NICOLA II Romanov, ultimo zar di tutte le Russie
Figlio dello zar Alessandro III e dell'imperatrice Maria Fedorovna, nacque a Carskoe Selo il 6 maggio (v. s.) 1868 e ricevette la sua educazione, sotto la guida del generale G. G. Danilovič, da un collegio di eminenti scienziati e uomini politici. Dopo aver accompagnato varie volte il padre nei viaggi che questi compì attraverso le regioni dell'impero, nell'ottobre 1890 il principe intraprese un lungo viaggio in Oriente, attraverso l'Egitto, l'India e la Cina fino al Giappone, dove fu compiuto contro di lui un attentato, da cui uscì soltanto leggermente ferito. Nel 1894 si fidanzò con la principessa Alice di Assia, con la quale si sposò il 14 novembre dello stesso anno, poco dopo l'avvento al trono. L'incoronazione dei nuovi sovrani ebbe luogo tuttavia soltanto il 14 maggio (v. s.) 1896. Intenzione dello zar sarebbe stata di non mutare sostanzialmente la politica di suo padre, ma a questo fine sarebbero occorsi un temperamento e una forza di volontà di cui egli non era dotato. Solo la dura volontà di Alessandro III aveva potuto impedire che le riforme iniziate da Alessandro II seguissero il loro corso. L'opposizione sociale si fece sentire assai apertamente e si dovette alla politica oculata del ministro delle finanze conte S. Ju. Witte, che introdusse varie riforme di carattere finanziario e tecnico, ma soprattutto mirò a trasformare il paese da agricolo in industriale, spesso in disaccordo col sovrano, se nel primo decennio del regno di N. non si produssero violente scosse rivoluzionarie.
Principali avvenimenti del regno di N. furono in politica estera il viaggio del sovrano a Parigi nell'ottobre 1896, che rafforzò l'amicizia franco-russa iniziata da Alessandro III; l'intesa austro-russa del 1897; la prima conferenza per la pace, indetta dallo zar all'Aia nel 1899; la costruzione della ferrovia dell'Est cinese; l'occupazione militare della Manciuria, la quale fu una delle cause della rottura russo-giapponese che nel 1904 ebbe come conseguenza la guerra svoltasi sfavorevolmente per la Russia e terminata con la pace di Portsmouth del settembre 1905; il riavvicinamento italo-russo, culminante nella visita dello zar al re d'Italia il 22 ottobre 1909; l'accordo russo-tedesco per la Persia, del 1911 (v. russia: Storia).
La politica interna fondamentalmente reazionaria dello zar ebbe come conseguenza lo sviluppo organizzativo dei partiti socialisti, l'opposizione dei contadini, dei zemstva e degli allogeni nel periodo del Ministero Plehve dal 1902 al 1904, periodo che ebbe il suo momento culminante nell'ukaz del 12 (25) dicembre 1904 con l'annunzio delle riforme. Ma le tergiversazioni del governo, dovute in buona parte all'indecisione del sovrano, ebbero gravi conseguenze. Nel gennaio 1905 moti popolari a Pietroburgo, dinnanzi al Palazzo d'Inverno, furono violentemente soffocati nel sangue; seguirono varie concessioni, ma la loro insufficienza non fece che aumentare il malcontento, scoppiato nei disordini dal giugno all'ottobre. Incapace di fronteggiare gli eventi, lo zar con un manifesto annunziò la concessione di riforme e l'istituzione della Duma. Le varie convocazioni di quest'assemblea rappresentativa non ebbero i risultati previsti. Il suo carattere iniziale subì gradualmente trasformazioni decisive che ne fecero un organo della reazione (vedi russia: Storia). Allo scoppio della guerra mondiale, nel 1914, parve che l'"unione sacra" dei partiti e del governo dovesse evitare un acuirsi dei conflitti sociali, ma le sconfitte militari e la politica reazionaria del governo, voluta dal sovrano e dalle camarille di corte, portaroro a un blocco progressista, contro il quale il sovrano, sotto l'influenza dell'autoritaria imperatrice e del monaco Rasputin, fece sentire la sua intransigenza. Nel febbraio 1917 scoppiava la rivoluzione e il 4 (17) marzo venivano rese pubbliche l'abdicazione del sovrano e la rinunzia del granduca Michele ad assumere il potere statale. Trasportato, dopo varie vicende, a Tobolsk con tutta la famiglia, il sovrano vi rimase fino al 17 luglio 1918, giorno in cui tutta la famiglia imperiale fu uccisa dai suoi guardiani, intimoriti dall'avvicinarsi delle legioni cecoslovacche allora in Siberia.
