NIGERIA
(XXIV, p. 814; App. I, p. 898; II, II, p. 407; III, II, p. 267; IV, II, p. 596)
La N. è amministrativamente divisa in 30 stati (nove dei quali creati nel 1991) e un distretto federale. La nuova capitale, Abuja, inaugurata nel 1982, dal dicembre 1991 ha definitivamente rimpiazzato Lagos nel ruolo di capitale federale e sede del governo; nel 1991 la popolazione del Territorio Federale contava 378.671 abitanti.
Il censimento del 1973 registrò 79.759.000 ab., ma tale risultato non fu giudicato attendibile dall'Ufficio statistico delle Nazioni Unite che, in quello stesso anno, stimò la popolazione pari a 59.607.000 abitanti. All'ultimo censimento del novembre 1991 la popolazione è salita a 88.514.501 ab. con una densità di 95,8 ab./km2, che fa della N. lo stato più popoloso di tutta l'Africa.
Per effetto del prolungamento della vita media (la speranza di vita alla nascita è salita a 52 anni nel 1991) e della riduzione della mortalità infantile (che è pur sempre pari al 98‰), il tasso annuo d'incremento è salito dal 2,7% del 1970-73 al 3,2% del 1975-78 e al 3,3% del 1985-90. Nonostante il forte incremento della popolazione giovanile, le istituzioni scolastiche sono riuscite a ridurre al 49% l'analfabetismo (80% nel 1977). Sul coefficiente di accrescimento annuo influiscono le robuste correnti immigratorie dai paesi vicini, intensificatesi con lo sviluppo delle attività industriali indotte dallo sfruttamento delle risorse petrolifere. La grave crisi scoppiata in seguito al crollo delle esportazioni ha costretto il governo a espellere nel 1983 ben 2 milioni di immigrati illegali, per metà provenienti dal Ghana e per il resto da Camerun, Benin, Togo, Burkina e Ciad, dando luogo a un esodo drammatico, che si è ripetuto nel 1985 con l'espulsione di altri 700.000 stranieri.
La popolazione tende ad addensarsi nelle regioni meridionali del paese, dove si sono sviluppati i porti e le industrie e sono in corso di sfruttamento i giacimenti petroliferi. La massima densità si ha nella regione dell'ex capitale; aree di esodo sono soprattutto le regioni aride nordoccidentali e nordorientali. L'insediamento urbano ha raggiunto il 36% della popolazione (1991). Massima città è Lagos, il cui agglomerato urbano ha ormai superato i 3 milioni di abitanti. Lo sviluppo incontrollato avvenuto dopo l'indipendenza ha creato una forte congestione, sia nell'edilizia che nel traffico. Anche Ibadan, nello stato di Oyo, ha superato il milione di ab. (1.172.000 nel 1988). Già nel 1975, 27 città avevano più di 100.000 ab.; oggi sono 44. In evoluzione sono anche gli equilibri etnici, in cui gli Yoruba pareggiano ormai gli Hausa (21%), seguiti dagli Ibo (18%) e dai Fulani (11%). L'Islam (45%) sta guadagnando terreno nel Centro-Nord e il cristianesimo (38%) nel Sud. Scontri anche cruenti si sono verificati più volte nel Nord fra fanatici musulmani e cristiani (a Kano nel 1980 si sono avuti oltre 2000 morti). Notevole incremento ha avuto l'istruzione superiore che fa ora capo a 24 università (16 federali e 8 statali).
Condizioni economiche. - Con la firma del trattato di Lagos la N. è divenuta il leader della Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS), ospitando a Lagos la Segreteria generale e la Corte arbitrale. Di questa Comunità la N., che annovera la metà della popolazione e i due terzi del PIL, è il maggiore contribuente, partecipando al Fondo per la cooperazione, la compensazione e lo sviluppo con una quota del 32%. La N. è poi fra i paesi sottoscrittori delle Convenzioni di Lomè con la Comunità Europea e fa parte dell'Associazione dei paesi Africani, Caribici e del Pacifico (ACP), mentre al 1982 risale il suo ingresso nella Niger Basin Authority, di cui fanno parte gli 8 stati attraversati dal grande fiume.
