GERINI, Niccolò di Pietro
Pittore fiorentino attivo in Toscana dall'ultimo quarto del Trecento fino alla metà del secondo decennio del secolo seguente.Nato entro la prima metà del sec. 14°, l'artista risulta iscritto all'Arte dei medici e speziali nel 1368. Nel 1383 è documentato (Battistini, 1919) nel palazzo dei Priori a Volterra, dove eseguì con Jacopo di Cione un affresco con l'Annunciazione fra quattro santi (Boskovits, 1975, tav. 92a). Nel 1386 G. è impegnato ad affrescare la sede della Compagnia del Bigallo a Firenze, secondo quanto attestato dai documenti (Poggi, 1904) con la collaborazione del pittore Ambrogio di Baldese; tuttavia l'affresco frammentario del Mus. del Bigallo sembrerebbe spettare interamente alla sua mano (Boskovits, 1975, tav. 98). Nel marzo del 1387 G. firmò la decorazione ad affresco della sala capitolare del convento di S. Felicita a Firenze, mentre nella prima metà degli anni novanta fu impegnato nell'intensa e documentata (Piattoli, 1929; Melis, 1962) attività svolta a Prato: il tabernacolo del Ceppo (Prato, S. Domenico, Mus. di Pittura murale), gli affreschi di palazzo Datini e la vasta decorazione della sala capitolare del convento di S. Francesco, eseguita con la collaborazione del pittore Lorenzo di Niccolò, per lungo tempo ritenuto erroneamente figlio di Gerini. Anche gli affreschi della sala capitolare del convento di S. Francesco a Pisa erano un tempo firmati e datati 1392 (Da Morrona, 18122).Testimonianze documentarie dell'aprile 1395 attestano che in quel periodo il pittore era occupato nella decorazione ad affresco della chiesa del monastero dei Ss. Salvatore e Brigida alle porte di Firenze, fondato nel 1392. Dal 1399 G. lavorò con Spinello Aretino e Lorenzo di Niccolò all'esecuzione del grande polittico, recante la data del 1401, eseguito per l'altare maggiore della chiesa di S. Felicita a Firenze (Firenze, Gall. dell'Accademia, inv. nr. 8468; Poggi, 1905). Nonostante i critici abbiano espresso opinioni piuttosto divergenti sulla divisione del lavoro fra i tre artisti, l'intervento di G. sull'opera è chiaramente definibile su base stilistica e riguarda le quattro figure di santi dello sportello sinistro, con il soprastante profeta Geremia (Marcucci, 1965, tav. 67). Nel 1411 G. è documentato ancora a Prato, impegnato con altri pittori, fra i quali Ambrogio di Baldese e il portoghese Alvaro Pirez, nell'esecuzione di alcuni affreschi sulla facciata di palazzo Datini.Nel 1414 l'artista ricevette alcuni pagamenti per la decorazione ad affresco di una cappella dell'arcispedale di S. Maria Nuova a Firenze, mentre nel febbraio 1416 risultava già morto, poiché delle questioni relative all'esecuzione di una tavola d'altare per la chiesa di S. Verdiana a Firenze si occuparono i suoi eredi.I dipinti più antichi fra i molti riconducibili alla bottega di G. - per es. la Madonna della chiesa di S. Lorenzo a Borgo San Lorenzo (Firenze) e le tavole centrali del grande polittico della pieve di S. Maria all'Impruneta presso Firenze datato 1375 (Boskovits, 1975, tavv. 60a, 61) - presentano un artista caratterizzato da un notevole rigore formale e che dal punto di vista stilistico si richiama in maniera assai evidente alla produzione tarda di Taddeo Gaddi. La grande tavola con la Deposizione e Risurrezione di Cristo (Boskovits, 1975, tav. 97), depositata presso la chiesa di S. Carlo dei Lombardi a Firenze ma eseguita verso il 1385 per la contigua chiesa di Orsanmichele, è certamente una delle migliori realizzazioni del pittore, nonché fra le più illuminanti per definire i suoi ideali artistici; l'asciutta eleganza della composizione, caratterizzata dalle forme bloccate, suscita un'indubbia suggestione, fondata probabilmente sul convinto e ostentato richiamo agli schemi formali della pittura giottesca.Berenson (1963) ipotizzò che un gruppo di dipinti da lui raccolti sotto la denominazione di Maestro dell'Incoronazione dell'Arte della lana - derivata dalla lunetta con l'Incoronazione della Vergine inserita nel tabernacolo del palazzo dell'Arte della lana a Firenze - potesse costituire la produzione giovanile di Lorenzo di Niccolò; alcuni studiosi (Cole, 1968), pur respingendo tale ipotesi, ritengono il Maestro dell'Incoronazione dell'Arte della lana una definita e autonoma personalità artistica, formatasi nella bottega di G. a fianco di Lorenzo di Niccolò. Tuttavia un'analisi attenta dei dati stilistici porta a concludere con