OLANDA
. Il nome ufficiale di questo stato europeo è Nederland, cioè "paese basso", che corrisponde al fr. Pays-Bas, al ted. Die Nederlande, all'ingl. Netherlands; anche in italiano si usa talvolta la denominazione Paesi Bassi, ma si è divulgata nell'uso, fino dal sec. XVII, quella della parte più occidentale (oggi divisa in due provincie, Olanda Settentrionale e Meridionale; v.), l'antico Comitatus Hollandiae, già marca imperiale, culla storica dello stato: la regione nella quale ancora oggi si trovano quasi tutti i maggiori centri e verso la quale gravitano gl'interessi del paese.
Sommario: Geografia: Estensione e confini (p. 207); Morfologia (p. 207); Coste (p. 210); Clima (p. 211); Idrografia (p. 211); Flora e vegetazione (p. 211); Fauna (p. 212); Etnografia e folklore (p. 212); Popolazione (p. 213); Condizioni economiche (p. 217); Commercio e vie di comunicazione (p. 220); Dominî coloniali (p. 223). - Ordinamento: Ordinamento dello stato (p. 223); Forze armate (p. 224); Culti (p. 225); Ordinamento scolastico (p. 225); Finanze (p. 225). - Storia (p. 226). - Lingua (p. 239). - Letteratura (p. 241). - Arti figurative: L'arte olandese fino al 1900 (p. 242); Arte moderna (p. 249). - Musica (p. 252). - Diritto (p. 254).
Estensione e confini. - Nella sua definitiva costituzione lo stato data dal 1839 e da allora non ha subito alcun mutamento di confini o di costituzione; la sua area, tenuto conto del prosciugamento dello Zuiderzee, ha un'estensione di 37.912 kmq. comprese le acque interne, i wadden e la parte olandese del Dollard (senza questi circa 32.600 kmq.); il suo contorno è irregolare, soprattutto per le sinuosità della linea di confine con la Germania e per l'appendice meridionale del Limburgo, foggiata a sacco.
L'Olanda rappresenta in un certo senso la porzione terminale della pianura germanica verso il Mare del Nord e ha caratteri comuni anche con la parte pianeggiante del Belgio: con questi due stati, coi quali confina, manca ora quasi in ogni tratto un limite naturale; ma in passato, e in piccola parte anche oggi, una zona di alte torbiere (Bourtanger Moor) formava una barriera verso la Germania. L'Olanda del resto ha una propria fisionomia, poiché forma una tipica unità come territorio di delta; i Paesi Bassi si aggruppavano intorno allo Zuiderzee, che ebbe un tempo grande importanza, e che, avendo come centro Amsterdam, formava il legame tra i varî staterelli, esercitando in minuscole proporzioni una funzione analoga a quella del Mediterraneo per l'impero romano. Una caratteristica che distingue l'Olanda dal Belgio è costituita dalla lunghezza della linea di costa, dalla sua complessità dovuta al frastagliato delta Schelda-Mosa-Reno, che intero le appartiene, alla presenza del grande mare interno dello Zuiderzee, al cordone delle Isole Frisone e alla profonda intaccatura del Dollard, di cui appartiene all'Olanda la riva occidentale, mentre l'orientale, al pari delle Isole Frisone orientali, è tedesca. Altra caratteristica dell'Olanda, molto nota e di grandissima importanza non soltanto morfologica, è la presenza di vaste estensioni poste sotto il livello del mare (il 38% del territorio), quali non ha, in proporzione all'area totale, nessun altro paese del mondo.
Il punto più settentrionale dell'Olanda è nell'Isola Rottum, a 53° 32′ 21″ lat. N.; il più meridionale nel Limburgo, a 50°45′ lat. N.; il punto più occidentale, al confine marittimo col Belgio, è 3°25′ 16″ long. E.; il più orientale, al fondo del Dollard, è a 7° 12′ 20″ long. E.
Morfologia. - Il territorio dell'Olanda costituisce essenzialmente un'area di sommersione verso la quale si sono deversate le acque continentali in modo da formare un ampio delta; la costruzione di questo data dalla fine del Terziario e dal Quaternario, ed è opera delle correnti fluviali (Reno, Mosa, Schelda e altri fiumi) le quali, già prima che la parte nord del paese fosse invasa dai ghiacciai,. quando erano probabilmente dirette a N. (fu l'espansione a farle deviare a O.), avevano costruito una grande conoide di deiezione; nell'epoca glaciale poi i ghiacciai invasero la parte del paese a N. dell'attuale corso del Reno, rimaneggiando gli antichi depositi e sovrapponendovene dei nuovi. Dopo il loro ritiro definitivo anche i fiumi s'impoverirono incisero di nuovo i loro letti, in seguito all'abbassamento del livello di base, entro la massa di sabbia e ciottoli, da cui era costituita in massima parte la suddetta conoide, e formarono le attuali vallate nelle quali hanno depositato le loro alluvioni. Si delinea pertanto una prima divisione del suolo olandese, dal punto di vista della sua costituzione, in due grandi parti. Da un lato la serie delle antiche terrazze fluvio-glaciali, alquanto elevate (anche qualche decina di metri) sul generale piatto profilo della regione, costituite prevalentemente di ciottoli e sabbie, e quindi asciutte e aride: esse formano il cosiddetto diluvium, cioè in sostanza le antiche conoidi di deiezione della Mosa, Schelda e Reno, trasformate in seguito alla glaciazione. Comprendono a S. la terrazza del Brabante, continuazione della Campine belga, che non fu raggiunta dalla glaciazione e consta essenzialmente dei depositi fluviali. A N. del Reno le terrazze (Veluwe e altre) sono state plasmate dall'invasione dei ghiacciai scendenti da NE., cioè dalla grande ghiaccia scandinava e tedesca: questi rimaneggiarono i depositi fluviali che si trovano anche quivi, come nel sud, e lasciarono i loro depositi: morene terminali, morene di fondo, materiali trasportati dalle acque di fusione. I ciottoli e le sabbie delle terrazze furono sollevati, mentre una serie di depositi morenici ha formato una linea di alture che sono fra le più notevoli dell'Olanda (il Limburgo eccettuato): essa si può seguire lungo l'orlo della terrazza del Veluwe (colline di Gooi e di Utrecht; colline a N. di Arnhem e di Apeldoorn, che superano 100 m.). Specialmente nella parte centrale del Drente si trovano le formazioni dovute ai ghiacciai, come argille glaciali mescolate di ciottoli e sabbie, mentre numerosi massi erratici si disperdono su una vasta area.
In contrasto con queste terrazze fluvio-glaciali, prevalentemente costituite di sabbie e ciottoli, si stendono le ampie, piatte valli dei fiumi, piani argillosi fertilissimi, e le zone di argilla depositata dal mare: esse costituiscono vaste estensioni, in grandissima parte sotto il medio livello del mare o appena sopra a questo (non oltre 1 m.). Formano la parte più originale dell'Olanda, quella che conferisce al suo paesaggio una spiccata individualità: così come sono adesso trasformate dal lavoro umano di secoli, ricche di prati e di colture, protette dalle dighe, traversate da canali artificiali; queste regioni possono dirsi un tipo di paesaggio creato dall'uomo, che in nessun'altra regione del mondo ha modificato, così profondamente, come in questa, le condizioni naturali. In parte sono anzi interamente opera dell'uomo, che le ha strappate alle acque del mare e dei fiumi chiudendole con le dighe, le ha prosciugate e trasformate in aree di coltura e di allevamento, in fertili polder (vedi appresso). Una zona di argille delle più importanti si stende lungo la Mosa e il Reno; nel tratto ove questi fiumi, volgendo a O., corrono vicinissimi l'uno all'altro, le loro valli si confondono in un solo piano di argilla fluviale, difeso contro le piene da potenti argini, intersecato da canali, famoso per le sue ricche colture (Betuwe); anche lungo le più antiche foci del Reno, Vecht, IJssel, ecc., si stendono zone di argilla fluviale. Le aree costituite da argilla fluviale si continuano e si fondono con quelle di argilla marina, occupando tutte le isole e la Fiandra zelandese; la parte nord-ovest del Brabante Settentrionale; le due provincie olandesi; e gran parte della Frisia e Groninga. Nel lato SE. dello Zuiderzee la terrazza del Veluwe si affaccia direttamente a questo mare interno, al posto del quale si stenderà fra alcuni anni una nuova zona di maremme.
Un tipo di terreno che con diversi caratteri si ritrova sia nella regione dei depositi argillosi, sia nelle terrazze, è la torbiera: bassa torbiera e alta torbiera, hoogeveen e laageveen. Amplissime zone di basse torbiere, formatesi cioè in stagni poco profondi per la presenza di piante acquatiche che costituiscono una specie di fango vegetale, si stendevano nel territorio dell'Olanda Meridionale e Settentrionale, dell'Utrecht, Frisia, Overijssel e Groninga: nel Plistocene una trasgressione marina ricopriva in gran parte questa regione, formando un'ampia laguna separata dal mare dal cordone delle dune, la quale ora accoglieva liberamente le acque del mare, ora tornava a condizioni più continentali: da ciò l'alternarsi di depositi di argilla e di torba. In tempi storici le basse torbiere furono liberate dalla torba, indi l'uomo andò prosciugando le aree paludose rimaste sul loro posto, sì che ora riesce oltremodo difficile ricostruire le condizioni naturali di queste regioni. Le provincie settentrionali sono soprattutto il dominio delle alte torbiere: queste, in gran parte già trasformate in fertili territorî in seguito a grandiose opere di bonifica, in parte (Drente) sono ancora sfruttate per l'estrazione della torba. Un'altra zona di alte torbiere, in corso di bonifica, è il Peel, nel Brabante Settentrionale. L'origine delle "alte torbiere" si collega, di solito, al fenomeno dell'espansione glaciale; si formarono in gran parte nelle cavità impermeabili - probabilmente lembi di originarie valli fluviali - coperte dalle morene di fondo.
Al fenomeno della glaciazione si connette indirettamente anche la presenza del löss in alcune regioni meridionali dell'Olanda. Questo deposito, costituito da argilla ricca di elementi calcarei, è formato dalle sabbie che nei periodi interglaciali secchi furono sollevate e portate a S. e poi rimaneggiate dal ruscellamento. Il löss, che forma terreni fertilissimi, interessa solo ristrette regioni dell'Olanda: principalmente il Limburgo, parte dell'altipiano del Brabante e un po' il pendio del Veluwe e la regione presso Arnhem.
