lavoro, offerta di
Insieme delle scelte lavorative di ogni individuo e della popolazione nel suo complesso. A livello macroeconomico, l’offerta di l. dipende dall’aggregazione delle scelte individuali di partecipazione, e dalle decisioni procreative che determinano l’ampiezza della popolazione, oltre che da fattori demografici quali le migrazioni: chi non può (per es. perché, fanciullo, gli è vietato offrirsi sul mercato) o non vuole cercare l. va a ingrossare la fascia della popolazione delle non forze di lavoro; la restante parte (attiva) della popolazione costituisce l’offerta di l. cioè la forza lavoro. Essa si differenzia dalla domanda aggregata di l., pari all’occupazione, a causa della disoccupazione (➔ lavoro, domanda di). A livello microeconomico, l’offerta di l. è definita dalla decisione lavorativa individuale e il modello standard di riferimento è quello neoclassico della scelta tra l. e tempo libero.
In questo modello si ipotizza che gli individui scelgano l’offerta di l. massimizzando la loro utilità, che dipende positivamente dalla quantità di beni e di tempo libero consumata per dati prezzi, salario e redditi non da lavoro. Una maggiore offerta di ore di l. implica una più elevata retribuzione complessiva e quindi aumenta le possibilità di consumo, ma riduce il tempo libero a disposizione. D’altro lato, se il consumo di tempo libero è elevato, si riduce il reddito a disposizione e quindi la possibilità di consumare beni. Ciò si riflette in un vincolo di bilancio decrescente nello spazio tempo libero-consumo (grafico). Gli individui scelgono il livello di consumo e tempo libero (e quindi l’offerta di l.) eguagliando il tasso marginale di sostituzione (cioè il tasso al quale sono disposti a rinunciare a ore di tempo libero in cambio di consumo) al salario reale (cioè il tasso al quale sul mercato è possibile scambiare unità di tempo libero con beni di consumo di cui godere). Ciò corrisponde al punto di tangenza tra la curva di indifferenza e il vincolo di bilancio (punto E del grafico). Decidono invece di non partecipare e quindi di non offrire la loro prestazione se il salario di mercato è inferiore a quello di riserva (➔ riserva, salario di), che è il livello minimo al di sotto del quale non sono disposti a lavorare (e corrisponde al saggio marginale di sostituzione fra tempo libero e consumo quando il primo è massimo). Il salario di riserva dipende dalle caratteristiche degli individui. Per es., gli impegni familiari portano a un suo aumento e quindi a una riduzione della probabilità di offrire l. sul mercato, perché determinano un innalzamento del costo opportunità del tempo libero venduto sul mercato e una crescita del valore del tempo passato a casa.
Se cambia la retribuzione di mercato, si modificano le possibilità di consumo e le scelte lavorative dell’individuo. L’effetto di un aumento salariale sulle ore di l. offerte è ambiguo. Da un lato, infatti, esso implica un incremento del prezzo del tempo libero, e quindi una riduzione della sua domanda con conseguente aumento dell’offerta (effetto di sostituzione), dall’altro, al crescere del salario corrispondono un maggiore reddito disponibile e quindi una più alta domanda di tutti i beni normali (tra cui il tempo libero) e di conseguenza una minore offerta (effetto di reddito). Molti studi hanno cercato di stimare la reattività delle ore di l. a variazioni del salario (➔ elasticità). Mentre per gli uomini sembra prevalere l’effetto di reddito, per cui la riduzione del salario si accompagna a un aumento dell’offerta, per le donne si è riscontrata una relazione positiva tra ore di l. e salario. Per misurare l’offerta si considerano il tasso di attività (➔ attività, tasso di) e quello di occupazione (➔ occupazione, tasso di). A partire dagli ultimi decenni del 20° sec. si è assistito in tutti i Paesi a economia avanzata a una riduzione dell’offerta maschile, a causa sia dell’innalzamento dell’età di entrata sia della riduzione dell’età di uscita dal mercato del l., generate dall’allungamento dei periodi di studio e dell’anticipazione del pensionamento, e a un considerevole aumento dell’offerta femminile. I dati mostrano, inoltre, una relazione positiva tra offerta e istruzione per entrambi i generi. Alcune riforme attuate a partire dalla fine degli anni 1990 (pacchetto Treu e legge Biagi, ➔ Biagi, legge) hanno cercato di aumentare l’offerta di l., soprattutto da parte delle fasce marginali del mercato (giovani, donne), attraverso l’introduzione di tipologie lavorative flessibili.