NEMBROD o Nembrot, Nembrotto (ebraico Nimrod, Volgata Nemrod)
Eroe dei primi tempi dopo il diluvio, secondo la Bibbia (Genesi X, 8-10) e ricordato dall'Alighieri in ognuna delle tre cantiche (Inferno XXXI, 34-81; Purg. XII, 34 ss.; Par. XXVI, 126). Le notizie intorno a N. nel Genesi sono inserite nella cosiddetta "tavola etnografica" dei popoli derivati dai figli di Noè; sono le sole memorie particolari che diradano e infiorano quella secca lista di nomi, segno della rinomanza di N. nei remoti secoli dell'antico Oriente. Infatti con N. va connessa la fondazione delle prime monarchie orientali.
Genesi: X, 8. 10: "Egli (N.) cominciò ad essere potente sulla terra. Primo centro del suo regno fu Babel ed Erek e Accad e Calneh nel paese di Sin‛ar (Volg. Sennaar)". Sono tutte città o regioni celebrate anche (eccetto l'ultima) nei monumenti cuneiformi; e il paese di Sin‛ar qui sembra equivalere al binomio "Sumer e Accad", usitatissimo in quella letteratura. Ciò che segue (v. 11): "Da questo paese uscì Assur e costruì Ninive" ecc., nell'Assiria propriamente detta, non è certo che sia da riferire a N., poiché il vocabolo Assur può essere tanto nome di luogo e termine del verbo uscire, quanto nome di persona e soggetto del verbo. Ma in ogni caso abbiamo qui una fedele immagine del fatto, che nella valle del Tigri la civiltà si propagò da sud a nord, col predominio del Sud per lunghi secoli.
Siccome Nembrod ci è dato come discendente non di Sem, ma di Cam, i suoi fatti vanno riferiti ai tempi sumerici, prima delle antichissime dinastie semitiche di Agade (Accad) e di Babilonia (3° millennio a. C.).
Il v. 9: "Egli fu prode cacciatore innanzi a Jahvè (= in verità o in sommo grado?); e per ciò suol dirsi: prode cacciatore innanzi a Jahvè come N.", sembra una ripetizione, spiegata e motivata, del precedente v. 8. Ma quanto bene s'accordino i due titoli di cacciatore e di re per quei tempi, ce l'attestano le scene scolpite sui monumenti assiri; e il proverbio citato conferma la fama dell'eccellente cacciatore. In antichissime tavolette o sigilli babilonesi si vede spesso rappresentato un nerboruto uomo, o un semidio, che lotta con fiere selvagge o soffoca sotto il braccio un leoncino. Può avere qualche relazione con la figura biblica di N.; ma i documenti scritti sono muti o incerti a questo riguardo. Il nome di N. non vi fu ritrovato, eccettoché si ravvisi in Nin-urta o Nim-urta, dio della guerra e della caccia, che sarebbe quindi stato in origine un re, poi divinizzato. Le altre identificazioni proposte sono ancor meno probabili.
Solo per la vicinanza materiale nel racconto biblico, ma senza fondamento nel testo, si fece poi intervenire N. nella costruzione della torre di Babele e nella conseguente confusione delle lingue (Genesi XI), come appare nella Divina Commedia ai luoghi citati. Similmente la figura di gigante, che ivi prende, non è che l'espressione plastica del proverbiale valore di N. ricordato nella Bibbia.
Bibl.: I commentarî al Genesi (v.) e i dizionarî biblici; per le leggende giudaiche su Nembrod, v. The Jewish Encyclopedia, IX, pp. 309-11. Specialmente Th. T. Haluszczyński, De urbis Babel exordiis ac de primo in terra Sinear regno, Leopoli 1917.