Narrazioni fantastiche
Storie vecchie e nuove per avventure meravigliose
Da sempre si raccontano storie in cui protagonisti umani sono condotti in mondi lontani e assolutamente fantastici, in luoghi in cui il tempo è sospeso e tutto – o quasi – diventa possibile. E anche oggi porte segrete, soglie nascoste, tane celate nel terreno e altri misteriosi passaggi conducono chi è disposto a tentare l’avventura in luoghi affascinanti e misteriosi, ma anche inquietanti e pericolosi. Soltanto chi osa può diventare eroe, ma soltanto chi presta attenzione, e non si fa ingannare da facili seduzioni, può ritornare – cambiato – alla vita di tutti i giorni
Molti sono i modi di raccontare una storia e da uno stesso inizio possono nascere racconti diversi. A volte si tratta di trame realistiche, più spesso ha il sopravvento la ‘fantasticazione’ e la storia si spinge oltre i confini della realtà. Ciò accade ogni volta che un narratore prende la parola e pronuncia il fatidico «C’era una volta…»: questo inizio certamente sta per condurci in un mondo diverso, fatto di luoghi incantati e misteriosi nel quale accanto a orchi crudeli, enormi draghi e streghe sanguinarie, si muovono maghi smemorati, creature fatate e animali magici. Un mondo meraviglioso dove anche i più piccoli – come Pollicino o Hansel e Gretel – possono compiere grandi imprese.
Sono le fiabe, in primo luogo, a concedere il privilegio a chi le ascolta – o a chi le legge – di accedere a un universo straordinario, parallelo al nostro, nel quale poter vivere avventure impensate. Ma non basta, perché nelle fiabe è possibile nascere principe ed essere trasformato in rospo dalla maledizione di un mago o dormire un sonno lungo cento anni e risvegliarsi trovando tutto, miracolosamente, come era stato lasciato.
In quei magnifici racconti, poi, si narra di calzari magici che permettono di percorrere velocemente distanze smisurate, di fanciulle in grado di separare – in una sola notte – montagne di granaglie mescolate e di eroi portentosi che per salvare una principessa o trovare un tesoro nascosto, non si fermano neppure davanti ai mostri più terribili.
Sarebbe un errore, però, pensare che nei mondi creati dalla fantasia, anche quelli più bizzarri, sia tutto possibile. I regni meravigliosi narrati dalle fiabe e dalle altre storie fantastiche si basano su regole ferree che vanno rispettate: chi trasgredisce è condannato al fallimento e, spesso, a terribili punizioni.
E se questo vale per la fiaba, ancora di più conta in altri tipi di racconto fantastico: in particolare quello in cui nella realtà che conosciamo qualcosa funziona diversamente da come dovrebbe e, attraverso porte segrete o proibite, vecchi armadi, tane invitanti o libri misteriosi, è possibile entrare in luoghi prodigiosi e stupefacenti. A volte qualcuno ci invita a oltrepassare la soglia, più spesso è il protagonista, di sua iniziativa, a essere tentato dal mistero e dall’avventura.
Bastiano Baldassarre Bucci, protagonista del libro La storia infinita dello scrittore tedesco Michael Ende (1979), divenuto poi anche un film (1984), è attirato da una strana forza all’interno delle pagine di un libro, proprio dentro al racconto. Da quel momento il mondo della realtà e quello della fantasia vengono a far parte di un’unica, meravigliosa storia della quale lui solo è in grado di definire la trama, di tracciare i confini e di decidere il futuro. Ma attenzione: se Bastiano non sarà in grado di contrastare l’avanzata del Nulla, che tutto inghiotte, i due mondi – e lui stesso, Bastiano – scompariranno, per sempre.
L’immersione nel fantastico non è, come a volte è stato sostenuto, una fuga dalla realtà, perché dal regno di Fantàsia si torna cambiati, cresciuti, più sicuri di sé e dunque più pronti ad affrontare la realtà. Anche Richard, protagonista di The pagemaster – L’avventura meravigliosa (1994), scopre presto che attraverso la magia dei libri e delle storie si possono superare anche le paure più radicate. Rifugiatosi in biblioteca durante un violento temporale e accolto da uno straordinario bibliotecario, il bambino si rende conto che i libri – e le fantastiche avventure in essi contenute – lo rendono capace di affrontare anche problemi e situazioni difficili della realtà. Così, grazie a un magico ed entusiasmante percorso tra i generi letterari – fantasy, horror e avventura –, da timoroso e facilmente spaventabile, Richard si trova pronto per affrontare la realtà in modo completamente nuovo e positivo.
