NORMANNI
Popolazioni (danesi, svedesi, norvegesi) che nell'Alto Medioevo abitavano l'Europa settentrionale, note anche con il nome di Vichinghi.Il termine Vichinghi, utilizzato per definire i predoni scandinavi, deriva probabilmente dal norreno vik ('insenatura'), mentre Nordmanni, il nome usato dai cronisti occidentali per indicarli, significa 'uomini del Nord'. Comunemente come N. si designano infatti quei gruppi, soprattutto norvegesi, che dal sec. 8°, si stabilirono in Francia, nella regione che da essi si chiamò Normandia (v.).Gli Svedesi fondarono basi commerciali spingendosi fino a Kiev ed ebbero contatti commerciali con Bisanzio e con il mondo arabo. I Norvegesi si stanziarono nelle isole Orcadi e nelle Shetland, basi dalle quali iniziarono a devastare e a saccheggiare i ricchi monasteri sia della Northumbria, come Lindisfarne nel 793, sia dell'Irlanda, dove stabilirono persino un insediamento fortificato nell'area in cui oggi si trova Dublino. I Danesi, trovando inefficaci le difese dell'impero carolingio, estesero i loro attacchi all'intera costa dell'Europa occidentale, risalendo i fiumi dei regni della Germania e della Francia: nell'841 risalirono la Senna per saccheggiare Rouen e nell'845 devastarono Parigi, che lasciarono soltanto dietro pagamento di un ingente riscatto da parte di Carlo II il Calvo, re dei Franchi (843-877). Nell'865 i Danesi sbarcarono in Inghilterra, stabilendo nella parte orientale del paese un insediamento permanente (Danelaw), mentre i Norvegesi si assicurarono un territorio all'interno del regno franco, poiché nel 911, con il trattato di Saint-Clair-sur-Epte, il re di Francia Carlo III detto il Semplice (898-929) in cambio della conversione al cristianesimo assicurò al capo vichingo Rollone (m. nel 931 ca.) la regione a N della Loira, che diventò il ducato di Normandia. Questo accordo ebbe come risultato un graduale ritorno a condizioni più pacifiche nell'Europa occidentale.Nella Normandia sia Rollone sia i suoi successori, che assorbirono la lingua, la cultura e l'organizzazione feudale dei Franchi, favorirono la vita religiosa, ma l'effettiva rinascita della vita monastica e, di conseguenza, anche della vita artistica si deve a Guglielmo da Volpiano (v.) - discepolo di Maiolo, abate di Cluny (954-994) - abate di Saint-Bénigne a Digione dal 990, invitato nel 1001 dal duca Riccardo II detto il Buono (m. nel 1037) a riformare l'abbazia della Trinité a Fécamp. Degli edifici ai quali è associato il suo nome in Normandia si conserva soltanto l'abbazia di Notre-Dame a Bernay (dip. Eure), con un coro a tre navate triabsidato. Questa tipologia e quella che presenta un coro con deambulatorio documentata dall'abbaziale di Notre-Dame a Jumièges (v.), consacrata nel 1067, vennero in seguito adottate diffusamente in Normandia e più tardi in Inghilterra. Come Jumièges, molte grandi chiese normanne avevano due torri di facciata; in Saint-Etienne a Caen (v.) esse si impostano su un enorme blocco quadrangolare diviso in tre campate da poderosi contrafforti: una formulazione che costituì il prototipo delle facciate delle chiese gotiche. Quest'ultimo edificio si deve alla committenza del duca Guglielmo I il Conquistatore, futuro re d'Inghilterra (1066-1087), mentre sua moglie Matilde di Fiandra (m. nel 1085) fondò, sempre a Caen, il monastero femminile della Trinité.L'architettura normanna del sec. 11° - in una regione dove nel 1061 esistevano ben ventuno monasteri tutti ospitati in edifici di nuova fondazione - fu tra le più imponenti e innovative in Europa, caratterizzata da alzati a tre livelli e spesso, all'altezza del cleristorio, da un passaggio continuo in spessore di muro. Per quanto concerne la plastica architettonica, la decorazione su capitelli, archi e anche superfici parietali in Normandia adotta frequentemente motivi geometrici; va peraltro rilevata