L'economia, molto sviluppata dopo l'inizio dell'estrazione del petrolio, in seguito alla crisi petrolifera del 1973 ha subito vari sussulti che hanno compromesso la stabilità politica dello stato e aggravato progressivamente l'indebitamento con l'estero (33,3 miliardi di dollari USA nel 1991). Il programma economico liberista, inaugurato nel 1979 dal presidente Shagari con l'avvento della Seconda Repubblica, ha dovuto essere più volte rivisto, ma infine, con il passaggio alla Terza Repubblica (1985), esso è prevalso sulle sperimentazioni socialiste. Nel 1977 sono stati emanati alcuni decreti di indigenizzazione, che hanno assicurato allo stato il controllo di alcune società straniere, mentre al 1978 risale la nazionalizzazione di numerose proprietà agrarie, che ha consentito la realizzazione di grandi opere irrigue e di trasformazione agraria nelle regioni aride settentrionali, fra cui si segnalano la costruzione delle dighe di Bakolori sul fiume Sokoto, e di Goronyo sul fiume Rima, nel Nord-Ovest, dove la Sokoto-Rima Valley Development Authority ha esteso l'irrigazione su un'area di 35.000 ha (le opere idrauliche sono state eseguite dalla FIAT Impresit).
L'agricoltura occupa ancora il 44,6% della popolazione attiva (secondo una stima del 1991) ma, dopo l'avvento del petrolio, contribuisce in misura modesta (37%) alla formazione del PIL.
Sotto la spinta della pressione demografica e con il beneficio di cospicui investimenti governativi l'agricoltura ha dilatato le superfici coltivate (dal 23,6% del 1973 al 33,9% del 1990), a scapito soprattutto delle aree forestali (dal 27,9% al 13,2%). Prati e pascoli occupano circa il 45% del paese. Fra le colture alimentari incrementi produttivi segnalano il sorgo (48 milioni di q nel 1991) e il miglio (42 milioni di q) nelle regioni settentrionali, il riso (31 milioni di q), il mais (19 milioni di q) e la manioca (200 milioni di q) nelle regioni meridionali. Particolari varietà di frumento sono state adottate negli altopiani.
L'agricoltura commerciale ha subito un certo ridimensionamento, per far posto alle colture alimentari e per le crescenti difficoltà di collocamento dei prodotti sul mercato mondiale. In flessione sono le produzioni di cacao (1.150.000 q nel 1991), caffè (40.000 q), cotone (270.000 q di fibra e 520.000 q di semi); stazionarie sono quelle di tabacco (90.000 q), arachidi (12,1 milioni di q), noci e olio di palma; progressi hanno fatto invece le piantagioni di palma da cocco, canna da zucchero, soia, sesamo e pomodoro. Alcuni prodotti commerciali, come le arachidi e lo zucchero di canna, vengono immessi sul mercato interno.
Per soddisfare la crescente domanda di carni sono stati potenziati, nelle regioni centro-settentrionali, gli allevamenti bovino (14.500.000 di capi), ovino (24.000.000 di capi) e caprino (36.000.000 di capi), mentre quello suino sta prendendo piede nelle regioni meridionali non islamiche. Le pelli alimentano una cospicua esportazione.
Le trasformazioni operate nelle regioni costiere e lungo il corso dei fiumi hanno ridotto i prodotti della pesca (316.300 t nel 1990), tanto che la N. deve ora importare quantità notevoli di pesce essiccato.
Per far posto agli arativi e per lucrare sull'esportazione di legname pregiato la N. ha distrutto gran parte delle sue foreste. Lo stato di degrado in cui sono rimasti i terreni deforestati ha fatto crescere l'estensione degli incolti e degli improduttivi. La produzione di legname ha raggiunto volumi incredibili (107.732.000 m3 nel 1990). Costante è rimasta la produzione di caucciù nella sezione occidentale del delta del Niger.
L'estrazione del petrolio ha avuto alterne vicende. Dopo aver raggiunto un picco di 112 milioni di t nel 1974, subì un primo crollo per la contrazione della domanda mondiale e le restrizioni quantitative imposte dall'OPEC, di cui il paese fa parte. Un nuovo record fu raggiunto nel 1979, in concomitanza con la crisi iraniana, con 115 milioni di t (8° posto mondiale), ma poi una nuova crisi ha portato la produzione a 62 milioni di t nel 1987 e a 86,5 milioni di t nel 1990, con entrate erose dal deprezzamento del dollaro statunitense. La N. ha dovuto così rinunciare a molti investimenti programmati e si è trovata in difficoltà a onorare i propri debiti con l'estero. Alla raffineria di Port Harcourt si sono aggiunte quelle di Warri (1978) e di Kaduna, mentre è stata intensificata l'estrazione del gas naturale (risorse accertate 2.800 miliardi di m3) per alimentare la centrale termoelettrica di Afam e la zona industriale di Trans-Amadi (Port Harcourt).