Poche figure di sovrano sono state discusse e criticate come quella di N., di cui si è posta in rilievo l'incapacità a reggere uno stato come quello russo in un periodo critico della sua storia, incapacità derivante soprattutto da debolezza di carattere. E si è sottolineato l'influsso deleterio della zarina e di altri consiglieri, soprattutto, nel periodo bellico, del Rasputin; e si è anche voluto accennare a insensibilità morale del sovrano per le sofferenze del suo popolo. Basandosi soprattutto sui due famosi episodî: il primo, il grave incidente avvenuto durante le feste stesse dell'incoronazione, a Mosca, nel 1896, quando parecchie centinaia di persone perirono; il secondo, la decisiva sconfitta navale subita dai Russi, ad opera dei Giapponesi, nello stretto di Tsushima (27-28 maggio 1905), si è fatto notare che, dopo l'accidente del 1896, l'imperatore non sentì) il dovere di fare sospendere i festeggiamenti, e che, letto il telegramma annunziante il disastro di Tsushima, durante una partita di tennis, continuò tranquillamente il suo giuoco. Per quanto riguarda la sensibilità umana dello zar le accuse rivoltegli non paiono giuste; personalmente anzi, la figura di N. appare quella di un uomo mite. Ma certo, come reggitore di popoli fu del tutto impari al suo compito: di tendenze nettamente, ma anche ciecamente reazionarie, contribuì a preparare, coi massacri del gennaio 1905, il trionfo della rivolu̇zione del 1917, e d'altra parte, la debolezza e irresolutezza che ne costituivano la caratteristica morale, se lo lasciarono in balia dei contrasti, programmatici e personali, dei gruppi, a corte e nel governo, finirono con il permettere che tali contrasti s'accrescessero a dismisura, incrinando le basi stesse del blocco reazionario. Come quest'atmosfera di dissensi, di diffidenze verso lo zar, fossero fatali al prestigio monarchico, si vide poi nella guerra mondiale: dove i sospetti per la tedescofilia della zarina, e, di riverbero, dello zar, e il malcontento nel seno dell'aristocrazia e dello stesso ambiente dei granduchi contro la "camarilla" dei consiglieri dello zar, diedero un colpo decisivo all'autorità imperiale e spianarono la via al trionfo della rivoluzione.
Bibl.: V.V. Funk e Nazarevski, Histoire des Romanov (1613-1918), Parigi 1930; Archives secrètes de l'empereur N. II, Parigi 1928; Lettres des Grands-Ducs à Nicolas II, Parigi 1926; Journal intime de Nicolas II (luglio 1914-luglio 1928), Parigi 1934; Perepiska Nikolaja i Aleksandry Romanovych (Corrispondenza di N. e Alessandra Romanov), Mosca 1923-26 (ed. francese: Lettres de l'impératrice Alexandra Feodorovna à l'empereur Nicolas II, Parigi 1925); M. Paléologue, La Russie des tzars pendant la grande guerre, Parigi 1922, voll. 3; S. Ju. Witte, Vospominanija (Ricordi), Berlino 1922, voll. 2; Padenie carskago režima (La caduta del regime zarista) a cura di P. E. Ščegolev, I-VII, Mosca 1924-27. Tra le storie generali della Russia, cfr. P. Milioukov, Ch. Seignobes e L. Eisenmann, Hist. de Russie, III, Parigi 1933; E. Šmurlo, Storia della Russia, III, Roma 1930; L. Trotsky, Hist. de la révolution russe, I, Parigi 1933.