anche la presenza di una raffinata scultura figurativa persino in una fase precoce: già a Bernay nel secondo quarto del sec. 11° e, un po' più tardi, a Jumièges, nella cattedrale di Notre-Dame a Bayeux e in Saint-Pierre a Rucqueville (dip. Calvados).Con la rinascita dei monasteri, la decorazione libraria riprese a essere praticata in taluni centri, quali per es. l'abbaziale di Mont-Saint-Michel (dip. Manche), il Saint-Ouen a Rouen (dip. Seine-Maritime) e Jumièges. Nella regione era peraltro particolarmente apprezzata la miniatura nello stile della scuola di Winchester, prodotta nell'Inghilterra anglosassone; libri realizzati in questo stile, inviati in Normandia prima del 1066, esercitarono una forte influenza non solo sulla pittura locale, ma anche sulla scultura. Tale processo si invertì dopo la conquista dell'Inghilterra, dove vennero importati manoscritti prodotti in Normandia e caratterizzati non tanto da illustrazioni a piena pagina con soggetti di carattere narrativo, bensì dalla predilezione per le iniziali miniate, nelle quali figure umane, animali e vegetali, adattate alla forma delle lettere, determinarono la creazione di immagini fantastiche e dei c.d. girali abitati, che divennero un motivo apprezzato dalla miniatura inglese successiva al 1066 (v. Anglonormanna, Arte).Dopo la conquista dell'Inghilterra, Guglielmo I il Conquistatore ricompensò i propri seguaci - prevalentemente normanni ma anche francesi, fiamminghi e d'altra stirpe - con enormi possedimenti sottratti agli Inglesi, sui quali vennero eretti semplici castelli consistenti di opere in terra e costruzioni in legno, ben presto sostituiti da castelli in pietra; questi, sebbene per la maggior parte in stato di rovina, attestano ancora oggi l'abilità ingegneristica normanna. La struttura centrale era costituita dal donjon - una fortezza simile a una torre, posta su un'altura, all'interno della quale erano ricavati gli alloggi del signore -, che, in caso di assedio, costituiva il caposaldo del sistema difensivo. Uno dei primi castelli in pietra venne costruito a Chepstow, sul confine gallese, da Guglielmo Fitz Osbern, conte di Hereford (m. nel 1071), potente seguace e amico del re. Il donjon del castello reale di Londra, noto come White Tower, è una fortezza in pietra particolarmente massiccia, ben costruita, che include un'ampia cappella a tre navate, con alcuni capitelli di tipo normanno, con ampie volute angolari, e altri cubici, sconosciuti all'epoca nel ducato ed evidentemente introdotti dalle Fiandre, di realizzazione molto semplice, il cui uso si diffuse per tutto il paese e venne in seguito adottato anche in Normandia. I donjons rettangolari furono con il tempo sostituiti da impianti poligonali e circolari e, nel sec. 12°, alcuni di essi ricevettero una ricca decorazione, come per es. il castello di Castle Rising nella contea di Norfolk, costruito da Guglielmo de Albini dopo il matrimonio contratto nel 1138 con Alice, vedova del re Enrico I (1100-1135). Il più vasto edificio civile di epoca romanica fu il palazzo di Westminster, costruito da Gugliemo II il Rosso (1087-1100) sul Tamigi, della cui decorazione interna si conservano pochi capitelli scolpiti con scene di favole e battaglie, secondo uno spirito molto vicino a quello del ricamo di Bayeux (Bayeux, Tapisserie de Bayeux).Il dominio normanno sull'Inghilterra venne ampiamente favorito dalla Chiesa. I nuovi vescovi e abati, designati dal re e provenienti in gran parte dalla Normandia, si impegnarono nella ricostruzione delle chiese esistenti, considerate antiquate e inutilizzabili per una liturgia elaborata, introducendo in tal modo in Inghilterra lo stile romanico, che si era stabilmente affermato in Normandia. Gli inglesi non ignoravano del tutto il nuovo stile, poiché l'abbazia di Westminster, fondata dal re Edoardo il Confessore (1042-1066), era in