Nuoto
L'esistenza di pitture murali, incisioni o graffiti che rappresentano scene di nuoto testimonia come presso le antiche popolazioni sviluppatesi in rapporto con l'acqua la capacità di nuotare si fosse affermata in modo naturale, probabilmente non solo a fini utilitaristici.
L'archeologo ungherese László Almásy portò alla luce, negli anni tra il 1933 e il 1935, gli ormai famosi graffiti delle grotte di Gilf el-Kebir in Egitto, che risalgono al 5° millennio a.C.
Tra gli ulteriori reperti si ricorda il sigillo egizio detto 'degli ispettori delle acque', che reca inciso il geroglifico per "l'azione di nuotare". Riprodotto dall'archeologo e storico tedesco Carl Diem nell'opera Körpenkultur im alten Aegypten (Limpert, Berlin 1938), il sigillo raffigura un personaggio che nuota in una sorta di crawl (stile libero), testimoniando così la conoscenza di questa tecnica fin dal 3° millennio a.C.
Altri geroglifici della stessa epoca rappresentano ideograficamente l'azione del nuotare: vi sono raffigurati personaggi con le braccia posizionate una avanzata davanti al capo e l'altra distesa con la mano oltre il fianco; tutti inoltre rappresentano la figura umana con le gambe distese separate, come in una azione dall'alto verso il basso. Al Regno Nuovo (1580-1085 a.C.) risalirebbero invece numerosi cucchiai per unguenti, realizzati sia in legno sia in avorio, su cui è raffigurato il corpo nudo di nuotatrici, con mani e gambe unite e protese, come nella posizione che si assume per scivolare in acqua.
In uno dei bassorilievi di Nimrud, risalente all'880 a.C. e conservato al British Museum di Londra, sono raffigurati tre guerrieri che fuggono a nuoto, due dei quali si sostengono con piccoli otri, mentre il terzo è nella caratteristica posizione con le braccia pronte a spingere in modo alternato e le gambe allungate e leggermente flesse al ginocchio, che sembrano accennare un movimento alternato dei piedi nel piano verticale; la testa è alta con lo sguardo rivolto nella direzione di avanzamento. La prima delle tre figure di guerrieri-nuotatori offre inoltre un'illuminante informazione relativa alle tecniche che potevano allora essere impiegate per vincere e sfruttare le correnti e percorrere in acqua anche grandi distanze: il guerriero procede infatti sostenendosi con una vescica assicurata alla vita, che mantiene gonfia soffiandovi dentro attraverso un budello, la cui apertura e chiusura viene controllata con la mano sinistra, mentre si spinge con la mano e il braccio liberi.
Testimonianze pittoriche tombali sono state ritrovate in Italia, nei territori dell'antica Etruria e della Magna Grecia: tomba della Caccia e della Pesca, o degli Etruschi, a Tarquinia, del 7° secolo a.C.; tomba del Tuffatore, a Paestum, del 6° secolo a.C., prima espressione della pittura greca in Italia. Nelle due rappresentazioni è molto simile la posizione del tuffatore, che si lancia dall'alto delle rocce nel primo caso, verso uno specchio d'acqua dall'alto di una costruzione appositamente realizzata nel secondo caso. Raffigurazioni come quelle di Paestum e di Tarquinia sono la conferma di come nuotare fosse un'attività diffusa e naturale. La tomba etrusca, riportata alla luce nel 1873, rappresenta il tuffo come un gesto tecnicamente evoluto, eseguito alla presenza di spettatori che seguono la scena da una barca, chiaro segno dell'interesse che questo tipo di esibizioni, programmate o estemporanee che fossero, aveva presso gli Etruschi.
Non mancano poi testimonianze della pratica del nuoto presso le antiche popolazioni dell'America o presso quella dei Cafri, nell'Africa sudorientale, l'osservazione delle quali nel corso del 19° secolo fece tra l'altro riscoprire nel mondo occidentale le tecniche più avanzate di nuoto. Tra gli esempi più celebri si ricordano i dipinti murali della camera di Tepantitla a Teotihuacán (presso Città del Messico), che mostrano uomini nell'atto di bagnarsi nelle acque di Tlalocán, paradiso del dio Tlaloc.
Per quanto riguarda le regioni asiatiche, le popolazioni che vivevano lungo il grande fiume Indo costruivano, già dal 3° millennio a.C., città dotate di veri e propri impianti per la balneazione.
Numerose sono inoltre le citazioni bibliche di natatoria (Isaia 22,9; 22,11; 2 Re 20,20) e di allusioni al nuoto (Isaia 25,11; Ezechiele 47,5; Atti 27,42) o ad acque termali (Genesi 36,24).
Sebbene il nuoto non fosse compreso nel programma dei giochi olimpici dell'antichità, i Greci lo praticavano tenendolo in grandissima considerazione. Uno dei peggiori insulti per un greco era definirlo incapace di correre e di nuotare. Le opere di storici come Erodoto (490/480-424 a.C.) o Tucidide (460-395 a.C.) testimoniano della pratica e dell'abilità nel nuoto nel mondo greco: nelle sue Storie Erodoto racconta di gare di nuoto organizzate dal grande re persiano Serse I (485-465 a.C.), mentre nel VII libro delle Guerre del Peloponneso Tucidide narra di come gli Ateniesi, durante la spedizione contro Siracusa, fossero stati in grado di neutralizzare l'effetto di grossi pali che i Siracusani avevano piantato sul fondo del mare, a difesa delle navi ancorate nel porto, grazie all'opera di tuffatori che immergendosi li avevano segati.
Anche presso la cultura romana il nuoto era considerato tra le principali attività sportive, divenendo un vero e proprio fatto agonistico, ed era inoltre praticato come esercizio militare. Oltre al gusto per la pratica termale ‒ a scopo igienico, terapeutico o ludico ‒ sono molte le testimonianze che provano l'interesse dei Romani verso il nuoto, tra le quali si ricorda quella di Cicerone che, nell'orazione Pro Caelio, accenna alla folla di gente che accorreva sul Tevere per nuotare.
Per quanto riguarda le popolazioni del Nord Europa, nel De origine et situ Germanorum Tacito (1°-2° sec. d.C.) racconta che presso i popoli germanici gli eroi erano spesso campioni di nuoto e di tuffi; lo stesso storico ricorda l'abilità nel nuoto dei Batavi, dei Germani e degli Svevi.
Nel Medioevo, contrariamente a un'ipotesi diffusa, non vi fu una netta frattura con la tradizione classica per quanto riguarda la pratica del bagno. Radicalmente modificata fu invece la componente ludica, fortemente contrastata dalla Chiesa; ma se i piaceri derivanti dai balnea mixta ‒ strutture molto diffuse nella tarda antichità ‒ vennero di continuo condannati, l'uso del bagno fu invece sempre favorito e incoraggiato, attribuendo a questa pratica sia un valore simbolico sia uno scopo igienico, sociale e assistenziale. A Roma, tra il 4° e il 5° secolo, fu proprio la Chiesa a svolgere un ruolo fondamentale nella costruzione e gestione dei balnea, come attestano le iniziative in tal senso dei papi Damaso, Ilario e Simmaco (Liber Pontificalis, I, pp. 183, 245, 262), conservando così pressoché intatta la tradizione classica. Numerosa è anche la documentazione per i secoli successivi: dai balnea edificati nel 9° secolo presso la basilica vaticana a Roma (Liber Pontificalis, II, pp. 27-28), alle strutture presenti nei palazzi normanni dell'Italia meridionale, ai bagni termali di Gerona, in Spagna, ricostruiti alla fine del Duecento.
Riguardo invece al nuoto inteso propriamente come attività sportiva, va ricordato il manuale dell'umanista Nicolaus Wynman, il cui primo volume fu pubblicato nel 1538 ad Augusta con il titolo Colymbetes, sive de arte natandi dialogus et festivus et iucundus lectu. Egli descriveva gli stili del dorso e della rana, raccomandando inoltre che non solo i ragazzi, ma anche le giovani si dedicassero all'apprendimento del nuoto. In Inghilterra, il primo manuale fu pubblicato a Londra nel 1587 da Sir Everard Digby, con il titolo De arte natandi libri duo, in cui si spiega dettagliatamente la tecnica del nuoto sul fianco. Nel 1696 Melchisédech Thévenot dette alle stampe a Parigi (ed. Moette) la sua Art de nager, mentre nel 1794 il diacono Oronzio De Bernardi pubblicò L'uomo galleggiante, o sia l'arte ragionata del nuoto (Napoli, Stamperia reale), che sull'argomento divenne l'opera più tradotta e più letta in Europa, dove si stava diffondendo anche l'uso dei bagni di mare accanto a quelli termali.
Il nuoto moderno, agonistico, ha avuto origine in Inghilterra nella prima metà del 19° secolo. Le prime competizioni programmate si svolsero a Londra nel 1837, organizzate dalla National Swimming Society. Nel 1844, sempre a Londra, si tenne un'esibizione di indigeni americani, le cui straordinarie prestazioni lasciarono sbalorditi i nuotatori britannici, che per muoversi nell'acqua si affidavano al più composto ed estetico stile rana. A proposito di questa esibizione, il giornale The Times sottolineò le caratteristiche del nuovo stile, contrassegnato da 'violente' bracciate e da sostenuti movimenti delle gambe che, secondo l'osservatore, avrebbero formato 'figure grottesche'. In quell'occasione, tuttavia, i nuotatori della tribù Ojibway furono sconfitti da un inglese che aveva eseguito la classica rana. Così il nuovo stile, pur potenzialmente di gran lunga più veloce, non fu adottato; solo molto tempo dopo venne introdotto come crawl, con l'effetto di stravolgere il nuoto agonistico. Eppure la tecnica era, come si è visto, molto antica: inoltre, gli indigeni delle Americhe, dell'Africa occidentale e di alcune isole del Pacifico usavano il crawl da generazioni, mentre gli europei si limitavano alla rana e a forme di nuoto sul fianco.
Nel 1858, alla periferia di Melbourne, si tenne la prima competizione di nuoto a carattere internazionale: fu disputata sulla distanza di 100 yard e fu solennemente definita Campionato del Mondo. I britannici, tuttavia, ebbero il merito di capire che il futuro della pratica sportiva era nell'associazionismo. Così a Londra, nel 1869, nacque una federazione che riuniva alcuni club nazionali di nuoto, disposti ad accettare regole chiare e valide per tutti. Man mano che il nuoto cresceva di popolarità venivano costruite nuove piscine, e quando nel 1880 fu creato un nuovo organismo direttivo, la Amateur Swimming Association, questo contava più di 300 società iscritte.
In un'epoca in cui la resistenza veniva premiata più della velocità, un ambizioso obiettivo per i nuotatori era rappresentato dall'attraversamento della Manica, fino ad allora dimostratosi impossibile. Il 24 agosto 1875 il capitano Matthew Webb si immerse nelle acque di Dover, intenzionato a compiere l'impresa. Dopo 21 ore e 45 minuti toccò terra in Francia, a Capo Gris-Nez, divenendo il primo uomo a conquistare la Manica: affidandosi principalmente alla rana, aveva nuotato per 38 miglia su una distanza di 20 miglia in linea retta. Fu un viaggio non privo di episodi bizzarri, oltre che di qualche difficoltà: lungo il percorso, infatti, il capitano Webb fu punto da una medusa e dovette affrontare una brutta tempesta, mentre per mantenersi sveglio e continuare a nuotare cantò, sorseggiò caffè e birra e mangiò bistecche.
Nel 1896 il nuoto fu inserito tra gli sport delle prime Olimpiadi moderne di Atene, restando sempre da allora disciplina olimpica. Dodici anni dopo all'Hotel Manchester di Londra, in occasione della quarta edizione dei Giochi Olimpici, rappresentanti di otto nazioni europee dettero vita alla FINA (Fédération internationale de natation amateur), l'organismo mondiale che ancora oggi presiede all'organizzazione delle manifestazioni di nuoto, di nuoto di fondo, di tuffi, di pallanuoto e di nuoto sincronizzato, stabilendone le regole e certificandone i record.
A quell'epoca gli stili del nuoto, a parte la rana, erano molto diversi da quelli oggi comunemente adottati nel nuoto di competizione. In Europa e nel mondo occidentale non era ancora noto il crawl, che si sarebbe dimostrato in seguito il più veloce tra i possibili modi di avanzare in acqua. Il dorso era nuotato in posizione supina, ma la bracciata era effettuata con un movimento simultaneo delle braccia, sia durante il recupero all'indietro sia durante la fase di spinta, mentre le gambe eseguivano un movimento di calcio di 'rana rovesciata'.
Alla fine dell'Ottocento gli stili di competizione più affermati, perché ritenuti più veloci, erano essenzialmente due: l'over (abbreviazione di single over-arm sidestroke, "nuotata sul fianco con un solo braccio sollevato"), con propulsione esercitata da un braccio e l'altro utilizzato come sostegno; il trudgen (dal nome del primo nuotatore che lo praticò, l'inglese J. Arthur Trudgen), che consisteva nel muovere le braccia in modo alternato.
L'over è stato studiato e codificato attorno al 1850 dall'australiano C.W. Wallis che, in un corso d'acqua presso Sydney, aveva osservato una variante introdotta da alcuni aborigeni al nuoto sul fianco all'inglese allora in voga. Anziché tenere entrambe le braccia immerse ‒ sia nella fase di 'passata' (quella che provoca l'avanzamento) sia in quella di 'recupero' del braccio verso la posizione avanzata da cui ha inizio la nuova fase attiva ‒ gli aborigeni portavano un braccio al di sopra dell'acqua durante il recupero, eliminando quindi la resistenza del liquido e soprattutto riducendo la durata della fase non attiva. Wallis adottò questo modo. di nuotare e lo esportò successivamente in Inghilterra, insegnandolo a un amico, F.R. Beckwith, che divenne campione d'Inghilterra. Alcuni decenni più tardi, nel 1894, un nuotatore di over, l'inglese Jack H. Tyers, stabilì il record del mondo delle 100 yard in 1′01,2″; nel 1896 l'ungherese Alfréd Hajós vinse le prime gare olimpiche nuotando l'over.
In quel periodo si stava però diffondendo la pratica del trudgen, uno stile che il suo scopritore aveva osservato in Sudafrica, praticato da nuotatori cafri. Durante un viaggio, tra il 1870 e il 1872, J. Arthur Trudgen aveva notato infatti che gli indigeni erano molto più veloci nell'avanzamento in acqua di chi praticava la nuotata a rana. Essi eseguivano il recupero in avanti delle braccia riportandole entrambe esternamente e alternativamente sopra la superficie dell'acqua. Ma sfortunatamente Trudgen non si accorse che tale bracciata era coordinata con una battuta delle gambe, mosse alternativamente verso il basso. Al suo ritorno in Inghilterra, nel 1873, cominciò a insegnare la nuova bracciata e, sebbene i nuotatori continuassero a usare il colpo di gambe a rana, la tecnica di movimento delle braccia diede loro molta più velocità e potenza. Con lo stile trudgen, come fu poi denominato, i nuotatori abbassarono il record delle 100 yard da 70 a 60 secondi e la posizione cambiò dal fianco a quella ventrale piatta. Più tardi, intorno al 1890, il colpo di gambe a rana fu modificato in una sforbiciata. Questo stile, che era un'importante variante dell'over ed era già il predecessore del crawl, prese il nome di double over-arm stroke ("nuotata con doppio sollevamento delle braccia"). Nel 1897 l'inglese John H. Derbyshire, nuotando il trudgen, abbassò a l′00,2″ il record mondiale delle 100 yard. Soltanto sei anni più tardi, tuttavia, il limite fu abbassato a 59,6″ dall'australiano Frederick Lane, un altro specialista del trudgen, e scese ancora a 58,8″ con il suo connazionale Richard Cavill, un nuotatore di crawl.
Gli insegnamenti di Trudgen avevano spostato l'attenzione dalla resistenza alla velocità, ma la rivoluzione non era ancora completata. Il leader della seconda parte del cambiamento fu un altro inglese, Frederick Cavill, padre dell'australiano Richard, che, dopo aver raggiunto una grande notorietà in Inghilterra con lo stile rana, nel 1878 emigrò in Australia dove costruì piscine e insegnò nuoto. Poco prima della fine del secolo Cavill e la sua famiglia, che includeva sei figli, ebbero modo di veder gareggiare il dodicenne Alick Wickham, il quale vinse una gara a Sydney battendo i piedi in modo alternato; la sua esibizione meravigliò molto gli specialisti che, per indicare l'abilità del ragazzo, usarono il verbo to crawl ("strisciare"), da cui derivò il nome dello stile. Alick era fratello di Harry Wickham il quale, intorno al 1893, durante un soggiorno in un'isola del Pacifico, aveva osservato che i nativi nuotavano in un modo assolutamente nuovo per le conoscenze degli occidentali: mentre le braccia si muovevano alternativamente fuori dall'acqua, come nel trudgen, essi battevano anche i piedi in modo alternato, diversamente dalla classica sforbiciata o dalla gambata a rana. Harry aveva insegnato questo nuovo stile al fratello, che lo eseguì poi nella gara di Sydney. Cavill comprese le potenzialità della nuova gambata e, per poterla studiare con la massima attenzione, invitò Alick ad allenarsi nella sua piscina. Campione del New South Wales nel 1895 e ormai professionista, Cavill insegnò il crawl al figlio Richard. Questi si recò in Inghilterra e nel 1902, durante una gara a handicap, nuotò le 100 yard in 58,8″, un tempo che, se avesse usato lo stile trudgen, non avrebbe nemmeno potuto avvicinare. Il nuovo stile fu chiamato anche Cavill splash stroke o Australian splash oppure Australian crawl.
Il crawl è identificato con lo stile libero odierno, la più efficace tecnica adottata nelle competizioni sportive di nuoto, che ne è una versione appena modificata. L'ungherese Zoltán Halmay fu il primo atleta a laurearsi campione olimpico nuotando a crawl: nel 1904 vinse a St. Louis le 50 e le 100 yard stile libero e nel 1905 a Vienna, in una vasca di 34 m, nuotò 102 m in 1′05,8″, un tempo che la FINA, al momento della sua costituzione nel 1908, riconobbe come il primo primato mondiale sui 100 m.
Il crawl si era ormai affermato e la sua diffusione fu rapida: uno dei figli di Cavill, Sidney, nel 1903 si recò a San Francisco come allenatore dell'Olympic Club e un suo allievo, J. Scott Leary, divenne il primo statunitense a nuotare le 100 yard in 60″, vincendo inoltre 17 gare consecutive. Charles M. Daniels, che prima del debutto di Leary era il più forte nuotatore statunitense, studiò il nuovo stile e alla fine propose il suo crawl americano. Daniels vinse 4 medaglie d'oro ai giochi olimpici e, nel 1910, abbassò il record del mondo sulle 100 yard a 54,8″.
L'hawaiano Duke Kahanamoku ‒ vincitore dei 100 m nelle gare olimpiche del 1912 a Stoccolma e del 1920 ad Anversa ‒ aveva stabilito i suoi record con un ciclo di 6 battute, che ora viene considerato la forma classica di stile libero. Ogni ciclo completo di bracciata (entrata in acqua, trazione e recupero delle due braccia) era accompagnato da 6 battute di gambe. Tuttavia sulle distanze prolungate resistevano i cultori del trudgen. Fu soltanto dopo la prima guerra mondiale, ai Giochi del 1920 e quindi ancora in periodo pionieristico, che il crawl fu usato anche in mezzofondo. Ai Giochi di Parigi del 1924, il ventenne statunitense Johnny Weissmuller vinse i 100 m proprio davanti a Kahanamoku, usando lo stesso ciclo di 6 battute e realizzando anche il nuovo record olimpico della gara in 59″ netti. Già nel 1922 aveva battuto il record del mondo nei 100 m stile libero, nuotando in 58,06″. Weissmuller vinse altre due medaglie d'oro agli stessi Giochi e due alle Olimpiadi di Amsterdam nel 1928; stabilì inoltre 67 primati del mondo in gare differenti, estese dalle 50 alle 880 yard. La sua fama, tuttavia, è legata soprattutto al grande schermo; divenne infatti un divo di Hollywood interpretando il primo Tarzan nella storia del cinema.
La convinzione che il crawl fosse troppo faticoso per lunghi tragitti o traversate fu abbandonata quando nel 1926 la statunitense Gertrude Ederle ‒ già medaglia di bronzo all'Olimpiade di Parigi del 1924 ‒ attraversò la Manica nuotando a crawl per tutto il percorso e realizzando il miglior tempo in assoluto.
Il crawl a ciclo di 6 battute di gambe, proprio dei giorni di Kahanamoku e Weissmuller, non cambiò molto dagli anni Venti; lo statunitense Donald Schollander lo praticava ancora quando vinse 4 medaglie d'oro ai Giochi Olimpici di Tokyo nel 1964.
Olimpiadi e competizioni internazionali. - Ai primi Giochi Olimpici moderni, nel 1896, il programma di nuoto prevedeva solo gare a stile libero, eseguite con varie interpretazioni della rana o del trudgen. Nel 1900 fu aggiunta una gara a dorso e il crawl divenne dominante nelle prove di stile libero; la rana ebbe una propria distanza di gara nel 1904. Le competizioni femminili furono inserite nel programma dei Giochi nel 1912 a Stoccolma, ma solo progressivamente furono inclusi tutti gli stili.
Fino al 1920 le grandi gare internazionali erano state organizzate senza definire precisi standard per i campi di gara, spesso rasentando i limiti della regolarità tecnica, ma soprattutto determinando situazioni non confrontabili tra loro per la diversità delle condizioni in cui si svolgevano le singole competizioni.
Alle Olimpiadi di Atene (1896) le gare di nuoto si disputarono in un campo marino ricavato nel porto del Pireo; ai Giochi di Parigi (1900) nelle acque della Senna, con un campo di gara di 100 m di lunghezza; alle Olimpiadi di St. Louis (1904) fu realizzato un piccolo bacino artificiale, peraltro caldissimo; anche a Londra (1908) fu creato appositamente un bacino artificiale e protetto, ricavato nello stadio di atletica e lungo 100 m; ai Giochi di Stoccolma (1912) le gare si svolsero in una piccola baia riparata dal fiordo ma non certo dalle fredde correnti e maree; infine, alle Olimpiadi di Anversa (1920) venne utilizzata una vasca di 100 m, ricavata nelle antiche fortificazioni cittadine, con acqua non riscaldata e addirittura gelida. Soltanto nel 1924, a Parigi, le gare ebbero finalmente luogo in una piscina costruita appositamente per ospitare competizioni sportive e lunga 50 m.
La definizione delle condizioni, della lunghezza e delle dimensioni del campo di gara divenne da quel momento un punto fisso per tutte le competizioni sotto l'egida della FINA. Terminò quindi il periodo pionieristico, legato all'empirismo e all'improvvisazione; erano ormai possibili e attendibili i confronti non solo sulla base dello scontro diretto ma anche a distanza, sulla base dei record e dei tempi. In quel momento gli stili codificati erano il crawl, il dorso e la rana.
Regolamento internazionale . - In una gara di stile libero il concorrente può nuotare in qualsiasi stile, con l'eccezione delle gare dei misti individuali e di quelle della staffetta mista, nelle quali stile libero significa qualsiasi stile diverso da dorso, rana o farfalla.
Al completamento di ogni vasca e all'arrivo il concorrente deve toccare la parete della piscina e può farlo con una qualunque parte del corpo.
Una parte qualsiasi del corpo del nuotatore deve rompere la superficie dell'acqua per tutta la durata della gara. Tuttavia, al nuotatore stesso sarà consentito rimanere in completa immersione nel corso delle virate e per una distanza non superiore a 15 m dopo la partenza e dopo ogni virata. A quel punto, la testa deve aver rotto la superficie dell'acqua.
La sua esecuzione consiste nell'alternarsi di un'ampia gambata ‒ in cui il calcio produce una lunga fase di scivolamento che è sfruttata per espirare ‒ con un'azione di braccia anch'essa piuttosto ampia. In questo movimento la spinta all'indietro delle mani si arresta all'altezza delle spalle, mentre l'inspirazione avviene contemporaneamente all'azione di braccia.
Alla fine degli anni Venti furono due nuotatori, il tedesco Eric Rademacher e il giapponese Yoshiyuki Tsuruta, a introdurre le prime modifiche allo stile classico: la gambata divenne più stretta e le ginocchia andarono in profondità per preparare il calcio, effettuato più direttamente all'indietro; nella bracciata le mani e i gomiti furono richiamati sotto il corpo ‒ anziché lateralmente ‒ al momento della conclusione della fase di trazione e prima della loro estensione per iniziare lo scivolamento. In seguito vi fu un continuo evolversi dello stile, con accentuazione dei ritmi di esecuzione, nel tentativo di far susseguire l'azione di gambe e quella di braccia senza alcuna pausa, evitando che la velocità generata fosse perduta durante lo scivolamento.
Due importanti episodi hanno accompagnato l'evoluzione della rana: la nascita dello stile a farfalla e l'uso della nuotata subacquea. Fu Rademacher a proporre per primo il nuovo stile a farfalla, come in seguito fu chiamata questa modificazione della rana. Era il 1926 e il tedesco, resosi conto che i regolamenti non prescrivevano di effettuare sott'acqua il 'recupero' delle braccia al termine della fase di trazione, decise di riportarle in avanti, sollevandole sopra la superficie, come effettuando una doppia e contemporanea bracciata a crawl. Rademacher mostrò la sua innovazione tecnica anche negli Stati Uniti, nel 1927, suscitando perplessità e proteste che tuttavia non portarono mai ad alcuna squalifica, poiché il regolamento era effettivamente rispettato. Tuttavia, la rana fu eseguita nel modo tradizionale fino ai primi anni Trenta, quando alcuni nuotatori si convinsero che con la rivoluzionaria tecnica di far girare le braccia simultaneamente ed esternamente da sott'acqua a davanti alla testa, dopo aver prolungato la spinta delle mani fin oltre i fianchi, potevano acquisire ulteriore impulso. Il recupero (fase passiva) veniva dunque eseguito esternamente alla superficie dell'acqua, con indubbi vantaggi in termini di riduzione della resistenza e di rapidità di esecuzione della fase non attiva della bracciata. Soltanto nel 1933, però, lo statunitense Myers lanciò veramente questo stile, gareggiando a farfalla in una staffetta 3x50 m a New York. L'allora allenatore dell'Università dell'Iowa, Dave Armbruster, e uno dei suoi atleti, Jack Seig, chiamarono farfalla quest'azione di braccia e svilupparono una nuova battuta con essa coordinata e chiamata delfino. Era una specie di movimento ondulatorio dalle anche ai piedi che tuttavia, eseguito con movimenti delle gambe e dei piedi nel piano verticale, era contrario ai regolamenti di gara.
All'inizio lo stile a farfalla era poco più di una moda originale, poiché era considerato troppo faticoso per coprire anche la più breve distanza di gara. In seguito parecchi ranisti usarono alternare tratti di gara nuotati a rana con altri nei quali nuotavano a farfalla. Presto però la farfalla si dimostrò considerevolmente più veloce della rana convenzionale, e già nel 1938 i nuotatori che usavano la bracciata a farfalla, spesso combinata con l'usuale gambata a rana, si trovarono a dominare tutte le gare a rana. Inoltre, con l'allenamento specifico, i tratti percorsi con questa tecnica divennero tali da coprire praticamente tutta la distanza di gara. Nel dopoguerra fu stabilito che un nuotatore dovesse coprire l'intero percorso tutto a rana oppure tutto a farfalla (e quindi specialisti dell'uno e dell'altro stile nuotavano insieme, uno contro l'altro).
Il primo italiano a nuotare a farfalla per l'intero percorso dei 200 m fu, nel 1947, il torinese Pigorini, mentre Nucci Solari, nativa di Lecco, fu la prima donna a ultimare una gara di 100 m nuotando a farfalla e, nel 1950, riuscì a vincere i Campionati italiani juniores a Verona, sconfiggendo le specialiste della rana.
Le Olimpiadi del 1952 videro l'affermazione definitiva della farfalla: l'ungherese Éva Székely vinse i 200 m con questo stile, superando la connazionale Éva Novák che nuotava la rana classica. L'anno successivo rana e farfalla furono separate, dando vita così a due gare distinte. In questo modo la rana, che sembrava dovesse scomparire, sopravvisse e la farfalla aprì la strada alla nascita di un nuovo stile, il delfino. La gara a farfalla fece la sua prima comparsa olimpica ai Giochi di Melbourne del 1956 e oggi viene nuotata con la battuta di gambe a delfino.
Nel 1953, quando le competizioni tra rana e farfalla furono separate, la rana divenne lo 'stile silenzioso', poiché i nuotatori trovavano più facile ottenere tempi migliori nuotando sott'acqua. Era una metodica più veloce, ma molto più impegnativa e rischiosa.
La rana subacquea era stata utilizzata per la prima volta in un contesto internazionale dal filippino Teófilo Yldefonzo, che si classificò terzo alle Olimpiadi del 1928. La rana subacquea era consigliabile dal punto di vista del rendimento agonistico, essendo più veloce di quella di superficie, in particolare perché oltre alla normale trazione consentiva durante la bracciata l'esecuzione della spinta delle mani oltre i fianchi, del tutto improduttiva in emersione. Essa aveva tuttavia l'ovvio inconveniente di non consentire la respirazione dell'atleta, che era costretto a riemergere per prendere aria. Il miglior successo di uno specialista della rana subacquea fu colto alle Olimpiadi di Melbourne nel 1956 dal giapponese Masaru Furukawa, che riemerse per respirare ogni 50 m, solo alle virate. Dopo questo episodio, considerandola pericolosa per la salute dei concorrenti, la rana subacquea fu proibita dalle regole della FINA: la rana dovette perciò essere nuotata con la testa fuori dall'acqua e il capo doveva addirittura rompere la superficie durante tutto il ciclo braccia-gambe.
In anni relativamente recenti questa norma, assai penalizzante, fu attenuata obbligando i nuotatori a rompere la superficie dell'acqua con la testa entro la realizzazione di ogni ciclo di nuotata. A partire dal 1957 l'evoluzione tecnica di questo stile prese la direzione di un progressivo e continuo incremento del ritmo di nuotata, fino ad arrivare a una prevalenza dell'azione delle braccia (che si muovevano senza pause) su quella delle gambe. Principale artefice di questa rivoluzione tecnica fu lo statunitense Chet Jastremski, che abbassò in modo assolutamente inusuale il primato mondiale della specialità. Egli fu presto imitato dai ranisti di scuola sovietica, che costituirono il più valido complesso di specialisti di questo stile, senza tuttavia riuscire a esprimere la propria superiorità in campo olimpico. Nei giochi olimpici, nel settore maschile, ottennero infatti una sola vittoria, con Robertas Ûulpa, alle Olimpiadi di Mosca del 1980, favoriti peraltro dal boicottaggio di quell'edizione dei Giochi da parte di molti paesi occidentali tra cui gli Stati Uniti.
Regolamento internazionale. - Dall'inizio della prima bracciata dopo la partenza e dopo ogni virata il corpo deve essere mantenuto sul petto ed entrambe le spalle devono essere in linea con la superficie dell'acqua. Non è permesso ruotare sul dorso in nessun momento.
Tutti i movimenti delle braccia devono essere simultanei e sullo stesso piano orizzontale, senza movimenti alternati, e le braccia devono essere spinte in avanti, contemporaneamente, dall'altezza del petto e sotto o alla superficie dell'acqua. Anche i gomiti devono rimanere sott'acqua, tranne che nell'ultima bracciata prima di ogni virata, durante le virate e nella bracciata finale al termine della gara. Le braccia devono essere spinte indietro sotto o alla superficie dell'acqua, senza oltrepassare la linea delle anche, tranne che nella prima bracciata dopo la partenza e dopo ogni virata.
Tutti i movimenti delle gambe devono essere simultanei e nello stesso piano orizzontale, senza movimenti alternati. Durante la parte propulsiva del colpo di gambe, i piedi devono essere ruotati verso l'esterno. Non sono permessi calci a forbice, battute di gambe rapide e irregolari e calci a delfino. È permesso rompere la superficie dell'acqua con i piedi, a condizione che non ne consegua un calcio a delfino verso il basso.
A ogni virata e all'arrivo della gara, il tocco deve essere effettuato con entrambe le mani simultaneamente, al livello dell'acqua o sopra o sotto di esso. La testa può rimanere immersa dopo l'ultima trazione delle braccia prima di toccare la parete, a condizione che essa rompa la superficie dell'acqua durante l'ultimo ciclo completo o incompleto precedente al tocco.
Durante ogni ciclo completo, costituito nell'ordine da una bracciata e da un colpo di gambe, la testa del concorrente deve rompere la superficie dell'acqua, a eccezione del momento dopo la partenza e dopo ogni virata, quando il nuotatore può eseguire una bracciata completa all'indietro fino alle gambe e un calcio di gambe fintanto che è completamente immerso. La testa deve rompere la superficie dell'acqua prima che le mani ruotino verso l'interno al culmine della parte più ampia della seconda bracciata.
Si tratta, pertanto, di un ordinamento inteso a impedire interpretazioni dello stile in immersione e con movimenti di recupero fuori dall'acqua o di propulsione delle gambe e delle braccia mutuate dalla farfalla e dal delfino.
La farfalla è uno stile derivato dalla rana, ma per circa venticinque anni le due tecniche furono eseguite senza particolare distinzione. Dopo la definitiva separazione dei due stili, da una modifica della farfalla nacque il delfino. Da tempo, infatti, si studiava il modo di introdurre nella nuotata a farfalla un calcio nel piano verticale (anziché la gambata a rana); tuttavia i regolamenti internazionali imponevano per la rana e la farfalla movimenti delle gambe esclusivamente simultanei e sul piano orizzontale. Ma una volta maturata la divisione dei due stili e sancita la differente natura di rana e farfalla, fu ovvio consentire l'evoluzione tecnica del giovane stile. Vennero meno, quindi, le ragioni di principio e di regolamento che ostacolavano l'adozione del calcio verticale, eseguito con una doppia, contemporanea battuta di piedi a crawl, sia pure con un movimento assai più accentuato della flessione delle gambe al ginocchio. Nasceva così il delfino, denominazione che restò nell'uso senza mai divenire ufficiale, poiché la nuova tecnica mantenne sempre il nome di farfalla. Di questo progresso tecnico e regolamentare si fecero promotori soprattutto gli europei, tra cui possono essere indicati come precursori gli ungheresi Fejér e György Tumpek. Costui divenne il primo campione europeo della specialità, quando essa fu introdotta per la prima volta nel programma dei Campionati continentali del 1954 a Torino. Il nuovo stile nacque con precise caratteristiche tecniche (forte colpo di gambe, innalzamento e abbassamento delle anche e immersione del capo, da cui il nome delfino), ma in seguito subì numerose interpretazioni che lo portarono, spesso e sempre più, ad assomigliare a un crawl nuotato con braccia e gambe in movimento simultaneo e simmetrico, con i fianchi tenuti il più possibile orizzontali sull'acqua.
Benché di fatto nessuno utilizzi più la farfalla, nuotando invece nello stile identificabile come delfino, nei regolamenti internazionali e nazionali la nuotata è tuttora indicata con il nome di farfalla.
Regolamento internazionale . - La regolamentazione del nuovo stile sancisce in modo definitivo il distacco dalla rana-farfalla, pur conservando il nome di farfalla, e vieta in modo esplicito la possibilità di eseguire la gambata a rana.
È sancita la posizione ventrale piatta del corpo durante tutte le fasi della nuotata, a eccezione di quelle in immersione dopo la partenza e dopo le virate. Come in tutti gli stili, la testa deve rompere la superficie dell'acqua entro i 15 m dopo la partenza e dopo ogni virata. In questa fase si può nuotare in immersione e anche sul fianco e si possono effettuare colpi di gambe a piacere, ma una sola trazione di braccia per emergere. Il nuotatore non può più immergersi oltre questo punto. Gambe e braccia devono muoversi in modo simultaneo (non necessariamente simmetrico).
Dall'inizio della prima bracciata, dopo la partenza e dopo ogni virata, le spalle devono essere tenute in linea con la superficie dell'acqua e le braccia devono essere portate in avanti insieme sopra l'acqua e riportate indietro simultaneamente per tutta la gara.
I movimenti in alto e in basso delle gambe devono essere simultanei e non è necessario che la posizione delle gambe o dei piedi mantenga lo stesso livello.
A ogni virata e all'arrivo si deve toccare la parete di fondo con entrambe le mani simultaneamente, al livello dell'acqua o sopra o sotto di esso.
Inizialmente il dorso veniva nuotato in modo simmetrico, con un movimento di gambe speculare rispetto a quello della nuotata a rana, mentre il recupero delle braccia si effettuava fuori dall'acqua. A modificarne la tecnica fu per primo lo statunitense Harry Hebner ‒ poi vincitore alle Olimpiadi di Stoccolma nel 1912 ‒ che introdusse un movimento alternato delle braccia (dorso-crawl o crawl sul dorso), rischiando anche la squalifica: ma la lettera del regolamento era dalla sua parte. Il colpo di gambe era eseguito con un movimento che somigliava a una sorta di pedalata. Questa tecnica non subì evoluzioni fino alle Olimpiadi di Los Angeles del 1932, quando i dorsisti giapponesi esibirono un calcio a gamba quasi distesa, simile a quello del crawl, e uscirono trionfatori dalle prove di dorso della manifestazione.
Un importante innovatore fu lo statunitense Adolph Kiefer ‒ campione olimpico nel 1936 ‒, che dominò nelle gare a dorso dal 1935 al 1945 e introdusse la virata a capriola che portò per anni il suo nome. Kiefer adottò una spinta delle braccia laterale, quasi in superficie rispetto a quella assai più profonda usata fino a quell'epoca. Era una soluzione di grande razionalità, che determinava un minor dispendio di energie, perché gran parte della spinta delle braccia era impiegata per l'avanzamento anziché per sollevare il corpo fuori dall'acqua. La tecnica di Kiefer fu superata intorno agli anni Sessanta dai dorsisti australiani, che scoprirono di poter ottenere una spinta più efficace piegando leggermente il braccio mentre eseguivano la fase subacquea, diminuendo così la dispersione laterale della spinta. Questo stile fu adottato in seguito dai nuotatori di tutto il mondo.
Altre variazioni tecniche, legate alla posizione del corpo (disteso piatto sull'acqua, arcuato in posizione 'seduta' con testa e spalle sollevate, bracciata iniziata dietro il capo oppure in posizione più esterna rispetto alla spalla), si sono sviluppate nel corso degli anni, spesso dettate dalle esigenze di grandi campioni, che talora le introducevano in ragione della propria struttura fisica. Influirono anche le variazioni del programma olimpico, che prevedeva inizialmente i 100 m dorso, distanza sostituita nel 1964 con quella doppia, fino a che dal 1968 i 100 e i 200 m divennero entrambi parte degli eventi olimpici.
Dalla sua prima apparizione ai Giochi Olimpici di Parigi del 1900 e dalla prima stesura del regolamento internazionale del 1912 il dorso è cambiato poco da un punto di vista regolamentare. È l'unica nuotata di competizione in cui si parte dall'interno della piscina, spingendosi dalla parete, anziché tuffarsi dai blocchi di partenza. L'azione delle gambe è essenzialmente una variazione al contrario della battuta del crawl, con le braccia che si muovono verso l'alto, da dentro a fuori dall'acqua. La posizione sul dorso è tassativamente obbligatoria, salvo nelle fasi appositamente regolamentate dell'entrata in virata, ma non è necessariamente piatta; le oscillazioni non debbono però raggiungere i 90° rispetto al piano parallelo alla superficie dell'acqua. Nelle fasi in immersione dopo la partenza e dopo ogni virata è consentito battere le gambe anche simultaneamente, come in un'azione di delfino sul dorso.
Regolamento internazionale. - Prima del segnale di partenza i nuotatori devono prendere posto nell'acqua, rivolti verso il bordo di partenza, con entrambe le mani aggrappate alle maniglie di partenza. I piedi, incluse le dita, devono essere sotto la superficie dell'acqua. È proibito prendere posizione con i piedi dentro o su un'eventuale canaletta di sfioro o piegare le dita sopra il bordo della canaletta stessa.
Al segnale di partenza e dopo l'esecuzione della virata il concorrente dovrà spingersi e nuotare sul dorso durante tutta la gara, eccetto quando esegue una virata. La normale posizione sul dorso può includere un movimento rotatorio del corpo quasi fino a 90° dal piano orizzontale. La posizione della testa non è rilevante.
Durante tutta la gara il concorrente deve rompere la superficie dell'acqua con una qualsiasi parte del corpo. È tuttavia permessa l'immersione durante la virata e per una distanza non superiore ai 15 m dopo la partenza e dopo ogni virata.
Durante la virata le spalle possono essere ruotate oltre la verticale, dopodiché può essere usata una trazione continua di un singolo braccio o simultanea di entrambe le braccia. Una volta che il corpo ha lasciato la posizione sul dorso, qualsiasi battuta di gambe o trazione di braccia deve far parte dell'azione continua di virata. Nell'esecuzione della virata il nuotatore deve toccare la parete, ma può farlo con una qualsiasi parte del corpo. Il concorrente deve essere ritornato alla posizione sul dorso nel momento in cui si stacca dalla parete.
Al termine della competizione il concorrente deve toccare la parete rimanendo sul dorso; al tocco della parete il corpo può essere sommerso.
Il nuoto è stato sport olimpico fin dalla prima edizione delle Olimpiadi moderne (Atene 1896). La fondazione della Fédération internationale de natation amateur (FINA) avvenne tuttavia solo nel 1908 in risposta al crescere del numero di eventi sportivi e dell'importanza assunta dalle competizioni olimpiche. Prima della costituzione della FINA le competizioni, in occasione dei giochi olimpici e delle altre principali manifestazioni internazionali, non avevano una chiara definizione né del programma, né del campo di gara e tanto meno delle regole che ne governavano lo svolgimento.
Il 19 luglio 1908, in occasione della quarta edizione dei Giochi Olimpici, i rappresentanti di otto nazioni europee (Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Svezia e Ungheria) si riunirono a Londra con lo scopo di unificare e rendere standard le regole di nuoto, tuffi e pallanuoto; di stabilire una lista dei primati del mondo da tenere aggiornata e sulla quale esercitare il controllo; di definire e assicurare le norme direttive e organizzative delle manifestazioni olimpiche delle tre discipline.
Il primo responsabile della FINA fu il britannico George W. Hearn, allora presidente anche della Amateur Swimming Association (ASA). Hearn fu nominato honorary secretary e treasurer dell'organizzazione. La sua azione fu costantemente rivolta alla codificazione degli eventi olimpici delle tre discipline allora presenti come sport acquatici alle Olimpiadi: il nuoto, i tuffi e la pallanuoto.
Il secondo Congresso della FINA (1909) confermò le regole stabilite e ribadì gli indirizzi assunti nel primo, cosicché già in occasione del terzo Congresso (Bruxelles 1910) il numero di nazioni aderenti era quasi raddoppiato. La spinta all'associazionismo verso un unico organismo internazionale fu rallentata dagli eventi della prima guerra mondiale, ma riprese con rinnovato vigore dagli anni Venti.
Nel 1924 fu approvata la costituzione del FINA Bureau, destinato a rimanere l'organo di guida e di controllo dell'organizzazione del nuoto mondiale fino ai nostri giorni.
In questa prima fase le fonti di finanziamento per l'azione della FINA furono esclusivamente le quote di affiliazione e le rendite provenienti dalle vendite di pubblicazioni, un complesso di entrate relativamente modesto che rimase tale praticamente per i primi venticinque anni di vita della Federazione. Tuttavia, nei quindici anni tra la costituzione del Bureau e lo scoppio della seconda guerra mondiale il massimo organismo del nuoto visse una fase di clamorosa espansione. Gli eventi internazionali non solo ne interruppero lo sviluppo, ma determinarono, successivamente, decisioni molto dolorose. In primo luogo non fu possibile disputare le edizioni dei giochi del 1940 e del 1944, come era già accaduto nel 1916. In secondo luogo, molte importanti nazioni subirono restrizioni e limitazioni alla loro attività sportiva internazionale, in particolare le potenze sconfitte: Italia, Giappone, Germania. Il reintegro di Giappone e Germania nella Federazione ebbe luogo solamente nel 1949, mentre l'anno precedente avevano avuto fine le restrizioni imposte agli altri paesi sconfitti.
A partire dal 1950 cominciarono ad attenuarsi gli effetti negativi della guerra sulle relazioni sportive del nuoto. Nel 1958 la FINA poté festeggiare il cinquantesimo anno dalla costituzione forte dell'adesione di ben 75 nazioni.
Qualche anno prima (nel 1954) era stato costituito l'organo tecnico, il Technical Swimming Committee, principalmente sotto la spinta delle polemiche che erano sorte nell'interpretazione e nell'applicazione delle norme relative alla nuotata a rana; dopo meno di due anni il crescente affermarsi della quarta disciplina acquatica, il nuoto sincronizzato, portò alla costituzione di un organismo tecnico specifico di questo settore.
Erano questi gli anni del confronto tra FINA e CIO sulla definizione delle crescenti esigenze del nuoto, in termini di iscrizioni e di presenze ai giochi, e della diversificazione degli eventi del programma olimpico; dopo qualche contrasto, la FINA ottenne il riconoscimento, sia pure parziale, delle proprie ragioni. Anche in questi anni la Federazione non restò immune dagli effetti delle controversie politiche che agitavano il mondo. Il conflitto tra Est e Ovest, la divisione di grandi paesi come Germania e Corea e le politiche razziali, riguardanti in particolare l'Africa (Rhodesia e Sudafrica), diedero luogo a forme di boicottaggio in occasione dei Giochi del 1980 e del 1984. Tuttavia l'organizzazione del nuoto mondiale manifestò una propria forza specifica continuando nella sua crescita e affrontando nuove sfide. Tra i momenti più importanti sono da considerare il progressivo affermarsi di campionati zonali (panpacifici, panamericani e altri) e continentali in tutto il mondo.
Tra le tappe fondamentali conquistate dalla FINA fino a oggi sono da annoverare l'introduzione di campionati mondiali in vasca lunga (la prima edizione si svolse a Belgrado nel 1973) e di quelli in vasca corta (dal 1993); nel 1995 fu inserito ufficialmente nei programmi FINA il circuito di Coppa del Mondo, ideato da un gruppo di paesi promotori nel 1988, che si disputa in vasca da 25 m e che interessa tutti i continenti.
Progredirono gli standard organizzativi degli eventi, con l'introduzione di sistemi di rilevamento elettronico dei tempi e di sistemi computerizzati nella gestione delle iscrizioni e delle varie fasi delle manifestazioni (preliminari, semifinali e finali), nonché nella stampa e comunicazione dei risultati in tempo reale. Fu necessario inoltre prestare crescente attenzione ai programmi per gruppi d'età, sia nel settore giovanile sia in quello master: allo scopo di alimentare la diffusione del nuoto di competizione ad alto livello, nel primo caso; per mantenere o richiamare nell'ambiente i tantissimi appassionati della competizione, nel secondo. Il successo numerico e tecnico dei campionati mondiali master, che hanno raggiunto l'incredibile numero di 8000 partecipanti nell'ultima edizione (Riccione, giugno 2004), stanno a testimoniare quanto questa passione sia diffusa a livello mondiale.
A partire dagli anni Ottanta la FINA si trovò a fronteggiare in modo più esplicito il fenomeno del doping e reagì mettendo a punto uno specifico programma per combatterne la pratica: un'agenzia indipendente effettua i tests relativi, mentre dal 1992 non sono riconosciuti i primati mondiali ai nuotatori che non si sottopongono, con esito negativo, a un test di controllo. È ora pienamente attivo un programma di controlli a sorpresa, fuori dalle competizioni, che esegue un monitoraggio sistematico degli atleti inclusi nelle prime 50 posizioni delle classifiche mondiali di tutte le gare, per stile e distanza, del programma olimpico e dei campionati del mondo.
Per fronteggiare l'impegno richiesto da questi ambiziosi programmi, il numero di membri componenti il Bureau è progressivamente cresciuto dai 10 del 1948 fino ai 22 del 1996 (mantenuti fino a oggi).
Accanto al Bureau agiscono i comitati tecnici delle varie discipline della FINA e dal 1968 anche un Medical Committee. Il quadro diversificato delle risorse e degli obiettivi da perseguire ha comportato una particolare attenzione verso branche complementari e imprescindibili dell'attività sportiva, quali sports management e media and marketing, sui quali si è svolto il primo seminario mondiale della FINA a Barcellona dal 29 al 31 marzo 2001. Negli anni tra il 1908 e il 2001 la FINA ha organizzato 35 congressi (28 generali, 2 straordinari, 4 tecnici e uno tecnico-straordinario). Ulteriori congressi si sono tenuti in occasione dei Campionati del Mondo di Barcellona nel 2003, dei Giochi Olimpici di Atene 2004 (Congresso generale) e dei Campionati del Mondo in vasca da 25 m di Indianapolis (2004).
L'organo direttivo della FINA è il Congresso generale, che si tiene ordinariamente ogni quattro anni in occasione dei giochi olimpici e costituisce la più alta autorità della Federazione. Hanno diritto di partecipazione tutte le federazioni che ne fanno parte e che siano in regola con le norme previste dallo statuto. Ogni federazione membro della FINA è rappresentata da uno o due delegati e dispone di due voti. Oltre ai congressi ordinari è possibile la convocazione di congressi straordinari da parte del Bureau su richiesta scritta di un terzo dei membri.
Congresso tecnico. - Ha cadenza quadriennale ed è convocato di preferenza in occasione dei campionati del mondo. È autorizzato a decidere su ogni questione tecnica e ha il potere di definire le regole tecniche della FINA. Può essere indetto e tenuto simultaneamente per tutte le discipline o essere diviso in meetings separati per le singole discipline. Le sue decisioni sono soggette all'approvazione del Congresso, che può procedere al loro annullamento e modificazione.
Il Bureau. - È composto di 22 membri eletti dal Congresso, dei quali 7 sono nominati su base mondiale e 15 secondo una ripartizione geografica: Africa 3, America 4, Asia 3, Europa 4, Oceania 1. Tra essi il Congresso elegge il presidente e cinque vicepresidenti (uno per ciascun continente), il segretario generale (honorary secretary) e il tesoriere (honorary treasurer). È membro del Bureau, ma senza diritto di voto, l'eventuale presidente onorario a vita. L'esecutivo è composto dal presidente, dal segretario generale e dal tesoriere.
Comitati e commissioni. - In ambito FINA agiscono 6 comitati tecnici, ciascuno finalizzato alla promozione, alla direzione e alla regolamentazione degli eventi della propria specifica disciplina: nuoto, tuffi, pallanuoto, nuoto sincronizzato, nuoto di fondo, nuoto master.
Agisce inoltre un comitato che si occupa della medicina sportiva, mentre il problema del doping è sottoposto al controllo di uno specifico organo, il Doping Control Review Board. Quanto alle eventuali sanzioni, esse sono proposte al Bureau e al Congresso generale dal FINA Doping Panel.
Le commissioni che operano in ambito FINA sono 6: Marketing, Sviluppo, Affari legali, Premi e riconoscimenti, Atleti, Tecnici. Esse si occupano della materia specifica di propria competenza e relazionano al Bureau sull'attività svolta.
Il numero delle federazioni che fanno capo alla FINA, e la cui attività è coordinata a livello continentale dalle rispettive federazioni o associazioni, è aumentato in modo esponenziale nel corso di un secolo, a conferma del fatto che il nuoto è uno degli sport con la più grande partecipazione popolare in tutti i paesi del mondo. Le nazioni affiliate alla FINA, 8 nel 1908, sono divenute 16 nel 1910, 38 nel 1928, 53 nel 1948, 75 nel 1958, 90 nel 1964, 106 nel 1978, 109 nel 1988, 162 nel 1996, 174 nel 2000, 176 nel 2001.
La FINA si avvale anche di altri uffici, tra i quali il Training and Improvement of Technical Officials che ha il compito di promuovere l'aggiornamento e la formazione dei giudici e la corte arbitrale che esamina e dirime le controversie tra i membri e tra gli affiliati.
Tra gli impegni della FINA vi è, come già detto, l'organizzazione, ogni due anni, del campionato del mondo in vasca da 25 m (Swimming Short Course World Championship), giunto nel 2004 alla sua settima edizione: 1993, Palma di Maiorca; 1995, Rio de Janeiro; 1997, Göteborg; 1999, Hong Kong; 2000, Atene; 2002, Mosca; 2004, Indianapolis.
Il campionato ha un format di cinque giorni di gare, organizzato secondo un preciso programma tecnico: stile libero (50, 100, 200, 400, 1500 m; 800 m per le donne); dorso (50, 100, 200 m); rana (50, 100, 200 m); farfalla (50, 100, 200 m); misti (100, 200, 400 m); staffette (4x100 m stile libero, 4x200 m stile libero, 4x100 m mista). Si disputano batterie, semifinali e finali nelle gare sulle distanze dei 50 e 100 m di tutte le specialità; batterie e finali (senza passaggio per le semifinali) nelle gare sulle distanze dei 200 e 400 m di tutte le specialità; serie, formate in base ai tempi di iscrizione, nelle gare dei 1500 m stile libero (800 m per le donne).
La manifestazione ha avuto un decollo abbastanza lento e non è paragonabile per importanza ai corrispondenti campionati in vasca lunga.
