Vedi Nauru dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
L’isola di Nauru, con una popolazione di 10.000 abitanti e una superficie di 21 chilometri quadrati, detiene il primato di repubblica più piccola al mondo e si caratterizza, sul piano istituzionale e territoriale, per l’assenza di una capitale. Yaren, la città che ospita la sede del governo e il centro amministrativo del paese, è tuttavia indicata come capitale politica della Repubblica di Nauru.
Ottenuta l’indipendenza nel 1968 dall’Australia – amministratrice fiduciaria delle Nazioni Unite – Nauru ha assunto una forma di governo presidenziale e una struttura parlamentare unicamerale, costituita da 18 membri eletti ogni tre anni. Marcus Stephen, attuale capo di stato e di governo, è stato eletto dal Parlamento nel dicembre 2007 ed è stato riconfermato nel giugno 2010. La vittoria di Stephen per due mandati consecutivi testimonia un periodo di relativa stabilità politica, affermatosi dopo una lunga fase di lotte parlamentari, spesso sfociate in mozioni di sfiducia e conseguenti cadute di governo. La prossimità dell’élite politica all’elettorato, infatti, comporta da un lato che le richieste della piccola società civile di Nauru siano prontamente ascoltate dai leader partitici e, dall’altro, che le tensioni sociali e le paure per l’incerto futuro economico della nazione si riverberino sul dibattito politico, contribuendo a radicalizzarlo e a congestionarlo.
Nonostante la solidità governativa, la situazione politica, economica e sociale odierna verte in condizioni difficili, soprattutto per quanto attiene alla risoluzione della questione occupazionale. Nauru, infatti, storicamente priva di un’economia florida, senza infrastrutture, senza risorse alimentari ed energetiche sufficienti ad autosostenersi, è riuscito, nel corso dei decenni, a mantenere una certa vitalità economica grazie alla presenza sul territorio di grandi miniere di fosfato, scoperte nel 1906 dal Regno Unito, sfruttate intensivamente per circa un secolo (con conseguenze disastrose per l’ecosistema isolano, ma favorevoli per l’occupazione nazionale) e ora quasi del tutto esaurite. Le ultime stime disponibili rivelano che il 90% della popolazione è disoccupato, e i dati relativi al quadro complessivo dello stato inducono a pensare che gran parte dei cittadini sarà costretta ad abbandonare il paese. Inoltre dal 2005 Nauru si è allineato agli standard bancari internazionali richiesti dall’Oecd, cosicché la legislazione statale, che dal 1990 aveva reso il paese un paradiso fiscale, ora impedisce alle banche di ottenere ingenti flussi di denaro di provenienza incerta, diminuendone il potere, la liquidità e gli incassi.
La perdita degli introiti delle riserve minerarie e delle pratiche bancarie illecite, in concomitanza alla crisi economica che da anni affligge il paese, ha reso Nauru totalmente dipendente dai paesi donatori. Nel 1993 il paese ha ottenuto il diritto a un rimborso di 73 milioni di dollari dall’Australia nell’arco di un ventennio, e di 8,2 milioni di dollari, in un solo pagamento, sia dalla Nuova Zelanda che dal Regno Unito: i tre paesi sono stati infatti condannati dalla Corte internazionale di giustizia per aver sfruttato le miniere di fosfato dell’isola a danno della popolazione locale e del territorio. Successivamente, nel 2001, l’amministrazione di Nauru, con l’intento di assicurarsi flussi economici certi, ha siglato un accordo con l’Australia, in base al quale, in cambio di un compenso di milioni di dollari, l’isola si è incaricata di accogliere in appositi centri di detenzione i richiedenti asilo politico espulsi dall’Australia perché entrati clandestinamente. L’accordo è stato sciolto nel febbraio 2008, quando l’Australia ha rivisto la propria politica in tema di migrazione. Più recentemente quest’ultima ha offerto assistenza a Nauru inviando sull’isola esperti di finanza, che hanno coadiuvato il governo nel compito di varare leggi e riforme necessarie a risollevare l’economia nazionale; l’Australia ha inoltre comprato beni statali nauruani in cambio dell’estinzione di un debito multimilionario che l’isola aveva contratto con una multinazionale statunitense. Sul piano internazionale, dunque, Nauru, ammesso alla Banca di sviluppo asiatica nel 1991, membro del Forum delle Isole del Pacifico dal 1971 e delle Nazioni Unite dal 1999, è particolarmente dipendente dagli aiuti economici che provengono dall’estero, in primis dall’Australia, ma anche da Taiwan e dalla Federazione russa, che dal 2009 ha inviato ingenti quantità di aiuti al paese.