Vedi Mozambico dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
Dopo essere diventato indipendente nel 1975 dal Portogallo, dopo una lunga lotta di liberazione condotta dal Frente de Libertação de Moçambique (Frelimo), il Mozambico si schierò fra le forze socialiste, collocandosi fra i paesi della cosiddetta ‘Linea del fronte’, ovvero tra le nazioni dell’Africa australe che miravano a isolare e contenere i regimi razzisti di Sudafrica e Rhodesia.
In risposta al governo di ispirazione marxista del presidente Samora Machel e al sostegno che il Mozambico forniva ai movimenti di opposizione sudafricani e dell’odierno Zimbabwe, Salisbury e Pretoria favorirono, e in parte promossero, la creazione del movimento Resistência Nacional Moçambicana (Renamo), un gruppo armato dissidente che in quindici anni arrivò a controllare vaste aree del paese. La fine della Guerra fredda, l’avvio del processo di riconciliazione in Sudafrica e lo stallo militare a cui era giunto il conflitto portarono nel 1992 alla firma dell’accordo di pace, siglato a Roma.
Per lungo tempo il Mozambico è stato considerato come un paese modello e un successo sia dalle Nazioni Unite, sia dalle istituzioni multilaterali come il Fondo monetario internazionale (Imf) e Banca mondiale (Wb): il processo di pacificazione e democratizzazione ebbe più successo di quello angolano e, dopo le prime elezioni democratiche del 1994, il paese seguì alla lettera le ricette dei donatori internazionali raggiungendo gli obiettivi prefissati sulle privatizzazioni e la lotta alla povertà, tanto da meritarsi il soprannome di ‘fenice africana’.
Gli eccellenti tassi di crescita, che rendono il Mozambico una delle più promettenti economie d’Africa, sono stati ulteriormente rivisti in positivo, poiché in anni recenti sono stati scoperti ingenti giacimenti di carbone, sabbie bituminose, titanio, diamanti e oro. Le esplorazioni di gas da parte della compagnia americana Anadarko e dell’italiana Eni hanno rilevato giacimenti di un’entità tale per cui Maputo potrebbe diventare il quarto produttore mondiale di gas, dietro Russia, Iran e Qatar.
Dopo la guerra civile, il paese ha ricostruito le proprie relazioni internazionali puntando sulla differenziazione. Oggi il Mozambico è un importante partner di molte economie emergenti (Cina, India, Brasile, Thailandia e Malaysia), oltre a essere destinatario di aiuti e investimenti di Usa e Unione Europea. Maputo ha potenziato la sua partecipazione nelle organizzazioni internazionali moltiplicando la sua presenza in differenti consessi: già membro della Comunità dei paesi di lingua portoghese, ha aderito nel 1995 al Commonwealth, è osservatore all’Oif (Organizzazione internazionale della francofonia) ed è membro dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oic).
I rapporti con la ex madrepatria sono molto stretti, seppur in un’ottica sostanzialmente capovolta rispetto a quella del periodo coloniale: i portoghesi non vedono nel Mozambico solo la possibilità di investire in un’economia in crescita, ma anche opportunità lavorative migliori rispetto a quelle offerte dal paese di origine, in profonda crisi economica.
Il Mozambico mantiene stretti legami, sia di carattere politico, sia di carattere economico e commerciale, con il vicino Sudafrica, da cui dipende per il 23% delle importazioni e che rifornisce di gas naturale. Le relazioni con lo Zimbabwe sono sempre state buone, dai tempi della lotta contro il razzismo e il colonialismo. Maputo ha anche fornito agli agricoltori bianchi scacciati dal governo di Harare l’opportunità di riavviare le loro attività economiche in Mozambico.
A dispetto delle sue ottime performance in campo economico e del normale svolgimento delle pratiche democratiche, il Frelimo non ha abbandonato le velleità e i vizi del partito unico, vincendo tutte le elezioni presidenziali e favorendo il moltiplicarsi della corruzione e il restringimento delle libertà civili. Inoltre, nonostante gli sforzi del governo, la crescita economica del paese ha coinciso con l’acuirsi delle disuguaglianze.
Nel dicembre 2004 Armando Guebuza, un anziano membro del Frelimo divenuto imprenditore di successo grazie al processo di privatizzazione, è diventato presidente della Repubblica. Le votazioni politiche e presidenziali del dicembre 2009 hanno sancito l’ennesima vittoria del Frelimo. Nel 2008 e nel 2010, e poi in forma meno radicale fino al 2012, Maputo è stata teatro di violente sommosse, provocate dalla svalutazione del metical, la moneta nazionale, e dal forte aumento dei prezzi di alcuni beni di consumo essenziali. Le rivolte di piazza hanno espresso il malcontento crescente di una popolazione che ripone sempre meno fiducia nei suoi rappresentanti, risente della disuguaglianza in aumento e non ha la possibilità di veicolare la propria protesta su un terreno di concertazione non violento.
