Normanni
Un popolo di pirati, di viaggiatori e di conquistatori
Per circa quattrocento anni, tra l’8° e l’11° secolo dopo Cristo, le popolazioni originarie della Scandinavia percorsero in lungo e in largo l’Europa, avventurandosi anche nell’Oceano Atlantico, nell’Africa del Nord e in Medio Oriente. Dopo aver saccheggiato coste e città, grazie alle loro grandi abilità marinare e guerriere, abbandonarono le terre d’origine e si stabilirono nel cuore dell’Europa: in Francia, in Inghilterra e in Italia meridionale
Nei documenti medievali scritti in latino i popoli che abitavano l’Europa settentrionale (Svedesi, Norvegesi, Danesi) venivano chiamati Nordmanni («uomini del Nord»); nei documenti redatti nelle lingue nordiche, per esempio in inglese, quegli stessi popoli venivano invece chiamati Viking (da vik «baia», o forse da vig «battaglia»). In realtà con il termine Vichinghi si fa spesso riferimento alla fase più antica della storia e della civiltà dei popoli del Nord, quando queste popolazioni risiedevano nelle fredde terre della Scandinavia, dalle quali si spinsero poi in esplorazione verso est, ovest, sud e nord dell’Europa. L’espressione Vichinghi, inoltre, rimanda esplicitamente alle attività di saccheggio e pirateria caratteristiche del periodo più remoto della storia di queste popolazioni (fine 8° secolo), quando esse terrorizzavano con i loro sbarchi improvvisi gli abitanti delle coste dell’Inghilterra, della Scozia e della Francia.
Tra 8° e 11° secolo gli uomini del Nord approdarono in moltissimi paesi alla ricerca di ricchi bottini: Irlanda, Inghilterra, Islanda, Groenlandia, Russia, Italia, Isole Orcadi (Scozia), Francia, Grecia, paesi slavi, Medio Oriente, Africa del Nord.
Come già durante le invasioni barbariche, l’Europa fu saccheggiata e gli europei conobbero la paura e il terrore. Con le loro navi leggere, lunghe una ventina di metri e larghe circa cinque, i Normanni spadroneggiavano indisturbati sui mari e assalivano improvvisamente le coste. Lo scafo poco profondo delle imbarcazioni permetteva anche di risalire senza grosse difficoltà i fiumi, addentrandosi sulla terraferma. In questo modo i popoli del Nord, dopo aver depredato le zone costiere dell’Impero carolingio, iniziarono a stanziarsi lungo il corso dei fiumi della Francia settentrionale. Seguendo il corso della Senna, i Normanni nell’885 raggiunsero la città di Parigi e l’assediarono per mesi. I re franchi cercarono in ogni modo di scacciare gli invasori, ma non riuscirono a contenere l’espansione normanna.
All’inizio del 10° secolo i Normanni avevano già conquistato il primo nucleo del futuro ducato di Normandia sul basso corso della Senna, nella Francia settentrionale. Nel 911 il loro capo Rollone, di probabile origine norvegese, ottenne dal re di Francia, Carlo III il Semplice, il riconoscimento ufficiale del ducato.
Con la conversione al cristianesimo di Rollone e della sua gente iniziò la fusione tra la popolazione venuta dal Nord e i Franchi, tra lo spirito guerriero normanno e la cultura, le tradizioni e le istituzioni del regno franco. Nel ducato erano forti le influenze di entrambe le componenti e se è vero che nel giro di poche generazioni i Normanni cominciarono a parlare solo il francese, la loro lingua d’origine lasciò una traccia profonda nel nome di molte città: per esempio Le Havre (havre «porto»), Honfleur (fleur «baia»), la Côte Fleurie.
I duchi di Normandia diventarono presto tra i più potenti signori di Francia e per amministrare il loro ducato utilizzarono le istituzioni politiche preesistenti: fu mantenuta invariata l’organizzazione feudale (feudalesimo), cercando di contenere le spinte autonomiste e ribelli delle aristocrazie locali.
Lo spirito di conquista e d’avventura dei guerrieri normanni rimase inalterato, alimentato anche dal continuo afflusso in Normandia di nuovi venuti dei paesi del Nord per tutto il 10° secolo. All’inizio dell’11° secolo il ducato fu scosso da rivolte e continue lotte tra signori che si combattevano per estendere o difendere i propri possessi fondiari.
