Gran siniscalco del Regno di Sicilia (Montegufoni, Val di Pesa, 1310 - Napoli 1365). Consigliere di Roberto, re di Sicilia, e dei suoi successori, raggiunse un'enorme potenza politica ed economica.
Da Firenze recatosi a Napoli, nel 1331, per dirigervi la succursale della compagnia bancaria della sua famiglia, fu dal re Roberto creato cavaliere e consigliere del nipote Luigi di Taranto, figlio secondogenito di Filippo di Taranto. Nell'interesse dei diritti di Roberto, figlio primogenito di Filippo, provvide inoltre alla riconquista del principato di Acaia (1338-41), avendone in compenso benefici e feudi. Dopo il matrimonio della regina Giovanna con Luigi di Taranto (1347), in gran parte opera sua, la potenza di A. divenne grandissima. Riconquistò il regno, invaso da Luigi d'Ungheria, assoldando la Grande Compagnia del duca Guarnieri, e fece incoronare re Luigi di Taranto (27 maggio 1352). Creato gran siniscalco del Regno, tentò la conquista della Sicilia, senza peraltro poterla completare. Per incarico di Innocenzo VI e dell'Albornoz trattò con successo la pace con i Visconti e ne ebbe la nomina a governatore di Bologna e della Romagna (1360). Ritornò nel Regno per domarvi la ribellione del duca di Durazzo, cui seguì, alla morte del re Luigi, la rivolta dei baroni contro Giovanna (1364). Una famosa lettera a un Angelo (probabilmente Angelo di Iacopo A.) è la sua apologia e autobiografia politica; fece costruire la Certosa del Galluzzo (Firenze), dove è sepolto. Fu in rapporti d'amicizia col Petrarca, che gl'indirizzò alcune lettere, col Boccaccio e con Zanobi da Strada. Il Boccaccio dedicò il De mulieribus claris alla sorella di lui, Andreina contessa d'Altavilla, dell'A. stesso parlò ora bene ora male; due volte accettò il suo invito a recarsi al suo seguito in Napoli e tutte e due ne tornò insoddisfatto; dopo la seconda (1362), sfogò il suo risentimento in un'acerba lettera al Nelli.