BENEDICTIS (De Benedictis), Nicolaus
Dal Sorbelli è confuso tra i membri della famiglia bolognese dei Benedetti: il B. tuttavia non fu bolognese, ma catalano, e reiteratamente egli stesso ce ne informa nelle sue sottoscrizioni: "Nicolaus de Benedictis Hispanus", "Nicolaus Benedictis catalanus". In alcune carte lionesi il suo nome è trascritto con la forma francese: "Nicolaus Benedict", né si conosce qual fosse il suo esatto cognome nella sua terra di origine, giacché non si sono rinvenuti documenti spagnoli che lo ricordino. Per la prima volta il suo nome si incontra in una edizione veneziana del 1481: Institutiones Iustiniani Imp. cum commento, unica stampa del B. che porti la data da Venezia. Trascorrono alcuni anni prima che egli ricompaia a Torino - ove dovette giungere verso il 1487 - e dove ristampò le Institutiones con data 11 apr. 1488. Nell'anno successivo si associò con quell'estroso tipografo - non certo modello di probità commerciale - che fu Iacopino Suigo, il quale aveva già introdotto la stampa in San Germano (sua patria) nel 1484, a Vercelli nel 1485, a Chivasso nel 1486 e che nel 1488 si era trasferito a Torino. La società Suigo-Benedictis produsse almeno tredici edizioni dal 1489 al 1495; è singolarissima quella del Compendium de lo abaco di F. Pellas da Nizza, primo libro - ed uno dei pochissimi - messo a stampa in dialetto nizzardo; oggi è di estrema rarità e in Italia non ne esistono copie. Del giugno 1495 è l'ultimo prodotto noto della società a Torino: un Breviarium Foroiuliense.
Per alcun tempo il Suigo resta solo a Torino, forse per liquidare l'azienda sociale, mentre il B. si trasferisce a Lione. Già un atto ufficiale di quella città lo dà presente a Lione nel 1492: vi si doveva essere temporaneamente recato per prendere contatti con librai e tipografi e per conoscere le condizioni di mercato di quella piazza, che - favorita dalla sua posizione geografica - si era assicurata il primato della distribuzione del libro, come Venezia deteneva quello della produzione. In quell'anno vendette a Giovanni Trechsel una serie di caratteri "umanistici" che quel tipografo usò per tutto il tempo della sua attività. Nel 1496 l'officina del B. dovette essere pronta a funzionare giacché risale presumibilmente a quell'anno l'edizione di due orazioni del senatore Pietro Cara - protettore del Suigo in Torino - l'una recitata da quel diplomatico l'11 giugno 1496 a Torino, e l'altra pronunciata in Vigevano il 13 settembre dell'anno stesso, nel congresso dei legati d'Italia e di Spagna alla presenza dell'imperatore Massimiliano. L'Oratio habita Taurini coram Philippum II Sabaudiae Principem è sottoscritta "Per Iacobinum Suicum de sancto germano et Nicolaum de Benedictis socios", ma non ha data; l'altra ha solo: "Impressum Lugduni", ma i caratteri sono indubbiamente quelli della società Suigo-Benedictis.
Non è accertata la data precisa del trasferimento in Lione del Suigo: ma essa dovette avvenire forse nell'aprile del 1497 e certo non più tardi del dicembre di quell'anno. Tutta l'attrezzatura torinese fu trasferita in Francia ed in quella città i due soci ininterrottamente lavorarono sino al 1499-1500. Nel 1500 il B. sottoscrive da solo l'edizione di G. Paraldus, Summa aurea de virtutibus et viciis (28 novembre), e così da solo sottoscrive tutti i tomi dell'opera di Felino Sandeo Super libris Decretalium, che venne stampata tra gli anni 1499 e 1500. Notevolissima è la squisita edizione delle Horae b. Mariae Virginis, datata 20 marzo 1499 e pubblicata "expensis Bonini de Boninis dalmatini". Il B. dimorò e lavorò in Lione per dieci anni, intrattenendo relazioni commerciali con librai del luogo: il Trechsel, il Trot, Muguetan (cui cedette la privativa di vendita di un Missale Romanum, che aveva licenziato il 10 genn. 1504)Liquidata l'azienda lionese, il B. torna in Torino ove lavora prima da solo, poi - a cominciare dal 1517 - in società con A. Ranoto; in quell'anno stampò un'edizione delle Bucoliche di Virgilio (con la revisione di Giovanni Bremio) e l'opera di Claude de Seyssel: Tractatus de triplici statu viatoris. In Torino aveva bottega "sub signo Divi Christophori", bottega che poi passò al Ranoto - La sua ultima edizione nota è un Breviarium Romanum (1519). Non si conosce l'anno della sua morte, ma essa non dovette avvenire molto dopo il 1519.
Fonti e Bibl.: Lyon, Arch. Mun., Taxes, 1496-1507; Ibid., Not. Cl. Emery, atti 1492; P. Kristeller, Die italienischen Buchdrucker und Verlegerzeschen bis 1525, Strassburg 1893, p. 6 (n. 172-173); G. Funiagalli, Lexikon typographicum Italiae, Firenze 1905, p. 290; A. Sorbelli, Tesori delle Bibl. d'Italia. Emilia e Romagna, Milano 1932, p. 240; F. Ascarelli, La tipografia cinquecentina italiana, Firenze 1951, pp. 101, 102; Vernazza di Frenay, Diz. dei tipografi, Torino 1959, p. 25; V. Scholderer, Catalogue of books printed in the XV Cent. now in the British Museum, V, London 1924, p. 333; VII, ibid. 1935. pp. LXV, 1056; VIII, ibid. 1949, pp. LXIV, 322.