Myanmar
<-àr>. – Nel corso del primo decennio del 21° secolo la situazione politica del Paese, sottoposto fin dal 1962 a regimi di stampo autoritario controllati dalle forze armate, ha cominciato a mostrare qualche timido segnale di cambiamento. Il governo ha infatti avviato in questo periodo una cauta apertura nei confronti degli oppositori soprattutto per far fronte alle pressioni della comunità internazionale, da cui dipendono gli aiuti finanziari indispensabili per l'economia del Paese, peraltro completamente in mano alle diverse lobby militari. Sono stati riaperti licei e università, chiusi in seguito alla mobilitazione del movimento studentesco, e sono stati liberati numerosi prigionieri politici. Difficili sono rimasti i rapporti con la National league for democracy (NLD), il maggior partito di opposizione guidato dal premio Nobel Aung San Suu Kyi. Quest'ultima, liberata nel 2002 con la garanzia ufficiale di poter riprendere la propria attività politica, è stata nuovamente sottoposta agli arresti domiciliari nell'aprile 2003, prendendo a pretesto alcuni scontri scoppiati nel Nord del Paese dopo un suo comizio (secondo alcuni osservatori internazionali provocati ad arte proprio dall'esercito). Immediate sono state le proteste della comunità internazionale: il Congresso degli Stati Uniti e il Parlamento europeo hanno decretato nuove sanzioni economiche e critiche sono state espresse anche dai paesi dell'ASEAN (Association of south-east asian nations), tradizionalmente poco propensi a esprimere giudizi sulla politica interna degli stati aderenti. Alla fine dell’agosto 2003 la situazione politica è stata improvvisamente scossa da cambiamenti inaspettati, rivelatori di uno scontro interno alle gerarchie dominanti: Than Shew, capo di Stato e primo ministro, ha lasciato la guida del governo al generale Khin Nyut, capo dei servizi segreti, il quale ha prospettato l’ipotesi di un graduale ritorno alla democrazia attraverso la stesura di una nuova Costituzione e lo svolgimento di nuove elezioni. Nel maggio 2004 è stata di nuovo convocata la Convenzione nazionale (i cui lavori erano stati interrotti nel 1996), deputata a riscrivere la Costituzione, la cui credibilità è stata tuttavia minata dall’assenza di Aung San Suu Kyi e dal rifiuto della NLD e dei rappresentanti di alcune comunità etniche di prendervi parte. Un nuovo terremoto politico si è verificato nel settembre 2004, quando Khin Nyut è stato arrestato con l’accusa di corruzione e Than Shew ha posto alla guida dell’esecutivo un suo stretto collaboratore, il generale Soe Win. Questi ha lasciato l'incarico nel 2007 per motivi di salute e gli è subentrato Thein Sein. Il nuovo premier ha proseguito il processo di graduale democratizzazione interna, ma non ha esitato a reprimere brutalmente le proteste popolari scoppiate nell’estate 2007 contro l’aumento del costo della vita. I più colpiti sono stati i monaci buddhisti animatori dei cortei e promotori delle istanze di riforma. Nel febbraio 2008 è stata varata una nuova Costituzione, che prevede un governo di tipo presidenziale con un Parlamento bicamerale e sancisce di fatto il ruolo preminente dei militari, a cui è infatti riservata la nomina del 25% dei seggi sia nella camera alta sia in quella bassa, oltre la nomina del capo delle forze armate, del ministro della Difesa, degli Esteri e dell’Interno. Nel novembre 2010 sono state indette le prime elezioni parlamentari dopo quelle del 1990. Boicottate dalla NLD e considerate da molti osservatori internazionali una farsa, hanno visto vincitore il partito di regime, Union solidary and development party (USDP). Thein Sein è stato confermato alla guida del nuovo esecutivo, il primo formalmente civile, ed eletto dal Parlamento nuovo presidente. Chiamato ad avviare una concreta transizione verso un regime democratico, nel corso del 2011 il nuovo governo ha compiuto significativi passi avanti: sono stati liberati molti prigionieri politici, si è allentata la censura sui media e sono state promosse trattative con i gruppi armati delle minoranze etniche. All'indomani delle consultazioni, Aung San Suu Kyi è stata liberata e sono state modificate le norme elettorali così da permettere alla leader dell’opposizione e al suo partito di rientrare a pieno titolo nel sistema politico del Paese e di partecipare alle elezioni suppletive dell'aprile 2012. Le consultazioni hanno segnato il trionfo della Lega nazionale per la democrazia, che ha conquistato quasi tutti i seggi in palio, e Aung San Suu Kyi è stata eletta in Parlamento con oltre l'80% dei consensi. La comunità internazionale ha valutato positivamente questi passi avanti prospettando la possibilità di ridurre le sanzioni se il processo di democratizzazione si consoliderà e proseguirà nel tempo. Il primo passo in questa direzione è stato effettuato dall'Unione Europea, che alla fine di aprile ha deciso di sospendere per un anno le sanzioni imposte alla Birmania, con la sola eccezione dell'embargo di armi, riservandosi di verificare se il processo di riforme sarà confermato. Aung San Suu Kyi, finalmente libera, ha potuto dopo 24 anni tornare a viaggiare e ha avviato una serie di incontri in Thailandia e in Europa dove in giugno ha ritirato il premio Nobel conferitole nel 1991. In settembre, la leader dell'opposizione è stata ricevuta a Washington dal segretario di Stato americano H. Clinton, mentre il presidente Thein Sein, nel primo discorso alle Nazioni Unite, ha ribadito l'irreversibilità delle riforme avviate prospettando un graduale passaggio a un regime democratico.