L'organizzazione su base continentale. - Aderiscono alla FINA cinque associazioni continentali: CANA (Confédération africaine de natation amateurs), ASUA-UANA (Amateurs Swimming Union of Americas - Unión amateur de natación de las Américas), LEN (Ligue européenne de natation), OSA (Oceanian Swimming Association), AASF (Asian Amateurs Swimming Federation).
Queste associazioni continentali sono dotate di statuto proprio e di propri organismi direttivi. Esse promuovono, nelle aree di loro competenza e presso le federazioni affiliate, specifiche iniziative per la diffusione del nuoto e per la direzione e organizzazione di manifestazioni continentali e intercontinentali; provvedono ai loro regolamenti tecnici specifici; indicano e organizzano i propri campionati e definiscono il calendario delle manifestazioni promosse dalle federazioni aderenti; esprimono i propri candidati per il Bureau della FINA.
La LEN, l'associazione delle federazioni europee di nuoto, fu fondata nel 1927, un anno dopo la disputa del primo campionato europeo. Uno dei suoi primi atti fu l'introduzione delle gare femminili nel programma dei campionati europei. La presenza di numerose nazioni all'avanguardia del nuoto mondiale ha progressivamente reso la LEN una delle più ascoltate componenti della FINA. Molto spesso la LEN ha anticipato i tempi, proposto temi e assunto decisioni che si sono poi positivamente riflesse a livello mondiale e olimpico, in particolare per quanto riguarda le gare del programma dei campionati mondiali e dei giochi olimpici.
Attualmente la LEN sta conducendo, di concerto con la FINA, una vera e propria campagna per ottenere l'introduzione di una gara di nuoto di fondo (o in acque aperte, secondo la terminologia anglosassone) nei Giochi Olimpici del 2012. A tal fine ha provveduto a razionalizzare il circuito europeo delle gare di fondo e a uniformare la distanza di gara, preferendo la 10 km alle altre distanze dei 5 e dei 25 km. Se l'azione di penetrazione e di persuasione avrà successo, questa sarà la gara inserita nel programma olimpico.
La LEN ha finalità identiche a quelle della FINA, naturalmente rapportate allo specifico contesto europeo: promuovere, organizzare, regolamentare e diffondere le discipline natatorie in Europa. Alla LEN fanno riferimento le discipline di nuoto, tuffi, nuoto sincronizzato, pallanuoto, nuoto di fondo e nuoto master. L'opera di proselitismo della LEN ha portato all'affiliazione di 50 federazioni nel 2004. Nell'azione di promozione delle proprie finalità statutarie, la LEN si è data, nel corso degli anni, una struttura adeguata: l'organismo direttivo è il Congresso generale; il Bureau, eletto dal Congresso, è composto da 14 membri e cioè il presidente, 2 vicepresidenti, il segretario generale, il tesoriere, 8 membri e l'ex segretario generale più recente.
Si è dotata di commissioni tecniche per ciascuna delle discipline che a essa fanno riferimento, di una commissione medica, di una commissione per marketing e sponsor e di un comitato finanziario. L'attività delle commissioni è coordinata dal LEN Office. La LEN promuove i rapporti con televisione, radio e stampa, anche in relazione agli standard di trasmissione degli eventi e alla cessione dei diritti di immagine; attua e promuove programmi volti a migliorare la preparazione e la competenza dei giudici. Inoltre interagisce con gli atleti e le atlete delle discipline di nuoto, tuffi, pallanuoto, nuoto di fondo e nuoto sincronizzato; con le federazioni nazionali europee; con tutte le organizzazioni civili e politiche dei paesi che rappresenta.
Per quanto riguarda le iniziative nel campo tecnico, quarant'anni dopo la propria fondazione la LEN è stata la prima e unica associazione continentale a promuovere e organizzare un campionato riservato a categorie giovanili, che negli anni ha forgiato tutti i più grandi campioni della disciplina e la cui importanza è cresciuta con l'aggiustamento dell'età nel settore maschile. Le prime cinque edizioni degli European Junior Swimming Championships (EJSC) si sono disputate tra il 1967 e il 1975, a cadenza biennale, con identiche categorie di età per maschi e femmine (14-15 anni), mentre dalla sesta (1976) alla nona edizione (1982) la manifestazione è stata messa in calendario negli anni pari. Dal 1983 i campionati sono stati disputati con cadenza annuale, mentre l'età del settore maschile è stata portata dai 15 ai 16 anni e dal 1989 ancora innalzata ai 17 anni. Infine nel 1997 entrambi i settori sono stati portati al limite dei 16 anni (femminile) e dei 18 anni (maschile). Le gare si disputano in vasca da 50 m, con un programma tecnico analogo a quello del campionato europeo assoluto.
La LEN è risultata particolarmente attiva ed efficace a partire dai primi anni Novanta, allorché ha posto l'attenzione sulle competizioni in vasca corta, allo scopo di allungare la stagione con eventi di elevato livello e anche per spettacolarizzare la disciplina e mantenere l'attenzione dei media su di essa. Dal 1991 al 1994 si sono disputate 4 consecutive edizioni dei Campionati europei sprint in vasca da 25 m: 1991, Gelsenkirchen (Germania); 1992, Espoo (Finlandia); 1993, Gateshead (Gran Bretagna); 1994, Stavanger (Norvegia). Seguivano un format di due giorni di gare, con il seguente programma tecnico: stile libero (50 m); dorso (50 m); rana (50 m); farfalla (50 m); misti (100 m); staffette (4x50 m stile libero e 4x50 m mista). Nell'edizione del 1993 vennero disputate anche le staffette 4x50 m negli stili dorso, rana e farfalla.
Grazie al successo di questa manifestazione, dal 1996 la LEN ne ha trasformato la formula, indicendo i campionati europei in vasca da 25 m. Essi hanno un format di quattro giorni di gare con il seguente programma tecnico: stile libero (50, 100, 200, 400, 1500 m; 800 m per le donne); dorso (50, 100, 200 m); rana (50, 100, 200 m); farfalla (50, 100, 200 m); misti (100, 200, 400 m); staffette (4x50 m stile libero; 4x50 m mista).
Si disputano batterie, semifinali e finali nelle gare sulle distanze dei 50 e dei 100 m di tutte le specialità; batterie e finali (senza passaggio per le semifinali) nelle gare sulle distanze dei 200 e dei 400 m di tutte le specialità. Si disputano inoltre, formate in base ai tempi di iscrizione, le gare a serie dei 1500 m stile libero (800 per le donne).
Dopo il 1994 questa manifestazione ha avuto una breve parentesi con cadenza biennale (Rostock 1996, Sheffield 1998), per poi riprendere con quella annuale. A partire dall'edizione di Dublino (2003) la LEN ha ammesso la possibilità di iscrivere nelle singole gare fino a 4 atleti per nazione, dei quali tuttavia solo i primi 2 in ordine di tempo realizzato sono (eventualmente) ammessi al turno successivo.
L'Italia nelle sette edizioni degli Europei in vasca corta ha conquistato un considerevole medagliere.
Il 19° secolo fu caratterizzato da un rinnovato interesse per l'attività sportiva. Nella sua generalità questo processo diede spesso luogo a movimenti organizzati, che da una parte esprimevano una concezione dell'educazione fisica appannaggio dello Stato, dall'altra portarono alla nascita e allo sviluppo delle diverse discipline sportive. Alla fine del secolo l'importanza morale dei valori caratteristici dello sport trovò un'esplicita affermazione nella rinascita del movimento olimpico. Nel 1894 fu infatti fondato il Comitato olimpico internazionale e due anni dopo ebbero luogo i primi Giochi Olimpici dell'era moderna. Il nuoto era una delle nove discipline ammesse. Il percorso verso il nuoto sportivo si era evoluto passando dagli aspetti curativi (bagni termali) a quelli ricreativi e ristoratori e poi a quelli più tipicamente sportivi del cimento e del confronto.
L'Italia è stata rappresentata nelle Olimpiadi di nuoto fin dal 1900; in quell'occasione dai soli Paolo Bussetti e Fabio Mainoni. Bussetti fu settimo nei 200 m dorso (che usciranno dal programma dei giochi dall'edizione successiva, per farvi ritorno nel 1964) e Mainoni sesto nei 4000 m stile libero.
In Italia comunque la pratica sportiva del nuoto è stata determinata dall'opera di proselitismo di pionieri tra i quali spiccano le figure di Achille Santoni e Giuseppe Cantù. Era l'epoca delle Rari Nantes e della loro meritoria opera rivolta all'attività di salvataggio da annegamento. Il primo dei circoli Rari Nantes venne fondato il 15 agosto 1891 a Roma, con sede sul Tevere, dal trentino Santoni.
Il primo Campionato italiano si disputò sul lago di Bracciano il 14 agosto 1898: vincitore, sul miglio, il diciottenne milanese Arturo Saltarini. Nel 1899 venne costituito a Como il collegio Pionieri del nuoto dal quale più tardi (23 maggio 1900) ebbe origine la Federazione italiana Rari Nantes (FIRN) che coordinò per un lungo periodo l'attività natatoria in Italia e che aderì alla FINA nel 1910. Questa fase diede impulso in pochi anni alla pratica di attività più classicamente sportive, portando alla diffusione di cimenti 'fluviali'. La nascita del CONI (1914) contribuì a migliorare l'organizzazione degli sport agonistici. I primi campionati italiani in campo chiuso, con cui nasceva il nuoto di velocità, si svolsero solo a partire dal 1919 ed erano riservati a nuotatori maschi. Le distanze di gara erano quelle del programma olimpico: 100, 400, 1500 m stile libero, 100 m dorso e 200 m rana, staffetta 4x200 m stile libero. Le donne trovarono spazio a partire dal 1921, gareggiando solo sui 100 m stile libero. La prima competizione in piscina si svolse nel 1923 nel Centro di educazione fisica di Roma. Nel programma maschile furono inseriti i 100 m rana a partire dal 1920 e i 50 m stile libero sei anni più tardi. Questa gara fu introdotta contemporaneamente anche nel settore femminile, che si arricchì di lì a poco anche dei 400 m stile libero (1929), dei 100 m dorso e dei 200 m rana due anni dopo, e della staffetta 4x100 m stile libero nel 1935. Intanto dal 1927 il governo passò alla nomina diretta dei dirigenti del CONI e delle federazioni, cancellando i procedimenti elettivi fino allora in vigore.
Lo sport e l'attività ginnica da una parte erano intesi come strumento di valorizzazione delle qualità fisiche e di quelle psichiche, dall'altra assumevano una valenza fondamentale in senso nazionalistico e di formazione militare. La FIRN fu ufficialmente incorporata nel CONI nel 1928 e, come per tutte le altre federazioni, la sua sede fu trasferita d'obbligo a Roma nel 1929. In quell'anno Augusto Turati, allora segretario del Partito nazionale fascista, assunse direttamente la carica di presidente del CONI e temporaneamente anche di tutte le federazioni; il nome della FIRN fu trasformato in FIN. L'anno precedente era stato organizzato il primo grande evento sportivo italiano: nello stadio del Littoriale, edificato a Bologna tra il 1925 e il 1927, si svolse il secondo Campionato europeo di nuoto, il primo sotto l'egida della LEN, fondata proprio quell'anno. Giuseppe Perentin, secondo nei 1500 m stile libero in 21′50,4″, diede all'Italia la prima delle 107 medaglie conquistate tra il 1927 e il 2004 nella storia di questa manifestazione.
Nelle cinque edizioni successive dei campionati europei furono vinte in totale 10 medaglie (nessuna d'oro), due delle quali di staffetta (la 4x200 m stile libero, l'unica che si disputava). Paolo Costoli, prima grande nuotatore, poi altrettanto grande allenatore, ne vinse 6, 4 delle quali individuali.
L'organizzazione tecnica del nuoto italiano registrò un notevole impulso sotto la presidenza di Luigi Arpinati, tra il 1930 e il 1933. In quegli anni fu istituita la Coppa federale, riorganizzato il sistema delle categorie atleti, creato il campionato a squadre di nuoto e furono programmati corsi di formazione dei tecnici tenuti da esperti stranieri. Nella seconda metà degli anni Trenta risultavano censite in Italia 22 piscine coperte e 83 piscine scoperte.
Gioielli del regime erano il Littoriale di Bologna e il Foro Mussolini (poi Foro italico) di Roma. La guerra ebbe naturalmente pesanti conseguenze dirette sul mondo dello sport. Nel 1945 le federazioni nazionali di molte discipline sportive risultavano doppie: a Milano operavano i commissari con nomina successiva al 25 aprile 1945; a Roma i reggenti nominati dopo la Liberazione del Centro-Sud. Anche la FIN subì questa dicotomia e fu solo l'intervento di Giulio Onesti, nominato reggente straordinario del CONI nel 1944, poi commissario straordinario e infine presidente (1946), a porre fine a questo stato di cose, portando definitivamente la sede del CONI a Roma, riunificando le federazioni e ponendo fine al sistema di nomina governativa dei presidenti. L'attività agonistica del nuoto riprese fin dal 1945.
L'anno successivo fu approvato il nuovo statuto federale, che organizzava l'attività periferica in comitati regionali, mentre sul piano delle competizioni nazionali riprese il campionato a squadre di nuoto (la Coppa federale del periodo fascista), con il nome di Torneo federale. Sebbene in Italia per gli effetti della guerra fossero in funzione due sole piscine coperte, la FIN riuscì a inviare una sua rappresentativa ai Campionati Europei di Montecarlo del 1947: 18 nuotatori (8 dei quali donne) che conquistarono una sola finale, nella 4x200 m stile libero maschile (sesta posizione). Nessun nuotatore azzurro prese parte ai Giochi Olimpici di Londra del 1948, dove si registrò però lo straordinario successo della squadra di pallanuoto, già vincitrice del titolo europeo l'anno precedente a Montecarlo. Sul piano nazionale, nel 1951 si verificavano la nascita dello stile a farfalla e la sua separazione dalla rana in sede di campionato italiano, in leggero anticipo sul regolamento internazionale che sancirà la separazione dei due stili alla fine del 1952.
Agli Europei di Vienna l'Italia schierò in gara 12 atleti, 7 dei quali uomini. Nessuna medaglia e quattro finali, due delle quali individuali. I nuotatori italiani tornarono ai Giochi Olimpici di Helsinki nel 1952 senza raccogliere finalisti; nell'occasione furono convocate anche 5 nuotatrici, per gareggiare nella staffetta. In questa stessa sede, quarantotto anni dopo, gli azzurri saliranno sul trono d'Europa vincendo, per la prima volta nella storia del nuoto, sia la classifica maschile sia quella complessiva. Nel 1954 la Federazione organizzò a Torino i Campionati Europei, mentre il CONI, a partire da Roma e Trieste, istituì i Centri di addestramento al nuoto in tutte le città sedi di piscina coperta che, voluti fortemente da Mario Saini (allora vicesegretario del CONI), produrranno nei decenni successivi risultati fondamentali sia sul piano tecnico sia in termini di diffusione del nuoto. Venne indetto anche il concorso per la costruzione di 40 piscine scoperte da 25 m, vinto dall'architetto Pier Luigi Nervi che in occasione dei Giochi di Roma del 1960 progetterà e realizzerà il Palazzo dello sport. Anche sul piano agonistico arrivò finalmente una medaglia in una competizione internazionale, conquistata agli Europei di Torino da Angelo Romani nei 400 m stile libero.
Nel 1956 a Melbourne, nell'Olimpiade che segnò il trionfo del nuoto australiano su quello americano, si registrò la prima partecipazione a livello individuale di una nuotatrice azzurra ai giochi olimpici: si trattava della veneziana Elena Zennaro. Nello stesso anno la Federazione dovette affrontare una grave crisi istituzionale, con il consiglio federale sfiduciato dall'assemblea. Ancora in quell'anno l'allenatore ungherese István Hunyadfi fuggì dal suo paese invaso dai sovietici per approdare in Italia. Nel 1957 la FIN venne trasferita a Roma, dove il CONI volle tutte le federazioni in preparazione dei Giochi Olimpici di Roma.
Nel 1958 a Budapest la Federazione festeggiò il primo titolo europeo grazie a Paolo Pucci.
Nel 1962, dopo aver subito una squalifica, Fritz Dennerlein, a Montecarlo, migliorò il record nei 200 m farfalla, tornando in possesso del primato continentale conquistato poco prima a Belgrado dal sovietico Vladimir Kuz´min.
Il presidente della Federazione Luigi Durand de La Penne tentò di attuare una riforma dello statuto federale che avrebbe snellito il consiglio federale, attribuendo più poteri al presidente; inoltre propose la liberalizzazione dei trasferimenti e la fine del vincolo di tesseramento. Fallito il tentativo di riforma, per le dimissioni dei componenti della commissione Carte federali, il CONI procedette dopo pochi mesi alla nomina di un commissario straordinario, incarico per il quale fu scelto il segretario generale del CONI Saini. Le sue prime decisioni furono le nomine dei commissari tecnici delle squadre nazionali: Bubi Dennerlein per il nuoto maschile, Hunyadfi per quello femminile, Bandi Zólyomy per la pallanuoto e Horst Görlitz per i tuffi. Poco dopo varò il Trofeo Sette Colli, che divenne la gara internazionale per eccellenza del nuoto italiano e che nel Duemila entrerà nel prestigioso circuito internazionale Mare Nostrum.
Dopo la reggenza di Saini, conclusasi nel 1964, e la lunga presidenza di Aldo Parodi (1964-1982), la Federazione ha vissuto un periodo tormentato da commissariamenti e dimissioni. Tuttavia, durante la gestione di Bartolo Consolo (1987-1999), si raccolsero grandi risultati sportivi, preludio al magico momento vissuto dall'Italia del nuoto tra il 2000 e il 2004, sotto la presidenza di Paolo Barelli. In questi ultimi cinque anni i nuotatori italiani hanno vinto, infatti, 8 medaglie olimpiche (3 d'oro, 2 d'argento e 3 di bronzo), 7 medaglie in sede di campionato del mondo (2 delle quali d'oro), e 37 medaglie in 3 edizioni di campionati europei, 14 delle quali d'oro. In precedenza ne erano state vinte 7 nelle prime 22 edizioni dei giochi olimpici (4 delle quali nelle tre edizioni tra il 1988 e il 1996), 15 nelle prime 8 edizioni dei campionati del mondo (9 delle quali tra il 1991 e il 1998) e 70 nelle prime 24 edizioni dei campionati europei (nelle ultime 5 edizioni degli europei sono state vinte 48 delle 107 medaglie totali e 15 delle 25 d'oro).
Le discipline che fanno riferimento alla FIN sono: nuoto, pallanuoto, tuffi, nuoto sincronizzato, nuoto di fondo (in acque libere) e nuoto per salvamento.
Gli interlocutori naturali della FIN sono il CIO e il CONI; la FIN svolge la propria attività secondo le norme e le regole previste da questi due organi. La FIN è inoltre membro della FINA e della LEN.
Per il nuoto per salvamento, la FIN è affiliata alla International Life Saving (ILS) e alla International Life Saving Europe, i due organismi internazionali, mondiale il primo ed europeo il secondo, che regolano questa specialità.
Per la promozione delle attività natatorie in altri ambiti, la FIN è anche membro della Confédération méditerranéen de natation (COMEN) e della Confederación latina de natación (COLAN). La prima promuove e indice manifestazioni che interessano in particolare l'attività dei settori giovanili, per le varie discipline, delle federazioni dell'area del Mediterraneo; la seconda promuove ‒ prima a livello assoluto e, dalle ultime due edizioni (2002 e 2004), a livello dei 20 anni per i maschi e dei 18 per le femmine ‒ la Coppa latina, incontro per rappresentative nazionali delle federazioni latine nel mondo.
I compiti che la Federazione svolge per il raggiungimento degli scopi istituzionali sono: organizzare, disciplinare, propagandare e diffondere la disciplina del nuoto nelle sue varie componenti, anche attraverso il potenziamento dell'impiantistica sportiva; partecipare alle competizioni nazionali e internazionali; predisporre la preparazione degli atleti e approntare i mezzi necessari alla partecipazione delle discipline alle Olimpiadi; definire e adottare, anche d'intesa con il CONI, misure di dissuasione, di prevenzione e di repressione dell'uso di sostanze dopanti, intese ad alterare le naturali prestazioni fisiche degli atleti nelle attività sportive.
Alla fine del 2004 risultavano più di 1200 le società affiliate alla FIN, le quali costituiscono la base dell'assemblea elettiva che a sua volta elegge il presidente, il consiglio federale e i revisori dei conti. L'attività della FIN ha fatto registrare un forte incremento, in particolare negli ultimi anni, in tutte le componenti della vita federale. Significativi aumenti si sono avuti nel numero degli atleti agonisti tesserati, dei tecnici operanti a vari livelli (da istruttori ad allenatori), dei giudici. Di impressionanti dimensioni anche lo sviluppo delle scuole nuoto, mentre il numero dei praticanti, intesi come frequentatori non occasionali di piscine, è più che raddoppiato dal 1996 al 2003. Di particolare importanza, per i contenuti sociali che implica, è il dato positivo sui tesserati del settore salvamento, che trova riscontro nella netta riduzione del numero di decessi per sommersione e annegamento in tutte le regioni d'Italia. Nel 2002 questo impegno ha ottenuto il riconoscimento da parte dello Stato, attraverso il dipartimento della Protezione civile, con l'iscrizione al relativo albo nazionale. Nel 2004 il ministero dell'Ambiente ha attribuito inoltre ai corsi di nuoto e salvamento della FIN la qualifica di tutori dell'ambiente.
Un importante contributo a questo risultato globale è dato dalla promozione dell'impiantistica sportiva, sviluppata attraverso la realizzazione di progetti costruttivi e di piani di gestione che consentono una diffusione sempre maggiore dell'attività natatoria. Allo stesso modo non può essere ritenuto estraneo al successo sportivo della FIN il risultato ottenuto, in termini di formazione e aggiornamento dei tecnici, dal settore Istruzione tecnica e dal Centro studi della Federazione.
La FIN ha sede a Roma, ma è presente su tutto il territorio attraverso una rete di comitati regionali e di rappresentanti e fiduciari locali, la cui attività, nell'arco dell'ultimo quadriennio, ha comportato la gestione di circa 80.000 giornate di gara.
Sul piano dell'attività agonistica nazionale, la FIN indice e organizza, nel settore nuoto, tre campionati nazionali a livello assoluto: campionati italiani invernali assoluti; campionati italiani assoluti primaverili; campionati italiani assoluti estivi. Il primo campionato si disputa in vasca da 25 m nel mese di dicembre; gli altri due in vasca da 50 m, rispettivamente nel periodo marzo-aprile e in quello luglio-agosto, in ragione degli impegni agonistici del calendario internazionale europeo e mondiale. A livello giovanile sono indette e organizzate due manifestazioni, una nel periodo febbraio-marzo, l'altra in quello luglio-agosto. Anche in questo caso la prima è su base di 25 m, la seconda di 50. Sono poi disputati due campionati nazionali per squadre di società, il primo nel periodo invernale (con finale a fine gennaio), l'altro con fase finale intorno alla metà di giugno.
Nelle piscine sono di norma programmabili vari tipi e livelli di attività: ambientamento, scuola nuoto, avviamento all'agonismo; allenamenti di tipo agonistico per le diverse specialità di nuoto, pallanuoto, tuffi e nuoto sincronizzato; gare e manifestazioni aperte al pubblico; attività natatoria libera o controllata a livello individuale; acquaticità libera e ludicità in acqua; attività riabilitativa in acqua; programmi per anziani e per portatori di handicap; balneazione, attività in acqua di tipo ricreativo; aquagym; aqua-fitness.
Le piscine coperte hanno, normalmente, finalità legate alla pratica di una attività fisica e sportiva (anche non agonistica) o all'apprendimento del nuoto. In base al tipo di copertura adottata, le vasche si distinguono in aperte e chiuse in modo permanente, con copertura mobile, con copertura smontabile.
L'omologazione di una piscina si riferisce essenzialmente alle misure e alle attrezzature di cui è dotata. A seconda del tipo di sport acquatico (nuoto, pallanuoto, sincronizzato, tuffi, salvamento) e del livello di attività, sono richieste misure diverse e dotazioni diverse, tutte comunque in conformità alle normative nazionali, emanate dalla FIN, e internazionali, stabilite dalla FINA.
Le dimensioni delle vasche natatorie, per quanto riguarda gli impianti destinati a ospitare attività agonistiche, sono fissate a tutti i livelli dalle norme approvate dalla FIN; le vasche destinate a ospitare attività di livello internazionale sono regolamentate dalle norme della FINA; per le altre, destinate a ospitare attività libere in acqua di tipo non agonistico, non c'è un riferimento normativo specifico.
Le norme CONI (approvate dalla giunta esecutiva con deliberazione n. 851 del 15 luglio 1999) hanno poi lo scopo di individuare livelli minimi qualitativi e quantitativi da rispettare nella realizzazione di nuovi impianti sportivi, oppure nella ristrutturazione di quelli esistenti. Sono soggetti alle norme tutti gli impianti sportivi destinati alla pratica di discipline regolamentate dalle federazioni sportive nazionali e dalle loro affiliate, ossia ad attività propedeutiche, formative e di mantenimento di tali discipline.
In base alle norme sancite dalla FINA, le piscine nelle quali si disputano le gare dei giochi olimpici o dei campionati del mondo di nuoto debbono rispondere a precisi requisiti.
La lunghezza, misurata tra le piastre per il cronometraggio automatico della testata di partenza e le piastre montate sulla testata di virata, deve essere di 50 m; di 25 m nel caso dei campionati del mondo in vasca corta. Rispetto alla lunghezza nominale di 50 m, sulla distanza tra le due pareti terminali è ammessa una tolleranza in eccesso di 3 cm e nulla in difetto. Il rispetto della distanza tra le pareti opposte deve essere assicurato in ogni punto compreso fra 30 cm sopra e 80 cm sotto la superficie dell'acqua. Limiti e tolleranze debbono essere certificati e non possono essere superati neanche quando sono montate le piastre per il cronometraggio automatico.
La profondità della vasca in ogni punto non deve essere inferiore ai 2 m. La vasca deve essere a otto corsie, larghe ognuna 2,5 m, con 2 ulteriori spazi, posti esternamente alle corsie 1 e 8, larghi 2,5 m ciascuno.
La temperatura dell'acqua deve essere compresa tra i 25 e i 28 °C. Durante le gare, l'acqua deve essere mantenuta a un livello costante, senza apprezzabili movimenti. Al fine di rispettare le normative sanitarie in vigore in molte nazioni, è consentito l'afflusso e il deflusso dell'acqua purché non si creino correnti o turbolenze.
Le corsie. - Le corsie propriamente dette debbono essere delimitate tra loro da corde di demarcazione con galleggianti che prendono il nome di corsie di delimitazione. Queste ultime si estendono per tutta la lunghezza della vasca e devono essere fissate alle testate attraverso ganci incassati nelle pareti. Ogni corsia presenta una serie di galleggianti posti uno accanto all'altro e aventi un diametro compreso tra 0,05 e 0,15 m. Il colore dei galleggianti per una distanza di 5 m a partire da ciascuna testata deve essere differente da quello degli altri galleggianti della stessa corsia. Galleggianti di colore diverso rispetto agli altri devono essere posti ai 15 e ai 25 m dai due lati della piscina per consentire l'identificazione di tali distanze.
Blocchi di partenza. - Devono essere ben saldi e non elastici, con esclusione di qualsiasi effetto molla. L'altezza della pedana superiore del blocco (piattaforma di partenza) rispetto alla superficie dell'acqua deve essere di 0,75 m. La faccia superiore deve avere dimensioni di 0,5x0,5 m ed essere coperta con materiale antisdrucciolo. L'angolo massimo d'inclinazione della piattaforma di partenza non deve essere maggiore di 10°. La pedana superiore deve essere costruita in modo tale da permettere all'atleta di effettuare nelle partenze la presa sia sul bordo anteriore sia su quelli laterali. Sui lati della piattaforma di partenza possono essere installate maniglie per consentire un adeguato sbilanciamento in avanti del corpo. Le maniglie per la partenza a dorso devono essere poste a un'altezza compresa tra 0,3 e 0,6 m sulla superficie dell'acqua. Esse devono essere parallele alla superficie della testata e non devono sporgere oltre questa.
Apparecchiatura per il cronometraggio automatico. - L'apparecchiatura per il cronometraggio automatico e semiautomatico registra il tempo impiegato da ogni nuotatore e determina il relativo piazzamento nella gara. Per il cronometraggio si terrà conto del secondo decimale (1/100 di secondo). L'attrezzatura installata non deve interferire con la partenza dei nuotatori, la virata e il sistema di scolmamento dell'acqua. L'apparecchiatura deve essere attivata dallo starter; non deve presentare cavi scoperti sul piano vasca; deve inoltre essere in grado di mostrare tutte le informazioni registrate per ogni nuotatore, in ordine di piazzamento e di corsia; deve consentire una facile lettura digitale del tempo di un atleta.
Sistema di partenza. - Lo starter deve essere fornito di microfono per i comandi a voce. Se per il segnale di partenza viene utilizzata una pistola, con essa deve essere usato un trasduttore. In questo caso, sia la pistola sia il trasduttore devono essere collegati ad appositi altoparlanti posti vicino ai blocchi di partenza. Gli ordini dello starter e il segnale di partenza devono essere udibili in ugual maniera e simultaneamente da ciascun nuotatore.
Piastre di contatto per il cronometraggio automatico. - Le piastre di contatto devono avere le seguenti dimensioni minime: larghezza di 2,4 m e altezza di 0,9 m. Il loro spessore non deve superare il centimetro, con una tolleranza in eccesso di 2 mm. Devono essere montate in modo da coprire la superficie della parete di arrivo o di virata per un'estensione di 30 cm sopra la superficie dell'acqua e 60 cm al di sotto. L'attrezzatura di ogni corsia deve essere collegata in modo indipendente dalle altre, così da poterla gestire autonomamente. Ogni piastra di contatto deve essere posizionata in modo stabile al centro della corsia. La sensibilità delle piastre deve essere tale che esse non siano attivate dalla turbolenza dell'acqua, ma allo stesso tempo che lo siano da una leggera pressione della mano. Le piastre devono essere sensibili anche sulla parte esterna alla superficie dell'acqua. Devono essere elettricamente isolate e non presentare angoli vivi.
Sistema di controllo dei cambi della staffetta. - Deve segnalare infrazioni nei cambi con una precisione a 1/100 di secondo. È possibile completare il sistema con videocamere installate verticalmente sui blocchi. In questo caso i filmati da esse forniti possono essere presi in esame come supplemento al giudizio del sistema automatico di controllo dei cambi.
In presenza del sistema automatico di rilevamento dei tempi sono considerati accessori fondamentali per un'installazione base: sistema di stampa di tutte le informazioni che è possibile richiamare anche durante lo svolgimento della gara successiva; tabellone per la visualizzazione al pubblico dei risultati e dei tempi parziali; contavasche automatico; computer per riepilogo dei risultati e correzione di dati eventualmente errati.
Per i giochi olimpici e i campionati del mondo questa installazione base deve essere ulteriormente incrementata con la predisposizione di una cabina di controllo dotata di aria condizionata, di dimensioni non inferiori a 6x3 m, posta tra 3 e 5 m dalla testata di arrivo, con visuale libera su detta testata per tutta la durata della gara. Il giudice arbitro deve avere un facile accesso alla cabina durante la gara. La cabina deve altresì poter essere chiusa con serratura. Deve inoltre essere installato un sistema di videoregistrazione. Inoltre, il tabellone di visualizzazione per il pubblico deve essere formato da almeno 12 linee di 38 caratteri, ognuno in grado di visualizzare numeri e lettere. Ciascun carattere deve essere alto almeno 1 mm per ogni 0,6 m di distanza (altezza minima 200 mm). Il sistema deve essere in grado di far scorrere le schermate in alto oppure in basso, con una funzione di lampeggio, e ogni tabellone a matrice intera deve essere programmabile, con la possibilità di mostrare animazioni.
Per molti anni il rilevamento dei tempi nel nuoto è stato effettuato manualmente. I cronometristi disponevano allora di strumenti la cui precisione era dell'ordine del quinto o, a partire dagli anni Trenta, del decimo di secondo. In seguito si è affermato il sistema di rilevamento automatico nelle grandi manifestazioni, mentre quello manuale sopravvive solo dove mancano condizioni tecnologicamente più avanzate.
Quando non era presente il cronometraggio elettrico automatico, per vedere riconosciuto un primato del mondo (e in molti casi anche un primato nazionale) il tempo di un nuotatore doveva essere registrato da tre cronometristi. Se il tempo rilevato da almeno due di loro concordava, quello era accettato come valido. Se tutti i cronometri discordavano fra di loro, il tempo intermedio era quello che veniva attribuito come risultato. Per l'ordine di arrivo faceva comunque fede il responso dei giudici rispetto a quello dei cronometristi. Nel 1970 la FINA regolamentò il cronometraggio automatico e il tempo registrato per questa via divenne prevalente sul giudizio umano sia dei giudici sia dei cronometristi. Due anni dopo il massimo organismo internazionale stabilì che i record del mondo sarebbero stati ratificati con precisione al centesimo di secondo, sebbene si accettassero ancora i tempi al decimo di secondo qualora il sistema automatico non fosse disponibile. Tuttavia, già in precedenza erano stati utilizzati costosi e raffinati sistemi di rilevamento dei tempi: nel corso dei Giochi Olimpici di Tokyo (1964) e di quelli di Città del Messico (1968) equipaggiamenti elettrici erano in grado di rilevare tempi al millesimo e anche al decimillesimo di secondo. Proprio in occasione dell'Olimpiade giapponese si realizzò, grazie ai millesimi, l'assegnazione di una medaglia olimpica con il minimo margine cronometrico di scarto della storia del nuoto. Nella gara dei 100 m stile libero maschile la medaglia di bronzo venne riconosciuta all'americano Gary Ilman per lo scarto di un millesimo sul tedesco Hans Joachim Klein. Nel 1972 era in vigore alle Olimpiadi di Monaco anche un sistema aggiuntivo di controllo con videocamere. L'americano Tim McKee fu, in quella occasione, dato sconfitto nei confronti dello svedese Gunnar Larsson per 2 millesimi di secondo nella gara dei 400 m misti. Le apparecchiature registrarono il tempo di 4′31,981″ per lo svedese e di 4′31,983″ per l'americano. Finalmente fu deciso che la ricerca di una tale precisione per assegnare la vittoria o un piazzamento a un singolo nuotatore, laddove l'occhio non poteva separarlo da un rivale, fosse non solo eccessiva, ma anche contraria all'etica dello sport. Di conseguenza, a partire dal 1973 la FINA stabilì che tempi registrati come uguali al centesimo di secondo dessero diritto al medesimo piazzamento in gara, qualunque fosse la posizione dei nuotatori interessati.
Il nuoto sportivo in acque aperte è stato il primo a essere praticato. Per lungo tempo, prima che la piscina divenisse la sede ufficiale delle competizioni, il nuoto in ambienti naturali (canali, fiumi, navigli, laghi e mare) è stato incontrastato protagonista della conquista sportiva dell'acqua.
Il fascino delle gare lungo la Senna o lungo il Tevere, il sogno della fama che arrideva a chi sapesse (o sappia ancora oggi) attraversare a nuoto la Manica, il richiamo della grande maratona Capri-Napoli, come di quelle dei laghi canadesi o dei grandi fiumi argentini, sono ancora presenti fra i nuotatori in acque libere. Dalle imprese di Lord Byron, che attraversò a nuoto lo stretto dei Dardanelli nel 1810, e del capitano Matthew Webb, che primo attraversò lo stretto di Calais nel 1875 nuotando a rana per quasi 22 ore, sono nate le sfide di migliaia di nuotatori. Che tutto ciò abbia costituito un richiamo irresistibile è testimoniato dalle imprese di due grandissimi del nuoto di piscina. Il compianto James Counsilman ‒ il maestro tra gli allenatori di nuoto, colui che ha concepito lo sport del nuoto come una scienza e che tra i suoi allievi ha avuto i nomi più belli del nuoto mondiale, da Mark Spitz a Chet Jastremski, da Charles Hickcox a Gary Hall Sr., da Jim Montgomery a John Kinsella ‒ considerava come il migliore dei suoi record la traversata della Manica compiuta nel 1979, all'età di 58 anni. Kinsella, primo uomo al mondo a nuotare i 1500 m stile libero in meno di 16 minuti, sfogò la sua passione nelle maratone di tutto il mondo, diventando l'imbattuto campione mondiale della specialità. Nel suo palmarès anche una splendida vittoria nella Capri-Napoli.
In Italia, e in quasi tutte le nazioni del mondo, nei primi decenni del Novecento si disputarono con regolarità campionati nazionali di nuoto in acque aperte, su distanze che andavano dal miglio marino (1852 m) a percorsi quattro volte più lunghi. Il fascino di queste competizioni era talmente grande che i campioni conquistavano fama nazionale e internazionale; si lanciavano sfide di resistenza e di velocità che travalicavano i confini.
Nella sua forma sportiva il nuoto di fondo ha assunto una precisa configurazione a partire dagli anni Novanta, da quando la LEN prima e la FINA poi ne hanno fatto una delle discipline del nuoto di competizione, divenendone gli organismi di riferimento. La LEN aveva indetto e organizzato già nel 1989 a Starigrad (Croazia) il primo Campionato europeo di questa specialità. Le gare in programma erano due per settore, sulla distanza dei 5 e dei 25 km. Gli azzurri (6 maschi e 5 femmine) ottennero un quarto posto con Dario Taraboi nella 5 km, un quinto nei 25 km femminili con Jolanda Palmentieri e infine un sesto nella 5 km femminili con Natalia Pensato.
Nel 1991 si era disputata a Perth (Australia), a scopo dimostrativo, la prima edizione dei Campionati del Mondo di nuoto di fondo, in concomitanza con la sesta edizione di quelli in piscina; la distanza (25 km) era la stessa per entrambi i settori. L'Italia vi partecipò con tre nuotatori, Sergio Chiarandini, Dario Taraboi e Jolanda Palmentieri, che si rivelarono subito protagonisti. Il romano Chiarandini, formidabile atleta alto oltre 2 m, che era stato un ottimo nuotatore di piscina, si classificò secondo con una gara magistrale, percorrendo la distanza in poco più di 5 ore e 3 minuti. Fino al 2003 sono state disputate otto edizioni dei campionati del mondo di fondo, seguendo la programmazione di quelli di nuoto fino al 1998, con cadenza annuale dal 2000. Nel 2004 si è tenuta a Dubai l'ultima edizione di questa specialità.
In campo europeo le edizioni disputate sono state nove, svolte a partire dal 1995, dopo le prime tre, insieme ai campionati europei delle altre discipline, in particolare del nuoto in piscina.
Nel 1992 il Bureau della FINA, su indicazione del Congresso, istituì il Comitato tecnico acque libere, con il fine di disciplinare la materia e dare regole certe per le competizioni e promuovere sistematici confronti a livello mondiale.
In seguito ai lavori della commissione, la FINA ha approvato il regolamento mondiale del nuoto di fondo, definendo open water swimming (nuoto in acque aperte) qualsiasi competizione che abbia luogo in fiumi, laghi, mari o oceani.
In questo ambito prende il nome di long distance swimming (nuoto di fondo) qualsiasi evento programmato su distanze fino a 10 km, e di marathon swimming (maratona di nuoto) qualsiasi evento programmato su distanze superiori ai 10 km.
Le regole FINA (fatte proprie dalla LEN a livello europeo e dalla FIN a livello nazionale) stabiliscono precise norme riguardanti il controllo della manifestazione in ogni aspetto dello svolgimento, da quello arbitrale a quello della sicurezza. Sono definite le figure (con i rispettivi poteri e compiti) del giudice arbitro, del suo assistente, del capo dei cronometristi, del responsabile dei giudici, dei giudici di gara, di arrivo, di boa e della sicurezza della competizione. Il medico della manifestazione è responsabile nei confronti del giudice arbitro per ogni aspetto medico a essa connesso.
Per quanto riguarda le competizioni, in sede di campionato mondiale esse si svolgono sulle distanze dei 5, 10 e 25 km per i settori maschile e femminile. La gara dei 10 km è stata introdotta per la prima volta in campo internazionale nei Campionati del Mondo del 2000 (Honolulu); è entrata nel programma degli Europei nel 2002, a Berlino, nel corso dell'ottavo Campionato Europeo in acque libere (26° Campionato Europeo di nuoto).
Le gare possono avere luogo sia in acqua salata sia in acqua dolce, ma il campo di gara deve essere esposto relativamente poco alle correnti e alle onde e avere ovunque profondità superiore al metro.
L'aspetto più rilevante, in merito alle caratteristiche del campo di gara, è quello della temperatura dell'acqua. Essa deve essere rilevata due ore prima dell'inizio della gara, nel centro del percorso e a una profondità di circa 40 cm; in queste condizioni non deve essere inferiore ai 14 °C.
La partenza della gara avviene con tutti i concorrenti in piedi dietro a una linea di contenimento e immersi in acqua sufficientemente profonda perché possano immediatamente cominciare a nuotare al segnale di partenza. All'arrivo i concorrenti toccano un apposito tabellone verso il quale sono normalmente canalizzati, alto circa 40 cm sulla superficie dell'acqua e largo almeno 5 m.
Tutte le gare sono a stile libero con possibilità di cambiare stile di nuoto durante il loro svolgimento. I nuotatori non possono trarre vantaggio dal sostegno o dalla scia di imbarcazioni presenti a qualsiasi titolo sul campo di gara. Essi possono invece raggrupparsi, sfruttare eventuali scie di altri concorrenti, entrare in contatto in modo non pericoloso. Non possono essere indossati indumenti o attrezzi finalizzati ad aumentare il galleggiamento o l'efficienza propulsiva dei nuotatori. Gli atleti possono essere autorizzati a cospargersi di grasso o di sostanze simili, per proteggersi dal freddo, solo dal giudice arbitro ed entro limiti da lui giudicati non eccessivi.
Rispetto al nuoto in piscina le gare in acque libere presentano molte variabili in più, relative in primo luogo alle condizioni meteorologiche e dell'acqua (temperature e gradienti nel campo di gara, moto ondoso, correnti, densità variabile); poi alle caratteristiche del percorso (presenza e identificabilità delle boe, sviluppo in senso rettilineo o no, passaggi difficili); infine al problema di individuare la rotta ottimale da tenere e alla qualità dell'assistenza da parte della barca nelle competizioni di maratona.
L'aspetto tattico risulta pertanto più evidente che in altre specialità del nuoto. Esso si risolve in una serie di abilità specifiche che possono essere così riassunte: preparazione della gara (scelta delle direzioni di nuoto, degli avversari da controllare, del piano tattico da svolgere); controllo della gara (partenza, fase centrale, fase conclusiva); capacità di giudicare correttamente la posizione degli avversari anche se non a contatto; distribuzione dell'impegno nelle varie fasi di gara (attacco, difesa, preparazione del finale). Particolare attenzione va posta ad alcuni fattori psicologici che risultano determinanti per il successo. Il nuotatore di lunghe distanze e di maratona deve essere in grado di sviluppare le seguenti caratteristiche: motivazione a sostenere grosse quantità di lavoro; capacità di adattarsi ai compiti allenanti e di resistere agli stimoli della sofferenza tanto in condizioni di allenamento quanto in quelle di gara; conoscenza e controllo del proprio potenziale e dei segnali provenienti dal proprio organismo; capacità di relazionarsi con il gruppo (tecnici e atleti) nelle varie fasi del lavoro.
Determinante, come nel nuoto di competizione in piscina, è l'acquisizione di una corretta tecnica. Nelle condizioni di gara, però, essa è soggetta ad alcuni fattori di controllo non sempre presenti nel nuoto di velocità. Tali fattori inducono e talvolta impongono alcune variazioni rispetto alla tecnica di nuoto abituale: per esempio, è spesso necessario abbandonare il crawl e nuotare a testa alta, sia per orientarsi sia per controllare la gara; può rendersi utile, magari uscendo per primi da una boa, cambiare stile dal crawl al dorso per identificare le posizioni degli avversari o dei compagni. È comunque indispensabile avere una frequenza di nuotata costante, con il giusto controllo dell'ampiezza di avanzamento per ciclo. Su questa base deve però essere sviluppata una particolare abilità nel variare repentinamente il ritmo, come soluzione per togliere di scia un avversario, per colmare distanze con avversari in vantaggio, per imporsi nello sprint finale.
Campionati mondiali. - Nel corso dei campionati mondiali di nuoto in acque libere gli azzurri hanno conquistato per tre volte il titolo iridato, nelle edizioni svoltesi a Perth nel 1998, a Honolulu nel 2000 e a Sharm el-Sheikh nel 2002. Sul piano individuale, a Perth, dopo il primo argento conquistato da Chiarandini nella 25 km è arrivato il bronzo di Luca Baldini nella 5 km. A Honolulu Baldini confermò il bronzo della 5 km maschile; nel settore femminile Viola Valli fu seconda nella 25 km e terza nella 5 km, mentre Melissa Pasquali fu seconda nella 10 km, disputata per la prima volta. Nei successivi Campionati del Mondo di Fukuoka 2001 Baldini regalò all'Italia il primo titolo mondiale maschile della storia vincendo la gara dei 5 km, nella quale salì sul podio con lui Marco Formentini, suo compagno di allenamenti. Viola Valli si produsse in una strepitosa e storica doppietta vincendo la medaglia d'oro sia nella 5 km sia nella 25 km. Il successo azzurro fu completato dal terzo posto di Fabio Venturini nella 10 km maschile. Nella successiva edizione a Sharm el-Sheikh i due campioni del mondo si confermarono: Baldini vinse la 5 km su Stefano Rubaudo e Viola Valli fu prima nella 5 km e medaglia d'argento nella 10 km. Un'altra medaglia d'argento fu ottenuta da Simone Ercoli nella 10 km maschile. A Barcellona nel 2003, ritiratosi Baldini dallo sport agonistico, Valli scrisse un'altra pagina indimenticabile, vincendo i due titoli mondiali della 5 km e della 10 km femminili. Il totale di 5 medaglie d'oro e di una d'argento vinte in tre consecutive edizioni dei campionati mondiali, prima di ritirarsi dalle competizioni, è senza uguali nella storia di questa disciplina.
Campionati europei. - Nella storia dei campionati europei di nuoto in acque libere l'importanza degli azzurri si è fatta sempre maggiore, al punto che dalla metà degli anni Novanta la squadra italiana è stata costantemente in grado di minacciare e spesso di interrompere la tradizionale superiorità della scuola russa.
Il primo successo azzurro fu firmato da Stefano Rubaudo nel 1991, nella 5 km maschile, davanti al connazionale Davide Giacchino; Chiarandini fu secondo nella 25 km e Mara Data terza nella 5 km femminile. Nel 1993 il titolo della 5 km di Rubaudo fu conquistato da Formentini e gli italiani ebbero ancora una volta anche il secondo posto con Claudio Gargaro. Nell'occasione arrivò anche quella che resterà l'unica medaglia d'oro nella 25 km in sede continentale: la vinse Dario Taraboi, con Chiarandini sesto. Nel 1995 (Vienna) l'Italia ottenne 2 medaglie di bronzo: con Samuele Pampana nella 5 km maschile e con Valeria Casprini nell'omologa femminile. Casprini doveva costituire negli anni successivi uno straordinario punto di riferimento per il settore femminile con le sue continue imprese. Nel 1997 (Siviglia) fu infatti medaglia d'argento sia nella 5 km sia nella 10 km, mentre una terza medaglia di bronzo fu conquistata dall'emergente Luca Baldini nella 5 km maschile. Nel 1999 (Istanbul) Valli irruppe sulla scena conquistando la medaglia d'argento nella 5 km femminile, mentre Pampana tornò sul podio della 5 km maschile. Nel 2000 (Helsinki) Baldini e Fabio Venturini si classificarono rispettivamente primo e secondo nella 5 km, Fabio Fusi fu terzo nella 25 km, Casprini si piazzò nuovamente terza nella 5 km femminile.
Berlino 2002 vide i colori azzurri affermarsi con le medaglie d'oro dei suoi due alfieri Baldini e Valli, vincitori nella 5 km maschile e femminile. Nella prova maschile fu terzo Rubaudo; Baldini ottenne una medaglia di bronzo anche nella 10 km. Nel 2004 a Madrid Venturini fu primo nella 5 km, con Rubaudo terzo; nella 10 km l'azzurro Parla conquistò l'argento. Lungo questo straordinario percorso costellato di vittorie gli azzurri si sono imposti nella classifica assoluta per nazioni nel 1997, nel 2000, nel 2002 e nel 2004, conquistando contestualmente 25 medaglie, 7 delle quali d'oro, 8 d'argento e 10 di bronzo.
Le altre manifestazioni. - A livello internazionale hanno particolare rilievo ai fini della diffusione di questa disciplina e del suo successo sportivo due circuiti, uno organizzato dalla FINA e uno dalla LEN.
La FINA stabilisce il calendario delle World Series delle maratone di nuoto, o Marathon Swimming World Cup (MSWC), nelle quali i piazzamenti conseguiti determinano la classifica finale del circuito. Tra le prove del circuito mondiale di maratona c'è anche la Capri-Napoli, per anni una delle classiche del nuoto in acque libere. Non disputata per parecchi anni, è rientrata nel calendario internazionale nel 2003, confermando il suo tradizionale fascino.
Le 13 prove disputate nel 2004 sono state le seguenti: Río Coronda (Argentina); Ein el-Sokhna (Egitto); Dubai (Emirati Arabi Uniti); Haikou (Cina); Hong Kong; Capri-Napoli; Atlantic City (Stati Uniti); Lago St.-Jean (Canada); Lago Magog (Canada); Èabac (Serbia); Lago Ohrid (Macedonia); Atlantic City II; Canale di Suez.
Allo stesso modo in campo europeo la LEN promuove un circuito che prende il nome di European Open Water Swimming Cup Series (Coppa europea di nuoto in acque aperte) che prevede una serie di sei o sette tappe annuali in ciascuna delle quali i concorrenti si confrontano su gare di distanza compresa tra i 5 e i 15 km. I risultati di questa fase determinano l'accesso a una superfinale dalla quale emerge il vincitore della Coppa.
Entrambi i circuiti hanno una partecipazione di altissima qualificazione e sono considerati strumenti irrinunciabili per la formazione di specialisti di livello mondiale.
I campionati italiani. - A livello nazionale il settore nuoto di fondo della FIN indice e organizza i campionati italiani assoluti delle 5, 10 e 25 km, tutti programmati nel periodo estivo. Nel periodo primaverile indice il campionato nazionale assoluto sulla distanza dei 5 km in piscina e, per le categorie juniores, allievi e ragazzi, su quella dei 3 km. Proprio grazie alla spinta della FIN la LEN ha introdotto dal 2003 i Campionati Europei di categoria juniores, uno strumento importantissimo per rinnovare i quadri e far conoscere la disciplina a nuotatori giovani e di alta qualità.
Campionati nazionali di categoria sono programmati nelle tre categorie giovanili riconosciute dal settore nuoto di fondo, in campo sia maschile sia femminile. I campionati di categoria si disputano in acque aperte sulla distanza di 3 km e sono riservati alle categorie federali: ragazzi (maschi tra 14 e 16 anni, femmine tra 13 e 14 anni); juniores (maschi tra 17 e 18 anni, femmine tra 15 e 16 anni); cadetti (maschi tra 19 e 20 anni, femmine tra 17 e 18 anni).
In ogni forma di locomozione, come in ogni altro tipo di attività fisica, l'uomo utilizza energia meccanica. L'energia necessaria al movimento è disponibile in seguito alla trasformazione dell'energia biochimica EB che si produce durante una serie di complessi fenomeni fisiologici, tra i quali la contrazione e la decontrazione muscolare. Non tutta l'energia biochimica si trasforma in energia meccanica EM: una notevole parte di essa non è utilizzabile per il movimento, in quanto è convertita in energia termica ET e dispersa in forma di calore, secondo le leggi della termodinamica. La trasformazione dell'energia biochimica EB in energia meccanica EM avviene tuttavia, anche nell'uomo, nel pieno rispetto del principio di conservazione dell'energia, con riferimento al quale è valida la relazione:
EB = EM + ET
In questa fase non vi sono particolari differenze tra le varie forme di locomozione; in tutte l'uomo utilizza solo una frazione dell'energia prodotta nella sua attività fisiologica. Il rapporto tra l'energia disponibile come energia meccanica EM (utilizzabile per compiere lavoro) e l'energia biochimica totale EB che è stata trasformata prende il nome di efficienza meccanica ηM di quel tipo di locomozione:
ηM = EM/EB
Si tratta di una grandezza adimensionale espressa da un numero compreso tra 0 e 1, come ogni altra forma di rendimento. In generale questo valore è di per se stesso piuttosto basso e si attesta per le varie forme di locomozione terrestre intorno al 20-25%.
Si è potuto osservare che il nuoto presenta alcune peculiarità rispetto alle altre forme di locomozione umana. La prima è l'elevato costo energetico richiesto dall'avanzamento in acqua: il nuoto è anzi la forma di locomozione umana che presenta il più alto costo energetico. Per costo energetico si intende la quantità di energia complessiva (o totale) che viene spesa per percorrere l'unità di distanza (o anche una distanza prefissata come riferimento). Complessiva nel senso che è comprensiva sia di quella disponibile in forma di energia meccanica sia di quella che viene dispersa in forma di calore. Minore è il costo energetico di un soggetto, maggiore è la sua efficienza: questo per il nuoto come per tutte le altre forme di locomozione.
