Tommaseo, Niccolò
La passione dantesca dello scrittore dalmata (Sebenico 1802 - Firenze 1874) s'iscrive nell'area del suo patriottismo romantico, anche se avanza di gran lunga per intensità di lavoro e singolarità di esiti l'opera di quasi tutti i dantisti-patrioti del nostro Risorgimento. Nel seminario di Spalato, a nove anni, lesse l'episodio di Ugolino; prima dei diciott'anni lesse tutto D., e di D. discuteva a lungo con i compagni e per D. si entusiasmava, avviato a questo amore dapprima da Sebastiano Melan, poi dal Rosmini e dal Turrini, e soprattutto dall'amico Filippi. A diciott'anni sottoscriveva l'edizione della Commedia edita dal Campi sul commento del Lombardi e pensava già, scorrendo una citazione latina di quel commento, a un futuro lavoro su D.: in quel periodo appone a un'edizione della Commedia di sua proprietà (ediz. Remondini, commento Venturi) fittissime note. A venti anni, legge il commento del Biagioli con molto favore, e di D. scrive come giornalista in alcuni dei suoi primi articoli, e in discussioni dantesche si appassiona sempre più, approfondendo i motivi sentimentali e culturali di questo spiccato interesse per D., cui attribuisce un magistero fondamentale anche per la propria poesia (il gruppo più stimolante di liriche sue, la poesia cosmico-religiosa raccolta nella quinta parte del suo volumetto, rivalutata oggi dal Puppo e da altri, è certamente ispirata anche dalla lettura della terza cantica dantesca). Le Memorie poetiche e il Diario intimo rivelano i propositi, i piani di studio, le vicende di questa lunga passione dantesca che dà origine dapprima al ben noto commento della Commedia e poi, in particolare nell'ultimo periodo fiorentino, dal 1854, ad articoli, saggi, nuove edizioni del commento stesso.
Il Commento, composto per una prima raccolta di materiale negli anni del primo periodo fiorentino e in parte anche in precedenza (dal 1825 in poi), sistemato e approntato durante il periodo francese (il T. soggiornò in Francia dal 1833 al 1839), fu edito a Venezia pei tipi del Gondoliere nel 1837, in un'edizione che, posta in confronto con le posteriori, possiede già i nuclei originalmente vitali dell'opera. Le successive edizioni amplieranno, perfezioneranno: ma l'edizione del 1837 offriva già un'opera eccezionale.
La seconda edizione, pur arricchita di molto e in ispecie da una serie di " discorsi proemiali ", era terminata il 3 dicembre 1853 e usciva pei tipi del Reina, a Milano, nel 1854; la terza, con modificazioni e aggiunte ma di minor rilievo, fu stampata sempre a Milano nel 1865 dall'editore Pagnoni.
L'edizione del 1865 è la definitiva, e si arricchisce delle note astronomiche dell'Antonelli. L'editore Pagnoni la ristampò nel 1869, non senza proteste dell'autore, escludendo alcune parti che erano già state accolte dal T. stesso nei Nuovi studi su Dante.
L'attività del T. dantista non si limita d'altra parte solo al commento, che pure ne è il momento fondamentale e più felice: giudizi e accenni a D. sono frequenti in tutta l'opera dello scrittore, nell'epistolario, nel Diario intimo, mentre a D. sono dedicati anche i saggi dei Nuovi studi, e articoli di vario genere: nel 1857 pensa nuovamente a un lontano progetto fiorentino, cioè a conferenze dantesche; nel 1865 pensa a un volume celebrativo su Dante.
L'opera dantesca del T. ha due aspetti di grande rilievo. Anzitutto offre una raccolta imponente di materiale critico interessante sia da un punto di vista storico-erudito sia per l'attenzione al dato linguistico, sia per le innumerevoli citazioni e per i molti raffronti tra il testo di D. e i testi della cultura antecedente o contemporanea.
Opera quale soltanto uno studioso con le qualità e la tempra del T. poteva compiere: in ispecie, la rivalutazione dei commenti trecenteschi e di altri testi filosofici e religiosi segna una nuova via alla critica dantesca. La citazione diviene per quest'aspetto il fulcro dell'opera critica: " Non fo che citare perché le citazioni dichiarano la lettera, illustrano il concetto, mostrano donde Dante le attinse e con quali grandi fantasie la fantasia di lui si incontrò e com'ei fu creatore imitando ".
L'altro aspetto, che pur s'identifica con questo e si cala in esso, è dato dalla personalità del critico che nell'interpretazione di D. ritrova anche tutto sé stesso, i propri ideali, le proprie passioni, i propri umori persino, la propria paurosa genialità. Egli, temperamento lirico e soggettivo, non riesce a dominare sé stesso: qui è la forza e la debolezza di T. critico di Dante. Il commento è frammentario e non manca di punte settarie: ma le intuizioni improvvise e acutissime, il senso concretamente squisito del valore espressivo della parola, goduta a volte in tutta la sua musicale purezza o nelle sue suggestioni etimologiche, semantiche, stilistiche, la sensibilità sottile e ardente, offrono una grande prova tra i testi del dantismo ottocentesco, una prova, in un certo senso, unica, e che si stacca di molto dai commenti che precedettero o contemporanei.
Si tratta di lavori a volte già imponenti, sia pur nei limiti di certo entusiasmo a volte dilettantesco. Ma nessuno di questi lavori può essere paragonato al commento del T. che, con la sua straordinaria ricchezza, mostra esempi singolarmente validi di critica erudita, storica, psicologica, stilistica, estetica: a tal punto che la citazione del T. diverrà un luogo di passaggio obbligato per i migliori commenti del Novecento.