Si differenzia per la sua struttura e la sua morfologia dalla rimanente parte dell'Olanda, l'appendice meridionale, che s'incunea a S. fra il Belgio e la Germania, cioè il Limburgo. Esso è costituito da terreni più antichi, è un lembo dell'altipiano cretacico del medio Belgio, che orla a N. la regione ardennese. Sotto la creta si trovano i depositi carboniferi, che formano la ricchezza di questa regione, mentre a N. ricoprono la creta strati di lignite, sabbie e argille terziarie; dovunque poi un mantello di löss ricopre le formazioni sottostanti. L'altipiano limburghese è profondamente intaccato dalle valli fluviali; e contrasta fortemente col resto dell'Olanda anche per l'altezza che raggiunge qui i 320 m. s. m., mentre nel rimanente territorio il punto più alto - dovuto alla presenza di depositi morenici - è nel Veluwe a 110 m. s. m.
Coste. - Un'altra caratteristica formazione interessa ancora l'Olanda, o meglio la sua costa: quella delle dune, serie di colline sabbiose talora in più serie, qualche volta mobili, formate dall'accumularsi, per effetto delle correnti, dei detriti sabbiosi che il mare strappa alle falaises di Francia; smembrate dalla presenza di ampî estuarî nella Zelanda, ridotte in lembi staccati nelle Isole Frisone, accompagnano a guisa di una muraglia la costa olandese da Hoek van Holland a Den Helder, raggiungendo una larghezza massima di 5 km. e un'altezza di 60 m.: sono interrotte solo tra Petten e Kamp, dove un estuario, lo Zijpe, è stato colmato e dove si è costruita la diga più potente del paese, la Hondsbossche Zeewering.
La violenza dei flutti e la presenza delle dune determina una costa uniforme ancora oggi relativamente poco popolata, mentre le colture e gli abitanti hanno preferito insediarsi sul lato interno delle dune, al riparo di queste. Lungo gli estuarî o le rive delle isole dove manca il riparo naturale delle dune, l'uomo ha dovuto trincerarsi dietro le dighe. Insomma gli Olandesi, la cui floridezza economica riposa in gran parte sui traffici marittimi, hanno rifuggito generalmente dalla costa inospitale e preferito insediarsi alquanto nell'interno, comunicando conlmare per mezzo dell'ultimo tratto dei fiumi e dei canali. Il valore della costa olandese è dovuto al fatto che essa rappresenta lo sbocco naturale di un vastissimo retroterra, ma le sue condizioni topografiche sono quelle di una costa di repulsione. Tuttavia si sono sviluppati lungo il mare varî villaggi di pescatori, taluni divenuti recentemente floride stazioni balneari (v. sotto). L'aspetto della costa, quale ora lo vediamo, è di data molto recente, sia per i non lontani cambiamenti operati dalla natura, sia per le grandissime trasformazioni compiute dall'uomo. Una delle regioni dove la lotta fra il mare e l'uomo è stata più violenta è la Zelanda, con parte dell'Olanda Meridionale. Qui la zona costiera appare ora rotta in alcune isole separate da ampî estuarî - Schelda occidentale e orientale, Grevelingen, Haringvliet - e il cordone delle dune ridotto a ristretti lembi non offre alcun riparo ai territorî interni, che, ove l'uomo non intervenisse a difenderli, rimarrebbero liberamente aperti alla violenza delle maree e delle tempeste. Tutte le isole e la costa retrostante sono protette da dighe potenti: due volte al giorno la bassa marea scopre, al piede di queste, un orlo di territorio in processo di alluvionamento, dove gli uomini scendono a raccogliere gli animali marini due volte al giorno la marea invade nuovamente queste aree e sale negli estuarî come se dovesse sommergere l'intero paese. L'aspetto della zona costiera zelandese era assai diverso al principio della storia: violente invasioni marine nell'età antica e medievale la sconvolsero spezzandola in un grandissimo numero d'isole, ma in seguito l'uomo riuscì a riguadagnare parte del territorio perduto; ecco però nel sec. XV nuove catastrofi sommergere una zona già colonizzata e fiorente, formare l'attuale Hollandsch Diep e il fangoso territorio del Biesbosch. Seguirono più tardi altre conquiste dell'uomo, sì che oggi le isole della Zelanda e dell'Olanda Meridionale si possono dire una vera opera d'arte, conquistata lembo per lembo sul mare, man mano che si vanno formando al piede delle dighe nuovi interrimenti.
Da Hoek van Holland a Den IIelder il cordone quasi ininterrotto delle dune costituisce una potente difesa naturale, che però l'uomo deve, specialmente in taluni punti, rinforzare artificialmente. Oltre Den Helder si interrompe questa continuità e le dune si ritrovano in lembi staccati nelle Isole Frisone, le quali non sono altro appunto che l'antica cintura di dune rotta da violentissime invasioni del mare: questo infatti nell'età antica e al principio del Medioevo non penetrava a nord così largamente: come oggi nel territorio dell'Olanda. Al posto dello Zuiderzee si stendeva ancora nel primo Medioevo un lago comunicante col mare, ma molto più piccolo, il lago Flevo, e solo nei secoli XIII-XVI successive violente invasioni del mare formarono l'attuale mare interno. Questo rappresenta un continuo pericolo per le zone circostanti che sono tutte protette da potenti dighe, ma l'uomo sta già effettuando la sua riconquista (v. sotto).
Anche la costa della Frisia e della provincia di Groninga è protetta dalle diihe, e tra essa e il cordrme delle Isole Frisme si stende la singolare regione dei wadden: territorî che la bassa marea lascia parzialmente scoperti, ma che vengono sommersi dalle acque di alta marea. Anche questi furtmo lentamente riconquistati dall'uomo; grandissima parte del Dollard è da tempo trasformato in fertile territorio; è in progetto l'indigamento del Lauwerszee e lungo la costa della Frisia e Groninga si cerca di favorire l'alluvionamento con la costruzione di dighe.
Si è già accennato più volte all'opera grandiosa che l'uomo da secoli esercita in Olanda in difesa e contro gli elementi naturali. Assai per tempo sorsero speciali istituzioni, allo scopo di organizzare e promuovere tali opere; e anche oggi l'Olanda possiede uno speciale "dipartimento delle acque" (waterstaat). L'intervento dell'uomo s'iniziò fino dai secoli VI e VII e più efficacemente dopo il XIII, ha quindi proseguito e prosegue ancora oggi, perfezionando continuamente i suoi strumenti di conquista. Periodi di arresto e di progresso si sono alternati durante questi secoli, coincidendo quasi sempre i primi con epoche di lotte esterne e intestine, i secondi con epoche di pace, di ordine e quindi di espansione economica. I periodi più gloriosi sono stati:. la prima metà del sec. XIV; dalla metà del sec. XVI alla fine del XVIII; dalla seconda metà del sec. XIX, senza più interruzione fino a oggi. Qui si possono solo esaminare molto brevemente i principali aspetti della lotta dell'uomo contro la natura. Anzitutto lotta offensiva e difensiva contro le acque marine: offensiva per conquistare i nuovi terreni che le alluvioni vanno continuamente formando al piede delle dune e delle dighe, le quali favoriscono questo lavoro costruttivo (si considerano quali territorî pronti per l'indigamento e l'occupazione da parte dell'uomo quelli che sono coperti soltanto più dalle acque delle maree di acqua viva); difensiva, per impedire che violente invasioni del mare distruggano i terreni costruiti dalle alluvioni e occupati dall'uomo. Lotta contro i fiumi, che per effetto del sopralluvionamento minacciano di sommiergere il paese circostante. Lotta contro le paludi che coprivano specialmente le zone delle basse torbiere: grandi lavori di prosciugamento (detti drookmakerijen) perseguiti soprattutto a cominciare dal sec. XVII, hanno sottratto ad esse vaste superficie dell'attuale provincia dell'Olanda: il più grandioso è stato, nel sec. XIX, quello del lago di Haarlem, divenuto ora una delle più fertili zone agricole olandesi. Le pompe raccolgono l'acqua e la portano in canali o bacini, donde può essere deversata ai fiumi o al mare. Dal sec. XVIII si è iniziata anche la bonifica in grande delle torbiere: queste con la creazione di canali, lo svuotamento della torba e un'opportuna preparazione del suolo vengono trasformate in ricchi terreni agricoli (veenkolonien).
Con il sec. XIX ha fatto grandi progressi anche un'altra forma di conquista dell'uomo sugli elementi naturali: la bonifica delle semideserte zone delle terrazze sabbiose, che vengono rimboschite o messe a coltura.
Un terzo circa del territorio dell'Olanda è costituito da polder (v.): queste zone, occupate da colture o da prati, sono una creazione del tutto artificiale; intersecati da una fittissima rete di canali, circondati da dighe, che li difendono dalle acque dei fiumi o del mare, si trovano molto spesso sotto il livello medio di queste, raggiungendo talora fino 6-7 m. sotto le acque. Il territorio tra i diluvium di sud e di est e le dune dell'ovest forma il più tipico paesaggio di polders. Ricordiamo infine come da alcuni anni si sia iniziata in Olanda la più grandiosa opera di conquista sulle acque, fra quelle fino ad ora intraprese, il prosciugamento dello Zuiderzee. Questo ampio mare interno, formatosi nei limiti attuali per successive invasioni del mare dal sec. XII al XVI, aveva perduta la sua funzione di via marittima di Amsterdam (ora questa comunica più direttamente col mare per mezzo di canali artificiali) e rappresentava invece un continuo pericolo per le regioni ad esso affacciantisi; dai lavori in corso sarà completamente trasformato. Separato dal mare da una grande diga, ultimata nel maggio 1932, esso comprenderà: nella parte centro-settentrionale un lago, l'IJssel Meer, il quale potrà comunicare con il mare aperto attraverso tre chiuse maggiori per la navigazione (oltre ad altre 25 per regolare l'altezza delle acque), e per mezzo di canali con Amsterdam e Kampen; nella rimanente parte quattro grandi polders, che offriranno all'agricoltura circa 210.000 ettari di nuovi terreni, per buona parte coperti da uno spesso strato di argilla; è già prosciugato e messo a coltura il minore dei quattro polders, quello di NO., di Wieringen (v. Zuiderzee). L'IJssel Meer costituirà inoltre un'ottima riserva di acqua dolce, di cui in estate vi è talora difetto per l'infiltrazione, nei terreni dei polders, di acqua salata che penetra ampiamente in Olanda in seguito alle maree.