I mondi che si trovano di là dal muro, oltre la cortina della quotidianità, sono spesso allettanti e seducenti ma, proprio come il Paese dei Balocchi di Pinocchio, nascondono trappole insidiose e terribili inganni. Se, dunque, la curiosità spinge a varcare le porte proibite occorre, tuttavia, essere pronti a contrastare le infide falsità che si celano oltre la soglia.
Oltrepassato il confine vietato della propria dimora, Coraline, la piccola protagonista del romanzo omonimo dello scrittore inglese Neil Gaiman (2002), si trova in un mondo stranamente familiare, ma incredibilmente bizzarro. Tutto sembra simile alla realtà, ma appare capovolto, rovesciato, come visto attraverso uno specchio. Sovrana incontrastata di quel mondo è ‘l’altra madre’ che, per convincere la bambina a rimanere – per sempre – in quel luogo, le propone di realizzare ogni suo desiderio. Coraline è tentata, ma il tributo da pagare è troppo alto: rinunciare al proprio mondo e cucirsi, al posto degli occhi, luccicanti bottoni neri. La bambina stessa, dunque, ribatte all’offerta dicendo: «Io non voglio tutto ciò che desidero. Nessuno lo vuole. Non veramente. Che divertimento sarebbe, se potessi avere tutto ciò che desidero, senza problemi? Non avrebbe nessun valore. E poi che succederebbe?». Coraline, come molti piccoli protagonisti delle narrazioni fantastiche, cede alla tentazione dell’altrove ma non si lascia ingannare dalle lusinghe di chi si trova dall’altra parte.
Lo sguardo attento, indagatore, a volte sospettoso dei bambini non si conserva più nell’animo degli adulti che quando sono messi alla prova, spesso, si piegano alla seduzione senza il minimo sospetto. E così accade nel cartone animato La città incantata (2001) del regista giapponese Hayao Miyazaky.
Chihiro è una bambina di dieci anni ed è in viaggio con i suoi genitori verso la loro nuova casa quando suo padre, dopo avere preso una scorciatoia, si perde. La bambina è sospettosa, ma i suoi genitori si avventurano in un tunnel che li conduce in un paradisiaco parco di divertimenti in disuso.
Appena il sole tramonta, il luogo si anima di divinità e spettri. Chihiro vorrebbe fuggire, ma scopre che i genitori – dopo essersi abbuffati del cibo invitante ma proibito perché destinato alle creature magiche che abitano quel luogo – sono stati trasformati in maiali dalla strega Yubaba, che li tiene prigionieri. Per salvarli e poter ritornare al suo mondo, però, la bambina è disposta ad affrontare le difficilissime prove imposte dalla malvagia strega.
Sono molti, dunque, i racconti in cui il protagonista si accorge che per salvarsi deve imparare le norme che governano il luogo fantastico al quale ha avuto accesso, magari per sbaglio. Qualche volta però la fantasia prende il sopravvento e non tutto funziona come dovrebbe.
A Peter Fortune, protagonista di L'inventore di sogni dello scrittore inglese Ian McEwan (1994), non occorrono porte segrete o accessi magici per raggiungere il regno di Fantàsia: è la sua stessa mente a creare avventure straordinarie nelle quali riesce, ogni volta, a mettersi nei guai. Un giorno, per esempio, dovendo accompagnare a scuola in autobus la sorellina Kate, s’immedesima talmente nella parte da pensare di poterla difendere anche da un branco di lupi affamati, su un valico d’alta montagna. Nel suo fantasticare, Peter raccoglie ramoscelli e foglie secche, accende un fuoco, afferra il coltello da caccia e… «Ridicolo! Erano fantasticherie come questa che potevano fargli scordare la fermata se non stava attento. L’autobus si era fermato. I bambini della scuola stavano già incominciando a scendere. Peter saltò in piedi e fece giusto in tempo a saltare a terra, che già l’autobus era ripartito. Fu solo una buona ventina di metri dopo che si rese conto di aver dimenticato qualcosa. La cartella, magari. Macché! Era sua sorella! L’aveva salvata dai lupi, ma se l’era scordata seduta sul pullman». Fortunatamente Peter riesce a rimediare alla situazione senza dover rinunciare ai suoi sogni a occhi aperti, ma col tempo – possiamo starne certi – imparerà che ci sono tempi e modi più adatti per vivere quelle irrinunciabili emozioni.