Poeta e critico (Parigi 1636 - ivi 1711). Compose nove Satires e un Dialogue des héros du roman dal 1660 al 1668, nove Epîtres dal 1668 al 1677, nel 1674 l'Art poétique e i primi quattro canti del Lutrin, ai quali seguirono nel 1683 gli ultimi due, dal 1692 al 1694 le Réflexions sur Longin (aveva già dato una traduzione del famoso trattato), altre tre Epîtres e due Satires, nel 1705 la satira 12a. Nel 1677 fu storiografo del re, insieme col Racine, nel 1687 entrò a far parte dell'Accademia francese. Poeta di scarsa sensibilità e d'ispirazione generalmente povera, espositore di fiacco pensiero e di cultura angusta, B. occupa tuttavia un posto notevole nella storia letteraria del suo tempo, di cui egli sembra voler rappresentare, enunciare e sistematizzare gli aspetti artistici e le esigenze teoriche fondamentali, mentre in realtà di esso egli non possiede la forza creatrice e la potenza di rappresentazione, né condivide gli interessi filosofici e religiosi. Il valore delle Satires, a parte la polemica ch'egli instaura contro il preziosismo nelle sue sottigliezze enfatiche e nel suo sentimentalismo non rispondente alla natura, vale a dire alla verità, è nelle scene di vita, nei tipi realisticamente descritti con una cura del particolare, che è poi l'oggetto diretto della sua esperienza. Se con le Satires B. mosse guerra alla letteratura di moda, con l'Art poétique difese e precisò la sua dottrina, il cui punto di partenza è quello del cartesiano Discours de la méthode nella semplicistica enunciazione che ogni cosa pensata e ogni sua espressione debbono prima di tutto soddisfare alla ragione la quale crea il bello assoluto, costante, universale, una cosa sola col vero, che è la natura stessa nella cui evidenza la poesia coglie gli aspetti universalmente riconosciuti per veri. Di qui, i canoni fondamentali dell'imitazione della natura come principio della bellezza nella poesia, e dell'imitazione degli antichi che sono grandi perché sono veri. Nel Lutrin, in cui rappresenta una guerricciola di canonici a proposito della collocazione di un leggìo, il B. fu inarrivabile come artefice di versi e di rime ricche ed espressive, con una scienza sicura dei ritmi, con un senso sottile dei loro rapporti con la natura della cosa descritta.