Clima. - L'Olanda è compresa nella regione di clima atlantico temperato umido dell'Europa occidentale e nord-occidentale, che, sotto l'immediato influsso dell'oceano, è caratterizzata da precipitazioni distribuite in tutto l'anno e relativamente abbondanti, da forte nuvolosità, da intensa umidità, da costanti e forti movimenti d'aria, specialmente nel semestre invernale, da temperature relativamente miti nell'inverno, non eccessive nell'estate. La mancanza di rilievi montuosi, l'ampio sviluppo delle coste e la piccola estensione del territorio dello stato fanno sì che gl'influssi dell'Atlantico penetrino liberamente in tutta l'Olanda e che non vi siano forti differenze climatiche fra una regione e l'altra. Tuttavia diversità ve ne sono, sia tra l'Olanda e gli altri paesi a clima atlantico, sia tra le varie regioni di essa.
Complessivamente prevalgono nell'inverno venti di SO., nell'estate di O., che trasportano aria oceanica e quindi carica di umidità. I venti nei mesi invernali sono piuttosto violenti e, se provenienti da O., accompagnati da intensi annuvolamenti, che, specialmente sulla costa, si sciolgono assai spesso in pioggia: la grande frequenza di giornate nuvolose è una caratteristica del clima olandese. La quantità delle precipitazioni non è in complesso eccessivamente abbondante - da 600 mm. annui fino a circa 800 - ma, poiché queste cadono per lo più sotto forma di pioggia assai fine, si distribuiscono in un gran numero di giorni (in media intorno a 150 giorni con pioggia). Quanto alla distribuzione stagionale delle precipitazioni, sulle coste queste cadono prevalentemente in autunno, ma nell'interno il massimo si sposta verso la tarda estate, già dominano le piogge estive della media Europa; i mesi di più scarse precipitazioni sono quelli primaverili, ma nessuno ne è completamente privo. Assai frequenti e importanti, specie nelle maremme, le nebbie, favorite dalla grande estensione di superficie acquee.
La temperatura media annuale oscilla intorno ai 9°. L'andamento della temperatura mostra differenze abbastanza notevoli fra le regioni settentrionali e quelle meridionali, fra la costa e l'interno. Nei mesi invernali la temperatura diminuisce da S. verso N. e dalla costa verso l'interno; le provincie nord-orientali sono assai più fredde e il gelo vi è molto più frequente che nella rimanente parte del paese, tuttavia anche qui la navigazione interna si deve generalmente interrompere per pochi giorni; la primavera vi comincia in ritardo, in confronto specialmente alla regione sud-occidentale.
Anche per il clima il Limburgo si differenzia alquanto dal resto dell'Olanda. Vi sono maggiori i calori estivi; l'inverno è mite l'umidità meno forte. La tabella seguente riunisce i dati climatici di alcune stazioni olandesi.
Idrografia. - Nell'Olanda non si origina alcun fiume importante, ma essa è attraversata dal basso corso di due fra i maggiori fiumi dell'Europa, il Reno e la Mosa, e le appartiene anche la foce di un altro importante fiume, la Schelda. L'uomo è intervenuto da secoli a sistemare questi corsi d'acqua, in modo che l'attuale idrografia si può dire artificiale. Il corso inferiore dei varî rami del Reno e della Mosa in territorio olandese presenta il fenomeno del sovralluvionamento: cioè questi fiumi hanno innalzato il pelo delle acque, sì che oggi, non solo durante le piene, ma anche nel periodo di acque medie, il loro livello è più alto del territorio circostante, che deve esser protetto da dighe. Queste accompagnano tutto il corso della Mosa a valle di Mook, e quasi tutto quello del Lek e del Waal, salvo in qualche breve tratto; su ambo i lati del fiume, entro le dighe, si estendono due strisce alluvionali, uiterwaarden, talora coltivate, che vengono sommerse nelle grandi piene invernali. Entro il corridoio di queste dighe il Reno e la Mosa trasportano al mare, attraverso l'Olanda, acque raccolte in altre regioni, mentre da essa non ricevono quasi nessun tributo. Il drenaggio del suolo olandese avviene nell'ovest quasi dovunque artificialmente, per mezzo di chiuse o di canali; per i più bassi polders dell'interno l'acqua è pompata in bacini e canali intermediarî (boezem), per potere poi essere portata al mare o ai fiumi. Questo svuotamento artificiale si faceva con pompe azionate dai mulini a vento (disposti talora in serie a gradini), in uso fino dal sec. XV, che costituiscono una nota pittoresca del paesaggio olandese; ma ad esse hanno cominciato a sostituirsi dal sec. XIX le pompe mosse dal vapore e più recentemente dall'energia elettrica, o a motore Diesel.
Della Schelda appartiene all'Olanda solo la foce, costituita da due ampi estuarî, la Schelda orientale e l'occidentale, che limitano l'isola di Walcheren e il Beveland Settentrionale e Meridionale (v. schelda). La Mosa è invece il fiume che interessa per più lungo tratto il territorio olandese: vi entra all'estremo sud della frontiera e dopo avere attraversato il Limburgo e parte del Brabante con direzione generale S.-N., presso Nimega volge a O. iniziando il basso corso con carattere deltizio; qui presso anche il Reno, piegando a O., entra in territorio olandese e i due fiumi scorrono vicini fino a confondersi in un unico delta. Il Reno, appena entrato in territorio olandese, si divide in due rami, di cui il meridionale o Waal è il più ricco di acque, il più settentrionale (Basso Reno e poi Lek) il meno ricco; presso Arnhem si stacca dal Basso Reno l'IJssel, che si dirige a N. per sfociare per conto proprio nello Zuiderzee (v. mosa; reno).
Nel nord due fiumi di modestissima importanza interessano l'Olanda: uno, il Vecht, proveniente dalla Germania, traversa l'Overijssel e sfocia nello Zuiderzee col nome di Zwartewater; l'altro, il Hunze, si forma in territorio olandese e sfocia nel Lauwerszee col nome di Reitdiep. Al confine con la Germania appartiene all'Olanda la riva sinistra dell'estuario dell'Ems. Degli stagni e i laghi, numerosi in passato, quasi tutti sul fondo di torbiere svuotate, rimane ancora qualcuno nelle duc provincie olandesi e nell'Utrecht; e numerosi ne rimangono nella Frisia, non disseccati, perché il loro fondo è costituito di sabbia sterile: servono come bacini per le acque sovrabbondanti e come luogo di diporto.
Accanto ai corsi d'acqua e ai bacini naturali, regolarizzati e trasformati dall'uomo, il paesaggio olandese ritrae un proprio carattere dall'enorme ricchezza di canali o bacini artificiali che lo attraversano in tutte le direzioni (v. sotto).
Flora e vegetazione. - La flora dell'Olanda è intermedia fra quelle dei Belgio e delle regioni nord-occidentali della Germania. Il territorio olandese può essere distinto in quattro parti; le brughiere, i pascoli, le dune e le coste, ciascuna delle quali è caratterizzata da una flora differente. Eriche e tamerischi coprono l'estesa regione sabbiosa a occidente del territorio. Nelle praterie più umide e palustri il fondo della vegetazione è costituito da trifoglio palustre, Carex, Equisetum, giunchi (poco comuni le ninfee), Stratiotes, Iris, tife, Sparganium, ecc., si trovano nei fossi e negli stagni.
I tipi vegetali che appartengono alla flora delle dune appaiono più piccoli delle medesime specie che vivono in altre stazioni. La pianta più importante che viene usata per consolidare le sabbie mobili è la canna olandese o Arundo arenaria, che è molto adoperata per fabbricare stuoie nel Drente e nell'Overijssel. I rovi e i prugni selvatici consolidano parimenti le sabbie; l'erica e il ginepro comune, usato per aromatizzare il gin olandese di Schiedam, s'incontrano sulle dune e nelle brughiere occidentali. Le più diffuse fra le altre piante delle dune sono: il timo, le rose selvatiche, il pepe d'acqua, l'Erythraea centaurium, l'asparago selvatico, la Festuca ovina, il Polygonatum multiflorum e l'Orchis palustris.
Certe piante sono specialmente coltivate per favorire il consolidamento delle zone fangose e per giovare all'ampliamento dei depositi litoranei.
Lungo la costa dell'Overijssel e nel Biesbosch il giunco è estensivamente coltivato per la fabbricazione dei panieri e per altre industrie d'intreccio. Nella parte settentrionale dello Zuiderzee la comune alga marina (Fucus) viene raccolta e accumulata, per farne commercio nei mesi estivi. Lungo i canali dei terreni argillosi si trovano i salici capitozzati: il bosco naturale è confinato nelle zone sabbiose ghiaiose, dove si trovano cedui di olmo, pioppo, betulla e ontano. Nella flora olandese non mancano specie atlantiche come: Ulexeuropaeus, Genista anglica, Myrica gale.In linea generale bisogna osservare che il grande sviluppo dell'agricoltura con le coltivazioni intensive ha molto trasformato la flora e la vegetazione originarie del territorio.
Fauna. - La fauna olandese presenta scarsissime note caratteristiche. La compongono elementi comuni alla fauna delle regioni di pianura dell'Europa nord-occidentale. Scarsi vi sono i Mammiferi. Tra gli Uccelli s'incontrano in Olanda numerose specie: noteremo varî Trampolieri tra i quali la pavoncella, alcuni aironi, folaghe, ecc., varî Gallinacei, Rapaci fra i quali l'aquila di mare, falchi, poiane, ece., Rampicanti, Passeracei, Palmipedi, ecc. I Rettili sono rappresentati da qualche lucertola, ofidio, eec., e di Anfibî da varie specie di rospi e rane.
Ben rappresentata l'ittiofauna d'acqua dolce e l'entomofauna con specie però comuni alla fauna centro-europea.
Etnografia e folklore. - Dopo il periodo delle migrazioni barbariche si trovano nei Paesi Bassi tre tribù germaniche: i Frisoni, i Sassoni e i Franchi. Già gli autori classici fanno menzione dei Frisoni, e gli scavi archeologici sembrano provare che essi si erano stabiliti nelle regioni abitabili lungo il Mare del Nord. Si trovavano specialmente nelle odierne provincie di Frisia e di Groninga, ma dopo la caduta della dominazione romana occuparono pure la costa delle provincie di Olanda e Zelanda fino alle foci della Schelda. I Sassoni e i Franchi portano nomi sconosciuti nell'età classica; i Sassoni si trovano nella parte orientale dell'odierno regno, cioè nelle provincie di Drente e Overijssel, più tardi in certe regioni della Gheldria: Graafschap e Veluwe. Essi naturalmente fanno parte del grande gruppo sassone, che si stende su gran parte della Germania settentrionale. I Franchi invece si stabilirono più che altro nelle provincie meridionali dell'odierno regno e la storia ci dà la possibilità di seguire la loro espansione verso il nord sotto i Merovingi e i Carolingi. È incerto dove si trovassero i Franchi prima della loro conquista belgica; a ogni modo è del tutto arbitrario mettere in rapporto i Franchi Salî con la regione di Salland nell'odierno Overijssel, poiché una tale etimologia nulla prova. Non è da credersi che i gruppi sassone e franco si siano sostituiti alle tribù germaniche che abitavano il territorio del regno nell'epoca romana, cioè i Batavi i Tubanti, ecc., e che tali tribù siano sparite in seguito all'immane confusione del periodo delle migrazioni; al contrario, è probabile che le antiche popolazioni siano rimaste sul posto, ma che esse abbiano subito l'influenza politica e culturale delle confederazioni sassone e franca, confederazioni composte di un gran numero di tribù anch'esse germaniche.
