MUMBAI.
– Una metropoli dagli stridenti contrasti. Una ricchezza di tendenze architettoniche. Bibliografia
Una metropoli dagli stridenti contrasti. – Nell’ultimo decennio l’ascesa di M. quale città globale, nonché la sua affermazione in qualità di capitale economica, finanziaria, dei media e del cinema indiani hanno contribuito alla rapida trasformazione della sua struttura urbana, causando al contempo un ulteriore inasprimento della sua già notevole congestione. Pesanti investimenti nel settore delle infrastrutture per il trasporto pubblico, mirate a favorire il decongestionamento, hanno condotto all’inaugurazione, nel 2014, della prima linea metropolitana della città, con un percorso di 11,4 km interamente in superficie e 12 stazioni. Nello stesso anno è entrata in servizio la prima porzione, di 8,9 km, di una linea di treno monorotaia. Lo sviluppo parallelo e integrato di questi due sistemi, pensati per collegare ampie zone urbane non servite da trasporto di massa, prevede il raggiungimento di una rete di oltre 270 km, la maggiore di qualsiasi città indiana, a riprova altresì del primato di M. quale metropoli più ricca del Paese. I nuovi sistemi di trasporto pubblico implementano, quasi raddoppiandolo, il più antico impianto di origine coloniale, la Mumbai suburban railway. Le opere infrastrutturali di cui la città si è dotata includono anche, oltre alle fermate delle linee metropolitane, l’ampliamento dell’aeroporto internazionale Chhatrapati Shivaji, secondo scalo internazionale del Paese. Il nuovo terminal, progettato da SOM, Skidmore, Owings & Merrill, è stato inaugurato nel 2014 e ben rappresenta il vasto programma di rinnovamento degli aeroscali indiani, che ha visto la riqualificazione di tutti i maggiori aeroporti del Paese.
La crescita economica di M. e la conseguente esplosione del mercato immobiliare hanno causato una notevole trasformazione dello skyline della città, con la realizzazione di numerose torri, di uso prevalentemente residenziale, sparse in varie aree della città, ma soprattutto in prossimità del lungomare, fenomeno intensificatosi particolarmente dopo il 2010: la quasi totalità degli edifici più alti dell’India si trova oggi a M., con un consistente numero di cantieri di grattacieli alti più di 300 m attualmente in fase di costruzione. Alcuni di questi edifici assumono una particolare rilevanza in quanto abitazioni delle più ricche famiglie industriali indiane, quale, per es., la torre Antilia (Perkins+Will, 2002-10), appartenente alla famiglia Ambani, magnati degli idrocarburi, a oggi considerata la residenza unifamiliare più costosa al mondo. Varie altre torri di proprietà di singole famiglie o gruppi industriali sono sorte, successivamente, a emulazione della torre Antilia, in una forma di competitiva ‘corsa verso l’alto’.
Lo stridente contrasto fra i numerosi edifici di lusso sorti negli ultimi anni a M. e il contesto urbano sovente degradato nel quale si inseriscono ha innescato notevoli critiche del liberismo nella gestione del territorio metropolitano a fini meramente speculativi. In particolare, nel 2012 all’interno dell’area metropolitana di M. (603 km2), si registravano appena 30 km2 di superficie non edificata, di cui solo dieci pubblicamente accessibili, meno di un metro quadrato ad abitante, a fronte dei 32 m2/abitante di Londra, per una densità di oltre 20.000 abitanti/km2. Varie associazioni civiche nate nella città hanno promosso azioni per la difesa dello spazio aperto residuo, soprattutto con l’intento di frenare l’edificazione su aree precedentemente destinate a verde pubblico o ad altri usi di carattere collettivo.
Le tematiche sociali diventano particolarmente rilevanti se considerate in relazione all’urbanizzazione informale di Mumbai. Una stima del 2011 valutava che circa il 60% della popolazione dell’area metropolitana – pari a quasi 10 milioni di abitanti – risiedeva in slums. Emblematico in questo senso l’insediamento di Dharavi, nato intorno al 1890, oggi con un’estensione di 270 ha e una popolazione stimata compresa tra 600.000 e 1.000.000 di abitanti. Lo slum, che occupa un terreno centrale all’interno dell’area metropolitana di M. e pertanto molto ambito dagli investitori nel settore del real estate, è stato oggetto sin dagli anni Settanta di programmi di riqualificazione, tra cui quello coordinato da Charles Correa (1930-2015), ed è attualmente oggetto di un esteso piano di trasformazione, redatto dall’architetto Mukesh Mehta su incarico della Maharashtra housing and area development authority, che prevede la sostituzione dell’intero insediamento con nuove superfici residenziali, commerciali e terziarie, di cui una parte sarà destinata a ospitare gli attuali residenti della zona. Il piano è fortemente osteggiato su più fronti a causa della sua natura speculativa, per il concreto rischio di gentrification nonché per le scarse misure di compensazione per gli abitanti espropriati, dal momento che si prevede l’assegnazione di nuovi alloggi soltanto a una piccolissima parte degli attuali residenti.
