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Diventato indipendente nel 1975 dal Portogallo, dopo una lunga lotta di liberazione condotta dal Frente de Libertação de Moçambique (Frelimo) il Mozambico si schierò nel campo delle forze socialiste collocandosi fra i paesi della cosiddetta ‘Linea del fronte’, ovvero tra le nazioni dell’Africa australe che miravano a isolare e contenere i regimi razzisti di Sudafrica e Rhodesia. In risposta al governo di ispirazione marxista del presidente Samora Machel e al sostegno che il Mozambico forniva ai movimenti di opposizione sudafricani e dell’odierno Zimbabwe, Salisbury e Pretoria favorirono, e in parte promossero, la creazione del movimento Resistência Nacional Moçambicana (Renamo), un gruppo armato dissidente che in quindici anni arrivò a controllare vaste aree del paese. La fine della Guerra fredda, l’avvio del processo di riconciliazione in Sudafrica e lo stallo militare a cui era giunto il conflitto portarono nel 1992 alla firma dell’accordo di pace, siglato a Roma. Per lungo tempo il Mozambico è stato considerato come un paese modello e un successo sia dalle Nazioni Unite, sia dalle istituzioni multilaterali come il Fondo monetario internazionale (IMF) e Banca mondiale (WB): il processo di pacificazione e democratizzazione ebbe più successo di quello angolano e, dopo le prime elezioni democratiche del 1994, il paese seguì alla lettera le ricette dei donatori internazionali raggiungendo gli obiettivi prefissati sulle privatizzazioni e la lotta alla povertà, tanto da meritarsi il soprannome di ‘fenice africana’. Gli eccellenti tassi di crescita, che rendono il Mozambico una delle più promettenti economie d’Africa, sono stati ulteriormente rivisti in positivo, poiché in anni recenti sono stati scoperti ingenti giacimenti di carbone, sabbie bituminose, titanio, diamanti e oro. Le esplorazioni di gas da parte della compagnia americana Anadarko e dell’italiana Eni hanno rilevato giacimenti di un’entità tale per cui Maputo potrebbe diventare il quarto produttore mondiale di gas, dietro Russia, Iran e Qatar. Dopo la guerra civile, il paese ha ricostruito le proprie relazioni internazionali puntando sulla differenziazione. Oggi il Mozambico è un importante partner di molte economie emergenti (Cina, India, Brasile, Thailandia e Malaysia), oltre a essere destinatario di aiuti e investimenti di USa e Unione Europea. Maputo ha potenziato la sua partecipazione nelle organizzazioni internazionali moltiplicando la sua presenza in differenti consessi: già membro della Comunità dei paesi di lingua portoghese, ha aderito nel 1995 al Commonwealth, è osservatore all’OIF (Organizzazione internazionale della francofonia) ed è membro dell’Organizzazione della conferenza islamica (Oic). I rapporti con la ex madrepatria si sono sostanzialmente capovolti: i portoghesi non vedono nel Mozambico solo la possibilità di in- vestire in un’economia in crescita, ma anche opportunità lavorative migliori rispetto a quelle offerte dal paese di origine, in profonda crisi economica. I portoghesi residenti a Maputo sono circa 20.000. Il Mozambico mantiene stretti legami, sia di carattere politico, sia di carattere economico e commerciale, con il vicino Sudafrica, da cui dipende per il 25% delle importazioni e che rifornisce di gas naturale per il 100% del fabbisogno. Le relazioni con lo Zimbabwe sono sempre state buone, dai tempi della lotta contro il razzismo e il colonialismo. Maputo ha anche fornito agli agricoltori bianchi scacciati dal governo di Harare l’opportunità di riavviare le loro attività economiche in Mozambico. A dispetto delle sue ottime performance in campo economico e del normale svolgimento delle pratiche democratiche, il Frelimo non ha abbandonato le velleità e i vizi del partito unico, vincendo tutte le elezioni presidenziali e favorendo il moltiplicarsi della corruzione e il restringimento delle libertà civili. Inoltre, nonostante gli sforzi del governo, la crescita economica del paese ha coinciso con l’acuirsi delle disuguaglianze. Nel dicembre 2004 Armando Guebuza, un anziano membro del Frelimo diventato imprenditore di successo grazie al processo di privatizzazione, è diventato presidente della Repubblica. Le ultime votazioni politiche e presidenziali si sono tenute nel dicembre del 2009 e hanno sancito l’ennesima vittoria del Frelimo, che