certezza che i dipinti riuniti a suo tempo da Berenson non rappresentano altro che un momento del percorso di G. negli anni intorno al 1380.Il vasto ciclo della sala capitolare della chiesa di S. Francesco a Prato (Boskovits, 1975, tav. 99) documenta il quieto linguaggio narrativo dell'artista, programmaticamente estraneo a ogni accentuazione drammatica. La composizione della scena con la Risurrezione della figlia del re di Etiopia si richiama palesemente all'analoga storia affrescata da Giotto nella cappella Peruzzi in Santa Croce a Firenze, a conferma del permanente sostrato neogiottesco rilevabile nel pittore.Tale aspetto saliente dell'arte gerinesca si sarebbe approfondito sempre più verso lo scorcio del secolo, quando l'incalzare delle commissioni - testimonianza ineludibile del successo riscosso dal pittore presso i contemporanei - non tardò a far sentire i suoi effetti negativi sul livello qualitativo delle opere. Impegnato durante tutto l'arco del suo percorso a collaborare con artisti ben più attenti di lui alle istanze innovatrici della cultura tardogotica (per es. Pietro Nelli, Jacopo di Cione, Mariotto di Nardo, Spinello Aretino, Lorenzo di Niccolò), G. lascia trasparire soltanto minime variazioni e riflessi di stile.Tra le opere migliori dell'ultimo periodo è certamente da annoverare la tavola votiva della Compagnia del pellegrino, proveniente in origine dal convento di S. Maria Novella (Firenze, depositi museali; Marcucci, 1965, tavv. 76-76a), la cui esecuzione dovrebbe cadere alla fine del primo decennio del Quattrocento; sostenuto da una qualità dell'esecuzione singolarmente alta, lo stile solenne del pittore raggiunse in quest'opera un indubbio vertice espressivo nella suggestiva predella sagomata con la raffigurazione del funerale di un confratello.
Bibl.: A. Da Morrona, Pisa illustrata nelle arti del disegno, Livorno 18122 (1787-1793), III, p. 63; C. Pini, G. Milanesi, La scrittura di artisti italiani (sec. XIV-XVII), I, Firenze 1876, nr. 8; G. Milanesi, Nuovi documenti per la storia dell'arte toscana dal XII al XVI secolo, Roma 1893, p. 67, n. 1; G. Poggi, La Compagnia del Bigallo, RivA 2, 1904, pp. 189-209; id., La tavola dell'altare Maggiore di S. Felicita, ora nell'Accademia n. 129, ivi 3, 1905, pp. 126-128; M. Battistini, L'affresco di Jacopo Orcagna e di Niccolo' di Pietro nel Palazzo dei Priori a Volterra, L'Arte 22, 1919, pp. 228-229; O. Sirén, Niccolò di Pietro Gerini, in Thieme-Becker, XIII, 1920, pp. 465-467; R. Offner, Niccolò di Pietro Gerini, ArtAm 9, 1921, pp. 148-155, 233-240; Van Marle, Development, III, 1924, pp. 611-627; R. Offner, Studies in Florentine Painting. The Fourteenth Century, New York 1927 (19722), pp. 83-95; D.E. Colnaghi, A Dictionary of Florentine Painters from the 13th to the 17th Centuries, London 1928, pp. 114-115; R. Piattoli, Un mercante del Trecento e gli artisti del tempo suo, RivA 11, 1929, pp. 537-579: 540, 566; B. Berenson, The Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932, pp. 394-396 (trad. it. Pitture italiane del Rinascimento, Milano 1936); F. Antal, Florentine Painting and its Social Background, London 1947, pp. 210-212, 328-329 (trad. it. La pittura fiorentina delle origini e il suo ambiente sociale nel Trecento e nel primo Quattrocento, Torino 1969); F. Melis, Aspetti della vita economica medievale. Studio nell'Archivio Datini di Prato, I, Siena 1962, pp. 58-59; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, II, 1, Florentine School, London 1963, pp. 158-161; L. Marcucci, Gallerie Nazionali di Firenze, II, I dipinti toscani del secolo XIV, Roma 1965, pp. 64-65, 106-115; B. Cole, A New Work by the Master of the Arte della Lana Coronation, BurlM 110, 1968, pp. 215-216; M. Boskovits, Pittura fiorentina alla vigilia del Rinascimento. 1370-1400, Firenze 1975, pp. 58-60, 98-101, 402-415; R. Fremantle, Florentine Gothic Painters. From Giotto to Masaccio, London 1975, pp. 313-330; F. Todini, Niccolò Gerini e gli affreschi dell'antica chiesa, in Il 'Paradiso' in Pian di Ripoli. Studi e ricerche su un antico monastero, Firenze 1985, pp. 80-93; A. Guerrini, Niccolò di Pietro Gerini, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, II, p. 642; M. Boskovits, Gemäldegalerie Berlin. Frühe italienische Malerei, Berlin 1988, pp. 142-144; M. Sframeli, Il monastero di Santa Verdiana a Firenze nel Quattrocento. II. La decorazione pittorica, AV 33, 1994, 1, pp. 29-33.A. Tartuferi