Ciò non esclude una differenza assai importante tra i varî gruppi che formano la popolazione olandese. In primo luogo vi è una grande varietà nelle forme della casa rurale, e si possono raggruppare le varie forme sotto tre tipi, frisone, sassone e franco. Il tipo frisone si trova nell'Olanda Settentrionale, nella Frisia e Groninga (e anche nella Frisia Orientale che adesso fa parte della Germania); esso è caratterizzato da fabbricato di abitazione, che ha come parte centrale il fienile, formato di quattro alti piloni elevati al disopra dell'abitazione e coperto da un tetto rettangolare (lo stulpdak), al quale questo tipo di casa rurale deve il suo nome di stulphoeve. Molto diversa è l'abitazione rurale sassone, che sembra essere la forma più primitiva della casa germanica: la pianta è di forma rettangolare allungata e contiene un solo ambiente che serve per abitazione della famiglia e anche di stalla, scuderia e granaio. Il fuoco è acceso sul pavimento che non è altro che la nuda terra, e non vi ha camino per dare una via d'uscita al fumo. Questo tipo si trova in parte della Groninga e del Drente, nell'Overijssel, nella Gheldria, nell'Utrecht e in una parte considerevole dell'Olanda Meridionale. Poiché questo tipo è anche il più comune nella parte cosiddetta sassone della Germania settentrionale, esso viene generalmente considerato come tipo di abitazione esclusivo del popolo sassone. Nella parte meridionale del regno si trova l'abitazione rurale "franca", caratterizzata dalla forma lunghissima trovandosi i varî ambienti uno accanto all'altro e ognuno con un suo ingresso dal di fuori. Così l'abitazione della famiglia, la stalla, il granaio, si trovano sotto un unico tetto ma sono divisi da pareti intermedie senza alcuna porta interna di comunicazione. Questo tipo si trova al sud dei grandi fiumi. Nel territorio di transizione fra il tipo sassone e il tipo franco vi ha una forma intermedia, dalla pianta a T; essa si compone dell'abitazione e di una parte trasversale che serve da granaio e da scuderia. Questo tipo si trova nel Betuwe (Gheldria), nel Brabante Settentrionale e in Germania lungo il Reno fino a Colonia. Finalmente vi è ancora nella parte meridionale della provincia di Limburgo un tipo assai interessante di casa rurale con quattro ali intorno a un cortile, nel quale si trova la concimaia. Tanto l'abitazione quanto gli altri ambienti dànno sul cortile in modo che da fuori l'insieme ha l'aspetto quasi di una fortezza, mostrando mura senza finestre e con un unico grande portale, spesso fiancheggiato da due costruzioni basse e massicce. C'è chi sostiene che tale tipo sia derivato dalla villa romana; ma la trasformazione sembra poco probabile; piuttosto esso si è formato er l'espressione della casa rurale franca, ingrandita con fabbricati trasversali e paralleli, in modo che si è formato un quadrato. L'esterno poco ospitale sarebbe da ascriversi ai tempi movimentati delle migrazioni dei popoli e dell'alto Medioevo.
È assai notevole che anche nel carattere popolare si manifesta la divisione del popolo neerlandese in tre tipi. Il tipo più noto è quello dell'uomo taciturno flemmatico, serio, poco cordiale, ma pure fedelissimo, laborioso, tenace e intrepido. Bisogna subito dire che questo non è certo il carattere di tutti gli abitanti dell'Olanda. I Sassoni sono anch'essi difficili ad abbordare, ma sono già meno individualisti che non gli Olandesi veri e proprî e hanno un temperamento più caldo e cordiale. La popolazione delle provincie meridionali poi ha un carattere del tutto diverso: essa è gaia, impulsiva, spensierata; ha più fantasia, ma meno perseveranza, più slancio passionale dei compatrioti settentrionali ma conosce meno l'attività paziente e l'impassibilità nella fortuna avversa.
Il protestantesimo intransigente e quasi fanatico dei calvinisti ha impregnato profondamente l'anima olandese, mentre un carattere più gaio si è conservato dove il cattolicesimo ha resistito con successo.
La vita popolare, specie tra le classi rurali, mostra differenze analoghe. Nella provincia di Olanda la fede calvinista aborriva i costumi antichi e d'origine pagana; essa è stata nemica dei colori vivi e delle gioie esuberanti; il folklore vi è assai povero, a causa della severità religiosa dei pastori protestanti, ma anche per il fatto che le numerose grandi città hanno esercitato un'influenza negativa sulle antiche costumanze. Al contrario la parte sassone è molto più conservatrice e ha mantenuto molte tradizioni antiche; va da sé che il folklore della popolazione meridionale si distingue per una ricchezza multiforme. Le correnti della civiltà europea hanno attraversato in tutti i secoli i Paesi Bassi: alla fine del Medioevo e più ancora nei secoli XVI e XVII (l'età dell'oro) l'Olanda era uno dei centri, e per qualche tempo il maggiore centro, della vita spirituale, artistica e scientifica dell'Europa occidentale. Questo spiega come la popolazione tutta abbia subito l'influenza di una cultura più o meno cosmopolita e che, a causa di questo, le tradizioni popolari si siano impoverite. Per questo si deve ammirare anche più la tenacia di quelle tradizioni che tuttavia ancora sono rimaste vive e formano ora una non piccola attrattiva per i turisti. Le fogge tra le popolazioni rurali sono molto pittoresche e di un alto interesse dal punto di vista folkloristico. Le stoffe riccamente ricamate e spesso di una ricchezza di colori che non si aspetterebbe in quelle terre, mostrano un gusto originale; la stessa gioia dei colori vivi e contrastanti si trova nel mobilio delle case, e, nel modo più tipico, negl'interni della piccola città di Hindeloopen in Frisia (cose che ora si trovano però solamente nei musei). Il costume frisone ha conservato un elemento germanico antichissimo e del più alto interesse: un marchio d'oro o d'argento che contorna la testa della donna e spesso diviene largo fino a coprire tutta la testa d'una specie di elmo di metallo nobile. Il nome oorijzer (ferro d'orecchio) non ha senso, poiché non si tratta di ferro e l'elmo non ha a che fare con l'orecchio; esso sembra derivare dall'antico o' erise, la superiora di una casta di sacerdotesse pagane, ed è possibile che in origine quest'ornamento spettasse a tale sacerdotessa; in altre regioni l'oorijzer non è che un anello che finisce ai lati della fronte in certi ornamenti che differiscono da una regione all'altra. Merletti fini fanno spiccare la bellezza della capigliatura femminile in molte parti del paese; il costume zelandese è dei più pittoreschi poiché le ali di merletti si stendono ai lati della testa; questo costume è diverso per ogni villaggio, mentre dall'ornata cuffia si può vedere se chi la porta è cattolica o protestante, nubile o maritata. I costumi dell'isola di Marken e del paese di Volendam, nelle immediate vicinanze di Amsterdam, sono universalmente noti e formano l'oggetto di un'industria turistica. Ma sono numerosi gli altri villaggi, dove costumi assai pittoreschi, tanto da uomo quanto da donna, si conservano tuttora.
Le antiche usanze non si trovano quasi più che nelle regioni più lontane dal traffico. La semina e il raccolto sono accompagnati da riti: feste di tutto il villaggio formano i grandi avvenimenti dell'anno. Sono usi di natura agricola, da compararsi ai costumi ben noti di quasi tutti i popoli europei che tutti si rassomigliano e sono pure tutti diversi nei particolari. Taluni animali come la lepre, il gallo e l'oca, hanno la loro parte tradizionale nei costumi della mietitura; l'albero di maggio si alza ancora ogni primavera in varî villaggi; il combattimento del dragone, i cortei dei giganti non sono del tutto spariti. Si tratta tuttavia di scarsi resti di un folklore una volta di gran lunga più ricco.
Popolazione. - Verso la fine del sec. XVIII si calcola che l'Olanda ospitasse una popolazione di circa due milioni e mezzo di abitanti; ma gli avvenimenti degli ultimi anni di quel secolo e dei primi del successivo la fecero diminuire. Il censimento del 1° gennaio 1830, trovò, entro gli attuali confini, 2.613.487 ab., mentre 7.935 .565 ne ha trovati il censimento eseguito al 31 dicembre 1930: nello spazio di un secolo la popolazione si è dunque più che triplicata. Anche negli ultimi anni ha continuato a crescere: nel gennaio 1934 si calcola che fosse di 8.290.000 ab. Tale accrescimento è da mettere in relazione con il mirabile sviluppo commerciale, industriale, agricolo olandese nella seconda metà del secolo XIX e nei primi decennî del XX.
Il coefficiente di aumento della popolazione, già forte nel primo cinquantennio del secolo XIX, è ancora più rapidamente cresciuto nel secondo cinquantennio: considerando la cifra della popolazione nel 1830 come uguale a 100, essa era salita a 136,9 nel 1869, a 262,69 nel 1920, a 303,64 nel 1930. L' accrescimento non è stato ugualmente intenso nelle undici provincie del regno; mentre la popolazione delle due provincie dell'Olanda, centro economico del paese, si è più che quadruplicata in quella meridionale e accresciuta di oltre tre volte e mezzo in quella settentrionale, e poco minore è stato l'aumento della popolazione del Drente, dove la bonifica delle brughiere e delle torbiere ha richiamato la popolazione in zone prima quasi disabitate, mentre anche l'Utrecht ha avuto un accrescimento superiore a quello medio del regno, la popolazione delle altre provincie è aumentata meno intensamente che nel complesso dello stato, toccandosi il valore più basso nella Zelanda con il rapporto di 100 a 180,40.
