Comune della prov. di Roma (7,4 km2 con 1950 ab. nel 2008, detti Nemesi, letter. Nemorensi). Sorge sui colli Albani, su uno sprone che scende verso la sponda NE del lago omonimo. L’abitato (feudo dei conti di Tuscolo, poi dei Frangipane e degli Orsini) è in parte raccolto attorno al castello Orsini, disposto in pendio. Caratteristiche sono le colture di fiori e fragole.
Lago di N. Di forma ovale (1,67 km2, profondità massima 33 m), occupa il fondo di due antichi crateri vulcanici fusi insieme per il franamento delle sponde contigue.
Lungo le sponde del lago furono trovate in superficie alcune cuspidi di tipo musteriano, che documentano la frequentazione del sito da parte di elementi di razza neandertaliana. Sulla sponda orientale sono stati messi in luce resti di tombe dell’età del Ferro.
Anticamente la località intorno al lago di N. era sacra a Diana, che vi aveva un santuario veneratissimo, ed era nominata Nemus Dianae (o Nemus Aricinum per la dipendenza dalla città latina di Aricia); Nemorensis era l’epiteto della dea e rex nemorensis era chiamato lo schiavo preposto al suo culto, che entrava in possesso del sacerdozio uccidendo colui che precedentemente lo deteneva. Nel santuario, posto a nord del lago (chiamato anche Speculum Dianae o lacus nemorensis), si riunivano i rappresentanti di 8 città latine.
Già nel Rinascimento era nota l’esistenza in fondo al lago di due navi romane, e fin da allora ci furono numerosi tentativi di recupero o recuperi parziali (i bronzi passati al Museo nazionale romano) finché, tra il 1928 e il 1931, fu possibile abbassare il livello del lago (lo specchio d’acqua, che era a 318 m s.l.m., fu artificialmente depresso a 296 m tramite un antichissimo emissario presso Genzano) e tirare in secco i due scafi, che furono collocati in un museo appositamente costruito sulla riva. Il museo con le navi al suo interno furono distrutti da un incendio appiccato da soldati tedeschi durante la Seconda guerra mondiale.