no-global
<në'u ġlë'ubl> (in it. <nò ġlòbal>) locuz. ingl., usata in it. come locuz. agg. e sost. m. (anche f., se riferito a donna). – Nato sul finire del 20° sec. per contestare i processi di in atto nel pianeta, il movimento n.-g. ha fatto la sua prima apparizione sulla scena internazionale negli Stati Uniti, a Seattle, nel 1999, in occasione della conferenza dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO). La vasta eco suscitata dalle azioni di protesta dei manifestanti a Seattle ha portato alla ribalta le ragioni dei contestatori che mettono sotto accusa le politiche delle istituzioni sovranazionali come il WTO o il G8, colpevoli di aver avallato un modello economico neoliberista responsabile della crescita di povertà e disuguaglianze nel mondo globalizzato. Per il movimento la globalizzazione è la causa di una sorta di spoliazione della sovranità dei cittadini, privati dei loro diritti di scelta e di controllo democratico per favorire gli interessi delle grandi imprese transnazionali dell’industria, del commercio e della finanza. Dagli Stati Uniti il movimento, una galassia composita di gruppi spontanei, ong e organizzazioni ambientaliste, femministe e giovanili, si è diffuso largamente in Europa: al suo interno convivono culture diverse, alcune sono ispirate ai principi del pacifismo e dell’impegno sociale, altre teorizzano la disobbedienza civile e praticano forme di lotta violente. Le apparizioni pubbliche del movimento, in occasione dei vertici del G8 o delle riunini del WTO, presentano spesso questa duplice caratteristica che vede, accanto alle forme spettacolari e pacifiche di protesta, le azioni distruttive e violente di piccoli gruppi che agiscono separatamente. Il movimento si batte contro il saccheggio e lo spreco delle risorse naturali del pianeta, l’urbanizzazione selvaggia, l’inquinamento radioattivo, in difesa della biodiversità ma anche della diversità culturale e linguistica; caratteristica di alcuni settori del movimento, infatti, è la battaglia in difesa delle culture locali contro l’omologazione al modello occidentale. Questa consapevolezza ha determinato la politicizzazione di gruppi spontanei di cittadini che agiscono sul territorio e puntano a promuovere lo sviluppo locale, impegnati nella costruzione di un modello di crescita consapevole e alternativo a quello dominante. Altre parole d’ordine del movimento, che si incontra periodicamente nelle riunioni del Forum sociale mondiale, sono le campagne contro la privatizzazione dell’acqua, le pressioni per l’attuazione del Protocollo di Kyoto, la difesa della sanità e della scuola pubblica, la cancellazione del debito, il potenziamento della presenza femminile in tutti gli ambiti della vita pubblica.
Letteratura no-global. – Nel 1999 a Seattle la contestazione radicale vive la propria epifania: una vasta e cosmopolita produzione di libri si oppone al pensiero unico della globalizzazione e della finanziarizzazione, di cui viene denunciata la brutalità politico-economica responsabile di guerre, fame, disoccupazione, distruzione ambientale, violazione dei diritti umani. Il filosofo italiano Antonio Negri, già docente universitario e militante politico di area comunista, nel 2000, in collaborazione con Michael Hardt, pubblica negli Stati Uniti Empire (trad. it. 2002). L’opera, tradotta in diverse lingue, è frutto di un ampio studio d’ispirazione marxista che pone in evidenza la crisi e la conseguente perdita di sovranità degli stati nazionali a vantaggio della sovranità economica globale, retta da un perenne 'stato di emergenza' dove le guerre e lo sfruttamento spietato del lavoro sono la norma. Il soggetto sociale e globale che può opporsi a questo scenario è individuato da Negri e Hardt nel concetto di moltitudine, protagonista nel 2004 del volume Multitude: war and democracy in the age of empire (trad. it. 2004), che sviluppa e approfondisce i caratteri e le pratiche di ciò che gli autori chiamano progetto della moltitudine. Nel 2000, contemporaneamente alla pubblicazione di Empire, la giornalista canadese Naomi Klein dà alle stampe No logo (trad. it. 2000). Assurto rapidamente a manifesto del 'movimento di Seattle', il testo ricostruisce la storia dei marchi commerciali – seducenti simboli del mercato dominato dalle multinazionali (come per es. Disney, Nike, McDonald's, Coca Cola) – e procede analizzando il loro impatto negativo sulla vita quotidiana dei lavoratori e dei consumatori. Dopo i fatti dell’11 settembre 2001 e le invasioni militari di Iraq (v. Iraq, guerra in) e Afghanistan (v. Afghanistan, guerra in), Klein pubblica The shock doctrine (2007; trad. it. Shock economy. L'ascesa del capitalismo dei disastri, 2007), vibrata denuncia dell’immoralità predatrice del capitalismo contemporaneo. Tra gli autori di punta apprezzati dal movimento n.-g., seppure con tirature certamente più contenute, s’impongono: il filosofo americano Noam Chomsky, autore prolifico del pensiero libertario, che nel 2003 pubblica Hegemony or survival: America's quest for global dominance (trad. it. 2005), e l’economista premio Nobel Joseph Stiglitz, che al tema, da posizioni critiche, dedica Globalization and its discontents (2002; trad. it. 2002). La visione ecologista del movimento trova una compiuta teorizzazione nell’opera dell’attivista ambientalista indiana Vandana Shiva. Il suo lavoro più incisivo, Patents, myths and reality (2001; trad. it. Il mondo sotto brevetto, 2002), è un duro atto d’accusa alla politica dei brevetti applicata alla biodiversità dalle grandi corporation, cui attribuisce la responsabilità di saccheggiare il pianeta e favorire l’impoverimento dei popoli del Terzo Mondo. La critica alle dottrine liberiste dal fronte religioso vanta molti attivisti nella Chiesa di Roma, in gran parte intellettuali cattolici già protagonisti nell’elaborazione della teologia della liberazione. Tra i più radicali c’è il belga François Houtart, sacerdote, teologo e sociologo marxista autore di La tiranía del mercado (2001; trad. it. 2002), dove alla denuncia della vessazione dei poveri da parte delle élite capitaliste, si unisce la domanda di solidarietà universale tra i popoli oppressi, vera speranza per un mondo diverso.