L'intensissimo accrescimento della popolazione olandese è per la massima parte il risultato di una spinta naturale: un abbastanza elevato coefficiente di natalità e soprattutto una mortalità bassa e continuamente decrescente sono state le caratteristiche demografiche dell'ultimo secolo. La percentuale dei nati vivi appare tuttavia in progressiva diminuzione negli ultimi decennî (1850: oltre il 33‰; media del 1894-98: 32,5‰, del 1909-1913: 28,30‰, del 1918-22: 26,4‰, del 1928-32: 22,6‰), e tale fenomeno comincia a destare preoccupazione, perché la mortalità è diminuita fino a un valore che non è facile sorpassare ancora: essa infatti da oltre il 25‰ nel 1850 è scesa al 17,6‰ nel 1894-1898, al 13,2‰ nel 1909-13, al 9,6‰ nel 1928-32: l'Olanda vanta, fra gli stati d'Europa, il più piccolo coefficiente di mortalità. L'eccedenza dei nati vivi sui morti, che è stata del 14,8‰ nel 1894-98, del 15, 1‰ nel 1909-13, anche se è diminuita negli ultimi anni per la minore frequenza delle nascite, si conserva ancora abbastanza elevata: 13‰ nel 1928-32.
L'emigrazione è stata sempre assai scarsa: nel 1904-08 emigrarono in media all'anno 2941 individui, diretti, come negli anni successivi, per la massima parte all'America Settentrionale; nel 1909-13, 2656; nel 1918-22, 3004; nel 1923-27, 3660; negli anni dal 1928 al 1930 gli emigranti non superarono mai i 3000, infine nel 1931-1932 il loro numero fu addirittura trascurabile (rispettivamente 365 e 158). Inoltre vanno ricordati gli Olandesi che risiedono nei territorî d'oltremare, soprattutto nelle Indie Orientali, dove esercitano la loro attività nell'amministrazione, nel commercio o alla direzione delle piantagioni; mentre in passato si servirono delle loro colonie come basi degli scambî commerciali senza mandarvi contributi di coloni: fa eccezione la colonizzazione dei Boeri nell'Africa australe. Poco numerosi sono gli stranieri che vivono in Olanda: nel 1930 essa ospitava 101.955 Tedeschi, 25.404 Belgi, 8840 Austriaci, 5930 Polacchi, poi Ungheresi, Italiani (2606), Inglesi, Cèchi, Francesi, ecc. Gli Ebrei, in gran parte discendenti da quelli immigrati dopo il 1590 dalla Spagna e dal Portogallo, o anche venuti dalla Polonia e dalla Germania, formano oggi un nucleo di oltre 110.000 individui, raccolti specie in un quartiere di Amsterdam. Si sono mescolati con il resto della popolazione gli ugonotti rifugiatisi numerosi dalla Francia in Olanda alla fine del sec. XVII. Per la religione, v. sotto.
Il popolo olandese forma una ben salda unità nazionale, di cui è simbolo la lingua, e l'Olandese si distingue dai popoli vicini per un complesso di ben definiti caratteri comuni, per una propria civiltà. Ma il comune sentimento nazionale non ha del tutto spente le differenze regionali e cittadine, già così vive nei secoli scorsi. Il linguaggio frisone, e con esso costumi e modi di vita particolari, sopravvive ancora nelle campagne della Frisia, dove lo parlano circa 300.000 individui. La Zelanda, vissuta a lungo appartata nel suo mondo insulare, conserva tradizioni e costumi caratteristici; dovunque del resto sono tuttora molto sentite le autonomie provinciali e cittadine, che lo stato, nonostante la tendenza accentratrice accentuatasi specialmente dopo il 1815, è costretto a rispettare.
Densità della popolazione e principali tipi di insediamento. - L'Olanda si divide amministrativamente in undici provincie:
L'Olanda è, dopo il Belgio, il più densamente popolato fra gli stati di Europa (esclusi quelli piccolissimi), ma tale densità si distribuisce molto variamente: dai valori altissimi delle due provincie olandesi si scende fino a quello assai basso, della Drente. Nell'Olanda Meridionale e Settentrionale vive quasi metà della popolazione dell'intero stato, addensandosi specialmente intorno ai due massimi porti, che formano due grossi agglomerati urbani, verso i quali gravitano altri minori centri commerciali e industriali; intorno a L'Aia; nelle zone di più intensa coltura intensiva e lungo il lato interno delle dune, dove si allinea tutta una serie di centri grandi e piccoli, circondati da ricche zone floricole e orticole. Oltre che in queste due provincie, aree a forte densità di popolazione si trovano specialmente nelle altre zone dove più si sono sviluppate le industrie (Twente, parte ovest e nord del Brabante), o dove si pratica la coltura intensiva, o dove particolari condizioni hanno favorito l'insediamento (come nella zona a contatto con la terrazza del Veluwe); l'alta densità del Limburgo è il risultato della concomitanza di fattori favorevoli: sviluppata agricoltura e sfruttamento delle miniere di carbone. Nell'Utrecht la presenza di un grande centro, animato dal commercio e da parecchie industrie, e di zone a coltura intensiva, spiega l'alta densità di popolazione.
In contrasto con queste regioni, nelle quali la popolazione si affittisce straordinariamente (v. la cartina eseguita secondo i dati del censimento 1930, a p. 215), ve ne sono altre assai scarsamente popolate: nell'altipiano del Veluwe, nei terreni sabbiosi delle provincie orientali e settentrionali, nella Kampen. Pochissimo popolate sono pure le Isole Frisone, dove però vanno sorgendo stazioni balneari.
La vita urbana è abbastanza sviluppata in Olanda, soprattutto nelle provincic centro-occidentali, dove già nei secoli passati hanno fiorito grandi città. Molti Olandesi che lavorano nelle maggiori città hanno però la loro abitazione in centri minori anche abbastanza lontani (così Hilversum e in genere il Gooiland per Amsterdam). Lo sviluppo dei centri urbani nell'ultimo secolo è stato molto forte, specialmente per alcuni dei maggiori. Dei 1078 comuni in cui si divideva l'Olanda nel 1930, 304 avevano una popolazione di oltre 5000 ab.; di questi, 46 ne contavano oltre 20.000 ciascuno e vi si raccoglieva il 48% della popolazione totale; mentre la popolazione complessiva del regno dal 1830 al 1930 si è poco più che triplicata, quella di questi 46 comuni è cresciuta di oltre quattro volte e mezza. Due comuni avevano - nel 1930 - più di 500.000 abitanti; Amsterdam (757.386 abitanti): vera capitale dell'Olanda, la sua maggiore e più originale città, centro finanziario, industriale, commerciale, e anche intellettuale e artistico; e Rotterdam (586.952 abitanti; come Amsterdam ha annesso alcuni comuni più o meno vicini e già l'abitato tende a saldarsi con quello di altre città circostanti), il cui rapidissimo sviluppo si è iniziato alla fine del secolo XIX dopo l'apertura del Nieuve Waterweg e il fiorire delle industrie nella Renania, primo porto marittimo e fluviale dello stato, città moderna e d'affari. Al mezzo milione di abitanti comincia ad avvicinarsi anche L'Aia ('s Gravenhage; 437.675 abitanti), residenza della corte nonché degli uffici politici.
Nel 1930 superavano i 100.000 ab. anche: Utrecht (154.882), città religiosa, ora rinnovata dal traffico e dalle industrie moderne; Haarlem (119.700), animata da alcune industrie, centro del commercio dei bulbi da fiore; Groninga (105.146), oggi soprattutto mercato di prodotti agricoli.
Le città sono sorte e si sono sviluppate con maggiore frequenza in alcune zone preferite; tali specialmente: la zona delle foci del Reno-Mosa e in genere le valli di questi fiumi; la valle dell'Ijssel; il lato interno della linea delle dune; la zona di contatto con il Veluwe. Numerosi centri abbastanza grossi sorgono nella parte ovest del Brabante e nella Twente, mentre a nord prevalgono in genere i piccoli centri. Benché sia un paese di così intensa vita marittima, l'Olanda ha pochi centri sulla riva del mare. Nel nord centri costieri di qualche importanza sono: Harlingen e Delfzijl, che possono comunicare col mare aperto. Sulle rive dello Zuiderzet. è invece sorto il maggiore centro marittimo, in passato, dell'Olanda: Amsterdam, ma oggi il suo traffico si volge direttamente al Mare del Nord, dal quale però la città dista oltre 20 km. Lungo la costa da Den Helder a Hoek van Holland, tutta chiusa dal cordone delle dune, sorgono solo centri pescherecci o spiagge balneari (i maggiori: Katwik e Scheveningen, il secondo spiaggia dell'Aia, con la quale forma ormai un solo agglomerato urbano); all'estremo N. è Den Helder, sbocco del Noord Hollandsch Kanaal; IJmuiden è un porto artificiale, notevole per la pesca e come avamporto di Amsterdam: Hoek van Holland è l'avamporto di Rotterdam. Questo, come gli altri centri del commercio marittimo, ha preferito una posizione un po' all'interno, presso la foce del fiume, al riparo dalla violenza del mare aperto. Nelle isole zelandesi due soli centri di qualche importanza sorgono sul mare: Flessinga e Terneuzen, sulla Schelda occidentale, via d'accesso di Anversa e Gand.
Le masserie sparse in campagna sono il tipo più comune d'insediamento rurale nella parte est dell'Overijssel e Gheldria, che fu colonizzata dai Sassoni. Anche nella Frisia sono frequenti le fattorie, solitarie in mezzo alla distesa dei prati, sorgenti spesso sui terpen, singolari alture artificiali, che nelle basse regioni della Frisia e della Groninga come pure della Zelanda - colonizzate dai Frisoni - portarono i primi insediamenti umani e servirono come punto di appoggio alle dighe. Talora, nella Frisia e nella Groninga, essendo i terpen di maggiori dimensioni hanno fatto sorgere dei villaggi. Il "villaggio ammucchiato" è il tipo d'insediamento rurale caratteristico delle terrazze sabbiose. del Drente, colonizzate assai per tempo da genti germaniche: al centro del villaggio si apriva il brink, spazio alberato, dove si tenevano le pubbliche adunanze. Anche nelle regioni meridionali, colonizzate dai Franchi, il tipo più comune dell'insediamento rurale è in villaggi, più o meno grossi.
Nelle zone prosciugate e bonificate in passato e recentemente le case hanno spesso trovato una posizione favorita lungo le dighe o le strade o i canali: sorte dapprima a distanza l'una dall'altra, si sono talora infittite fino a formare villaggi lunghi anche qualche chilometro. Così nelle più tipiche regioni di polders; così pure nelle veenkolonien, dove le case d'abitazione e anche le fabbriche industriali si dispongono lungo i canali, che sono la più importante via di comunicazione. Dall'uno e dall'altro lato del canale o della strada e delle case che lungo di essi sono sorte, si stendono i campi, divisi in appezzamenti regolari, a contorno geometrico: queste regioni sono fra le più interessanti dell'Olanda, quelle dove si ha, più viva che altrove, l'impressione di un paesaggio completamente artificiale, creato dall'uomo in tutti i suoi aspetti.