L'acqua è un fluido incompressibile e viscoso. Pertanto, quando un corpo solido si muove al suo interno con una certa velocità, essa si oppone al suo avanzamento sottraendogli una parte dell'energia meccanica (resistenza di pressione); gli sottrae inoltre altra energia per effetto della viscosità, aderendo al corpo. Per avanzare il nuotatore deve vincere l'insieme delle forze resistenti date dal fluido, che sono definite, nel loro complesso, come forze di drag. Il drag viene distinto in passivo o attivo, a seconda che il nuotatore sia trascinato da una forza esterna o produca lui stesso la forza propulsiva necessaria all'avanzamento.
Il drag attivo Fδ è posto in collegamento funzionale con il quadrato della velocità di nuoto, secondo la relazione:
Fδ = δ v2
In essa δ è un parametro che prende il nome di coefficiente individuale di drag; Fδ è la risultante delle forze di propulsione generate dai movimenti del nuotatore; v è la velocità media di nuoto. Molto spesso il drag attivo di un nuotatore, soprattutto se di alta qualificazione, risulta inferiore a quello passivo. Nessuna relazione funzionale è stata però finora esplicitata tra le due forme di drag.
Le forze sono determinate principalmente da tre cause: la resistenza opposta dall'acqua all'avanzamento del nuotatore (drag di pressione: FP); l'attrito di superficie o di viscosità che dipende dai fenomeni di aderenza tra pelle e liquido (drag di viscosità: FV); l'ulteriore forma di resistenza dovuta alla formazione di sistemi d'onda e di vortici durante l'avanzamento (drag d'onda: FO). La relazione tra la forza totale di drag Fδ e le cause che la determinano è quindi:
Fδ = FP FV FO
Per quanto riguarda il coefficiente di drag individuale δ, cioè la resistenza che l'acqua oppone all'avanzamento a velocità unitaria di uno specifico nuotatore, esso dipende da fattori antropometrici quali l'altezza, la forma del corpo nel piano perpendicolare all'avanzamento (sezione trasversa del corpo) e il galleggiamento degli arti inferiori. Più un nuotatore è alto, a parità delle altre caratteristiche fisiche, meno drag deve vincere; non diversamente le imbarcazioni, a parità di sezione della chiglia, incontrano meno resistenza ad avanzare quanto più sono lunghe. Tuttavia, se le gambe tendono ad affondare, trascinandole passivamente si incontra una maggiore resistenza dell'acqua. Per riallinearle in superficie e annullare questo incremento è necessario batterle, spendendo comunque maggiore energia.
Altri fattori, connessi alla tecnica di nuotata e alla coordinazione, influenzano il drag attivo. Le oscillazioni del tronco, del bacino e delle gambe sulla superficie dell'acqua o su piani a essa perpendicolari concorrono a un incremento diretto del drag; una corretta simmetria di movimento degli arti e la distribuzione degli impulsi propulsivi delle gambe e delle braccia in modo fluido e senza interferenze determinano invece una sua riduzione.
La dipendenza delle forze di drag Fδ dalle caratteristiche antropometriche, quali altezza e sezione trasversa del corpo, è poco modificabile con soluzioni tecniche. Sono invece largamente riducibili le resistenze aggiuntive, tipiche dei nuotatori di minore qualificazione, causate da oscillazioni e movimenti superflui nel piano orizzontale e da cattiva coordinazione. Quanto all'attrito di viscosità, è praticata la depilazione del corpo e degli arti, spesso anche della testa (quando non protetta dalla cuffia), per gli effetti di sostanziale miglioramento delle prestazioni cronometriche dovuti alla riduzione dell'aderenza del primo strato di liquido al corpo. Attualmente questo problema è in buona parte risolto con l'uso dei costumi integrali idrorepellenti, capaci di diminuire l'effetto viscoso dell'acqua.
Dovendo l'energia del nuotatore essere spesa per vincere questo tipo di forze, di rilevante entità, risulta del tutto naturale che il costo energetico, cioè l'energia necessaria per percorrere l'unità di distanza, sia particolarmente elevato nel nuoto. Inoltre, contrariamente a quanto avviene in altre discipline sportive, il costo energetico nel nuoto ha una variabilità individuale elevata: varia con lo stile di nuoto; varia, a parità di stile, con il sesso; varia, infine, con la velocità di nuoto (e questa è la seconda peculiarità di questo sport). Nel nuoto le oscillazioni del costo energetico fra atleti mediocri e nuotatori di alta qualificazione arrivano anche al 300%.
Nelle donne, a pari velocità, il costo energetico del nuoto è più basso di quello degli uomini in misura pari a circa il 30%. In generale ciò si spiega perché le donne galleggiano meglio. Il migliore galleggiamento delle donne è determinato dal fatto che hanno più grasso soprattutto nella parte bassa del corpo (distribuzione che dipende da fattori ormonali): questo fa sì che le loro gambe affondino meno e che quindi diminuisca la resistenza all'avanzamento. Anche la lunghezza minore delle gambe, che diminuisce il momento torcente proprio degli arti inferiori, è un fattore con una significativa incidenza sul minore costo energetico.
Poiché il costo energetico nel nuoto è superiore a quello delle forme di locomozione terrestre, il rendimento idrodinamico sarà necessariamente inferiore: tenuto conto della densità dell'acqua (che è circa 800 volte maggiore di quella dell'aria) e dei fenomeni di viscosità, il rendimento atteso risulterebbe all'incirca pari all'8-10%. Tuttavia, anche questo valore risulta ampiamente sovrastimato e il rendimento del nuoto è di fatto sensibilmente più basso.
Nel nuoto interviene infatti un altro fattore, detto efficienza propulsiva, ad abbassare ulteriormente il rendimento della trasformazione di energia biologica (o metabolica) in energia meccanica utile. Questo fattore esprime, in definitiva, il rendimento legato al gesto tecnico e in particolare alla produzione delle forze propulsive.
È questa la terza peculiarità del nuoto, che dipende anch'essa dalle caratteristiche dell'acqua. Per quanto visto in precedenza, tutta l'energia disponibile per l'avanzamento dovrebbe essere utilizzata per vincere la resistenza opposta dall'acqua. L'energia meccanica EM, generata dal nuotatore nella propulsione, e l'energia meccanica Ed, assorbita dal mezzo per effetto delle resistenze proprie, dovrebbero bilanciarsi perfettamente. La realtà è però diversa: l'energia meccanica generata dal nuotatore nella propulsione non è interamente spesa nel lavoro contro le forze resistenti che il mezzo gli oppone: essa è in parte utilizzata per vincere il drag e in parte dispersa sotto forma di energia cinetica Ek trasferita all'acqua.
La causa principale sta nella natura dell'acqua, la quale non offre un punto d'appoggio fisso per applicare la forza delle mani e degli arti, ma cede e si muove in senso opposto a quello dell'avanzamento. Infatti la mano arretra rispetto al punto d'entrata durante l'esecuzione della bracciata sotto la superficie dell'acqua: si fa riferimento, naturalmente, allo spostamento reale, misurato rispetto a un riferimento solidale con la piscina, non già con il nuotatore. Poiché l'arretramento della mano dei nuotatori di alta qualificazione è inferiore rispetto a quello dei nuotatori mediocri, la sua stima è utilizzata proprio come uno dei criteri per valutare le qualità di un nuotatore. Come effetto finale del fatto che l'acqua non offre un punto d'appoggio fisso, circa il 50% dell'energia cinetica è disperso accelerando acqua in direzione opposta all'avanzamento. Ne consegue che il rendimento effettivo scende da circa l'8-10% al 4-6%.
Il valore che indica la frazione o quota d'energia disponibile per il lavoro esterno, che viene realmente utilizzata durante l'avanzamento del nuotatore, è il parametro adimensionale noto come efficienza propulsiva ηP. Essa è data dal rapporto tra l'energia che effettivamente determina l'avanzamento del nuotatore e l'energia EM disponibile ai fini del lavoro esterno (quella totale diminuita della quantità trasformata in calore).
Il lavoro utile LU ai fini della prestazione è la differenza tra l'energia meccanica totale EM, di cui il nuotatore dispone per effetto della conversione dell'energia biochimica, e l'energia cinetica Ek che disperde accelerando l'acqua nella direzione opposta al movimento di nuoto, cioè:
LU = EM ‒ Ek
Ciò consente di calcolare il rendimento effettivo della propulsione o efficienza propulsiva ηP come rapporto tra lavoro utile LU ed energia meccanica totale EM:
ηP = LU/EM
L'energia Ed che potrà essere spesa per vincere le forze resistenti è ovviamente solo quella disponibile come lavoro utile LU:
Ed = LU
L'efficienza propulsiva dipende in modo direttamente proporzionale da fattori antropometrici e da altri connessi alla tecnica di nuotata, alla coordinazione e agli aspetti energetici. Hanno una relazione funzionale positiva con l'efficienza propulsiva i movimenti che comportano ricerca di acqua ferma su cui esercitare la presa con la mano; quelli che aumentano la distanza totale coperta dalla mano sott'acqua; quelli che si sviluppano accelerando la mano sott'acqua nella fase di spinta e decelerandola, decontraendo la muscolatura, nella fase di recupero; infine, quei movimenti che si realizzano con elevato contributo aerobico alla fornitura di energia biochimica.
I fattori antropometrici principali che influenzano positivamente l'efficienza propulsiva sono la lunghezza delle braccia, perché in realtà la superficie d'appoggio nel generare propulsione è rappresentata da tutto il braccio e dall'avambraccio e non solo dalla mano; le dimensioni delle mani e dei piedi, perché più grandi sono le mani e i piedi, maggiore è la possibilità di esercitare pressione su ampie superfici, servendosi dell'acqua come se fosse un appoggio fisso.
Per quanto detto si comprende chiaramente come la tecnica sia un elemento di alta qualificazione nel nuoto di competizione. Usare una tecnica corretta significa utilizzare al meglio il proprio potenziale energetico, sviluppando un'alta efficienza propulsiva; nello stesso tempo significa diminuire le forze di drag da vincere e quindi ridurre il costo energetico associato alla prestazione. Perciò non esistono modelli di tecnica che non si basino sulla comprensione della genesi delle forze di propulsione e sulla valutazione delle forze che si oppongono al movimento in acqua. I requisiti fondamentali per valutare la tecnica di un nuotatore non si risolvono quindi in schemi motori o coordinativi prestabiliti, ma vanno ricercati nell'efficacia ed economicità: sono perciò riferibili rispettivamente alla produzione della velocità (efficacia) e alla riduzione del costo energetico (economicità), inteso come quella quantità di energia complessiva che è necessaria per percorrere una certa distanza.
Le leggi della fisica, in particolare quelle dell'idrodinamica, sono gli strumenti più idonei per capire la genesi delle forze propulsive e l'origine di quelle che si oppongono al movimento, cioè i principi della locomozione in acqua. Lo sviluppo della tecnica nel nuoto è andato di pari passo proprio con la loro progressiva comprensione.
L'obiettivo di ciascun nuotatore è sviluppare la massima velocità media durante la competizione. Secondo una formula abbastanza semplice e di applicazione generale, la velocità che può essere raggiunta in ogni forma di locomozione umana dipende dal rapporto tra la potenza metabolica complessiva erogata dall'atleta per avanzare e il relativo costo energetico. Nel nuoto ciò corrisponde al rapporto tra l'energia metabolica erogata nell'unità di tempo dall'organismo e il costo energetico della nuotata.
Il nuotatore, come ogni altro atleta che pratica uno sport di locomozione, per aumentare la sua velocità di gara ha bisogno o di aumentare la potenza media di erogazione durante tutta la competizione o di ridurre il costo energetico (nel nuoto associato alla velocità media di percorrenza della gara) o di una combinazione favorevole di entrambi i fattori. Poiché la prestazione migliora anche riducendo il costo energetico, ben si comprende l'importanza che gli allenamenti con contenuti e obiettivi squisitamente tecnici (coordinazione, efficacia, precisione del gesto, idrodinamicità della posizione) hanno assunto nell'allenamento moderno.
Da un punto di vista metabolico, per migliorare le prestazioni e mantenere una data velocità per un tempo più lungo è necessario disporre di una maggiore quantità di energia a parità di potenza metabolica massima. È invece necessario aumentare la potenza di erogazione dell'energia per raggiungere velocità più alte a parità di energia metabolica disponibile.
La possibilità di aumentare la potenza metabolica a disposizione e le modalità con cui si può farlo sono l'obiettivo di ogni sistema di allenamento. Questo ha comportato studi interdisciplinari, ma anche un'approfondita indagine sul metabolismo di base dell'uomo e di grandi animali marini (idrobionti). Dallo studio di questi ultimi si è resa disponibile una serie di risultati, fondamentali da un punto di vista teorico e pratico.
La potenza del metabolismo energetico attivo degli sportivi di alta qualificazione può essere calcolata ponendola in relazione funzionale con tre grandezze: il coefficiente di base del metabolismo dell'atleta (il cui valore dipende dalla tecnica di nuoto) moltiplicato per la massa corporea (cui è applicato un coefficiente opportuno) e per il cubo della velocità di nuoto. Grazie a questo collegamento funzionale è possibile definire quantitativamente il livello ottimale della fornitura energetica in diverse zone di metabolismo, in relazione alla massa corporea e al risultato sportivo previsto. Attualmente questa relazione è definita per i nuotatori maschi e femmine di un certo livello in tutte le specialità di nuoto agonistico. Una tale situazione ha consentito di raggiungere un più elevato livello metodologico di pianificazione e gestione del processo di allenamento, perché è diventato possibile definire in maniera precisa un livello individuale ottimale della fornitura energetica nelle diverse categorie di allenamento.
Nel lavoro della durata intorno al minuto, i nuotatori di qualificazione medio-alta e alta sono capaci di sviluppare un valore del metabolismo attivo che è 30-31 volte maggiore rispetto a quello di base, ciò che supera le possibilità di adattamento del metabolismo energetico degli animali marini a sangue caldo in condizioni di attività massima. Questo dato, del tutto sperimentale, dimostra l'alta efficienza dei programmi di allenamento applicati nel nuoto di competizione. D'altra parte i dati sperimentali sulla misurazione del metabolismo attivo nella modalità di erogazione della potenza metabolica a livello submassimale dimostrano che le possibilità di miglioramento del metabolismo energetico massimale degli sportivi di alta qualificazione sono praticamente esaurite a causa dei limiti imposti dalla biologia umana.
I valori dei differenti contributi dei sistemi energetici aerobici, anaerobici lattacidi e alattacidi, relativi agli sportivi altamente qualificati nella modalità di erogazione della potenza metabolica a livello submassimale, sono, per un minuto di lavoro, rispettivamente prossimi al 46%, 23% e 31%. Per un periodo di lavoro di due minuti sono del 61%, 18% e 21%, mentre per cinque minuti assumono valori pari a 83%, 8% e 9%. I risultati sperimentali ottenuti evidenziano un contributo molto più alto della modalità di fornitura aerobica di energia durante il nuoto umano rispetto a quanto si riteneva prima sulla base dei dati calcolati per analogia dalla corsa. Il contributo differenziato della modalità di fornitura aerobica di energia metabolica aumenta naturalmente in due casi: con l'aumentare della durata di lavoro nella modalità submassimale; con l'aumentare del livello di qualificazione dei nuotatori.
L'importanza della modalità aerobica di fornitura di energia durante il nuoto umano cresce in modo marcato se paragonata alle altre forme di locomozione terrestri. Questo è spiegato dal fatto che, in condizioni di ambiente acquatico e di specificità biomeccanica propria del nuoto, i valori massimali della forza di propulsione totale sviluppata durante le locomozioni acquatiche umane sono essenzialmente inferiori rispetto a quelli delle locomozioni terrestri. Ciò comporta, nel nuoto, una minore intensità di utilizzo delle fibre muscolari che si contraggono rapidamente, le quali sono maggiormente responsabili della formazione di lattato. Conseguentemente, è maggiore il grado di utilizzo del potenziale ossidante delle fibre che si contraggono lentamente. Questa conclusione è indirettamente sostenuta dalle ricerche istochimiche comparative sugli sportivi specializzati in diversi tipi di locomozioni acquatiche e terrestri.
Nella fase di trasformazione di energia metabolica in potenza meccanica totale, è possibile osservare un superiore grado di perdite per le locomozioni cicliche acquatiche dell'uomo rispetto a quelle terrestri. Per questo, i modi più razionali e sicuri per aumentare la velocità di nuoto sono collegati non tanto con la produzione crescente di energia metabolica quanto con l'efficienza crescente della trasformazione della stessa energia in risultato utile dell'azione, cioè con l'incremento dell'efficienza meccanica e propulsiva del nuoto e con la riduzione della componente fondamentale della resistenza idrodinamica attiva. In particolare, è questo meccanismo che migliora la prestazione, in termini di velocità di nuoto, osservata durante il processo pratico di allenamento nella stagione di preparazione. Ciò avviene anche in presenza di una sostanziale invarianza dei valori di alcuni parametri fisiologici, quali la frequenza del battito cardiaco e la risposta in termini di accumulo di lattato.
Un approccio metodologico che colleghi l'energetica del metabolismo attivo con la sua trasformazione efficiente in risultato utile può servire come base concettuale per lo sviluppo di metodi e tecnologie più specifici (compresi quelli informativi) allo scopo di modellare il nuoto sportivo e la gestione del processo di allenamento. Con questo tipo di approccio l'energetica del metabolismo serve come base generale per la costruzione di diversi modelli concettuali e pratici dell'effettiva trasformazione dell'energia metabolica in questo o in quel risultato utile, intermedio o finale.
Nel nuoto, come del resto nella maggior parte degli sport individuali, il programma annuale di allenamento è strutturato in modo da far coincidere lo stato di forma con i principali appuntamenti agonistici della stagione.
Volume e intensità del carico allenante sono modulati in relazione al loro specifico effetto adattativo a breve, medio e lungo termine. Il potenziale allenante delle esercitazioni e il loro orientamento funzionale sono stabiliti in stretta relazione con gli adattamenti desiderati e in relazione alla risposta altamente specifica del processo di adattamento implicito in ogni programma di allenamento.
La somministrazione dei carichi allenanti, attuata progressivamente e in modo specifico, costituisce un sovraccarico per l'organismo e determina uno stress conseguente all'alterazione dell'omeostasi. Il massimo incremento possibile della prestazione è conseguente all'applicazione coordinata di questi principi e al loro controllo.
È comunemente accettato che il massimo miglioramento possibile non possa essere conseguito se i contenuti dell'allenamento non rappresentano un sovraccarico per l'atleta. Tuttavia, quando il volume e l'intensità dell'allenamento determinano condizioni di stress adattativi, questo potrebbe non avvenire in modo corretto: potrebbe verificarsi che l'uno o l'altra, o addirittura entrambi, superino il livello ottimale che corrisponde alle possibilità adattative dell'atleta. In questo caso ha inizio un processo detto superallenamento, che può portare a un peggioramento della prestazione sportiva.
Il fenomeno del superallenamento è accompagnato da segnali e sintomi specifici che lo caratterizzano a volte in modo specifico. Alcuni di essi sono direttamente espressi nell'attività di gara e di allenamento, come il senso di fatica, la sensazione di frequente e diffusa debolezza, la difficoltà con cui si eseguono i compiti allenanti abituali, la riduzione del livello corrente dei risultati. Altri sintomi, sempre riferibili all'attività specifica, sono meno diretti ma altrettanto significativi: tra essi, la diminuzione della motivazione, la necessità di recuperi più ampi all'interno di una seduta di allenamento o tra le varie sedute, un minore controllo della tecnica e della posizione.
Ve ne sono ancora altri non riferibili all'attività, ma tali da influenzarla fortemente e la cui insorgenza viene considerata con particolare attenzione come altamente indicativa di un possibile stato di superallenamento. Si tratta di sintomi quali l'inappetenza e la perdita di peso e di sonno, la comparsa di sensazioni di indolenzimento muscolare, l'insorgere frequente di traumi e di piccole lesioni, l'instabilità dell'umore, la diminuita efficienza delle difese immunitarie, con conseguente manifestarsi di fenomeni di raffreddamento, disturbi intestinali, herpes.
Per rimediare a crisi di superallenamento sono di norma sufficienti una o due settimane di recupero attivo. Qualora la crisi si trasformi in una vera e propria condizione a lungo termine, si parla di sindrome da superallenamento, uno stato di squilibrio manifesto e permanente tra carico e recupero, carico e tolleranza al carico, stress e tolleranza allo stress.
Per prevenire la comparsa, e soprattutto lo stabilizzarsi di una condizione di superallenamento, il programma di preparazione deve di norma contenere adeguate fasi di recupero fisico e mentale e un'accurata valutazione di eventuali stress aggiuntivi, di carattere sociale, psicologico, affettivo, che possano disturbare il nuotatore.
È dunque indispensabile una programmazione ciclica dell'allenamento che si faccia carico del controllo accurato e sistematico delle fasi di maggiore intensità. A questo fine i programmi di allenamento vengono di norma pianificati facendo seguire ai periodi di impegno elevato (agonistico o di preparazione) un corrispondente periodo finalizzato alla rigenerazione delle riserve adattative.
Con una struttura ciclica dell'allenamento i periodi di forte richiesta adattativa, caratterizzati dall'intensa e frequente esecuzione di carichi, sono limitati ad alcune settimane. Ciò consente un efficace controllo della dinamica e della continuità del processo adattativo, evitando, o quanto meno contenendo, il rischio di superare il livello ottimale di sovraccarico e di sconfinare nel superallenamento.
Nell'ultimo quinquennio, il programma annuale utilizzato dalla FIN per gli atleti di alta qualificazione agonistica è stato strutturato in più cicli completi (fino a quattro), nell'ipotesi che adattamenti utili per il miglioramento della prestazione natatoria possano completarsi entro 10-18 settimane e possano essere stabilizzati nei cicli successivi, conservando un orientamento funzionale che può essere utilizzato per raggiungere il massimo assoluto di condizione all'interno dell'ultimo ciclo di preparazione.
Il progresso tecnico nel nuoto è stimolato dai due obiettivi principali che gli atleti si pongono: la vittoria in gara nelle competizioni di maggior prestigio e il record fatto registrare su una determinata distanza. Il record è tipicamente il più classico mezzo per valutare i risultati, ovunque conseguiti; esso consente di ordinare e classificare le prestazioni degli atleti, di definire nuovi limiti individuali e mondiali, di seguirne il progressivo avanzamento negli anni. La vittoria in gara si basa sul confronto fra gli atleti, con l'obiettivo primario di prevalere e con la prestazione a fare da corollario, spesso necessario ma non sufficiente, al risultato dell'evento. È tuttavia certo che la vittoria in un'importante gara internazionale, in particolare in una manifestazione come i giochi olimpici, non necessita del raggiungimento né di un buon tempo né di un record. Qui si conquista il diritto alla fama: non è infatti l'atleta che sceglie la data e il luogo per esprimersi; il suo compito è di essere preparato, anzi il più preparato, nel momento imposto dalla competizione. Il record può venire, favorito dalla minore tensione agonistica, in competizioni meno importanti. Un'Olimpiade si celebra ogni quattro anni, mentre in ogni annata agonistica un atleta moderno può raggiungere tre o anche quattro momenti di massima condizione di forma (definiti nella terminologia dei tecnici 'picchi di condizione'), in corrispondenza dei quali può centrare un primato. Tuttavia, come esiste una gerarchia degli eventi, con le Olimpiadi come vetta più elevata, esiste una gerarchia, anche se meno netta, dei record. Alcuni corrispondono a barriere cronometriche: chi le supera viene per sempre ricordato, a torto o a ragione. Sono record che hanno un fascino intrinseco, come battere il muro dei 4 minuti sul miglio di corsa o quello dei 10 secondi sui 100 m piani. Così è stato nel nuoto infrangere, in campo maschile e femminile, il muro dei 60 secondi sui 100 m dei vari stili o altri limiti specifici su varie distanze.
Le grandi competizioni sotto l'egida della FINA si disputano in condizioni standard per quello che riguarda la lunghezza della vasca, la sua profondità minima, la larghezza delle corsie e le condizioni di ondosità. Il rilevamento dei tempi è divenuto inoltre automatico. Tempi ottenuti in momenti diversi a mille chilometri di distanza l'uno dall'altro sono così confrontabili, quanto a valore tecnico, come se fossero stati ottenuti nel medesimo luogo e tempo. Tuttavia ci sarà sempre, e allenatori e nuotatori ne sono ben consapevoli, una piscina che offre un vantaggio tecnico, per quanto piccolo, rispetto a un'altra.
A dare fascino a un record sono anche altri fattori. Il primo è la durata di un primato: più un record resiste, più dimostra che il suo autore ha precorso i tempi rispetto al tasso di crescita delle possibilità di prestazione su quella distanza. Il secondo è la dimensione del progresso fatto registrare realizzando un record, che oggettiva lo spostamento dei limiti in modo assai preciso (specie se espresso in termini percentuali, cioè come rapporto matematico con il precedente primato). Il terzo è il margine cronometrico che un record determina tra il detentore e il secondo miglior specialista mondiale della distanza, che serve a esprimere in modo quantitativo il valore della superiorità di un atleta. Quarto e ultimo, ma non meno importante, fattore della fama di un atleta è il numero di record battuti.
Nella storia del nuoto ha assunto un significato speciale la soglia dei 60 secondi quale tempo impiegato a nuotare 100 m in qualsiasi stile. Quando questa barriera è stata superata nella specialità dello stile libero, è cominciata l'attesa per gli altri stili e per le distanze multiple dei 100 m dello stile libero (i 200 m in meno di 2 minuti, poi i 400 in meno di 4 minuti, poi i 1500 in meno di 15 minuti).
Guardando al settore femminile, il nome della nuotatrice che ha infranto per prima la barriera del minuto sui 100 m stile libero nuotando in condizioni olimpiche, cioè in vasca di 50 m, è quello della indimenticabile Dawn Fraser. La nuotatrice australiana realizzò l'impresa a Melbourne il 27 ottobre 1962, quando aveva già vinto per due volte la medaglia d'oro olimpica sulla distanza. Fraser aveva battuto il primato mondiale su questa distanza il 21 febbraio 1956, l'anno dei Giochi di Melbourne, rilevando un record che apparteneva all'olandese Willy Den Ouden e che durava da venti anni. Quell'anno migliorò il record altre due volte, in alternanza con l'olandese Cocky Gastelaars e con la connazionale Lorraine Crapp. Ne realizzerà altri otto a partire dal 1958, quando era stato ormai introdotto il nuovo regolamento che riconosceva solo i primati realizzati in vasca da 50 m o da 55 yard. L'ultimo di questi primati fu ottenuto da Fraser il 29 febbraio 1964, pochi mesi prima di vincere a Tokyo la sua terza medaglia olimpica. Era in quel momento l'unica donna al mondo a essere stata capace di tanto. Successivamente sarà eguagliata dall'ungherese Krisztina Egerszegi, mentre nessun uomo vi è ancora riuscito fino a oggi.
L'ultimo record di Fraser resisterà fino all'aprile 1971, quando sarà eguagliato da Shane Gould, un'altra grande star del nuoto australiano, che lo supererà poi nel gennaio dell'anno successivo. Gould, che ebbe una carriera agonistica brevissima, è la sola nuotatrice ad aver migliorato primati del mondo in sei diverse distanze di gara. Erano passati sedici anni dalla prima impresa mondiale di Fraser e il limite delle capacità femminili sui 100 m era stato spostato da 1′04,60″ a 58,90″, con un incremento della velocità media di percorrenza prossimo all'incredibile valore del 10%. Fraser migliorò nella sua carriera anche il primato dei 200 m stile libero per quattro volte, la prima delle quali con ancora in vigore il vecchio regolamento, che riconosceva i record in qualsiasi vasca. La successiva pietra miliare era la barriera dei 55 secondi netti: la fece cadere la rappresentante della Germania Orientale Barbara Krause, nuotando la distanza in 54,98″ nel corso delle Olimpiadi 'dimezzate' di Mosca, il 20 luglio 1980.
Sulla doppia distanza il merito di aver infranto la barriera dei 2 minuti netti è della tedesca orientale Kornelia Ender, una delle più grandi nuotatrici della storia per titoli vinti, ma anche per record mondiali battuti. Non solo ne ha battuti complessivamente 26 e tutti su distanze olimpiche; è stata anche in grado di incidere a livello mondiale in quattro delle cinque specialità del nuoto: stile libero, dorso, farfalla e misti. L'impresa sui 200 m stile libero fu realizzata un mese prima dei Giochi Olimpici del 1976. Ender nuotò in 1′59,78″: era il giugno di quell'anno e il record mondiale, della stessa Ender, vecchio di un solo anno, fu migliorato di quasi 2 secondi e mezzo. La nuotatrice tedesca ha inoltre migliorato per dieci volte consecutive il record dei 100 m stile libero: la prima volta il 13 luglio 1973, quando a Berlino Est ottenne 58,25″; la decima il 19 luglio 1976, quando a Montreal nuotò in 55,65″. Nei 200 m stile libero i suoi record mondiali furono quattro, il primo dei quali nel 1974 e l'ultimo nel luglio 1976, ancora vincendo il titolo olimpico in Canada. La terza distanza di gara in cui primeggiò la formidabile nuotatrice tedesca fu quella dei 100 m farfalla, nella quale tra il 1973 e il 1976 realizzò sei primati mondiali, prima in alternanza con la connazionale Rosemarie Kother e le ultime quattro consecutivamente senza interferenze. L'ultimo primato venne ancora nella finale olimpica di Montreal, il 22 luglio 1976. Sotto la spinta di Ender il primato era passato da 1′02,31″ a 1′00,13″, sfiorando la barriera del minuto. Ma Ender è anche inserita nell'albo del primato del mondo di due altre gare: ha infatti realizzato un record mondiale nei 100 m dorso e due nei 200 m misti individuali; il primo nel 1973 e il secondo, come anche l'unico nel dorso, durante i campionati nazionali, un mese prima dei Giochi Olimpici del 1976.
Nei 400 m stile libero la barriera dei 4 minuti non è ancora stata abbattuta: ci si è avvicinata la statunitense Janet Evans, che il 22 settembre 1988, a sedici anni, conquistò il primato mondiale in 4′03,65″. Lorraine Crapp, splendida interprete del crawl australiano nella seconda metà degli anni Cinquanta, è ricordata per essere scesa sotto i 5 minuti. Crapp realizzò la sua impresa il 25 agosto 1956, abbassando di quasi dieci secondi, con il tempo di 4′50,80″, il primato della danese Ragnhild Hveger, che resisteva da sedici anni. Questa nuotatrice è entrata nella storia dei primati per aver migliorato otto volte consecutive il record del mondo dei 400 m stile libero, l'ultima delle quali il 15 settembre 1940, sfiorando il muro dei 5 minuti con il tempo di 5′00,10″. Hveger restò pertanto in vetta alle graduatorie mondiali dal febbraio 1937 (anno del suo primo record) all'agosto 1956: un periodo di 19 anni e sei mesi, che non ha eguali nella storia del nuoto di competizione. Restiamo inoltre convinti che, senza l'interruzione degli eventi sportivi dovuta alla guerra, la danese sarebbe potuta diventare la prima nuotatrice a scendere sotto la soglia dei 5 minuti.
La barriera degli 8 minuti negli 800 m stile libero è ancora molto lontana, ma il suo crollo è tuttavia ipotizzabile in un futuro non lontanissimo. Intanto il primato del mondo di Evans del 20 agosto 1988 (8′16,22″), stabilito come quello dei 400 m in una delle due vittoriose finali olimpiche di Seul, rimane anch'esso imbattuto. Nello stesso anno la statunitense è riuscita a scendere sotto i 16 minuti (15′52,10″) sulla distanza non olimpica dei 1500 stile libero. La fuoriclasse statunitense ha migliorato in carriera sei primati del mondo tra 400, 800 e 1500 m stile libero, due su ciascuna distanza.
Una delle grandi interpreti della storia del mezzofondo è stata la statunitense Debbie Meyer, che ha migliorato per cinque volte consecutive sia il primato mondiale dei 400 sia quello degli 800 m stile libero. Meyer ha dominato la scena mondiale sulle due distanze dal 1966 fino al 1970, vincendo i due titoli olimpici del mezzofondo femminile nei Giochi del 1968 a Città del Messico.
Nel dorso due personaggi resteranno per sempre nella storia dei record e della specialità: la statunitense Nathalie Coughlin e l'ungherese Krisztina Egerszegi. Coughlin è la prima e finora unica donna ad aver nuotato la distanza dei 100 m in meno di 60 secondi, ottenendo il tempo di 59,72″ durante i Giochi del Pacifico (Pan Pacific Games) il 13 agosto 2002; Egerszegi è entrata solo due volte nella storia dei record del mondo, una sui 100 m, l'altra sui 200. Il suo record su questa distanza, stabilito nel 1991 con il tempo di 2′06,62″, è rimasto imbattuto. Tra le interpreti più illustri di questa specialità si deve ricordare la tedesca orientale Ulrike Richter, per nove volte primatista del mondo dei 100 m tra il 1973 e il 1976.
Nell'albo dei primati dei 100 m rana spicca il nome di un'altra nuotatrice della ex Repubblica Democratica Tedesca, Ute Geweniger, che fu la prima a infrangere la barriera dei 70 secondi, nuotando in 1′09,52″ il 20 aprile 1981. Era il terzo di una serie di sei primati del mondo consecutivi che avrebbe realizzato tra il 1980 e il 1983. Prima di lei un'analoga serie di sei record era stata ottenuta tra il 1966 e il 1968 dalla statunitense Cathie Ball. Quattro record consecutivi per Penny Heyns, la nuotatrice sudafricana considerata la più grande interprete di questo stile nella seconda metà degli anni Novanta, la prima ad aver nuotato in meno di 67 secondi, realizzando il tempo di 1′06,99″ il 18 luglio 1999. Ball e Heyns hanno migliorato anche tre primati mondiali a testa sulla distanza dei 200 m rana, per un totale complessivo di nove primati per la prima e di sette per la seconda in questa specialità.
La prima donna ad aver infranto la barriera del minuto nei 100 m farfalla è stata la tedesca orientale Christiane Knacke, con il tempo di 59,78″ (28 agosto 1977). Tuttavia, nella storia della specialità giganteggia la figura della statunitense Mary T. Meagher, che pure è entrata nella storia dei primati della distanza solo due volte, il 12 aprile 1980 con 59,26″ e il 16 agosto 1981 con 57,93″. Meagher è stata infatti la prima nuotatrice al mondo a nuotare i 100 m farfalla in meno di 59 e poi in meno di 58 secondi rimanendo in testa alle classifiche mondiali per diciotto anni. Il 23 agosto 1999 il suo fantastico primato fu superato dalla connazionale Jenny Thompson, con il tempo di 57,88″. Meagher ha inoltre migliorato fra il 1979 e il 1981 per cinque volte il primato dei 200 m farfalla. Ha portato il primato di questa distanza dalla soglia dei 2 minuti e 9 secondi sotto quella dei 2 minuti e 6 secondi, nuotando il 16 agosto 1981 nel tempo di 2′05,96″. Questo record ha resistito per quasi diciannove anni, fino ai 2′05,81″ dell'australiana Susan O'Neill quattro mesi prima dei Giochi di Sydney, il 17 maggio 2000. Il predominio di Meagher, cominciato due anni prima del suo ultimo record, era durato ventuno anni.
Tra le grandi specialiste dei misti spicca Claudia Kolb, la statunitense per cinque volte primatista del mondo dei 200 e per quattro dei 400 m misti tra il 1966 e il 1968. Intorno alla metà degli anni Settanta emerse il talento della tedesca orientale Ulrike Tauber, capace di realizzare tra il 1974 e il 1977 sei primati del mondo nei 200 e tre nei 400 m misti.
Un'altra rappresentante della Germania Orientale, Petra Schneider, diede un formidabile impulso ai 400 m misti nuotando in 4′39,96″ e scendendo, prima donna al mondo, sotto il tempo di 4 minuti e 40 secondi: era l'8 marzo 1980. Schneider ha migliorato in carriera un primato del mondo dei 200 e quattro dei 400 m misti. Su questa distanza, prima dell'avvento delle tedesche, le statunitensi esercitarono un netto predominio dal momento dell'introduzione del nuovo regolamento fino al 1972. In quei quattordici anni migliorarono sedici primati del mondo con Sylvia Ruuska (4), Donna de Varona (6), Sharon Finneran (2) e Claudia Kolb (4). Negli ultimi anni la scena mondiale è stata dominata dalla specialista ucraina Jana Kloãkova, attuale primatista del mondo dei 400 m misti con il tempo di 4′33,59″, stabilito nella vittoriosa finale dei Giochi Olimpici di Sydney. Il primato dei 200 m misti sopravvive invece da sette anni agli assalti di tutte le migliori specialiste mondiali: fu infatti realizzato il 17 ottobre 1997 dalla cinese Yanyan Wu con il tempo di 2′09,72″.
Resta da ricordare la prima nuotatrice al mondo ad aver coperto una distanza del programma olimpico a una velocità media superiore ai due metri al secondo. A compiere l'impresa fu la cinese Wenyi Wang, che l'11 aprile 1988, a Guangzhou, nuotò la distanza dei 50 m stile libero nel tempo di 24,98″.
In campo maschile la barriera dei 100 m stile libero diede enorme fama a Weissmuller, che riuscì a batterla con il tempo di 58,60″ il 9 luglio 1922. Passarono poi cinquantaquattro anni perché il suo connazionale Jim Montgomery il 25 luglio 1976 potesse scendere sotto i 50 secondi netti e superare la velocità media dei due metri al secondo. Ne occorsero quarantuno per vedere un nuotatore percorrere in meno di 2 minuti la distanza dei 200 m stile libero. Artefice della prodezza fu un altro statunitense, Don Schollander, che il 27 luglio 1963 nuotò con il tempo di 1′58,80″. Trentotto anni dopo l'australiano Ian Thorpe, il 27 marzo 2001, riuscì a migliorare il primato portandolo a 1′44,69″. Weissmuller fu anche il primo nuotatore a scendere sotto i 5 minuti sulla distanza dei 400 m, il 6 marzo 1923. Dopo poco più di cinquant'anni lo statunitense Rick DeMont, il 6 agosto 1973, scese sotto i 4 minuti sui 400 m, ripetendo, a distanza di 51 anni, per quattro volte consecutive l'impresa di Weissmuller. Bastarono solo altri sette anni perché Vladimir Sal´nikov ci riuscisse per quindici volte: durante le Olimpiadi di Mosca, il 22 luglio 1980, egli scese sotto i 15 minuti sui 1500 m stile libero, legando il suo nome all'ultima affascinante barriera dello stile libero. L'uomo aveva accresciuto la sua resistenza alla velocità di quindici volte in cinquantotto anni.
Le tappe del raggiungimento della barriera dei 60 secondi sulle distanze olimpiche dello stile libero erano dunque state le seguenti: 1922, 100 m in 60; 1963, 200 m in 120; 1973, 400 m in 240; 1980, 1500 m in 900. Contemporaneamente, il record dei 100 m è così migliorato: 1922, 58,60″; 1963, 53,60″; 1973, 51,22″; 1980, 49,44″.
Nella specialità del dorso fu lo statunitense Thompson Mann a diventare il primo uomo a nuotare 100 m in meno di un minuto: era il 3 agosto 1964. John Naber riuscì a percorrere i 200 m in un tempo inferiore ai 2 minuti il 19 giugno 1976. Fra i due eventi erano passati meno di dodici anni e l'uomo aveva già raddoppiato la sua resistenza alla velocità. Nello stesso periodo il primato dei 100 m era sceso a 56,19″, con un incremento della velocità di poco superiore al 5%.
La farfalla fu la seconda specialità del nuoto a scendere sotto i 60 secondi. In questa specialità lo statunitense Lance Larson, lo stesso atleta che fu dato primo dai cronometristi e retrocesso dai giudici al secondo posto nella finale olimpica dei 100 m stile libero di Roma 1960, percorse i 100 m in 59,00″ il 26 giugno 1960. Il tedesco orientale Roger Pyttel nuotò per primo i 200 m farfalla in meno di 2 minuti il 3 giugno 1976. Per raddoppiare la resistenza alla velocità ci erano voluti sedici anni; nello stesso periodo il record dei 100 m era diventato 54,27″, con un incremento della velocità vicino al 9%.
Nella rana la barriera dei 60 secondi sui 100 m fu abbattuta il 29 giugno 2001 dal russo Roman Sludnov. Il record dei 200 m è ancora lontano dalla soglia dei 2 minuti, ma, visto il tempo che l'uomo impiega per raddoppiare la propria tenuta alla velocità, è probabile che l'impresa possa essere compiuta entro venti anni.
Nei misti l'abbattimento del limite dei 2 minuti sui 200 m fu realizzato dall'ungherese Tamás Darnyi il 13 gennaio 1991. Il record dei 400 m era allora di 4′12,36″.
In tredici anni il primato dei 200 m è sceso di 4 secondi fino al formidabile 1′55,94″ dello statunitense Michael Phelps. Nei 400 m misti lo stesso Phelps ha portato il primato del mondo a 4′08,26″, con un incremento di 4 secondi anche su questa distanza, che è da considerare relativamente modesto.
Per quanto riguarda il numero di record battuti per distanza, nei 100 m stile libero il numero uno è Jim Montgomery, con cinque. Il maggior progresso è stato però determinato da Weissmuller che in quattro anni, tra il 1920 e il 1924, ha abbassato il record di Kahanamoku di 3 secondi esatti (da 1′00,40″ a 57,40″). Questo primato è anche quello che, su questa distanza, ha resistito più a lungo, essendo rimasto imbattuto per dieci anni.
Mark Spitz è il solo atleta ad aver migliorato primati del mondo in cinque diverse distanze di gara, tra quelle appartenenti tra l'altro all'attuale programma olimpico: i limiti dei 100, 200 e 400 m stile libero e dei 100 e 200 m farfalla sono stati ritoccati dal nuotatore statunitense complessivamente 26 volte. E questo è un altro record tra i record.
Lo svedese Arne Borg è stato il primo uomo al mondo a nuotare i 1500 m stile libero in meno di 20 minuti, il 2 settembre 1927. Egli nuotò a Bologna, durante la seconda edizione dei Campionati Europei, nell'incredibile tempo di 19′07,20″, abbassando il precedente primato di 57,20″. Una pietra miliare che resistette per undici anni, fino al 10 agosto 1938, quando il giapponese Tomikatsu Amano scese sotto il muro dei 19 minuti con il tempo di 18′58,80″. Furono necessari ancora diciotto anni perché un altro grandissimo nuotatore, l'australiano Murray Rose, sottraesse un ulteriore minuto al tempo di percorrenza dei 1500 m stile libero, facendo cadere la barriera dei 18 minuti. Rose nuotò in 17′59,50″ il 30 ottobre 1956. Passarono solo altri otto anni e lo statunitense Roy Saari, il 2 settembre 1964, scese a 16′58,70″. In soli altri sei il suo connazionale John Kinsella portò il limite della distanza sotto i 16 minuti, nuotando nel tempo di 15′57,10″ il 23 agosto 1970. Il 22 luglio 1980, durante la finale olimpica dei Giochi di Mosca, Vladimir Sal´nikov infranse la barriera dei 15 minuti nuotando in 14′58,27″. Per ventiquattro anni consecutivi il record era migliorato a una media di quasi 7 secondi e mezzo all'anno. Nei successivi ventuno anni Grant Hackett ha migliorato di altri 24 secondi il tempo di Sal´nikov.
Tra le donne hanno conquistato: record in più specialità Kornelia Ender (23 tra stile libero, dorso, farfalla, misti); record su più distanze di gara Shane Gould (100, 200, 400, 800, 1500 m stile libero; 200 m misti); più record su una stessa distanza Ender (100 m stile libero) e Satoko Tanaka (200 m dorso). L'atleta che ha conservato per più tempo un primato è stata Mary T. Meagher nei 200 m farfalla (21 anni).
Tra gli uomini hanno conquistato: record in più specialità Gary Hall Sr. (dorso, farfalla, misti); record su più distanze di gara Spitz (26 tra 100, 200, 400 m stile libero; 100, 200 m farfalla); maggiore progresso in una specialità Chet Jastremski (7,5%); più record su una stessa distanza Schollander e Spitz (9). L'atleta che ha conservato per più tempo un primato è stato Arne Borg nei 1500 m stile libero (11 anni).
Sono state disputate 25 edizioni dei giochi olimpici, sempre rispettando la cadenza quadriennale e con le sole interruzioni dovute alle due guerre mondiali.
I campionati del mondo di nuoto sono stati introdotti nel 1973 e ne sono state disputate finora 10 edizioni; dopo le prime due, giocate a distanza di due anni negli anni dispari del quadriennio che si concludeva con i Giochi di Montreal, dal 1978 al 1998 la cadenza divenne quadriennale. In seguito i campionati furono programmati all'interno di ciascun quadriennio olimpico, nell'anno pari che restava libero dai giochi: fecero eccezione solo i Mondiali di Perth che ebbero luogo nel gennaio 1991 anziché nel 1990, per farli coincidere con l'estate del continente australe. A partire dal 2000, a seguito della grande diffusione raggiunta dal nuoto mondiale e del crescente interesse dei media, in particolare della televisione, la FINA ritenne fossero mature le condizioni per riproporre i campionati del mondo con ritmo biennale e, per evitare la sovrapposizione dell'evento con i giochi olimpici, la loro programmazione fu prevista negli anni dispari di ciascun quadriennio.
Ventisette sono state invece le edizioni dei campionati europei disputate fino al 2004 ‒ tre delle quali in Italia ‒, dalla prima disputata a Budapest nel 1926 fino all'ultima che ha avuto luogo a Madrid. Dopo le prime due edizioni, programmate in due anni consecutivi, la cadenza dei campionati divenne quadriennale fino al 1934, quando si passò dall'anno precedente quello dei giochi olimpici a quello pari intermedio di ciascun quadriennio olimpico. Questo ritmo venne temporaneamente interrotto in occasione dello svolgimento della prima edizione postbellica, quella del 1947, la sesta della storia del nuoto europeo, disputata a Montecarlo l'anno precedente la ripresa dei giochi olimpici. La programmazione abituale fu ripresa dalla successiva edizione, nel 1950, fino al 1974 (rispettivamente la settima e la tredicesima edizione, entrambe disputate a Vienna). Nel periodo corrispondente alle prime due edizioni dei campionati del mondo ‒ quella di Belgrado 1973 e quella di Cali 1975 ‒ non vi furono problemi di interferenza con gli europei, poiché i primi erano programmati con cadenza biennale nel primo e terzo anno di ciascun quadriennio olimpico. Quando la FINA nel 1978 (Mondiali di Berlino) passò a organizzare un solo campionato del mondo per quadriennio, collocandolo nell'anno intermedio tra due edizioni consecutive dei giochi olimpici, la LEN (Ligue européenne de natation) tornò prima a collocare i propri campionati l'anno successivo a quello olimpico e poi colse l'occasione, a partire dalla quindicesima edizione (Spalato 1981), per far disputare gli europei ogni due anni, precedendo rispettivamente il campionato del mondo e l'Olimpiade. Questa forma di programmazione fu possibile fino alla ventiquattresima edizione (Istanbul 1999), quando la FINA decise di tornare a disputare i campionati del mondo con cadenza biennale, collocando le proprie due competizioni nel primo e terzo anno del quadriennio olimpico. Per garantire una frequenza biennale dei propri campionati e per conservare visibilità e valore tecnico, la LEN tornò a mettere in calendario gli europei negli anni pari, come è avvenuto nelle ultime tre edizioni, dal 2000 al 2004.
Nel periodo pionieristico della storia del nuoto non erano codificate né le distanze di gara né le loro condizioni. Nelle prime tre edizioni olimpiche, insieme ad altre prove che scomparvero presto e definitivamente dal programma dei giochi, furono disputate gare di stile libero e dorso, che sono poi rimaste nel programma attuale, quasi mai però secondo lo stesso schema. Nel 1896, prima edizione dei Giochi, si gareggiò infatti solo sui 100 m stile libero; nel 1900 sui 200 m stile libero e sui 200 dorso; nel 1904 a St. Louis sulle 50, 100, 220 e 440 yard stile libero e sulle 100 yard dorso.
La gara di più recente introduzione nel programma dei giochi olimpici è quella della staffetta 4x200 stile libero femminile, che si disputa solo dal 1996 e che ha visto le atlete americane prevalere in tutte e tre le occasioni. Nel programma femminile le gare di più antica tradizione sono i 100 stile libero e la staffetta 4x100 stile libero, disputate ininterrottamente per ventuno volte a partire dal 1912, data di ammissione delle donne nel programma olimpico di nuoto. La gara maschile di maggior tradizione (24 edizioni) è invece quella dei 100 stile libero, distanza sulla quale non si è gareggiato solo nel 1900; quelle introdotte più recentemente sono i 100 rana, i 100 farfalla e i 200 misti; quest'ultima è anche la gara disputata nel minor numero di edizioni (8).
Malgrado si gareggiasse in condizioni ambientali che oggi sarebbero improponibili, già nel 1908, a Londra, i rappresentanti di otto nazioni europee dettero vita alla Federazione internazionale, che prese il nome di FINA.
Fu fissato il nuovo programma olimpico, che prevedeva sei gare maschili: 100, 400, 1500 stile libero, 100 dorso, 200 rana, staffetta 4x200 stile libero. Questo programma resistette immutato fino ai Giochi di Roma del 1960, se non per l'aggiunta della sola prova dei 200 farfalla nel 1956. Intanto nel 1912 furono ammesse alle gare olimpiche di nuoto le donne, che gareggiarono inizialmente solo nei 100 stile libero e nella staffetta 4x100 stile libero.
Quattro grandi campioni appartengono a questo periodo: lo statunitense Charles Daniels, vincitore di 3 medaglie d'oro in due edizioni (St. Louis 1904 e Londra 1908); l'ungherese Zoltán Halmay, primo a utilizzare il crawl tra i campioni olimpici, che vinse le 50 e le 100 yard stile libero alle Olimpiadi del 1904; l'inglese Henry Taylor, primo ad aggiudicarsi in una stessa edizione (Londra 1908) i 400 e i 1500 stile libero (nuotando in perfetto stile trudgen); infine lo statunitense Duke Kahanamoku, un hawaiano nato nel 1890, che vinse i 100 stile libero sia alle Olimpiadi di Stoccolma (1′03,4″), nel 1912, sia a quelle di Anversa (1′00,4″), otto anni più tardi.
L'edizione delle Olimpiadi disputata a Parigi nel 1924 è spesso considerata il momento da cui ha avuto inizio il nuoto moderno; fu in quell'occasione, infatti, che per la prima volta le gare si disputarono in una piscina appositamente realizzata, quella delle Tourelles di Parigi, lo stadio nautico che è stato per lungo tempo il miglior impianto della capitale francese. Il programma olimpico femminile fu incrementato con l'introduzione dei 400 stile libero, dei 100 dorso e dei 200 rana. Il protagonista di questa edizione fu Johnny Weissmuller, eguagliato nelle sue imprese solo da Donald Schollander, esattamente quarant'anni dopo. Riguardo alla conquista del titolo dei 100 m in due consecutive edizioni dei giochi olimpici, vanno ricordati Aleksandr Popov e Pieter Van den Hoogenband, tra i più acclamati fuoriclasse dello sport.
In questo periodo si andavano svolgendo accurate ricerche sulla tecnica del nuoto e sull'esecuzione dei vari stili. Nel crawl si impose lo stile 'a idroplano', sull'esempio di Weissmuller. Nel 1928 ad Amsterdam gli statunitensi cedettero il titolo olimpico dei 400 stile libero al sorprendente argentino Alberto Zorrilla (vincitore dell'unica medaglia d'oro della grande nazione sudamericana nella storia del nuoto) e quello dei 1500 stile libero al grande campione svedese Arne Borg, il primo uomo capace di nuotare questa distanza in meno di 20 minuti. Gli Stati Uniti si imposero però in tutte le altre gare, inclusa la staffetta 4x200 stile libero, dove ancora si distinse Weissmuller. In campo femminile Martha Norelius difese con successo il titolo olimpico dei 400 stile libero, vinto quattro anni prima a Parigi, diventando la prima e unica donna di ogni epoca a completare una difesa del titolo olimpico su questa distanza. Le atlete statunitensi fecero l'en plein nello stile libero, vincendo anche i titoli dei 100 m e della 4x100, ma dovettero cedere il titolo del dorso all'olandese Marie Braun e quello della rana alla tedesca Hildegard Schrader.
I giapponesi, alla ribalta internazionale nel 1931, quando sconfissero gli statunitensi in un incontro a Tokyo, dominarono le Olimpiadi di Los Angeles del 1932. In tale occasione i nipponici imposero conoscenze tecniche, mentalità e metodi di allenamento più avanzati di quelli occidentali. Gli Stati Uniti furono battuti nei 100 e nei 1500 m, vincendo solo nei 400 grazie a Clarence 'Buster' Crabb, che doveva anche lui divenire un eroe dello schermo, ancora una volta nei panni di Tarzan.