qualche misura modellata su Jumièges, il cui abate Roberto Champart venne designato vescovo di Londra (1044-1051) e quindi arcivescovo di Canterbury. Le chiese romaniche inglesi seguivano spesso progetti normanni con pianta triabsidata o con ambulacro, transetto ampio, spesso fornito di navate laterali, torre d'incrocio, navata su tre livelli e facciata che spesso comprendeva due torri. La Normandia non era tuttavia l'unica fonte per l'impianto degli edifici ecclesiastici: il primo priorato cluniacense in Inghilterra, fondato nel 1080 a Lewes nel Sussex e ampliato nel sec. 12°, seguiva la pianta a doppio transetto della casa-madre borgognona. La Christ Church di Canterbury (v.), quando fu ampliata nel 1095, ebbe un secondo transetto, come in seguito molte cattedrali di epoca gotica. Privo di paralleli in Normandia è anche un gruppo di chiese dell'Inghilterra occidentale, quali l'abbaziale di St Peter a Gloucester (od. cattedrale), l'abbaziale di St Mary the Virgin a Tewkesbury (Gloucestershire) e l'abbaziale di St Mary the Virgin and Peter and Paul, successivamente St Mary and Eadburga, a Pershore (Worcestershire), con gigantesche colonne nella navata e, in alcuni casi, alzati a quattro piani. Oltre alla facciata a due torri, era diffusa nel sec. 12° la facciata 'a schermo' trasmessa all'Inghilterra dall'Aquitania.L'edificio considerato a ragione il punto più alto nello sviluppo dell'architettura romanica è la cattedrale di Durham (v.), con copertura a volte costolonate, iniziata nel 1093, terminata nella parte orientale entro il 1104 e completata nel 1133. La fase successiva nello sviluppo della volta a costoloni si ebbe in Normandia intorno al 1130, quando venne costruita la copertura a volte delle due abbazie ducali di Caen; quella di Saint-Etienne, dotata in particolare di una volta seipartita, rivestì un ruolo importante nell'evoluzione dell'architettura gotica.Sotto la guida di figure quali Lanfranco di Pavia (m. nel 1089) e Anselmo d'Aosta (v.), nella seconda metà del sec. 11°, si ebbe in Inghilterra una straordinaria rinascita della vita intellettuale. Lanfranco di Pavia, monaco e priore dell'abbazia di Notre-Dame a Bec (dip. Eure) e più tardi abate di Saint-Etienne a Caen, divenne arcivescovo di Canterbury dal 1070; noto teologo, guidò la riforma della Chiesa inglese. Fama ancora maggiore ebbe Anselmo d'Aosta, eminente pensatore, monaco e poi priore a Bec, e quindi successore di Lanfranco come arcivescovo di Canterbury nel 1093. Benché Lanfranco e Anselmo fossero interessati piuttosto al testo che non alla decorazione dei manoscritti, a Canterbury venne prodotto un gran numero di codici con iniziali abitate, ispirate a quelle normanne. L'ampia cripta estesa sotto l'intero coro della cattedrale di Canterbury presenta una serie di capitelli scolpiti, del 1095 ca. - un piccolo numero dei quali mostra tracce dell'originaria policromia -, che presentano gli stessi motivi decorativi adottati nelle iniziali dei locali codici miniati, attestando la possibilità che in entrambi i casi fossero coinvolti gli stessi artisti.Il momento di svolta nella pittura inglese si ebbe nel corso della seconda e della terza decade del sec. 12°, con la rinascita della pittura a carattere narrativo. Il più importante esempio di tale nuovo sviluppo è il Salterio di St Albans (Hildesheim, St. Godehardskirche), che contiene quarantadue illustrazioni a pagina intera e oltre duecento iniziali a soggetto narrativo, dipinte poco dopo il 1123 in colori ricchi e vividi, secondo uno stile che deve molto a fonti anglosassoni, tardo-ottoniane e italo-bizantine. Più apertamente bizantino è lo stile della Bibbia di Bury (Cambridge, C.C.C., 2), dipinta nel 1135 per l'abbazia di Bury St Edmunds nel Suffolk - famosa per la sepoltura del re anglosassone dell'Anglia orientale, Edmondo (m. nell'870) - da maestro Hugo, artista