Nell’ottobre 2013 l’esercito mozambicano ha attaccato la base principale della Renamo a Satunjira, in cui si trovava Afonso Dhlakama, leader storico del movimento. Nel novembre 2013 si sono svolte le elezioni municipali, boicottate dalla Renamo, e che hanno visto la vittoria del Frelimo, ma anche la riconferma del partito emergente, il Movimento democratico de Moçambique, alla guida della seconda città del paese, Beira, e a Quelimane. L’episodio di Satunjira ha riacutizzato le tensioni tra i due gruppi politici poi nuovamente rientrate grazie alla mediazione italiana, impedendo così lo scoppio di una nuova guerra civile. Il 5 settembre 2014, Guebuza e Dhlakama hanno poi firmato ufficialmente gli accordi di cessate il fuoco. Tuttavia il processo di pace sembra nuovamente giunto a un punto morto, con sporadici episodi di violenza e accuse reciproche di violazione del cessate il fuoco. Il memorandum d’intesa prevedeva la cessazione immediata delle ostilità, l’implementazione della legge d’amnistia per i crimini commessi negli ultimi due anni, il disarmo dei miliziani della Renamo e il dispiegamento di osservatori nazionali e internazionali che dovranno monitorare il processo di disarmo. Altri negoziati invece proseguono sulle modalità di integrazione, il futuro status degli ex militanti della Renamo nelle forze di sicurezza statali e le compensazioni economiche per chi sceglierà di tornare alla vita civile. L’intesa prevedeva inoltre l’istituzione di nuove elezioni politiche, cui hanno preso parte anche i gruppi della Renamo: le elezioni, tenutesi nell’ottobre 2014, hanno visto la vittoria del candidato del Frelimo Filipe Nyusi, con il 57% dei consensi, mentre il candidato della Renamo, Alfonso Dhlakama, ha ottenuto il 36,6% dei voti, un risultato significativo considerata la marginalizzazione politica degli ultimi anni.
Il 45% della popolazione mozambicana ha meno di 15 anni. La struttura demografica rappresenta una sfida importante per il governo, che cerca faticosamente di migliorare l’offerta dei servizi sociali di base, per ridurre i tassi di analfabetismo (il tasso di alfabetizzazione è solo del 50%) e ampliare l’accesso ai servizi sanitari. La diffusione del virus dell’hiv è considerevole (10,8%) e il Mozambico è al 178° posto su 187 paesi per indice di sviluppo umano. Sussiste inoltre una forte discrepanza fra le condizioni di vita in ambito urbano e rurale: la stragrande maggioranza delle famiglie povere vive in ambito rurale. La povertà è anche dovuta alla mancanza di infrastrutture e di vie di comunicazione che colleghino la campagna ai centri urbani. Il Mozambico ha uno dei più bassi tassi di tecnologia agricola al mondo. Inoltre, il paese è massicciamente interessato dal fenomeno del land grabbing. Il Mozambico ha sempre registrato alti tassi di emigrazione verso il Sudafrica. Il disagio sociale crescente si è ripercosso anche sull’aumento della criminalità: sono in aumento, specie nella capitale, le aggressioni a scopo di rapina operate da gruppi armati. Negli ultimi anni si sono registrati inoltre numerosi rapimenti a scopo di estorsione ai danni di cittadini di origine indiana, generalmente più benestanti rispetto al resto della popolazione (sarebbero circa 20.000 quelli tutt’oggi presenti in Mozambico).
Da 10 anni il Mozambico fa registrare tassi di crescita del pil superiori al 5%: a esclusione di una flessione nel 2015, le stime confermano un andamento economico altrettanto positivo anche per i prossimi cinque anni. Il miracolo mozambicano è dovuto in gran parte alla ripresa economica dopo la fine della guerra e agli aiuti internazionali, che contribuiscono alla metà del bilancio dello stato e ad almeno il 30% dei flussi di capitale per investimenti.
