NORVEGIA
(norvegese Norge)
Stato dell'Europa settentrionale, che occupa la parte occidentale della penisola scandinava, il cui nome moderno deriva dall'antico norvegese Norvegr ('la via, o la terra, verso il Nord'), documentato a partire dalla fine del sec. 9° nei resoconti del viaggiatore Ottar, giunto alla corte inglese di Alfredo il Grande, re del Wessex (871-899).Territorio originariamente diviso in diversi regni più piccoli, sottoposti ciascuno a un proprio sovrano, la N. venne riunita in un'unica entità statale intorno al 900 dal re guerriero Aroldo I Haarfager; tuttavia, il dominio del potere centrale sia sull'estremo Nord sia sulle regioni del Sud-Est, prosperose dal punto di vista agricolo e in cui era assai forte l'influenza danese, rimase incerto per un lungo periodo.La vita politica e artistica della N. del primo periodo medievale è largamente inesplorata a causa della mancanza di fonti, ma l'eccezionale ritrovamento della nave-sepolcro di Oseberg (v.), oggi a Oslo (Vikingskipshuset Mus.), sembra riflettere la vitalità e la capacità di innovazione culturale che caratterizzarono il nucleo politico esistente prima dell'unificazione.Sotto i re Haakon il Buono (ca. 940-960) e Olav Trygvasson (995-1000), che ebbero entrambi strette relazioni con l'Inghilterra, furono compiuti alcuni tentativi di introdurre in N. la religione cristiana. Anche se non si deve sottovalutare il ruolo avuto dalla fede personale dei re, l'opera di cristianizzazione trovava soprattutto una motivazione politica, giacché mirava a stroncare le resistenze alla nuova sovranità che avevano radici nel sistema di potere della società pagana. Il fervore di Olav II Haraldsson (v. Olav II) e del suo vescovo di corte condusse la N. definitivamente entro il blocco dei paesi cristiani, con uno sforzo che portò però alla caduta del re e al suo martirio nel 1030. L'organizzazione ecclesiastica rafforzò il potere centrale, anche se la N. dovette sperimentare, sebbene in un grado minore, i conflitti tra l'autorità regale e quella papale che caratterizzarono in genere i secc. 11°-12° in Europa.Il periodo di maggiore espansione della N. si ebbe durante il regno di Sverre Sigurdsson (1177-1202) e della sua dinastia. Attraverso conquiste territoriali e matrimoni dinastici, intorno al 1300 la N. giunse ad avere un impero che comprendeva l'Islanda, la Groenlandia e le isole Orcadi, Shetland e Fær Öer nel mare del Nord, mentre nella penisola scandinava erano sotto la dominazione norvegese parti considerevoli di quella che sarebbe divenuta in seguito la Svezia e, nell'estremo Nord, un'area che si estendeva entro l'od. Russia. Soprattutto lungo la costa si svilupparono molte importanti città che divennero sedi sia di amministrazioni secolari sia di amministrazioni ecclesiastiche: Bergen (v.) fu residenza regale nel sec. 13°, mentre Oslo (v.) divenne capitale dal 1300 circa. Queste due città, insieme a Stavanger e Hamar, furono sedi di vescovadi, mentre Trondheim (v.), a seguito della riforma dell'organizzazione ecclesiastica del 1150 ca., divenne la sede dell'arcivescovo di Norvegia. Le città costituirono i principali 'empori' attraverso i quali giunsero in N. gli stili e le mode dei diversi centri europei.L'economia della N. medievale era basata su una varietà di risorse. L'agricoltura era praticata non soltanto nelle vallate e nelle pianure meridionali, ma anche su vasta scala nella regione di Trondheim e anche più a N. L'attività della pesca sviluppò gradualmente la propria organizzazione in epoca medievale, così che il pesce essiccato e salato divenne il prodotto norvegese di esportazione più richiesto sui mercati europei. Non dotata di risorse minerarie, la N. mantenne con il continente un ricco commercio di articoli di lusso di origine subartica, quali raffinate pellicce, avorio di tricheco e falconi addestrati per la caccia. Un ben organizzato sistema di tassazione ed esazione di decime indirizzò buona parte