Vedi Nuova Zelanda dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
La Nuova Zelanda è uno stato insulare dell’Oceano Pacifico meridionale e appartiene al continente dell’Oceania. Abitata tradizionalmente dal popolo maori, ha assistito, tra Seicento e Settecento, all’arrivo degli olandesi prima, e degli inglesi poi. In particolare, fu il navigatore olandese Abel Tasman a scoprire il paese nel 1642, mentre fu l’esploratore britannico James Cook ad approdare sull’isola principale nel 1769 e a mappare gran parte delle sue coste. Il paese entrò ufficialmente a far parte dei possedimenti coloniali della corona britannica nel 1840, in seguito alla firma del trattato di Waitangi.
A partire dal 1947, anno dell’ottenimento dell’indipendenza da Londra, la Nuova Zelanda ha approfondito le proprie relazioni con la vicina Australia, con i paesi membri del Forum delle Isole del Pacifico (Pif) e con gli Stati Uniti, pur mantenendo legami culturali e politici con il Regno Unito.
In ambito regionale, il rapporto privilegiato con Canberra rappresenta oggi la principale direttrice di politica estera del paese, mentre si sono recentemente distese le relazioni con le Isole Figi in seguito alla fine del regime militare, nei confronti del quale sia Nuova Zelanda che Australia avevano varato sanzioni economiche, infine cancellate nel 2014. Le relazioni più che cordiali con l’Australia si basano sul Trans-Tasman Travel Arrangement, che dal 1973 garantisce ai cittadini dei due paesi il diritto a spostarsi attraverso i confini e a lavorare senza restrizioni, e dall’accordo Closer Economic Relations (Cer) del 1983, che ha favorito l’integrazione economica. L’obiettivo di lungo periodo è la creazione di un unico mercato; a questo scopo, i due governi stanno negoziando un protocollo sulla creazione di una frontiera comune, investimenti congiunti e trasferibilità dei fondi pensionistici. Wellington mantiene buone relazioni anche con la Cina e gli stati dell’Asia sudorientale e orientale. La Nuova Zelanda è l’unico paese ad avere siglato accordi per la creazione di aree di libero scambio sia con Cina che con Taiwan. Nel 2013 la Cina è diventata il primo partner commerciale della Nuova Zelanda. A sua volta, Wellington è entrata a far parte nel luglio 2014 dell’Asian Infrastructure Investment Bank promossa da Pechino.
Buoni sono anche i rapporti con gli Stati Uniti. A differenza dell’Australia, però, la Nuova Zelanda è meno legata a Washington: nonostante gli Usa siano il terzo partner commerciale, negli ultimi trent’anni i rapporti si sono rivelati complicati a causa della politica anti-nucleare neozelandese, in base alla quale non è stato consentito l’ingresso nelle acque territoriali nazionali a navi che trasportano armamenti nucleari. Dal 1985, inoltre, la Nuova Zelanda ha intaccato il significato politico del patto difensivo trilaterale Anzus (Australia, New Zealand, United States Security Treaty), che a oggi resta comunque in vigore. Significativo, inoltre, che Wellington sia uno dei dodici paesi firmatari della Trans-Pacific Partnership, l’accordo di libero scambio del Pacifico promosso dagli Usa per limitare l’influenza economica cinese nella regione.
La Nuova Zelanda, membro del Commonwealth, è una monarchia parlamentare in cui la Corona d’Inghilterra mantiene il ruolo formale di capo di stato. Il suo potere si esercita tramite un governatore generale, oggi Sir Jerry Mateparae, nominato dal sovrano britannico e dotato essenzialmente di una funzione cerimoniale. Il potere legislativo viene esercitato da un parlamento unicamerale, eletto con un sistema proporzionale misto che ha sostituito nel 1996 il tradizionale sistema maggioritario. Il parlamento, eletto ogni tre anni, è composto da 121 seggi, con una quota riservata alla minoranza maori, che elegge i propri rappresentanti all’interno di una lista distinta. Nonostante il sistema giuridico si basi sul principio di common law, la cui interpretazione da parte delle istituzioni giudiziarie neozelandesi si conforma a quella britannica, nel 2004 è stata istituita la Corte suprema neozelandese, che ha sostituito la giurisdizione di ultima istanza delle corti britanniche.
Sin dal 1935 la scena politica è stata dominata dall’alternanza tra due partiti: il National Party e il Labour Party. Tuttavia, a partire dalla riforma del 1996 le piattaforme politiche minori hanno beneficiato del nuovo sistema proporzionale, accrescendo esponenzialmente la loro quota di seggi. L’ultima tornata elettorale (settembre 2014), però, è andata in netta controtendenza, con il partito del premier in carica John Key che ha sfiorato la maggioranza assoluta dei consensi.
Il National Party ha infatti ottenuto quasi il 47,4% dei voti, lasciando davvero poco spazio tanto ai principali partiti di opposizione (laburisti e verdi, fermatisi rispettivamente al 25,1% e al 10,7%), quanto ai suoi alleati di governo. La terza riconferma consecutiva per John Key e un esito così positivo per il suo partito – nonostante una campagna elettorale agitata dallo scandalo ‘Whale Oil’, un blog politico vicino al National Party che avrebbe utilizzato informazioni riservate per attaccare gli avversari del premier – confermano il gradimento dell’elettorato per le riforme messe in atto negli ultimi anni. Prime tra tutte, la privatizzazione delle aziende pubbliche che ha permesso di colmare in parte l’ampio deficit del bilancio statale e la riforma della sicurezza sul posto di lavoro che ha l’obiettivo di ridurre i numerosi incidenti.
