GHEDDAFI (el-Qadhdhāfī), Mu‛ammar
Nato nel 1942 in una tribù berbera arabizzata nomadizzante al confine fra Tripolitania e Fezzan (ma secondo altre fonti è nato nel 1938 a Misurata), sono poco note le vicende della sua gioventù: compì gli studi, completamente in arabo e con docenti in prevalenza egiziani, a Ṣebkha, nel Fezzan, e a Misurata, distinguendosi soprattutto per attivismo politico. Comandante del servizio delle trasmissioni dell'esercito con il grado di capitano, il 1° settembre 1969 diresse il colpo di stato che eliminò il regime monarchico proclamando la Repubblica araba di Libia; come colonnello assunse il comando delle forze armate e la presidenza del Consiglio del comando della Rivoluzione. Nel gennaio 1970 assunse anche le cariche di primo ministro e di ministro della Difesa, che però lasciò nel luglio 1972. Il 5 aprile 1974 fu annunciato che, pur rimanendo capo dello Stato (quale presidente del Consiglio rivoluzionario) e comandante in capo delle Forze armate, egli era sollevato dai compiti politici, amministrativi e di rappresentanza per permettergli di dedicarsi all'organizzazione ideologica; sembrò, ma non fu, un tentativo di porre fine alle sue improvvise iniziative. Personaggio non catalogabile in una precisa categoria di rivoluzionario, acquista una sua logica coerenza se visto nel suo ambiente. Sinceramente credente nei valori dell'Islām nella sua concezione più austera (e più generalmente in quelli della religione: all'invito alla lettura del Corano, in una lettera ai capi di Stato in occasione del capodanno 1975, unì l'esortazione a meditare sui Vangeli) e dell'arabismo, non intende pagare il progresso tecnico e la modernizzazione, la consapevolezza della cui necessità gli fa rigettare l'atteggiamento degli stati arabi più conservatori, con la perdita dei valori tradizionali, com'è accaduto in altri paesi. La Terza teoria internazionale, annunciata nel maggio 1973, quale "alternativa al materialismo capitalista e al comunismo ateo", si fonda appunto sul mantenimento e sul rafforzamento dei valori spirituali, posto che progresso tecnico e potenza militare seguiranno come conseguenza: idee, in definitiva, molto vicine a quelle dei Fratelli musulmani e degl'integralisti islamici, dei quali G., ammiratore di Nasser, diffida. In Libia lo scopo è perseguito attraverso una "rivoluzione culturale" che ha visto il ripristino di molte norme islamiche cadute più o meno in disuso; G. si sforza di esportarla anche in altri paesi, in primo luogo in quelli arabi, che auspica di riportare all'unità e a una gloria degna del loro passato, reagendo con iniziative spesso clamorose e imprevedibili alla diffidenza con la quale è accolto il suo attivismo. V. anche libia: Storia; petrolio.