ricordato peraltro non soltanto come pittore, ma anche come scultore e fonditore, in quanto artefice delle porte bronzee dell'ingresso principale dell'abbazia (Gesta sacristarum; Rer. Brit. MAe. SS, XCVI, 2, 1892, p. 289). Un aspetto dell'influenza bizantina in questi due codici è l'uso del panneggio a pieghe 'bagnate', procedimento convenzionale utilizzato per mostrare le rotondità del corpo umano con l'aiuto di pieghe simili a venature. Il Salterio di St Albans e la Bibbia di Bury segnarono l'avvio di un'eccezionale produzione artistica, che interessò in pratica tutti i centri monastici importanti del paese. La convenzione del panneggio a pieghe 'bagnate' si diffuse ampiamente e rapidamente, interessando anche la pittura murale - come attesta l'affresco raffigurante S. Paolo e la vipera nella cappella dedicata a s. Anselmo nella cattedrale di Canterbury - e la scultura, per es. nei pannelli con scene della Vita di Cristo della cattedrale di Durham (Cathedral, Dormitory Mus.). In manoscritti quali la Bibbia di Londra (Lamb., 3) le pieghe si moltiplicano trasformandosi in motivo decorativo; l'artista - probabilmente un pittore laico itinerante che eseguì il manoscritto tra il 1145 e il 1155 - lavorò anche nella Francia nordorientale. Un decennio più tardi venne eseguita a Canterbury la Bibbia di Dover (Cambridge, C.C.C., 3-4); è stato ipotizzato (Dodwell, 1993) che la decorazione di tale codice sia stata realizzata da un artista laico e che il testo si debba invece al monaco Eadwine, il cui ritratto, del 1170 ca., si trova nel salterio che porta il suo nome (Cambridge, Trinity College, R.17.1, c. 283v); legati a questo manoscritto sono due disegni (cc. 284v-285r) che illustrano il sistema idraulico della cattedrale-monastero della Christ Church a Canterbury, installato nel 1160 circa. Più o meno contemporanei sono i resti degli affreschi della cappella dedicata a s. Gabriele nella cripta e quelli dell'abside della cappella intitolata a s. Anselmo nel coro, eseguiti in due stili diversi, a dimostrazione della ricchezza della vita artistica a Canterbury nel corso del 12° secolo.Anche Winchester fu un centro fiorente, grazie alla committenza del vescovo Enrico di Blois (1129-1171), nipote di re Enrico I e fratello di re Stefano (1135-1154), educato a Cluny. Egli vi costruì una splendida domum quasi palatium (Annales monasterii de Wintonia, a. 1138; Biddle, 1986), nella quale ospitava la sua collezione di oggetti antichi, un carico di sculture acquistate a Roma e trasportate via mare. L'ammirazione di Enrico di Blois per i marmi antichi lo spinse a importare fonti battesimali realizzati in pietra nera, detta marmo di Tournai, e a ripristinare l'uso del marmo di Purbeck. Alcune sculture della cattedrale di Winchester, dedicata alla Santa Trinità e ai ss. Pietro e Paolo, mostrano un'evidente ispirazione classica - per es. un capitello con un centauro - e alcuni frammenti provenienti dal suo palazzo (Winchester, City Mus.) permettono di ipotizzare che egli intendesse emulare quanto l'abate Suger (m. nel 1151) aveva realizzato sul piano decorativo in Saint-Denis a Parigi. Durante gli anni del vescovado di Enrico di Blois vennero eseguiti soprattutto codici di grande importanza, quali il Salterio di Winchester (Londra, BL, Cott. Nero C.IV), miniato prima del 1161, ove viene ancora utilizzato l'esuberante panneggio a pieghe 'bagnate': nelle scene della Flagellazione di Cristo (c. 21r) e dell'Inferno (c. 38r), carnefici e diavoli sono caratterizzati da volti grotteschi e minacciosi, di straordinaria espressività; le due pagine inserite in questo libro con la Dormizione della Vergine (c. 29r) e la Vergine come Regina del cielo (c. 30r) sono copie di un dittico bizantino, probabilmente portato in dono dalla Sicilia nel 1154 dal nipote di Enrico di Blois, Guglielmo, arcivescovo di York (1142-1154), che era stato ospite di Ruggero II, re di Sicilia (1130-1154), a Palermo. Anche il rilievo della Vergine e del Bambino, conservato nella cripta del duomo di St Peter a York, dovette essere realizzato sulla base di un modello bizantino di origine siciliana. L'artista che miniò il Salterio di Winchester partecipò probabilmente all'esecuzione di alcune delle immagini della Bibbia di Winchester, del 1150-1180 (Winchester, Cathedral Lib., (2) 3), opera di sei diversi miniatori, due dei quali si ritiene avessero visitato la Sicilia e conoscessero i mosaici della cattedrale di Cefalù (v.) e della Cappella Palatina di Palermo.Strettamente legati alla Bibbia di Winchester sono due cicli di pitture ad affresco, il primo nella cappella del Santo Sepolcro della cattedrale di Winchester e l'altro, più esteso, nella sala capitolare del monastero di Sigena, in Aragona, fondato dalla regina Sancia e dedicato nel 1188. Queste pitture furono gravemente danneggiate da un incendio nel 1936 e si trovano attualmente a Barcellona (Mus. d'Art de Catalunya); essendo opera dei pittori di Winchester, che conoscevano i mosaici siciliani, il loro stile è molto debitore nei confronti dell'arte bizantina.Come gran parte della produzione artistica in Inghilterra, intorno al 1180 l'arte romanica cedette gradualmente il passo a uno stile di transizione, con forti accenti classici e bizantini. In architettura la svolta fu determinata dall'incendio del coro della cattedrale di Canterbury nel 1174 e dalla sua rapida ricostruzione in stile gotico, per accogliere il reliquiario dell'arcivescovo Tommaso Becket (v.), assassinato nel 1170 e canonizzato da papa Alessandro III (1159-1181) nel 1173: pochi anni dopo egli sarebbe stato incluso tra i santi nel mosaico absidale della cattedrale di Monreale (v.), a dimostrazione degli stretti contatti che in Italia i N. tenevano con i loro 'cugini' del Nord.Italia meridionale e Sicilia.- L'affermazione del potere normanno nell'Italia meridionale e in Sicilia durante il sec. 11° costituisce uno degli eventi più interessanti della storia medievale. Appoggiati inizialmente dai Longobardi in Italia meridionale in funzione antibizantina, i N. vennero incoraggiati dal papato, che desiderava indebolire il potere dell'impero d'Oriente in Italia; da Aversa, concessa loro come fortezza nel 1030, si espansero in tutte le direzioni, prendendo Bari ai Bizantini nel 1071, Palermo agli Arabi nel 1072, Salerno ai Longobardi nel 1077 e conquistando il resto della Sicilia nel 1091. Nel 1059 il papato riconobbe il conte di Aversa Riccardo I Drengot (m. nel 1078) come principe di Capua e Roberto I il Guiscardo (m. nel 1085), come duca di Puglia e Calabria e futuro duca di Sicilia; a Roberto I successe il figlio Ruggero Borsa (m. nel 1111), anche se colui che governava di fatto era il fratello di Roberto I, Ruggero I (m. nel 1101). Poiché l'impresa di sottrarre la Sicilia ai musulmani era considerata una guerra santa, papa Urbano II (1088-1099) gli attribuì il titolo di conte di Sicilia e la dignità di legato papale, riunendo così nelle sue mani i più alti poteri secolare ed ecclesiastico sui propri territori, mentre il figlio Ruggero II ottenne dall'antipapa Anacleto II (1130-1138) la corona di re di Sicilia nel 1130: Palermo, la più grande città cristiana dopo Costantinopoli, diveniva la capitale dei territori normanni in Italia.I dominatori normanni in Italia furono inizialmente soprattutto guerrieri, privi di ambizioni intellettuali o artistiche. Tuttavia, se le prime roccaforti normanne ad Aversa e a Melfi erano state erette dai loro predecessori longobardi, ben presto anch'essi iniziarono a costruire castelli, per es. a Rossano e a Mileto in Calabria; quando poi si ritennero in grado di gestire committenze artistiche, non si ispirarono tanto alla lontana madrepatria in Normandia, quanto