La rivincita degli Stati Uniti non poté realizzarsi subito: a Berlino, nel 1936, i giapponesi confermarono le loro qualità vincendo il maggior numero di titoli in campo maschile: primeggiarono nei 1500 stile libero, nei 200 rana e nella 4x200 stile libero; gli statunitensi portarono al successo un mezzofondista, Jack Medica, e un dorsista, l'emergente Adolph Kiefer, che avrebbe poi dominato la specialità per quasi dieci anni. L'Europa vinse il prestigioso titolo dei 100 stile libero con l'ungherese Ferenc Csik ed ebbe il predominio in campo femminile grazie alle sorprendenti e fortissime olandesi che conquistarono quattro dei cinque titoli, lasciando alla giapponese Hideko Maehata quello della rana; tra di esse si distinse Hendrika Mastenbroek che vinse i 100 e 400 stile libero, eguagliando l'impresa realizzata per la prima volta a Los Angeles dalla statunitense Helen Madison.
Nei successivi Giochi di Londra del 1948, in cui furono assenti tedeschi e giapponesi, si ebbero risultati modesti. Gli Stati Uniti vinsero cinque dei sei titoli in campo maschile, cedendo solo quello dei 200 rana; per loro anche due successi in campo femminile, con Ann Curtis nei 400 stile libero e con la staffetta. La Danimarca, che aveva già conquistato una medaglia nel 1936 con Ragnhild Hveger, ottenne due ori, con Greta Andersen nei 100 stile libero e con Karen Harup nei 100 dorso. L'ultimo titolo femminile delle Olimpiadi di Londra, quello dei 200 rana, andò all'olandese Petronella Van Vliet.
Nello stesso anno, a Tokyo, nel corso dei Campionati nazionali giapponesi, definiti 'una polemica controolimpiade', gli atleti nipponici si mostrarono più forti e veloci dei vincitori olimpici: Hironoshin Furuhashi, il 'pesce volante del Fujiyama', ottenne due eccezionali record mondiali nei 400 (4′33″) e nei 1500 (18′37″) stile libero, surclassando i vincitori di Londra, gli statunitensi William Smith (4′41″) e James McLane (19′18″).
La straordinaria vena competitiva del Giappone era però arrivata all'esaurimento. Alle Olimpiadi di Helsinki nel 1952 non conquistarono medaglie: nei 100 dorso si impose Yoshinobu Oyakawa, che però, nonostante il nome e le origini, aveva passaporto statunitense. Gli Stati Uniti dominarono ancora nel settore maschile, con quattro titoli, cedendo i 400 stile libero a Jean Boiteux, il solo francese nella storia del nuoto a fregiarsi del titolo olimpico, prima del successo sulla stessa distanza di Laure Manaudou ai Giochi di Atene del 2004. Tra le donne, invece, si misero in luce le ungheresi, che vinsero quattro delle cinque gare in programma, dando seguito ai successi delle olandesi e delle danesi distintesi nel decennio precedente: l'Ungheria si impose nei 100 e 400 stile libero rispettivamente con Katalin Szâke e Valéria Gyenge; nei 200 rana con Éva Székely; nella staffetta 4x100 stile libero. L'altro podio, quello dei 100 dorso, andò alla sudafricana Johanna Harrison, che ottenne il primo titolo per la sua nazione. Gli Stati Uniti, per la seconda volta dopo il 1936, restarono senza medaglie d'oro nel settore femminile.
Durante i Giochi Olimpici di Melbourne, nel 1956, furono gli australiani a dominare il settore dello stile libero, imponendosi con John Henricks nei 100 stile libero (John Devitt e Gary Chapman giunsero secondo e terzo) e con il grande Murray Rose nei 400 e 1500 stile libero: una simile doppietta non si registrava dal 1908 ed era inoltre la prima in assoluto per un nuotatore di crawl. Successi australiani si registrarono anche nella staffetta 4x200 stile libero e nei 100 dorso con David Theile, mentre nei 200 rana si impose il giapponese Masaru Furukawa. Nel settore femminile, inoltre, gli australiani conquistarono sia i tre podi dei 100 stile libero, con Dawn Fraser, Lorraine Crapp e Faith Leech, sia la staffetta e i 400 stile libero, ancora con Crapp. Gli Stati Uniti vinsero un solo titolo maschile nei 200 farfalla con Bill Yorzik e, ancora nella neonata specialità, conquistarono il solo altro titolo nei 100 m femminili con Shelley Mann.
L'australiana Dawn Fraser fu la più grande nuotatrice fino all'avvento di Krisztina Egerszegi: vittoriosa nei 100 stile libero e autrice del record del mondo, non venne più battuta su questa distanza in tutta la sua carriera. Fu del resto lei, nel 1962, la prima donna a infrangere il muro del minuto sui 100 stile libero, quarant'anni dopo Weissmuller. Vinse questa gara anche ai successivi Giochi di Roma e Tokyo, unica tra uomini e donne, con la già citata Egerszegi, a completare la conquista di un titolo olimpico in tre edizioni consecutive dei Giochi. Fraser migliorò il suo ultimo primato del mondo a 27 anni, un'età che era allora assolutamente inusuale per nuotatrici e nuotatori, la cui carriera sportiva si chiudeva in media tra i 22 e i 23 anni e spesso anche prima.
Il predominio australiano costrinse gli Stati Uniti a ripensare la strategia di selezione nel nuoto agonistico; furono quindi costituiti gli age groups, categorie di età in cui si confrontavano i più giovani nuotatori statunitensi. Nel 1960, alle Olimpiadi di Roma, gli australiani riuscirono a conservare molte delle medaglie d'oro vinte a Melbourne, tra cui tutte quelle individuali dello stile libero maschile, con Devitt primo nei 100 m, Rose nei 400 e il nuovo astro John Konrads nei 1500. Theile difese vittoriosamente il titolo dei 100 dorso, impresa che mai nessuno aveva compiuto fino ad allora e che ancora oggi è stata replicata solo da Roland Matthes, il più grande dorsista di tutti i tempi. Il verdetto della gara dei 100 stile libero non fu affatto convincente, poiché molti videro trionfare lo statunitense Lance Larson su Devitt. Tuttavia gli Stati Uniti tornarono alla guida del nuoto mondiale: vinsero infatti le due staffette (fu l'anno dell'introduzione della staffetta mista), i 200 rana con il classico William Mulliken e i 200 farfalla con Mike Troy. In queste due gare gli azzurri Roberto Lazzari e Fritz Dennerlein, fratello del commissario tecnico Bubi, furono rispettivamente quinto e quarto. Per cercare la prima medaglia olimpica italiana nel nuoto, il grande e compianto atleta napoletano Dennerlein aveva sacrificato la possibile medaglia d'oro della pallanuoto, poi vinta proprio dalla squadra azzurra di cui era capitano. Egli condusse una gara magnifica, migliorando anche il primato europeo, che deteneva, ma sfiorò soltanto il podio. A Roma le italiane furono presenti per la prima volta in una finale olimpica di nuoto. Artefici dell'impresa le staffettiste della 4x100 stile libero, guidate dalla quindicenne primatista italiana Paola Saini, a sua volta semifinalista nei 100 stile libero, prima italiana ad andare oltre le batterie alle Olimpiadi.
Si era frattanto diffuso, particolarmente fra i nuotatori di mezzofondo, il crawl con quattro o due battute di piedi per ciclo di bracciata. Ciò presentava due vantaggi: risparmio di energie, perché venivano impegnate meno le grandi masse muscolari delle gambe; possibilità di incrementare la frequenza della bracciata, giudicata come la fase realmente propulsiva della nuotata. La nuova tecnica fu portata in primo piano dagli australiani e resistette al trascorrere degli anni: interpreti grandi protagonisti del mezzofondo, dall'australiano Steve Holland, tra il 1973 e il 1976, al russo Vladimir Sal´nikov, fin quasi alla fine degli anni Ottanta.
I Giochi Olimpici di Tokyo 1964 e di Città del Messico 1968 non presentarono nuovi aspetti nell'evoluzione del nuoto, anche se confermarono il continuo progresso del nuoto mondiale. In occasione delle Olimpiadi giapponesi vennero introdotte nel programma la gara dei 200 dorso maschili (in sostituzione dei 100 m) e una prova di 400 m in entrambi i settori della neonata specialità dei misti. Gli Stati Uniti si imposero in tutte e tre le prove; il protagonista di Tokyo fu il diciottenne Donald Schollander, primatista del mondo della distanza non olimpica dei 200 stile libero, che vinse nei 100 e 400 stile libero, ripetendo dopo quarant'anni l'impresa di Weissmuller. Nel 1968 a Città del Messico si gareggiò a un'altitudine di quasi 2200 m: i risultati (soprattutto sulle distanze superiori ai 100 m) furono quindi pesantemente influenzati dalla rarefazione dell'ossigeno, che diminuiva l'efficienza fisiologica degli atleti. Non mancarono tuttavia buoni riscontri cronometrici sulle distanze brevi, con complessivo dominio degli Stati Uniti e duplice successo dell'australiano Mike Wenden nei 100 e 200 stile libero (appena reintrodotti). Fu deludente invece il più atteso rappresentante del nuoto statunitense, Mark Spitz, non andando oltre l'argento nei 100 farfalla e il bronzo nei 100 stile libero, mentre il tedesco orientale Roland Matthes approfittò della reintroduzione della prova dei 100 dorso accanto a quella dei 200 per realizzare la prima 'doppietta olimpica' in questa specialità. Il mezzofondista Mike Burton vinse nei 400 e 1500 stile libero e il ranista messicano Felipe Muñoz ‒ detto El Tibio ("il Tiepido"), perché di padre nato ad Aguascalientes e madre nata a Río Frío ‒ conquistò l'oro nei 200 rana, accendendo l'entusiasmo di un'intera nazione.
Alle Olimpiadi di Monaco del 1972 il grande protagonista fu proprio Spitz. Dopo la delusione sofferta in Messico, lo statunitense aveva lavorato duramente con il tecnico considerato il numero uno del nuoto mondiale, James Counsilman, capo allenatore dell'Indiana University di Bloomington. Sotto la guida di Counsilman e di Sherman Chavoor, con cui si allenava in estate alla chiusura dei corsi universitari, Spitz vinse 7 medaglie d'oro, 4 delle quali individuali, tutte con altrettanti primati mondiali, esercitando un completo dominio nelle prove dei 100 e 200 stile libero e nei 100 e 200 farfalla. Fece parte come protagonista anche dei quartetti che trionfarono e realizzarono il record del mondo nelle tre prove di squadra delle staffette maschili. Sette medaglie d'oro e sette primati del mondo in una singola edizione; 6 medaglie olimpiche individuali, di cui 4 d'oro, vinte nel corso della sua carriera, sono riscontri che nessun nuotatore ha ancora eguagliato.
La formidabile serie di successi di Spitz quasi oscurò le gesta degli altri straordinari campioni di Monaco. Il tedesco orientale Roland Matthes difese vittoriosamente i suoi titoli di campione olimpico uscente dei 100 e 200 dorso, sfiorando in entrambe le gare il primato del mondo e poi eguagliando quello dei 100 m nella prima frazione della staffetta mista. Matthes fu l'unico nuotatore di tutti i tempi capace di riconfermare il titolo olimpico in una specialità diversa dallo stile libero e dai misti. Lo svedese Gunnar Larsson si laureò campione olimpico e primatista del mondo dei 200 misti, ma la sua maggiore impresa fu la seconda vittoria riportata in quella stessa edizione dei Giochi, ottenuta nella gara dei 400 misti. Al termine di un'accesa battaglia con lo statunitense Tim McKee, Larsson riuscì a prevalere sul rivale per due millesimi di secondo, nuotando la distanza in 4′31,981″ contro 4′31,983″. Il verdetto, atteso a lungo, fu determinato dall'attribuzione al sistema di rilevazione dei tempi di una precisione (al millesimo di secondo) incompatibile con i margini di errore della piastra elettronica di contatto. Tale episodio portò a modificare per sempre, ma solo a partire dall'anno successivo, le specifiche del cronometraggio elettronico, cui si impose il limite del centesimo di secondo. Dall'aprile 1973 eventuali differenze dell'ordine dei millesimi di secondo furono considerate ininfluenti ai fini dell'ordine di arrivo. Gli atleti che avessero impiegato lo stesso tempo fino al centesimo di secondo sarebbero stati classificati a pari merito, anche in caso di attribuzione del primo posto. Nei Giochi di Sydney 2000 questa evenienza si sarebbe verificata nella finale dei 50 stile libero maschile, dove i due rappresentanti statunitensi, Anthony Ervin e Gary Hall Jr., si classificarono primi a pari merito. Per una curiosa coincidenza il padre di quest'ultimo è Gary Hall Sr., il nuotatore che deteneva nel 1972 il primato del mondo dei 400 misti con il tempo di 4′30,81″, migliore di quello con cui fu vinto l'oro ai Giochi di Monaco. Hall Sr., colpito da un attacco febbrile, ebbe la sfortuna di non potersi opporre ai rivali al meglio delle proprie condizioni e non salì neppure sul podio. I titoli della rana, sottolineati entrambi dal primato del mondo, andarono allo statunitense John Hencken (200 m) e al giapponese Nobutaka Taguchi (100 m). Nel mezzofondo, la sfida fu tra l'australiano Brad Cooper e lo statunitense Rick DeMont, la rivalità dei quali fu determinante per superare, l'anno successivo, la barriera dei 4 minuti sulla distanza. Mike Burton migliorò il record del mondo sui 1500 m e si confermò campione olimpico: è il primo in quattordici edizioni dei Giochi a esserci riuscito.
In campo femminile quelle di Monaco furono le Olimpiadi che consacrarono la classe dell'australiana Shane Gould, vittoriosa nei 200 e 400 stile libero e nei 200 misti. Furono anche le Olimpiadi di Novella Calligaris, che sbalordì il mondo mettendo a segno una serie di tre medaglie olimpiche (argento nei 400 stile libero e due bronzi nei 400 misti e negli 800 stile libero), le prime della storia del nuoto italiano. Gli anni tra i Giochi di Monaco e quelli di Montreal furono caratterizzati dalla supremazia delle tedesche orientali nel settore femminile.
Alle Olimpiadi di Montreal del 1976 gli Stati Uniti furono protagonisti nel nuoto maschile, mentre la Germania Orientale lo fu in quello femminile: John Naber vinse nei 100 dorso e Brian Goodell nei 400 e 1500 stile libero; si aggiunsero altri due successi nello stile libero con Jim Montgomery (primo al mondo a nuotare i 100 m in meno di 50″) e Bruce Furniss, vittorioso nei 200 m; John Hencken conquistò l'oro nei 100 rana, Matt Vogel e Mike Bruner nei 100 e 200 farfalla e Rod Strachan nei 400 misti; completarono questa straordinaria serie di successi le imbattibili squadre nelle due staffette. Solo il titolo dei 200 rana andò alla Gran Bretagna con David Wilkie, che ottenne il primato mondiale.
Le tedesche orientali, che non disponevano della staffetta 4x200 stile libero, vinsero solo due medaglie in meno. Kornelia Ender conquistò 3 ori nelle gare di stile libero (100 e 200 m) e nei 100 farfalla; altre quattro medaglie andarono, due ciascuna, alla mezzofondista Petra Thumer e alla dorsista Ulrike Richter; tre gare, oltre alla staffetta mista, furono vinte da Hannelore Anke (100 rana), Andrea Pollack (200 farfalla) e Ulrike Tauber (400 misti). Curiosamente le tedesche si videro sfuggire, come i colleghi statunitensi, i 200 rana, che furono dominati dalle sovietiche Marina Koèevaja, Marina Jurãenja e Ljubov Rusanova, ma soprattutto persero contro le statunitensi la 4x100 stile libero.
La supremazia mondiale nel settore femminile della Germania Orientale fu messa in discussione durante i Campionati del Mondo di Berlino Ovest del 1978, accendendo quindi l'interesse in vista dello scontro olimpico del 1980, ritenuto ben più significativo: le statunitensi speravano di completare la propria rivincita e le tedesche di riprendere il sopravvento. Tuttavia, a causa del boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca da parte degli Stati Uniti e delle nazioni che ne accolsero le motivazioni politiche, il nuoto fu molto penalizzato, sia sul piano tecnico sia su quello agonistico. L'assenza degli atleti americani, e in particolare dei nuotatori, impoverì drammaticamente, non solo sotto l'aspetto sportivo, la più nobile tra le manifestazione internazionali. Nell'Olimpiade 'dimezzata', come venne chiamata, si imposero in campo maschile i padroni di casa, che conquistarono sette titoli, due dei quali con l'irresistibile Sal´nikov, che divenne il primo uomo al mondo a scendere sotto i 15 minuti nei 1500 stile libero.
Gli svedesi ottennero due successi, la Germania Orientale, l'Ungheria, la Gran Bretagna e l'Australia una vittoria ciascuna. Fra le donne, le tedesche orientali non trovarono opposizione e risultarono vittoriose in 11 gare su 13: una medaglia d'oro, quella degli 800 stile libero, andò all'Australia grazie a Michelle Ford; l'altra, nei 200 rana, all'Unione Sovietica con Lina Kaãuèite, che difese il titolo conquistato a Montreal dalla sua connazionale. Il significato tecnico di tale successo della Germania Orientale è indiscutibile; le eccezionali campionesse Barbara Krause, Rica Reinisch, Ute Geweniger e Petra Schneider erano destinate a conservare i loro primati del mondo per lunghi anni.
La situazione fu invece molto diversa nel 1984 all'Olimpiade di Los Angeles. Il boicottaggio del 1980 si ritorse contro gli Stati Uniti: tutti i paesi socialisti (con l'eccezione di Romania e Iugoslavia) si astennero dal partecipare e l'Olimpiade fu di nuovo dimezzata. Il livello tecnico si mantenne ugualmente soddisfacente in campo maschile, con dieci primati mondiali migliorati, ma assai meno nel settore femminile, dove si avvertì pesantemente l'assenza delle tedesche orientali. I protagonisti della manifestazione furono il tedesco occidentale Michael Gross, primo nei 200 stile libero e nei 100 farfalla, e il canadese Alex Baumann, primo nelle due gare dei misti (tutti e due con il primato del mondo in entrambe le gare); l'australiano Jon Sieben, lo statunitense Steven Lundquist e l'altro canadese Victor Davis, che vinsero a tempo di record del mondo i 200 farfalla e i 100 e 200 rana. Gli Stati Uniti si imposero in 19 gare (9 delle quali maschili) su 29.
Gli italiani, presenti con una squadra numerosa e considerata la migliore mai schierata ai giochi, fallirono con gli uomini di punta (Franceschi, Revelli, gli staffettisti della 4x200), ottenendo soddisfazioni secondarie, in termini di ingressi in finale e primati nazionali.
Le Olimpiadi di Seul del 1988 sono legate alle imprese di alcune delle più grandi atlete di tutti i tempi. La tedesca orientale Kristin Otto vinse 4 medaglie d'oro individuali e lo fece in tre diversi stili: conquistò infatti i 100 stile libero, dorso e farfalla e completò la sua straordinaria performance con il titolo dei 50 stile libero, appena introdotti nel programma olimpico. Guidò inoltre alla vittoria i quartetti della Germania Orientale contro le rivali statunitensi sia nella staffetta 4x100 stile libero sia nella 4x100 mista. Fu contrastata dalla statunitense Janet Evans, da molti considerata a ragione la più grande mezzofondista di ogni epoca. Evans vinse i 400 e gli 800 stile libero e i 400 misti. Nei 400 migliorò anche il primato del mondo con 4′03,85″, un tempo straordinario, finora non superato. Si rivelò il talento di una giovane dorsista ungherese, Krisztina Egerszegi, che fece suo il titolo olimpico dei 200 dorso e che fu destinata a diventare la più titolata, se non la più grande, nuotatrice in sede olimpica.
In campo maschile brillò la stella dello statunitense Matt Biondi, che vinse a tempo di primato del mondo i 50 e i 100 stile libero. Favorito anche nei 100 farfalla, fu preceduto di un soffio da Anthony Nesty, in rappresentanza del Suriname, il primo atleta nero a conquistare l'oro nella storia delle Olimpiadi. Vladimir Sal´nikov e Michael Gross suggellarono le loro eccezionali carriere con un nuovo titolo olimpico a testa, rispettivamente nei 1500 stile libero e nei 200 farfalla. L'ungherese Tamás Darnyi conquistò due titoli e due primati del mondo nelle gare dei misti individuali. Gli Stati Uniti vinsero le tre staffette maschili. Per gli azzurri ci fu la grande soddisfazione della prima medaglia olimpica nella storia del nuoto maschile: la conquistò il romano Stefano Battistelli che due anni prima, a sedici anni, aveva vinto l'argento nei Campionati del Mondo di Madrid sui 1500 stile libero.
A Barcellona 1992 si distinse Aleksandr Popov, destinato a diventare il più grande velocista di ogni epoca e un atleta senza uguali per qualità tecnica, successi e carattere. Popov vinse i 50 e i 100 stile libero, battendo sulla prima distanza Matt Biondi, il campione uscente. Un altro giovane russo, Evgenij Sadovyj, si distinse nelle prove di mezzofondo dello stile libero e superò nei 200 stile libero lo svedese Anders Holmertz e nei 400 stile libero il fuoriclasse australiano Kieren Perkins, a sua volta autore di un formidabile record del mondo sulla distanza dei 1500 stile libero e destinato a imprimere un segno profondo nella storia del mezzofondo. Il russo fu anche determinante nel successo del quartetto che rappresentava la CSI (Comunità di Stati Indipendenti) costituitasi in seguito allo scioglimento dell'Unione Sovietica. Il ranista statunitense Mike Barrowman vinse il titolo olimpico dei 200 m, realizzando per la quinta volta in carriera il primato del mondo e portando il record a 2′10,16″, tempo insuperato per undici anni e che come record olimpico è sopravvissuto fino ad Atene 2004. Una terza 'doppietta' maschile fu ancora opera, come quattro anni prima, di Tamás Darnyi. Il fuoriclasse ungherese dei quattro stili migliorò il primato olimpico dei 400 misti in 4′14,23″. Per comprendere il significato dell'impresa di Darnyi bisogna considerare che in campo maschile nessuno degli altri campioni uscenti di Seul riuscì a difendere il proprio titolo. In questa gara fu terzo l'italiano Luca Sacchi; gli azzurri salirono sul podio nei 200 dorso con Battistelli, che con un finale formidabile arrivò alle spalle del primatista del mondo, lo spagnolo Martín López Zubero, e del russo Vladimir Sel´kov. Per la prima volta in assoluto due italiani conquistarono medaglie nella stessa edizione dei giochi olimpici.
La riunificazione della Germania non solo non permise più alla squadra della Germania Orientale di figurare nelle classifiche e nel medagliere olimpico, ma 'normalizzò' le qualità tecniche e agonistiche di quelle atlete, riportandole al livello delle loro connazionali occidentali, e accertò l'uso di pratiche di doping, per ammissione di molte di loro, in un clamoroso processo di molti anni dopo. Le tedesche vinsero una sola medaglia d'oro con Dagmar Hase, ma misero in evidenza lo straordinario talento di Franziska Van Almsick, destinata a impadronirsi della scena internazionale per lo straordinario appeal che la renderà una dei più ricercati personaggi simbolo del nuoto e dello sport mondiale.
Tra i protagonisti di questa Olimpiade vi furono le nuotatrici cinesi, che realizzarono buoni risultati vincendo quattro delle tredici medaglie individuali e battendo tutti i primati mondiali delle staffette femminili. L'ungherese Egerszegi fu però l'incontrastata campionessa dei Giochi. La grande nuotatrice si impose nei 100 e 200 dorso e nei 400 misti. Tra le vincitrici olimpiche uscenti fu anche l'unica, con Janet Evans, a riuscire nella difesa del proprio titolo.
Le Olimpiadi del 1996 tornarono in America, ad Atlanta. In campo femminile ripresero il sopravvento le statunitensi, che vinsero quattro titoli individuali e tre di staffetta, ma senza poter superare i limiti stabiliti due anni prima dalle cinesi. Tra queste sopravvisse Jingyi Le, che si impose nei 100 stile libero. Vinse il suo terzo titolo olimpico nei 200 dorso Krisztina Egerszegi, che con Dawn Fraser fu l'unica capace di una simile impresa nella storia del nuoto. Si trattava della quinta medaglia d'oro individuale da lei conquistata: nessuno si è finora mostrato alla sua altezza, né in campo femminile né in quello maschile. Nei 100 e 200 rana si affermò la sudafricana Penny Heyns, che conquistò 2 medaglie d'oro. L'irlandese ventiseienne Michelle Smith conquistò 3 medaglie d'oro nei 400 stile libero, 200 e 400 misti; i suoi repentini progressi (era stata ventitreesima nei precedenti Giochi Olimpici), tuttavia, la esposero al sospetto di doping e alla fine dell'anno successivo, infatti, fu squalificata per quattro anni. In campo maschile Popov completò la difesa del titolo olimpico sia nei 50 sia nei 100 stile libero. Era stato il primo a riuscirci nei 50 m, il secondo, dopo Weissmuller, nei 100 m. Gli Stati Uniti si imposero nelle tre staffette maschili, nelle gare di dorso e nei 400 misti. Due europei modificarono l'albo d'oro dei primati del mondo: il belga Fred Deburghgraeve, nuotando i 100 rana in 1′00,60″ in semifinale prima di imporsi in 1′00,65″, e il russo Denis Pankratov (già detentore dei due primati mondiali della farfalla), portando il primato a 52,27″ nei 100 farfalla prima di vincere il titolo anche nei 200. Gli azzurri conquistarono per la terza consecutiva edizione dei giochi una medaglia in campo maschile. La vinse nei 200 dorso Emanuele Merisi, allievo di Marcello Rigamonti e numero uno mondiale dell'anno della specialità, che però non andò oltre il terzo posto nella finale. Nella squadra si misero in luce anche i diciottenni Emiliano Brembilla e Massimiliano Rosolino. Brembilla fu due volte quarto nei 400 e 1500 stile libero, Rosolino due volte sesto nei 200 e 400 stile libero. Gli italiani conquistarono inoltre altre sei finali.
I Giochi di Sydney 2000 confermarono ruolo e forza dell'Italia, che uscì dalle Olimpiadi come prima nazione europea e terza del mondo in campo maschile. Domenico Fioravanti vinse la prima medaglia d'oro della storia del nuoto italiano nei 100 rana e replicò la vittoria quattro giorni dopo nei 200 rana, gara in cui terzo si classificò Davide Rummolo. Era la prima volta, in un secolo di competizioni, che un nuotatore conquistava entrambe le medaglie d'oro olimpiche della rana. Questo successo strepitoso fu ampliato dal formidabile rendimento di Rosolino. Il campione napoletano si aggiudicò il titolo olimpico nei 200 misti, la medaglia d'argento e il record europeo nei 400 stile libero, la medaglia di bronzo e il record italiano nei 200 stile libero. Gli azzurri furono autori di una straordinaria prova di squadra e migliorarono 24 primati nazionali, raggiungendo le finali con tutte e quattro le staffette dello stile libero. La lunga catena di successi non impedì di registrare qualche episodio sfortunato: la 4x200 stile libero (Beccari, Pelliciari, Brembilla, Rosolino), Vismara (50 stile libero), Merisi (200 dorso), Boggiatto (400 misti) e Brembilla (400 stile libero) realizzarono tempi con cui si sarebbe conquistata almeno la medaglia di bronzo in tutte le precedenti edizioni dei giochi olimpici, mentre a Sydney ottennero solo il quarto o il quinto posto.
In campo maschile il protagonista fu l'olandese Van den Hoogenband, che sconfisse il russo Popov e l'australiano Michael Klim ‒ ovvero il neoprimatista del mondo e il suo predecessore ‒ dopo aver battuto il record mondiale della distanza in semifinale con il tempo di 47,84″. Van den Hoogenband sconfisse anche l'invitto Ian Thorpe nei 200 stile libero e anche in questa gara fece registrare già in semifinale il primato del mondo, per poi eguagliarlo nella finale.
Sul piano internazionale lo scontro più acceso fu tra australiani e statunitensi; questi ultimi prevalsero sull'Australia già in campo maschile e quindi nel medagliere complessivo. Gli atleti statunitensi dimostrarono un'abilità particolare nel far proprie gare che si sviluppavano su un piano di assoluta parità. Due i risultati sensazionali per la squadra degli Stati Uniti: la vittoria di Tom Dolan nei 400 misti e la straordinaria affermazione di Misty Hyman nei 200 farfalla, l'evento tecnico meno pronosticabile; nel mezzofondo femminile dominò Brooke Bennett. Per gli australiani vanno ricordati la vittoria di Ian Thorpe nei 400 stile libero, a tempo di primato del mondo, e il duplice successo, ancora con record del mondo, nelle due staffette a stile libero, mentre per la prima volta la staffetta statunitense 4x100 stile libero non conquistò l'oro. In questa gara l'australiano Klim strappò al russo Popov il record dei 100 stile libero con una superba prima frazione di staffetta. Gli Stati Uniti migliorarono a loro volta il primato del mondo della staffetta mista maschile, dopo aver vinto i due titoli del dorso con Lenny Krayzelburg e quello dei 200 farfalla con Tom Malchow. In questa gara esordì, conquistando il quinto posto in finale, il quindicenne Michael Phelps, che divenne di lì a poco il numero uno del nuoto mondiale. Per la seconda volta nella storia dei giochi olimpici due nuotatori vennero riconosciuti campioni a pari merito nella stessa gara: i due velocisti statunitensi Anthony Ervin e Gary Hall Jr. furono infatti classificati primi con lo stesso tempo nei 50 stile libero.
In campo femminile gli Stati Uniti, pur dominando a livello di squadra con tre titoli di staffetta, furono costretti ad accettare la dura lezione impartita dalle europee: Inge De Bruijn, Therese Alshammar e Martina Moravcova si imposero nello stile libero e nella farfalla su Dara Torres e Jenny Thompson, mentre l'ungherese Ágnes Kovács vinse nei 200 rana su Kristy Kowal e Amanda Beard. La protagonista dei Giochi fu l'olandese Inge De Bruijn, che vinse 3 medaglie d'oro nei 50 e 100 stile libero e nei 100 farfalla, realizzando in tutte e tre le gare il primato del mondo. La vittoria di un atleta in tre gare nella stessa edizione delle Olimpiadi non era una novità assoluta: nel 1988 Kristin Otto aveva vinto la medaglia d'oro nelle stesse tre gare di De Bruijn, ottenendo inoltre un quarto successo nei 100 dorso e il record olimpico dei 100 farfalla.
La venticinquesima edizione delle Olimpiadi si disputò ad Atene nell'agosto del 2004. Il duello tra Stati Uniti e Australia doveva essere ancora il tema dominante, con la minaccia di un parziale offuscamento delle altre forze in campo. Fortunatamente non fu così. L'Olimpiade 2004 è stata anzi la prima della storia in cui tutti i continenti sono saliti almeno una volta sul podio e in cui sono state registrate presenze in finale di nuotatori dell'Africa settentrionale e medaglie e finali di nuotatrici del Sud America dopo quasi settant'anni. Caddero sei limiti mondiali, tre dei quali in staffetta. L'affermazione degli Stati Uniti nel medagliere risultò netta: dodici ori, nove argenti e sette bronzi furono il bottino della squadra statunitense che salì sul podio in tutte le staffette, tre volte al primo posto. Gli australiani risposero con quindici medaglie complessive: sette d'oro, cinque d'argento e tre di bronzo. Il vantaggio degli Stati Uniti fu determinato dal settore maschile che andò a segno nove volte e altrettante salì sul secondo o sul terzo gradino del podio. In campo femminile, però, alle quattro medaglie d'oro (due di staffetta) vinte dalle rivali australiane, gli Stati Uniti ne opposero solo tre (una di staffetta). Le nuotatrici australiane realizzarono tre primati del mondo, con le due staffette vittoriose 4x100 stile libero e 4x100 mista e con il primato di Jodie Henry nei 100 stile libero, mentre le statunitensi ne realizzarono soltanto uno, vincendo la staffetta 4x200 stile libero. In campo maschile, a fronte di tredici titoli individuali assegnati, i vincitori di medaglie furono soltanto sette; tra le donne invece dodici. Solo Jana Kloãkova riuscì infatti a vincere due ori individuali, con uno strettissimo margine sulla polacca Otylia Jedrzejczak, vincitrice di una medaglia d'oro e di due d'argento. Il protagonista dei Giochi fu certamente lo statunitense Michael Phelps, che conquistò a livello individuale quattro medaglie d'oro e una di bronzo. L'australiano Ian Thorpe vinse i 200 stile libero maschili, affrontando Van den Hoogenband, Phelps e Hackett; riconquistò il titolo dei 400 stile libero, vinto già a Sydney, realizzando un'impresa che mancava nella storia dei giochi dal 1960; ottenne poi il bronzo nei 100 stile libero.
Van den Hoogenband riuscì nella conferma del titolo di campione olimpico dei 100 stile libero e fu anche secondo nei 200 stile libero dietro a Thorpe. Gary Hall Jr., alla terza partecipazione olimpica, rivinse l'oro nei 50, dimostrando di possedere quell'attitudine al successo che era sempre mancata al padre nelle competizioni olimpiche.
Tra le donne, Kloãkova confermò ad Atene i propri titoli olimpici e realizzò la doppietta 200-400 misti proprio come in Australia nel 2000. Nessuna nuotatrice aveva mai saputo ripetersi su queste distanze a livello di titolo olimpico. Tra le pluri-campionesse olimpiche individuali Kloãkova è la terza di tutti i tempi quanto a titoli e podi conquistati, preceduta solo da Egerszegi e De Bruijn: vinse in carriera quattro ori e un argento. Ottima anche Jedrzejczak, primatista del mondo dei 200 farfalla, che si impose in quella gara e conquistò inoltre l'argento nei 100 farfalla e nei 400 stile libero. La francese Laure Manaudou, allieva di Philippe Lucas, vinse i 400 stile libero con il nuovo primato europeo di 4′05,34″ e giunse seconda negli 800 stile libero e terza nei 100 dorso. Inge De Bruijn salì ancora per tre volte sul podio olimpico individuale, vincendo i 50 stile libero e classificandosi al secondo e terzo posto rispettivamente nei 100 stile libero e nei 100 farfalla. La nuotatrice dello Zimbabwe Kirsty Coventry diventò a sorpresa una delle vincenti della manifestazione. La venticinquenne di Harare, allieva di David Marsh alla Auburn University, sbalordì il mondo con un notevole progresso nei 100 dorso, migliorando il record africano in 1′00,50″ e mancando la vittoria per poco più di un decimo. Dopo questo argento conquistò il terzo posto nella finale dei 200 misti e il suo primo successo nei 200 dorso; fu inoltre la prima vittoria per lo Zimbabwe. L'australiana Jodie Henry vinse l'oro nei 100 stile libero, realizzando il record del mondo in semifinale. Fu anche protagonista delle due più veloci frazioni lanciate di ogni epoca con 52,95″ nella 4x100 stile libero e con 52,97″ nella mista, migliorando il suo record precedente (53,24″).
Nathalie Coughlin conquistò complessivamente cinque medaglie, di cui tre in staffetta. Amanda Beard vinse i 200 rana, fu seconda nei 200 misti e quarta nei 100 rana. La romena Camelia Potec, la cinese Xuejuan Luo e l'outsider giapponese Ai Shibata si aggiudicarono l'oro rispettivamente nei 200 stile libero, nei 100 rana e negli 800 stile libero, imponendosi ad avversarie che sembravano disporre di un potenziale tecnico e cronometrico superiore: Federica Pellegrini nei 200 stile libero, l'australiana Leisel Jones nei 100 rana e Manaudou negli 800 stile libero.
L'Italia non ripeté certamente il medagliere di Sydney, né avrebbe potuto, avendo i medici sancito la fine del percorso agonistico di Domenico Fioravanti nel dicembre del 2003. La squadra azzurra conseguì due risultati di fondamentale importanza. Con una prestazione di straordinaria intensità tecnica e agonistica vinse l'argento nei 200 stile libero la sedicenne Federica Pellegrini, seconda nuotatrice italiana dopo Novella Calligaris a compiere una simile impresa. I veterani Rosolino, Brembilla e Cercato, insieme al ventiduenne Filippo Magnini, conquistarono finalmente il primo podio di una staffetta azzurra nella storia delle Olimpiadi. I campioni europei in carica Magnini e Paolo Bossini furono rispettivamente quinto nei 100 stile libero e quarto nei 200 rana. Alessio Boggiatto, con un record italiano di alto livello, sfiorò un podio giudicato alla sua portata. La staffetta veloce maschile mancò di un soffio un secondo podio di squadra: si classificò quarta precedendo Russia e Australia e mettendo in luce, a fianco di Magnini e Vismara, giovani dalle grandi qualità (Galenda, Scarica, Calvi e Vassanelli). Paola Cavallino raggiunse una fantastica finale. Sette diversi atleti conquistarono almeno una finale individuale. Crebbe intorno al progetto della staffetta mista il valore delle specialiste delle varie discipline, molte delle quali raggiunsero il livello delle semifinali (Chiuso, Chiara Boggiatto, Migliori, Segat e Filippi). Il complesso dei risultati ha fatto di Atene la seconda migliore Olimpiade italiana nella storia dei giochi.
Statistiche dei giochi olimpici: nuoto maschile. - Il programma olimpico delle gare maschili è rimasto immutato dal 1968, se si esclude l'introduzione dei 50 stile libero nel 1988. Tra il 1896 e il 1920 furono disputate alcune competizioni 'primitive', come i 100 metri per marinai o le prove subacquee. Queste gare occasionali (10 in tutto) non vengono di solito considerate nelle tavole statistiche di comparazione degli eventi e quindi sono omesse anche in questa sede. Esse determinarono comunque la conquista da parte della Germania di quattro medaglie d'oro e di una medaglia d'oro a testa per Grecia, Gran Bretagna, Svezia, Australia, Francia e Stati Uniti.
A partire dai Giochi del 1896 fino a quelli del 2004 sono state assegnate complessivamente 724 medaglie nelle gare che fanno parte dell'attuale programma olimpico. Solo 23 nazioni hanno conquistato, in più di un secolo di competizioni, almeno una delle 241 medaglie d'oro; altre 13 sono quelle che hanno vinto almeno una delle altre 483 medaglie (argento e bronzo). L'Italia è al quattordicesimo posto nel medagliere complessivo maschile, che privilegia il numero di medaglie d'oro vinte rispetto al numero totale di medaglie, considerando il quale sarebbe tredicesima. La classifica è dominata dagli Stati Uniti, davanti ad Australia e Giappone, che proprio in occasione dei Giochi del 2004 ha effettuato il sorpasso sulla ex Unione Sovietica. Quest'ultima e la Germania Orientale sono ancora tra le prime dieci, pur non essendo più attive. Delle 116 medaglie d'oro vinte dagli Stati Uniti, 38 sono in gare individuali di stile libero (su 88 assegnate); 17 (su 34) nel dorso; 9 (su 31) nella rana; 12 (su 22) nella farfalla; 8 (su 19) nella specialità dei misti. In una sola delle 13 gare individuali dell'attuale programma olimpico gli Stati Uniti non sono la nazione ad aver vinto il maggior numero di medaglie nella storia delle Olimpiadi: i 200 misti maschili, prova disputata otto volte e vinta dagli Stati Uniti solo quando fu introdotta, nel 1968, e poi nel 2004 ad Atene con Michael Phelps. In questa gara l'Ungheria si è imposta tre volte consecutive tra il 1988 e il 1996. Anche la gara dei 200 farfalla è appannaggio degli Stati Uniti, che hanno vinto in 8 delle 13 edizioni in cui si è disputata: una percentuale del 61,5%, superiore a quella dei 100 dorso vinti ben 12 volte, ma in 22 edizioni (54,5%). Tra quelle dello stile libero il maggior numero di medaglie è venuto dalla gara dei 100 m, vinta per 12 volte su 24, anche se nelle ultime quattro edizioni olimpiche è stata sempre persa dai velocisti statunitensi.
In un simile contesto non poteva che essere ancora più impressionante il dato riguardante le prove di squadra: nelle tre gare di staffetta gli Stati Uniti hanno vinto 31 dei 34 titoli assegnati, con ben 11 titoli su 12 nella staffetta mista, introdotta nel 1960, e 7 titoli su 9 nella staffetta 4x100 stile libero, introdotta nel 1964 e non disputata nel 1976 e nel 1980. In entrambe queste gare fu l'Australia a interrompere l'egemonia statunitense: nella mista, però, ciò avvenne nel 1980, quando gli Stati Uniti non gareggiarono. Di fatto gli Stati Uniti non sono mai stati sconfitti nella staffetta mista, affermandosi in tutte le 11 edizioni cui presero parte. Nel 2000, durante i Giochi di Sydney, gli statunitensi furono sconfitti per la prima volta nella staffetta 4x100 stile libero dai rivali australiani, che li privarono anche del primato del mondo. Ai Giochi di Atene è stato il Sudafrica a imporsi in questa gara, conquistando anche il primato del mondo; gli Stati Uniti sono stati battuti per la prima volta anche da un quartetto europeo, quello olandese, guidato dal campione olimpico e primatista mondiale dei 100 m Pieter Van den Hoogenband.
Il medagliere individuale delle prime 25 edizioni dei giochi olimpici classifica i nuotatori prima in base al numero di medaglie d'oro vinte e poi, in caso di parità, in base al numero di quelle d'argento e successivamente di quelle di bronzo. Il computo è fatto senza tenere conto delle medaglie di staffetta: si tratta infatti di una gara che si disputa su distanze molto specifiche e che non offre pari opportunità agli specialisti di tutte le discipline e distanze di gara; mezzofondisti e specialisti dei misti hanno ben poche opportunità di entrare a far parte di staffette vincenti. Nella storia del nuoto è sempre risultato evidente quanto sia difficile, oltre che vincere un titolo olimpico, poterlo riconfermare. Dopo 108 anni di competizioni olimpiche e 25 edizioni dei giochi, sono solo 13 i fuoriclasse che hanno conquistato più di due medaglie d'oro a titolo individuale.
Nessun nuotatore è riuscito a vincere, in una singola o in più edizioni olimpiche, più di quattro medaglie d'oro individuali. Nessun nuotatore, inoltre, ha mai vinto per più di due volte la medaglia d'oro in una stessa gara individuale. Nella staffetta questa impresa è invece riuscita agli statunitensi, con Matt Biondi e Tom Jager, componenti dei quartetti vittoriosi nella 4x100 stile libero ai Giochi Olimpici del 1984, del 1988 e del 1992.
Cinque nuotatori hanno conquistato complessivamente quattro medaglie d'oro individuali nella storia delle Olimpiadi, ovvero il numero massimo vinto da un nuotatore: Mark Spitz (Stati Uniti), Aleksandr Popov (Russia), Roland Matthes (Germania Orientale), Michael Phelps (Stati Uniti) e Tamás Darnyi (Ungheria), elencati nell'ordine determinato dalle altre medaglie d'argento e di bronzo vinte.
Tra essi Mark Spitz è il primo atleta per numero totale di medaglie individuali conquistate in più edizioni, con 4 medaglie d'oro vinte nel 1972, un argento e un bronzo conquistati nel 1968. Michael Phelps è il nuotatore che ha conquistato più medaglie individuali (4 ori e un bronzo) in una singola edizione dei Giochi, quella di Atene 2004.
Nella storia delle Olimpiadi una sola volta la medaglia d'oro è stata assegnata a pari merito a due nuotatori. Come già ricordato, nella finale dei 50 stile libero delle Olimpiadi di Sydney, Gary Hall Jr. e Anthony Ervin, entrambi in rappresentanza degli Stati Uniti, conclusero la gara con lo stesso tempo al centesimo di secondo (21,98″) e furono classificati primi ex aequo.
Con quattro medaglie d'oro vinte realizzando la doppietta nei 50 e 100 stile libero sia alle Olimpiadi di Barcellona del 1992 sia a quelle di Atlanta del 1996, Aleksandr Popov è il nuotatore di stile libero ad aver vinto il maggior numero di medaglie d'oro nella storia delle Olimpiadi.
Roland Matthes è l'unico atleta che è riuscito a conquistare più di 2 medaglie d'oro in uno qualsiasi dei tre stili obbligati, vincendone addirittura 4 in 2 diverse edizioni dei giochi: doppietta nei 100 e 200 dorso nel 1968 e nel 1972.
Tamás Darnyi è il solo specialista dei 4 stili misti che abbia vinto più di 2 medaglie d'oro ai giochi olimpici: come Matthes nel dorso, ne ha vinte 4, imponendosi nei 200 e nei 400 misti nel 1988 a Seul e nel 1992 a Barcellona. È anche il solo ad aver vinto 2 medaglie nella gara dei 200 misti.
Tra i nuotatori che hanno conquistato 2 medaglie d'oro in uno stile obbligato c'è anche l'italiano Domenico Fioravanti, che fu autore dell'impresa a Sydney nel 2000 e che è stato il primo ranista al mondo a vincere in una stessa edizione dei Giochi Olimpici la medaglia d'oro nelle due distanze di gara (100 e 200 m). È stato eguagliato dal giapponese Kosuke Kitajima durante le Olimpiadi di Atene 2004.
Ben sette stileliberisti hanno vinto nella storia dei giochi 3 medaglie d'oro. Tra costoro Ian Thorpe (Australia) e Pieter Van den Hoogenband (Paesi Bassi) hanno conquistato anche una medaglia d'argento e una di bronzo e meritano il secondo posto tra i grandi specialisti dello stile libero di ogni epoca. Thorpe e Van den Hoogenband sono anche i soli nuotatori ad aver vinto 3 medaglie individuali di stile libero in una singola edizione dei giochi olimpici. L'australiano vi è riuscito ad Atene, con la vittoriosa doppietta nei 200 e 400 stile libero e il bronzo nei 100 m; l'olandese a Sydney, con i 2 titoli nei 100 e 200 stile libero e il bronzo nei 50 stile libero.
Murray Rose (Australia) e Charles Daniels (Stati Uniti), il primo tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio dei Sessanta e il secondo agli albori del 20° secolo, hanno vinto 3 ori e un argento individuali. L'australiano è stato anche il primo mezzofondista a riconfermarsi campione olimpico nella distanza dei 400 stile libero. Daniels è l'unico nuotatore ad aver vinto la medaglia d'oro in 3 diverse distanze dello stile libero: nei 100 m alle Olimpiadi di Londra (1908) e nei 200 e 400 m alle Olimpiadi di St. Louis (1904).
Johnny Weissmuller (Stati Uniti) è stato il primo nuotatore a vincere in una stessa edizione dei giochi i 100 e i 400 stile libero. Lo statunitense Duke Kahanamoku, di origini hawaiane, è stato il primo nuotatore a vincere per due volte il titolo nei 100 stile libero, eguagliato in seguito da Weissmuller, Popov e Van den Hoogenband. Nessun nuotatore ha mai vinto due volte la medaglia d'oro nei 200 stile libero. Lo statunitense Mike Burton è stato il primo mezzofondista a riconfermarsi campione dei 1500 stile libero, vincendo il titolo nel 1968 a Città del Messico e nel 1972 a Monaco. Popov è stato il velocista che per primo ha vinto 2 medaglie d'oro nei 50 stile libero, la prima volta nel 1992 a Barcellona, la seconda nel 1996 ad Atlanta.
Il primo nuotatore a realizzare una vittoriosa doppietta nelle prove di mezzofondo (400 e 1500 stile libero) è stato l'inglese Henry Taylor, che ha realizzato l'impresa nel 1908 a Londra, nuotando per altro a trudgen anziché a crawl. Nell'edizione del 1904 l'ungherese Zoltán Halmay si era aggiudicato le 50 e le 100 yard stile libero nuotando a crawl: primo della storia ed eguagliato in seguito solo da Popov.
David Theile, australiano, è stato il primo dorsista a vincere per due volte (nel 1956 a Melbourne e nel 1960 a Roma) i 100 dorso nella storia dei giochi olimpici. Roland Matthes è il primo dorsista ad aver realizzato una doppietta nei 100 e 200 dorso (1968 a Città del Messico), oltre a essere il solo ad aver vinto due volte i 200 dorso (1968 e 1972).
Nessun ranista ha mai vinto per due volte il titolo olimpico dei 100 rana. Il giapponese Yoshiyuki Tsuruta è l'unico che si sia riconfermato campione olimpico nei 200 rana, vincendo nel 1928 ad Amsterdam e nel 1932 a Los Angeles.
Nessun farfallista ha mai vinto per due volte la stessa gara alle Olimpiadi. Spitz è il primo ad aver realizzato l'accoppiata vincente nei 100 e nei 200 farfalla in una singola edizione dei Giochi (1972).
Charles Hickox è stato il primo specialista dei misti individuali a imporsi nei 200 e nei 400 misti a Città del Messico nel 1968.
Statistiche dei giochi olimpici: nuoto femminile. - Per quanto riguarda il nuoto, le donne sono state ammesse ai Giochi Olimpici ad Amsterdam nel 1912. In quella occasione furono disputate solo due gare: i 100 stile libero e la staffetta 4x100 stile libero, rimasti fino a oggi nel programma. Nel 1924 furono introdotti i 400 stile libero, i 100 dorso e i 200 rana. Nel 1956 a Melbourne si aggiunse la gara dei 100 farfalla. Nel 1960 alle Olimpiadi di Roma fu introdotta la staffetta mista e nel 1964 i 400 misti. Con il trascorrere degli anni è stata progressivamente riconosciuta la capacità agonistica delle donne a sostenere un programma tecnico sempre più simile a quello degli uomini. Così nel 1968 furono introdotti i 200 stile libero, gli 800 stile libero, i 100 rana, i 200 farfalla e i 200 misti. Il programma olimpico femminile è rimasto sostanzialmente immutato da allora, se si esclude l'introduzione della gara individuale dei 50 stile libero nel 1988 e quella della staffetta 4x200 stile libero, divenuta gara olimpica solo nel 1996. Attualmente è stata raggiunta la perfetta parità numerica tra i due settori: 16 gare olimpiche, 13 delle quali individuali, e non vi è nessuna differenza anche per quel che riguarda il numero di turni eliminatori e di semifinali, quando previste. L'unica differenza rimane sulla gara di mezzofondo: 800 stile libero quella femminile, 1500 stile libero quella maschile. Dal momento della sua introduzione nessuna gara femminile è stata eliminata dal programma olimpico.
Dai Giochi del 1912 a quelli del 2004 sono state assegnate complessivamente 609 medaglie nelle gare che fanno parte dell'attuale programma olimpico. Come in campo maschile, sono 23 le nazioni che hanno conquistato almeno una delle 203 medaglie d'oro assegnate; sono invece 33 quelle che hanno vinto almeno una medaglia di qualsiasi valore. L'Italia è al venticinquesimo posto nel medagliere complessivo femminile per qualità di medaglie e al diciannovesimo per quantità. Le azzurre, che nella storia delle Olimpiadi hanno conquistato un totale di 2 medaglie d'argento e 2 di bronzo, sono infatti precedute dalle 23 nazioni che hanno vinto almeno un oro e dalla Svezia (4 argenti e 3 bronzi). Le nazioni che hanno vinto più di 4 medaglie sono invece 17. La classifica è dominata dagli Stati Uniti, davanti a Germania Orientale e Australia, con un numero di medaglie d'oro vinte (85) esattamente uguale a quello collezionato complessivamente dalle prime 6 successive nazioni della graduatoria. Bisogna tuttavia tenere presente che tale supremazia si è andata rafforzando con la scomparsa della nazionale della Germania Orientale, conseguenza dell'unificazione politica con la Germania Occidentale (1990). Anche l'Unione Sovietica si mantiene tra le prime 10 potenze di ogni epoca. L'Europa orientale ha vinto 53 medaglie d'oro con le atlete di Germania Orientale, Unione Sovietica, Ungheria, Ucraina e Romania, mentre la prima potenza dell'Europa occidentale sono i Paesi Bassi con 13 medaglie d'oro. L'Asia ha una forte presenza nel medagliere con le 10 medaglie d'oro vinte complessivamente da Cina (6) e Giappone (4).
La gara di stile libero che ha dato agli Stati Uniti il maggior numero di medaglie è quella dei 400 m, con 10 vittorie in 19 edizioni. Nella specialità dello stile libero le statunitensi hanno vinto 27 titoli individuali su 65 assegnati a partire dal 1912: quasi un terzo di quelli complessivamente conquistati in 24 partecipazioni olimpiche. Tuttavia, proprio in questa specialità non hanno vinto medaglie d'oro nell'edizione dei Giochi Olimpici di Atene 2004, mentre nelle ultime 3 hanno ottenuto 2 sole medaglie su 15 possibili. Negli stili diversi dallo stile libero, la gara più 'americana' è stata quella dei 100 dorso, con 9 successi in 19 edizioni. Nelle prove di staffette le americane hanno vinto 25 volte su 36. In particolare si sono imposte nella staffetta 4x200 m nelle tre sole edizioni in cui è stata disputata, tra il 1996 e il 2004. Nella 4x100 mista hanno vinto 8 dei 12 titoli; nella 4x100 stile libero (la staffetta di maggiore tradizione, per essere nel programma dei giochi fin dalla prima edizione) hanno vinto 14 volte su 21. In due sole gare del programma, i 200 dorso e i 200 rana, le nuotatrici americane hanno conquistato meno medaglie delle rappresentanti di un qualsiasi altro paese del mondo. Nella prima sono precedute dall'Ungheria, nella seconda dall'Unione Sovietica.