Condizioni economiche. - Padroni dello sbocco d'importantissime vie d'acqua, quali il Reno e la Mosa, su un bacino marittimo al quale si affacciano paesi ricchi di varie risorse, gli Olandesi hanno trovato la prosperità economica soprattutto nella navigazione e nel commercio; questa prosperità ebbe il massimo sviluppo specialmente dopo che l'Atlantico divenne la principale arteria del traffico mondiale e dopo che l'Olanda ebbe conquistato l'indipendenza politica. Nel sec. XVII il grande sviluppo del commercio olandese fece prosperare anche tutte le altre forme di attività economica; seguì un lungo periodo di crisi, perché il piccolo stato, perduto il predominio sugli oceani, perduti alcuni dei suoi dominî coloniali, dovette lottare contro molteplici difficoltà. Ma con la seconda metà del sec. XIX s'iniziò per il nuovo regno, definitivamente fissatosi negli attuali confini, un nuovo periodo di benessere: moltiplicati i mezzi di comunicazione vecchi e nuovi, aperti ai massimi porti più facili e diretti sbocchi al mare, poteva acquistare nuova vita il commercio, favorito dalla vicinanza di paesi in rapido e intenso sviluppo economico e altresì dal fiorire degli Stati Uniti, dallo sviluppo delle piantagioni nelle Indie Olandesi, dal taglio dell'Istmo di Suez. L'agricoltura, gravemente colpita dall'importazione di grani americani, dovette del tutto trasformarsi: con l'aiuto della scienza e il sussidio di metodi sempre più perfezionati, si sviluppò la coltivazione intensiva e la produzione di prodotti sceltissimi, che trovarono uno sbocco nella regione industriale della Renania tedesca e in Inghilterra. Accanto all'agricoltura presero grande incremento l'allevamento del bestiame e la produzione dei latticinî, mentre si sviluppava rapidamente anche l'industria, nella quale trovava lavoro una parte sempre maggiore della popolazione, in forte accrescimento. La fortunata posizione nei riguardi del commercio e la prosperità del dominio coloniale (basata sulle grandi colture), che fornì l'industria d' importanti materie prime, fecero sentire la loro influenza su tutti gli aspetti della vita economica olandese, che è caratterizzata dalle sue intime relazioni con l'estero: attivissimo commercio internazionale, a servizio proprio e degli altri stati; industria basata per gran parte su materia prima importata libera di ogni diritto doganale, e fornitrice di prodotti destinati in larga parte all'esportazione; agricoltura, la quale più che generi di prima necessità, per i quali l'Olanda è fortemente dipendente dall'estero, dà grande varietà di prodotti specializzati agricoli e di allevamento, destinati in gran parte all'esportazione. La politica del libero scambio, alla quale l'Olanda è rimasta fedele dal 1860 fino a poco tempo fa (anche dopo che la Gran Bretagna divenne protezionista) ne ha grandemente favorito lo sviluppo economico. Per questa sua estesa rete di rapporti con l'estero, l'Olanda sente molto gravemente le conseguenze della crisi: la tendenza, manifestatasi in questi ultimi anni, all'autarchia economica degli stati, le barriere doganali da essi elevate, la diminuita richiesta dei generi di più alto valore, che costituiscono una cospicua parte dell'esportazione di prodotti olandesi, i prezzi irrisorî dei prodotti agricoli e dei grani esteri che minacciano l'agricoltura di completa rovina, danneggiano, in tutte le sue manifestazioni, la vita economica della nazione.
Agricoltura, orticoltura e allevamento. - Si è già accennato al carattere dell'agricoltura olandese: mentre il paese non produce che in parte alcune delle derrate di prima necessità richieste dal consumo interno, come il frumento, e deve ricorrere all'importazione anche per alcuni prodotti dell'alimentazione del bestiame, si dedica a una serie di colture specializzate di alto reddito destinate per gran parte all'esportazione: l'orticoltura (che comprende anche il giardinaggio), coltura intensiva per eccellenza è manifestazione caratteristica di questa tendenza; inoltre più di metà delle terre coltivate è occupata dai prati artificiali, base di un allevamento del bestiame fino a poco tempo fa fiorentissimo, che fornisce prodotti assai ricercati, ma dei quali l'esportazione incontra, in seguito alla crisi, difficoltà enormi. Il suolo olandese si adatta molto variamente all'utilizzazione agricola: i terreni sabbiosi richiedono un lungo lavoro di dissodamento e di fertilizzamento; fertilissime sono invece le zone costituite da argilla fluviale e marina e quelle coperte dai depositi di löss.
Prevalgono in Olanda le imprese agricole di piccola estensione. Nel 1930, su 234.145 imprese agricole e orticole, circa la metà avevano un'estensione da 1 a 5 ha., poco meno di un altro quarto da 5 a 10 ha.; solo 2456 coprivano da 50 a 100 ha. e 195 oltre 100 ha.; la maggior parte delle imprese più vaste si trova nei paesi argillosi dell'ovest e del nord.
Nel 1931 le terre coltivate in Olanda occupavano un'estensione di 2.560.483 ha., quelle non coltivate 717.420 ha.; nell'ultimo secolo si calcola che le prime abbiano guadagnato sulle seconde oltre 500.000 ha. Delle terre coltivate, 1.322.042 ha. (il 51% del totale) sono occupati da praterie permanenti, che hanno la maggiore estensione nella Frisia (230.366 ha.; 71% della superficie territoriale), Olanda Meridionale (54%), Olanda Settentrionale (47%), Utrecht (58%), Overijssel (47%), Gheldria, Brabante Settentrionale. Le terre arabili abbracciano 868.345 ha. (33% del territorio coltivato), e hanno la maggiore estensione nel Brabante Settentrionale, Groninga (56% della superficie territoriale), Zelanda (60%), Gheldria, sui ricchi polders argillosi o sui terreni conquistati all'agricoltura nelle zone sabbiose o nelle veenkolonien. Agli orti e ai giardini sono dedicati 115.694 ha. (4,5%): essi sono vanto anzitutto delle due provincie olandesi, poi di alcune zone della Gheldria, Limburgo, Brabante Settentrionale, Frisia, ecc. I boschi occupano il 9% della superficie produttiva e si trovano specialmente nelle zone sabbiose della Gheldria e del Brabante Settentrionale, dove si vanno operando rimboschimenti. È ancora notevolmente estesa la superficie del suolo non coltivato (717.420 ha., 21% dell'intero territorio), divisa fra terreni sabbiosi incolti o con brughiere, ecc., che occupano il 25% del territorio della Drente, il 16% dell'Overijssel, il 12% della Gheldria, il 12% del Brabante Settentrionale; aree occupate da acque, stagni, torbiere (queste ultime si trovano per metà nella Drente); zone delle dune, coltivate solo in parte sul lato interno, aree occupate da fabbricati, dighe, strade, ecc.
Dei cereali, la cui produzione non basta al consumo, il più estesamente coltivato è la segala, in diminuzione negli ultimi anni (nel 1930-32: 179.000 ha.; 3.617.000 q.; 20,2 q. per ha.); seguono: l'avena (nello stesso periodo 147.000 ha.; 2.959.000 q.; 20,1 q. per ha.), la cui coltivazione si è molto estesa dalla metà del secolo XIX, raddoppiando quasi l'area coltivata e più che raddoppiando il prodotto, ma si è poi di nuovo un po' ristretta in questi ultimi anni; infine il frumento, coltivato intensivamente nei ricchi terreni argillosi di Groninga, Zelanda, ecc.: di questo cereale si era in complesso alquanto ridotta la coltivazione dalla metà del sec. XIX fino a qualche anno fa, mentre però aumentava la produzione per il graduale crescere del rendimento (1926-30: 29,6 q. per ha.). Ultimamente però il governo ha dovuto incoraggiare la coltura del frumento che in relazione all'attuale periodo di crisi minacciava di sparire: infatti la superficie coltivata e la produzione sono in rapidissimo sviluppo (1930: 58.000 ha., 1.648.000 q., 28,7 q. per ha.; 1933: 137.000 ha., 4.110.000 q., 30,2 q. per ha.). In diminuzione è invece in questi ultimi anni la coltura dell'orzo (1930-32: 27.000 ha., 726.000 q.). Dalla metà del secolo scorso ha avuto grande incremento la coltura delle patate, distinta in coltura di patate per il consumo (nel 1933: 128.370 ha., ettolitri 24.500.000, 191,1 hl. per ha., mentre nel 1926-30 la media fu di 247 hl. per ha.), diffusa un po' dovunque, con una produzione che in tempi normali trova importanti sbocchi all'estero; e coltura di patate per la preparazione della fecola (1933: 25.222 ha., 6.034.000 hl., 239 hl. per ha.; nel 1926-30: 422 hl. per ha.), praticata quasi esclusiuamente nelle provincie di Groninga, Frisia e Drente (specialmente nelle veenkolonien) dove si trovano pure le fabbriche di fecola e sottoprodotti. Delle leguminose meritano particolare ricordo: i piselli, destinati in parte all'esportazione, le fave, i fagioli, le cipolle.
Delle piante industriali le più importanti sono: la barbabietola da zucchero (1930: 58.000 ha., 21.377.000 q.; 1931: 37.000. ha., 10.292.000 q.; 1932: 40.000 ha., 15.700.000 q.), coltivata nei terreni argillosi della Zelanda, Olanda Meridionale, Brabante Settentrionale: questa coltura, che era giunta a un notevole grado di prosperità, ha risentito, come l'industria derivante, dei forti ribassi dello zucchero, e si è perciò ristretta, tanto che il governo deve aiutarla, perché non sparisca del tutto; e il lino coltivato specialmente in Zelanda, la cui coltura si è anche enormemente ristretta in seguito alla concorrenza dell'Argentina (1932: 1995 ha., 93.890 q.). Altre piante industriali sono: luppolo, colza e carvi, tabacco, il quale ultimo dal secolo XIX ha perduto gradualmente terreno, perché le manifatture lavorano tabacco importato. Circa 120.000 ha. sono occupati da colture foraggere.