piuttosto alle tradizioni locali, longobarde, bizantine e musulmane (v. Altavilla). L'arte della Campania si trovava all'epoca sotto la forte influenza dell'abbazia di Montecassino (v.), il cui abate Desiderio (v.), sostenitore dei N., era nello stesso tempo in buoni rapporti anche con Bisanzio; sotto il suo governo l'abbazia venne ricostruita e dedicata nel 1071. Legata per molti versi a Montecassino è la cattedrale di Salerno, dedicata all'apostolo Matteo, costruita dall'arcivescovo Alfano (m. nel 1085), già monaco di Montecassino e amico di Desiderio, con l'aiuto finanziario di Roberto I il Guiscardo e completata tra il 1080 e il 1085; i mosaici frammentari che vi si conservano sono di stile bizantino e furono senza dubbio influenzati da Montecassino. Con la conquista della Puglia, del 1071, il famoso santuario di S. Michele Arcangelo a Monte Sant'Angelo, sul monte Gargano - che costituì in seguito un modello per l'abbazia di Mont-Saint-Michel in Normandia -, passò in mani normanne, e quando nel 1087 le reliquie di s. Nicola vennero portate a Bari, anche quest'ultima divenne un centro di pellegrinaggio importante: la basilica eretta per ospitare il reliquiario fu la prima chiesa della Puglia a presentare un alzato a tre piani - una scelta tipologica che deve essere attribuita a influenza transalpina -, con gallerie esterne aperte al di sopra delle navatelle e un muro rettilineo a chiusura di un coro triabsidato; la chiesa venne imitata in tutta la Puglia (per es. Trani, cattedrale di S. Maria). Il portale settentrionale di S. Nicola a Bari, detto porta dei Leoni, è notevole per l'archivolto scolpito, che mostra uomini a cavallo che assaltano un castello; un soggetto analogo si trova nell'archivolto del portale della Pescheria della cattedrale di Modena, del 1120 ca.: si tratta in entrambi i casi di scene tratte dal ciclo arturiano, che si ritiene giunto in Puglia tramite i crociati, tra i quali si trovava Oddone, vescovo di Bayeux, committente del ricamo di Bayeux, con il quale il rilievo di Bari presenta numerosi elementi in comune; re Artù è rappresentato inoltre anche sul pavimento della cattedrale di Otranto, del 1165 circa.La conquista normanna dell'Italia meridionale si rifletté in un'intensa attività costruttiva: l'abbazia della SS. Trinità a Venosa (prov. Potenza), voluta da Roberto I il Guiscardo come mausoleo dinastico, non fu mai portata a termine; con la cattedrale di Aversa ha in comune una pianta di tipo francese con deambulatorio e cappelle radiali. La cattedrale di Acerenza (prov. Potenza), non distante da Venosa, ne imitò evidentemente la pianta, utilizzando inaspettatamente capitelli cubici rari in Italia, ma universalmente impiegati in Inghilterra. Tracce di influenze settentrionali, provenienti dalla Normandia o dall'Inghilterra, si rilevano anche nel portale della cattedrale di S. Maria d'Anglona presso Tursi (prov. Matera), decorato con protomi dall'aspetto selvaggio. Le celebri placche d'avorio, ca. quaranta, provenienti dalla cattedrale di Salerno (Mus. Diocesano), scolpite parte con soggetti figurati e parte con motivi decorativi, furono realizzate ad Amalfi nel tardo sec. 11° e si ritiene ornassero porte lignee. In molti tesori di chiese, in tutta Europa, si conserva inoltre un gran numero di corni d'avorio (olifanti) eseguiti in Italia meridionale in uno stile decisamente legato all'arte islamica.In Sicilia, la tolleranza dei N. nei confronti dei Bizantini e degli Arabi produsse condizioni grazie alle quali la vita artistica ebbe modo di svilupparsi su un insieme di tre diverse civiltà. La chiesa di S. Maria dell'Ammiraglio, detta della Martorana, venne costruita negli anni quaranta del sec. 12° nel centro di Palermo da Giorgio di Antiochia, un bizantino di lingua araba, che fu Amīr al-umarā ('ammiraglio') di re Ruggero II. Il tipo di edificio, con pianta a