Le prospettive promettenti fornite dalla scoperta e dallo sfruttamento delle riserve di gas e carbone hanno prodotto effetti a catena: il paese si sta dotando di infrastrutture imponenti (per esempio una ferrovia dalla città nordoccidentale di Tete, dove si trovano la maggior parte delle riserve di carbone, a Macuse, sulla costa orientale, dove sarà realizzato un porto). Maputo attrae sempre più investimenti esteri e quindi sempre più tecnici e manodopera stranieri (l’arrivo di consumatori con un potere d’acquisto superiore alla media favorisce la creazione di servizi destinati a una classe medio-alta: supermercati, ospedali di lusso, università private) e anche ambiziosi progetti edilizi. Questi effetti, trainanti per la crescita economica, stanno cominciando a rivelarsi parzialmente dannosi per la popolazione locale, che sperimenta alti tassi di povertà e che assiste, sempre meno passivamente, all’aumento dell’inflazione e del prezzo degli immobili.
Il settore estrattivo ha sperimentato una robusta espansione grazie all’entrata in funzione, nel 2000, della grande fonderia olandese-mozambicana di alluminio Mozal e all’apertura del gasdotto di Pande-Temane. Recentemente si sono aggiunti un più redditizio sfruttamento del bacino carbonifero di Moatize nella provincia di Tete, il progetto di estrazione di titanio di Moma e la costruzione di un addizionale gasdotto per il Sudafrica. A medio termine, sono previsti grandi investimenti per lo sfruttamento dei giacimenti di gas situati a largo del bacino del Rovuma (nel nord del paese) scoperti dall’Eni e dalla Anadarko. L’Eni dovrebbe essere la prima a commercializzare il gas naturale mozambicano entro il 2020, con una produzione iniziale contenuta di 2-4 tonnellate l’anno.
Le esplorazioni tuttora in corso confermano l’importanza mondiale dei giacimenti di gas, con riserve complessive finora accertate che potrebbero trasformare il paese nel terzo bacino africano di gas, dopo Nigeria e Algeria. Dal 2011 il Mozambico ha cominciato a esportare carbone.
Il Mozambico ha uno degli eserciti numericamente più piccoli dell’Africa sub-sahariana (conta solamente 11.200 elementi) e riceve un elevato livello di assistenza internazionale anche grazie alle sue ridotte spese militari, attorno all’1% del pil.
Il Mozambico è inoltre al centro di una rete internazionale di traffico di stupefacenti che dall’Asia transitano verso l’Europa: il Sudafrica a tal proposito ha disposto truppe militari lungo il confine con il paese per aiutare la polizia mozambicana nel monitoraggio dei traffici di droga, nonché dell’immigrazione clandestina e dei prodotti derivati da attività di bracconaggio.
L’Italia gioca un ruolo di primissimo piano in Mozambico, ribadito dalla visita del premier Renzi nel 2014. Forte già prima dell’indipendenza di legami con il Frelimo, è stata tra i principali donatori del paese negli anni Settanta e Ottanta. Grazie a un intervento della Comunità di Sant’Egidio e alla collaborazione del ministero degli Esteri, è stata sede della mediazione tra Renamo e Frelimo, che ha portato alla firma degli accordi di pace il 4 ottobre 1992 a Roma. L’Italia si è impegnata per la stabilizzazione e la ricostruzione dopo la guerra, con risorse finanziarie e l’invio di personale civile e di un contingente militare. Alla ripresa delle tensioni tra Renamo e Frelimo nel 2013-14, grazie alla mediazione italiana, nel settembre 2014 è stato trovato un accordo tra l’allora presidente Guebuza e il leader di Renamo Dhlakama, confermando la fine delle ostilità e l’inizio di una nuova fase di stabilità, con la partecipazione di tutte le forze politiche al processo democratico. Le elezioni del 15 ottobre 2014 si sono svolte in un clima di relativa serenità, con l’affermazione del Frelimo (57%) e l’elezione a presidente di Filipe Nyusi (nonché un discreto risultato da parte di Renamo, 36,6%). I negoziati per implementare l’accordo restano però frammentari, con sporadici episodi di violenza tra le due fazioni.
Secondo un rapporto di PricewaterhouseCoopers, l’industria africana degli idrocarburi potrebbe conoscere una rapida crescita nei prossimi anni se paesi come Tanzania e Mozambico riusciranno ad attrarre sufficienti investimenti esteri. I paesi del bacino di Rovuma hanno un grande potenziale grazie alla scoperta, tra il 2011 e il 2013, di sei dei dieci maggiori campi di gas e petrolio in Africa orientale. Anche l’Eni si è ritagliata un ruolo importante scoprendo il più grande giacimento della sua storia e rafforzando la relazione speciale già esistente tra Roma e Maputo. Eni è presente in Mozambico dal 2006, quando si è aggiudicata tramite gara internazionale la concessione dell’area 4, un blocco offshore situato nel bacino di Rovuma.