si confrontava con la Renamo (il cui consenso si è ormai ridotto: il partito ha ottenuto meno del 18% dei voti) e con il nuovo partito Movimento Democrático de Moçambique (Mdm) di Daviz Simango, sindaco di Beira, fuoriuscito dai ranghi della Renamo. Il Mdm ha ottenuto il 4% dei voti pur non essendo riuscito a presentarsi in tutte le province. Nel 2008 e nel 2010, e in forma meno radicale a fine 2012, Maputo è stata teatro di sommosse costate una decina di morti, causate dalla svalutazione del metical, la moneta nazionale, e dal forte aumento dei prezzi di alcuni beni di consumo essenziali. Le rivolte di piazza hanno espresso il malcontento crescente di una popolazione che ripone sempre meno fiducia nei suoi rappresentanti, risente della disuguaglianza in aumento e non ha la possibilità di veicolare la propria protesta su un terreno di concertazione non violento. Nell’ottobre 2013 l’esercito mozambicano ha attaccato la base principale della Renamo a Satunjira, in cui si trovava Afonso Dhlakama, leader storico del movimento. In novembre 2013 si sono svolte le elezioni municipali, boicottate dalla Renamo, e che hanno visto la vittoria del Frelimo, ma anche la riconferma del partito emergente Mdm alla guida della seconda città del paese, Beira, e a Quelimane. L’episodio di Satunjira ha riacutizzato le tensioni tra i due gruppi politici poi definitivamente rientrate grazie alla mediazione italiana, impedendo così una ripresa della guerra civile. Guebuza e Dhlakama hanno poi firmato il 5 settembre 2014 ufficialmente gli accordi di cessate il fuoco. Secondo quel che riportano i media locali, il memorandum d’intesa prevede la cessazione immediata delle ostilità, l’implementazione della legge d’amnistia per i crimini commessi negli ultimi due anni, il disarmo dei miliziani della Renamo che potranno scegliere di essere integrati nell’esercito, nella polizia oppure di tornare alla vita civile e il dispiegamento di osservatori nazionali e internazionali che dovranno monitorare il processo di disarmo. Altri negoziati invece stanno proseguendo sulle modalità di integrazione e il futuro status degli ex militanti della Renamo nelle forze di sicurezza statali, nonché sulle compensazioni economiche per coloro che sceglieranno di tornare alla vita civile. Guebuza ha anche annunciato la creazione di un fondo per finanziare il processo di pace e ha chiesto il contributo dei partner internazionali. L’intesa ha previsto infine l’istituzione di nuove elezioni politiche nelle quali hanno potuto partecipare anche i gruppi della Renamo. Le elezioni dell’ottobre 2014 hanno visto la vittoria del candidato del Frelimo Filipe Nyusi, con il 62% dei consensi, mentre il candidato della Renamo, Alfonso Dhlakama, ha ottenuto soltanto il 32% dei voti.
Più del 60% della popolazione mozambicana ha meno di 25 anni. La struttura demografica rappresenta una sfida importante per il governo, che cerca faticosamente di migliorare l’offerta dei servizi sociali di base, per ridurre i tassi di analfabetismo (il tasso di alfabetizzazione è solo del 56%) e ampliare l’accesso ai servizi sanitari. La diffusione del virus dell’hiv è considerevole (11,1%) e il Mozambico è il 178° paese su 187 per indice di sviluppo umano.
Sussiste inoltre una forte discrepanza fra le condizioni di vita in ambito urbano e rurale: più dell’80% delle famiglie povere vive in ambito rurale. La povertà in ambito rurale è anche dovuta alla mancanza di infrastrutture e di vie di comunicazione che colleghino la campagna ai centri urbani. Il Mozambico ha uno dei più bassi tassi di tecnologia agricola al mondo. Inoltre, il paese è massicciamente interessato dal fenomeno del land grabbing.
Il Mozambico ha sempre registrato alti tassi di emigrazione verso il Sudafrica. Il disagio sociale crescente si è ripercosso anche sull’aumento di crimini specifici. Dal 2013 sono stati molti i rapimenti a scopo di estorsione di cittadini di origine indiana, generalmente più benestanti rispetto al resto della popolazione, enfatizzando il divario presente fra le comunità.
Il miracolo mozambicano (da 10 anni si registrano tassi di crescita del pil superiori al 7%) è dovuto in gran parte alla ripresa economica dopo la fine della guerra e agli aiuti internazionali, che contribuiscono alla metà del bilancio dello stato e ad almeno il 30% dei flussi di capitale per investimenti.