In seguito alla recessione economica mondiale sono diminuite anche altre produzioni minerarie, quali il carbone di Enugu, lo stagno dell'altopiano di Jos e la columbite. Altre risorse sono in attesa di valorizzazione. Alla crescente domanda di energia elettrica la N. ha fatto fronte costruendo nuove centrali termoelettriche e riuscendo dal 1973 ad aumentare di oltre 3 volte la produzione (9,9 miliardi di kWh nel 1989, di cui solo il 22,3% idrici).
L'industrializzazione è proseguita nel settore delle industrie sia pesanti (siderurgia di Ajaokuta, metallurgia dell'alluminio di Port Harcourt, dello stagno di Jos) sia leggere (alimentari, del legno, tessili). Significativo è stato l'incremento del montaggio di autoveicoli (da 4500 unità del 1972 a 13.000 nel 1987) e della produzione di cemento. Sono stati aperti nuovi stabilimenti per la produzione di sigarette, pneumatici e carta. Ancora modesto è l'apporto economico del turismo.
Il commercio estero è contrassegnato da un abbondante saldo attivo, ma è soggetto alle fluttuazioni di volume e di valore delle esportazioni di petrolio, che nel 1987 rappresentarono il 95,2% del totale. All'esportazione si segnalano ancora i prodotti minerari (stagno e columbite) e agricoli (caucciù, cacao, noci di palma, pelli e cuoio), nonché i legni pregiati. Scarso peso hanno i prodotti lavorati (legname, derivati del petrolio, generi alimentari). La maggior parte degli scambi avviene con i paesi della CEE, specie la Gran Bretagna, la Germania, la Francia e i Paesi Bassi. Il maggiore partner commerciale sono però gli Stati Uniti (47% delle esportazioni nel 1987), mentre alle importazioni occupa un posto di rilievo il Giappone.
La N. ha potenziato la sua marina mercantile (496.000 t di stazza nel 1990, contro 121.000 nel 1974) e i suoi porti commerciali (Apapa e Tin Can sono i nuovi scali di Lagos), mentre gli imbarchi di petrolio avvengono soprattutto a Bonny e Burutu. Le comunicazioni terrestri si svolgono ancora con qualche difficoltà sia sulle vie fluviali (6400 km sui fiumi Niger e Benue), sia su quelle stradali (124.000 km di strade solo in parte asfaltate). Enorme incremento ha avuto il parco autoveicoli (da 104.500 del 1972 a 1.378.900 nel 1986, solo per metà autovetture) con una densità di 1 autoveicolo ogni 86 abitanti. Nessun progresso hanno fatto le costruzioni ferroviarie (3505 km nel 1987).
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Storia. - Dopo 13 anni di regime militare, il 1° ottobre 1979 fu inaugurata la Seconda Repubblica, con l'entrata in vigore di una nuova Costituzione e l'insediamento come presidente di Alhaji Shehu Shagari. Il ritorno a un regime civile della N., il ''gigante'' del continente africano, ebbe valore per l'intero continente in quanto inversione della tendenza alla militarizzazione del potere politico che aveva caratterizzato il decennio precedente.
Le elezioni si erano svolte fra luglio e agosto, secondo un meccanismo molto complesso. La vittoria di Shagari non era stata priva di contestazioni, perché, pur avendo ottenuto la maggioranza relativa dei votanti, poco più di un terzo, conquistò la prescritta percentuale del 25% in 12 dei 19 stati della Federazione e non in 13, come alcuni avevano ritenuto necessario sulla base di una controversa interpretazione della legge. Al di là dei tecnicismi, il problema era di sapere se il concetto federale si sarebbe imposto sull'inveterata abitudine di far prevalere regionalismi ed etnicismi. Lo stesso partito di Shagari, il National Party of Nigeria (NPN), era soprattutto l'espressione del mondo politico ed economico del Nord, e ben presto il governo mostrò la tendenza a trasformarsi, dietro la facciata ''nazionale'', in un gruppo di potere imperniato sull'oligarchia musulmana. Nel Parlamento federale il NPN si alleò con il Nigerian People's Party (NPP), il cui esponente più eminente era l'ex presidente N. Azikiwe, giunto terzo nelle elezioni del 1979 dietro a Shagari e O. Awolowo. Il blocco ripeteva in qualche modo la coalizione fra Nord ed Est che aveva caratterizzato la politica della N. dall'indipendenza (1960) al primo colpo di stato del 1966.