Anche per quanto riguarda il T. prosatore, certe parti del commento, in particolare per certa stringatezza tacitiana cara al suo virtuosismo stilistico, rivelano suggestive qualità di scrittura e ne fanno un testo non solo culturalmente ma anche letterariamente pregevole, che facilmente offre il parallelo con certe pagine nervose e aggressive del Duca di Atene o del Sacco di Lucca, o con la finezza di cesello che ritroviamo in tante tra le definizioni dei due famosi Dizionari.
Alcuni degli scritti danteschi più importanti del T. sono raccolti nel volume Nuovi studi danteschi, Torino 1865. Notevoli inoltre: Rozii Patellocarontis carmina scombris devota, Padova 1821 (tra altri versi latini, vi è la traduzione di parte del canto I dell'Inferno); La D.C. giusta la lezione del codice Bartoliniano, in " Giornale sulle Scienze e Lettere delle Provincie Venete " marzo-maggio 1823 (recens. all'ediz. del Viviani); Il Perticari confutato da D., Milano 1825; Sopra un meraviglioso sonetto di D. - Lezione di L. Cibrario. Osservazioni di N.T., in " Antologia " XXXI (1827); Di un nuovo commento della D.C., ibid. n. 128 (agosto 1831) 95-112; Sul discorso di G. Cardona sopra i versi attinenti a Pluto ecc., XLV (gennaio 1832); Sui commentarii di M. Missirini: Dell'amor di D. ecc., ibid. n. 134 (1831); Il Veltro allegorico di D., ibid. n. 130 (1832) 3-26, 133-139; Amore di D., in " Il Subalpino " I (1836) 429-449; Vita di D., Parigi 1836 (per L'Encyclopédie des gens du monde; ripubblicato a c. di P. Ciureanu, Genova 1952); D., in Monumenti del giardino Puccini, Pistoia 1845, 199-202; D. e i suoi traduttori, in " Rivista Contemporanea " IV 26 (1855) 433-467; Sopra la canzone ch'è tra le rime di D.: " Tre donne intorno al cuor mi son venute ": lettere al P. Giuliani; D'una canzone attribuita a D.; Appendice alla terza lettera sulla canzone di D.: " La vergin onda del Nilo ", in " L'Istitutore " X (1862) 630-631, 693-695, 727-729, 774-777; Le ascensioni di D., in " Rivista Contemporanea " XI (1863) 34-42, 420-437; Del verso di D.: " sì che il piè fermo... ", in " Il Borghini " I (1863) 19; Sopra un passo di D. (Purg. III v. 122-123), ibid. 92; D. e la Bibbia, ibid. 161; Appendice inedita al discorso intitolato " Ascensioni di D. ", ibid. 273; Seconda e ultima appendice al discorso " Le Ascensioni di D. ", ibid. 691; Il Veltro: discorso, in D. e il suo secolo, 1865, 311-316; Al popolo, in Per il sesto centenario di D.A., Firenze 1865, 9-12; Omaggio a D.A. offerto dai Cattolici Italiani nel maggio 1865, sesto centenario della sua nascita, Roma 1865; Lettera al prof. Acquarone intorno al suo libro " D. in Siena ", in " L'Ateneo italiano " I (1866) 97-99; Sul discorso del prof. D'Ovidio intorno agli studi del Boehmer sul De vulg. Eloq. di D., in " Il Propugnatore " II (1869); Degli studi di E. Boehmer sul libro " De volgari eloquio ", ibid. II 1 (1870) 89-96; La Matelda di D., in " La Gioventù " (Firenze) I (1870) 132-139, 185-189; D'una sconfitta nel Vicentino, rammentata da D.: al sig. Fedele Lampertico, Firenze 1871; Sopra un passo della D.C. (Par. IX 46), in " Rivista Filologica Letteraria " I 2 (1871) 81-91; Della dottrina giuridica di D. - Lettera al Sig. Cons. Lo Monaco, in " Gazzetta dei Tribunali " 13 maggio 1872; Luoghi del " Convivio " che illustrano il poema di D., in " Il Propugnatore " III 2(1871) 371-383.
Bibl. - La " Commedia " di D.A. con il commento di N.T., in " Il Vaglio " III (1838) 410; L. Carrer, in " Il Gondoliere " 1838, n. 3; M. Parenti. Continuazione delle memorie di religione, di morale e di letteratura, Modena 1839; T. Casini, Gli studi danteschi di N. T., in " La Nazione Italiana " 1871, n. 22; N. T. e il suo monumento in Sebenico, a c. di P. Mazzoleni, Sebenico 1893 (ov'è anche lo scritto del Poletto più avanti citato); R. Fornaciari, Il T. vocabolarista e dantista, in " Il Marzocco " 12 ottobre 1902; A. D'Ancona, Esilio e scarcerazione di P. Giordani, in " Nuova Antol. " apr. 1905 (per il fallito corso dantesco del T. a Firenze); R. Ricci, D. e T., Macerata 1908; G. Poletto, Delle benemerenze di N.T. verso D.A., in Scritti vari, Siena 1910; V. Cian, Un grande dantista dalmata e il Piemonte, in " Gazzetta del Popolo " 22 luglio 1921; P. Mazzoleni, N. T. e D.A., in Conferenze e prolusioni, Milano 1922; E. Di Carlo, N.T. e Antonio Buscaino Campo, in " Archivio Stor. per la Dalmazia " XII (1932); ID., in " Il Marzocco " 12 giugno 1932; M. Di Nardo, T. e D., in Studi su D., VI, Milano 1941 (importante per la storia esterna delle ediz. del Commento); E. Caccia, T. critico e D., Firenze 1955; C. Muscetta, T. e il canto di Francesca, in Ritratti e letture, Milano 1961, 146-150; C. Di Biase, T. e D., Caserta 1966.