Lo sviluppo dei moderni mezzi di comunicazione, che permette il rapido trasporto a grandi distanze di prodotti facili a deteriorarsi e la vicinanza di grandi centri di consumo negli stati vicini, hanno favorito l'incremento dell'orticoltura, così che intere zone orticole si dedicano alla produzione di ortaggi, frutta e fiori destinati all'esportazione. Gli ortaggi si coltivano soprattutto nelle due provincie olandesi, dove, specialmente nei terreni misti di sabbia e argilla, detti geest, al piede delle dune questa coltura trova il suolo più adatto, insieme con le buone condizioni del clima e dell'acqua, la vicinanza di grossi mercati, la facilità delle comunicazioni: il distretto del Westland a S. e SO. dell'Aia è famoso per i pomodori, cetrioli, cocomeri, ecc., oltre che per l'uva e altre frutta coltivate in serra; gruppi di orti si succedono lungo tutto il lato interno delle dune; nel West-Friesland; intorno ai maggiori centri, al cui consumo la produzione è allora in gran parte destinata; nel Rijnland a N. di Gouda, nell'isola di IJselmunde; anche le torbiere bonificate della Groninga, Drente, Frisia, Overisel, l'Over Betuwe, il Langstraat (Brabante Settentrionale) hanno ricchi orti: varie primizie coltivate in serra o sottovetro vengono spedite all'estero. La coltivazione di alberi da frutta è specialmente praticata nei piani argillosi fra la Mosa e il Reno (meli, peri, ciliegi, insieme con lamponi, ribes, fragole), nell'isola zelandese di Zuid-Beveland, nel Limburgo (meli, peri, ciliegi, pruni, lamponi, ecc.) e qua e là nelle provincie olandesi. Famose le fragole di Bevernik (Olanda Settentrionale), di IJsselmunde e di Breda. Coltura caratteristica dell'Olanda è quella dei bulbi da fiore (9938 ha.), praticata lungo il lato interno delle dune, specialmente nel cantone che da Leida va fino oltre Haarlem, dove il suolo sabbioso arricchito di humus offre condizioni straordinariamente favorevoli: tulipani (già famosi nei secoli XVI-XVII), giacinti, narcisi, gladioli, iris, crocus, ecc., che al tempo della fioritura conferiscono al paesaggio una singolare attrattiva, vengono spediti all'estero, anche per via aerea, sotto forma di fiori e soprattutto di bulbi, mandati nei più lontani paesi: nel 1929 l'esportazione di bulbi da fiore ammontò a 46 milioni di fiorini, ma nel 1933 fu solo di 19 milioni. Ad Aalsmeer si coltivano poi lillà, rose, crisantemi, magnolie, margherite, che si esportano per via aerea; Boskoop (Olanda Meridionale) è il centro della coltivazione di arbusti ornamentali. I principali centri della floricoltura e commercio dei bulbi sono Aalsmeer e Haarlem.
Un posto di prim'ordine nell'economia olandese hanno l'allevamento del bestiame e le industrie connesse: il clima, le condizioni del suolo e delle acque; si prestano egregiamente, soprattutto nelle regioni dei più bassi polders, allo sviluppo dei prati artificiali. Ma oltre a queste zone, dove l'allevamento costituisce l'industria agricola predominante, il bestiame bovino si alleva anche nelle altre in cui prevalgono i terreni arabili, dove si destinano una parte dei prodotti dei campi (cereali, foraggi, patate) al bestiame, che è divenuto molto spesso la principale fonte di reddito. Ovunque si alleva il maiale; il pollame, numerosissimo e pregiato, è un vanto delle fattorie olandesi, ed anche le api sono talora oggetto delle cure degli abitanti. Qua e là nelle lande e brughiere del Drente, Gheldria, Brabante, sui schorren (le zone alluvionali all'esterno delle dighe marine, scoperte nella bassa marea) o nell'Isola Texel (Frisia) pascolano gli ovini.
Quanto ai cavalli, il primo posto spetta ora all'allevamento del cavallo da tiro agricolo di tipo belga. L'allevamento dei bovini vanta razze di vacche da latte famose. Del latte prodotto, un quarto circa viene consumato fresco o venduto alle fabbriche di latte condensato e di margarina, un altro quarto viene adoperato per la preparazione del formaggio (le qualità più diffuse sono quelle di Edam e Gouda), mentre l'altra metà serve per la preparazione del burro. Quasi tutto il burro e una considerevole parte del formaggio si preparano in appositi stabilimenti industriali, provvisti di moderni sistemi di fabbricazione, spesso organizzati a base cooperativa (1931: 558 cooperative lattiere). Dal 1923 al 1929, è raddoppiata l'esportazione del burro (1929: tonnellate 47.321), aumentata di una volta e mezzo quella del formaggio (1929: 95.815 tonn.), ancora più quella del latte condensato (171.486 tonn.) e del latte in polvere (15.579 tonn.). Ma in questi ultimi anni tutta l'industria dei latticinî è stata colpita dalle barriere doganali e ha bisogno dell'aiuto governativo. Oltre alle vacche da latte, si allevano anche bovini da macello, di cui si esportano in parte le carni. Un incremento straordinario ha avuto l'allevamento dei maiali che provvede al paese, il quale ne fa largo consumo, e in parte anche all'estero, carni fresche e salate. Un grande sviluppo ha avuto anche l'allevamento del pollame, che fornisce al commercio di esportazione grosse partite di uova.
Tutta una serie d'istituzioni, quali governative, quali private, ma più o meno controllate dal governo (scuole agrarie, tra cui la scuola superiore a Wageningen, stazioni sperimentali per l'agricoltura e l'allevamento, ecc.), contribuisce in vario modo al continuo miglioramento e incremento dell'economia agricola olandese. L'Olanda è ai primi posti per l'uso dei concimi chimici; si moltiplicano le istituzioni che organizzano e controllano la vendita e l'esportazione dei prodotti e si migliora il credito agricolo; i sistemi a base cooperativa si vanno diffondendo. Nel 1928, cioè prima della depressione economica, il valore della produzione greggia (senza dedurne la parte impiegata come foraggio, semenza, ecc.) della terra è stato calcolato in 1583,6 milioni di fiorini, di cui 911 spettano ai prodotti dell'allevamento e dell'industria dei latticinî, 429,6 a quelli delle terre arabili, 233 all'orticoltura e 10 alla silvicoltura.
Pesca. - La pesca, fonte di vita per le popolazioni della costa fino dai tempi più antichi, molto importante nel Medioevo, quando gli Olandesi erano assai noti per la cattura delle aringhe, di cui furono i primi a scoprire il metodo di conservazione in barili, e per quella delle balene, dà attualmente lavoro a circa 20.000 persone, oltre quelle occupate nelle industrie ausiliarie, e arma una flottiglia di circa 4900 battelli (di cui un terzo a motore e 279 a vapore), con un tonnellaggio di 346.748 mc.
La pesca si distingue in marittima e costiera. La pesca marittima ha fornito, nel 1931, 130 milioni di kg. di peso, quasi tutto catturato da battelli olandesi, per un valore di oltre 20 milioni di fiorini (questo fu assai maggiore nel 1928-30, mentre invece il peso non è diminuito): due terzi del peso e metà del valore sono dati dalla cattura delle aringhe, che si pescano nel Mare del Nord e nella Manica e che, sventrate e salate o più raramente affumicate, vengono preparate in appositi barili e inviate in gran parte all'estero; si pescano anche merluzzi, passerini, sogliole, che sono pure oggetto di esportazione. La pesca costiera, aumentata quanto a entità del prodotto, ma un po' decresciuta per il valore negli ultimi anni, comprende la pesca nelle acque dello Zuiderzee, Lauwerszee e Dollard, oltre a quella nei fiumi ed estuarî dell'Olanda Meridionale e Zelanda; si catturano pesci (1931: circa 50 milioni di kg., forniti in gran parte dallo Zuiderzee), molluschi (1931: 73,1 milioni di kg., per un valore di 2,9 milioni di fiorini: oltre metà del peso e la massima parte del valore spettano alle ostriche e ai mitili coltivati nella Zelanda) e crostacei (6, 1 milioni di kg.), tutti oggetto di un'intensa esportazione. Si cerca anche di dare incremento alle pescherie di acqua dolce, soprattutto alla coltura artificiale del salmone. Il principale porto peschereccio è IJmuiden, porto artificiale allo sbocco del canale da Amsterdam al Mare del Nord, uno dei meglio equipaggiati d'Europa per la pesca, sede anche di alcune industrie connesse con questa attività; armano flottiglie peschereccie anche Scheveningen, Katwijk, Vlaardingen, Maasluis.
Industrie. - L' industria olandese dipende strettamente ora, come in passato, dalle relazioni con l'estero. Priva di risorse minerarie, eccettuato il carbone, come della maggior parte delle materie prime occorrenti all'industria moderna, l'Olanda si dedica alla lavorazione di alcune delle materie prime che in essa si raccolgono o passano per essere riesportate; tra queste alcuni coloniali e prodotti d'oltremare: la lavorazione di questi ultimi, che alimenta una larga esportazione, imprime, anzi, all'industria olandese uno speciale carattere. Al tempo stesso l'industria si è organizzata per provvedere i principali mezzi di comunicazione al commercio: quindi il grande sviluppo delle costruzioni navali. Un'altra categoria d'industrie trasforma materie prime paesane, in primo luogo prodotti dell'allevamento e dell'agricoltura, e lavora in gran parte per l'esportazione.
In generale l'industria olandese è industria di rifinitura. Essa importa prodotti semilavorati, che servono da materia prima e che in forma più perfezionata vengono poi rispediti all'estero o collocati sul mercato interno; d'altra parte il paese deve ricorrere all'estero anche per alcuni prodotti finiti, i quali vengono colpiti da diritti doganali assai bassi. La crisi ha interrotto la rapida ascesa dello sviluppo delle industrie, iniziatasi alla fine del secolo scorso. Solo circa 500.000 persone erano impiegate nell'industria nel 1889, mentre 565.000 lavoravano nell'agricoltura e 260.000 nel commercio e traffico; quarant'anni dopo, nel 1930, mentre l'agricoltura (senza le industrie alimentari) contava 639.000 addetti, il commercio (e trasporti) ne contava 695.000, e l'industria 1.236.000: questi ultimi sono aumentati in 40 anni del 147%, gli addetti al commercio del 168%, gli addetti all'agricoltura solo del 18%. Si calcola che nel 1929 il valore della produzione netta realizzata dall'industria si aggirasse intorno ai 2 miliardi e mezzo di fiorini. Anche la grande industria, se si è sviluppata nell'Olanda più tardi e meno intensamente che nel vicino Belgio, è giunta a un notevole grado di prosperità, specie in alcuni rami di produzione. Indice del fiorente stato dell'industria sono le ottime condizioni di vita degli operai, ben retribuiti e assistiti. Ma negli ultimi quattro anni è molto aumentata la disoccupazione, mentre agli operai si sono dovute quasi sempre ridurre le ore di lavoro.
L'industria olandese è caratterizzata dalla sua diffusione un po' in tutto il paese; tuttavia si distinguono regioni più intensamente industriali, quali specialmente la regione prossima ai due massimi porti, da cui l'industria riceve le materie prime, lungo il Nieuwe Waterweg e intorno a Rotterdam fino a Dordrecht, lungo il Noord Zee Kanaal, lungo il Zaan e intorno ad Amsterdam. Altre zone industriali sono: la regione della Twente (Overijssel) per il cotonificio, il Brabante Settentrionale per il lanificio e linificio, la conceria, il calzaturificio; il Limburgo meridionale per l'estrazione del carbone; nella provincia di Groninga sono diffuse industrie che sfruttano materie prime locali (fecola, carta paglia), oltre ai cantieri navali.