L'accordo durò meno di due anni; nel 1981 il NPP diede vita, con l'United Party of Nigeria (UPN) di Awalowo, a un'alleanza, nota come Progressive Parties' Alliance (PPA), che provocò un diverso schieramento delle forze politiche nel Parlamento e nel paese riproponendo piuttosto un blocco degli stati meridionali. Esponenti del NPN cominciarono a parlare della necessità di rimediare alla frammentazione e ai conflitti creando un sistema a partito unico. Contemporaneamente il programma di sviluppo della N. fu messo in pericolo dal crollo dei prezzi del petrolio, da cui dipendeva per il 90%. Dal 1980 si manifestarono segni di protesta e di rivolta a opera di un movimento islamico che trovava consensi fra gli scontenti e le masse impoverite. La repressione fu durissima, e la crisi si manifestò in modo particolare proprio nel Nord, dove in teoria Shagari aveva i suoi feudi.
Altri problemi vennero a Shagari dagli sfortunati tentativi di mediazione nella guerra civile del Ciad e dall'intensificarsi dei rapporti con il Sudafrica razzista. All'inizio del 1983 la sua immagine in Africa fu ulteriormente compromessa dalla decisione di espellere circa 2 milioni di immigrati clandestini, soprattutto originari del Ghana e del Camerun. In vista delle elezioni del 1983 Shagari concesse la grazia all'antico capo della secessione del Biafra, Ojukwu, che tornò in patria dopo 12 anni di esilio, per tentare di dividere gli Ibo, normalmente allineati con il NPP. La competizione elettorale portò alla fine dell'accordo UPN-NPP. Forte di una maggiore organizzazione e sfruttando le sue posizioni di potere, il partito di Shagari ottenne una netta vittoria (12 milioni di voti, pari al 47% dei voti espressi, 60 seggi su 96 al Senato e 264 su 450 alla Camera), assicurandosi anche 13 governatori su 19. Numericamente il successo era indiscutibile, ma molto diffusa era la sensazione che esso fosse stato ottenuto con mezzi illeciti. Shagari, in effetti, ebbe appena il tempo di giurare per la seconda volta come presidente (1° ottobre 1983), perché il 31 dicembre dello stesso anno le forze armate presero nuovamente il potere.
Fu costituito un Consiglio militare supremo con alla testa il gen. M. Buhari. Nell'agosto 1985 un altro colpo di stato portò al potere il gen. I. Babangida. Il governo s'impegnò in estenuanti e sterili negoziati con il Fondo monetario internazionale allo scopo di far fronte alla grave congiuntura finanziaria (la N. è uno dei grandi debitori: 30 miliardi di dollari nel 1989) e nel 1986 adottò un piano di aggiustamento biennale.
Il programma per la reinstaurazione di un governo civile si è basato su un'ingegneria costituzionale perfino troppo perfetta (ispirata al presidenzialismo degli Stati Uniti): un partito di centro-destra (Convenzione repubblicana nazionale) e un partito di centro-sinistra (Partito socialdemocratico), creati ''dall'alto'' per evitare la ricaduta nel regionalismo, e la formazione di organi elettivi partendo dai gradini più bassi dell'amministrazione verso il vertice. Venne confermata la decisione di spostare la capitale da Lagos ad Abuja. La scadenza, prevista in un primo tempo per il 1992, fu posticipata all'agosto 1993. Elezioni a livello locale si sono svolte nel 1987 e 1989; nel giugno 1988 fu insediata l'Assemblea costituente che nel 1989 ha approvato la nuova Costituzione. Nel 1992 fu eletto il Parlamento, composto dal Senato (91 membri) e dalla Camera dei rappresentanti (593 membri), con il successo dei socialdemocratici in entrambi i rami. Le elezioni presidenziali del 12 giugno 1993, vinte dal candidato del Partito socialdemocratico, M. Abiola (un yoruba musulmano dell'Ovest) furono annullate per motivi non ben precisati (irregolarità, insufficiente affluenza alle urne). Il gen. Babangida confermò tuttavia l'impegno a portare a termine la procedura per insediare il governo civile di quella che dovrebbe essere la Quarta Repubblica. Nel luglio 1993 il movimento Campaign for democracy, una coalizione di gruppi per i diritti umani e di movimenti sindacali che chiedeva a Babangida di riconoscere il risultato delle elezioni del 12 giugno, lanciò un appello alla protesta, ma l'intervento dell'esercito provocò un centinaio di morti. In agosto Babangida si ritirò e fu sostituito da E. Shonekan, ex presidente della più importante industria nigeriana, che assunse la carica di capo dello Stato ad interim con l'obiettivo di portare il paese unito alle elezioni presidenziali. Ancora nel mese di ottobre ci furono incidenti in occasione di uno sciopero generale di tre giorni organizzato dai sostenitori di Abiola.
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