LEONARDI, Niccolò
Le notizie biografiche sul L. sono alquanto scarse: nato probabilmente a Venezia verso il 1370, studiò medicina a Bologna conseguendovi il dottorato intorno al 1392.
Non si sa quando sia tornato a Venezia, ma qui lo troviamo sicuramente nel 1407-08, allorché si costruì una casa su un podere acquistato a Murano. A Venezia esercitò la professione medica coltivando contemporaneamente gli studi umanistici che lo portarono a contatto con i maggiori letterati del tempo, fra cui Guarino Guarini, Ambrogio Traversari e Pier Paolo Vergerio. Nel 1409 era in rapporti di amicizia con il patrizio umanista Francesco Barbaro e nel 1415, in casa sua, seguì le lezioni di greco impartite da Guarino. Significativa, a questo proposito, è la testimonianza del Vergerio, che definisce il L. "studiorum socius" e "comes studiorum" del Barbaro, riferendosi evidentemente agli studi che avevano intrapreso insieme.
Un anno dopo il L. doveva aver fatto progressi nella conoscenza della lingua, visto che Guarino, nella prima lettera a lui indirizzata di cui si ha notizia, datata 27 giugno 1416, si congratula con l'allievo per l'abilità dimostrata nel redigere "hornate" un'epistola esclusivamente in greco. A questa il L. rispose il 30 giugno ringraziando il maestro delle congratulazioni e Francesco Barbaro per i manoscritti che gli aveva inviato.
Il 17 nov. 1416, quando si trovava a Chioggia per sfuggire alla peste, il L. scrisse al Barbaro pregandolo di inviargli un giovane greco perché lo aiutasse nei suoi studi. Si trattava senza dubbio di Giorgio da Trebisonda (Giorgio Trapezunzio), uno dei primi letterati bizantini presenti in area veneta agli inizi del Quattrocento, giunto a Venezia nell'aprile 1416, chiamatovi dal Barbaro; a Venezia per qualche tempo si trasferì nella casa del L., il quale dovette avere una certa influenza sulla sua formazione. Così infatti ricorda lo stesso Trapezunzio che, in una breve nota autobiografica, fa menzione di come per volontà del patrizio veneziano fosse passato nella casa "cl. Physici Nicolai de Leonardis" cambiando sia abitazione sia maestro. Al 1417 risale l'incontro con Ambrogio Traversari, in occasione di un viaggio del L. a Firenze, di cui si ignora il motivo, che però potrebbe essere stato quello di conoscerlo personalmente. Lasciando Firenze il L. scrisse al Traversari (anche in seguito uno dei suoi corrispondenti) e questi, fra il 1418 e il 1420, scrisse tre lettere al Barbaro in cui era menzionato il L. (Epistolae…, VI, 10, 12 e 18). Gli studi di greco del L. proseguivano ancora nel 1420, come mostrano chiaramente due lettere di Guarino (in data 28 settembre e 7 ott. 1420), con notizie anche sulle difficoltà incontrate dal L. nell'approfondirlo.
Nel 1424 il L. era a Padova come promotore di lauree in medicina, e analogo ufficio fu poi da lui assolto nella stessa città nel 1429 e nel 1445, questa volta per la laurea del figlio Girolamo. Nel 1428 si recò a Roma e, al ritorno, fu colpito da un "gravis morbus", ricordato dal segretario pontificio Iacopo Languschi (in Traversari, Epistolae…, XXIV, 26), probabilmente un'incipiente cecità, di cui il L. stesso parla nell'ultima lettera al Vergerio (27 maggio 1437). Nello scritto in questione, tra le altre cose, il medico si lamenta delle strettezze economiche da cui è afflitto, derivanti dal grande numero di figlie e nipoti e per la morte del marito della primogenita Elisabetta, Francesco Renier. Prima del 1429 il L. compose una lettera-orazione (edita in Zaccaria, pp. 111-116), indirizzata a Francesco Barbaro e Andrea Zulian, in occasione della morte "di un medico Andrea" (forse Andrea Mussolino veneziano: ibid., p. 104 e n. 38) durante un'ambasciata a Carlo Malatesta signore di Rimini.
Ancora in vita nel 1451-52, ricevette due lettere di Guarino (rispettivamente del 16 ag. 1451 e del 30 sett. 1452) con cui l'umanista gli affidava per gli studi di medicina il figlio Gregorio.
Non si sa quando sia morto, ma sicuramente prima del 15 marzo 1466, allorché il figlio Girolamo nel suo testamento fece menzione del "quondam meum genitorem". La casa di Murano dovette passare allo stesso Girolamo, poiché questi la cita nel testamento. Fu sepolto nella chiesa di S. Lorenzo a Venezia, sopra il portale nella facciata interna.