dei guadagni di questa dinamica economia nei forzieri dei re e della Chiesa. L'intensa produzione architettonica che caratterizzò il Medioevo norvegese, con la serie delle grandi cattedrali romaniche erette alla metà del sec. 12° e il completamento della grandiosa cattedrale di Trondheim nel corso del 13°, insieme con la costruzione di castelli regali e palazzi secolari in una scala veramente europea, deve essere vista come un corollario di questa vitalità economica.L'estinguersi della dinastia reale norvegese portò nel sec. 14° a una graduale perdita di indipendenza: la N. e i suoi dominî vennero accorpati ora alla Svezia ora alla Danimarca e lo Stato norvegese riacquistò l'indipendenza solo nel 1814.Architettura.- Delle chiese medievali un tempo esistite in N. approssimativamente i due terzi (probabilmente ca. duemila) sembra che fossero costruite in legno e appartenessero dunque ai diversi sottotipi di stavkirker, chiese missionarie in legno largamente distribuite nell'Europa settentrionale, dall'Inghilterra alla Germania e alla Danimarca. Nelle loro forme primitive esse presentavano le travi verticali, su cui poggiava il tetto, infisse direttamente nel terreno, con una tecnica che rendeva l'edificio soggetto a rapido decadimento. In Scandinavia, anche se non necessariamente in territorio norvegese, fu messa invece a punto la pratica della costruzione su fondazione perimetrale di pietra. La stavkirke compiutamente sviluppata - con i suoi avanzati dispositivi di contenimento delle spinte - deve essere attribuita a un ambiente in cui si potesse attingere alla tecnologia di costruzione delle navi; in Scandinavia questo tipo di cultura materiale si poteva trovare in uno qualsiasi dei centri portuali più grandi.Per contro, l'architettura in pietra appare largamente realizzata con tecniche di taglio e costruzione importate; tuttavia già nel sec. 12° nelle più grandi città norvegesi dovevano essere state fondate scuole locali di scalpellini che lavoravano per le stesse città e per i distretti rurali a esse collegati. Per le imprese costruttive maggiori queste scuole locali dovettero essere affiancate da botteghe straniere e ciò spiega i diversi prestiti diretti dai cantieri delle cattedrali inglesi: tra i capitelli scolpiti nella navata romanica della cattedrale di Stavanger ve ne sono alcuni che richiamano da vicino lo stile e il linguaggio figurativo dei capitelli della cripta della cattedrale di Canterbury (1100-1120 ca.); ancora a Stavanger, nella parte della cattedrale di alcuni decenni più tarda (1150-1160), vi sono esempi scolpiti dell'ornamento a chevron, tipico del Romanico anglonormanno. Splendidi esempi di questa decorazione si trovano anche nei coevi portali e cappelle del transetto della cattedrale di Trondheim.In quest'ultima chiesa, e precisamente nelle parti databili al sec. 13°, si possono ritrovare forme architettoniche importate dall'Inghilterra. Nel coro gotico della cattedrale è stata individuata la presenza del pilastro a crochets (Fischer, Fischer, 1965), un elemento caratteristico della parte databile agli anni venti del sec. 13° della cattedrale di Lincoln. Inoltre, nella navata di Trondheim, della seconda metà del sec. 13°, ridotta in rovina in epoca successiva alla Riforma, i resti archeologici indicano la presenza di bassorilievi con angeli posti nei pennacchi degli archi, elemento che senza dubbio emula quello pressoché contemporaneo dell'Angel Choir di Lincoln. Altre caratteristiche dell'alzato (forma e distanza delle finestre) possono indicare prestiti da un altro famoso cantiere inglese dell'epoca, quello dell'abbazia di Westminster.Un'influenza diretta della pratica costruttiva inglese di età gotica, probabilmente a seguito dell'intervento di un architetto britannico, si deve infine cogliere nella struttura della facciata occidentale della cattedrale di Trondheim (ca. 1270-1300): probabilmente ricostruita come una facciata-schermo alla maniera