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La Nuova Zelanda è uno stato insulare dell’Oceano Pacifico meridionale e appartiene al continente dell’Oceania. Abitata tradizionalmente dal popolo maori, ha assistito, tra Seicento e Settecento, all’arrivo degli olandesi, prima, e degli inglesi, poi. In particolare, fu il navigatore olandese Abel Tasman a scoprire il paese nel 1642, mentre fu l’esploratore britannico James Cook ad approdare sull’isola principale nel 1769 e a mappare gran parte delle sue coste. Il paese divenne ufficialmente parte dei possedimenti coloniali della corona britannica nel 1840, in seguito alla firma del trattato di Waitangi.
A partire dal 1947, anno dell’ottenimento dell’indipendenza da Londra, la Nuova Zelanda ha approfondito le proprie relazioni con la vicina Australia e con i paesi membri del Forum delle Isole del Pacifico (Pif).
Il rapporto privilegiato con Canberra rappresenta ancora oggi la principale direttrice di politica estera del paese, mentre rimangono tese le relazioni con il regime militare delle Isole Figi, nei confronti del quale sia Nuova Zelanda che Australia hanno varato sanzioni economiche. Le relazioni cordiali con l’Australia si basano sul Trans Tasman Travel Agreement, che dal 1973 garantisce ai cittadini dei due paesi il diritto a spostarsi attraverso i confini e a lavorare senza restrizioni, e dall’accordo Closer Economic Relations (Cer) del 1983, che ha favorito l’integrazione economica. L’obiettivo di lungo periodo è la creazione di un unico mercato; a questo scopo, i due governi stanno negoziando un protocollo sulla creazione di una frontiera comune, investimenti congiunti e trasferibilità dei fondi pensionistici. Wellington mantiene buone relazioni anche con la Cina e gli stati dell’Asia sudorientale e orientale. La Nuova Zelanda è l’unico paese ad aver siglato accordi per la creazione di aree di libero scambio sia con Cina, sia con Taiwan. Buoni sono anche i rapporti con gli Usa. A differenza dell’Australia, però, la Nuova Zelanda è meno legata a Washington: nonostante gli Usa siano il terzo partner commerciale, i rapporti sono complicati a causa della politica antinucleare neozelandese, in base alla quale non è consentito l’ingresso nelle acque territoriali nazionali a navi che trasportano armamenti nucleari. Dal 1985, inoltre, la Nuova Zelanda ha di fatto posto fine al patto difensivo trilaterale Anzus (Australia, New Zealand, United States Security Treaty), che a oggi resta in vigore solo a livello bilaterale tra Australia e Usa e tra Nuova Zelanda e Australia.
La Nuova Zelanda, membro del Commonwealth, è una monarchia parlamentare in cui la Corona d’Inghilterra mantiene il ruolo formale di capo di stato. Il suo potere si esercita tramite un governatore generale nominato dal sovrano britannico e dotato di una funzione cerimoniale. Il potere legislativo viene esercitato da un Parlamento unicamerale, eletto con un sistema proporzionale misto che ha sostituito nel 1996 il tradizionale sistema maggioritario fondato su collegi uninominali. Il Parlamento, eletto ogni tre anni, è composto da 122 seggi, sette dei quali riservati alla minoranza maori, che elegge i propri rappresentanti all’interno di una lista distinta. Nonostante il sistema giuridico si basi sul sistema di common law, la cui interpretazione da parte delle istituzioni giudiziarie neozelandesi si conforma a quella britannica, nel 2004 è stata istituita la Corte suprema neozelandese, che ha sostituito la giurisdizione di ultima istanza delle corti britanniche. Sin dal 1935 la scena politica è stata dominata dall’alternanza tra due partiti: il National Party e il Labour Party. Tuttavia, a partire dal 1996 i partiti minori hanno beneficiato del nuovo sistema proporzionale e hanno accresciuto di otto volte la loro quota di seggi.
Nelle ultime elezioni, che hanno avuto luogo nel novembre 2011, il National Party di John Key, di orientamento conservatore, si è riconfermato vincitore e, coalizzandosi con Act Party, United Future e Maori Party, si è aggiudicato una maggioranza in Parlamento di 64 seggi su 121. A premiare John Key, garantendogli dunque la rielezione, sembra essere stata la sua politica di privatizzazione delle aziende pubbliche, che ha permesso di colmare in parte l’ampio deficit del bilancio statale, e di ridurre il debito pubblico del paese.
