Musicista (Vicenza 1511 - Milano 1576). Allievo di A. Willaert, sacerdote, fu alla corte di Ferrara, a Roma presso il card. Ippolito d'Este e in seguito nuovamente a Ferrara come maestro di cappella (1563-65). Morì di peste a Milano, dove era divenuto (1570) rettore della chiesa di S. Tommaso. Fu eccellente organista e cembalista e buon compositore di madrigali "cromatici", ma il suo nome è legato in particolar modo all'opera teoretica L'antica musica ridotta alla moderna prattica (1555), ove polemizza con G. Danckert, B. Escobedo, F. Lusitano e con gli umanisti italiani ricercatori dello stile greco, illustrando uno strumento da lui stesso inventato, l'archicembalo, sorta di cembalo a sei tastiere destinato a eseguire musiche nei generi diatonico, cromatico ed enarmonico. A questo lavoro seguivano pochi anni dopo il progetto e l'illustrazione di un organo dalle caratteristiche simili a quelle dell'archicembalo, denominato archiorgano (1561).