inglese, con molte zone continue contenenti statue disposte orizzontalmente sulla facciata in modo da mascherarne la forma architettonica. I modelli per questa soluzione, che rimane unica in Scandinavia, potrebbero essere le facciate delle cattedrali di Lincoln, Wells e Lichfield. Le ipotesi fin qui riportate si basano tuttavia solo sull'analisi di dati archeologici, purtroppo lacunosi, mentre non si conservano documenti scritti che possano suffragare una pretesa stretta cooperazione anglo-norvegese in campo architettonico.La N. fu interessata da diversi altri canali di influenza: le testimonianze archeologiche indicano sicuri collegamenti con il cantiere della cattedrale svedese di Lund (sec. 12°), monumento di spicco nel panorama del Romanico germanicolombardo in Scandinavia. Le sue doppie arcate cieche, i capitelli classicheggianti e le modanature sulla base dei pilastri ricompaiono in un gruppo di chiese romaniche di Bergen, costruite intorno al 1150; in particolare nella Mariakirken queste caratteristiche lombarde, visibili nella navata e nel coro, sono combinate con le linee romanico-normanne presenti nelle due torri della facciata occidentale.Una terza e importante corrente di influenza si avverte in un gruppo di edifici religiosi del sec. 12° nella N. orientale, con un percorso che parte da Oslo per raggiungere i distretti a N di questa città. Il luogo di origine di questo stile è tuttora oscuro, ma esso può essere ipoteticamente riconosciuto come un ramo secondario del Romanico danese. Tra i suoi primi esempi vanno annoverate l'antica cattedrale di Oslo - dedicata a s. Alvardo e completamente distrutta alla metà del sec. 17° - e la Gamle Akerskirke, alla periferia della stessa città: si tratta di una costruzione di tradizione romanica, che presenta il transetto, la massiccia torre d'incrocio, l'interno e l'esterno in forme severe, quasi del tutto sprovvisti di scultura decorativa. La bottega che aveva lavorato a questa chiesa, o almeno a una parte di essa, si impegnò nella realizzazione delle chiese di Gran (Mariakirke, Nicolaskirke), di Ringsaker e, probabilmente, dell'antica cattedrale di Hamar (oggi in rovina), tutte situate in ricchi distretti di produzione cerealicola. Il rifiuto dell'ornato che caratterizzò questa scuola ebbe larga diffusione e può, con alcune riserve, essere interpretato come una manifestazione di preferenze regionali.Meno facile da seguire è la diffusione dei gusti architettonici e delle tecniche delle altre città norvegesi. Il cantiere del sec. 12° della cattedrale di Stavanger sembra aver avuto un qualche effetto sulla costruzione e la decorazione di chiese anche nella lontana regione orientale del Telemark, che faceva comunque parte del vescovado di Stavanger. In seguito, seguendo lo stile adottato nella ricostruzione della cattedrale, il coro gotico sembra essere stato modello per una nuova ondata di diffusione nel territorio circostante Stavanger. Nella regione di Bergen l'attività costruttiva reale del sec. 13° ebbe un impatto considerevole sulle chiese erette lungo la costa occidentale; in alcune di esse si trovano splendidi esempi di ornamenti architettonici gotici trasposti in un idioma artistico popolare dalle mani degli scalpellini locali, come i capitelli nel portico della Dale Kirke di Luster, nel distretto di Sogn. La chiesa del monastero di Ulstein, una grande fondazione regia a N di Stavanger, aderisce strettamente al repertorio formale del pieno Gotico di Bergen.Nella regione di Trondheim vi sono elementi che inducono a credere che gli artigiani del cantiere della cattedrale, specialmente nei periodi in cui quell'impresa era in fase di stallo, prendessero parte alla costruzione di chiese locali nell'ambito di una vasta regione circostante. Ne sono prove sia la presenza di forme ornamentali peculiari al cantiere della cattedrale sia, in qualche caso, i segni lapidari. Anche le forme architettoniche furono riproposte in blocco