Dopo le 21 edizioni delle Olimpiadi in cui le donne hanno gareggiato, solo 11 nuotatrici hanno vinto più di 2 medaglie d'oro individuali. L'ungherese Krisztina Egerszegi è la sola (tra i nuotatori di entrambi i sessi) che sia riuscita a vincere 5 medaglie d'oro individuali nella storia dei giochi olimpici di nuoto. La formidabile dorsista si è imposta nei 200 dorso nel 1988 (Seul), nel 1992 (Barcellona) e nel 1996 (Atlanta). Nel 1992 ha vinto anche i 100 dorso e i 400 misti, conquistando il primato nel medagliere olimpico femminile.
Solo altre 4 nuotatrici sono riuscite a vincere 4 medaglie d'oro individuali nella storia dei giochi: la velocista olandese Inge De Bruijn, la mezzofondista statunitense Janet Evans, la mistista ucraina Jana Kloãkova e la tedesca orientale Kristin Otto.
Tra queste fuoriclasse De Bruijn è seconda nel medagliere individuale di tutte le edizioni dei giochi olimpici, perché può vantare anche un argento e un bronzo; al terzo posto sono Evans e Kloãkova che, oltre ai 4 ori, hanno vinto un bronzo a testa.
Otto è la nuotatrice che ha conquistato più successi individuali (4 ori) in una singola edizione dei giochi olimpici (Seul 1988); seguono con 3 medaglie d'oro altre 6 nuotatrici: Shane Gould, Dawn Fraser, Kornelia Ender, Michelle Smith, Debbie Meyer e Brooke Bennett.
L'australiana Gould ha ottenuto 3 medaglie d'oro, oltre a un argento e un bronzo, in una singola edizione dei giochi olimpici (Monaco 1972) e non è stata finora eguagliata da nessun'altra nuotatrice. Fraser, al contrario, ha spaziato in 3 edizioni dei giochi, tra il 1956 e il 1964, vincendo sempre i 100 stile libero e conquistando nella prima anche l'argento nei 400 stile libero. Ender ha vinto nel 1972 la medaglia d'argento nei 200 misti, prima di imporsi a Montreal nel 1976 nei 100 e 200 stile libero e nei 100 farfalla.
Fraser nei 100 stile libero e Egerszegi nei 200 dorso sono state le sole tra nuotatori e nuotatrici ad aver vinto uno stesso evento individuale ai giochi olimpici in tre differenti edizioni. L'australiana è stata la prima a riuscirci, nelle Olimpiadi di Melbourne, di Roma e di Tokyo. La statunitense Jenny Thompson è stata titolare delle staffette 4x100 stile libero che hanno fruttato l'oro nel 1992, nel 1996 e nel 2000 e l'argento nel 2004.
L'irlandese Smith ha vinto nel 1996 ad Atlanta le medaglie d'oro nei 200 e nei 400 misti e quella nei 400 stile libero, e si è piazzata terza nei 200 farfalla. Premiata dal presidente Carter, che ha voluto conoscerla di persona, è stata ritenuta da alcuni la regina dei giochi. Altri, considerato il rendimento tanto aumentato in pochi anni, hanno sospettato che fosse dedita a pratiche di doping; se ne è avuta conferma l'anno seguente, quando è stata colta ad alterare un campione di urina durante un controllo a sorpresa. Squalificata a vita, non ha però subito alcun provvedimento in merito alle medaglie vinte ad Atlanta.
Debbie Meyer e Brooke Bennett sono due mezzofondiste statunitensi entrate a pieno diritto nel novero delle 'immortali' del nuoto. Meyer è la prima e unica nuotatrice ad aver vinto in una stessa edizione dei giochi 3 gare di stile libero (200, 400 e 800 stile libero a Città del Messico). Bennett è con Evans l'unica mezzofondista ad aver vinto due volte gli 800 stile libero (nel 1996 e nel 2000); ha inoltre messo a segno nel 2000 un'accoppiata vincente nei 400 e negli 800 stile libero.
La statunitense Martha Norelius è stata la prima mezzofondista a imporsi per due volte nei 400 stile libero (nel 1924 e nel 1928); la sua connazionale Helen Madison è stata la prima a vincere in una stessa edizione (Olimpiadi di Los Angeles 1932) 100 e 400 stile libero. Quest'impresa è stata eguagliata un'altra volta soltanto nella storia dei giochi, dall'olandese Hendrika Mastenbroek a Berlino nel 1936.
Anche in campo femminile una sola volta la medaglia d'oro è stata assegnata ex aequo a due atlete. Si tratta delle velociste statunitensi Carrie Steinseifer e Nancy Hogshead che, nella finale dei 100 stile libero delle Olimpiadi di Los Angeles, terminarono sulla stessa linea facendo segnare il medesimo tempo al centesimo di secondo (55,92″).
La velocista olandese Inge De Bruijn è stata la prima nuotatrice sia a vincere 2 medaglie d'oro nei 50 stile libero sia a realizzare la doppietta vincente nei 50 e 100 stile libero.
A dimostrare quanto sia difficile la difesa del titolo olimpico in campo femminile sta il fatto che nessuna nuotatrice ha mai vinto due volte i 100 stile libero (esclusa Fraser), i 200 stile libero, i 100 dorso, i 100 o i 200 rana, i 100 o i 200 farfalla. Nei misti invece Kloãkova ha compiuto l'impresa in entrambe le gare, imponendosi nei 200 e nei 400 misti nelle ultime due edizioni dei giochi (Sidney 2000 e Atene 2004).
In occasione del primo Campionato del Mondo (Belgrado 1973) la squadra femminile della Germania Orientale si impose come protagonista della manifestazione risultando vittoriosa in 10 gare, con en plein nella rana, nella farfalla, nei misti individuali e nelle due staffette. Già l'anno precedente, alle Olimpiadi di Monaco, c'erano state le prime avvisaglie di un cambio di rotta che avrebbe spezzato la supremazia statunitense con la conquista, da parte della Germania Orientale, di 2 medaglie d'argento e una di bronzo individuali. A Belgrado le tedesche migliorarono abbondantemente anche i rispettivi primati del mondo. Gli Stati Uniti conservarono con qualche difficoltà la guida nel settore maschile, vincendo 8 medaglie d'oro, di cui 5 individuali: il ranista John Hencken e il farfallista Robin Backhaus alimentarono il bottino, ma fu soprattutto grazie ai 3 successi nelle staffette e alle imprese vittoriose degli specialisti dello stile libero che essi respinsero l'offensiva dei nuotatori europei. Il settore dello stile libero contava su campioni come Jim Montgomery, che si impose nei 100 e nei 200 stile libero, mentre Rick DeMont non solo vinse i 400 stile libero, ma realizzò uno straordinario primato del mondo, diventando il primo nuotatore a infrangere la barriera dei 4 minuti su quella distanza. Gli Stati Uniti dovettero però cedere, in varie specialità, 5 medaglie d'oro individuali ai campioni europei: al dorsista Matthes, primo nei 100 e nei 200 m; al britannico David Wilkie, vincitore dei 200 rana; allo svedese Gunnar Larsson, che si impose nei 200 misti; e all'ungherese András Hargitay, oro nei 400 misti. Vittorie anche per l'australiano Steve Holland nei 1500 stile libero e per il canadese Bruce Robertson nei 100 farfalla. La sconfitta collettiva delle donne apparve della stessa gravità di quella subita per mano dell'Australia nel 1956 a Melbourne. Salirono alla ribalta internazionale i nomi della quindicenne tedesca orientale Kornelia Ender (in seguito moglie di Roland Matthes) e delle sue compagne di squadra Ulrike Richter, Renate Vogel (fuggita in Occidente qualche anno più tardi), Rosemarie Kother, Gudrun Wegner e Andrea Hubner, tutte neocampionesse mondiali e tutte capaci nell'occasione (tranne Vogel) di migliorare anche il corrispondente primato del mondo.
È particolarmente significativo il fatto che tra le poche nuotatrici in grado di ricavarsi un posto nel gruppo delle vincitrici dominato dalle tedesche orientali, ci sia stata l'italiana Novella Calligaris, che diede seguito alle imprese realizzate alle Olimpiadi di Monaco del 1972 vincendo a Belgrado la medaglia d'oro degli 800 stile libero a ritmo di primato del mondo. La piccola nuotatrice padovana vinse altre 2 medaglie di bronzo, nei 400 stile libero e nei 400 misti. Con la vittoria negli 800 stile libero è la prima, e finora unica, nuotatrice italiana capace di raggiungere contemporaneamente titolo e primato mondiale di nuoto.
Durante gli Europei del 1974 a Vienna non si erano verificate inversioni di tendenza e le tedesche orientali, che avevano confermato la propria forza, si presentarono con i favori del pronostico alla seconda edizione dei Campionati del Mondo che si disputò a Cali (Colombia) nel 1975. Solo 4 medaglie d'oro, 3 delle quali nello stile libero, sfuggirono allo squadrone tedesco orientale, per finire agli Stati Uniti e all'Australia che vinsero rispettivamente i 200 e i 400 stile libero, con Shirley Babashoff, e gli 800 stile libero, con Jenny Turrall.
Molto più composito il quadro emergente dal settore maschile. Gli ungheresi salirono alla ribalta conquistando 3 titoli per merito di András Hargitay e Zoltán Verraszto, vittoriosi il primo nei 200 e 400 misti e il secondo nei 200 dorso. Continuarono a vincere Matthes nei 100 dorso e il britannico Wilkie nei 100 e nei 200 rana. Gli statunitensi si aggiudicarono 8 titoli, mettendo in luce lo straordinario talento di Tim Shaw, il quale, capace di progressioni incontenibili, si impose nelle 3 distanze olimpiche del mezzofondo dello stile libero, conquistando i titoli dei 200, 400 e 1500 m e firmando un'impresa finora mai eguagliata.
La terza edizione dei Mondiali si disputò a Berlino Ovest nel 1978, in un ambiente ostile alle tedesche orientali, che avevano spopolato in Canada. Le statunitensi preparavano la rivincita da quando la vittoriosa staffetta 4x100 stile libero di Montreal aveva restituito loro speranze. Erano passati solo due anni dalle 10 medaglie d'oro di Montreal e tre dalle 10 di Cali, eppure le tedesche orientali vinsero una sola medaglia d'oro, nei 100 stile libero, con Barbara Krause. Nell'occasione furono assai insistenti le voci che attribuivano le cause dell'insuccesso della Germania Orientale al momentaneo abbandono del programma di sostegno con pratiche dopanti, per timore dei controlli che avrebbero effettuato gli organizzatori della Germania Occidentale. Le statunitensi conquistarono 9 titoli: 3 con la stella dei campionati Tracy Caulkins, 2 con la dorsista Linda Jezek, gli altri con le 2 staffette, con la mezzofondista Cynthia Woodhead nei 200 stile libero e con Joan Pennington nei 100 farfalla. Le australiane vinsero nei 400 e negli 800 stile libero con Tracey Wickham; le sovietiche i due titoli di rana con Julija Bogdanova e Lina Kaãuèite. Gli Stati Uniti a Berlino dominarono anche il settore maschile, lasciando soltanto 4 vittorie agli avversari: al tedesco occidentale Walter Kusch nei 100 rana, al canadese Graham Smith nei 200 misti, ma soprattutto al sovietico Vladimir Sal´nikov, ormai definitivamente affermato, nei 400 e nei 1500 stile libero. Il solo statunitense a vincere 2 titoli individuali fu Jesse Vassallo, primo nei 200 dorso e nei 400 misti; gli Stati Uniti vinsero anche tutte le staffette, realizzando l'en plein dei due settori nelle prove di squadra.
Sembrava che i risultati del settore femminile rappresentassero un'autentica inversione di tendenza, testimoniata dal completo capovolgimento delle distanze nel medagliere. Tuttavia la verifica, attesa per il 1980 a Mosca, dovette invece essere rinviata, per ragioni politiche, ai Mondiali di Guayaquil (Ecuador) del 1982. L'impressione che per le nuotatrici statunitensi sarebbe stato comunque difficile arginare le tedesche fu confermata in questa manifestazione, peraltro pesantemente influenzata dai disturbi fisici che colpirono diversi atleti. Tuttavia fu un errore di programmazione degli americani, che arrivarono alle competizioni in condizioni di forma approssimative, a determinare l'indirizzo tecnico della manifestazione. I nuotatori statunitensi fecero registrare una lunga serie di controprestazioni, riuscendo a imporsi solo in 3 prove individuali in campo maschile, dove però conquistarono la vittoria nelle 3 staffette. Due i successi, entrambi individuali, tra le ragazze. Fecero scalpore le sconfitte di primatisti mondiali considerati imbattibili quali Rowdy Gaines, Craig Beardsley e Mary T. Meagher. Tra gli uomini si ebbe la definitiva consacrazione di Michael Gross, primo nei 200 stile libero e nei 200 farfalla; Sal´nikov confermò con autorità i titoli mondiali nei 400 e nei 1500 stile libero vinti a Berlino Ovest; l'olandese Annemarie Verstappen, vincendo i 200 stile libero, si inserì nella serie di vittorie della Germania Orientale, che si impose per 11 volte.
In mezzo a tanti campioni salì sul podio anche un italiano: Giovanni Franceschi, terzo classificato nei 200 misti, al quale si deve la conquista della prima medaglia individuale di un nuotatore italiano ai campionati del mondo.
I Campionati del Mondo disputati a Madrid nel 1986 furono dominati in campo dalla Germania Orientale, che il boicottaggio delle Olimpiadi di Los Angeles operato dal blocco orientale aveva escluso dai Giochi del 1984. Con 13 vittorie nelle 16 gare del programma, incluse le 3 staffette, le tedesche imposero la loro legge al resto del mondo. Betsy Mitchell nei 200 dorso e Mary T. Meagher, entrambe primatiste del mondo in carica, salvarono l'onore degli Stati Uniti. L'altra medaglia sfuggita alle tedesche andò alla romena Tamara Costache. Tra gli uomini gli Stati Uniti furono meno brillanti che nel passato: si imposero nel medagliere con 5 ori, ma furono costretti a lasciare un titolo di staffetta (la 4x200 stile libero) alla Germania Orientale, mentre i tedeschi occidentali e gli ungheresi conquistarono rispettivamente 4 e 3 titoli.
I primi dominarono il mezzofondo dello stile libero con Michael Gross (200 m) e Rainer Henkel (400 e 1500 m). Gross vinse anche i 200 farfalla. I magiari misero in luce il talento di due giovani della scuola di Budapest, rigidamente diretta da Tamás Széchy: József Szabó vinse il titolo nei 200 rana e Tamás Darnyi quelli nei 200 e nei 400 misti, iniziando così un ciclo senza precedenti per questa specialità a livello mondiale. Sul podio di Madrid salivano due azzurri, entrambi con la medaglia d'argento al collo: i romani Gianni Minervini e Stefano Battistelli, allenati rispettivamente da Franco Macioce e da Ivo Ferretti (nel 2000 responsabile dell'area biomeccanica della FIN).
Si rivelava intanto il talento di un giovanissimo azzurro, che di lì a poco avrebbe fatto parlare il mondo di sé: il bresciano Giorgio Lamberti che, diciassettenne, fu convocato per i Campionati di Madrid comportandosi discretamente nei 200 stile libero e raggiungendo poi la finale con la staffetta 4x200 stile libero. Figurarono ottimamente le italiane, che conquistarono 7 finali, di cui 5 individuali con Tanya Tannini (200 stile libero), Manuela Dalla Valle (100 e 200 rana), Ilaria Tocchini (100 farfalla), Roberta Felotti (400 misti). In finale anche le staffette 4x100 stile libero (Silvia Persi, Vannini, Tocchini, Dalla Valle) e 4x100 mista (Lorenza Vigarani, Dalla Valle, Tocchini, Persi), che sfiorò il podio piazzandosi quarta.
Durante i Campionati del Mondo del 1991, disputati a Perth, Lamberti, da due anni primatista del mondo nei 200 stile libero, dominò la scena conquistando la medaglia d'oro sulla stessa distanza con oltre un secondo di vantaggio sul rivale più vicino e vincendo il bronzo nei 100 stile libero. Uno stupendo Battistelli fu due volte sul podio: secondo nei 200 dorso e terzo nei 400 misti; Minervini aggiunse un'altra medaglia di bronzo alla sua splendida collezione di successi. Anche la staffetta 4x200 stile libero, galvanizzata da Lamberti, ottenne il secondo bronzo di squadra in sede di campionato mondiale. Lamberti fu il primo nuotatore azzurro della squadra maschile a conquistare il titolo mondiale, dopo avere fatto suo anche il primato del mondo: è tuttora il solo a essere riuscito in questa seconda impresa.
L'Italia ospitò i Campionati del Mondo del 1994. L'edizione fu nobilitata in campo maschile dai primati del mondo di Kieren Perkins nei 400 stile libero (3′43,80″) e del finlandese Jani Sievinen nei 200 misti (1′58,16″). Se il record di Perkins resisterà per 5 anni, cadendo solo per opera di Ian Thorpe nel 1999, quello di Sievinen dovrà attendere l'avvento di Michael Phelps, che lo farà suo nel 2003. Cadde anche il primato dei 400 misti, per opera di Tom Dolan, un eclettico nuotatore statunitense che, nonostante fosse sofferente d'asma, nuotò in 4′12,30″ e superò di 6 centesimi il precedente primato di Darnyi.
In campo femminile l'ascesa delle nuotatrici cinesi (iniziata nel 1992 a Barcellona) continuò inarrestabile sul piano tecnico, ma le atlete della Repubblica Popolare stavano per cogliere il loro ultimo grande successo collettivo prima di finire impigliate nella rete dei controlli anti-doping a sorpresa che ne arresterà il cammino. Vinse la velocista Jingyi Le nei 50 e nei 100 stile libero con duplice primato del mondo di 24,51″ e 54,01″; conquistò una doppietta nei 100 e 200 dorso Cihong He, che migliorò il primato nei 100 dorso di Egerszegi nuotando in prima frazione di staffetta con il tempo di 1′00,16″. Doppietta anche per Limin Liu nelle due gara di farfalla e vittoria per Aihua Yang nei 400 stile libero. Le ulteriori affermazioni di Bin Lu e Guohong Dai nei 200 e nei 400 misti e nelle tre staffette (con altrettanti primati mondiali) portarono a un totale di 12 successi su 17 gare disputate dalle cinesi, il cui dominio fu interrotto solo dalle vittorie di Franziska Van Almsick nei 200 stile libero e della ranista australiana Samantha Riley (alcuni anni dopo implicata anche lei in una squalifica per doping) nei 100 e nei 200 rana. La tedesca Van Almsick, di fatto eliminata in batteria perché soltanto nona, fu ripescata quando una sua compagna fu indotta dai dirigenti della squadra a rinunciare in suo favore. Rispose a questo dono della sorte con una gara clamorosa, migliorando il primato del mondo con 1′56,78″ e respingendo al secondo posto Bin Lu. Le statunitensi marcarono il 'punto della bandiera' con l'inossidabile Janet Evans, che si aggiudicò gli 800 stile libero sei anni dopo le clamorose imprese di Seul.
Nel 1998 i Mondiali tornarono a Perth e come nel 1991 si svolsero in gennaio. Si rivelò il grande talento di Ian Thorpe e di Grant Hackett, che vinsero rispettivamente i 400 e i 1500 stile libero. I due australiani (sedicenne il primo, diciottenne l'altro) saranno la colonna portante di una formidabile squadra maschile fino ai nostri giorni. Gli italiani Emiliano Brembilla e Massimiliano Rosolino, rivelatisi ad Atlanta nel 1996 ed esplosi ai vertici mondiali nel 1997, confermarono tutto il loro talento conquistando una medaglia d'argento a testa nei 1500 e nei 200 stile libero. Aleksandr Popov vinse, come da pronostico, i 100 stile libero, ma fu battuto nei 50 stile libero dallo statunitense Bill Pilczuk a causa di una cattiva partenza. Due soli nuotatori si imposero in 2 gare individuali: l'australiano Michael Klim arrivò primo nei 100 farfalla e nei 200 stile libero, mentre lo statunitense Lenny Krayzelburg, di origini ucraine, conquistava i titoli nei 100 e nei 200 dorso. Gli australiani, che stavano preparando le Olimpiadi di Sydney con il preciso intento di precedere nel medagliere olimpico gli Stati Uniti, vinsero 2 delle 3 staffette, piegando i rivali nella 4x200 stile libero e nella 4x100 mista e minacciandoli molto da vicino nella 4x100 stile libero.
In campo femminile si ebbe la vittoria per gli Stati Uniti in tutte le gare da 100 m delle quattro specialità del nuoto, due delle quali (i 100 stile libero e i 100 farfalla) per merito del loro capitano Jenny Thompson. Si imposero anche in due gare di stile libero: i 50 m con la veterana Amy Van Dyken e gli 800 m con l'emergente Brooke Bennett. Le statunitensi cedettero però una staffetta, la 4x200 stile libero, alla Germania di Van Almsick. Le cinesi vinsero 3 gare, grazie a una doppietta di Yan Chen nei 400 stile libero e nei 400 misti e a un'ottima prestazione di Yanyan Wu nei 200 misti, distanza di cui la cinese è poi diventata primatista mondiale.
Nel 2001 si disputarono i Mondiali a Fukuoka (Giappone) e gli australiani realizzarono il sogno soltanto sfiorato a Sydney. Per la prima volta nella storia di una manifestazione olimpica o mondiale gli Stati Uniti furono battuti tanto nel medagliere maschile quanto in quello femminile. Gli australiani vinsero 13 medaglie d'oro, 9 delle quali in campo maschile; batterono gli statunitensi in tutte e tre le staffette maschili, fatto senza precedenti. Ian Thorpe fu il re dei Mondiali con 3 vittorie individuali e altrettanti record del mondo nelle gare dei 200, 400 e 800 stile libero. Egli fu determinante anche nelle 3 vittorie delle staffette australiane, spingendo la 4x200 stile libero al record mondiale. Il mezzofondista australiano Hackett, secondo dietro a Thorpe nei 400 e 800 stile libero, fece registrare un incredibile record del mondo nei 1500 stile libero (la gara preferita dagli australiani). Nuotando nel tempo di 14′34,56″ tolse oltre 7 secondi al precedente primato, che resisteva da sette anni, del connazionale Kieren Perkins e realizzò una prestazione che molti esperti considerano la frontiera tecnica più avanzata del nuoto mondiale.
Gli italiani erano presenti con una squadra di 22 nuotatori, 15 dei quali maschi. Come a Sydney ottennero un grande successo, fatto di affermazioni individuali e collettive imponenti. Massimiliano Rosolino e lo slanciato Alessio Boggiatto si laurearono campioni del mondo nei 200 e nei 400 misti, completando uno storico poker con Novella Calligaris e Giorgio Lamberti. Domenico Fioravanti si piazzò secondo nei 100, terzo nei 50 e quarto nei 200 rana: formidabile impresa dal momento che era reduce da un incidente motociclistico che lo aveva fermato per 45 giorni. Emiliano Brembilla tornava sul podio di una grande manifestazione internazionale con il bronzo nei 400 stile libero. Una sesta medaglia fu conquistata dalla staffetta 4x200 stile libero, in cui con Brembilla e Rosolino scesero in acqua il 'classico' milanese Matteo Pelliciari e il potente torinese Andrea Beccari: per il quartetto azzurro fu uno straordinario secondo posto, impreziosito dal primato europeo e dalla seconda prestazione mondiale di ogni epoca sulla distanza. L'Italia conquistava anche altre 10 finali, 3 delle quali nel settore femminile.
Il Campionato del Mondo di Barcellona 2003 fu caratterizzato da una straordinaria serie di risultati e di eventi che ne hanno fatto una manifestazione epocale. Gli atleti presenti nelle 5 discipline previste dalla FINA (nuoto, tuffi, sincronizzato, pallanuoto e fondo) furono 2015, in rappresentanza di 157 federazioni nazionali. Furono realizzati 15 record del mondo (uno di staffetta e, a livello individuale, 13 battuti e uno eguagliato), 38 record dei campionati e 60 record continentali.
In campo maschile solo quattro assoluti fuoriclasse, Thorpe (nei 200 e 400 stile libero), Hackett (nei 1500 stile libero), Aaron Peirsol (nei 200 dorso) e Phelps (nei 200 farfalla), riuscirono a confermare il titolo vinto a Fukuoka.
In campo femminile Inge De Bruijn nei 50 e nei 100 farfalla, Xuejuan Luo nei 50 e nei 100 rana, Hannah Stockbauer negli 800 e nei 1500 stile libero e Kloãkova nei 400 misti sono rimaste saldamente in vetta delle rispettive specialità, a due anni dalla conquista della medaglia d'oro a Fukuoka.
L'Australia usciva da Barcellona senza medaglie d'oro dal settore femminile, ma proprio in questo ambito dimostrava una velocità di rinnovamento tale da poter rilanciare la sfida olimpica agli Stati Uniti ad Atene. La squadra maschile viveva sulle imprese di Thorpe e Hackett e sulla fantastica capacità agonistica di Matt Welsh. Thorpe si confermava sul trono nei 200 e nei 400 stile libero. Ampliava inoltre il fronte competitivo ottenendo il terzo posto e la sua prima medaglia individuale nei 100 stile libero e il secondo posto nei 200 misti (1′59,66″, record dell'Oceania e personale).
Gli Stati Uniti conquistavano complessivamente un fantastico medagliere (28 medaglie, di cui 11 d'oro) e tornavano saldamente al comando del nuoto mondiale, respingendo la sfida dell'irriducibile squadra australiana. Il successo arrivò, benché addirittura sei campioni del mondo in carica chiamati a difendere sette titoli conquistati a Fukuoka non abbiano saputo riconfermarsi a Barcellona. La prestazione della squadra degli Stati Uniti fu determinata dalla maturazione di un fuoriclasse come Phelps, in grado di costituire da solo un punto di incredibile forza per il medagliere. A ciò si aggiungeva la presenza in squadra di due giovani talenti come Peirsol e Crocker, l'uno in grado di imporre la forza della scuola statunitense nel dorso, l'altro in grado di completare l'eccezionale qualità di Phelps in farfalla, ed entrambi decisivi per l'affermazione della schiacciante superiorità nella staffetta mista.
Il solo Phelps, oltre a vincere 3 ori e un argento individuale, realizzava 5 primati del mondo: 3 nei 200 misti (1′57,71″; 1′57,52″ e 1′56,04″) in batteria, semifinale e finale, uno nei 100 farfalla, uno nei 200 farfalla e uno nei 400 misti. Altri due record cadevano per merito della ranista Amanda Beard nei 200 rana (2′22,99″) e del texano Crocker che, con una stupenda volata nella finale dei 100 farfalla, abbatteva con il tempo di 50,98″ la barriera dei 51 secondi, dimostrando di essere l'unico nuotatore a non perdere la testa di fronte allo strapotere di Phelps.
Stockbauer vinceva i titoli di 400, 800 e 1500 stile libero, diventando la regina dei Campionati, anche se il valore tecnico delle sue prestazioni non è in assoluto elevatissimo. Antje Buschschulte compiva una grandiosa impresa nei 100 dorso: la tedesca coronava una carriera lunghissima e ricca di soddisfazioni con un titolo mondiale meritato e conquistato con un tempo di grande spessore tecnico (1′00,50″), poi ulteriormente migliorato con 1′00,33″ in prima frazione di staffetta.
La Russia fu autrice di uno spettacolare quanto inatteso ritorno al vertice del nuoto mondiale. Il punto più alto della prestazione dei russi fu raggiunto nella finale della staffetta 4x100 stile libero, gara in cui Andrej Kapralov, Ivan Usov, Denis Pimankov e Aleksandr Popov infliggevano una stilettata mortale all'orgoglio statunitense e australiano imponendosi con un record europeo di 3′14,06″. Popov festeggiava il suo quarto e quinto titolo mondiale individuale nei 50 e nei 100 stile libero. Kloãkova si confermava campionessa nei 400 misti e riprendeva la leadership mondiale anche nei 200 misti, sfuggitale a Fukuoka per mano di Maggie Bowen.
L'Italia, pur conquistando una sola medaglia, portava in finale individuale sette diversi atleti (Rosolino, Fioravanti, Boggiatto, Federico Cappellazzo, Alessandro Terrin, Christian Minotti e Francesca Segat) e tre staffette (4x100 stile libero uomini e donne; 4x200 stile libero uomini); raggiungeva 12 finali (9 individuali) e altri 7 piazzamenti in semifinale. Rosolino conquistava l'unica medaglia per gli azzurri con una coraggiosa opposizione a Phelps nei 200 misti. Fioravanti otteneva il sesto posto nella finale dei 100 rana. La staffetta 4x100 stile libero maschile migliorava per due volte il primato nazionale, prima in batteria (nella formazione Filippo Magnini, Michele Scarica, Klaus Lanzarini e Christian Galenda), poi in finale, quando Lorenzo Vismara era subentrato a Lanzarini. In campo femminile Segat conquistava un ottimo quinto posto nella finale dei 200 farfalla (terza tra le europee), abbassando a livelli di valore mondiale il suo precedente primato italiano.
Dopo 10 edizioni dei campionati del mondo è possibile fare alcune considerazioni statistiche. A partire dalla prima edizione del 1973 fino a quella più recente del 2003 sono state assegnate nel settore maschile complessivamente 494 medaglie nelle gare che fanno parte dell'attuale programma dei mondiali di nuoto in piscina. In trent'anni di competizioni sono 21 le nazioni che hanno conquistato almeno una delle 164 medaglie d'oro assegnate e 35 quelle che hanno vinto almeno una medaglia di qualsiasi valore. L'Italia è all'undicesimo posto nel medagliere complessivo maschile, sia per qualità (numero di medaglie d'oro) sia per quantità (numero totale di medaglie vinte). La classifica è largamente dominata dagli Stati Uniti, davanti ad Australia e Ungheria: gli statunitensi vantano complessivamente più medaglie d'oro di quelle totalizzate dalle prime 6 nazioni. Germania Occidentale, Unione Sovietica e Germania Orientale sono ancora tra le prime dieci potenze di ogni epoca (quinto, sesto e settimo posto), pur avendo cessato ogni attività politica e sportiva.
Delle 67 medaglie d'oro conquistate dagli Stati Uniti, 16 (su di un massimo possibile di 48) sono state vinte nelle sei gare del programma dello stile libero. Quattro di queste gare (100, 200, 400 e 1500 m) sono state disputate in ogni edizione dei campionati; la gara dei 50 m fu introdotta a partire dai Mondiali di Madrid (1986) ed è quindi nel programma da 6 edizioni; quella degli 800 m lo è invece da due (Fukuoka 2001, Barcellona 2003). Gli Stati Uniti hanno conquistato 10 dei 22 titoli assegnati nelle tre distanze di gara nel dorso e 6 delle 22 nelle tre distanze di gara nella rana. Anche nella specialità della farfalla sono stati attribuiti 22 titoli, 11 dei quali sono finiti nel forziere degli Stati Uniti. In tutti questi stili di gara il programma prevede attualmente gare sulle tre distanze dei 50, 100 e 200 m, le ultime due disputate in ogni edizione dei mondiali, la prima introdotta nel 2001 a Fukuoka. Le due gare dei misti individuali, 200 e 400 m, si disputano senza interruzione dalla prima edizione. È questa l'unica specialità sulla quale gli Stati Uniti non hanno il dominio assoluto, avendo vinto 5 medaglie d'oro su 20, contro le 7 dell'Ungheria, paese in cui il nuoto è da sempre molto seguito, particolarmente i misti. Impressionante il predominio degli Stati Uniti nelle prove di squadra ‒ le staffette 4x100 stile libero, 4x200 stile libero e 4x100 mista ‒, presenti nel programma gare dei campionati del mondo fin dalla prima edizione. Gli Stati Uniti hanno infatti trionfato per 19 volte su 30, mentre la seconda nazione classificata, l'Australia, può vantare solo 6 successi. Per 8 volte su 10 i nuotatori degli Stati Uniti hanno vinto sia la staffetta 4x100 stile libero sia quella mista. Nelle prime 4 edizioni dei campionati, da Belgrado 1973 a Guayaquil 1982, si sono aggiudicati tutte le tre prove di staffetta, impresa che in seguito è riuscita solo agli australiani a Fukuoka. La prima staffetta in grado di battere una squadra statunitense è stata la 4x200 stile libero della Germania Orientale a Madrid, nel 1986. Sono stati invece gli australiani a interrompere la serie di successi delle altre staffette statunitensi, vincendo la staffetta mista nel 1998 a Perth, dopo 7 consecutive vittorie degli Stati Uniti, e la staffetta 4x100 stile libero nel 2001 a Fukuoka, dopo 8 affermazioni dei rivali.
Dal medagliere individuale ‒ in cui i nuotatori che hanno conquistato medaglie in una o più delle 10 edizioni dei mondiali sono classificati prima in base alle medaglie d'oro e successivamente, in caso di parità, in base a quelle d'argento e poi di bronzo ‒ emergono i nomi di 13 fuoriclasse che nella loro carriera hanno vinto 3 o più titoli mondiali. La lista è aperta dall'australiano Thorpe, il solo ad aver vinto 6 ori individuali (8 medaglie in totale). Peraltro il formidabile mezzofondista australiano, primatista del mondo nei 200, 400 e 800 stile libero, ha contribuito anche alla conquista di 5 titoli di staffetta del suo paese. Al secondo posto, con 5 successi e 6 medaglie, è un altro grande dello stile libero mondiale, Popov, naturalmente leader delle altre distanze di gara dello stile libero, i 50 e i 100 m. Segue il fondista Hackett, amico e compagno di squadra ma anche rivale di Thorpe, vincitore di 4 medaglie d'oro e di complessive 9 medaglie individuali (più di tutti). Ha avuto 4 medaglie d'oro (7 in totale) anche Michael Gross, il formidabile nuotatore tedesco protagonista delle gare di farfalla e stile libero negli anni Ottanta, passato alla storia del nuoto come l'Albatros, per la sua eccezionale apertura di braccia. Ha poi ottenuto 4 successi (e una medaglia d'argento) il diciannovenne campione statunitense Phelps: l'attuale leader mondiale nei misti e nella farfalla, grande interprete anche nelle gare di dorso e stile libero e dominatore nel nuoto dei Giochi Olimpici di Atene, ha un simile score dopo due partecipazioni ai campionati del mondo; mai nessuno prima di lui ha vinto 4 medaglie, 3 d'oro e una d'argento, in una sola manifestazione. Chiudono la lista dei fuoriclasse vincitori di 4 ori in sede di campionato del mondo, Tamás Darnyi e Vladimir Sal´nikov, il primo dominatore della scena internazionale nei misti tra il 1986 e il 1992, il secondo leggendario interprete delle distanze del mezzofondo tra il 1978 e il 1988. Con tre medaglie d'oro seguono i ranisti Norbert Rózsa, ungherese, e David Wilkie, britannico; il dorsista Matthes, che meritò l'appellativo di Sughero per il suo straordinario galleggiamento e che è stato il più grande interprete del dorso internazionale; l'attuale leader del dorso mondiale, lo statunitense Peirsol; il mistista ungherese András Hargitay, le cui imprese, assieme a quelle di Darnyi, fanno dell'Ungheria la nazione di vertice di questa specialità; infine lo statunitense Tim Shaw.
Nelle 10 edizioni dei campionati finora disputate sono state assegnate nel settore femminile complessivamente 480 medaglie, considerando l'insieme delle gare che fanno parte dell'attuale programma dei mondiali di nuoto in piscina. Dopo trent'anni di competizioni le nazioni le cui nuotatrici si sono aggiudicate almeno una medaglia d'oro sono 18, tra le quali soltanto 11 ne hanno vinte almeno 2. L'Italia è quindicesima per qualità del medagliere e tredicesima per numero complessivo di medaglie. I paesi che hanno conquistato almeno una medaglia di bronzo sono 30. La classifica vede ancora al primo posto, per numero di medaglie d'oro vinte, le nuotatrici della Germania Orientale, che pure non sono più in gara dopo l'unificazione tedesca e che quindi hanno conquistato le medaglie (discusse per doping e però mai ritirate dalla FINA) in sole 5 edizioni dei mondiali. Il dato illustra il formidabile impatto avuto da questa nazionale nel ventennio 1970-1990 sulla storia del nuoto mondiale. Gli Stati Uniti sono però ormai prossimi al sorpasso e precedono la Cina, nazione che ha esercitato una breve ma impressionante superiorità a livello mondiale nel settore femminile, proprio quando la Germania Orientale scompariva dallo scenario internazionale. Come la Germania Orientale, anche la Cina ha alimentato con i suoi successi repentini forti sospetti (peraltro comprovati) di pratiche illecite di doping. L'Australia ha risalito con forza la classifica negli ultimi anni e si profila come la più credibile e attrezzata alternativa al dominio delle statunitensi. L'Unione Sovietica è ancora tra le prime 10 potenze di ogni epoca (ottavo posto), ma il testimone, piuttosto che alla Russia, sembra essere passato in questi ultimi anni all'Ucraina.
Delle 44 medaglie d'oro vinte in 5 edizioni, all'incredibile media di quasi 9 per edizione, la Germania Orientale ne ha conquistate 9 nella specialità dello stile libero, 6 nel dorso, 6 nella farfalla, 7 nella rana, 7 nei misti, 9 nelle staffette. Nelle prove di staffetta le tedesche orientali hanno vinto tutte le medaglie disponibili in 4 delle 5 edizioni a cui erano presenti tra il 1973 e il 1986 ‒ venendo superate dalle statunitensi solo in occasione dei Mondiali di Berlino Ovest del 1978 ‒, per un totale di 9 titoli di squadra su 11. Nelle 5 edizioni cui la Germania Orientale ha partecipato non si disputavano ancora le gare dei 50 rana, dorso e farfalla, né quella degli 800 stile libero, introdotte nel 2001 a Fukuoka. La gara dei 50 stile libero venne inserita nel 1986, ultima edizione a cui le tedesche orientali furono presenti. Ciò significa che le 35 medaglie d'oro individuali sono state vinte a fronte di un massimo possibile di 61 titoli.
Il medagliere individuale femminile, che riassume la storia delle 10 edizioni dei campionati del mondo femminili, è guidato sorprendentemente dalla tedesca Stockbauer con 5 medaglie d'oro e una di bronzo, ottenute nelle prove di fondo dello stile libero (400, 800 e 1500 m) nelle ultime due edizioni dei mondiali. Di contro la tedesca, che non ha mai realizzato un primato del mondo, non ha una storia personale in ambito olimpico, dove non ha mai vinto medaglie individuali. Con 5 medaglie d'oro è al secondo posto l'olandese De Bruijn, una delle più titolate nuotatrici di ogni epoca anche in sede olimpica e una delle più importanti cacciatrici di primati della storia del nuoto. Appaiate al terzo posto, con 4 medaglie d'oro e 2 d'argento, Ender e Kloãkova, la prima delle quali è stata primatista del mondo in 5 diverse distanze di gara e campionessa olimpica in 3, mentre la seconda ha dominato dal 1999 al 2004 la scena internazionale nei misti, con frequenti e fortunate incursioni nelle gare di mezzofondo nei 400 e negli 800 stile libero. Entrambe hanno scritto storiche pagine anche in occasione dei giochi olimpici e inciso pesantemente, soprattutto Ender, nell'albo dei primati del mondo. L'ultima nuotatrice ad aver vinto 4 medaglie d'oro in sede di campionato del mondo è la cinese Xuejuan Luo, un'altra atleta che ha una significativa storia anche a livello olimpico.
Con 3 medaglie d'oro seguono Otto, la stella della Germania Orientale (che ha vinto anche 4 medaglie olimpiche individuali tutte in una singola edizione dei giochi) e tre atlete statunitensi di grande statura tecnica: la farfallista e mistista Caulkins, la specialista delle prove veloci della farfalla e dello stile libero Thompson e la mezzofondista Evans, da 17 anni primatista mondiale delle prove di mezzofondo nei 400, 800 e 1500 stile libero. La prima è stata una delle grandi nuotatrici che, sebbene fosse in attività durante il periodo di supremazia della Germania Orientale, riuscì a emergere nei Mondiali di Berlino Ovest. La seconda ha vinto in carriera tutto quanto si poteva vincere, tranne una medaglia olimpica individuale. Ha battuto numerosi primati del mondo; gli statunitensi, che nelle loro statistiche non fanno differenza tra titoli individuali e di staffetta, la considerano la più vincente fra tutte le nuotatrici del loro paese. Impressionante è il suo medagliere nelle gare a staffetta: ha vinto in sede di campionati del mondo 4 medaglie d'oro, 4 d'argento e una di bronzo, in aggiunta alle 5 individuali.
L'Italia ha vinto medaglie in ognuna delle 10 edizioni dei campionati del mondo finora disputate, arrivando a un totale di 19 medaglie individuali e 3 di staffetta. Sono 18 gli atleti azzurri che hanno vinto medaglie in sede di campionato del mondo, 10 dei quali a livello individuale: tra questi due sole donne, Novella Calligaris e Lorenza Vigarani.
I campioni del mondo della storia del nuoto italiano sono stati Novella Calligaris, Giorgio Lamberti, Massimiliano Rosolino e Alessio Boggiatto. Calligaris e Rosolino hanno conquistato altre 2 medaglie individuali, con un argento e un bronzo per entrambi; Lamberti oltre all'oro anche un bronzo. Lamberti e Rosolino hanno vinto rispettivamente un argento e un bronzo in staffetta, entrambi nella 4x200 stile libero (il primo nel 1991, il secondo nel 2001). Stefano Battistelli, Emiliano Brembilla, Domenico Fioravanti e Gianni Minervini hanno tutti conquistato 2 medaglie durante i mondiali: entrambe d'argento Battistelli, un argento e un bronzo gli altri tre. Battistelli (nel 1991) e Brembilla (nel 2001) possono vantare anche un argento in staffetta, sempre con la 4x200 stile libero. Giovanni Franceschi e Lorenza Vigarani sono gli altri due nuotatori vincitori di medaglie in sede di campionato del mondo, con un bronzo a testa. Otto nuotatori azzurri hanno vinto medaglie solo in staffetta: il quartetto composto da Roberto Pangaro, Claudio Zei, Paolo Barelli e Marcello Guarducci si è piazzato terzo ai mondiali di Cali del 1975; Emanuele Idini e Roberto Gleria, terzi a Perth nel 1991 con la 4x200 stile libero completata da Battistelli e Lamberti; Andrea Beccari e Matteo Pelliciari, secondi nel 2001 a Fukuoka con Brembilla e Rosolino, ancora con la staffetta 4x200 stile libero. In definitiva Rosolino è il nuotatore italiano che ha conquistato più medaglie complessivamente, andando a segno in 3 consecutive edizioni dei Mondiali (1998, 2001, 2003); Novella Calligaris è l'azzurra che ha vinto più medaglie individuali in una sola edizione (3, nel 1973). Lamberti e Calligaris sono i due soli nuotatori ad aver detenuto un primato mondiale in vasca grande, e il primo ha visto il suo record nei 200 stile libero resistere dal 1989 al 1999.
Il programma gare dei campionati europei di nuoto, come è stato strutturato a partire dal 1999, comprende complessivamente 38 gare, 19 per ciascun settore. L'unica differenza tra uomini e donne è rappresentata dalla distanza nuotata nella prova di maggior lunghezza dello stile libero, che è di 800 m per le donne e 1500 m per gli uomini. Nei campionati d'Europa si disputa dunque una gara in meno in ciascun settore rispetto ai campionati del mondo, dal momento che in quella sede si disputano gli 800 e i 1500 stile libero sia tra gli uomini sia tra le donne. Il programma tecnico della manifestazione viene sviluppato in 7 giornate di gare, durante le quali sono previsti 3 turni di competizione (batterie, semifinali e finali) per qualunque specialità e in tutte le distanze di gara che vanno dai 50 ai 200 m compresi. Si passa direttamente in finale, dopo le batterie, nelle gare dei 400 stile libero e dei 400 misti; negli 800 stile libero femminili e nei 1500 stile libero maschili; nelle gare di staffetta. Nella prima edizione, in cui hanno gareggiato solo gli uomini, il programma comprendeva 3 gare individuali di stile libero (100, 400 e 1500 m), in luogo delle attuali 5. Non essendo ancora codificato lo stile a farfalla non si sono disputate gare in quella specialità e neppure in quella dei misti, individuali o di staffetta. Si è gareggiato in dorso sulla distanza dei 100 m e in rana su quella dei 200 m; era in programma una sola prova di staffetta, la 4x200 stile libero. Tutte queste prove da allora sono state sempre presenti nel programma dei campionati europei, con una sola brevissima interruzione per la gara dei 100 dorso, che non venne disputata nel 1962 a Lipsia e nel 1966 a Utrecht. Dalla seconda edizione, che ebbe luogo a Bologna nel 1927, i campionati d'Europa vennero aperti anche al nuoto femminile. Il programma di gare era identico a quello maschile con l'eccezione della prova di staffetta (che in campo femminile si disputava sulla distanza della 4x100 stile libero) e con l'esclusione, nel settore femminile, della gara dei 1500 stile libero. Anche in questo settore le gare della prima edizione non sono più uscite dal programma, senza eccezioni.
Nel 1954, a seguito della codificazione della disciplina della farfalla come stile di competizione separato dalla rana, furono introdotte in campo maschile la gara dei 200 farfalla e in campo femminile quella dei 100 farfalla. Ciò consentì nel 1958 di introdurre nei due settori una nuova prova di staffetta, la 4x100 mista. Nel 1962 fu inserita in programma anche la prima gara nella specialità dei misti, sia per gli uomini sia per le donne, sulla distanza dei 400 m. In quell'occasione entrò a far parte del programma maschile anche la staffetta 4x100 stile libero. Nel 1970, in occasione degli Europei di Barcellona, il programma venne portato, in entrambi i settori, a 2 gare per le tutte le specialità diverse dallo stile libero. Le distanze di gara (100 e 200 m) erano le stesse in ognuna di queste specialità, tranne in quella dei misti (200 e 400 m). In entrambi i settori il programma delle gare dello stile libero venne incrementato con l'introduzione della distanza dei 200 m; nel settore femminile fu finalmente introdotta anche la prova di mezzofondo stile libero, sulla distanza degli 800 m. Nel 1983, in occasione degli Europei di Roma, i programmi furono uniformati con l'introduzione nel settore femminile della staffetta mancante, la 4x200 stile libero.
Nel 1987, a Strasburgo, venne introdotta sia per gli uomini sia per le donne la distanza di gara dei 50 stile libero, già presente dal 1986 ai Mondiali di Madrid e di lì a poco inclusa anche nel programma olimpico (Seul 1988). A Istanbul nel 1999 il programma ha raggiunto il formato attuale, con l'introduzione per entrambi i settori della distanza di gara dei 50 m per le specialità del dorso, della rana e della farfalla. Questa iniziativa della LEN verrà ripresa due anni più tardi dalla FINA per i propri campionati.
Storia dei campionati europei. - A partire dalla prima edizione di Budapest nel 1926, fino alla più recente (Madrid 2004), sono state disputate 27 edizioni dei campionati europei, tre delle quali (1927, 1954 e 1983) in Italia, a Bologna, Torino e Roma.
Gli atleti italiani hanno vinto complessivamente 107 medaglie, 89 delle quali in campo maschile. Il contributo dei due settori è stato quindi molto dissimile: le 18 medaglie del settore femminile sono un valore che collocherebbe l'Italia tra la decima e la ventesima posizione tra le potenze del nuoto europeo. Le 89 vinte dai nuotatori sono al contrario un risultato di primissimo piano e corrispondono a una delle prime cinque posizioni del continente. Gli azzurri hanno conquistato 25 medaglie d'oro, 20 delle quali individuali e 5 di staffetta. Le medaglie d'argento vinte sono 28, di cui 25 individuali e 3 di staffetta; quelle di bronzo 36, di cui 28 individuali e 8 di staffetta.
In campo femminile nessuna nuotatrice italiana è mai salita sul più alto gradino del podio. Le 18 medaglie vinte in questo settore sono divise tra 9 medaglie d'argento (5 individuali) e 9 di bronzo (8 individuali). Di conseguenza, le medaglie vinte dalle azzurre in gare di staffetta sono 4 d'argento e una di bronzo.
In campo maschile i 20 titoli individuali sono stati vinti da 12 differenti atleti. I nuotatori italiani hanno conquistato medaglie in 14 e la medaglia d'oro in 12 delle 19 distanze di gara attualmente presenti nel programma dei campionati. Gli azzurri non hanno mai vinto medaglie in 5 gare maschili: 50 e 100 dorso, 50 rana, 50 e 100 farfalla. Le tre gare di 50 m sono del resto state disputate solo nelle ultime quattro edizioni. La vittoria europea manca ancora in sette gare: le cinque precedenti, più 50 stile libero e staffetta mista.
La specialità che nel settore maschile ha maggiormente contribuito ai successi del nuoto azzurro è lo stile libero, con 42 medaglie, 10 delle quali d'oro, 16 d'argento e altrettante di bronzo. Di queste, 29 sono state individuali e 13 di staffetta: nelle prove a squadre sono stati vinti 5 ori, 3 argenti e 5 bronzi. La distanza di gara in cui gli azzurri hanno maggiormente inciso nella storia dei campionati europei è, con 4 vittorie a livello individuale (tutte di Emiliano Brembilla), quella dei 400 stile libero; a livello di squadra quella della staffetta 4x200, anch'essa vittoriosa per 4 volte. Sia Brembilla sia il quartetto azzurro detengono il titolo europeo da tre consecutive edizioni (Helsinki 2000, Berlino 2002 e Madrid 2004). L'Italia ha una grandissima tradizione anche nelle gare di rana, dei misti e del dorso, mentre nella farfalla ha conquistato in 27 edizioni una sola medaglia.
Nei campionati europei il nuoto azzurro ha vissuto fasi alterne. Dopo una timida apparizione a Budapest nel 1926, seguì un periodo di circa otto anni molto favorevole. Nel corso di tre successive edizioni dei campionati (Bologna 1927, Parigi 1931 e Magdeburgo 1934) gli azzurri conquistarono 8 medaglie. La prima medaglia individuale del nuoto in acque chiuse fu merito di Giuseppe Perentin, secondo a Bologna nella gara dei 1500 stile libero. Quattro anni dopo Perentin riconfermò l'argento nella stessa gara. In quell'occasione entrò in scena Paolo Costoli, una delle più grandi figure del nuoto italiano, che fu terzo sia nei 400 sia nei 1500 stile libero e che inoltre spinse al bronzo anche la staffetta 4x200 stile libero (Antonio Conelli, Sirio Banchelli, Ettore Baldo, Paolo Costoli). Banchelli, chiamatovi da Mario Saini, diventerà capo istruttore di quella fucina di campioni e di tecnici che fu il Centro di addestramento al nuoto di Roma a partire dal 1954.
Nella successiva edizione di Magdeburgo, nel 1934, Costoli conquistò l'argento nei 400 e nei 1500 stile libero. Per la seconda volta in tre edizioni dei campionati due italiani salirono sul podio dei 400 stile libero: Giacomo Signori conquistò infatti la medaglia di bronzo. L'Italia seppe anche confermare il bronzo della staffetta con Massimo Costa e Guido Giunta, che in prima e seconda frazione aprirono la strada a Costoli e Signori.
Si può notare che tutte le 8 medaglie furono vinte nello stile libero e che tutte le 6 medaglie individuali furono conquistate nelle gare di mezzofondo, cui del resto apparteneva anche la prova di staffetta. Era questa una diretta conseguenza dello stato del nuoto in Italia, che privilegiava le competizioni di fondo in acque aperte e ne esaltava e ricompensava i campioni. Costoli e Signori (4 medaglie individuali e 2 di staffetta il primo, una medaglia individuale e una di staffetta il secondo) furono del resto grandi interpreti anche di questo tipo di competizioni. Da allora la gara dei 400 stile libero e la staffetta 4x200 stile libero saranno le gare dove si registreranno i maggiori successi dei nuotatori italiani.
Ci fu poi un periodo buio di quindici anni, in cui si tennero i Campionati di Londra 1938, di Montecarlo 1947 e di Vienna 1950. Nessuna finale nel primo, solo la staffetta nel secondo, due finali individuali e due di staffetta nel terzo. A Vienna fecero la loro prima apparizione internazionale le nuotatrici azzurre, che furono quinte nella staffetta 4x100 stile libero. Della squadra maschile faceva parte Carlo Pedersoli, primo italiano a infrangere la barriera del minuto sui 100 stile libero e poi destinato a un grande successo nel cinema con lo pseudonimo di Bud Spencer.
La ripresa del nuoto italiano cominciò agli Europei di Torino nel 1954. Angelo Romani fu secondo, ancora una volta nei 400 stile libero. Nella squadra azzurra esordivano due nuotatori che saranno grandi protagonisti nella seconda metà degli anni Cinquanta: il napoletano Fritz Dennerlein e il torinese Roberto Lazzari.