In questo clima emerse la figura del giovane duca Guglielmo di Normandia, che sarebbe divenuto celebre come Guglielmo I il Conquistatore.
La preparazione della spedizione di Guglielmo in Inghilterra ci viene raccontata minuziosamente da una fonte dell’epoca, l’Arazzo di Bayeux, un lunghissimo pezzo di stoffa cucito insieme e ricamato con lana di otto colori diversi. Possiamo vedere le navi in costruzione (imbarcazioni a vela e a remi), il trasporto a bordo delle armi e dei viveri, l’imbarco della cavalleria e la sconfitta degli Anglosassoni.
Dopo la vittoria nella battaglia di Hastings (14 ottobre 1066), Guglielmo venne incoronato re d’Inghilterra e avviò una redistribuzione delle terre del regno, a vantaggio dell’aristocrazia guerriera normanna. L’amministrazione del regno fu centralizzata, venne cioè controllata direttamente dalla corona e sottratta alla nobiltà locale.
All’inizio dell’11° secolo l’Italia meridionale si presentava come un mosaico. L’Impero Romano d’Oriente dominava sulla Puglia, sulla Calabria e su parte della Basilicata; i ducati campani di Amalfi, Napoli e Gaeta, teoricamente possessi dell’Impero d’Oriente, erano di fatto indipendenti; i principati di Salerno, Capua e Benevento erano in mano ai Longobardi. La Sicilia, dal 9° secolo, era in mano degli Arabi.
Di questa estrema frammentazione politica seppero approfittare i Normanni, che si misero al servizio ora dell’Impero bizantino, ora dei principati longobardi, ora delle città della Campania. Come compenso ottennero appezzamenti di terre, che costituirono il primo nucleo della loro futura potenza. Tra coloro che scesero in Italia meridionale a cercare fortuna si distinsero tre fratelli della potente famiglia normanna degli Altavilla: Guglielmo Braccio di Ferro, diventato conte di Melfi nel 1043; Roberto il Guiscardo, vittorioso sui Bizantini e riconosciuto dal papa Niccolò II duca di Puglia e di Calabria nel 1059; e infine il giovane Ruggero che tra il 1060 e il 1091 strappò la Sicilia agli Arabi e divenne conte.
Nel 12° secolo il duca di Sicilia Ruggero II, figlio del conte Ruggero, riuscì a unificare i domini dei Normanni in Italia meridionale. Quando nel 1130 venne incoronato re a Palermo il suo regno includeva, oltre alla Sicilia, la Calabria, la Puglia e il principato di Capua (Napoli si arrese soltanto nel 1139).
Ruggero II creò uno Stato con un potere centrale molto forte, in grado di contrastare le tendenze autonomiste dei signori feudali più potenti e di amalgamare i diversi popoli. Fu spietato contro i ribelli per assicurarsi l’obbedienza dei sudditi. Palermo, capitale del regno, si arricchì di splendidi palazzi e monumenti e divenne il simbolo della sua potenza.
Contemporaneamente il dinamismo caratteristico dei popoli del Nord continuò a spingerli verso nuove avventure e conquiste: a Malta, in Africa del Nord, sulle coste albanesi e greche. Ma fu grazie alla partecipazione alla prima crociata (1096-99) che i Normanni si spinsero sempre più a est dando vita al principato di Antiochia in Siria. Nell’arco di quattro secoli i popoli del Nord riuscirono così a spingersi in ogni direzione, avventurandosi anche nell’Oceano Atlantico.
Nella società europea medievale, e soprattutto in Francia, la violenza dilagava. La prepotenza e l’impunità dei signori mettevono a repentaglio la vita quotidiana di tutti gli abitanti: monaci, contadini, bambini, donne, vecchi. Bastava un inchino fatto male per scatenare una piccola guerra privata e quindi derubare e uccidere un mercante o un ignaro passante, incendiare un monastero o saccheggiare un mulino. Per mettere fine a questo stato di cose, nel corso dell’11° secolo la Chiesa cercò di regolamentare il ricorso alla violenza minacciando il castigo divino per chi avesse disobbedito. Vennero stabilite regole e fu proclamata la Tregua di Dio: era proibito l’uso delle armi dalla sera del mercoledì all’alba del lunedì e in determinati periodi dell’anno, per esempio durante la Quaresima o la Pasqua. Solo i re erano esentati da tali divieti. Per un po’ la tregua funzionò, ma presto la violenza riprese a dilagare.