dal centro alla periferia: uno degli esempi più evidenti è costituito, nel sec. 13°, dall'imitazione, in scala ridotta, del capocroce poligonale della cattedrale di Trondheim nella chiesa di Alstadhaug, nel distretto di Nord-Tröndelag. Fu senza dubbio dall'attività architettonica nelle città che, nel sec. 12°, i costruttori e gli scultori delle stavkirker derivarono alcuni dei loro modelli. In due chiese nelle vicinanze di Trondheim, Vaernes e Maere, vi sono notevoli esempi della trasposizione di forme ornamentali dalla pietra al legno: le testate delle travi lignee che sostengono le capriate del tetto sono scolpite a imitazione delle teste grottesche che corrono a mo' di fregio sui muri delle basiliche romaniche; l'espressione di ferocia che caratterizza queste teste animali 'provinciali', prodotte intorno al 1200 come tarde addizioni alle chiese, supera largamente quella dei loro modelli.Degna di nota fu anche la costruzione di edifici monastici. Tra i monasteri cistercensi devono essere ricordati quello di Lysekloster nei pressi di Bergen (1146) e quello di Hovedöya a Oslo (1147), entrambi fondati da monaci provenienti dall'Inghilterra. Distrutti in seguito alla Riforma, le loro planimetrie testimoniano ancora la presenza di tutte le principali componenti del progetto cistercense, che persino qui, nella periferia del mondo civilizzato, veniva conservato con severità. La cattedrale luterana di Bergen incorpora una chiesa conventuale francescana degli anni 1270-1300, con coro a volte, singola navata a capriate ed elaborata finestra orientale; questo è uno dei pochi edifici degli ordini monastici in N. a essere tuttora usato come chiesa.A causa del crollo economico del sec. 14°, la N. non prese parte alla rinascita tardomedievale della costruzione a volte e della decorazione ad affresco che si fece sentire così energicamente un secolo più tardi nei paesi confinanti, tra cui la periferica Finlandia. In ogni caso, la riluttanza dei costruttori norvegesi a erigere edifici in mattoni, largamente impiegati invece da danesi e svedesi, dovette essere legata a fattori diversi da quelli economici: il mattone venne usato solo sporadicamente anche nel prosperoso Duecento, forse a causa di una mancata fiducia nella sua stabilità in un clima così rigido. Questa tecnica costruttiva venne impiegata dalle botteghe norvegesi solo a partire dagli inizi del sec. 14° e venne adoperata in scala monumentale soltanto per la ricostruzione della cappella dedicata alla Vergine nel palazzo reale di Oslo.L'ultima impresa architettonica di rilievo prima della Riforma fu la ricostruzione della recinzione del coro nella cattedrale di Trondheim. Distrutto da un nuovo incendio, esso fu abilmente risistemato nel secondo decennio del sec. 16°, nel tentativo di arrestare l'inizio della decadenza che minacciava la grande chiesa.
Fino alla seconda metà del sec. 11°, la N. faceva ancora parte di un antico 'territorio stilistico' che comprendeva anche la Danimarca e la Svezia e i cui ideali artistici, pur non essendo pienamente omogenei, trovavano origine in una tradizione comune. Il consolidamento dell'organizzazione ecclesiastica e lo sviluppo delle relazioni commerciali, diplomatiche e politiche con il continente posero fine a questa unità, tanto che a partire dal 1100 ca. i tre regni seguirono ciascuno una propria via, a seconda dei gusti o delle esigenze, attingendo al repertorio internazionale di stili. Queste scelte vennero in parte determinate da circostanze geografiche, cosicché nel corso del sec. 12° la Svezia vide, in pochi casi isolati, un influsso di artisti provenienti dalla Russia bizantina. La N., pur accogliendo parzialmente, al pari degli altri paesi scandinavi, alcune influenze provenienti dalla Germania (Renania) e dall'Europa centrale, per un lungo periodo ebbe i suoi maggiori legami stilistici principalmente con l'Inghilterra, come del resto era avvenuto in campo architettonico. Tuttavia, anche