Una ricchezza di tendenze architettoniche. – Il notevole dinamismo di M. ha dato luogo a un interessante panorama in relazione all’architettura contemporanea. Fianco a fianco coesistono varie tendenze, dalle più commerciali a quelle dedite, al contrario, a ricerche inerenti l’influenza dei processi sociali o la dimensione costruttiva e artigianale sul processo architettonico. Nel campo degli autori di carattere più commerciale occorre citare l’architetto Hafeez Contractor (n. 1950), fondatore dell’omonimo studio di progettazione, a oggi uno dei più ampi e attivi della città e di tutta l’India. Spesso criticato per il suo stile eclettico, colmo di citazioni al limite del plagio, le sue numerosissime opere ben rappresentano un ampio settore della società indiana contemporanea, occidentalizzata e propensa a una forte ibridazione estetica. La sua opera più nota sono le Imperial Towers (2005-10) nel quartiere di Tardeo a M., l’edificio più alto della città con 254 m per 60 piani, in stile postmoderno.
Di tutt’altra matrice il lavoro del più noto studio di progettazione di M. e di tutta l’India (fatta eccezione per alcuni maestri ancora parzialmente attivi come Balkrishna V. Doshi), Studio Mumbai, una delle più interessanti realtà dell’architettura contemporanea. Fondato nel 1996 da Bijoy Jain (n. 1965), lo studio comprende non soltanto progettisti, ma anche operai e artigiani con varie specializzazioni, e realizza in proprio parti consistenti se non le intere opere commissionategli. Il recupero della dimensione artigianale è chiaramente leggibile nell’uso dei materiali, nelle lavorazioni tradizionali del legno e della pietra, seppure ricondotte a forme architettoniche dichiaratamente contemporanee. Fra le più interessanti realizzazioni la Casa Palmyra (2007), a Nandgaon, nei pressi di M.: situata all’interno di una piantagione di palme da cocco affacciata sul mare, l’abitazione si compone di due corpi rettangolari allungati leggermente disassati fra loro e prospicienti, nello spazio centrale, su una piccola piscina. I volumi su due livelli, fortemente articolati per consentire un’adeguata ventilazione, sono interamente realizzati in legno di aini (un’essenza tropicale diffusa nella regione del Maharashtra), con giunzioni tipiche del la falegnameria tradizionale indiana, prive di parti metalliche. Studio Mumbai è attivo anche nel campo del design, avendo progettato e realizzato, nel 2011, l’allestimento per il primo piano della Rinascente di Piazza del Duomo a Milano.
Ancora differente è il lavoro di RMA Architects, studio fondato nel 1990 da Rahul Mehrotra (n. 1959), architetto e oggi direttore del Department of urban planning and design della Harvard University. Mehrotra sviluppa progetti con forti contenuti di ricerca e attenti all’impatto che le opere producono sulla sfera sociale nella quale vengono realizzate. Di notevole interesse è anche l’interazione che RMA Architects stabilisce con il patrimonio coloniale di M., come nel caso del centro visitatori del Chhatrapati Shivaji Maharaj Vastu Sangrahalaya (2011), uno dei più rilevanti musei della città: il padiglione, realizzato a ridosso dell’edificio coloniale in stile indo-saraceno, ne echeggia le forme secondo una declinazione contemporanea, adoperando un rivestimento in acciaio satinato che riflette, deformandola, l’immagine dell’edificio più antico. Mehrotra è anche autore di numerose pubblicazioni sull’architettura del Novecento di M. e studioso delle dinamiche di trasformazione urbana nell’India contemporanea, quali, per es., la ‘logistica informale’ dei dabbawalas (consegne dei pasti preparati in casa sui luoghi di lavoro a M.) o i grandi eventi religiosi come il Maha Kumbh Mela, quali casi studio di architettura temporanea.
Numerosi altri studi professionali emergenti operano a M., per es., Architecturebrio ossia Shefali Balwani e Robert Veerijt, autori della Casa sul fiume (2013) di Alibag, nei pressi di Mumbai. Altresì di rilievo gli interventi di alcuni progettisti di fama internazionale: oltre al già citato Terminal 2 dell’aeroporto, di notevole interesse la sede per la Tata consultancy services (Banyan Park), nel quartiere di Andheri, opera degli architetti statunitensi Tod Williams e Billie Tsien (TWBTA, prima fase completata nel 2014, seconda e terza previste per il 2016 e 2018). L’intervento, un campus di oltre 9 ha composto da 12 distinti edifici per circa 2000 lavoratori, si inserisce in un’area verde unica per Mumbai. Il masterplan disloca le varie funzioni all’interno dell’area, collegandole attraverso passaggi ombreggiati pensati per proteggere i percorsi pedonali dal sole. Se i volumi sono realizzati in calcestruzzo a vista e rivestimenti lapidei, materiali prediletti da TWBTA, le finiture interne adottano ampiamente tecniche artigianali locali, quali i mosaici in porcellana, i jali (schermi solari in pietra intagliata) o tappezzerie in tessuti ikat. Come in molte altre loro opere, i volumi si integrano profondamente con il paesaggio circostante, modulandone i dislivelli; la luce naturale, controllata per evitare il surriscaldamento degli spazi interni, viene filtrata da schermi o veicolata da lucernari sagomati, producendo effetti fortemente plastici.
Bibliografia: R. Mehrotra, Architecture in India since 1990, Mumbai 2011; «El Croquis», 2011, 157, nr. monografico: Studio Mumbai 2003-2011.