Quando nel 1958 gli Europei tornarono dopo trentadue anni a Budapest, l'Italia aveva una squadra maschile di notevole qualità. Fu questo il secondo periodo d'oro del nuoto italiano in Europa. Nella piscina dell'Isola Margherita il romano Paolo Pucci, allievo del toscano Enzo Zabberoni, vinse il primo oro del nuoto italiano nella più classica delle gare, i 100 stile libero maschili, dopo aver conquistato anche il record continentale nelle semifinali. Lazzari fu secondo nella gara dei 200 rana, prima medaglia italiana in una specialità diversa dallo stile libero. Il fiorentino Paolo Galletti, filiforme e tecnicamente perfetto, conquistò ancora una terza medaglia individuale con il bronzo nei 400 stile libero. La staffetta 4x200 stile libero, con Dennerlein, Galletti, Romani e Pucci, fu seconda, battuta dall'Unione Sovietica. La crescita del nuoto italiano in specialità diverse dallo stile libero fu confermata dal magnifico terzo posto della staffetta mista, che si disputava per la prima volta. Nella giovanissima squadra femminile esordì la tredicenne Paola Saini, mentre Velleda Veschi, sesta nei 400 stile libero, divenne la prima nuotatrice italiana a centrare una finale europea.
A Lipsia nel 1962 le cose non andarono molto bene. La causa principale fu la rinuncia a Dennerlein, che era diventato il numero uno del nuoto italiano e della farfalla anche a livello continentale. L'atleta napoletano fu coinvolto nella squalifica della nazionale di pallanuoto, che si era rifiutata di scendere in acqua in un torneo di preparazione agli Europei per la bassa temperatura della piscina. Esattamente nello stesso giorno e ora in cui il sovietico Valentin Kuz´min diventava campione europeo dei 200 farfalla, Dennerlein migliorava a Montecarlo il record europeo della distanza, facendogli seguire il giorno dopo anche il primato dei 100 m della stessa specialità. Gli italiani, privi di un così importante riferimento tecnico e agonistico, raggiunsero due sole finali individuali nel settore maschile (con i napoletani Giovanni Orlando nei 400 stile libero e Antonello Rastrelli nei 200 farfalla) e una in quello femminile, con Saini sesta nei 100 stile libero. Entrarono comunque in finale anche le staffette 4x200 stile libero maschile (che avrebbe avuto in Dennerlein un componente forse decisivo), 4x100 stile libero e 4x100 mista femminile.
Nella successiva edizione, che si tenne a Utrecht nel 1966, non vi furono, né potevano esservi, inversioni di tendenza. L'Italia ottenne 3 finali individuali, due delle quali in campo femminile con Daniela Beneck nei 100 e 400 stile libero. La romana divenne così la prima nuotatrice italiana capace di accedere a due finali individuali nella stessa manifestazione internazionale. Fu questa l'ultima edizione dei campionati europei in cui l'Italia non conquistò medaglie.
I successivi anni Settanta segnarono una nuova fase di ripresa che ebbe come protagonisti Novella Calligaris e Marcello Guarducci. L'Italia si presentò agli Europei di Barcellona nel 1970 contando sui mezzi della giovanissima Calligaris, già primatista italiana ed europea, che mostrava grandi attitudini per le specialità del mezzofondo, dello stile libero e dei misti. L'atleta padovana fu terza negli 800 stile libero, battuta dalla tedesca orientale Karin Neugebauer e, meno prevedibilmente, dall'olandese Linda De Boer; raggiunse la finale anche nei 200 e 400 stile libero.
Agli Europei di Vienna del 1974 Calligaris, campionessa mondiale in carica degli 800 stile libero, fu seconda in questa specialità e terza nei 400 stile libero. Gli azzurri ottennero 14 finali, riscattando l'opaca prova di Barcellona dove ne avevano disputate 6. La tedesca occidentale Cristhel Justen diventò l'eroina degli Europei quando batté Renate Vogel nei 100 rana e vinse l'unico titolo femminile che sfuggì alle tedesche orientali. Trionfarono Ulrike Richter, Rosemarie Kother e Ulrike Tauber nel dorso, nella farfalla e nei misti. Kornelia Ender dominò nei 100 e 200 stile libero. In campo maschile il tedesco occidentale Peter Nocke si impose nei 100 e 200 stile libero, battendo il connazionale Klaus Steinbeck sulla distanza più breve. Il britannico David Wilkie, destinato a diventare uno dei più grandi ranisti della storia, vinse 200 rana e 200 misti.
Durante gli Europei di Jönköping del 1977 Guarducci conseguì 2 bronzi individuali nei 100 e 200 stile libero e un argento con Paolo Revelli, Paolo Sinigaglia e Roberto Pangaro nella staffetta 4x100 stile libero. Gli azzurri non avevano mai vinto medaglie in questa gara e da diciannove anni non salivano sul podio in una prova di squadra. Fu secondo anche il ranista romano Giorgio Lalle, con 1′03,81″, preceduto dal tedesco Gerard Morken, uno dei più forti specialisti del mondo, che realizzò un limite dei campionati (1′02,86″) destinato a resistere per dieci anni. Le tedesche orientali lasciarono al resto d'Europa solo le due gare di rana, vinte dalla sovietica Julija Bogdanova. La tedesca orientale Petra Thumer vinse le tre gare di mezzofondo dai 200 agli 800 stile libero.
Dopo le 4 medaglie conquistate in Svezia, gli anni Ottanta sembrarono iniziare sotto i migliori auspici, con il nuoto azzurro che pareva aver conquistato maturità e continuità e che possedeva nelle sue file, finalmente anche in campo femminile, diversi nuotatori di classe. I Campionati Europei del 1981 si tennero a Spalato, in Iugoslavia. Gli italiani conquistarono 2 medaglie con il nuovo fuoriclasse dei misti Giovanni Franceschi, secondo nei 200 m (2′04,97″) e terzo nei 400 m (4′24,82″). Iniziava così una tradizione nella specialità che vedrà protagonisti altri grandi campioni e porterà a numerosi successi in ogni contesto internazionale, inclusi quello mondiale e quello olimpico. Innumerevoli i quarti posti fatti registrare dagli azzurri, che misero insieme 17 presenze in finale, 5 delle quali femminili. Risultava intanto confermata la tendenza manifestatasi quattro anni prima a Jönköping: avanzamento dei sovietici in campo maschile, dominio delle tedesche orientali in quello femminile. L'eclettica Ute Geweniger vinse a livello individuale i 2 titoli della rana, un terzo titolo nei 100 farfalla e un quarto nei 200 misti, conquistando anche l'argento nei 400 misti. Le tedesche orientali vinsero tutte le gare del programma femminile e ribadirono questi successi con l'argento in tutte le gare individuali, salvo due: i 200 dorso e i 200 rana. In campo maschile si rivelò a Spalato il fuoriclasse della Germania Occidentale Michael Gross, destinato a cogliere innumerevoli successi olimpici e mondiali e a restare in vetta alle classifiche internazionali dello stile libero e della farfalla per quasi otto anni. Il campione olimpico Vladimir Sal´nikov, come sempre imbattibile nei 1500 stile libero, subì una sconfitta imprevedibile nei 400 stile libero da parte dell'idolo di casa, lo iugoslavo Borut Petric.
Giovanni Franceschi fu uno dei maggiori protagonisti anche ai successivi Campionati Europei di Roma del 1983. Nella piscina olimpica dello Stadio del nuoto vinse i 200 e i 400 misti, realizzando anche i rispettivi primati europei e conquistando la seconda e terza medaglia d'oro della storia del nuoto italiano, venticinque anni dopo la storica impresa di Pucci. La consistenza degli avversari battuti lo inserì tra i favoriti per le imminenti Olimpiadi di Los Angeles nella distanza dei 400 misti. Egli fu allora ammirato ed esaltato quanto Sal´nikov e Gross, considerati i più forti atleti della manifestazione. Nel settore femminile la compagine della Germania Orientale compì un'impresa di squadra che resterà unica nella storia dei campionati europei. Le tedesche orientali si piazzarono prime e seconde in tutte le gare del programma della manifestazione. In campo azzurro, Paolo Revelli fu terzo nei 200 farfalla, unica medaglia italiana nella storia di questa specialità. Egli propiziò inoltre, con un primato italiano in prima frazione, il bronzo della staffetta 4x200 stile libero (Revelli, Guarducci, Fabrizio Rampazzo e Franceschi). Tra le donne la romana Cinzia Savi Scarponi conquistò una storica medaglia per il nuoto femminile azzurro, classificandosi terza nei 100 farfalla. Era la prima azzurra dopo Novella Calligaris a realizzare un simile risultato. Dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della Germania Orientale, le prestazioni delle tedesche orientali furono molto ridimensionate; fu provato, inoltre, per molte di esse il sistematico ricorso al doping. Ad armi pari, Cinzia sarebbe potuta essere la prima italiana a vincere un oro europeo nel settore femminile; a Roma sarebbe probabilmente salita sul podio individuale anche nei 200 e 400 misti, due gare in cui si classificò quarta, preceduta in entrambe da due tedesche orientali. Decise invece di ritirarsi a soli vent'anni e non fu smossa dai suoi propositi neppure dall'imminenza dell'impegno olimpico di Los Angeles, ormai vicinissimo. L'Italia ottenne, oltre alle 5 medaglie, 22 piazzamenti in finale, tra i quali una lunga serie di quarti e quinti posti. Fu anche quarta nella classifica per nazioni, miglior piazzamento della storia del nuoto azzurro in un simile contesto.
Nella successiva edizione degli Europei, che ebbe luogo a Sofia nel 1985, l'Italia cercò di programmare il rinnovo della squadra, anche se i risultati non furono brillanti. Il numero delle finali raggiunte (19) fu soddisfacente, ma venne conquistata una sola medaglia, strappata con la forza della disperazione nell'ultima gara dei Campionati dalla staffetta mista maschile schierata nella formazione Mauro Marini, Gianni Minervini, Fabrizio Rampazzo e Andrea Ceccarini.
Il formidabile diciassettenne velocista bresciano Giorgio Lamberti, dopo il positivo esordio nei Mondiali di Madrid del 1986, proseguì la sua ascesa conquistando un magnifico secondo posto nei 200 stile libero ai Campionati Europei di Strasburgo nel 1987. Salì ancora una volta sul podio, dopo le imprese mondiali dell'anno precedente, Gianni Minervini, che vinse la medaglia di bronzo nei 100 rana. Fu questa l'ultima volta che gli azzurri vennero guidati dal grande Bubi Dennerlein, cui subentrò l'anno successivo Alberto Castagnetti, un giovane tecnico veronese già nello staff della nazionale, che con Dennerlein aveva nuotato come atleta e che aveva completato negli Stati Uniti la sua formazione. L'Italia conquistò 2 medaglie in campo femminile. La staffetta mista, composta da Lorenza Vigarani, Manuela Dalla Valle, Ilaria Tocchini e Silvia Persi, fu seconda con il record italiano portato al limite di 4′10,04″, un tempo che avrebbe resistito per diciassette anni, fino ai Campionati Europei di Madrid 2004. Dalla Valle fu seconda nei 100 rana con 1′09,66″, record superato solo nel 2004, a Livorno, da Chiara Boggiatto. Gli azzurri conquistarono un totale di 24 finali.
Al vertice del settore tecnico del nuoto azzurro si era intanto formata la triade composta dal vicepresidente federale Paolo Barelli, da Alberto Castagnetti e dal medico federale Marco Bonifazi. Barelli fu uno dei quattro velocisti azzurri che conquistarono la medaglia di bronzo a Cali nel 1975, la prima in sede mondiale per il nuoto italiano. Il sistematico lavoro che impostarono fu alla base delle affermazioni che nei successivi quindici anni portarono i nuotatori italiani a dominare la scena europea e a imporsi anche in sede olimpica e mondiale.
Giorgio Lamberti, che non era riuscito ad affermarsi nei Giochi di Seul, fu protagonista del nuoto mondiale tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Il suo sodalizio con Castagnetti, iniziato nel 1987 con i successi di Strasburgo, si dimostrò presto vincente. Il 15 agosto 1989 il fuoriclasse bresciano diventava primatista del mondo dei 200 stile libero, vincendo la finale dei Campionati Europei di Bonn con il tempo di 1′46,69″ e cancellando dall'albo d'oro l'olimpionico australiano Duncan Armstrong. Il suo record fu superato solo nel 1999 dal fuoriclasse australiano Grant Hackett, mentre nelle competizioni europee da Pieter Van den Hoogenband. In quello straordinario Campionato furono conquistate 4 medaglie d'oro, tra cui quella della 4x200 stile libero, primo oro di staffetta del nuoto italiano. Autori dell'impresa furono Massimo Trevisan, Roberto Gleria, Giorgio Lamberti e Stefano Battistelli. Lamberti vinse anche i 100 stile libero, portando il record italiano a 49,24″, un tempo superato undici anni dopo da Lorenzo Vismara. Stefano Battistelli vinse i 200 dorso in 1′59,96″, un altro primato nazionale con cui divenne il primo italiano a nuotare la distanza in meno di 2 minuti netti. Il romano fu anche terzo nei 400 misti con 4′19,13″. La staffetta mista, forte dello stesso Battistelli a dorso, di Minervini a rana, di Marco Braida a farfalla e di Lamberti nello stile libero, centrò il terzo gradino del podio. Fu ottimo anche il rendimento delle azzurre che salirono sul podio con due staffette: in quella 4x100 mista Vigarani, Dalla Valle, Carosi e Persi riconquistarono l'argento di Strasburgo, mentre il quartetto della 4x200 stile libero vinse il bronzo con Tania Vannini, Orietta Patron, Silvia Persi e Manuela Melchiorri, stabilendo il primato nazionale di 8′10,49″. A livello individuale Manuela Melchiorri e Dalla Valle furono terze rispettivamente nei 400 stile libero e nei 100 rana. Complessivamente gli azzurri conquistarono 4 ori, un argento e 5 bronzi.
Due anni dopo gli Europei furono ospitati ad Atene. In questa edizione l'Italia vinse 10 medaglie. Giorgio Lamberti fu secondo nei 200 stile libero e terzo nei 100 e 400 stile libero; Luca Sacchi, grande interprete della specialità dei misti, ottenne l'oro nei 400 misti e il bronzo nei 200 misti; Gianni Minervini e Roberto Gleria raggiunsero il terzo posto rispettivamente nei 100 rana e nei 200 stile libero; nella 4x200 stile libero l'argento fu conquistato da Emanuele Idini, Gleria, Battistelli e Lamberti. In campo femminile Cristina Sossi guadagnò 2 medaglie di bronzo nelle prove dei 400 e 800 stile libero. La squadra contò anche 26 presenze in finale, tra cui per la prima volta tutte e 6 le staffette: la mista maschile fu però squalificata.
L'edizione del 1993 si tenne a Sheffield, e i finalisti italiani furono 17. Emanuele Merisi e Lorenza Vigarani, i due migliori specialisti italiani nei 200 dorso, vinsero le uniche due medaglie (rispettivamente bronzo e argento).
Nei Campionati Europei di Vienna del 1995 esordirono Massimiliano Rosolino e Domenico Fioravanti. Gli italiani conquistarono 3 medaglie: Ilaria Tocchini, argento nei 100 farfalla; Luca Sacchi, terzo nei 400 misti; la 4x200 stile libero maschile, che arrivò al bronzo con Rosolino, Piermaria Siciliano, Merisi e Idini.
Con gli Europei del 1997 iniziò un ciclo di grandi risultati per i nuotatori azzurri, che a Siviglia conquistarono 2 medaglie d'oro con Emiliano Brembilla (400 e 1500 stile libero) e 3 d'argento con Massimiliano Rosolino (200 e 400 stile libero) ed Emanuele Merisi (200 dorso). L'Italia, inoltre, si impose nella classifica per nazioni nel settore maschile per la prima volta nella storia del nuoto. Brembilla fu il primo italiano a infrangere nei 1500 la barriera dei 15 minuti e fu il primo nelle classifiche mondiali dei 400 e dei 1500 stile libero al termine della stagione. Nella velocità esordì Lorenzo Vismara, pallanuotista prestato al nuoto, che iniziò con un quarto posto un cammino ricco di successi. Domenico Fioravanti, allenato dal commissario tecnico Castagnetti, conquistò la sua prima finale internazionale, piazzandosi quinto nei 100 rana. L'Italia fu presente in ventuno finali, comprese tutte le staffette, tre delle quali si classificarono al quarto posto.
Agli Europei di Istanbul nel 1999 Domenico Fioravanti vinse la sua prima grande gara internazionale e si laureò campione d'Europa nei 100 rana, mentre Massimiliano Rosolino, Emiliano Brembilla e Lorenzo Vismara furono secondi rispettivamente nei 200 misti, 400 stile libero e 50 stile libero. Rosolino fu terzo anche nei 200 stile libero, mentre Merisi fu terzo nei 200 dorso. L'Italia si classificò seconda anche nella 4x200 stile libero, ma venne squalificata per cambio irregolare insieme alla staffetta olandese, che aveva toccato per prima il bordo di arrivo. I Campionati lanciarono alla ribalta internazionale Pieter Van den Hoogenband, che vinse 4 gare individuali e spinse le staffette olandesi a 3 successi, uno dei quali vanificato dalla partenza anticipata nella 4x200 m del primo frazionista.
Con le Olimpiadi australiane del 2000 iniziò un periodo fortunato per il nuoto italiano. Le tre edizioni degli Europei degli anni Duemila sono state caratterizzate da una continua ed esaltante catena di affermazioni dei nuotatori azzurri.
Nel 2000, a Helsinki, due mesi prima dei giochi olimpici, Fioravanti difese vittoriosamente il titolo dei 100 rana, conquistando l'argento anche nei 200 m della stessa specialità; Brembilla tornò campione europeo dei 400 stile libero e fu medaglia d'argento anche nei 1500 m; Merisi e Vismara vinsero rispettivamente la medaglia d'argento e di bronzo nei 200 dorso e nei 50 stile libero. Tuttavia il protagonista in campo azzurro fu Massimiliano Rosolino, che si impose nei 200 stile libero su Van den Hoogenband e realizzò nei 200 misti il miglior tempo mondiale della stagione prima degli imminenti giochi olimpici. Sono state le prime medaglie d'oro individuali del fuoriclasse napoletano, che entrò in una dimensione di assoluto livello mondiale. Dal quartetto di una staffetta azzurra (Massimiliano Rosolino, Matteo Pelliciari, Simone Cercato ed Emiliano Brembilla) arrivò la più bella delle medaglie, con la vittoria nella 4x200 stile libero. Quando le azzurre delle staffette dello stile libero salirono per due volte sul podio, ottenendo l'argento nella 4x200 con Luisa Striani, Cecilia Vianini, Sara Parise, Sara Goffi e nella 4x100 con Cristina Chiuso al posto di Goffi, si registrarono 5 medaglie d'oro, 5 d'argento e una di bronzo. È il numero più alto nella storia della manifestazione. Italia, dominatrice con grande margine nel settore maschile, Romania e Svezia distanziarono gli altri paesi presenti, lottando fino alla gara conclusiva. L'Italia non solo fu prima nel medagliere maschile, ma vinse sia la classifica complessiva per nazioni (per la prima volta) sia quella maschile, come già a Siviglia all'inizio del quadriennio. In campo internazionale si registrò la fantastica rivincita di Popov su Van den Hoogenband. Il russo vinse i 50 e i 100 stile libero, giungendo alla sua nona e decima medaglia d'oro individuale in contesto europeo. Nina Zhivaneskaya (Spagna) e Jana Kloãkova (Ucraina) furono le migliori in campo femminile: la prima vinse 3 medaglie d'oro individuali nelle gare di dorso; la seconda si impose nelle due gare dei misti e anche nei 400 stile libero. Si fece conoscere con il primo titolo internazionale in carriera, vinto a soli sedici anni, la giovane farfallista polacca Otylia Jedrzejczak.
A Berlino, dove dal 29 luglio al 4 agosto 2002 si tenne la ventiseiesima edizione dei Campionati Europei, la Germania si impose nel medagliere complessivo conquistando 22 medaglie, 10 delle quali d'oro. Il successo sportivo dei tedeschi fu completato da quello organizzativo e dall'interesse dei media. L'Italia fu terza nel medagliere complessivo, con 4 medaglie d'oro e 12 in totale, tutte ottenute dal settore maschile, nel quale fu prima nel medagliere davanti alla Germania, che ebbe 4 medaglie d'oro ma solo 8 complessive. La manifestazione fu di altissimo livello tecnico: venne- ro migliorati 5 record del mondo, 11 primati europei e 34 primati dei campionati, più uno eguagliato. Otylia Jedrzejczak, che nell'ultima edizione aveva vinto il suo primo titolo, conquistò il primato mondiale dei 200 farfalla. La tedesca Franziska Van Almsick, già campionessa del mondo nel 1994 a Roma nei 200 stile libero e da allora primatista mondiale della distanza con il tempo di 1′56,78″, abbassò il record fino a 1′56,64″, spingendo le sue compagne di staffetta della 4x100 stile libero al record mondiale di quella distanza, che la Germania ottenne con il tempo di 3′36,00″ alla media di 54 secondi netti per frazione. Gli altri due record del mondo furono conseguiti dalla svedese Anna-Karin Kammerling nei 50 farfalla e dall'ucraino Oleg Lisogor nei 50 rana, due gare che non appartengono al programma olimpico. Tra i primati europei, quello tecnicamente più importante fu ottenuto da Van den Hoogenband nei 200 stile libero maschili, con il tempo di 1′44,89″. L'olandese, campione olimpico della distanza, fu il secondo nuotatore di ogni epoca, con il primatista del mondo Ian Thorpe, a nuotare 200 m in meno di un minuto e 45 secondi. Le vittorie azzurre furono 3 individuali e una nella staffetta 4x200 stile libero. Emiliano Brembilla conquistò il terzo titolo europeo individuale sulla distanza dei 400 stile libero, nuotando in 3′46,40″, terzo miglior tempo mondiale dell'anno. Si classificò poi secondo nei 200 m in 1′46,94″, miglior tempo in carriera; infine dominò il campo nella staffetta 4x200 stile libero, confermandosi campione d'Europa, con i compagni Pelliciari, Federico Cappellazzo e Rosolino. Un oro e un argento anche per il campione del mondo dei 400 misti Alessio Boggiatto, che conquistò su questa distanza il suo primo titolo europeo e si classificò secondo nei 200 misti, scendendo sotto il muro dei 2 minuti. Il quarto titolo fu per Davide Rummolo, il campione napoletano già terzo a Sydney, che sbaragliò il campo nei 200 rana. Splendida medaglia, la prima in una competizione in vasca grande, per il romano Christian Minotti, che insidiò fino all'ultima bracciata la vittoria del diciassettenne fuoriclasse russo Jurij Prilukov nei 1500 stile libero. Il veterano Emanuele Merisi, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atlanta e capitano della squadra, conquistò la sua quinta medaglia europea nei 200 dorso, quarta consecutiva nelle ultime quattro edizioni dei campionati. Massimiliano Rosolino subì una squalifica fiscalissima nelle batterie dei 200 misti, distanza di cui era campione olimpico, mondiale ed europeo. Impossibilitato a difendere il titolo, diresse le sue energie sui 200 e 400 stile libero, giungendo terzo dietro Van den Hoogenband e Brembilla nella prima e secondo al solo Brembilla nei 400 m. L'accoppiata primo-secondo nei 400 stile libero era già stata realizzata dai due nel 1997 a Siviglia. Lorenzo Vismara tornò all'argento nei 50 stile libero, battuto dal polacco Bartosz Kizierowski. La staffetta 4x100 stile libero, lanciata dallo stesso Vismara e completata da Michele Scarica, Christian Galenda e Simone Cercato, fu terza conquistando il dodicesimo podio per l'Italia. Ancora una volta un record di medaglie vinte.
La ventisettesima edizione dei Campionati Europei di nuoto si tenne a Madrid dal 10 al 16 maggio 2004. Le condizioni climatiche (si gareggiò all'aperto) e i 600 m di altezza sul livello del mare della capitale spagnola non favorirono certamente la qualità delle prestazioni, soprattutto nelle gare di mezzofondo. Si confermò la tendenza espressa nelle ultime due edizioni, con un altro record per l'Italia: 5 vittorie, 2 secondi posti e 7 terzi posti, ai quali si aggiunsero altre 13 presenze in finale, per un totale di 27. L'Italia dominò nello stile libero maschile, vincendo entrambe le staffette, i titoli dei 100 e dei 400 m, un bronzo nei 50 e nei 100 m e 2 nei 200 m, e raggiungendo 8 finali individuali (6 medaglie e 2 quinti posti) su un massimo di 10 possibili e di 9 presenze di gara effettive. Otto le medaglie provenienti da questa specialità, su un massimo possibile di 12 (visto che non possono essere schierati più di due concorrenti per nazione nelle gare individuali e più di una squadra nelle gare a staffetta), con 4 ori su un massimo possibile di 7.
Per la quarta volta, la terza consecutiva, Brembilla fu campione d'Europa nei 400 stile libero. Con 5 medaglie d'oro in carriera divenne il quinto nuotatore del continente per numero di vittorie conseguite nei campionati europei, oltre che il miglior azzurro. Nessun altro nuotatore italiano era riuscito a vincere più di 2 medaglie d'oro individuali in Europa. Il bergamasco, oltre alle 5 individuali, ne ha conquistate altre 3 nella staffetta. Il ventiduenne pesarese Filippo Magnini si consacrò uomo dei Campionati di Madrid vincendo 2 titoli di staffetta, una medaglia di bronzo nei 200 stile libero e, soprattutto, imponendosi nei 100 stile libero (terzo italiano della storia) davanti al campione olimpico e primatista del mondo Van den Hoogenband. Nella gara arrivò terzo un altro giovane velocista azzurro, il veneto Christian Galenda. Il terzo neocampione d'Europa fu il diciottenne bresciano Paolo Bossini, vincitore nei 200 rana sul russo Dmitrij Komornikov, primatista europeo ed ex primatista mondiale. Gli azzurri trionfarono per la prima volta in entrambe le staffette dello stile libero. La 4x200 arrivò così al quinto titolo nella storia della manifestazione, conquistando per la terza volta consecutiva il titolo europeo. Firmarono l'impresa Brembilla, Pelliciari, Magnini e Rosolino, che nuotò una frazione superba. La vittoria nella staffetta veloce del quartetto della 4x100 stile libero fece crollare un'altra barriera: fu infatti la prima in assoluto in questa specialità. I componenti del quartetto campione d'Europa furono Lorenzo Vismara, Christian Galenda, Giacomo Vassanelli e Filippo Magnini. Il ventunenne veneto Vassanelli divenne campione d'Europa alla sua prima convocazione in nazionale.
I due secondi posti furono merito di un giovane siciliano, Luca Marin, talento emergente della specialità dei 400 misti, e di una veterana del nuoto azzurro, la genovese Paola Cavallino. Marin salì sul podio dei 400 misti precedendo al secondo posto il primatista italiano ed ex campione del mondo Alessio Boggiatto, che arrivò terzo. Cavallino, che si era trasferita a Verona nel settembre 2003 per farsi seguire da Stefano Morini, assistente del commissario tecnico Castagnetti, completò un'annata impeccabile conquistando il secondo posto nei 200 farfalla dietro alla campionessa del mondo Otylia Jedrzejczak e realizzando nello stesso tempo anche il primato italiano della distanza. Dal settore femminile arrivò un'altra medaglia con Alessandra Cappa, classificatasi terza nei 50 dorso. Erano nove anni che le nuotatrici azzurre non salivano sul podio a livello individuale.
Le ultime due medaglie della rassegna spagnola portano la firma di Massimiliano Rosolino, che all'oro della staffetta 4x200 stile libero aggiunse 2 bronzi nei 200 e 400 misti. Il napoletano salì così a un totale di 10 medaglie individuali vinte in 5 campionati d'Europa consecutivi, alle quali si devono aggiungere le 3 medaglie d'oro vinte in staffetta a partire dal 2000. Nel settore femminile fece il suo esordio internazionale la non ancora sedicenne Federica Pellegrini, che durante l'inverno aveva conquistato i primati italiani dei 50, 100 e 200 stile libero, con tempi di valore mondiale nelle ultime due distanze. La giovanissima veneta centrò due finali individuali piazzandosi sesta nei 100 stile libero e quarta nei 200 stile libero.
Nella storia dei campionati europei, tra la prima edizione (Budapest 1926) e la ventisettesima (Madrid 2004) sono state assegnate in campo maschile 339 medaglie d'oro. Le nazioni che ne hanno vinta almeno una sono 22 su 50 aderenti nella stessa data alla LEN.
Unione Sovietica e Germania Orientale guidano ancora il medagliere per nazioni relativamente al numero di ori vinti. La Germania Orientale ha partecipato, tra il 1974 e il 1989, a sette edizioni dei campionati d'Europa ed è ancora saldamente fra le prime dieci nazioni del medagliere complessivo. Come nel panorama mondiale, è altissima la posizione dell'Ungheria, terza. La piccola nazione mitteleuropea precede l'Unione Sovietica, che è comparsa per l'ultima volta nel 1991 partecipando solo alle prime 20 edizioni dei campionati. Tra le nazioni dell'ex Unione Sovietica, Russia e Ucraina hanno raggiunto il miglior risultato in campo maschile. La Russia è già salita al quarto posto del medagliere dopo aver partecipato solo a sette edizioni; al quinto posto è la riunificata Germania e al sesto l'Italia. Proprio in occasione dell'edizione spagnola del 2004 gli azzurri, vincendo 5 medaglie d'oro, hanno sorpassato nel medagliere la Germania Orientale, la Gran Bretagna e la Svezia.
Per quanto riguarda le medaglie vinte individualmente, solo nove atleti, cinque dei quali non più in attività, hanno vinto nella storia dei campionati 5 o più medaglie d'oro. Il nuotatore più vittorioso è stato il velocista russo Aleksandr Popov, attuale primatista mondiale dei 50 stile libero. Popov è stato per dieci volte campione d'Europa tra il 1991 e il 2004, disputando 8 consecutive edizioni dei campionati. Appaiati al secondo posto, con 8 vittorie, due protagonisti di successi straordinari anche in sede olimpica e mondiale: il più grande specialista della storia del nuoto nei misti individuali, l'ungherese Tamás Darnyi, e il tedesco Michael Gross, specialista nella farfalla e nello stile libero. Al quarto posto, con 7 successi in 4 diverse distanze di gara, Pieter Van den Hoogenband. Al quinto posto, terzo fra i nuotatori europei ancora in attività, è l'azzurro Emiliano Brembilla, uno dei grandi interpreti del mezzofondo mondiale e certamente il più grande in campo europeo. Con 4 medaglie d'oro (le ultime 3 consecutive, nelle tre ultime edizioni dei campionati) e una d'argento, vinte in 5 partecipazioni agli europei, Brembilla è considerato il re dei 400 stile libero.
Le donne sono entrate nella storia dei campionati d'Europa nella seconda edizione disputata a Bologna nel 1927, un anno dopo i maschi. In 26 edizioni sono state assegnate nel settore femminile 318 medaglie d'oro tra gare individuali e staffette. Pur avendo potuto partecipare solo alle sette edizioni comprese tra il 1974 e il 1989, le donne della Germania Orientale dominano tuttora la classifica con 108 medaglie d'oro: le stesse ottenute complessivamente dalle successive 4 nazioni del medagliere nel corso di 26 edizioni. È un dato impressionante, su cui pesa l'ombra del doping di Stato, che accompagnò da subito la macchina da competizione tedesca arrivata in modo esplosivo ad altissimi livelli nel 1973, in occasione della prima edizione dei Mondiali di Belgrado. Negli ultimi anni alcune atlete appartenute alla Germania Orientale hanno intentato un vittorioso processo contro i dirigenti responsabili di allora, nel quale sono emerse le pratiche a cui queste atlete erano state costrette o indotte a sottomettersi per emergere nello sport, e in particolare nel nuoto. La Germania, sportivamente e politicamente riunita in seguito al crollo del muro di Berlino, è seconda nel medagliere. Nelle successive 4 posizioni sono classificati Paesi Bassi, Danimarca, Svezia e Ungheria. L'Unione Sovietica, ormai fuori dalle competizioni dal 1993, è scivolata al limite delle prime dieci posizioni. L'Italia non è tra le 24 nazioni che hanno vinto almeno una medaglia d'oro. Una lacuna che si può considerare casuale, considerate le 9 medaglie d'argento e le 9 di bronzo conquistate nelle 26 edizioni dalle atlete italiane.
A livello individuale, solo 8 atlete europee hanno vinto 5 o più medaglie d'oro nella storia dei campionati. Come nel settore maschile, anche in quello femminile il numero più alto di titoli vinti è 10. Tanti ne ha conquistati l'ucraina Jana Kloãkova, una nuotatrice eclettica, eccellente stileliberista e regina a livello olimpico e mondiale, e a maggior ragione anche europeo, della specialità dei misti individuali. Al secondo posto è l'ungherese Krisztina Egerszegi, con un solo titolo in meno: è stata la prima dorsista di ogni epoca e in ogni contesto, anche lei grande specialista nei misti. Ha vinto inoltre il maggior numero di titoli olimpici individuali tra nuotatori e nuotatrici di ogni epoca. Terze appaiate tre atlete: la tedesca orientale Ute Geweniger, che in due sole edizioni (1981 e 1983) conquistò 7 medaglie d'oro, spaziando fra rana, misti e farfalla; la tedesca Franziska Van Almsick, l'unica in grado di imporsi nelle 4 distanze di gara dello stile libero che vanno dai 50 ai 400 m; la ranista ungherese Ágnes Kovács, che espresse il proprio talento nelle tre edizioni disputate tra il 1997 e il 2000, anno in cui si laureò anche campionessa olimpica.
Per un lungo periodo iniziale i campionati italiani, riservati solo agli atleti maschi, si disputarono in acque aperte e non in piscina; non esistevano le suddivisioni nei vari stili ora codificati e le distanze di gara erano soltanto due: il miglio e lo stadio, corrispondenti rispettivamente a 1609 m e a 185 m. Dopo la prima guerra mondiale, si adottarono le distanze di gara del programma olimpico di allora: 100, 400 e 1500 stile libero, 100 dorso e 200 rana. Il campo di gara era frequentemente in legno, lungo 100 m e ricavato in mare o in un opportuno specchio d'acqua. Il primo Campionato dell'era moderna si disputò nel 1919 a Como e da allora i campionati italiani assoluti di nuoto ebbero luogo annualmente, con la sola interruzione degli anni 1943 e 1944.
In alcune annate le gare maschili e quelle femminili vennero disputate in sedi differenti: ciò avvenne nel 1931 e 1932, dal 1937 al 1942 e dal 1945 al 1949. Dal 1950 i campionati dei due settori si sono sempre tenuti nella stessa sede, salvo che nel 1957.
La prima edizione che si svolse in una piscina appositamente realizzata per nuotare e gareggiare fu quella del 1927 a Bologna. Si tenne nello stadio del Littoriale, costruito per disputarvi la seconda edizione dei Campionati Europei di nuoto, la prima sotto l'egida della LEN. Da quel momento la sede di gara fu quasi sempre una piscina, anche se vi furono eccezioni con gare (soprattutto quelle femminili) disputate in lago o in mare. Le condizioni divennero così di maggiore se non di assoluta regolarità, perché alcune vasche marine (per esempio quella dell'Ausonia di Trieste) risentivano dell'effetto delle correnti. La lunghezza della vasca non era standardizzata: frequente fu l'uso di vasche da 33,33 m e da 50 m. Dal 1954 furono introdotti i campionati primaverili, programmati in un periodo variabile tra febbraio e maggio, ristrettosi poi a marzo-aprile a partire dagli anni Novanta. Dal dicembre 1998 è stato introdotto nel calendario delle manifestazioni federali anche il campionato italiano invernale, manifestazione in vasca piccola programmata in due soli giorni di gara e con la formula delle gare per serie e classifica per tempi. Si tiene normalmente nella seconda metà del mese di dicembre. In senso generale, si tende tuttora a identificare il campionato italiano assoluto con quello disputato in estate, che spesso si omette di qualificare come estivo; si indicano invece come primaverile e invernale gli altri due campionati.
Guardando al complesso della manifestazione, alcuni atleti sono emersi per aver vinto più titoli nelle varie distanze delle singole specialità o per numero di successi in assoluto fra tutte le specialità. Tra i grandi campioni degli anni Trenta, Paolo Costoli tra il 1929 e il 1938 ha vinto titoli in tutte le distanze dello stile libero (dai 100 ai 1500 m), vincendo complessivamente 16 titoli nazionali. Una simile impresa è stata realizzata anche da Novella Calligaris, che ha vinto titoli nazionali in tutte le gare femminili dai 100 agli 800 stile libero. Calligaris è anche l'unica nuotatrice con Paola Saini ad aver vinto almeno un titolo assoluto o primaverile in quattro delle cinque specialità del nuoto, con esclusione della rana. Nella sua carriera l'atleta padovana ha del resto vinto 37 titoli assoluti estivi. Il nuotatore che ha vinto il maggior numero di medaglie d'oro in una singola gara è stato Emanuele Merisi, capitano della nazionale azzurra negli ultimi anni. Il bergamasco ha conquistato ben 11 titoli sia nei 100 sia nei 200 dorso e un totale di 24 titoli nella specialità del dorso. Manuela Dalla Valle ha vinto addirittura 27 titoli nella specialità della rana sui 100 e 200 m (ben 17 nei 100 m), ai quali si debbono aggiungere i 5 vinti nei 200 misti. Ilaria Tocchini ha vinto 13 titoli tra 100 e 200 farfalla e 5 nei 200 misti. Alessandra Cappa e Cristina Maccagnola detengono il singolare primato di aver vinto i titoli di tutte le edizioni in cui sono stati disputati rispettivamente i 50 dorso e i 50 farfalla. Paolo Revelli ha vinto titoli assoluti e primaverili in ben 7 differenti distanze di gara, tra stile libero, farfalla e misti.
I campionati italiani in vasca corta. - Le sei edizioni dei campionati italiani in vasca corta hanno avuto un notevole impatto sia sulla programmazione della stagione degli atleti di maggior qualificazione del nuoto italiano sia sul livello tecnico delle prestazioni in vasca corta. Programmati immediatamente dopo la conclusione dei corrispondenti campionati europei in vasca da 25 m, hanno spesso trovato i componenti della squadra nazionale reduci da questa manifestazione in grandi condizioni di forma; di conseguenza non sono mai mancati record e risultati di grande consistenza tecnica. Dopo le prime sei edizioni (1998-2003), gli atleti che hanno conquistato il maggior numero di titoli sono, in campo maschile, Domenico Fioravanti, Massimiliano Rosolino e Luis Alberto Laera (8), seguiti da Emiliano Brembilla e Alessio Boggiatto (7). La presenza in questa classifica dei 4 nuotatori italiani più vincenti della seconda metà degli anni Novanta e dei primi anni del nuovo secolo dimostra quale sia il livello di importanza che la manifestazione ha assunto. Nell'albo d'oro della manifestazione figura anche Stefano Battistelli, con l'ultimo titolo nazionale della sua luminosa carriera vinto nei 100 dorso a Desenzano nel dicembre 1998. In campo femminile è stata Alessandra Cappa la grande interprete del campionato nel corso degli anni. La primatista italiana dei 50 e 100 dorso di ogni vasca ha infatti vinto in carriera ben 15 titoli assoluti in vasca corta, tenendo conto solo di quelli individuali. Cappa ha realizzato una serie perfetta di 6 vittorie in sei edizioni dei campionati nei 100 dorso; ha vinto per 5 volte su 6 la gara dei 50 dorso e conquistato anche 2 titoli nei 50 farfalla, uno nei 100 misti e uno nei 200 dorso. La specialista dei misti Federica Biscia, ritiratasi nel 2002 dopo aver conquistato la medaglia d'oro alle Universiadi di Pechino 2001, ma ancora primatista italiana dei 200 e 400 misti in vasca grande alla conclusione del 2004, la segue con 10 vittorie, distribuite nella rana e nei misti. Sara Parise è arrivata a 9 successi, guadagnati in tre diverse specialità del nuoto: ha infatti vinto titoli nello stile libero, nella farfalla e nei misti. Cristina Chiuso, specialista della velocità nello stile libero, ha messo insieme 8 titoli, 5 in sei edizioni nei 50 stile libero e 3 nei 100 stile libero. Quinta per titoli vinti è Francesca Segat, con 3 vittorie consecutive nelle ultime tre edizioni dei 200 farfalla, 2 vittorie nei 100 m e una nei 50 m della stessa specialità.
Non essendo uno sport di squadra, si tende erroneamente a pensare che il nuoto in piscina sia privo di aspetti strategici.
Si deve in primo luogo considerare che le nazioni attuano strategie proprie, spesso fortemente differenti da quelle di altri paesi, in base alla posizione delle loro selezioni nazionali rispetto alla gara obiettivo della stagione, della collocazione e del numero dei campionati nazionali nella stagione, delle norme di accesso alle manifestazioni nazionali e internazionali e dei criteri di partecipazione delle proprie rappresentative alle massime manifestazioni internazionali.
Per quanto riguarda il primo punto, le strategie più diffuse sono quella di far effettuare le selezioni nazionali a un mese dalla competizione (europea, mondiale, olimpica) che costituisce l'obiettivo stagionale e quella di programmarle da un minimo di tre a un massimo di quattro mesi prima. Nel primo caso, costante metodologica degli Stati Uniti, la forma massima è raggiunta in occasione della selezione (i trials) e poi conservata nella fase finale. Australia e principali nazioni europee, tra cui Italia e Francia, programmano le selezioni con anticipo di quattro mesi, nella convinzione di poter realizzare ulteriori incrementi nell'ultima parte della preparazione. In questa fase sono programmate con frequenza anche competizioni di medio e alto livello per favorire gli adattamenti specifici di gara.
La Federazione italiana nuoto ha impostato dal 1998 una strategia di programmazione dei campionati italiani assoluti su tre cicli di ampiezza quadrimestrale, collocando nel mese di dicembre il campionato in vasca da 25 m, in primavera (marzo-aprile) il campionato nazionale assoluto primaverile in vasca da 50 m e, infine, tra luglio e agosto il campionato assoluto estivo in vasca da 50 m, in base alla posizione delle grandi manifestazioni nei calendari internazionali.
Questa collocazione strategica comporta l'organizzazione della programmazione degli atleti sulla base di almeno tre cicli di preparazione annuali, ritenuti dai vertici tecnici e scientifici della FIN come i più idonei a progressi ampi e stabili nel tempo. L'accesso alle competizioni nazionali e internazionali viene di solito disciplinato da tabelle con i tempi limite da conseguire. Questo strumento finisce per essere la più potente chiave motivazionale per tecnici e atleti, perché impone e prefigura le prestazioni da conseguire per poter competere negli ambiti più prestigiosi. L'accurata scelta strategica della dinamica di variazione dei tempi limite, intesa a mantenere il livello quantitativo delle presenze nelle manifestazioni nazionali e nello stesso tempo a innalzarne il livello di qualificazione, è considerata una delle chiavi dell'incremento del numero di atleti italiani nelle classifiche internazionali.
Per quanto riguarda le strategie alla base della definizione dei criteri di selezione adottati dalle singole nazioni al fine di comporre le proprie rappresentative in vista delle grandi manifestazioni internazionali, si possono individuare due orientamenti ben distinti. Da una parte stanno Stati Uniti e Australia, che applicano il sistema della selezione secca, attuata in un'occasione prestabilita, senza appelli e designando rappresentative complete, senza fissare tempi minimi per partecipare. I primi due atleti delle singole gare della selezione sono direttamente qualificati per la manifestazione. Dall'altra parte stanno, con formule varie, altre nazioni che adottano sistemi misti, richiedendo tempi limite, ma eventualmente prequalificando atleti di particolare livello internazionale per salvaguardarli da incidenti o infortuni, riservandosi comunque la possibilità di eventuali integrazioni successive alla selezione nelle gare in cui il quadro degli aventi diritto non è stato completato. È questo anche il modello strategico dell'Italia e dei Paesi Bassi, due nazioni che hanno fortemente inciso nelle gare europee, mondiali e olimpiche dell'ultimo quinquennio.
Nell'ambito di una singola manifestazione assumono aspetti strategici la gestione dei successivi turni eliminatori e la gestione della composizione delle staffette nel turno preliminare. È assai importante infatti strutturare con accuratezza la partecipazione alle varie fasi di qualificazione che precedono la disputa delle finali. Di norma, nelle gare che prevedono semifinali, i nuotatori tendono a cercare la qualificazione con prestazioni che non comportino eccessivo dispendio di energie. Nelle semifinali ciò avviene raramente, anzi si assiste spesso a una sorta di dimostrazione di forza, che ha lo scopo di incrinare le certezze degli avversari o di aumentare le proprie. I casi di record del mondo, europei e nazionali superati in queste situazioni sono numerosissimi; spesso non sono poi seguiti da un ulteriore miglioramento in finale, dove la fatica si è accumulata, ma sono comunque maggiori le pressioni e le tensioni agonistiche. Nelle staffette assumono particolare rilievo le strategie intese a risparmiare i titolari in vista della finale, impiegando le riserve nei turni eliminatori. Tuttavia, le batterie delle staffette sono spesso anche una risorsa strategica per effettuare la selezione di uno o più titolari per la finale.
Un altro aspetto strategico nelle staffette è la ricerca, quando possibile, di una qualificazione che ponga il quartetto nella posizione ottimale in vista del risultato della finale. Ciò può corrispondere alla ricerca di un tempo di qualificazione utile per essere vicino alla o alle staffette con cui si pensa di dover lottare per la vittoria o per il piazzamento, oppure alla ricerca di una posizione defilata, che tenga fuori dal moto ondoso delle staffette in battaglia, in particolare al momento dei cambi.
Ultimo, ma non meno importante, è il contenuto strategico dell'ordine degli staffettisti, che dà luogo a tattiche di controllo o di fuga a seconda delle caratteristiche dei nuotatori di cui si dispone e della pressione che può essere esercitata sugli avversari.
Tutte le gare del programma di nuoto su distanze superiori ai 50 m presentano aspetti tattici, legati alla durata della prova e quindi al tipo di energia biologica che deve assicurare la copertura della prestazione.
Nelle gare dei 50 m è invece di norma assente qualunque componente tattica e gli atleti sono chiamati a spingere dal primo all'ultimo metro, poiché l'energia viene assicurata dai potenti sistemi bioenergetici anaerobici. Tuttavia, anche in questa gara non sono del tutto escluse scelte tattiche legate all'esecuzione tecnica del gesto in termini di frequenza e ampiezza di bracciata, adottate nei primi 25 m di gara e in quelli conclusivi.
Nelle gare dei 100 m delle quattro discipline prevale il criterio della distribuzione uniforme dello sforzo, anche se spesso si cerca di conservare sufficienti energie per la fase finale. L'analisi e la scomposizione della gara in fasi (partenza, fase di nuoto, virata, fase di nuoto, arrivo) consente più accurate constatazioni della reale distribuzione delle energie dell'atleta. In realtà, quando le due vasche sono nuotate con una differenza cronometrica compresa tra un secondo e mezzo e due secondi, esse si possono ritenere percorse alla medesima velocità. Una differenza di quest'ordine è infatti attribuibile al vantaggio determinato dalla partenza, sia in termini di metri percorsi in fase di volo sia in termini di velocità del nuotatore dopo l'entrata in acqua: le due fasi generano entrambe velocità certamente superiori a quella di nuoto.
Con riferimento ad atleti di alta qualificazione, i velocisti concludono il loro impegno in tempi che vanno da un minimo di 48-50 secondi (stile libero uomini) fino a un massimo di 67-70 secondi (rana donne). In questo campo è conveniente scaricare la propria potenza in modo progressivo e fluido, senza violenti strappi, concentrando il massimo dello sforzo di tipo anaerobico nella parte finale di gara. Maestri di questo tipo di gara sono e sono stati nei 100 stile libero Aleksandr Popov, Pieter Van den Hoogenband e Ian Thorpe. Nel nuoto italiano la tattica della progressività è quella preferita da Filippo Magnini, il ventiduenne primatista italiano, quinto ai Giochi Olimpici di Atene. Magnini è in grado di contenere la differenza tra le due vasche in meno di un secondo. In genere si può osservare che questa condotta di gara corrisponde a una precisa scelta tattica e non a una particolare forma di resistenza alla velocità: spesso si è notato che atleti dotati di una velocità di base superiore a quella dei propri avversari hanno vinto grandi finali olimpiche e mondiali passando a metà gara in posizioni di rincalzo.
In occasione della finale olimpica di Atene, nel 2004, Van den Hoogenband si è riconfermato campione olimpico dei 100 m nuotando le due vasche in 23,27″ e 24,90″, con una differenza di 1,63″, perfetta per uniformità di distribuzione di energia. Ciò gli ha consentito di rimontare negli ultimi metri il sudafricano Roland Schoeman, transitato a metà gara in vantaggio di 67 centesimi di secondo e battuto per 4 centesimi all'arrivo: una vera operazione chirurgica.
Non si deve tuttavia trascurare la possibilità di scelte tatticamente meno valide dal punto di vista funzionale, ma intese a causare problemi agli avversari. Introdurre un fattore sorpresa nel piano tattico dei rivali oppure agire sulla loro tenuta agonistica e psicologica è una ragione sufficiente per discostarsi dal sistema ottimale di utilizzo delle proprie energie. Determinante in questo senso è la valutazione del possibile maggior danno indotto nel sistema competitivo dell'avversario. Riuscire a coinvolgere il rivale in un passaggio per lui troppo veloce può portare a un successo altrimenti irraggiungibile.
Con questa tattica l'olandese Van den Hoogenband realizzò la più grande sorpresa dei Giochi Olimpici di Sydney, sconfiggendo l'australiano Ian Thorpe. Al momento dello scontro sui 200 m l'olandese aveva appena conquistato il primato del mondo e il titolo olimpico dei 100 m; l'australiano aveva fatto la stessa cosa nei 400 m. Il loro duello sui 200 m era aperto, ma vedeva favorito Thorpe, primatista del mondo della distanza e certamente ancora in grado di progredire. L'australiano era reduce da uno straordinario mondiale nei 400 m ed era stato artefice con Klim dell'imprevedibile successo sugli Stati Uniti dei velocisti australiani della 4x100 stile libero. Nella finale dei 200 m fu determinante il fatto che Van den Hoogenband avesse potuto dettare i termini della sfida. Dopo aver scosso la convinzione del giovane avversario con il primato del mondo nella semifinale, l'olandese, ben conscio di quella che sarebbe stata la strategia di Thorpe, impose la sua scelta tattica e coinvolse l'australiano in un passaggio che non poteva essere quello giusto per lui. Poiché tra i record sui 100 m dei due atleti vi era quasi un secondo e mezzo di vantaggio per Van den Hoogenband, il piano tattico di Thorpe di annullarlo nei primi 100 m era troppo azzardato per risultare vincente.
Nella semifinale Thorpe transitò in 52,03″ ai 100 m, ben 91 centesimi sopra al passaggio realizzato nell'altra semifinale dall'olandese (51,12″). Questa era la posizione giusta; il distacco tra i due rispetto ai primati personali sui 100 m era già ridotto. I formidabili meccanismi aerobici dell'australiano erano intatti: nei secondi 100 m lo svantaggio fu quasi completamente recuperato. Se in quella occasione, per soli 2 centesimi di secondo, non arrivò il mondiale di Thorpe fu perché la terza vasca venne affrontata troppo velocemente, certo non perché il passaggio fosse troppo lento. In finale Thorpe passò a soli 4 centesimi da Van den Hoogenband ai 50 m, a 5 centesimi ai 100 m, alla pari ai 150 m. In assoluto di ben 1,21″ più veloce ai 100 m che in semifinale: ma ora l'uomo 'resistente' era l'olandese. Il giovane Thorpe, annunciato come il nuotatore del secolo, si era bruciato su andature da velocista pur non essendo tale: il modo sicuro per inibire le sue qualità naturali di straordinario uomo di passo. L'ultima vasca fu un calvario: il ritmo, quello di una gara di 400 m, ne sancì una sconfitta che forse poteva essere evitata.
Nella rivincita ad Atene nel 2004, Thorpe non commise l'errore di seguire il più veloce rivale; gli concesse al passaggio un margine di 62 centesimi di secondo ma, avendo risparmiato le proprie energie, passò poi nettamente al comando, vincendo esattamente con lo stesso vantaggio.
Questo discorso introduce quello sulla tattica da adottare nelle gare dei 200 m, dove la componente aerobica è ben maggiore che nei 100 m e si ha quindi interesse a non inibirla con un rapido accumulo di lattato nel sangue, come avverrebbe a seguito di un passaggio a velocità troppo alta. Lo scarto tra la prima e la seconda metà della gara è di norma contenuto in meno di 2 secondi e mezzo e spesso si attesta tra un secondo e mezzo e 2 secondi. Nella finale olimpica di Atene, sia la romena Camelia Potec sia l'azzurra Federica Pellegrini rispettarono la tattica dello sforzo a passo costante, la prima mantenendo la differenza tra primi e secondi 100 m in meno di 2 secondi (addirittura 1,25″), la seconda superandoli di poco. È inoltre da notare che nella semifinale Pellegrini, passando più lentamente di 2 decimi ai 100 m, fu in grado di tenere il differenziale tra le due metà della gara al limite del secondo e mezzo, segnando quello che doveva restare il miglior tempo dei Giochi nella gara dei 200 stile libero femminili. Infine va considerato come l'impostazione tattica che premiò entrambe sia confermata dal fatto che al passaggio dei 100 m nessuna delle due occupava una delle prime tre posizioni: Pellegrini era infatti quarta, Potec settima.