in questo caso non sono chiari i modi di trasmissione di tali influssi.Molte importanti opere norvegesi di pittura su tavola e di scultura in legno sembrano provenire direttamente da ambienti artistici inglesi; a giudicare dalla loro alta qualità esse potrebbero, in effetti, essere state importate. Tuttavia, anche eccellenti pitture su tavola, quali il S. Pietro dipinto sull'anta di un armadio (Oslo, Univ. Oldsaksamling) o i duecenteschi antependia, estremamente raffinati, conservati a Bergen (Historisk Mus.), che presentano molti tratti stilistici presi a prestito dalle scuole miniatorie inglesi, furono probabilmente eseguite in botteghe norvegesi, poiché è ragionevole presumere che la generale richiesta di arredi liturgici dipinti e scolpiti venisse soddisfatta attraverso la produzione locale. Negli Statuti di Bergen degli anni settanta del sec. 13° - che assegnano ai singoli mestieri precise ubicazioni lungo la strada principale della città - viene fornita anche la localizzazione dei pittori (pinturar alla); si deve pertanto supporre che in quest'area si producessero e decorassero sia antependia e altri arredi liturgici sia sculture in legno a soggetto sacro. La figura di S. Olav, proveniente dalla chiesa di Fresvik nel Sognefjord (N. occidentale) - un capolavoro che è stato messo a confronto con le sculture della prima età gotica nella cattedrale di Wells e con quelle dell'abbazia di Westminster -, venne probabilmente realizzata nella bottega di un artigiano presso Övre Strete ('strada superiore') a Bergen, da artisti in parte forse provenienti dall'Inghilterra. Si suppone che simili condizioni di produzione possano essere esistite anche nelle altre grandi città norvegesi, quali Oslo e Trondheim.L'influenza francese sull'arte medievale norvegese raggiunse probabilmente il suo culmine nella chiesa di Bergen dedicata agli Apostoli (1275-1300), di fondazione reale. Si trattava a quanto pare di un'edificio che mirava a emulare la Sainte-Chapelle di Parigi; della sua architettura rimangono però solo scarse tracce e nulla è pervenuto della sua decorazione scultorea. L'impatto dello stile figurativo francese, che poté avere una qualche forza nelle fasi del Gotico maturo, si può cogliere oggi soltanto in alcuni pezzi conservati a Trondheim. Tra le sculture rimaste in situ nella cattedrale, o riunite nell'annesso Domkirkens Skulptursamling, una larga parte è a carattere non figurativo, con elementi stilistici divenuti generici a causa della non uniforme capacità degli esecutori; altri esemplari riflettono invece più fortemente gli ideali internazionali, soprattutto, sembra, di origine inglese. Tuttavia, nell'ambito della principale attività scultorea degli anni intorno al 1300, come la produzione e la messa in opera di grandi figure di santi da collocare nelle nicchie sulla facciata occidentale, si colgono altre linee. Due delle figure, S. Giovanni e S. Dionigi, ancora in buone condizioni di conservazione, sembrano essere il prodotto di una matura scuola francese di scultura, di derivazione reimsiana.L'epoca d'oro della potenza e della prosperità norvegesi vide anche il fiorire delle arti suntuarie. Vennero prodotti lavori di oreficeria di alta qualità, anche se nel caso di oggetti grandi e preziosi, come il cofanetto di re Magnus il Buono (1035-1047) - prodotto per contenere le reliquie di suo padre, s. Olav, e descritto da Snorri nel sec. 13° -, è possibile che il lavoro venisse commissionato a qualche prestigiosa bottega straniera: la forma a chiesa del cofanetto, del resto, ben corrisponderebbe alla tipologia degli esemplari prodotti nel continente nel primo Medioevo.Un capitolo particolare della produzione artistica norvegese riguarda l'intaglio in osso: la disponibilità di dente di tricheco, esportato in grande quantità nel resto d'Europa come sostituto dell'avorio, diede infatti probabilmente origine a una scuola locale di intagliatori. All'attività di questa scuola