Badalucco, Nicola
Sceneggiatore, nato a Milano il 13 maggio 1929. Durante la sua carriera, iniziata negli anni Settanta, ha lavorato con importanti registi italiani, quali Luchino Visconti, Mauro Bolognini, Giuliano Montaldo e Damiano Damiani. Nel suo lavoro, quasi sempre svolto in collaborazione, ha privilegiato tematiche storiche, film di impegno sociale e in particolare il cinema basato su fonti letterarie; sporadico, ma di successo, è stato invece il suo impegno per una cinematografia minore e di facile consumo.
Dopo essersi laureato in giurisprudenza e aver esercitato l'attività di procuratore legale per un breve periodo, nel 1954 si trasferì a Roma dove si avvicinò al mondo cinematografico dapprima scrivendo di cinema su alcune riviste specializzate, come "Cinema nuovo" e "Bianco e nero", e su quotidiani, poi dedicandosi alla carriera di sceneggiatore. Ebbe la fortuna di debuttare subito con un grande regista come Visconti, per il quale, insieme a Enrico Medioli, scrisse la sceneggiatura di La caduta degli dei ‒ Götterdämmerung (1969) che nel 1970 ottenne una nomination all'Oscar. Dopo la tragica saga familiare tedesca ambientata durante l'ascesa del nazismo, la collaborazione e l'intesa artistica con Visconti continuarono per Morte a Venezia (1971), adattamento del racconto omonimo di Th. Mann, una delle migliori trasposizioni letterarie girate dal regista che, aderendo alle suggestioni di una scrittura impeccabile, restituì una peculiare atmosfera decadente e venata di malinconia. Confermando il suo interesse e l'inclinazione verso film dal respiro epico o comunque di argomento storico, nel 1969 collaborò con Ennio De Concini e Richard Adams per Krasnaja palatka (La tenda rossa) di Michail K. Kalatozov, ricostruzione, attraverso un processo immaginario, dell'incidente del dirigibile Italia avvenuto nel 1928, e nel 1972 scrisse, insieme ad altri fra cui Leonardo Sciascia, Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato di Florestano Vancini. B. ha continuato quindi la sua analisi della storia italiana, quella del ventennio fascista e della Resistenza, con la sceneggiatura, scritta in collaborazione con Luciano Vincenzoni (autore anche del soggetto quasi autobiografico), di Libera, amore mio! (1975) di Bolognini, e poi, attingendo a modelli letterari, con gli adattamenti per due film diretti da Montaldo, rispettivamente L'Agnese va a morire (1976), dal romanzo di R. Viganò, e Gli occhiali d'oro (1987), dal romanzo di G. Bassani, quest'ultimo realizzato da B. in collaborazione con Antonella Grassi. Ha collaborato ancora con Bolognini per due film dedicati a figure di donna, la saponificatrice di Correggio di Gran bollito (1977) ‒ mediocre trasposizione cinematografica del caso di cronaca nera ‒ e l'ebrea russa dissidente Ida Nudel di Mosca, addio (1987), con una straordinaria Liv Ullman.
Per Carlo Lizzani, confermando anche l'affiatamento trovato con Vincenzoni, ha scritto le sceneggiature di due film che riflettono un certo impegno sociale e politico: nel 1971 Roma bene, basato sul dramma Mani aperte sull'acqua di L. Bruno di Belmonte, e nel 1972 Torino nera, un'indagine sulla mafia nell'Italia settentrionale. Con Io ho paura (1977) e Un uomo in ginocchio (1979), entrambi di Damiani, B. si è confrontato ancora col tema mafioso. Il primo film, interpretato da Gian Maria Volonté, è un'indagine di polizia sulle connivenze tra mafia e mondo politico che per alcuni versi anticipa la serie televisiva La piovra, alla quale lo stesso B. ha partecipato per alcuni episodi, mentre Damiani ne è stato il regista. Il secondo è invece la storia di un palermitano (Giuliano Gemma) che cerca di sfuggire alle pressioni della mafia.Completamente diversa è stata l'esperienza tentata scrivendo film comici e umoristici, basati dunque su un registro stilistico assai lontano dal consueto, in particolare Piedone lo sbirro (1973) e La poliziotta (1974), entrambi diretti da Steno, iniziatori di un filone cinematografico di notevole successo popolare. Da ricordare infine le sue collaborazioni a grandi produzioni televisive come Rossini Rossini (1990) di Mario Monicelli, e la sua partecipazione come attore, nel ruolo del dottor Carrillo, in Porte aperte (1990) di Gianni Amelio.