Anche in questo caso è possibile cercare di sorprendere gli avversari con passaggi veloci, che li pongano nel dilemma se lasciare spazio o uscire dai propri abituali binari competitivi. Naturalmente un atleta in possesso di una velocità di base elevata può decidere di rischiare un differenziale maggiore tra le due frazioni di gara, pur di coinvolgere i rivali in ritmi proibitivi. Simili tentativi si sono visti frequentemente e proprio ad Atene se ne è avuto un esempio nella finale dei 200 rana femminili. L'australiana Leisel Jones obbligò la primatista del mondo, la statunitense Amanda Beard, a scegliere se lasciarle acquisire un ampio margine o se seguirla su ritmi elevatissimi. Beard fu abbastanza saggia da non snaturare le proprie caratteristiche di ranista capace di sforzi progressivi e costanti e alla fine ebbe la meglio rimontando l'avversaria affaticata negli ultimi 5 m della gara. Jones, primatista del mondo nei 100 rana, aveva a disposizione anche un'altra scelta tattica, quella di tenere basso il ritmo di gara, seguendo il passo di Beard e costringendola a fare la gara. Se la statunitense non avesse esercitato un'adeguata pressione nei primi tre quarti di gara, l'ultima vasca sarebbe stata allora favorevole a Jones.
Questa possibilità è ben presente ai nuotatori che affrontano avversari più veloci e che perciò devono imporre un ritmo abbastanza duro da non consentire loro di arrivare al finale di gara senza subire le conseguenze della fatica. Nelle prove dei 400 stile libero l'impiego dell'even split, o della distribuzione uniforme dello sforzo tra prima e seconda metà gara, sconfina in quello del negative split, che prevede la concentrazione dello sforzo nella seconda metà gara. Con questa tattica Rick DeMont abbatté nel 1973 la mitica barriera dei 4 minuti; con la stessa tattica Tim Shaw ne rilevò il record e lo abbassò di quasi 5 secondi nei due anni successivi. Nel 1992, nella finale olimpica di Barcellona, il russo Evgenij Sadovyj e l'australiano Kieren Perkins si piazzarono primo e secondo e scesero entrambi sotto il primato del mondo nuotando in negative. Ad Atene la differenza dei tempi tra le due metà gara dei primi quattro fu di 1,06″ per Thorpe, di 0,50″ per Grant Hackett, di 1,37″ per Klete Keller e di 0,20″ secondi per l'altro americano Larsen Jensen: un'identità tattica assoluta.
Molte altre barriere delle distanze del mezzofondo sono crollate sia in campo femminile sia in quello maschile grazie a questo piano tattico. Ancora nella capitale greca la giapponese Ai Shibata diventò campionessa olimpica degli 800 stile libero femminili nuotando i primi 400 m in 4′12,02″ e i secondi in 4′12,52″: batté così la francese Laure Manaudou, nettamente favorita, che aveva scelto un piano tattico assai meno valido, forzando il passaggio (4′09,77″) e nuotando la seconda parte in stato di progressivo affaticamento in 4′15,19″ (ben 5,42″ in più).
Alquanto diversa è l'impostazione delle gare in vasca corta, dove le virate ravvicinate aiutano di fatto a conservare la velocità e dove può essere uno svantaggio restare indietro, a causa del fronte ondoso che, al momento delle virate, è prodotto dagli atleti nelle prime posizioni. In queste condizioni è spesso preferibile partire più forte. Naturalmente questi concetti vanno modificati in relazione agli stili: il rischio di un fronte ondoso è praticamente trascurabile nelle gare di rana, che possono quindi essere nuotate più progressivamente anche in vasca piccola, tenuto anche conto che le virate possono favorire grandi cambi di ritmo.
L'attenzione alla distribuzione ottimale dello sforzo è certamente presente anche nelle scelte tattiche degli specialisti di stili diversi dallo stile libero, le cui distanze sono i 100 m e i 200 m. La differenza cronometrica tra prima e seconda metà di gara in queste discipline non è assolutamente assimilabile a quella che si registra nelle analoghe distanze dello stile libero. Questo non tanto in dipendenza di fattori tecnici legati alla diversa tipologia dei movimenti, quanto in ragione di alcuni fatti anche regolamentari. Nelle gare dei 100 rana è frequente una differenza prossima ai 4 secondi tra la prima e la seconda vasca. La principale causa è la partenza dall'alto, durante la quale si raggiunge in tutti gli stili la medesima velocità di avanzamento durante il volo, ma questa è molto maggiore rispetto alla velocità di nuoto della rana di quanto lo è rispetto allo stile libero e alla farfalla. L'altra causa è l'obbligo di toccare la parete con le mani al momento della virata. Questa norma regolamentare fa sì che i ranisti debbano aggrapparsi e ruotare sulla parete per poter posizionare i piedi ed effettuare la successiva spinta dal bordo. Nello stile libero, dove non c'è obbligo di virare toccando con la mano, si effettua la virata proiettando i piedi direttamente sul bordo in posizione di spinta. Il tempo morto della rotazione in virata nella rana appesantisce la differenza tra prima e seconda vasca, perché essendo successivo al passaggio di metà gara resta a carico della seconda parte della competizione.
Nonostante queste premesse generali, nelle due vittoriose finali olimpiche di Sydney Domenico Fioravanti dimostrò di avere ben presente quale fosse il piano tattico ottimale e come si potesse uniformare il ritmo di gara anche in questa disciplina, sia nei 100 m sia nei 200 m. Ciò emerge dal confronto tra la sua gara in finale e quella dell'allora primatista del mondo, l'americano Ed Moses, argento dietro l'azzurro nei 100 rana ai Giochi del 2000.
Fioravanti nuotò con la massima economia relativa la prima metà gara, poi alzò il ritmo nella seconda volando verso la prima medaglia d'oro del nuoto italiano. La differenza tra prima e seconda vasca fu contenuta in 2,64″ contro i 3,53″ di Moses.
Il grande ranista piemontese replicò la sua lezione tattica nella finale dei 200 m, puntualmente supportato da Davide Rummolo che si classificò terzo in quella storica finale.
Fioravanti nuotò la seconda parte di gara in 1′06,72″ e i primi 100 m in 1′04,15″: una differenza di soli 2,57″ tra le due metà. Rummolo nuotò i primi 100 m in 1′04,69″ e i secondi in 1′08,04″, con un differenziale di 3,35″. I due azzurri, rispettivamente quarto e settimo a metà gara, risalirono grazie alla perfetta distribuzione dello sforzo al primo e terzo posto.
Anche in farfalla le differenze cronometriche tra le due metà gara sono accentuate dalle stesse considerazioni e dagli stessi aspetti regolamentari della virata della rana. Tuttavia, la spiccata tendenza ad ampliare il margine tra le due vasche nei 100 m, come anche tra primi e secondi 100 m nei 200 m, è motivata da una precisa considerazione tecnica. Infatti, l'economia in termini energetici che si può realizzare con un passaggio a velocità controllata è fortemente ridotta a causa dell'aumento della resistenza frontale offerta dall'acqua, che è stato sperimentalmente verificato, al ridursi della velocità. Ad Atene tuttavia Michael Phelps riuscì a battere il primatista del mondo Ian Crocker nei 100 farfalla impostando la gara su un ritmo quasi uniforme. Mentre il suo rivale dava fondo a tutte le energie, cercando di mettere più acqua possibile tra se stesso e Phelps, questi rimase tranquillo accelerando solo nella seconda vasca. Passò infatti in 24,36″ e seppe ritornare in 26,89″, con un differenziale tra le due vasche di soli 2,53″. Crocker, passato in 23,59″ e tornato in 27,50″, crollò a un differenziale di quasi 4 secondi.
Non ci sono invece differenze sostanziali tra le gare di dorso e quelle di stile libero per quanto riguarda l'uniformità dello sforzo e i differenziali tra le due metà gara.
Enzo Zabberoni, nato a Firenze nel 1909, fu nuotatore e pallanuotista alla Rari Nantes Florentia, ai tempi in cui quella squadra costituiva la spina dorsale della nazionale di pallanuoto, grazie all'apporto di figure di grande spessore tecnico come Paolo Costoli, Sirio Banchelli, Giordano Goggioli e Pino Valle. Squalificato dall'attività agonistica nel 1942 per la tentata aggressione a un arbitro di pallanuoto, Zabberoni intraprese la carriera di allenatore. Esordì impostando a Firenze alcuni dei migliori nuotatori del dopoguerra, tra cui Paolo Galletti; avviò inoltre il cammino di due futuri olimpionici di pallanuoto, Gianni Lonzi e Danilo Bardi. Chiamato alla SS Lazio di Roma da Renzo Nostini, la trasformò nella più forte squadra italiana, formando campioni a ogni livello dalla metà degli anni Cinquanta alla metà degli anni Sessanta. Tra i suoi allievi vi fu Paolo Pucci, che divenne nel 1958 il primo campione e primatista europeo italiano dei 100 stile libero. Zabberoni allenò anche la squadra di pallanuoto della Lazio, vincendo lo scudetto nel 1956. Tra gli atleti di quegli anni vanno ricordati Pietro Boscaini, le sorelle Anna e Daniela Beneck e Daniela Serpilli, che lasciarono un'indelebile traccia negli albi d'oro dei primati e dei campionati italiani. Quando tornò a Firenze Zabberoni ebbe modo di far crescere ancora un'altra serie di campioni, tra cui Gianni De Magistris, il più grande atleta di riferimento della pallanuoto italiana e mondiale, oltre che eccellente nuotatore, e Massimo Nistri, più volte primatista e campione italiano di dorso, che in questa specialità fu finalista ai campionati mondiali. Enzo Zabberoni è morto nel 2002.
Umberto Usmiani, nato nel 1909, è stato atleta, tecnico, docente, divulgatore, giornalista, dirigente, membro del consiglio e poi vicepresidente federale. Prima dei trent'anni era già dirigente federale e allenatore della squadra nazionale. Di origine dalmata, promosse la crescita e l'affermazione della Fiumana Nuoto. Confermato nel consiglio federale al termine della seconda guerra mondiale, si trasferì prima a Bergamo e poi a Torino, entrando nel Centro sportivo FIAT. In quegli anni di impegno appassionato fu attento studioso di problemi tecnici, degli aspetti medico-scientifici dell'allenamento e delle componenti educative della pratica sportiva. Nello stesso tempo allenava direttamente le sue squadre maschile e femminile, era commissario tecnico degli azzurri e rappresentava il punto di riferimento tecnico e organizzativo all'interno della Federazione. La presenza di Usmiani negli organici federali cominciò a essere discussa per ragioni legate alla sua appartenenza a determinate correnti federali. Al FIAT ebbe come allievi decine di atleti di primo piano, tra cui Roberto Lazzari, Dino Rora e la dorsista e stileliberista Elena Camino (primatista europea di staffetta nel 1967). Dopo le Olimpiadi del 1964 tornò a coprire, sotto la presidenza di Aldo Parodi, il ruolo di commissario tecnico. Nel gennaio 1966 perse due dei suoi più brillanti nuotatori, Bruno Bianchi e Dino Rora, che morirono nella tragedia di Brema. Nella nazionale il suo compito era diventato quello di occuparsi della squadra femminile, mentre Bubi Dennerlein seguiva da due anni quella maschile. In seguito ebbe una felice intuizione, quando, avendo assunto il ruolo di supervisore, affidò il settore femminile a Franco Baccini, allenatore prima della Lazio Nuoto e poi della Roma Nuoto. Fu ancora vicepresidente federale nel 1981 e nel 1982, poi si ritirò, pur rimanendo sempre nel mondo del nuoto. Morì nel 1985.
Costantino Dennerlein, nato a Portici (Napoli) nel 1932 da padre tedesco e madre romena, è conosciuto nel mondo del nuoto con il soprannome di Bubi. Rigoroso nell'applicazione della disciplina e nelle richieste degli allenamenti, come nuotatore fu un atleta di primo piano, più volte campione e primatista italiano di farfalla e tra i migliori specialisti anche nei 200 stile libero, gara grazie alla quale fu riserva ai Giochi di Helsinki del 1952. Nel 1956 venne escluso dalla staffetta 4x200 m alle Olimpiadi di Melbourne, dopo aver guadagnato in un primo tempo la convocazione. Da allenatore, la sua carriera ebbe inizio alla Canottieri Napoli, quando era ancora un atleta in attività. Il salto di qualità fu determinato dai viaggi di perfezionamento negli Stati Uniti, in particolare presso la Yale University di New Haven, dove insegnava nuoto Bob Kiphuth. Degli Stati Uniti fu profondo conoscitore e a lui si devono del resto i programmi di aggiornamento che portarono i tecnici italiani di maggiore spicco a seguire, a rotazione, l'intero sviluppo di un ciclo annuale di allenamento presso grandi allenatori statunitensi. Tra questi restò memorabile quello del 1978-79 presso l'Indiana University di Bloomington con Doc Counsilman. Anche i nuotatori andarono spesso negli Stati Uniti in quegli anni, per comprendere il modello statunitense e lo spirito che animava i successi di quei campioni apparentemente inarrivabili. Dennerlein gettò le basi di una crescita culturale che influenzò moltissimi tecnici di quella e delle successive generazioni, convincendoli che il gap con i vertici internazionali poteva essere colmato. Dopo una serie di eccezionali successi a livello di club nei primi anni Sessanta, divenne allenatore della nazionale maschile di nuoto nel 1963, quando il commissario straordinario della FIN Mario Saini decise di puntare su di lui per rilanciare il nuoto italiano. Nella sua carriera Dennerlein accompagnò per 25 stagioni, fino a tutto il 1987, la nazionale italiana, conquistando i primi grandi successi del nuoto azzurro in campo olimpico e mondiale. Tra i suoi allievi di maggior successo ci sono il fratello Fritz ‒ da lui portato al record europeo dei 100 e 200 farfalla e al quarto posto all'Olimpiade di Roma ‒, Novella Calligaris, Marcello Guarducci, il ranista Giorgio Lalle, il farfallista Paolo Barelli, lo stileliberista Roberto Pangaro e un grande numero di altri atleti protagonisti sulle scene nazionali per titoli vinti e record conquistati. Dal 1982 Dennerlein coordinò entrambi i settori delle squadre nazionali e in questa veste gestì le imprese di Cinzia Savi Scarponi nel 1983. In quell'anno guidava la nazionale e lo staff dei Campionati d'Europa di Roma e dei Giochi del Mediterraneo di Casablanca, manifestazioni in cui l'Italia del nuoto toccò i massimi vertici della sua storia. Nel 1986 ebbe modo di lanciare Gianni Minervini e di far esordire a livello mondiale Stefano Battistelli, i quali conquistarono entrambi la medaglia d'argento a livello individuale ai Mondiali di Madrid. Nel 1987 a Strasburgo ebbe in squadra l'emergente Giorgio Lamberti, mentre nello staff della nazionale c'era il suo ex allievo Alberto Castagnetti, che doveva diventare il suo successore e il più vincente tecnico italiano di ogni epoca. Poliglotta, conoscitore profondo del nuoto mondiale, si confrontava con i tecnici stranieri avendo ben chiaro l'obiettivo di rivoluzionare il modo di pensare del nuoto italiano, modellando il Centro federale di Roma e appoggiandosi al progetto della Scuola dello sport, di cui fu apprezzato docente. Fu promotore dell'ANAN (Associazione nazionale degli allenatori di nuoto), che ebbe negli anni Ottanta un ruolo fondamentale nella crescita culturale del nuoto italiano. Uscito dai ruoli federali, contribuì a rifondare il Circolo canottieri Aniene e a impostare i tecnici di quel club, tra cui Dario Cortese e Gianni Nagni, poi diventati rispettivamente il primo consigliere federale nelle due legislature degli anni Duemila e il secondo capo-allenatore del club romano e componente dello staff federale di Sydney e di Atene.
Alberto Castagnetti è nato a Verona il 3 febbraio 1943. Come nuotatore partecipò ai Giochi Olimpici di Monaco del 1972 con la staffetta 4x100 stile libero; l'anno successivo, l'ultimo della sua carriera, si classificò al sesto posto ai Mondiali di Belgrado, sempre con la staffetta veloce. Conquistò numerosi titoli di campione italiano con le staffette 4x100 stile libero e 4x100 mista e un secondo posto nei 100 stile libero ai Campionati assoluti di Napoli nel 1969. Allenò campioni del calibro di Giorgio Lamberti, Roberto Gleria, Marcello Guarducci, Manuela Dalla Valle, Cristina Sossi, Lorenza Vigarani, per citarne solo alcuni. Dalla stagione 1996 al 2004 ha allenato a Verona Emiliano Brembilla e Domenico Fioravanti, con cui ha costruito l'ossatura della più vincente squadra italiana di tutti i tempi. Dinamico e fortemente innovativo, Castagnetti è alla guida della nazionale azzurra ininterrottamente dal 1987; ha conquistato con atleti da lui direttamente allenati 2 medaglie d'oro olimpiche e una mondiale, un primato olimpico, 3 medaglie individuali d'argento e una di bronzo in ambito di campionato del mondo; un primato mondiale in vasca grande, 3 mondiali in vasca corta; numerosi primati europei in vasca grande e in vasca piccola; 9 medaglie d'oro in sede di campionato europeo. Uno o più dei suoi atleti erano in squadra in tutte e quattro le staffette 4x200 stile libero vincitrici di medaglia d'oro a livello europeo e in quella che conquistò nel 2001 l'argento mondiale. Numerose le medaglie europee d'argento e di bronzo che i suoi nuotatori hanno vinto nei diciassette anni della sua conduzione. Con la nazionale italiana vinse inoltre la classifica assoluta complessiva nei Campionati Europei di Helsinki 2000 (con il supporto del primo posto nel medagliere maschile); conquistò il terzo posto nella classifica complessiva per nazioni ai Giochi Olimpici di Sydney 2000 (terzo posto anche nel medagliere maschile e quarto in quello generale); si aggiudicò il primo posto nella classifica per nazioni del settore maschile negli Europei di Siviglia 1997, Helsinki 2000, Berlino 2002, Madrid 2004. Nel corso dei Campionati del Mondo di Fukuoka 2001 la squadra maschile ribadì il terzo posto assoluto nel medagliere mondiale. Con le nazionali da lui dirette tra il 1988 e il 2004 conquistò per l'Italia, nelle sole manifestazioni in vasca grande, 100 medaglie internazionali: 12 olimpiche, 16 mondiali, 72 europee. Sotto la direzione di Castagnetti l'Italia vinse le prime medaglie d'oro olimpiche e mondiali nel settore maschile, ma anche le 2 medaglie di Atene 2004 sono storiche: l'argento di Federica Pellegrini ha riportato una nuotatrice italiana sul podio olimpico trentadue anni dopo i piazzamenti di Novella Calligaris a Monaco; il bronzo della staffetta 4x200 m è stata la prima medaglia conquistata dall'Italia a un'Olimpiade (in staffetta), considerando tutte le discipline. Delle 25 medaglie d'oro europee vinte dalla FIN nella sua storia, ben 22 sono state conquistate nel periodo dell'incarico di Castagnetti. Fondamentale anche il ruolo svolto alla direzione tecnica del Centro federale di Verona, che è stato tra il 1998 e il 2004 sede di allenamento per le squadre nazionali, ma anche luogo di confronto e di verifica delle tecniche e degli indirizzi di allenamento con gli allenatori sociali. Dall'autunno 2004 Castagnetti ha ampliato il suo ruolo con il coordinamento diretto dei progetti tecnici della FIN nella preparazione delle squadre nazionali.
Stefano Morini, nato a Livorno il 17 novembre 1956, dopo aver conseguito il diploma dell'Istituto superiore di educazione fisica (ISEF) di Roma si è dedicato al nuoto agonistico, diventando allenatore a tempo pieno della Livorno Nuoto fin dal 1982, all'età di ventisei anni. Dopo un brillante excursus nei corsi di formazione e di aggiornamento federali, nel 1987 ha conseguito il prestigioso attestato di partecipazione al Corso alta prestazione presso la Stanford University. Durante la sua carriera ha allenato molti nuotatori di primo piano, tra i quali spiccano Ilaria Tocchini, Cristina Chiuso, Lara Bianconi e Samuele Pampana. I suoi atleti hanno vinto oltre 100 titoli nazionali tra assoluti e categoria, hanno migliorato diversi record nazionali e rappresentato molte volte l'Italia nel corso di manifestazioni internazionali a livello europeo, mondiale e olimpico. Dopo le prime esperienze nello staff della nazionale giovanile nella seconda metà degli anni Ottanta, è entrato stabilmente tra i tecnici di riferimento della nazionale maggiore a partire dagli anni Novanta. Dal 1998 al 2000 è stato designato responsabile dell'area dello stile farfalla all'interno del progetto FIN Point. Nel 2001 è stato chiamato al Centro federale di Verona come assistente del commissario tecnico Castagnetti. In questa veste, nella stagione 2003-2004, è stato tra l'altro responsabile della preparazione della farfallista Paola Cavallino e della dorsista Alessandra Cappa, entrambe pervenute a una medaglia individuale in occasione dei Campionati Europei di Madrid. Erano trascorsi nove anni da quando un'altra sua allieva, Ilaria Tocchini, vincendo nel 1995 a Vienna l'argento nei 100 farfalla, aveva conseguito l'ultimo riconoscimento a livello individuale del settore femminile. A Morini erano affidati, inoltre, la conduzione e il coordinamento della preparazione dei velocisti azzurri della staffetta 4x100 stile libero, sia per Madrid sia per i Giochi di Atene. Ha partecipato a tutti i successi della rappresentativa azzurra nel quadriennio 2001-2004, dai Mondiali di Fukuoka, agli Europei di Berlino e di Madrid, ai Giochi di Atene. Profondo conoscitore del nuoto, Morini è uno dei divulgatori e dei docenti di riferimento del Settore istruzione tecnica federale, cui si deve gran parte della crescita, in termini di tecnica e di consapevolezza delle possibilità agonistiche, dei tecnici italiani. Dall'autunno 2004 coordina il Progetto Pechino 2008, che segue e supporta la crescita dei giovani più brillanti delle varie specialità in vista dei Giochi del 2008.
Sergio Pasquali è nato a Fiume il 5 dicembre 1941. Dal 1949 risiede a Firenze, dove ha conseguito il diploma di liceo scientifico. Si è dedicato al nuoto agonistico dai quattordici ai ventotto anni iniziando a svolgere attività di aiuto-allenatore a diciannove anni alla Rari Nantes Florentia, con il responsabile Celio Brunelleschi e successivamente con Enzo Zabberoni. Nel 1967 è entrato al Centro CONI Firenze, diventandone capo-istruttore dal 1969 fino al 1973 e succedendo nell'incarico a Gianni Gross, chiamato alla Rari Nantes Patavium. Fondatore con Romano Nenci degli Amici del nuoto Firenze nel 1972, ha allenato questa squadra fino alla sua fusione (1986) con la Fiorentina Nuoto, presieduta da Fabio Frandi, continuando a essere il capo-allenatore della nuova realtà tecnica. In questi tre decenni le squadre di Pasquali sono arrivate dal livello giovanile fino ai vertici del nuoto nazionale, conquistando nel 1994 il titolo nazionale a squadre serie A. È stato nominato nel 1983 'seminatore dell'anno' per i risultati del nuoto giovanile. È stato docente nazionale del Settore istruzione tecnica della FIN. Tra i principali risultati di alto livello conseguiti dai suoi nuotatori sono da annoverare 30 titoli italiani e 19 primati assoluti, ai quali si aggiungono la medaglia d'argento e quella di bronzo conquistate in sede di campionato europeo dalla sua miglior nuotatrice, la mezzofondista Tanya Vannini. I suoi atleti hanno raggiunto notevoli risultati anche nel nuoto di fondo in acque libere: Sergio Chiarandini è stato medaglia d'argento della 25 km nei Mondiali di Perth del 1991; la figlia Melissa Pasquali, peraltro più volte vincitrice di medaglie in piscina in sede di campionato italiano assoluto, è stata eccellente interprete della specialità fino a conquistare la medaglia d'argento della 10 km nei Campionati del Mondo di Honolulu del 2002. Nell'arco di vent'anni, Pasquali ha fatto parte dello staff tecnico nazionale in 4 campionati europei juniores, 2 Universiadi, 5 campionati europei assoluti, 2 campionati mondiali, 3 Olimpiadi. Gli atleti da lui seguiti in queste manifestazioni hanno raggiunto numerose finali olimpiche, mondiali ed europee. Braccio destro del commissario tecnico Castagnetti per sei anni (dal 1995 al 2000), ha condiviso con lui e con lo staff di Sydney i grandi meriti di quel memorabile successo come allenatore degli staffettisti azzurri.
Cesare Butini, nato a Roma il 4 ottobre 1957, è stato nuotatore di buon livello negli anni Settanta, vincendo molti titoli giovanili e conquistando diverse medaglie nei campionati italiani assoluti; Butini ha fatto parte sia delle rappresentative nazionali giovanili sia di quelle assolute. Ha iniziato la professione di tecnico nel 1980 nell'Aurelia Nuoto, della quale è responsabile tecnico dal 1984. Dopo numerosi successi a livello giovanile, ha ottenuto il suo primo titolo assoluto nel 1985. I suoi nuotatori hanno vinto più di 50 titoli assoluti, 25 primati assoluti, 30 primati di categoria giovanili, 115 titoli giovanili. Ha allenato atleti di livello nazionale e internazionale tra cui Cristina Chiuso, Alessia Filippi, Giusy Patané, Simona Ricciardi, Livia Copariu, Andrea Palloni, Luca Belfiore, Roberto Cassio, Simone Dini. Dal 1987 collabora con le squadre nazionali, prima giovanili poi assolute. Dal 1998 è responsabile del settore velocità femminile all'interno del progetto FIN Point. È docente nazionale del Settore istruzione tecnica dal 1991. È tecnico federale per la parte nuoto della Federazione pentathlon moderno dal 1997. Dal 2000 al 2004 ha partecipato, in qualità di tecnico dello staff federale responsabile della velocità femminile, a tutti i successi delle nazionali azzurre nel corso degli Europei di Helsinki, di Berlino e di Madrid, dei Mondiali di Fukuoka e delle Olimpiadi di Sydney e di Atene. In vista dei Giochi di Atene ha gestito con Stefano Morini la preparazione dei velocisti azzurri nella staffetta 4x100 stile libero, che ha sfiorato la medaglia di bronzo. Dall'autunno 2004 coordina il gruppo dei dorsisti e farfallisti all'interno del Progetto Pechino 2008.
Gianni Nagni, nato a Roma il 25 luglio 1960, è stato un eccellente nuotatore a livello nazionale. Nel 1976 e nel 1977 si è laureato più volte campione italiano di categoria ottenendo diverse convocazioni nella nazionale giovanile. Dal 1978 al 1981 è stato campione e primatista italiano assoluto, sia in vasca lunga sia in vasca corta, negli 800 e 1500 stile libero ed è entrato stabilmente nella nazionale maggiore. Lasciato il nuoto agonistico, ha fatto le sue prime esperienze come allenatore dal 1983 al 1988, in qualità di vice-allenatore della Roma Nuoto, club per i cui colori aveva gareggiato. Dal 1989 è stato chiamato al Circolo canottieri Aniene, su indicazione di Bubi Dennerlein, prima come allenatore e poi, dal 1993, come direttore tecnico. Qui ha ottenuto numerose vittorie nelle classifiche di società degli ultimi dieci anni, a livello sia di campionati di categoria sia di campionati assoluti, rendendo progressivamente l'Aniene il club di maggiore forza nel settore maschile degli ultimi anni. Massimiliano Eroli e Fabio Farabegoli, che hanno conquistato numerosi titoli e primati assoluti oltre a tre Coppe del Mondo (200 farfalla e 400 misti il primo, 200 rana il secondo), sono stati gli atleti più rappresentativi nella prima fase della sua carriera. Nel 2001 è divenuto tecnico sociale di Domenico Fioravanti, di Emiliano Brembilla e, successivamente, di Alessandra Cappa, che erano seguiti dall'allenatore federale Castagnetti. Nel 2003 si sono aggiunti ai suoi atleti Paolo Bossini e Christian Minotti e, nell'autunno 2004, Alessio Boggiatto, Emiliano Brembilla e Ambra Migliori, nuotatori formidabili per titoli, primati e piazzamenti conseguiti nelle grandi manifestazioni internazionali. Come tecnico federale ha maturato le prime esperienze a partire dal 1994, allenando diverse rappresentative giovanili e collaborando ai Campionati del Mondo di Roma in qualità di osservatore del SIT (Settore istruzione tecnica). Nel 1995 e nel 1996 ha fatto parte dello staff tecnico della nazionale juniores, coordinata da Maurizio Coconi. Dal 1997 è diventato docente nazionale del Settore istruzione tecnica della FIN. Nel 1998 e nel 1999 è stato incaricato quale responsabile della rana e dei misti all'interno del progetto FIN Point. Ha fatto parte, inoltre, dello staff tecnico che ha lavorato sia per gli Europei di Helsinki sia per le Olimpiadi di Sydney: dal 2000 è infatti componente dello staff tecnico federale della nazionale assoluta, con responsabilità relative alle aree della rana, dei misti e del mezzofondo. Con Morini e Butini fa parte del gruppo di tecnici che ha assistito Castagnetti negli ultimi anni, partecipando a due edizioni delle Olimpiadi, due dei mondiali e tre degli europei, manifestazioni nelle quali gli azzurri hanno toccato vertici di rendimento mai precedentemente avvicinati. Dall'autunno 2004 coordina all'interno del Progetto Pechino 2008 gli specialisti della rana e dei misti.
Marcello Rigamonti, nato nel 1956, prima di intraprendere la carriera di allenatore è stato nuotatore di buon livello nazionale, raggiungendo numerose finali nel mezzofondo e la convocazione in rappresentative nazionali a livello di Universiadi. Ha svolto i suoi primi incarichi tecnici tra il 1977 e il 1980 presso la SS Nuotatori milanesi, assumendone l'incarico di capo-allenatore dal 1980 al 1988. Tra il 1992 e il 2000 è stato, tra l'altro, tecnico federale ai Campionati Europei 1995, 1997, 1999 e 2000, ai Campionati Mondiali 1998, ai Giochi Olimpici di Atlanta 1996 e di Sydney 2000. Nel 2001-2002 è divenuto coordinatore tecnico logistico del Centro federale di Verona, mentre dal 2002 è coordinatore tecnico organizzativo della Scuola nuoto della stessa struttura. Le sue squadre hanno vinto per cinque anni consecutivi, tra il 1996 e il 2000, il titolo assoluto di campione d'Italia; i suoi atleti più rappresentativi sono stati Emanuele Merisi e, in acque libere, Viola Valli. In totale, ha potuto raccogliere 74 titoli italiani assoluti individuali, 12 titoli italiani assoluti di staffetta, 24 record italiani assoluti individuali e 130 convocazioni di atleti in nazionale.
Riccardo Siniscalco, nato a Napoli il 23 marzo 1950, è stato eccellente mezzofondista, più volte campione italiano, alla Canottieri Napoli nel gruppo di Bubi Dennerlein, da cui apprese anche i segreti del mestiere di allenatore. Tra i suoi atleti vanno ricordati Davide Rummolo e soprattutto Massimiliano Rosolino, seguito dal livello giovanile fino ai formidabili successi di Sydney. Per quanto riguarda la carriera di Rosolino, fu determinante la scelta di Siniscalco nell'indirizzare l'atleta verso la specialità dei misti tra il 1998 e il 1999, quando il nuotatore napoletano sembrava in fase di stallo nelle distanze dello stile libero. Nel 2000, dopo i grandi successi di Rosolino a Helsinki, Siniscalco prese un'altra decisione illuminata, conservando tra gli obiettivi olimpici i 200 e 400 stile libero individuali, nonostante il primo posto assoluto del suo allievo nei 200 misti nelle graduatorie mondiali dell'anno. Siniscalco fu ancora determinante a Sydney, quando Rosolino, già in possesso di una medaglia d'argento nei 400 stile libero e di una di bronzo nei 200 m, fu superato cronometricamente da Tom Dolan nelle semifinali dei 200 misti. Tra la semifinale e la finale di quella gara egli modificò l'indirizzo tattico del suo atleta, fino a quel momento troppo aggressivo, in una condotta di distribuzione progressiva dello sforzo, consigliandogli in particolare di nuotare la frazione di farfalla in assoluta economia di energie. Fu una scelta tanto coraggiosa quanto intelligente e risultò clamorosamente vincente. Siniscalco seguì Rosolino e il quartetto della 4x200 stile libero ‒ quest'ultimo sotto la direzione di Castagnetti ‒ anche ai Mondiali di Fukuoka, dove Rosolino vinse l'oro mondiale e l'Italia l'argento della 4x200 stile libero. Dopo lo sfortunato esito del Campionato Europeo di Berlino 2002 la sua strada si divise da quella di Rosolino, di cui approvò la scelta di cercare ulteriori stimoli in Australia.
Paolo Targa era nello staff azzurro olimpico di Sydney ‒ da cui l'Italia uscì con 3 medaglie d'oro, 2 d'argento e una di bronzo ‒ come personal trainer di Lorenzo Vismara. Professore di educazione fisica, ottimo comunicatore, studioso attento delle problematiche dell'alimentazione, Targa è stato il solo e costante punto di riferimento del velocista lombardo, che ha seguito in quasi tutte le sue partecipazioni europee, sempre coronate dalla conquista di medaglie.
Maurizio Coconi, nato a Civitavecchia il 1° gennaio 1949 e diplomato all'ISEF di Roma, fu più volte campione e primatista italiano di categoria nella specialità dei misti, con diverse presenze nella nazionale di categoria. Come pallanuotista conquistò 2 titoli italiani nella categoria allievi e fu convocato nelle nazionali giovanili. Nel 1969 entrò nella rosa di prima squadra e l'anno successivo ottenne la medaglia d'argento alle Universiadi di Torino; nel 1975 conquistò un secondo posto nel campionato italiano di serie A e nello stesso anno il terzo posto nella finale europea della Coppa delle coppe. Da tecnico di pallanuoto ottenne un quinto posto nel campionato greco di serie A, guidando la squadra del Kios. Come tecnico di nuoto iniziò la carriera nel 1975 con il Civitavecchia; poi, nel 1986-1987, divenne tecnico nella Roma Nuoto. Dal 1987 al 1992 si trasferì in Sicilia, dove allenò la Poseidon di Catania, vincendo con i propri atleti vari titoli italiani di categoria e ottenendo con Piermaria Siciliano, l'atleta di maggiore spicco di quel club, diversi primati italiani di categoria. Nel 1990 entrò come assistente nello staff della nazionale juniores. Sotto la sua guida, Siciliano ottenne una medaglia d'oro, una d'argento e una di bronzo agli Europei juniores di Anversa nel 1991, mentre nel 1992 partecipò alle Olimpiadi di Barcellona. Dal 1993 Coconi è il responsabile tecnico delle squadre nazionali giovanili, e sotto la sua gestione sono passati tutti i recenti campioni del nuoto azzurro: Massimiliano Rosolino, Domenico Fioravanti, Emiliano Brembilla, Alessio Boggiatto, Davide Rummolo, Matteo Pelliciari, Mattia Nalesso, Christian Galenda, Michele Scarica, Filippo Magnini, Federico Cappellazzo, Christian Minotti, Loris Facci, Alessandro Terrin, Luca Marin, Paolo Bossini, Federica Pellegrini, Alessia Filippi, Sara Parise, Alessandra Cappa, Chiara Boggiatto, Caterina Giacchetti, Veronica Demozzi, Chiara Pettenò, Cristina Mancabelli, Ferdinando Mazzotta. Con questi atleti sono state vinte più di 70 medaglie ai campionati europei juniores. L'Italia ha inoltre consolidato negli ultimi anni una netta superiorità a livello giovanile tra le nazioni dell'Europa occidentale, mettendo a segno tre consecutive vittorie, tra il 2002 e il 2004, nel Trofeo internazionale juniores delle Sei nazioni. Gli azzurri della rappresentativa cadetti hanno contemporaneamente dominato le ultime due edizioni della Coppa Latina, manifestazione intercontinentale ‒ comprendente le rappresentative europee di lingua latina e quelle dell'America Centrale e Meridionale ‒ che prevede il limite dei vent'anni per il settore maschile e dei diciotto per quello femminile. Come tecnico federale, Coconi ha partecipato anche a manifestazioni di livello assoluto come le Universiadi di Fukuoka 1995, i Giochi del Mediterraneo 1997 e 2001 e varie tappe della Coppa del Mondo. È stato inoltre accreditato ai Giochi Olimpici di Atene dal Comitato olimpico di Malta, quale tecnico della Federazione nuoto di quella nazione.
James Edward Counsilman è nato a Birmingham (Alabama) nel 1920 ed è scomparso a Bloomington (Indiana) nel 2004. Conosciuto come Doc, è ritenuto il più grande allenatore e innovatore della scienza del nuoto competitivo, che gli deve un contributo fondamentale in termini di metodo, di intuizione, di razionalizzazione e di diffusione. Allenatore di una lunga serie di campioni, la storia dei suoi successi agonistici è legata alle imprese di fuoriclasse del nuoto quali Mark Spitz, Jim Montgomery, Gary Hall Sr., John Kinsella, Mike Troy, Charles Hickcox, Don McKenzie, Chet Jastremski, Tom Stock, George Breen, Mike Stamm, Alan Somers, Ted Stickles, Larry Schulhof, John Murphy e molti altri. I primi due nuotatori di questa incredibile lista sono rispettivamente l'atleta che ha vinto 7 medaglie d'oro in un'unica edizione delle Olimpiadi (Monaco 1972) e il primo al mondo a nuotare in vasca grande per 100 m in meno di 50 secondi (Montreal 1976). Counsilman ebbe per due volte, nel 1964 e nel 1976, il compito di guidare la rappresentativa degli Stati Uniti come allenatore della squadra olimpica maschile. Nella prima occasione la squadra statunitense lasciò agli avversari soltanto 2 delle medaglie d'oro disponibili e conquistò oltre il 50% del totale di quelle in palio. Nella seconda la squadra vinse tutti i titoli olimpici eccetto uno e il 75% del totale delle medaglie. Durante la sua carriera di allenatore i suoi atleti hanno superato tutti i record del mondo di ogni singola gara del programma olimpico maschile. Tra le sue imprese di atleta spicca la traversata a nuoto del canale della Manica, compiuta all'età di 59 anni, il 17 settembre 1979. Questa impresa, realizzata in 13 ore e 15 minuti, lo rende il più anziano tra tutti i nuotatori che siano mai riusciti a nuotare da Dover a Calais. Essa fu realizzata dopo sistematici allenamenti mattutini nella piscina dell'Indiana University di Bloomington e nel Lago di Monroe. Ne furono occasionali e ammirati testimoni anche alcuni allenatori italiani, inviati dalla FIN a Bloomington per seguire la stagione universitaria. Tra le sue ricerche sul nuoto è stato fondamentale il contributo dato, attraverso tecniche innovative di fotografia subacquea e di analisi biomeccanica, allo studio del gesto tecnico e della traiettoria e alla ridefinizione delle forze propulsive operanti nella nuotata. Fu tra l'altro il primo teorico del crawl a due battute incrociate, che ripercorreva ed esaltava le precedenti soluzioni tecniche e che divenne una tecnica di riferimento per molti mezzofondisti: in tal modo il suo allievo Breen, accompagnato dallo stupore dei tradizionalisti, conquistò successi memorabili. Il suo contributo alla crescita del nuoto di competizione non ne ha trascurato alcuna componente; egli ha investigato in ogni area della fisiologia dell'esercizio e del condizionamento fisico, dall'interval training agli esercizi isocinetici e biocinetici, al training in ipossia (o ipercapnia), all'allenamento in altura e così via. Pioniere dell'analisi della nuotata con tecniche di fotografia in immersione, dimostrò in modo inoppugnabile la presenza di forze di pressione e di sollevamento quali elementi essenziali della propulsione in acqua. Contribuì in modo fondamentale a far comprendere l'importanza del teorema di Daniele Bernoulli (1700-1782) nella generazione delle spinte operata con impulsi e traiettorie non effettuati in linea retta. Nel 1968 pubblicò The science of swimming, che ebbe poi 22 ristampe e che evidenziò il valore dell'approccio scientifico nella professione del tecnico sportivo. Nove anni dopo, nel 1977, pubblicò Competitive swimming, che contiene la sequenza della fase in immersione della nuotata di fuoriclasse quali Mark Spitz, Gary Hall Sr., Jenny Turrall, Kornelia Ender e di altri campioni degli anni Settanta, appartenenti alle nazionali degli Stati Uniti, dell'Australia e della Germania Orientale: una collezione che rappresenta la più accurata documentazione fotografica delle tecniche di nuoto e della meccanica della nuotata riferibili a grandi nuotatori.
Robert Kiphuth, detto Bob, è stato allenatore di numerosi grandi nuotatori, i più famosi tra i quali sono l'olimpionico dei 100 dorso di Londra, Allen Stack, e i primatisti del mondo Alan Ford e Steve Clark, che migliorarono i primati del mondo dei 100 stile libero in un periodo compreso tra il 1944 (Ford) e il 1964 (Clark). Altri suoi illustri allievi sono stati l'australiano John Marshall (scomparso nel 1957), primatista del mondo di tutte le distanze dai 200 m al miglio dal 1949 al 1951, e Jeff Farrell, che superò un'operazione di appendicite in 6 giorni per coronare il suo sogno olimpico a Roma nel 1960. Fu straordinario allenatore di velocisti, al punto che la sua squadra universitaria, la leggendaria Yale University, e quella del New Haven Swim Club, dove i suoi allievi confluivano per completare il ciclo annuale postuniversitario, detennero ininterrottamente il primato del mondo della staffetta 4x100 stile libero dal 1940 al 1948. Venne considerato fino alla metà degli anni Sessanta l'indiscusso riferimento del nuoto statunitense e mondiale e contribuì all'evoluzione del nuoto quanto nessun altro prima di Doc Counsilman, formando numerosi tecnici di grande successo. Nel 1960, pochi mesi prima dei Giochi di Roma, fu in Italia per un breve periodo di incontri tecnici, durante il quale preconizzò che il primato mondiale nei 1500 stile libero maschili, che allora era superiore ai 17 minuti, sarebbe stato portato entro i successivi 20 anni sotto i 15 minuti, come poi avvenne.
Peter Daland si è formato a Yale sotto la guida di Bob Kiphuth. Daland è stato capo-allenatore della squadra olimpica femminile statunitense nel 1964 ai Giochi di Tokyo e della rappresentativa maschile a quelli di Monaco nel 1972. Per vent'anni fu tecnico di riferimento della Southern California University e poi del Los Angeles Athletic Club. Fu nominato allenatore dell'anno nel 1962. La sua squadra universitaria, i famosi Trojans, dominarono le scene negli anni Settanta, mentre il suo club di Los Angeles fu una realtà del nuoto mondiale per oltre 20 anni. Tra i suoi allievi il numero uno fu probabilmente John Naber, successore nell'albo dei primati di Roland Matthes e formidabile interprete del dorso e dello stile libero. La lista dei nuotatori che sotto la sua guida hanno conquistato medaglie olimpiche o mondiali è veramente imponente e comprende specialisti di ogni stile e distanza, tra i quali è impossibile non citare almeno i fratelli Bruce e Steve Furniss, il mezzofondista Roy Saary, il farfallista e stileliberista Lance Larson, il dorsista Joe Bottom e le nuotatrici Kathy Ferguson e Sharon Finneran. Formidabile anche il gruppo di atleti stranieri che scelse la Southern California come propria università, per praticare il nuoto ad alti livelli nel corso degli studi. In prima fila gli australiani John Henricks, Murray Rose e John Konrads, protagonisti delle scene mondiali dalla seconda metà degli anni Cinquanta alla prima degli anni Sessanta; il giapponese Tsuyoshi Yamanaka, rivale di Rose e Konrads; la mezzofondista australiana Michelle Ford; la canadese Nancy Garapick e gli europei Hans Joachim Klein e Per-Ola Lindberg. Daland è rimasto sulle scene del nuoto mondiale fino ai primi anni Duemila, avendo spesso in affidamento le rappresentative statunitensi per i giochi mondiali universitari, in qualità di team manager. È naturalmente tra i tecnici inseriti nella Hall of Fame: quando fu insignito di quest'onore, nel 1984, aveva vinto con i suoi atleti 183 titoli assoluti nei campionati statunitensi.
Bill Bachrach fu per molti anni capo-allenatore dell'Illinois Athletic Club, una squadra che negli anni Venti e Trenta era in primissimo piano negli Stati Uniti. Egli è inoltre il primo allenatore che abbia avuto tra i suoi atleti i primatisti del mondo e campioni olimpici dei 100 stile libero maschili (Johnny Weissmuller) e femminili (Ethel Lackie). La fama di questo colosso di oltre 100 kg, considerato un leader burbero e severo, è legata all'aver formato e allenato Weissmuller nei giorni dei suoi formidabili record e delle sue imprese olimpiche.
Matt Mann è l'allenatore la cui fama negli anni Quaranta negli Stati Uniti è stata offuscata solo da quella di Kiphuth, cui prima della seconda guerra mondiale ha a lungo conteso la qualifica di miglior allenatore degli Stati Uniti. Spesso la sua Michigan University è infatti riuscita a dare scacco a Yale nei campionati National Collegiate Athletic Association (NCAA), che ha vinto in 5 consecutive edizioni dal 1937 al 1941. Oltre ai successi in campo universitario, Mann ha portato alla ribalta, in squadre nazionali e olimpiche statunitensi, ben 22 nuotatori.
Donald Gambril, detto Don, californiano, grande esperto e brillante divulgatore della tecnica e della metodologia dell'allenamento, fu il tecnico di maggior richiamo per i nuotatori stranieri di stanza negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni Sessanta e negli anni Settanta. Dopo aver allenato al Pasadena City College, divenne capo-allenatore al Phillips 66 Long Beach Swim Club, guidando, fra gli altri, il tedesco Hans Fassnacht e lo svedese Gunnar Larsson, oltre allo statunitense Gary Hall Sr. Ha allenato anche alla California State University of Long Beach e a Harvard, prima di trasferirsi in Alabama per guidare l'Alabama University. Anche qui ottenne una serie di successi rilevanti ed ebbe modo, tra l'altro, di mettere in piena luce le qualità del velocista sudafricano Jonty Skinner, subentrato a Jim Montgomery come primatista del mondo dei 100 stile libero, senza tuttavia poter competere con lui a livello olimpico per le restrizioni cui era sottoposto a causa della politica di apartheid del Sudafrica. Tra i suoi allievi detentori di più di 10 primati del mondo si annoverano Sharon Stouder e l'australiano John Sieben. Nominato allenatore dell'anno nel 1964, dopo essere stato nello staff olimpico statunitense per 4 volte consecutive (dal 1968 al 1980) e in quello dei Mondiali del 1978, Gambril fu capo-allenatore del team degli Stati Uniti ai Giochi del 1984. Nel 1980 fu eletto a presiedere la potente Associazione americana degli allenatori di nuoto. Si ritirò nel 1997, quando ancora era capo-allenatore dell'Alabama University.
Il Santa Clara Swimming Club di George Haines divenne leggendario negli anni Sessanta, quando dominava il nuoto internazionale grazie a una delle più incredibili serie di campioni della storia. Dalla fucina di Haines uscirono 9 campioni olimpici individuali: Don Schollander, Dick Roth e John Henchen in campo maschile, Jan Henne, Donna de Varona, Chris Von Saltza, Pokey Watson, Claudia Kolb e Keena Rothhammer in quello femminile. Fu suo allievo anche il primatista del mondo Steve Clark. Impossibile contare il numero di medaglie e di primati fatti registrare dai suoi discepoli, tra i quali si annovera anche Mark Spitz, che però scelse altri lidi dopo le Olimpiadi di Città del Messico. La forza del club di Santa Clara è del resto testimoniata anche dai record del mondo ottenuti dai suoi quartetti delle staffette, in grado di conquistare e battere i primati del mondo detenuti da rappresentative nazionali per ben 6 volte (4x100 stile libero maschile nel 1963; 4x200 stile libero maschile nel 1963 e nel 1967; 4x100 stile libero femminile nel 1964, nel 1967 e nel 1968). Haines è stato per 4 volte allenatore della squadra olimpica degli Stati Uniti e per 4 volte è stato nominato allenatore statunitense dell'anno (1964, 1966, 1967, 1972), un record eguagliato solo dopo 25 anni da Mark Schubert. Ha partecipato a 4 Olimpiadi: nel 1960 come capo-allenatore della squadra femminile, nel 1968 come capo-allenatore di quella maschile, nel 1964 e nel 1972 rispettivamente come membro dello staff maschile e di quello femminile.
Richard (Dick) Jochums fu il successore di Gambril al Long Beach Swim Club e in quella sede, intorno alla metà degli anni Settanta, guidò ai massimi successi internazionali alcuni dei più grandi talenti della storia del nuoto. Furono soprattutto i suoi mezzofondisti Tim Shaw e i fratelli Bruce e Steve Furniss a riscrivere in quegli anni la storia dello stile libero, dai 200 ai 1500 m, migliorando numerosi primati del mondo e conquistando titoli olimpici e mondiali. Proprio nel 1975 Jochums ebbe del resto la soddisfazione di portare un quartetto del suo club a superare il record del mondo della 4x200 stile libero, che apparteneva alla squadra nazionale statunitense.
Sherman Chavoor è stato il più rigido interprete della filosofia degli alti chilometraggi in allenamento, quale base della preparazione dei mezzofondisti. Allenatore per trentadue anni, fu capo-allenatore della squadra olimpica femminile statunitense nel 1968 e nel 1972 e nominato allenatore dell'anno nel 1968. La coppia Debbie Meyer e Mike Burton rese celebre nel mondo il club di Arden Hills di Sacramento (California) dove Chavoor allenava. Con i suoi atleti egli ridisegnò i confini del mezzofondo mondiale, sia in campo femminile sia in quello maschile. I suoi nuotatori hanno battuto 83 record del mondo, 131 record continentali e conquistato, nelle 2 edizioni in cui Chavoor fu capo-allenatore, 16 medaglie d'oro olimpiche, 2 d'argento e 3 di bronzo. La ricostruzione tecnica e morale di Mark Spitz e i successi che seguirono, dopo le sfortunate vicende agonistiche di Città del Messico, sono avvenuti, almeno in parte, anche per merito di Chavoor, oltre che di James Counsilman che lo allenava dall'autunno alla primavera all'Indiana University di Bloomington.
Ancor prima di compiere trent'anni Mark Schubert, la cui carriera di tecnico era iniziata nel 1969, ha ricevuto la sua prima designazione come allenatore statunitense dell'anno. Era il 1975 e a quel primo riconoscimento ne seguirono altri tre: nel 1976, nel 1981 e infine nel 1997 quando fu ammesso nella Hall of Fame. In ventidue anni ha colto successi dovunque, da Mission Viejo (California) a Mission Bay (Florida), per passare alla University of Texas di Austin e infine alla Southern California University. Schubert ha costituito la sua base a Mission Viejo, dove ha gestito contemporaneamente la preparazione di più di 200 nuotatori di livello almeno nazionale. I nadadores di Mission Viejo vinsero tra il 1972 e il 1985 ben 44 titoli nei campionati degli Stati Uniti a squadre, superando il record detenuto dal Santa Clara Swim Club di Haines. Schubert ha allenato in carriera ben 29 atleti selezionati nella squadra olimpica degli Stati Uniti, tra i quali stelle di prima grandezza come Lenny Krayzelburg, Janet Evans, Tiffany Cohen, Brian Goodell, Shirley Babashoff, Bill O'Brien e Cynthia Woodhead. Sotto la guida di Schubert hanno nuotato anche diversi atleti di altri paesi come la mezzofondista australiana Tracy Wickham. Il portoricano Jesse Vassallo (naturalizzato statunitense) e il brasiliano Ricardo Prado, due dei più grandi interpreti di ogni epoca della specialità dei misti, hanno vinto titoli mondiali e olimpici mentre erano allenati da Schubert.
Paul Bergen si è presentato sulla scena del nuoto mondiale come allenatore vincente quando, in occasione dei Campionati Mondiali di Berlino del 1978, i nuotatori del suo club di Nashville (Tennessee) Tracy Caulkins, Joan Pennington e Nick Nevid vinsero un totale di 9 medaglie d'oro. Su di lui si è fondato il successo di questa piccola società che ha vissuto una intensa, seppure breve, vicenda sportiva divenendo il riferimento di atleti di primissimo piano che regolarmente e nettamente miglioravano i propri primati personali. Il rapido declino del club di Nashville coincise con la partenza di Bergen verso altre esperienze, prima in Canada e quindi alla University of Texas, sempre coronate da un autentico successo. Tuttavia il capolavoro di Bergen consiste, probabilmente, nella trasformazione della olandese Inge De Bruijn, quando nel 1997 l'atleta lo raggiunse al Tualatin Hills Swim Club (Oregon). Grazie a Bergen, da modesta nuotatrice di livello europeo De Bruijn divenne una campionessa internazionale dominando nella farfalla e nello stile libero dalla fine degli anni Novanta fino alle Olimpiadi di Atene e conquistando una serie impressionante di primati del mondo, 3 medaglie d'oro olimpiche individuali nel 2000, un oro, un argento e un bronzo, sempre individuali, nel 2004.
