MATAS, Niccolò (Niccola, Nicola)
– Nacque ad Ancona il 6 dic. 1798 in una famiglia ebraica di origine spagnola.
Grazie agli aiuti economici ricevuti dalla Magistratura di Ancona ebbe modo di studiare, in un primo tempo, all’Accademia di belle arti di Roma, per seguire poi i corsi presso le accademie di Venezia e di Vicenza, dove entrò in contatto con Antonio Canova e Leopoldo Cicognara, che gli commissionò i progetti per un teatro ad Amburgo e per un monumento ad Andrea Palladio per la città di Vicenza (non realizzati).
Recentemente è stato ipotizzato un suo coinvolgimento, tra il 1823 e il 1826, nella progettazione del teatro Persiani di Recanati, voluto da Monaldo Leopardi a cui il M. sarebbe stato segnalato dal gonfaloniere di Ancona, che lo presentò come un giovane mantenuto a Roma dal Comune per apprendere l’architettura (Dezzi Bardeschi).
Di certo nel 1825 il M. si trovava a Firenze, dove realizzò, con Bartolomeo Silvestri, un rilievo del cortile di palazzo Pitti e venne eletto accademico professore di prima classe dell’Accademia di belle arti. Detenne tale incarico per molti anni e, nel 1860, gli fu assegnato l’insegnamento superiore dell’architettura.
L’attività del M. è riconducibile, sin dagli esordi, al filone dell’eclettismo: egli diversificò le proprie ricerche e le proprie scelte stilistiche prediligendo le forme del classicismo per la produzione civile, mentre per le opere a carattere religioso si ispirò preferibilmente al romanico e al gotico.
Tra i primi lavori di prestigio del M. è da annoverare la ristrutturazione, nel 1826, del palazzo d’abitazione del cavalier Giovanni Ginori con ingresso in via dei Benci, presso S. Croce, a Firenze (Fantozzi). Nel 1829 lavorò al rifacimento della facciata dell’oratorio di S. Francesco a Bibbiena che realizzò in forme classiche.
Entrò in contatto in questi anni con Anatolij Demidov per il quale lavorò a più riprese: tra il 1831 e il 1834 fu attivo nella ristrutturazione della villa di San Donato in Polverosa (oggi in gran parte distrutta); nel 1836 progettò il mausoleo di Nikolaj Demidov (non realizzato), che avrebbe dovuto contenere la statua del conte (opera di Lorenzo Bartolini), ora a Firenze nella piazza a lui intitolata; e più tardi, tra il 1851 e il 1856 fu impegnato nella progettazione del grande complesso da realizzarsi sull’isola d’Elba, comprendente, oltre all’edificio destinato a Museo Napoleonico, la casa del conservatore, alcune case coloniche e la sistemazione del parco.
Nel 1835 il M. si trovava ad Ancona dove eseguì la decorazione per il teatro delle Muse e il restauro del campanile e del lanternino della cupola del duomo. Nella stessa città progettò, di fronte al molo del Lazzaretto, il casino dei Bagni dorici, una struttura ricreativa inaugurata il 20 luglio 1835. L’anno successivo, a Firenze, fu impegnato nel restauro del palazzo della Ripa in via Ghibellina e tra il 1839 e il 1840 lavorò alla ristrutturazione del palazzo Panciatichi Ximenes in borgo Pinti, del quale progettò anche l’ampliamento.
A partire dal 1837 il M. si dedicò all’opera cui deve maggiormente la propria fama: la facciata del tempio di S. Croce.
Egli redasse tre progetti (quello definitivo è del 1854); e i lavori, iniziati con la posa della prima pietra alla presenza del papa Pio IX, proseguirono sino al 1863. Il disegno del M. che venne approvato presenta un coronamento a tre cuspidi e l’uso di marmi bianchi e verdi alternati con l’inserimento di intarsi di marmi policromi ed è ispirato alle facciate romaniche di Firenze e, per dichiarazione dell’autore, a un irreperibile disegno di Simone di Tommaso d’Antonio Pollaiolo detto il Cronaca. Il progetto della facciata venne spiegato dallo stesso M. nell’opuscolo S. Croce a Firenze e la sua facciata, pubblicato a Firenze nel 1863, in occasione dell’inaugurazione, al quale fece seguito un ampio dibattito. All’interno di questa chiesa progettò anche il sepolcro di Luigi Canina.
Nel 1842 il M. fu incaricato dall’Associazione toscana, formata da nobiluomini fiorentini con la finalità di portare a compimento la facciata di S. Maria del Fiore, di redigere un progetto per la facciata, che venne presentato a palazzo Vecchio nel 1843 con l’esposizione di un grande quadro a olio.
Anche in questa occasione il M. pubblicò un opuscolo dal titolo Dimostrazione del progetto per compiere colla facciata l’insigne basilica di S. Maria del Fiore metropolitana della città di Firenze (Firenze 1843), nel quale presentava le proprie soluzioni accanto ai pareri positivi di molti esperti che avevano preso visione del suo progetto. Come è noto quest’opera non gli fu affidata, ma furono espletati tre concorsi ufficiali, tra il 1859 e il 1868, dai quali risultò vincitore l’architetto Emilio De Fabris. Il M. partecipò, su invito, solo alla seconda fase del concorso; ma il suo progetto venne scartato.
Ancora nel 1842 realizzò l’edificio del teatro Dovizi a Bibbiena su commissione dell’Accademia degli operosi. Nel 1848 compì lo studio per l’adattamento della chiesa di S. Pancrazio a chiesa evangelica.
Tra il 1850 e il 1855 si occupò del progetto per il cimitero Monumentale o delle Porte sante presso S. Miniato (portato a compimento nel 1864 da Mariano Falcini), da realizzarsi all’interno del recinto fortificato disegnato da Michelangelo.
Anche in questo caso intorno alle sue proposte nacque un acceso dibattito; già nel 1848 a Firenze egli stesso aveva pubblicato alcuni studi preliminari nell’opuscolo Pubblico cimitero Monumentale per la città di Firenze a S. Miniato al Monte.
Nel 1850, a Pisa, il M. diede alle stampe il testo di una sua lezione Elogio che nell’anno 1842 nella Imperiale e Regia Accademia delle belle arti di Siena fu consacrato alla memoria di Baldassarre Peruzzi, un opuscolo nel quale si trovano conferme della sua conoscenza della storia e della sua vicinanza culturale alle forme del Rinascimento, derivategli dalla sua formazione romana.
Nel 1862 partecipò alla prima fase del concorso per la realizzazione della galleria Vittorio Emanuele a Milano, ma, l’anno successivo, declinò l’invito a partecipare alla seconda fase. Nel 1863 fu autore della ristrutturazione della chiesa di S. Giorgio a Ruballa (Bagno a Ripoli).
Tra i progetti non realizzati si annoverano quello per il restauro della chiesa di S. Stefano dei Cavalieri a Pisa (1854) e quello per il restauro e il consolidamento della cupola della basilica di Loreto (1863).
Il M. morì a Firenze l’11 marzo 1872 e nel 1886, su decisione del Parlamento, il corpo fu traslato nella chiesa di S. Croce.
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