chiesemembri, né desidera esercitare su loro un controllo, né legiferare. Inoltre, pur mirando a creare una vera comunità di pensiero e azione fra tutti i suoi membri, il Consiglio si rifiuta assolutamente di costituire il quadro ecclesiastico di una chiesa unificata, dominata da un'autorità amministrativa centralizzata". Dunque né rappresentazione visibile della Chiesa universale di Cristo nel mondo, né un semplice mezzo o strumento di studio e di scambio fra le chiese, ma movimento, metodo, strumento perché l'Una sancta possa manifestarsi attraverso l'intervento libero di Dio.
Sul terreno dell'azione pratica, i compiti del Consiglio dovranno essere i seguenti: 1) organizzare delle conferenze nel corso delle quali le chiese chiariscano consapevolmente le reciproche differenze in materia di fede e si propongano di sormontarle; 2) ricercare il linguaggio che renderà comprensibile al mondo moderno il messaggio della Chiesa; 3) creare un centro di informazioni e di rapporti ecumenici per i movimenti cristiani giovanili; 4) interessarsi alla formazione di un personale scelto per il lavoro ecumenico e soprattutto alla preparazione dei laici; 5) studiare l'azione che le chiese possono e debbono avere sul piano dei problemi internazionali. In materia di fede il Consiglio ha potuto precisare che tutte le chiese-membri sono concordi nel confessare che "la Chiesa è stata concessa da Dio agli uomini per la salvezza del mondo, che è fondata sull'azione redentrice di Dio attraverso Gesù Cristo e vive della presenza e potenza dello Spirito Santo. La vocazione della Chiesa è di glorificare Dio nella sua santità, di annunciare il Vangelo ad ogni creatura. La Chiesa si compone di peccatori perdonati [giustificazione per Fede], e già partecipanti, attraverso la fede, al regno di Dio".
Non è questa la sede per díscutere il significato e il valore, sul terreno religioso, del movimento ecumenico. Si deve peraltro constatare che esso - storicamente - va riguardato come il primo tentativo ("la riforma della Riforma", come è stato detto) consapevolmente fatto dalle chiese riformate per superare, in un riconquistato desiderio di unità, quel farisaico particolarismo ecclesiastico che le ha sempre definite.
Gli ostacoli principali cui va incontro il movimento, sono: 1) l'atteggiamento della chiesa cattolica, la quale, rivendicando per sé stessa la condizione di Chiesa una santa cattolica apostolica, fondata da Gesù Cristo, assistita dallo Spìrito santo e perciò stesso infallibile, non ammette né potrà mai ammettere di trattare su un piede di uguaglianza il problema dell'unità cristiana con chiese che si dichiarano in partenza fallibili; e pertanto il problema dell'unità è visto dalla chiesa cattolica come ritorno puro e semplice ad essa delle chiese che se ne sono separate nei secoli (si vedano, dopo l'Enciclica Mortalium animos, del 6 gennaio 1928, i più recenti documenti contro il movimento ecumenico: "avvertimento" della Congregazione del S. Ufficio del 5 giugno 1948, in Osservatore Romano, 6 giugno 1948; pastorale dei vescovi olandesi in occasione dell'assemblea ecumenica di Amsterdam, letta in tutte le chiese cattoliche olandesi il 22 agosto 1948); 2) l'atteggiamento del patriarcato ortodosso di Mosca e delle altre chiese autocefale ortodosse di paesi nell'ambito dell'influenza sovietica, atteggiamento definito dal congresso delle chiese ortodosse tenutosi a Mosca nella seconda metà di luglio 1948 che si è pronunciato contro la partecipazione all'assemblea del Concilio ecumenico "perché gli scopi del movimento ecumenico sono essenzialmente politici e antidemocratici"); 3) la diffidenza verso un movimento in cui è evidente l'influenza degli anglosassoni, i quali se "in sede ecclesiastica ecumenica hanno pronunciato parole cristianamente molto libere e progressiste nella questione sociale, fuori dell'ecumenismo, in veste politica, sono legati a Roma e alle forze conservatrici nella difesa della società capitalista" (V. Subilia, valdese italiano); 4) il problema dell'attività missionaria (definita dall'assemblea di Amsterdam "compito comune di tutte le chiese" e che evidentemente rappresenta uno dei mezzi più efficaci di affermazione ecumenica) contro la quale oggi urtano gravissime difficoltà in relazione al prepotente e consapevole insorgere dei nazionalismi indigeni (Birmania, Indocina, Indie Olandesi, Cina comunista), mentre altrove, come è il caso del Giappone, essa è attivamente fomentata come mezzo di opposizione ad una temuta influenza comunista e sovietica; 5) l'ideale egualitario e "materialista" del comunismo che mira a rispondere alle aspirazioni economiche e di giustizia sociale di milioni di uomini sulla terra, delle più diverse razze, nazioni e religioni, con un linguaggio altrettanto universale e più immediato.
Nel quadro del movimento ecumenico, svolgono attività collaterale al Concilio ecumenico delle chiese - che tornerà a riunirsi in assemblea nel luglio 1953 negli S.U.A., - molti organismi, tutti di ispirazione protestante, fra i quali: Consiglio internazionale delle missioni; Alleanza universale de] l'YMCA e YWCA; Consiglio mondiale dell'educazione cristiana; Alleanza biblica universale (costituita nel giugno 1947).
Indipendentemente dal movimento ecumenico propriamente detto, sono proseguite in questi ultimi 15 anni le unioni fra chiese protestanti nel senso più sopra definito; dal 1930 oltre 25 unioni, la più importante delle quali è la Chiesa dell'India del Sud (27 settembre 1947) nata come fusione della chiese anglicane, metodista, presbiteriana e congregazionalista. Un movimento di concentrazione pan-ortodossa - di cui è stato espressione il citato congresso di Mosca del luglio 1948 - è attivamente fomentato dal patriarcato di Mosca e trova ostacoli e accoglienza in relazione alla situazione politica dei singoli paesi interessati di fronte all'URSS.
Per le "conferenze di Lambeth", v. lambeth, in questa App.
Bibl.: Riviste: Jrénikon (pubblicata dai benedettini dell'abbazia di Chevetogne, in Belgio); Unitas (organo dell'Associazione cattolica per la riunione delle chiese, presieduta da Ch. Boyer S. I.); The Ecumenical Review (pubblicata a Ginevra come organo ufficiale del Consiglio ecumenico delle chiese); bollettini periodici d'informazione del Service oecuménique de presse et d'information (Ginevra). Si vedano inoltre: H.P. Van Dusen, World Christianity, New York 1947; V. Subilia, Il movimento ecumenico, Roma 1948; World Council of Churches, Man's disorder and God's design: the first Assembly of the World Council of Churches, 5 volumi, Amsterdam 1948.