Circa il 60% della popolazione neozelandese è di origine europea, principalmente inglese e scozzese. Circa l’8% della popolazione è invece indigeno e appartiene all’etnia maori, di origine polinesiana. Sulla stessa percentuale si attesta il numero delle persone di origine asiatica, mentre le persone provenienti dalle vicine isole del Pacifico rappresentano circa il 5% della popolazione. La maggior concentrazione demografica si ha nella North Island e nelle aree urbane, in primo luogo ad Auckland, dove risiede circa un terzo della popolazione. L’utilizzo della lingua inglese e i buoni standard del sistema educativo attraggono in Nuova Zelanda un numero elevato di studenti stranieri che, se rapportati alla popolazione totale, ne fanno uno dei primi stati al mondo per studenti stranieri pro capite. Ciò favorisce un notevole indotto economico. D’altro canto, il settore dell’istruzione è ritenuto particolarmente strategico dal governo di Wellington, tanto che la quota del pil devoluta a scuola e ricerca è pari al 7,4%, una percentuale superiore di due punti e mezzo rispetto alla vicina Australia.
L’ambiente socio-economico neozelandese beneficia di elevati livelli di democratizzazione e trasparenza, che fanno della Nuova Zelanda il settimo paese al mondo nella graduatoria dell’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite e il paese meno corrotto al mondo. Anche la parità di genere è fortemente tutelata: la classifica delle nazioni in prima linea nella riduzione del divario di genere stilata dal World Economic Forum nel 2014 vede la Nuova Zelanda al dodicesimo posto. Le donne riescono a raggiungere ruoli di primo piano sia nel settore privato sia nel pubblico, come testimonia il 29,8% dei seggi parlamentari da loro ricoperto.
Negli ultimi decenni l’economia neozelandese è andata affrancandosi dalla dipendenza dal settore agricolo e ha sviluppato il settore industriale e quello terziario. La politica di stimolo dei consumi, volta a favorire lo sviluppo economico, ha però inizialmente generato un significativo aumento del debito, oltre che un deterioramento della bilancia commerciale. Non a caso il governo Key ha posto come obiettivo di lungo periodo della propria politica fiscale la riduzione del deficit di bilancio, che per l’anno fiscale 2013-14 si è notevolmente abbassato scendendo sotto l’1% del pil. L’anno 2014-15 registra una performance addirittura migliore con il deficit fermatosi allo 0,2%, e le proiezioni indicano il ritorno al surplus nel 2016. Tali obiettivi saranno raggiunti grazie a un ambizioso programma basato sulla riduzione della spesa pubblica, privatizzazioni e aumento delle entrate fiscali.
Si prevede che gli investimenti, cresciuti negli ultimi tre anni grazie allo sforzo di ricostruzione dell’area attorno a Christchurch – colpita da terremoti nel settembre 2010 e nel febbraio 2011 – continueranno a trainare la crescita economica, assieme alla crescita dei consumi privati, che è in costante ascesa dal 2010. L’economia neozelandese si sta avvantaggiando inoltre della graduale ripresa delle esportazioni, effetto dell’allentamento della crisi economica globale. La Nuova Zelanda possiede riserve di gas e di petrolio, insufficienti tuttavia a soddisfare la domanda interna. Il petrolio è la risorsa energetica primaria più utilizzata, nonostante l’elevato peso percentuale ricoperto dalle energie rinnovabili nel mix energetico nazionale. Le energie pulite favoriscono tassi relativamente bassi di emissioni di CO2, sia in termini assoluti sia pro capite. Ben il 23% dell’energia consumata è prodotta da fonti rinnovabili.
Una delle pietre miliari della politica estera e di sicurezza neozelandese è la denuclearizzazione. La creazione, nel 1984, di un’area nuclear free nelle acque che circondano il paese, con il conseguente divieto di attracco e transito per le navi che trasportano tecnologia o armi nucleari, è stata alla base del raffreddamento delle relazioni con Washington e della spaccatura politica interna all’Anzus. Tuttavia, la collaborazione militare tra i due paesi ha ripreso nuovo vigore in seguito al riavvicinamento voluto dal presidente statunitense Barack Obama e dal primo ministro neozelandese John Key. Tra il 2010 e il 2012, Wellington e Washington si sono accordate per una rinnovata partnership strategica garante della sicurezza dell’area del Pacifico e per l’avvio di riunioni congiunte politico-militari su base regolare. La partnership si è estesa, poi, al di là del teatro asiatico-pacifico, con la Nuova Zelanda che ha dispiegato 143 unità di terra in Iraq con compiti di addestramento per combattere lo Stato islamico.
La Nuova Zelanda, inoltre, è legata ad Australia, Malaysia, Singapore e Regno Unito per mezzo di accordi bilaterali di difesa (‘Five Power Defence Agreements’), firmati nel 1971 e tuttora in vigore. La Nuova Zelanda occupa il quarto posto nella classifica dei paesi più pacifici al mondo, secondo l’Institute for Economics and Peace. Nel 2010, a distanza di 12 anni, il governo neozelandese ha pubblicato il primo «Libro bianco per la difesa» e ha così reso note le principali minacce alla sicurezza nazionale per i prossimi decenni. Il ‘White paper’ sarà rinnovato nel 2015, ma le sfide strategiche per Wellington rimangono le medesime. I principali fattori di rischio consistono nella competizione per le risorse marittime e nell’immigrazione illegale, mentre, a livello più generale, viene sottolineato il potenziale destabilizzante per il paese e la regione delle tensioni nel Mar Cinese meridionale e nella penisola coreana, oltre che dell’annosa questione di Taiwan. Anche in campo militare, la partnership con Canberra è di primaria importanza, dal momento che dall’Australia provengono gli investimenti necessari allo sviluppo della difesa.