croce inscritta in un quadrato, è bizantino, come lo sono i mosaici che lo decorano: per es. i famosi riquadri raffiguranti Ruggero II incoronato da Cristo e Giorgio di Antiochia inginocchiato davanti alla Vergine. Tra le sete preziose prodotte a Palermo, il mantello di Ruggero II (Vienna, Schatzkammer), un capolavoro dell'arte decorativa araba, venne realizzato, come ricorda anche la sua iscrizione cufica, nella bottega reale nel 1133-1134. Il fenomeno più singolare dell'arte della Sicilia normanna appare tuttavia l'adozione del mosaico nelle fondazioni reali, a cominciare dalla cattedrale di Cefalù e dalla Cappella Palatina, all'interno del palazzo reale di Palermo, costruita per avere funzioni non soltanto di chiesa, ma anche di sala per udienze: il trono del sovrano, rivolto verso l'altare, era situato di fronte alla parete occidentale; al di sopra, un ampio mosaico che raffigura Cristo in trono allude all'armonia fra trono celeste e trono terreno; l'iscrizione musiva che corre intorno alla base della cupola reca la data del 1143, ma l'intera opera non fu terminata che dopo la metà del secolo.Dopo Guglielmo I, detto il Malo (1154-1166), successore di Ruggero II, salì al trono Guglielmo II, detto il Buono (1166-1189), il quale, per limitare il controllo dell'arcivescovo di Palermo Gualtiero (1169-1185), fondò a Monreale una cattedrale monastica indipendente, che intendeva destinare alla funzione di mausoleo dinastico. Tanto Monreale quanto altre grandi cattedrali siciliane sono edifici romanici di impianto basilicale, dotati talora di torri occidentali. L'abbondanza dell'uso di archi acuti è il risultato dell'influenza islamica, alla quale si devono anche la presenza degli archi intrecciati e il motivo dello chevron (Borg, 1966-1967; D'Onofrio, Pace, 1981, pp. 22-23), anche se queste due ultime soluzioni sono talora ritenute importazioni dalla Normandia o dall'Inghilterra: i primi archi intrecciati, per es. quelli della cattedrale di Cefalù, hanno indubbiamente netto carattere anglonormanno, mentre quelli che ornano le pareti esterne del duomo di Monreale, con decorazione a incrostazione, compresi gli chevrons, sono a evidenza islamici. Le chiese palermitane di S. Giovanni degli Eremiti, del 1148, e di S. Cataldo, del 1161, con copertura a cupola, sono invece bizantine, ma presentano numerosi particolari costruttivi di tradizione islamica. La scultura venne utilizzata relativamente poco negli edifici dell'epoca, eccetto che nei chiostri di Cefalù e di Monreale; quest'ultimo, risalente a un'epoca compresa tra il 1172 e il 1189, è in assoluto uno dei più splendidi esempi romanici ancora esistenti, con capitelli gemini riccamente scolpiti, molto classici nello spirito, probabile opera di scultori provenienti dalla Campania, a eccezione di una piccola parte che mostra per contro stretti legami con la Francia.Il più importante uomo d'armi dell'epoca normanna nell'Italia meridionale fu Boemondo I d'Altavilla, principe di Antiochia, il cui mausoleo adiacente alla cattedrale di Canosa (v.) è degno di un grande soldato normanno; nemico di Bisanzio, per ironia della sorte, alla sua memoria venne eretto un monumento ispirato a modelli bizantini (Krautheimer, 1965, p. 285), le cui porte bronzee sono decorate a un tempo da raffigurazioni in stile bizantino e da un'ornamentazione interamente islamica.Con Boemondo, nel 1098, si formò il principato crociato di Antiochia; successivamente il nipote di Boemondo, Tancredi d'Altavilla (m. nel 1112), Ruggero di Salerno (m. nel 1119) e Boemondo II d'Altavilla (m. nel 1131) furono sovrani normanni di Antiochia, dove peraltro poco è rimasto che possa essere attribuito alla committenza normanna, a eccezione di alcuni capitelli romanici provenienti da un edificio sconosciuto (Antakya, Hatay Müz.).
Bibl.:
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