Le prospettive promettenti fornite dalla scoperta e dallo sfruttamento delle riserve di gas e carbone hanno prodotto effetti a catena: il paese si sta dotando di infrastrutture imponenti (per esempio una ferrovia dalla città nordoccidentale di Tete, dove si trovano la maggior parte delle riserve di carbone, a Macuse, sulla costa orientale, dove sarà realizzato un porto). Maputo attrae sempre più investimenti esteri e quindi sempre più tecnici e manodopera stranieri (l’arrivo di consumatori con un potere d’acquisto superiore alla media favorisce la creazione di servizi destinati a una classe medio-alta: supermercati, ospedali di lusso, università private) e anche ambiziosi progetti edilizi. Questi effetti, trainanti per la crescita economica, stanno cominciando a rivelarsi dannosi per la popolazione locale, che sperimenta alti tassi di povertà e che assiste, sempre meno passivamente, all’aumento dell’inflazione e del prezzo degli immobili.
Il settore estrattivo ha sperimentato una robusta espansione grazie all’entrata in funzione, nel 2000, della grande fonderia olandese-mozambicana di alluminio Mozal e all’apertura del gasdotto di Pande-Temane. Recentemente si sono aggiunti un più redditizio sfruttamento del bacino carbonifero di Moatize nella provincia di Tete, il progetto di estrazione di titanio di Moma e la costruzione di un addizionale gasdotto per il Sudafrica. A medio termine, sono previsti grandi investimenti per lo sfruttamento dei giacimenti di gas situati a largo del bacino del Rovuma (nel nord del paese) scoperti dall’Eni e dalla Anadarko.
Le esplorazioni tuttora in corso confermano l’importanza mondiale dei giacimenti di gas, con riserve complessive finora accertate che sfiorano i 2000 miliardi di metri cubi. Dal 2011 il Mozambico ha cominciato a esportare carbone.
Il Mozambico ha uno degli eserciti numericamente più limitati dell’Africa subsahariana (conta solamente 11.200 elementi) e riceve un elevato livello di assistenza internazionale anche grazie alle sue ridotte spese militari, sotto l’1% del pil. Di recente, tuttavia, le organizzazioni della società civile hanno denunciato la sparizione di alcuni giovani prelevati con la forza e costretti ad arruolarsi. Il governo nega che sia potuto accadere. Il Mozambico è inoltre al centro di una rete internazionale di traffico di stupefacenti che dall’Asia transitano verso l’Europa.
L’Italia gioca un ruolo di primissimo piano in Mozambico. Forte di legami con esponenti del FRELIMO nati già prima dell’indipendenza, è stata tra i principali donatori del Mozambico durante gli anni Settanta e Ottanta. L’Italia, inoltre, grazie a un primo intervento della Comunità di Sant’Egidio e alla collaborazione del ministero degli Esteri e del sottosegretario Mario Raffaelli, è stata la sede della mediazione tra RENAMO e FRELIMO, che ha portato alla firma degli accordi di pace del 4 ottobre 1992 a Roma. L’Italia si è molto impegnata per la stabilizzazione e la ricostruzione del Mozambico post-bellico, sia con risorse finanziarie e l’invio di personale civile, sia col dispiegamento di un notevole contingente militare. Un ruolo di primo piano ribadito alla ripresa delle tensioni tra RENAMO e FRELIMO nel 2013-14, che grazie alla mediazione italiana è riuscita a far firmare un accordo politico a Guebuza e Dhlakama confermando la fine delle ostilità e l’inizio di una nuova fase di stabilità e piena partecipazione di tutte le forze politiche. Questa normalizzazione ha già trovato una sua ragione d’essere nelle elezioni del 15 ottobre 2014.
Secondo un rapporto di PricewaterhouseCoopers, l’industria africana degli idrocarburi potrebbe conoscere una rapida crescita nei prossimi anni se paesi come Tanzania e Mozambico riusciranno ad attrarre sufficienti investimenti esteri nell’area. Un boom che potrebbe trasformare i paesi del bacino di Rovuma autentiche potenze globali del settore grazie alla scoperta, tra il 2011 e il 2013, di sei dei dieci maggiori campi di gas e petrolio in Africa orientale. In questa situazione, anche l’italiana Eni è riuscita a ritagliarsi un ruolo importante scoprendo il più grande giacimento della sua storia e rafforzando la relazione speciale già esistente tra Roma e Maputo.