norma
. Il vocabolo è sempre in rima, e quasi sempre con le stesse parole: ‛ orma ' - ‛ orme ', e ‛ forma ' (e suoi composti) - ‛ forme ' (sono queste, oltre a ‛ torma ', ‛ dorma ' e ‛ dorme ', le uniche rime in -orma [e] della Commedia).
Vale " regola ", " legge ", sia essa quella data alle sue seguaci da santa Chiara, a la cui norma / nel vostro mondo giù si veste e vela (Pd III 98), o quella data da Dio a tutto il creato (I 108, che riprende i vv. 103-104 Le cose tutte quante / hanno ordine tra loro).
Nella descrizione delle metamorfosi dei ladri il termine è quanto mai pertinente, per la precisione e il rigore con cui le mutazioni che avvengono nell'uomo ‛ rispondono ' a quelle che subisce il serpente: Insieme si rispuosero a tai norme, / che 'l serpente la coda in forca fesse, / e 'l feruto ristrinse insieme l'orme / ... Togliea la coda fessa la figura / che si perdeva là, e la sua pelle / si facea molle, e quella di là dura, ecc. (If XXV 103).
Si riferisce al linguaggio giuridico l'espressione di If XXX 45, dove si dice che Gianni Schicchi sostenne / ... falsificare in sé Buoso Donati, / testando e dando al testamento norma. Le varie interpretazioni sono enunciate dal Sapegno: " ‛ dettando il testamento in forme legali '; oppure: ‛ fingendo così bene, che il notaio ne rimase ingannato e l'atto ebbe piena validità '; ovvero ancora: ‛ regolando il testamento in modo da garantire il proprio vantaggio ' ". A quest'ultima interpretazione si era accostato il Porena, rifiutando la spiegazione comune di ‛ dando al testamento valore legale ', in quanto " il valore legale lo dà il notaio, non il testatore ". Si veda anche il Torraca: " non solo testò... dicendo sommariamente le sue ultime volontà... ma diè norma al testamento, in ‛ scritti ', con tutte le formalità, forse vigilando la regolare redazione di esso, forse dettandolo "; e il Chimenz, secondo cui " l'espressione sembra riferirsi a precise norme da lui date, tali da garantire legalmente la pronta ed esatta esecuzione delle volontà espresse ".