Harry Gallagher, nato nel Victoria (Australia), è stato, dopo lo statunitense Bill Bachrach, il secondo allenatore di ogni epoca ad allenare contemporaneamente i due nuotatori più veloci del mondo in campo maschile e femminile: John Henricks e Dawn Fraser, campioni olimpici e primatisti del mondo a Melbourne 1956. Ha svolto la carriera di allenatore per oltre trent'anni in Australia e in Canada, e in questa veste ha preso parte a 4 Olimpiadi, vincendo con i suoi atleti 9 medaglie d'oro, 6 d'argento e 3 di bronzo. Tra i suoi pupilli anche Brad Cooper, Steve Holland, Graham White e Lyn McClements. Studioso attento e innovativo della tecnica del nuoto, si è interessato di fisiologia dell'allenamento fin dal 1953, scrivendo due libri di successo (memorabile soprattutto Harry Gallagher on swimming); è stato anche uno dei promotori del nuovo sistema australiano che ha sconvolto le abituali metodiche di allenamento, soprattutto a partire dalla metà degli anni Cinquanta. Il suo motto era: "Prima insegnate ai vostri nuotatori, poi allenateli".
Frank Guthrie è considerato il vero riferimento della squadra olimpica australiana a Melbourne 1956; i suoi metodi divennero legge e furono studiati e copiati in tutto il mondo. Il suo nome è legato a quello di Lorraine Crapp, senza dubbio la più illustre e vincente tra le sue nuotatrici. Con un incremento, per quei tempi sconvolgente, del chilometraggio percorso in allenamento, egli rivoluzionò tempi e metodologie di preparazione del mezzofondo, di cui fu un formidabile specialista.
Forbes Carlile, dopo essere stato nel 1952 il primo competitore australiano in sede olimpica nel pentathlon moderno, ha lasciato una profonda impronta nel mondo del nuoto. È stato il più giovane allenatore olimpico di nuoto nell'Olimpiade del 1948 a Londra, cui fece seguito quella di Melbourne nel 1956 (con l'Australia) e quella di Città del Messico nel 1968 (con i Paesi Bassi). Tra i suoi allievi più dotati, fra i quali ben 9 primatisti del mondo, si annovera Shane Gould. Profondo e acuto studioso, è stato, negli anni Quaranta, un pioniere dell'allenamento scientifico, basato sui lavori intervallati e sullo studio della frequenza cardiaca e dell'onda T per la migliore definizione dell'intensità dell'esercizio. Con la moglie Ursula ha sviluppato in Australia nuovi modelli organizzativi della scuola nuoto; è stato profeta dell'agonismo in età precoce dei praticanti, soprattutto donne; è stato promotore delle strategie del passo uniforme e del negative split; è stato assertore dello studio e del trasferimento di ogni utile insegnamento scientifico nella pratica dell'allenamento. La sua opera, insieme a quella di Doc Counsilman, ha costituito probabilmente il più consistente contributo nella fondazione di una scienza del nuoto. Nel 1963 ha scritto Forbes Carlile on swimming, la prima pubblicazione sul nuoto agonistico, ricca di considerazioni innovative, in particolare sul tapering (l'ultima delicatissima fase del ciclo dell'allenamento, quella di 'scarico', che prevede riduzioni del 50-60% dei carichi di lavoro abituali nell'arco di qualche settimana) e sulla tecnica del crawl.
Don Talbot venne alla ribalta insieme ai prodigiosi fratelli Konrads. Di poco più anziano dei suoi allievi, li sottopose a carichi mai visti in precedenza e il suo nome si legò per sempre alla filosofia del lavoro duro e dell'alto chilometraggio. Per la prima volta capo-allenatore della squadra olimpica australiana nel 1964, la guidò anche nei Giochi del Commonwealth del 1966 (Giamaica), dominati dai suoi nuotatori dall'inizio alla fine. Ha seguito in carriera più di 30 nuotatori tra campioni olimpici e primatisti mondiali, dai Konrads a Kevin Berry, Neville Hayes e Bob Windle. Ha inanellato vittorie in tutto il mondo: dopo le affermazioni con la squadra australiana a Tokyo e a Kingston, Talbot ha avuto occasione di allenare negli Stati Uniti e in Canada (dove ha portato alla vetta del successo Graham Smith), risultando sempre un tecnico vincente, tanto che già nel 1979 ha ottenuto la nomination alla Hall of Fame. Rientrato in Australia con incarichi di responsabilità assoluta sul settore tecnico, è stato l'artefice del piano organizzativo che ha portato l'Australia, dopo la deludente prestazione dell'Olimpiade di Barcellona, ai clamorosi successi di Perth, Sydney, Fukuoka e Atene; dopo quest'ultimo impegno ha lasciato il suo incarico. Allenatore tra i più autorevoli e ascoltati nei convegni e nelle conferenze, autore di libri di grande successo, è stato frequentemente anche in Italia, per partecipare a importanti convegni tecnici.
Tamás Széchy ha avuto il merito di portare ai più alti livelli il nuoto ungherese, di frequente capace di grandi imprese olimpiche e mondiali nonostante una base numerica relativamente ristretta di praticanti. Széchy ha concentrato nella Scuola di cultura fisica di Budapest i nuotatori di maggior talento, sottoponendoli a una disciplina ferrea e portando a grandi successi, tra gli altri, il campione olimpico Sándor Wladár, i primatisti e campioni del mondo András Hargitay e Zoltán Verrasztó, il campione del mondo Norbert Rózsa, l'olimpionico della rana István Szabó e, soprattutto, il più grande specialista di sempre dei misti Tamás Darnyi. Grande teorico, dotato di conoscenze scientifiche e matematiche fuori del comune, è stato maestro ineguagliato di tecnica e divulgatore formidabile. Molti dei suoi collaboratori sono divenuti tecnici di primissimo piano nel mondo del nuoto in ogni continente. Tamás Széchy si è spento in patria nel 2004.
István Hunyadfi è fra i tecnici che vantano una più lunga presenza sulle scene internazionali. Aveva 27 anni quando nel 1936 prese parte come assistant coach alle Olimpiadi di Berlino. È stato un componente dello staff della squadra femminile ungherese che dominò nelle competizioni mondiali agli inizi degli anni Cinquanta e in particolare nelle Olimpiadi di Helsinki (1952), quando vinse 4 dei 5 titoli olimpici in palio. In quella squadra Katalin Szâke, le sorelle Éva e Ilona Novák e Klera Killerman erano nuotatrici del club di Hunyadfi. Fuggito dall'Ungheria a seguito dell'invasione sovietica di Budapest (1956), si è stabilito in Italia. Qui è stato per oltre dieci anni allenatore federale, contribuendo in maniera decisiva alla modernizzazione del nostro nuoto, anche in qualità di capo-allenatore del centro CONI di Roma, dal quale sono usciti in quegli anni tantissimi campioni, da Paola Saini a Cristina Pacifici, a Pietro Boscaini. Trasferitosi con la famiglia nel 1965 a Fort Wayne nell'Indiana, ha portato la sua miglior allieva, Sharon Wichman, all'oro olimpico dei 200 rana a Città del Messico. Per cinque volte allenatore di rappresentative olimpiche, è stato inserito nel 1969 nella Hall of Fame. Ultrasettantenne, è tornato in Italia per alcune stagioni, allenando in Sicilia con discreto successo, per poi tornare definitivamente negli Stati Uniti.
László Kiss, altro grandissimo allenatore della formidabile scuola ungherese, è stato il tecnico di riferimento della dorsista e mistista Krisztina Egerszegi, che ha dominato le scene mondiali a partire dalla fine degli anni Ottanta e che tuttora è primatista del mondo nei 200 dorso, avendo vinto 5 medaglie d'oro nei giochi olimpici, 3 delle quali in una stessa gara. Oltre ad avere le doti tecniche tipiche della scuola ungherese, fu grande innovatore della metodologia dell'allenamento, prevedendo per primo un'organizzazione annuale basata su tre picchi di preparazione.
Jacco Verhaeren, allenatore del PSV Eindhoven prima e della nazionale dei Paesi Bassi poi, è l'artefice dei successi olandesi nei primi anni del Duemila, come tecnico di Pieter Van den Hoogenband e di Inge De Bruijn, i due atleti che hanno dominato il nuoto dalle Olimpiadi di Sydney a quelle di Atene. Tecnico eccellente, ha lavorato a stretto contatto con i ricercatori Huub Toussaint e Jane Cappaert, gli ideatori del measurement of active drag (MAD), sistema per misurare la resistenza individuale incontrata da un nuotatore durante l'avanzamento.
Pur avendo la stessa età del nuoto, il nuoto sincronizzato è entrato nei giochi olimpici, come ultima disciplina, solo nel 1984.
In un primo tempo sono stati i nuotatori maschi a esibirsi in danze circolari nell'acqua, creando una forma artistica del nuoto. Per indicare questo genere di disciplina, spesso eseguita trasportando ghirlande per aumentare l'effetto scenico, si sono usati vari aggettivi (artistico, figurato, scientifico), oppure si è parlato di balletto acquatico o di danze circolari. La prima gara, riservata agli uomini, si tenne nel 1891 a Berlino; ne seguì un'altra l'anno successivo a Londra. Ma nuotare in forma artistica divenne presto un'attività tipicamente femminile, favorita dal migliore galleggiamento, in particolare delle gambe, che consentiva alle atlete di eseguire più facilmente figure sopra la superficie dell'acqua.
L'espressione 'nuoto sincronizzato' fu usata per la prima volta nel 1934 da Norman Ross. Per arrivare a una sistematizzazione di questa attività era stata percorsa una lunga strada con molta passione. Lo sviluppo del nuoto sincronizzato femminile procedette infatti con molta lentezza nei primi tre decenni del secolo, sostenuto da rare e sporadiche iniziative individuali, tra le quali va citato il tentativo fatto da Annette Kellermann in Australia. La stessa posizione sociale della donna costituiva una netta limitazione all'affermarsi di questa come di altre forme espressive al femminile, ed emerse solo quando beneficiò anch'essa del contributo indiretto dato dai movimenti per l'emancipazione della donna.
Si ha notizia che nel 1921 a Lipsia i Campionati nazionali tedeschi furono aperti con una cerimonia nella quale un gruppo di donne si esibì in una serie di figure eseguite nuotando. Tuttavia, fu solo qualche anno dopo che questa particolare forma di arte femminile mosse realmente i primi passi, e ciò avvenne in Canada. Nel 1924 si tenne a Montreal il primo Campionato (mondiale, in quanto aperto a tutti) della provincia del Québec con competizioni per figure e nuotate, rigorosamente riservato alle donne. Le figure erano ricavate dalla sezione delle nuotate scientifiche del manuale britannico della Royal Life Saving Society (1891). La vincitrice, la nuotatrice canadese Peg Seller, divenne il personaggio di riferimento della nuova disciplina. Solo due anni dopo si sarebbe disputato in Canada un Campionato nazionale di esecuzione di figure, vinto ancora da Seller.
Negli Stati Uniti. - Il passaggio della nuova disciplina dal Canada agli Stati Uniti fu veloce. Nel 1924 Gertrude Goss faceva praticare una forma di nuoto ritmico a squadre nello Smith College di Northampton (Massachusetts). Un anno dopo, il primo spettacolo acquatico era in scena a Harrison (New Jersey): vi partecipavano formazioni femminili che eseguivano figure nuotando. Sempre negli Stati Uniti alcune circostanze favorevoli contribuirono al successo della disciplina. Nel 1934 alla Chicago World Fair si esibirono le Sirene moderne di Katharin (Kay) Curtis; in altre fiere mondiali, tra il 1936 e il 1940, si ebbero spettacoli acquatici straordinari. Era questo il periodo in cui grandi campioni del nuoto divennero anche divi del cinema: Johnny Weissmuller ed Esther Williams (celebre il loro duetto del 1940), Buster Crabbe ed Eleanor Holm portarono in primo piano il nuoto sincronizzato, che aveva da pochi anni assunto il nome attuale. Nel 1937 nacque il primo club di nuoto sincronizzato, per iniziativa di Kay Curtis; nel 1940 David Clark Leach organizzò il primo confronto mondiale per squadre di balletto e di duetto di nuoto sincronizzato, cui parteciparono sei squadre.
In Europa. - Il cammino europeo del nuoto sincronizzato iniziò formalmente nel 1934, quando a Monaco Kate Jacobi organizzò con il suo club Isaar Nixen le prime competizioni di 'figure in galleggiamento'. Questa, insieme ad altre iniziative in tutta Europa, portò un numero sempre maggiore di organizzazioni sportive nazionali a conoscere e riconoscere il nuoto sincronizzato come disciplina sportiva. Il passo fondamentale era però quello di stabilire le regole delle competizioni e di dare loro una definitiva forma scritta. Fu Kay Curtis a costituire la fonte di ispirazione per questa forma di espressione artistica in acqua, pubblicando nel 1941 l'opera dal titolo Rhythmic swimming. La Amateur Athletic Union (AAU) nel suo manuale del 1945 definiva le regole per le competizioni a squadre e per il duo. Due anni dopo si teneva a Toronto il primo Congresso mondiale sul nuoto sincronizzato. Nel 1948 il Congresso della FINA, riunito a Londra per i giochi olimpici, mostrò per la prima volta interesse per questa nuova disciplina acquatica. Fu la Federazione canadese ad avanzare la proposta di aggiungere al programma olimpico il nuoto artistico. Dopo un'efficace e rapida presentazione del rappresentante canadese Harold Daly, il Congresso decise che il Bureau della FINA approfondisse la materia con uno studio opportuno. Era ormai la fine degli anni Quaranta quando il termine 'sincronizzato' si impose definitivamente e Peg Seller formulò il primo regolamento internazionale per il singolo e per il duo.
Le competizioni internazionali furono rese possibili dalla diffusione dei regolamenti scritti. Nel Nord America presero a disputarsi regolarmente campionati nazionali di singolo, duo e squadra in Canada, e di singolo negli Stati Uniti. All'inizio degli anni Cinquanta il nuoto sincronizzato fece la sua comparsa come sport dimostrativo in alcune delle più grandi manifestazioni: nel 1951 in occasione dei Giochi Panamericani, nel 1952 alle Olimpiadi di Helsinki e nel 1954 ai Giochi del Commonwealth di Vancouver. Nel 1955 trovò spazio nel programma ufficiale dei Giochi Panamericani in Messico, con la disputa di competizioni nel singolo, nel duo e nella squadra. I Giochi del Commonwealth del 1958 e gli Europei svoltisi nello stesso anno lo inclusero come sport dimostrativo.
La pubblicazione della prima rivista di nuoto sincronizzato risale al 1951, e soltanto un anno dopo Peg Seller diede alle stampe un manuale su questa disciplina. Quello stesso anno, in occasione delle Olimpiadi di Helsinki, il Congresso della FINA fece sue le regole presentate per la disciplina da Seller e Mary Derosier (presidente della potente associazione statunitense). Esse furono pubblicate nel 1953 diventando ufficialmente regole FINA. Questo organismo, tre anni dopo, costituì la Commissione tecnica del nuoto sincronizzato con il compito di promuovere, regolamentare e definire gli specifici problemi della giovane disciplina.
Le protagoniste. - Peg Seller e Mary Derosier sono probabilmente le due persone a cui va ascritto il merito di aver fatto conoscere il nuoto sincronizzato, ottenendone prima l'inclusione in forma dimostrativa nelle grandi manifestazioni e, a distanza rispettivamente di venti e trenta anni, l'ingresso ai campionati del mondo e alle Olimpiadi. Con loro vanno ricordate le allenatrici statunitensi Marion Cane e Kay Vilen ‒ la prima coach delle San Francisco Marionette, la seconda delle Santa Clara Aqua Maids ‒ che vinsero con le loro atlete praticamente ogni campionato nazionale e internazionale tra il 1957 e il 1976.
I regolamenti. - Le gare di nuoto sincronizzato si articolano in esercizi obbligatori ed esercizi liberi. Gli esercizi obbligatori, o technical routine, richiedono l'esecuzione di una serie di elementi prestabiliti per ciascuna delle seguenti competizioni del programma: singolo, duo e squadra. Questi elementi sono scelti ogni quattro anni dalla Commissione tecnica del nuoto sincronizzato della FINA. Nelle fasi eliminatorie dell'esercizio libero combinato, quarta specialità del nuoto sincronizzato, non vi è invece restrizione alcuna né per quello che riguarda la scelta degli elementi, né per l'accoppiamento con la musica. In questo esercizio esegue la prestazione di squadra un numero massimo di 10 nuotatrici, presentando combinazioni di singolo, duo e squadra in un massimo di 5 minuti. L'esercizio deve contenere un singolo, ripetuto una o due volte, oppure due singoli, eseguiti una volta ciascuno; un duetto, ripetuto una o due volte, oppure due duetti, eseguiti una volta ciascuno; una squadra (da 4 a 8 componenti) per una o due volte e per una durata complessiva non inferiore a 2 minuti. Deve inoltre essere articolato nella presentazione di almeno tre parti (due alternanze) e di non più di sei parti (cinque alternanze) in ordine libero.
Nei giochi olimpici per la prova di squadra si disputano due turni: esercizi obbligatori ed esercizi liberi (free routine); per la gara di duo tre turni: esercizi obbligatori, preliminari degli esercizi liberi, finale degli esercizi liberi.
Nei campionati del mondo si disputano tre turni per tutte le prove di singolo, duo e squadra.
Alle fasi finali di ciascuna gara sono ammessi solo 12 concorrenti per ciascuna prova (singoli, duetti, squadre); nelle prove di squadra dei giochi olimpici e dei campionati del mondo, tuttavia, alla finale possono partecipare solo 8 concorrenti.
Le giurie. - I competitori sono valutati da una giuria che si esprime con voti da 10 a 0, in base alla maggiore o minore qualità della prestazione. La scala di valutazione è la seguente: perfetto (10), quasi perfetto (9.9-9.5), eccellente (9.4-9.0), molto buono (8.9-8.0), buono (7.9-7.0), competente (6.9-6.0), soddisfacente (5.9-5.0), insufficiente (4.9-4.0), debole (3.9-3.0), molto debole (2.9-2.0), difficilmente riconoscibile (1.9-1.0), completamente sbagliato (0).
Le 19 posizioni e figure base che le atlete debbono imparare a eseguire e che i giudici sono chiamati a valutare sono dettagliatamente descritte nei regolamenti della FINA. Allo stesso modo sono descritti i 16 movimenti per assumere una delle posizioni base e infine le figure (nei termini delle parti che concorrono a comporle).
Nei giochi olimpici e nei campionati del mondo ogni nazione può effettuare al massimo una iscrizione per gara e un concorrente può essere iscritto in tutte le prove. Nessuna federazione può iscrivere un numero totale di concorrenti superiore a 10.
Il programma dei giochi olimpici. - Sfortunatamente le tre classiche competizioni che la FINA riconosce nel nuoto sincronizzato non hanno mai trovato posto contemporaneamente nella stessa edizione dei giochi olimpici. Nel 1984, nel 1988 e nel 1992 erano in programma il singolo e il duo; nel 1996 comparve la prova a squadre, ma le altre due furono sacrificate; nel 2000 e nel 2004 furono invece disputate la prova del duo e quella di squadra.
Le italiane hanno preso parte a cinque delle sei edizioni delle Olimpiadi partecipando nel singolo a Los Angeles, nel duo a Barcellona, in entrambe le specialità ad Atlanta, e nelle due competizioni del duo e della squadra sia a Sydney sia ad Atene. La prima finale (il miglior risultato conseguito finora in sede olimpica dalle azzurre) è stata raggiunta con la comparsa della prova a squadre nel 1996; protagoniste di quella storica impresa Giada Ballan, Serena Bianchi, Mara Brunetti, Giovanna Burlando, Emanuela Carnini, Brunella Carrafelli, Maurizia Cecconi, Paola Celli, Roberta Farinelli e Letizia Nuzzo, che si classificarono seste. Nelle due successive edizioni le italiane si sono confermate tra le migliori compagini mondiali, classificandosi ancora seste nel 2000 e settime nel 2004, dopo un completo rinnovamento sia della squadra sia dello staff tecnico, passato dalla direzione della statunitense Nancy O'Brien a quella di Laura De Renzis Butini. Nelle ultime due edizioni il maggior peso tecnico del nuoto sincronizzato italiano è stato testimoniato dal sesto posto del duo Maurizia Lecconi e Alessia Lucchini a Sydney, e dall'ottavo di Beatrice Spaziani e Lorena Zaffalon ad Atene.
I campionati del mondo. - Il nuoto sincronizzato ha fatto parte del programma di tutte e dieci le edizioni dei campionati del mondo organizzati dalla FINA. Le azzurre hanno esordito in questa manifestazione nel 1978, in occasione dei Mondiali di Berlino Ovest, e finora non sono mai riuscite a colmare il divario tecnico con le grandi scuole d'Oltreoceano, non avendo mai conquistato una medaglia in nessuna delle tre specialità. Le atlete azzurre hanno dimostrato di aver raggiunto una dimensione mondiale nel 1991, in occasione dei Mondiali di Perth. Guidate da Paola Celli, che in seguito è diventata commentatrice televisiva di questa disciplina, in quella manifestazione centrarono la finale in tutte e tre le specialità, con Celli ottava nel singolo e il duo Celli e Giovanna Burlando settimo, come anche la squadra (Celli, Burlando, Farinelli, Stefania Gallazzi, Loredana Gentilezza, Roberta Guidi, Maria Macchi, Adele Tintori, Jessica Gamba, Simona Della Bella). Di quell'ottima compagine alcune nuotatrici sono rimaste nel mondo del nuoto sincronizzato. Burlando, tecnico apprezzato di club, è stata consulente per l'espressione artistica della squadra nazionale nella preparazione dei Giochi di Atene; Farinelli è responsabile delle squadre nazionali giovanili che sotto la sua direzione hanno ottenuto nel 2004 i migliori risultati, per la loro categoria, della storia internazionale di questa disciplina. Nelle successive 4 edizioni le azzurre hanno sempre centrato l'obiettivo della finale nelle tre prove, portando a 15 il totale delle presenze in finale. Il miglior piazzamento in assoluto è stato conseguito nel 1998 da Burlando, che si è classificata quarta nei Campionati del Mondo di Perth.
I campionati d'Europa. - Ai campionati europei il nuoto sincronizzato ha avuto una presenza continuativa a partire dal 1974, quando ad Amsterdam vennero disputate tutte e tre le prove del singolo, del duo e della squadra, come sarebbe stato poi fino all'edizione del 2004 a Madrid, nella quale è stata assegnata anche la medaglia del libero combinato, la neonata specialità nel programma agonistico del nuoto sincronizzato. L'edizione del 1974 è anche l'unica in cui i campionati d'Europa di questa disciplina si sono svolti in una sede differente da quella dei campionati di nuoto (tenutisi a Vienna). Le quattordici successive, compresa quella di Madrid 2004, si sono infatti svolte sempre nella medesima città per entrambe le discipline. Le azzurre sono subito state in grado di conquistare le finali continentali fin dalla loro prima partecipazione, avvenuta a Spalato nel 1981. Susanna De Angelis si è classificata ottava nel singolo; Mara Pastore e Lorena Zenobi settime nel duo; la squadra, che era completata da Laura Cervo, Barbara Lo Monaco, Pamela Leli, Alessandra Ripetti, Livia Rosati, Antonella Terenzi e Claudia Crimini, si è piazzata quinta. Sono state necessarie altre cinque edizioni perché ad Atene 1991 arrivasse finalmente la prima medaglia europea, nella prova di squadra. Artefici del successo sono state Paola Celli, Giovanna Burlando, Giada Ballan, Manuela Carnini, Simona Della Bella, Roberta Farinelli, Roberta Guidi, Loredana Gentilezza, Stefania Gallazzi e Maria Macchi. Da quella edizione le azzurre sono sempre salite sul podio degli europei, per un totale di 7 bronzi e un argento. In due consecutive edizioni, quella di Siviglia 1997 e quella di Istanbul 1999, le atlete italiane sono state in grado di conquistare la medaglia di bronzo in tutte e tre le specialità. Nel singolo è stato merito di Burlando, terza in entrambe le occasioni; nel duo di Giada Ballan e Serena Bianchi a Siviglia e di Burlando e Maurizia Lecconi a Istanbul. L'unico argento nella prova a squadre è arrivato nel 2000 a Helsinki: artefici dello storico risultato Burlando, Cecconi, Alessia Lucchini, Ballan, Serena Bianchi, Mara Brunetti, Chiara Cassin, Clara Porchetto e le riserve Simona Chiari e Alice Dominici. Nel 2004 a Madrid sono arrivate altre 2 medaglie, con il bronzo nella prova a squadre e l'argento nell'esercizio libero combinato.
La prima edizione dei Campionati italiani assoluti (estivi) di nuoto sincronizzato ha avuto luogo a Roma nel 1977. Le prime vincitrici sono state Cristina Ferrucci nel singolo e Alessandra Cornelli e Bruna Rossi nel duo. Il titolo di squadra è andato alla Associazione Sportiva Sergio De Gregorio di Roma. Da allora sono state disputate altre 28 edizioni ininterrottamente. Dal 1981 si sono disputati per la prima volta i campionati assoluti indoor (primaverili), arrivati ora a 24 edizioni. In tutte le edizioni sono stati sempre assegnati i titoli, previsti in sede di campionato europeo e mondiale, del singolo, del duo e della competizione a squadre. Esaminando gli albi delle due manifestazioni si ha la chiara percezione che il sincronizzato italiano sia stato, e sia tuttora, uno sport fortemente radicato, per cultura e tradizione, a Roma. Qui è nato grazie a Romilde Cucchetti Gramignani, detta Rumi, ex nuotatrice e prima allenatrice azzurra della disciplina, che ha fatto grandi sforzi per promuoverne la conoscenza, prima che si affermasse a livello nazionale e muovesse i primi passi nel contesto internazionale, portando le sue ragazze a esibirsi in tutte le occasioni che le sembravano utili. Dopo aver messo in moto la macchina organizzativa, è riuscita a fare in modo che il nuoto sincronizzato divenisse una disciplina nazionale. Era al timone quando le azzurre hanno esordito ai Mondiali di Berlino, non andando oltre l'ultimo posto, e vi è rimasta ancora per sei stagioni, con l'Italia in continuo progresso. A partire dal 1984, con altri avvicendamenti al vertice della nazionale e con un sempre più efficace impegno divulgativo, il nuoto sincronizzato italiano ha trovato la sua giusta affermazione.
Oltre al campionato italiano assoluto si disputa il campionato nazionale di categoria, proposto due volte all'anno, in primavera (o alla fine dell'inverno) e in estate. Vi si accede in base a standard di qualità relativi alle età delle singole categorie di appartenenza.
Le categorie delle atlete di nuoto sincronizzato sono le seguenti: propaganda (fino a 9 anni), esordienti B (10 anni), esordienti A (11-12 anni), ragazze (13-15 anni), juniores (16-18 anni), seniores (19 anni e oltre), assoluto (a partire dai 15 anni). Le atlete appartenenti alle categorie propaganda ed esordienti B possono gareggiare solo in campo regionale, mentre le atlete appartenenti alla categoria esordienti A non possono gareggiare nei campionati assoluti.
Prima di essere un'attività sportiva, il nuoto per salvamento è un'attività di riconosciuta utilità sociale, le cui finalità sono la prevenzione del pericolo di annegamento e l'intervento, organizzato e consapevole, nelle situazioni in cui il pericolo si è determinato. Le tecniche di salvamento organizzato nascono in Europa nei primi anni dell'Ottocento, mentre in America e Australia si era cominciato a svilupparle negli ultimi anni del secolo precedente.
È vero tuttavia che è possibile riscontrare le radici di questa pratica già nel trattato di Oronzio De Bernardi L'uomo galleggiante, o sia l'arte ragionata del nuoto, pubblicato nel 1794 a Napoli a spese del re Ferdinando IV. Fin dal Settecento è inoltre comprovata l'esistenza, sia in Inghilterra sia negli Stati Uniti, di associazioni umanitarie aventi come fine l'insegnamento delle pratiche di un vero e proprio primo soccorso sugli asfittici. La prima associazione italiana fu fondata nel 1871 con il nome di Società ligure di salvamento; nel 1878 si tenne a Marsiglia il primo Congresso internazionale organizzato dall'Associazione francese di salvamento. Tredici anni dopo, nel 1891, l'inglese William Henry fondava la Life Saving Society, la cui opera di diffusione e divulgazione nel mondo del nuoto di salvamento fu affiancata spesso da personaggi e atleti di spicco del nuoto inglese. Nel 1899, a Parigi, Raymond Pitet diede vita all'Association nationale des sociétés de natation et de sauvetage. Nel 1910 nasceva quindi la FIS (Fédération internationale de sauvetage aquatique).
In Italia Arturo Passerini, un ufficiale del porto di Ancona, a seguito di un doloroso fatto di cronaca accaduto nell'estate del 1898 (la morte di una bagnante sulla spiaggia di Castellammare Adriatico) riuscì a promuovere le giuste iniziative per arrivare a fondare l'anno seguente la Società italiana di salvamento (SIS) Natatorium. Nella disgrazia di Castellammare Adriatico erano apparsi evidenti sia l'imperizia in acqua di alcuni generosi soccorritori sia la lentezza nel rianimare la vittima. Era un'evidente dimostrazione di quanto fosse necessario diffondere il nuoto a fine preventivo e divulgare le tecniche di salvataggio e di primo soccorso. Per promuovere queste finalità Passerini seppe coinvolgere le due società esistenti in Italia, la Società ligure di salvamento e la Società italiana di soccorso ai naufraghi. Nel suo sforzo trovò l'appoggio sia della FIRN (Federazione italiana Rari Nantes), costituita nel 1900, sia della Federazione italiana ginnastica. La SIS, che presto aprì nuove sezioni prima nelle Marche, in Sicilia e in Campania, poi a Torino, Milano, Roma, Viareggio, Castellammare di Stabia, Bari e Pizzo Calabro, progettò corsi per la promozione e la divulgazione del salvamento, che si concludevano con competizioni e saggi di abilità natatoria, di salvamento e di primo soccorso agli asfittici. Il programma di istruzione della SIS fu inoltre adottato dalle forze armate.
Molte delle società sportive aderenti alla FIRN inclusero nei programmi di addestramento corsi di questa tecnica; nello stesso tempo, nei calendari agonistici trovavano spazio competizioni e saggi di salvamento.
Nei primi anni del nuovo secolo, i contatti tra la SIS e la Life Saving Society portarono in Italia i nuotatori inglesi che praticavano l'over, uno stile di nuoto non ancora diffuso nel nostro paese. In modo occasionale si presentò quindi l'opportunità di ripensare in modo critico allo stato della tecnica del nuoto in Italia e di incrementare gli scambi di conoscenze con l'estero. Ma il fatto più importante fu certamente l'adesione della SIS alla FIRN, a motivo della stretta relazione tra i rispettivi obiettivi. L'interesse della FIRN per l'attività e la pratica del salvamento era esplicitato nell'art. 1 dello statuto, dove veniva sottolineata la cura per questa pratica. A ciò va aggiunta l'iniziativa della FIN (Federazione italiana nuoto) che, nel 1930, rese obbligatorio per i nuotatori della categoria allievi il conseguimento del brevetto di abilità nel salvamento di primo grado. Non vi furono quindi barriere o impedimenti quando il CONI nel 1940 perfezionò l'inquadramento della SIS nella FIN, così come era stato sancito dal regolamento della FIRN.
Il nuoto per salvamento italiano ottenne sul piano internazionale i migliori risultati fra le rappresentative delle federazioni nazionali appartenenti alla Fédération internationale de sauvetage. A partire dal 1978 ciò ha sollecitato modifiche statutarie che equiparano il salvamento alle altre discipline sportive della FIN (nuoto, pallanuoto, tuffi, nuoto sincronizzato, nuoto di fondo e master). Il livello di adesione e partecipazione alle iniziative culturali e agonistiche proposte dalla sezione salvamento della FIN ha assunto, specialmente negli ultimi anni, ritmi di crescita particolarmente elevati. Per poter sviluppare programmi atti a far fronte a tutte le necessità, la sezione salvamento della FIN è stata suddivisa in un settore didattico e in uno sportivo. Il primo ha come obiettivo la divulgazione e la promozione della disciplina e la formazione delle varie componenti tecniche e professionali coinvolte nell'attività del salvamento. Il secondo gestisce sul territorio nazionale un'intensa attività sportiva con gare e campionati, l'attività delle squadre nazionali e i centri nazionali di addestramento.
L'International Life Saving Federation (ILS), ufficializzata dall'assemblea generale di Cardiff nel settembre 1994, ha come scopo statutario quello di accrescere la sicurezza e di proteggere le vite umane negli ambienti acquatici; il suo impegno in tutto il mondo è finalizzato a ridurre il numero degli incidenti e delle morti che avvengono in acqua e a organizzare attività sportive che incrementano le abilità e le competenze dei suoi organismi nazionali.
L'ILS è una federazione internazionale unica nel suo genere, in quanto le competizioni atletiche da essa indette non sono il fine ultimo della sua attività, ma sono un mezzo per promuovere lo scopo culturale e umanitario del salvamento.
L'attività competitiva del nuoto di salvamento ne è dunque un aspetto essenziale, sia in quanto finalizzata a sviluppare le capacità degli atleti, le loro conoscenze e le loro tecniche, sia in quanto svolge un ruolo fondamentale nel creare relazioni stabili tra i membri delle varie organizzazioni mondiali.
L'attuale stato giuridico della ILS deriva dalla fusione, in un'unica organizzazione mondiale, di due precedenti associazioni: la FIS e il World Life Saving (WLS), fondato a Cronulla, in Australia, nel 1971. I membri dell'ILS sono le organizzazioni (o federazioni) nazionali di salvamento riconosciute nei loro rispettivi paesi come organismi direttivi per il nuoto di salvamento. Le singole organizzazioni nazionali formano l'assemblea generale dell'ILS che si riunisce ogni quattro anni ed elegge il presidente, il segretario generale e il Bureau e sancisce gli scopi e le priorità della Federazione.
L'ILS decentra il suo lavoro in quattro aree geografiche (America, Asia/Oceania, Europa e Africa), poste sotto l'amministrazione di quattro consigli regionali, i quali eleggono i membri del consiglio mondiale (Bureau), e nominano i quattro vicepresidenti regionali.
Le commissioni si dedicano invece al progresso degli obiettivi primari e sono articolate in: istruzione, medicina, sviluppo e sport. La commissione sportiva promuove le competizioni internazionali in tutto il mondo, ne stabilisce i regolamenti e le procedure e autorizza l'assegnazione dei campionati mondiali.
L'ILS indice con cadenza biennale, demandandone l'organizzazione al comitato di una federazione aderente, il campionato mondiale di nuoto per salvamento per squadre nazionali, interclub (rappresentativi di associazioni sportive) e master. L'ILS può autorizzare anche altri campionati mondiali a disciplina specifica, come le gare di surf boat o barcone, battello e inflatable rescue boat o gommone. Nella sua qualità di federazione mondiale è l'unica autorità preposta a stabilire le regole e gli standard secondo i quali le competizioni di salvamento devono essere condotte. La progressiva diffusione del lifesaving come disciplina sportiva non deve far dimenticare la sua intrinseca funzione sociale e umanitaria. Le gare di nuoto per salvamento rappresentano infatti una simulazione di primo soccorso in acqua a un soggetto in condizioni critiche. La simulazione agonistica si sviluppa sia in acque ferme (piscina) sia sulla spiaggia e in mare.
Le gare in acque ferme combinano percorsi misti da 50, 100, 200 m (stile libero, apnea, con e senza pinne) con l'ausilio di attrezzi come il torpedo o il manichino, che pesa 46 kg e deve essere trasportato sempre con la testa fuori dell'acqua, come avverrebbe in un salvataggio reale.
Le gare sulla spiaggia o in mare sono denominate oceaniche o open water. Una parte si svolge sulla terraferma e comprende prove di scatto e di corsa sulla sabbia; un'altra parte ha luogo in acqua e si articola in prove di velocità e di tecnica sviluppate con la sola forza delle braccia o con l'aiuto di tavole e canoe.
La complessità naturale delle prove rende il salvamento uno sport assai completo, che richiede una notevole preparazione sia a livello di forza fisica e velocità sia a livello di resistenza. Molti atleti che provenivano dal nuoto agonistico hanno finito per trovare in questa esperienza sportiva nuovi stimoli. La crescita delle società che praticano in forma prevalente il nuoto per salvamento si è molto accentuata nell'ultimo decennio grazie all'organizzazione dell'attività sportiva in categorie di competizione che hanno richiamato l'interesse di nuotatori giovanissimi.
La direzione delle manifestazioni è affidata a un comitato di cui fanno parte il presidente della commissione sportiva ILS, il direttore di gara ILS, il presidente del comitato organizzatore del paese che ospita la competizione (o persona da lui nominata e la cui nomina sia stata approvata dalla commissione sportiva) e i giudici arbitri nominati per dirigere le gare in piscina e in mare, le gare di simulated emergency response e qualsiasi altra manifestazione si effettui all'interno dei campionati.
Compito primario del comitato organizzatore è quello di predisporre i piani per garantire la sicurezza nell'organizzazione e nello svolgimento delle gare, per fronteggiare eventuali emergenze nello stesso svolgimento delle gare e per lo spostamento di queste in caso di condizioni meteorologiche avverse. Il comitato deve inoltre scegliere e attrezzare i luoghi di gara e rendere disponibili le attrezzature sia per le gare in piscina sia per quelle sulla spiaggia, nonché per la gara di simulated emergency response. Il giudice arbitro assume il controllo delle emergenze che dovessero presentarsi durante le gare.
Squadre nazionali e interclub. - Nei campionati mondiali per squadre nazionali e interclub la composizione del programma non prevede differenze tra gare maschili e femminili, sia per quanto riguarda quelle in piscina sia per quelle oceaniche.
Uomini e donne si cimentano nelle seguenti 10 gare in piscina: 200 m nuoto con ostacoli; 50 m trasporto manichino; 100 m percorso misto; 100 m trasporto manichino con pinne; 100 m trasporto manichino con pinne e torpedo; 200 m super lifesaver; lancio della corda; staffetta 4x25 m manichino; staffetta 4x50 m con ostacoli; staffetta 4x50 m mista.
Le gare oceaniche, maschili e femminili, sono invece le 10 seguenti: frangente; staffetta con torpedo; bandierine sulla spiaggia; sprint sulla spiaggia; staffetta 4x90 m sprint; surf ski race; gara con tavola; salvataggio con la tavola; ironman/ironwoman; staffetta Taplin.
È prevista inoltre una gara di simulated emergency response, nella quale le squadre possono essere formate da qualsiasi combinazione tra maschi e femmine.
Master. - Nel campionato mondiale master le seguenti gare individuali in piscina sono programmate, per diverse categorie di età, sia nel settore femminile sia in quello maschile: 200 m nuoto con ostacoli (dai 30 ai 54 anni); 100 m nuoto con ostacoli (dai 55 anni in su); 100 m trasporto manichino con pinne; 50 m trasporto manichino.
Le gare di staffetta in piscina sono: 4x50 m mista; 4x50 m con ostacoli. Le squadre sono formate da 4 atleti e organizzate in 3 categorie definite in base al totale delle età degli atleti (da 140 a 169, da 170 a 199, da 200 anni in su). Per esempio, una squadra di staffetta che comprende un atleta di 30, uno di 40, uno di 50 e uno di 60 anni è caratterizzata da un'età complessiva di 180 anni e gareggia nel secondo gruppo di età.
Le gare individuali in mare e la gara di salvataggio con la tavola, pure programmate per diverse categorie di età sia nel settore femminile sia in quello maschile, sono le 10 seguenti: frangente; staffetta con torpedo; bandierine sulla spiaggia; sprint sulla spiaggia; 2 km corsa sulla spiaggia (dai 30 ai 59 anni); 1 km corsa sulla spiaggia (dai 60 anni in su); surf ski race; gara con tavola; ironman/ironwoman; salvataggio con la tavola (a quest'ultima partecipa una squadra formata da 2 atleti che gareggia nella categoria d'età dell'atleta più giovane).
Le gare di staffetta oceaniche sono: frangente a squadra; staffetta surf ski; staffetta 4x90 m sprint; staffetta con tavola; staffetta Taplin. Le squadre sono formate da 3 atleti e organizzate in 3 categorie in base alla somma dell'età dei componenti (da 110 a 129, da 130 a 149, da 150 anni in su).
La ILS riconosce i record mondiali nelle gare in piscina (categorie maschile e femminile) se le gare sono condotte con attrezzature conformi agli standard ILS.
Perché un record del mondo sia omologato ogni atleta deve essere sottoposto dopo la gara al test di controllo doping. Se il record è di staffetta, tutti gli atleti dovranno essere sottoposti al test.
Tutti i record stabiliti durante i campionati mondiali sono automaticamente approvati. L'approvazione degli altri è soggetta alle seguenti condizioni: devono essere stati effettuati in manifestazioni pubbliche annunciate tramite comunicato almeno tre giorni prima della competizione (tranne quando la manifestazione è indetta da un'organizzazione dell'ILS); le attrezzature e l'equipaggiamento devono essere certificati come idonei da un ispettore o da altri ufficiali qualificati preposti o dall'ILS Management Committee, per i campionati mondiali, o dall'organizzazione ILS, per le competizioni di loro giurisdizione.
I tempi uguali tra loro al centesimo di secondo sono considerati equivalenti; gli atleti che hanno stabilito lo stesso record sono detti joint holders. Solo il tempo del vincitore o dei vincitori di una gara può essere considerato record. Nel caso di un ex aequo al termine di una gara, ogni atleta classificato primo a pari merito sarà considerato vincitore.
Il primo atleta in una staffetta può chiedere il riconoscimento di un suo record. La performance dell'atleta non viene annullata qualora si presenti una successiva squalifica del team della staffetta per una violazione verificatasi dopo che il primo atleta ha completato la sua distanza.
La richiesta per il riconoscimento di record mondiali deve essere presentata dall'autorità responsabile del comitato organizzativo della competizione e firmata dal rappresentante autorizzato dell'ILS del paese dell'atleta, certificando che è stato osservato il regolamento. La richiesta viene inviata al segretario generale ILS entro trenta giorni dalla conclusione dell'evento. Una volta ricevuta la richiesta e dopo aver constatato che tutte le informazioni contenute sono accurate, il segretario generale dichiara e pubblica il risultato e fornisce all'atleta il certificato di record del mondo.
Cuffie e caschi. - Gli atleti dovranno indossare in ogni gara la cuffia del club o della squadra nazionale, per permettere l'immediata identificazione della squadra di appartenenza nelle fasi di controllo. Nelle gare oceaniche e nella gara di simulated emergency response le cuffie devono essere indossate in ogni batteria, ben allacciate al mento. Nelle gare in piscina in ogni batteria vanno usate le cuffie per gare oceaniche o quelle di plastica o silicone.
Durante le gare di inflatable rescue boat gli atleti devono obbligatoriamente indossare i caschi d'emergenza, che devono essere dello stesso colore e con il simbolo grafico della squadra.
Un atleta che perde la cuffia o il casco dopo la partenza non può essere squalificato se gli ufficiali di gara certificano che la gara è stata completata correttamente.
Indumenti e accessori. - Il giudice arbitro ha l'autorità di escludere un atleta che indossa un costume non conforme agli standard. Il costume deve essere moralmente accettabile e non portare simboli che possano essere offensivi; non deve essere trasparente.
Non si può indossare alcun indumento o accessorio che favorisca il galleggiamento.
I costumi possono esporre marchi solo nei limiti di superficie stabiliti dalla politica sull'identificazione commerciale della ILS.
L'uso degli occhialini è sempre autorizzato.
Gli atleti non devono indossare calzature durante le gare, a meno che non sia specificato.
Mute da sub o altri indumenti termici, conformi allo standard ILS, sono permessi nelle gare oceaniche solo quando la temperatura dell'acqua è uguale o inferiore a 16 °C, o quando il giudice arbitro (dietro parere del medico addetto alla manifestazione) stabilisce che essa potrebbe essere dannosa per gli atleti. La temperatura dell'acqua deve essere misurata alla profondità di circa 30 cm sotto la superficie. Nella gara di surf boat le mute possono essere indossate dal timoniere e dai gareggianti in ogni condizione. Le mute non sono consentite in piscina.
Attrezzature standard di gara. - Gli atleti devono usare le seguenti attrezzature fornite dal comitato organizzativo ospitante: testimoni per le staffette, bandierine per la gara sulla spiaggia, manichini per le gare in piscina, torpedo sia per le gare in piscina sia per quelle oceaniche, corde e ostacoli per le gare in piscina.
I manichini servono per simulare un salvataggio. Per tutta la gara gli atleti devono mantenere il naso e la bocca del manichino in superficie. Gli atleti non saranno squalificati se la bocca e il naso del manichino vengono talvolta ricoperti dall'acqua, ma gli ufficiali di gara possono squalificare l'atleta se il manichino non resta in superficie per la maggior parte del tempo di trasporto, con o senza torpedo. Per quanto riguarda l'emersione con il manichino gli atleti possono spingersi dal fondo della vasca e devono farlo riemergere usando almeno una mano.
La Sezione salvamento della FIN assicura la formazione di figure professionali altamente qualificate capaci di intervenire e operare nella prevenzione delle condizioni di pericolo e nel primo soccorso.
Questa attività di prevenzione e sicurezza si esplica nell'ambito delle attività turistiche balneari e nelle piscine; nell'ambito delle manifestazioni sportive, per il supporto ai servizi organizzativi e di primo soccorso; nella Protezione civile, per il contributo che il nuoto per salvamento può dare al soccorso nelle acque dei torrenti, nelle piene, nelle esondazioni e nelle alluvioni, in virtù dell'elevata efficienza acquisita nella formazione.
Un primo importante riconoscimento statale dell'azione della FIN Sezione salvamento è rappresentato dall'art. 110 della circolare del ministero dell'Interno n. 16 del 15 febbraio 1951, avente per oggetto le norme di sicurezza per la costruzione, l'esercizio e la vigilanza delle piscine natatorie. L'articolo stabiliva che in tali ambienti "il servizio di salvataggio deve essere disimpegnato da almeno due bagnini all'uopo abilitati dalla Sezione salvamento della FIN". Negli anni Sessanta si consolidarono e diffusero le Scuole nuoto FIN. La diffusione della pratica del nuoto, conseguente al lavoro capillare e all'impegno delle società sportive affiliate alla FIN e dei tecnici che in esse operavano, verrà ancora indirettamente riconosciuta dal ministero dell'Interno, che con decreto del 18 marzo 1996 ridurrà, nelle piscine di superficie fino a 400 m2, il numero minimo obbligatorio degli assistenti bagnanti portandolo dai due stabiliti nel 1951 a uno.
A partire dagli anni Sessanta è stata anche registrata una riduzione molto significativa delle morti per annegamento. A tal fine è stato determinante il contributo della Sezione salvamento della FIN, anche grazie all'intervento sul territorio (spiagge, laghi, stabilimenti balneari) delle figure professionali da essa formate. Dal 1961 gli assistenti bagnanti di questa organizzazione avevano cominciato a operare sulle spiagge marine in collaborazione con le istituzioni preposte a combattere il fenomeno. Fu infatti con una circolare del 9 settembre 1960 che il ministero della Marina mercantile aveva riconosciuto il titolo di assistente bagnanti, rilasciato dalla FIN attraverso la sua Sezione salvamento, come attestato valido per lo svolgimento dell'attività di bagnino di salvataggio negli stabilimenti balneari. Il ministero motivava la sua decisione con "la serietà di intenti del predetto organo sportivo, la sua accertata ottima qualificazione all'addestramento degli aspiranti al conseguimento del titolo professionale di cui trattasi nonché la perfetta rispondenza, sul piano tecnico, dei relativi programmi e prove di esame alle prescritte garanzie di sicurezza".
I dati e le statistiche dell'ultimo secolo testimoniano dell'efficacia di questi interventi: uno studio statistico indipendente del 1995 ha rilevato come le morti per sommersione e annegamento nei circa cento anni di operatività della Sezione salvamento della FIN fossero diminuite da 5,84 a 0,93 per 100.000 abitanti. Diversi, certamente, sono stati i fattori che hanno contribuito a questo risultato, ma la forte correlazione dei dati più favorevoli con i luoghi dove è sviluppata la cultura del nuoto consente di ipotizzare come causa primaria proprio la diffusione del nuoto e la preparazione di tecnici specializzati nell'azione di soccorso intraprese dalla FIN. Statistiche più recenti mostrano negli ultimi quarant'anni dati tendenziali in ulteriore miglioramento. L'impegno per la salvaguardia delle vite umane ha ottenuto il riconoscimento da parte del dipartimento della Protezione civile con l'iscrizione della FIN nell'apposito albo. Nel 2004 il ministero dell'Ambiente ha inoltre riconosciuto la qualifica di tutori dell'ambiente ai tecnici formati nei corsi della FIN.
La FIN, organizzazione aderente al CONI, è autorizzata (dal ministero delle Infrastrutture e da quello dell'Interno) al rilascio dell'abilitazione per il servizio di assistenza ai bagnanti; inoltre, essendo affiliata all'ILS, i suoi brevetti hanno validità internazionale.
Figure professionali. - Formato e abilitato dalla FIN Sezione salvamento, l'assistente bagnanti è uno specialista il cui compito è garantire la sicurezza di chi si bagna in specchi d'acqua aperti o chiusi (piscine e stabilimenti balneari marini o lacustri). Egli applica e fa rispettare le ordinanze della Capitaneria o il regolamento della piscina. Verifica periodicamente la chimica delle acque nelle piscine e le condizioni igieniche dell'ambiente; espleta mansioni specifiche di sorveglianza e di controllo sulle attività di balneazione, al fine di prevenire incidenti dovuti a comportamenti imprudenti; interviene in modo operativo in caso di incidente, adottando tecniche di salvataggio e di primo soccorso. Gli sono a tal fine richieste capacità ed esperienza per interventi anche in casi di asfissia e di arresto cardiaco. L'assistente bagnanti deve inoltre saper riconoscere situazioni a rischio, prevedere possibili sviluppi negativi e valutare i rischi connessi a repentini e imprevedibili cambiamenti nelle condizioni meteorologiche.
Il maestro di salvamento è il tecnico qualificato abilitato alla formazione degli assistenti bagnanti e alla preparazione degli atleti della FIN Sezione salvamento. Le sue competenze devono spaziare dall'insegnamento delle tecniche di base del nuoto (il brevetto di istruttore di nuoto di secondo livello è un prerequisito per il titolo di maestro di salvamento) a quello delle tecniche specifiche utilizzate nelle molteplici discipline del salvamento; deve, tra le altre, conoscere e saper comunicare le nozioni di primo soccorso, di meteorologia, di legislazione; deve infine saper trasmettere tutte le abilità tecniche e la particolare sensibilità indispensabili per la formazione di un buon assistente bagnanti.
Il regolamento delle gare nazionali. - L'ammissione alle gare individuali in piscina è aperta ad atleti maschi e femmine regolarmente tesserati FIN solo o anche per la specialità salvamento. È regolamentata da tempi limite e specifici requisiti.
Nelle manifestazioni agonistiche indette o approvate dalla FIN Sezione salvamento o da un suo organo periferico, la giuria, in linea di massima e fatte salve differenti valutazioni tecniche del gruppo ufficiali di gara, è composta da: giudice arbitro (1 o 2); direttore di prova (1); delegato del giudice arbitro (1 o 2); coadiutore (eventuale); giudice di partenza (1 o 2); addetto al dispositivo annulla-partenze (1); addetto ai concorrenti (1 o 2); giudici di rilevamento (in numero sufficiente); giudici di virata (in numero sufficiente); giudici d'arrivo (in numero sufficiente); segretario di giuria (1) e annunciatore (1).
Il giudice arbitro ha autorità su tutti gli altri ufficiali di gara designati. Il giudice arbitro (o un suo delegato) distribuisce loro gli incarichi o approva quelli già assegnati, istruendoli riguardo a tutte le caratteristiche o norme particolari relative alle gare. Il giudice arbitro (o un suo delegato) fa rispettare tutte le normative e le disposizioni della FIN Sezione salvamento; decide su tutte le questioni relative alla conduzione effettiva della manifestazione non altrimenti previste dal regolamento; ha, infine, il potere di sospendere la manifestazione.
Il giudice di partenza ha il pieno controllo dei concorrenti dal momento in cui questi gli sono affidati dal giudice arbitro (o da un suo delegato) fino a quando la competizione è iniziata. La partenza deve avere luogo in conformità con le norme delle singole prove.
I giudici di rilevamento devono posizionarsi su entrambi i lati lunghi della vasca. Ogni giudice di rilevamento deve accertare che siano rispettate le norme previste per la gara e osservare le virate, per coadiuvare così i giudici di virata. I giudici di rilevamento devono inoltre riferire per iscritto al giudice arbitro (o a un suo delegato) qualsiasi infrazione, specificando la gara, il turno della competizione, il numero della corsia e il tipo di infrazione.
I giudici di arrivo sono posizionati in modo da avere in ogni momento una buona visuale della linea di arrivo. I giudici di arrivo possono essere utilizzati per la rilevazione di eventuali irregolarità nei cambi di staffetta dal lato della vasca su cui si trovano. Al termine di ogni competizione i giudici di arrivo devono stabilire e trascrivere il piazzamento dei nuotatori sui bollettini d'ordine di arrivo, in conformità alle disposizioni ricevute.
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