sono stati attribuiti sia il bellissimo altare portatile (Copenaghen, Nationalmus.), opera del maturo Gotico provinciale, realizzato con tecnica a traforo nella prima metà del sec. 14° e appartenuto a Cristiano I re di Danimarca, N. e Svezia (1448-1481), sia il superbo pastorale Digby, del sec. 14° (Inghilterra, coll. privata). Quest'ultimo, in cui la decorazione gotica a fogliami appare mescolata con elementi di un ben più antico ornamento di tipo romanico, potrebbe essere stato prodotto in una bottega della periferia europea, dov'era plausibile trovare un tale ibrido di stili, originato dal fenomeno noto come attardamento.Assimilazione e attardamento furono le componenti di una delle più eccezionali creazioni artistiche del Medioevo norvegese, i portali lignei delle stavkirker. Intorno al 1100 due forme ornamentali romaniche importate, vale a dire il tralcio vegetale a spirale e il dragone alato, vennero abbinate al tipo di decorazione dei portali della chiesa di Urnes, con la sua dinamica circolarità. Nella prima e più pura forma questa sintesi è visibile negli stipiti di un portale (Bergen, Historisk Mus.), provenienti dalla distrutta stavkirke di Ulvik, eretta nel 1140 circa. L'interconnessione tra le componenti crea un motivo decorativo che sottolinea il passaggio dall'esterno all'interno dell'edificio consacrato. La creazione di questa nuova e ingegnosa iconografia della porta ebbe luogo non nell'isolamento rurale, ma in un contesto urbano di costruzioni lignee, dove le forme romaniche importate di recente potevano essere tratte direttamente dai libri di modelli o dall'esempio dei cantieri di edifici in pietra. Nell'erezione delle stavkirker questo tipo di portale rimase canonico per quasi un secolo, ma nel corso del Duecento l'esecuzione formale divenne trascurata e furono incorporate scene narrative con figure, a imitazione dei portali gotici.Gli antependia norvegesi in legno dipinto costituiscono una serie che va dalla metà del sec. 13° fino approssimativamente al 1400. Pur appartenendo a una tipologia largamente diffusa in tutta l'Europa medievale, sopravvivono numerosi soltanto in Spagna e in Norvegia. Nel Tardo Medioevo, presumibilmente, la produzione degli antependia proseguì in alcune delle più grandi città norvegesi - in via ipotetica sono state individuate le scuole di Oslo e di Bergen -, ma gli esemplari conservatisi testimoniano di un lento decadimento della qualità tecnica, in un percorso che parte da un'esecuzione a molti strati con innumerevoli rifiniture (tra cui l'uso della foglia d'argento), nei pezzi più antichi, per arrivare a una marcata semplificazione negli ultimi esempi. Rimane oscuro se questo abbassamento qualitativo poté essere provocato dalla sostituzione degli artigiani stranieri con quelli locali o se invece vi furono altre cause. Un aspetto particolare della vicenda appare connesso con l'impiego dell'olio come legante in molte fasi della procedura decorativa: non è infatti ancora chiaro se fu la disponibilità di una grande varietà di oli di pesce o di balena a suggerire questa scelta o se invece l'uso dell'olio aveva già trovato il suo posto tra le tecniche pittoriche adottate nelle botteghe dell'Europa continentale; quest'ultima ipotesi appare quella più comunemente accolta.Il crollo della produzione artistica nel sec. 15° colpì apparentemente tutti i centri in cui aveva avuto luogo fino a quel momento la produzione di suppellettile ecclesiastica. Gli effetti della grande epidemia di peste che paralizzò la società norvegese e la guerra commerciale intrapresa dalle città anseatiche operanti in N. attraverso il porto di Bergen - che condusse all'importazione di massicce quantità di opere d'arte prodotte nella Germania settentrionale - costituiscono probabilmente solo due delle cause principali della profonda crisi che si verificò nella vita culturale norvegese alla fine del Medioevo.
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