Circa il 60% della popolazione neozelandese è di origine europea, principalmente inglese e scozzese. Circa l’8% della popolazione è invece indigeno e appartiene all’etnia maori, di origine polinesiana. Sulla stessa percentuale si attesta il numero delle persone di origine asiatica, mentre le persone provenienti dalle vicine isole del Pacifico rappresentano circa il 5% della popolazione. La maggior concentrazione demografica si ha nella North Island e nelle aree urbane, in primo luogo ad Auckland, dove risiede circa un terzo della popolazione. L’utilizzo della lingua inglese e i buoni standard del sistema educativo attraggono in Nuova Zelanda un numero elevato di studenti stranieri che, se rapportati alla popolazione totale, ne fanno il terzo stato al mondo, dopo Australia e Cipro, per studenti stranieri pro capite. Ciò favorisce un notevole indotto economico.
L’ambiente socio-economico neozelandese beneficia di elevati livelli di democratizzazione e trasparenza, che fanno della Nuova Zelanda il sesto paese al mondo nella graduatoria dell’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite e il paese meno corrotto al mondo, assieme a Danimarca e Finlandia. Anche la parità di genere è fortemente tutelata: la classifica dei paesi in prima linea nella riduzione del divario di genere stilata dal World Economic Forum nel 2013 vede la Nuova Zelanda al settimo posto. Le donne riescono a raggiungere ruoli di primo piano sia nel settore privato sia nel pubblico, come testimonia il fatto che il 32,2% di seggi parlamentari sia attualmente da loro ricoperto.
Negli ultimi decenni l’economia neozelandese è andata affrancandosi dalla dipendenza dal settore agricolo e ha sviluppato il settore industriale e quello terziario. La politica di stimolo dei consumi, volta a favorire lo sviluppo economico, ha però generato un significativo aumento del debito, oltre che un deterioramento della bilancia commerciale. Il governo Key ha pertanto posto come obiettivo di lungo periodo della propria politica fiscale la riduzione del deficit di bilancio, che per l’anno fiscale 2012-13 equivale al 3,4% del pil. A questo scopo, il governo ha varato un programma basato su contrazione della spesa pubblica, privatizzazioni e aumento delle entrate fiscali.
Si prevede che gli investimenti, cresciuti negli ultimi due anni grazie allo sforzo di ricostruzione dell’area attorno a Christchurch – colpita da terremoti nel settembre 2010 e nel febbraio 2011 – continueranno a trainare la crescita economica, assieme alla crescita dei consumi privati. L’economia neozelandese dovrebbe avvantaggiarsi inoltre della graduale ripresa delle esportazioni, effetto dell’allentamento della crisi economica globale.
La Nuova Zelanda possiede riserve di gas e di petrolio, insufficienti tuttavia a soddisfare la domanda interna. Il petrolio è la risorsa energetica primaria più utilizzata, nonostante l’elevato peso percentuale ricoperto dalle energie rinnovabili nel mix energetico nazionale. Le energie ‘pulite’ favoriscono tassi relativamente bassi di emissioni di CO2, sia in termini assoluti sia pro capite: ben il 70% dell’elettricità consumata è prodotta da fonti rinnovabili.
Una delle pietre miliari della politica estera e di sicurezza neozelandese è la denuclearizzazione. La creazione, nel 1984, di un’area nuclear free nelle acque che circondano il paese, con il conseguente divieto di attracco e transito per le navi che trasportano tecnologia o armi nucleari, è stata alla base del raffreddamento delle relazioni con Washington e della spaccatura interna all’Anzus. Tuttavia, la collaborazione militare tra i due paesi sembra aver subito nuovo vigore in seguito al riavvicinamento politico voluto dal presidente statunitense Barack Obama e dal primo ministro neozelandese John Key. La Nuova Zelanda, inoltre, è legata a Australia, Malaysia, Singapore e Regno Unito per mezzo di accordi bilaterali di difesa (Five Power Defence Agreements), firmati nel 1971 e tuttora in vigore.
La Nuova Zelanda occupa il terzo posto nella classifica dei paesi più pacifici al mondo, secondo l’Institute for Economics and Peace.
Nel 2010 il governo neozelandese ha pubblicato il primo «Libro bianco per la difesa» dopo dodici anni e ha così rese note le principali minacce alla sicurezza nazionale per i prossimi decenni. I principali fattori di rischio indicati dal rapporto consistono nella competizione per le risorse marittime e nell’immigrazione illegale, mentre, a livello più generale, viene sottolineato il potenziale destabilizzante per il paese e la regione delle tensioni nel Mar Cinese meridionale e nella penisola coreana, oltre che dell’annosa questione di Taiwan. Anche in campo militare, la partnership con Canberra è di primaria importanza, dal momento che dall’Australia provengono investimenti necessari allo sviluppo della difesa.