Rota, Nino
Compositore, nato a Milano il 3 dicembre 1911 e morto a Roma il 10 aprile 1979. L'apparente candore e la cristallina fluidità della sua musica racchiudono un nucleo più segreto di mistero e malinconia, suscitatore di immagini e di memorie, e le sue colonne sonore colpiscono per eleganza e limpidezza, per una forza evocativa che illumina l'animo dei personaggi e amplifica l'immaginazione del regista. Ciò appare evidente nel sodalizio che legò R. a Federico Fellini, di cui musicò tutti i film a partire da Lo sceicco bianco (1952) fino a Prova d'orchestra (1979). Per quest'ultimo gli venne assegnato un Nastro d'argento "alla memoria", significativa conclusione di una serie inaugurata nel 1957 dal Nastro d'argento vinto per le musiche di War and peace (1955; Guerra e pace) di King Vidor e proseguita nel 1958 per Le notti bianche (1957) di Luchino Visconti, nel 1964 per 8 1/2 (1963) di Fellini e nel 1969 per Romeo e Giulietta (1968) di Franco Zeffirelli. Con The godfather, part II (1974; Il padrino ‒ Parte II) di Francis Ford Coppola, nel 1975 R. vinse inoltre l'Oscar per la miglior colonna sonora originale.
Era nato in una famiglia di musicisti. Il nonno materno, Giovanni Rinaldi, fu compositore; la madre, Ernesta Rota Rinaldi, rinunciò a una carriera di pianista per seguire lo sviluppo e la maturazione del precocissimo talento musicale del figlio. R compose a otto anni le musiche per una fiaba da lui inventata, Il mago doppio, mentre a undici scrisse l'oratorio L'infanzia di san Giovanni Battista. Allievo di G. Orefice e di I. Pizzetti, conseguì il diploma di composizione a Roma sotto la guida di A. Casella. Nel 1930 vinse una borsa di studio del Curtis Institute che lo condusse negli Stati Uniti, a Filadelfia, dove si perfezionò in composizione con R. Scalero e in direzione d'orchestra con F. Reiner. Tornato a Milano, si laureò in lettere con una tesi sul musicista rinascimentale G. Zarlino. Dopo aver insegnato al Liceo musicale di Taranto negli anni 1937-38, R. approdò nel 1939 a quello di Bari, di cui divenne direttore nel 1950, quando il liceo si trasformò in Conservatorio. Dal 1956 insegnò anche all'Accademia di Santa Cecilia di Roma. La sua produzione pianistica, cameristica, sinfonica si fece apprezzare per il delicato fluire musicale, talvolta ingiustamente scambiato per semplicismo, lontano da ogni vezzo avanguardistico ma nemmeno inconsapevole della lezione novecentesca di I.F. Stravinskij, E. Satie, K. Weill. R. trasferì questa impostazione anche nel cinema con una prolificità sorprendente (compose oltre centocinquanta colonne sonore) e risultati mai corrivi ma al contrario sospesi in un'aerea grazia che divenne inconfondibile cifra rotiana. Le sue collaborazioni cinematografiche erano iniziate nel 1933 alla Lux Film con le musiche per Treno popolare di Raffaello Matarazzo, ritmate sul convulso e vivace procedere del racconto corale. Si consolidò poi il rapporto con Renato Castellani, di cui musicò, tra gli altri, Zazà (1944), Mio figlio professore (1946), Sotto il sole di Roma (1948), È primavera… (1950), cogliendo di questi film l'affettuoso e semplice sentimentalismo, così come quello con Mario Soldati ai cui film Le miserie del signor Travet (1945), Daniele Cortis (1947), Fuga in Francia (1948) offrì il contributo di un racconto musicale dagli ampi spunti tematici. Negli anni Cinquanta l'intesa con Fellini andò ben oltre il semplice rapporto di collaborazione e divenne affinità elettiva. Nel mondo musicale scaturito da questo incontro il confine tra la visione e la sua eco musicale si dissolve in un'unica suggestione onirica, impregnata di teatralità, a volte impalpabile e astratta, a volte piena di timbri e di umori circensi, di evocazioni da una memoria antica e popolare. Così per la sognante e tragica musicalità di La strada (1954), da cui il compositore trasse anche un balletto nel 1955, e per le tenere cadenze di Le notti di Cabiria (1957). Oppure per le immaginazioni barocche, infere, persino funebri di La dolce vita (1960), 81/2, Giulietta degli spiriti (1965), Fellini Satyricon (1969), Roma (1972), Il Casanova di Federico Fellini (1976), dove il modulo della marcetta "dei gladiatori" del circo equestre si espande in variazioni misteriche o in inquietanti e sgangherate fanfare, un impasto ritmico che invece si scioglie in un'estenuata malinconia, con i ricordi sognati o le risatine infantili, nelle colonne sonore di I clowns (1970) o di Amarcord (1973). Il lavoro di R. per Luchino Visconti si sviluppò invece in rapporto alla raffinata cultura letterario-musicale del regista, e si tradusse in assonanze di atmosfere culturali: l'impalpabilità ovattata del tema romantico in Le notti bianche, le formule folkloriche e le suggestioni jazzistiche in Rocco e i suoi fratelli (1960), il sinfonismo e il respiro del melodramma in Il Gattopardo (1963). Per i due film shakespeariani di Zeffirelli, La bisbetica domata (1967) e Romeo e Giulietta, R. seppe ripercorrere con una preziosità delicatissima la stroficità modale delle canzoni a ballo rinascimentali, ritrovando quel senso della festa teatrale che aveva già espresso nel teatro lirico con un capolavoro di sottigliezza lieve e ironica come Il cappello di paglia di Firenze (1955) o nella collaborazione con Eduardo De Filippo, sia per le musiche di scena sia per l'opera lirica ricavata dalla commedia Napoli milionaria (1977), o ancora nel balletto-commedia Le Molière imaginaire (1976) di Maurice Béjart.
Durante gli anni Settanta R. lavorò anche per grandi produzioni, laddove la saga, l'epopea storica e l'affresco di ambiente richiedevano estese tessiture musicali, come nei casi di Waterloo (1970) di Sergej F. Bondarčuk, The godfather (1972; Il padrino) di Coppola, Hurricane (1979; Uragano) di Jan Troell. Un aspetto meno noto di un personaggio che Fellini amava definire "l'amico magico" sono gli interessi filosofico-esoterici, che affiorano in Mysterium (1962), Il Natale degli innocenti (1969), La vita di Maria (1970) su testi ricavati dai Vangeli canonici e apocrifi dallo studioso V. Verginelli. Con quest'ultimo il musicista raccolse rari manoscritti e testi a stampa di carattere ermetico-alchemico, donati dopo la sua morte all'Accademia nazionale dei Lincei. Presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia ha trovato invece sede il suo archivio. Nel 1999 Mario Monicelli gli ha reso omaggio con un documentario, L'Amico magico: il maestro Nino Rota.
P.M. De Santi, La musica di Nino Rota, Roma-Bari 1983.
Nino Rota compositore del nostro tempo, a cura di D. Fabris, Bari 1987.
La filmografia di Nino Rota, a cura di F. Borin, Firenze 1999.
Fra cinema e musica del Novecento: il caso Nino Rota, a cura di F. Lombardi, Firenze 2000.
Storia del candore, studi in memoria di Nino Rota nel ventesimo della scomparsa, a cura di G. Morelli, Firenze 2001.
L'undicesima musa. Nino Rota e i suoi media, a cura di V. Rizzardi, Roma 2001.