Pseudonimo dello scrittore nederlandese Eduard Douwes Dekker (Amsterdam 1820 - Nieder-Ingelheim, Germania, 1887). Considerato tra i maggiori prosatori olandesi del 19° sec., la sua influenza è stata profonda, sia sulle giovani generazioni letterarie, che ammiravano il suo linguaggio sciolto, naturale, sia in senso politico e sociale, per le sue idee moderniste e il suo appassionato desiderio di giustizia, che gli procurarono anche numerosi avversari.
Visse a lungo nelle Indie Orientali Olandesi, dove fece carriera nell'amministrazione coloniale. Nel 1856, in seguito a un grave conflitto con i suoi superiori a causa di una denuncia da lui fatta per l'abuso di potere di un vecchio reggente giavanese nei riguardi della popolazione indigena e non presa in considerazione, presentò le dimissioni e tornò in Europa, dove visse miseramente. Nel 1860 egli visse ad Amsterdam, dopo avere scritto, nello stesso anno, a Bruxelles, il famoso Max Havelaar che ebbe subito uno straordinario successo. Ma anche in seguito le sue condizioni economiche non migliorarono. Trascorse infine l'ultimo periodo della sua vita in Germania.
Max Havelaar è un romanzo in gran parte autobiografico e teso a ottenere la riabilitazione dell'autore stesso. Con finzioni satiriche, poesie, racconti, documenti e, alla fine, con un appassionato «J'accuse!» agli Olandesi e perfino un appello al re, per porre fine allo sfruttamento degli indigeni, M. riuscì, grazie anche allo stile variato e al linguaggio talvolta pungente, sarcastico, talvolta poetico o chiaramente descrittivo, a ottenere un grande successo presso il pubblico e a destare scalpore a causa dei fatti esposti. Il libro ebbe risonanza europea e fu tradotto in molte lingue (trad. it. 1965). Deluso per la mancata riabilitazione, M. continuò a pubblicare numerose opere in prosa. Nel 1861 seguì il volume Minnebrieven («Lettere amorose»), anch'esso di composizione svariata, contenente, tra l'altro, una serie di parabole ironiche, Geschiedenissen van gezag («Storie d'autorità»). Tra il 1862 e il 1877 pubblicò 7 volumi di Ideeën («Idee»), in cui sono espressi paradossi, aforismi, spunti rivoluzionari, anticonvenzionali e antidogmatici, talvolta di tono profetico, spesso violenti e spiritosi. In queste Ideeën, oltre al dramma in versi sciolti Vorstenschool («Scuola per sovrani», 1872), in cui l'autore vuole rappresentare il suo concetto della regalità moderna, c'è anche il romanzo incompiuto Woutertje Pieterse, ambientato ad Amsterdam, che contiene frammenti di grande finezza psicologica: Woutertje è un ragazzo introverso, un'anima poetica, in urto con il meschino ambiente piccolo borghese. L'opera di M. è oggetto di studi e di continue ristampe, mentre nella sua casa natale hanno sede la fondazione e il museo a lui intitolati.