Shearer, Norma
Nome d'arte di Norma Fisher, attrice cinematografica canadese, nata a Montréal (Canada) il 10 agosto 1904, e morta a Woodland Hills (California) il 12 giugno 1983. Raggiunto il successo alla fine degli anni Venti, nel corso dei quali divenne una vera diva acclamata per l'eleganza e l'indubbia classe, l'avvenenza non appariscente e il garbato stile recitativo, successivamente cercò di liberarsi da quello che rischiava di diventare uno stereotipo vincolante e si cimentò con ruoli più complessi e meno monocordi, con cui volle allontanarsi dall'immagine fatua di femme fatale, comunque confermandosi anche nel decennio successivo una delle attrici hollywoodiane più amate e ammirate. Nel 1931 ottenne l'Oscar come migliore attrice protagonista per la sua interpretazione in The divorcee (1930; La divorziata) di Robert Z. Leonard.
Di padre scozzese e madre inglese, dopo alcune brevi esperienze teatrali giunse a New York nel 1920 per tentare la fortuna nel mondo dello spettacolo. Comparve così in alcuni film prima di essere notata dal produttore Irving Thalberg (che avrebbe sposato nel 1927) e scritturata dapprima dalla Louis B. Mayer Productions, che le offrì il suo primo ruolo di prestigio in Pleasure mad (1923) di Reginald Barker, quindi dalla Metro Goldwyn Mayer, per la quale interpretò He who gets slapped (1924; Quello che si prende gli schiaffi) di Victor Sjöström, al fianco di Lon Chaney, film che inaugurò la programmazione della nuova casa di produzione fondata in quello stesso anno. Il grande successo giunse però più tardi, in particolare per la sua interpretazione in The student prince, noto anche con il titolo In hold Heidelberg (1927; Il principe studente), dove, diretta da Ernst Lubitsch, è la cameriera Kathie, oggetto di desiderio e d'amore di un giovane principe. Di rilievo fu la prova offerta dall'attrice in The divorcee, in cui riuscì ad affrontare un ruolo difficile e anticonvenzionale per l'epoca, dimostrando una straordinaria fermezza nel rappresentare l'orgoglio e l'indipendenza femminili. Dopo aver interpretato l'anno successivo la figlia spregiudicata di un'avvocatessa penalista in A free soul (Io amo) di Clarence Brown, negli anni seguenti diradò le interpretazioni, non trascurando la qualità dei ruoli scelti come nel caso di Strange interlude (1932; Strano interludio) di Robert Z. Leonard, con Clark Gable, dal dramma di E. O'Neill, che ottenne un grande successo. Con The Barretts of Wimpole Street (1934; La famiglia Barrett) di Sidney Franklin, dove la S. riveste il ruolo della poetessa Elisabeth Barrett Browning e con cui si aggiudicò una nuova nomination all'Oscar, iniziò un periodo particolarmente significativo della sua carriera, in cui diede vita alle sue interpretazioni più celebri: quella di Giulietta in Romeo and Juliet (1936; Giulietta e Romeo) di George Cukor, da W. Shakespeare, accanto a Leslie Howard, e quella di Maria Antonietta in Marie Antoinette (1938; Maria Antonietta) di W.S. Van Dyke, che le valsero due nuove nominations. Di indubbio rilievo fu il ruolo brillante ricoperto in The women (1939; Donne) ancora di Cukor, dalla commedia di C.B. Luce, riuscita galleria di ritratti femminili in cui la S. è una ricca signora tradita dal marito e in attesa del divorzio, che stabilisce un rapporto di complicità e confidenza con altre donne nella sua stessa situazione. Sempre nel 1939 interpretò, di nuovo con Clark Gable, il drammatico Idiot's delight (Spregiudicati) di Brown, dalla pièce di Robert Sherwood, autore anche della sceneggiatura, mentre negli anni Quaranta prese parte a una commedia, We were dancing (1942; Maschere di lusso) di Robert Z. Leonard, dalla pièce di N. Coward, in cui è una principessa polacca.
Nel pieno della maturità espressiva e creativa l'attrice si ritirò dalle scene, tornando a recitare solo nel 1962 nella parte di una diva ormai al tramonto in uno sceneggiato televisivo, Saints and sinners.