Il L. si era sposato nei primi anni del Quattrocento e aveva avuto nove figli: sei femmine (Elisabetta, Diana, Giustina, Paola, Bianca e Maria) e tre maschi. Il primogenito maschio pare sia stato Eustachio, nato probabilmente agli inizi del Quattrocento. Caldamente incitato da Ambrogio Traversari, Eustachio si dedicò a sua volta allo studio del greco, con un successo a quanto pare ancora maggiore di quello del padre. Quando non aveva ancora compiuto ventisette anni, il 29 nov. 1428, fu eletto arcivescovo di Corfù, anche a seguito dei buoni uffici del L. che si era espressamente recato a Roma per sostenere la sua candidatura. Lo stesso Traversari, fiducioso negli interessi umanistici del giovane arcivescovo, si attendeva da lui l'invio regolare di libri importanti, ma in realtà la permanenza di Eustachio a Corfù fu assai breve perché morì dopo poco più di un anno dall'elezione, nell'agosto 1430. La perdita del giovane venne rimpianta dall'amico fiorentino, che scrisse due lettere commosse al L. e cercò di intercedere presso Cosimo de' Medici al fine di ottenere dal papa il riconoscimento dei benefici spettanti al defunto vescovo.
Nulla si sa del figlio Giovanni, mentre di Girolamo, oltre che sul testamento, si hanno informazioni sulle lauree in arti il 6 giugno 1440 e, il 18 apr. 1445, in medicina. In quest'ultima circostanza il discorso in lode di Girolamo fu pronunciato da Lauro Quirini, umanista e filosofo, a sua volta addottorato in artibus a Padova nel 1440, il quale approfittò anche per fare l'elogio del L. "vir vel prudentia, vel eloquentia, vel bonarum atque prestantissimarum artium studiis talis ut merito et summus philosophus et egregius medicus et in hac ipsa dicendi facultate eximius" (Guarini, p. 36).
Fonti e Bibl.: A. Traversari, Epistolae et orationes, a cura di P. Canneti, Firenze 1759, VI, epp. 10, 12, 18; XXIV ep. 26; G. Guarini, Epistolario, a cura di R. Sabbadini, I-II, Venezia 1915-16, epp. 27, 52, 53, 190, 191, 707, 852, 859; P.P. Vergerio, Epistolario, a cura di L. Smith, Roma 1934, epp. XL, CXIV, CXVI, CXVIII, CXXI, CXXII, CXXXVI, CXXXVII, CXLII; Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini ab anno 1406 ad annum 1450, a cura di G. Zonta - G. Brotto, Padova 1970, nn. 609, 743, 1430, 1433; L. Bertalot, Zwölf Briefe des Ambrogio Traversari, in Id., Studien zum italienischen und deutschen Humanismus, a cura di P.O. Kristeller, Roma 1975, pp. 253-262; C. Griggio, Il codice berlinese Lat. fol. 667. Nuove lettere di Francesco Barbaro, in Miscellanea di studi in onore di Vittore Branca, III, Firenze 1983, pp. 157-161; Guarini, Epistolario, cit., III, Venezia 1919, pp. 35-37; Vergerio, Epistolario, cit., p. 87 n. 1; P. Gothein, Francesco Barbaro. Früh-Humanismus und Staatskunst in Venedig, Berlin 1932, p. 28; B. Nardi, Letteratura e cultura veneziana del Quattrocento, in La civiltà veneziana del Quattrocento, Firenze 1957, p. 122; P.O. Kristeller - H.M. Goldbrunner, Der Nachlass Ludwig Bertalots, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XLV (1965), p. 345; J. Hill Cotton, Name-list from a medical register of the Italian Renaissance 1350-1500, Oxford 1976, p. 71; J. Monfasani, George of Trebizond. A biography and a study of his rhetoric and logic, I, Leiden 1976, pp. 10 s.; A. Pertusi, L'umanesimo greco dalla fine del secolo XIV agli inizi del secolo XVI, in Storia della cultura veneta, I, Vicenza 1980, pp. 202, 230; V. Zaccaria, N. L., i suoi corrispondenti e una lettera inedita di Pier Paolo Vergerio, in Atti e memorie dell'Accademia patavina di scienze, lettere ed arti, cl. di scienze morali, lettere ed arti, XCV (1982-83), pp. 95-116; T. Pesenti, Professori e promotori di medicina nello studio di Padova dal 1405 al 1509. Repertorio bio-bibliografico, Trieste 1984, pp. 125-127.