Il sottosuolo olandese è quasi del tutto privo di minerali metallici. Ma all'estremità meridionale dello stato il Limburgo è attraversato da un bacino carbonifero, continuazione di quello germanico di Aquisgrana, e prolungantesi poi sotto la Campine belga fino ad Anversa.Un altro bacino carbonifero si trova un po' più a N. sotto la zona torbosa del Peel. Soltanto il bacino del Limburgo meridionale è per ora sfruttato e i centri principali ne sono Heerlen e Kerkrade; lo sfruttamento, che incominciò sistematicamente con il secolo XX, benché la presenza del carbone fosse nota da moltissimo tempo, è ora esercitato da 4 miniere dello stato, che forniscono il 60% del carbone estratto, e 8 private: complessivamente esse occupavano, nel 1931, 38.290 operai; la loro produzione è stata, nel 1933, di 12.574.000 tonn. (1931: 12.900.000 tonn.). La produzione olandese di carbone è quasi uguale alla richiesta dell'interno; tuttavia il bacino del Limburgo meridionale è eccentrico rispetto al resto del paese; perciò si preferisce esportare una parte del carbone olandese nelle vicine regioni industriali belga, francese e tedesca per importare carbone della Ruhr e inglese. Dacché la Mosa è canalizzata e in comunicazione per via di canali con il Waal, un importante trasporto di carbone si svolge lungo i fiumi; l'importantissimo Canale Giuliana, in costruzione, migliorerà ancora le comunicazioni con il Limburgo e con il Belgio. Una parte del carbone estratto nel Limburgo è adoperato nella fabbricazione del coke; una grande centrale elettrica fornisce la corrente alla provincia del Limburgo e grandi quantità di gas al Limburgo e al Brabante Settentrionale. Si producono inoltre ammoniaca sintetica e varî altri sottoprodotti. È in diminuzione lo sfruttamento della lignite, che fu intensamente esercitato durante la guerra mondiale (nel 1931, poco più di 120.000 tonnellate). Da tempo assai antico è praticata l'estrazione della torba e molte torbiere svuotate e disseccate sono ora occupate da colture oppure ospitano ancora laghi. Attualmente la provincia nella quale è più sviluppata l'industria dell'estrazione della torba è il Drente, che dà i 2/3 del prodotto del regno. La torba, estratta ancora quasi tutta a braccia, è in parte disseccata e adoperata come combustibile, in parte trasformata in lettiere, assai utili per l'orticoltura, o usata in mescolanza con melasso, come foraggio per il bestiame: sotto queste due ultime forme è oggetto di esportazione.
Nell'Overijssel sono stati trovati giacimenti di salgemma, che dànno circa 56.000 tonn. (1931) di sale all'anno. Anche nella Gheldria vi sono giacimenti di salgemma e carbone, i quali tuttavia non sono ancora stati sfruttati. L'industria mineraria comprende infine cave di marna, nel Limburgo Meridionale, e di argilla. Complessivamente l'industria dei minerali, carbone, torba, ecc., dava lavoro, nell'anno 1930, a 51.449 persone. Vi sono in Olanda all'incirca una cinquantina di centrali termoelettriche, che provvedono ai bisogni dell'illuminazione, dei trasporti, dell'industria, ecc.
Data la mancanza di minerali metallici, l'Olanda è priva di una grande industria siderurgica e deve importare grandi quantità di metalli greggi e semilavorati; tuttavia è stata fondata a IJmuiden un'industria di altiforni che dà ferro greggio all'industria nazionale e anche più ne esporta; va ricordata la metallurgia dello zinco e dello stagno, la fonderia del bronzo, la fabbricazione della latta. Di grande importanza è l'industria delle costruzioni navali: oltre cento cantieri, tra grandi e piccoli, distribuiti lungo gli estuarî, i fiumi e i canali, costruiscono per il paese, e anche per l'estero, tutti i tipi di navi e di battelli, dalle navi oceaniche per passeggeri e da carico, ai velieri, ai battelli e alle barche da pesca e da diporto. Alla fine del 1929 l'Olanda era terza, dopo Gran Bretagna e Germania, per il tonnellaggio delle navi in costruzione (232.000 tonn.), ma la depressione economica ha colpito assai gravemente quest'industria; tuttavia il 1933 ha segnato una ripresa. Alcuni cantieri e officine forniscono caldaie e altro materiale accessorio per le navi rompighiaccio e i sottomarini; materiale da pesca; serbatoi petroliferi, gru, magli, catene, navi cisterna, ferryboat, e altre costruzioni portuarie esportate fino nei porti della Cina, Indie Olandesi, Nuova Zelanda. L'industria meccanica e delle costruzioni, che in tempi normali manda all'estero parte dei suoi prodotti, può fornire ancora locomotive e altro materiale ferroviario; svariate macchine e motori (tra cui quelli per gli zuccherifici, gli stabilimenti tessili, le fabbriche di latticinî, ecc.), pompe e draghe; strumenti agricoli; turbine e apparecchi elettrici, fili e cavi, compressori, refrigeratori, ecc. si fabbricano biciclette e anche automobili.
L'Olanda ha acquistato assai notevole rinomanza in due modernissime industrie: quella degli apparecchi radio e radiotelefonici, preparati nello stabilimento Philips (a Eindhoven), il quale produce anche lampadine elettriche, oggetto esse pure di larghissima esportazione; e infine quella delle costruzioni aeronautiehe, che ha dato gli aeroplani Fokker, ora costruiti anche fuori del territorio olandese e usati in un gran numero di paesi, e dà inoltre altri aeroplani da traffico, apparecchi militari e idrovolanti. Complessivamente il gruppo d'industrie del metallo e della costruzione di navi e veicoli dava lavoro, nell'anno 1930, a ben 237.420 persone.
Assai importante per il numero degli addetti (257.470 nel 1930) è l'industria delle costruzioni e lavori pubblici.
A 88.300 persone davano lavoro, nel 1930, le industrie tessili. Esse contano ora numerosi cotonifici, concentrati soprattutto nella regione della Twente e anche nel Brabante Settentrionale, dove filano cotone ímportato e in maggiore misura tessono filati esteri, che poi in parte esportano, specialmente nelle Indie, Estremo Oriente, ecc.; lanifici, soprattutto nel Brabante Settentrionale, con centro a Tilburg, che dànno specialmente tessuti; nel Brabante Settentrionale si concentra anche il linificio, che dà le note tovaglie da tavola. Grande sviluppo ha preso la moderna industria del rayon, per la quale l'Olanda è al quinto posto in Europa: la produzione, che viene in gran parte esportata, è stata nel 1932 di 8,8 milioni di kg. (nel 1929: 9,5 milioni di kg.). Industrie connesse con le tessili sono quelle della fabbricazione di tappeti e arazci, di velluti (Hengelo), di merletti; l'industria dello iutificio e la diffusissima fabbricazione di corderie e reti. Né va dimenticata l'industria del vestiario e abbigliamento, che nel 1930 dava lavoro a 135.170 persone, esercitata anche in grandi stabilimenti per la confezione, oltre che di abiti, di divise per operai, impermeabili, ecc.
L'industria chimica (25.950 addetti nel 1930) fornisce all'interno e in parte anche all'esportazione, superfosfati, prodotti farmaceutici e alimenti chimici, saponi, colori e vernici, olî raffinati, ecc., oltre ai sottoprodotti del carbone e alla seta artificiale, già ricordati.
Fra i gruppi d'industrie che occupano il maggior numero di addetti è quello delle alimentari e di consumo (218.770 nel 1930), che comprende alcune industrie caratteristiche dell'Olanda, fortemente esportatrici: tali anzitutto il caseificio (nel 1930-31: circa 135.000 tonn. di formaggio; 1932: 120.000), il burrificio (intorno alle 85.000 tonn.) e gli altri rami dell'industria dei latticinî, di cui si è già parlato; la preparazione di cacao e di cioccolato: l'Olanda importa grandi quantità di bacche di cacao, dalla Costa d'Oro e da Giava, per ricavarne cacao in polvere e cioccolato, esportati si può dire in tutto il mondo; lo zucchero occorrente a questa industria è fornito dagli zuccherifici nazionali, situati specialmente nel Brabante Settentrionale.
Piccole fabbriche di birra (nel Brabante e Limburgo) e grandi (Amsterdam e Rotterdam) dànno circa due milioni e mezzo di ettolitri di birra all'anno. L'Olanda produce ed esporta anche liquori di gran fama, conve il genever di Schiedam e il curaçao.
Industria alimentare di grande importanza è quella della margarina, che ora si serve anche di grassi oleaginosi dei paesi tropicali.
Grandi macelli, modernamente organizzati per l'esportazione, producono, oltre a margarina e lardo, salumi e carne conservata e hanno annessi stabilimenti per la preparazione di prodotti accessorî e derivati (sapone, oggetti d'osso, insulina). L'industria alimentare comprende ancora: fabbriche di cibi in conserva e marmellate; brillatoi del riso, che viene importato grezzo e poi riesportato dopo la brillatura; fabbriche di fecola nelle provincie settentrionali, fabbriche di surrogati del caffè: molifici, oleifici, ecc.
Fa parte delle cosiddette industrie di consumo, la diffusa e importante industria della manifattura del tabacco, esportatrice, nonostante il largo consumo interno di questi prodotti.
Le industrie del legno, sughero e paglia (57.750 addetti nel 1930) lavorano quasi totalmente materia prima importata; comprendono numerose segherie meccaniche e fabbricano mobili, anche artistici, e altri oggetti per l'arredamento di appartamenti e navi, botti e casse, materiale rotabile, ecc.
Grandi quantità di legno si adoperano nei cantieri di costruzione dí battelli e barche; l'industria dei caratteristici zoccoli adopera legno indigeno di salice e di pioppo.
Un gruppo d'industrie, che vanta un'antica tradizione, è quello della ceramica e vetreria che trova la materia prima nelle argille e sabbie nazionali (insieme con l'industria della calce e delle pietre dava lavoro, nel 1930. a 40.080 individui): fornisce mattoni, largamente esportati, poi terraglie varie, mattonelle per uso comune e di porcellana, oltre a mattonelle artistiche, tra cui quelle notissime di Delft; l'industria del vetro fabbrica, cristallerie, bottiglie, lampade elettriche, specchi, vetri lavorati, vetri a colori per finestre. Assai caratteristica è l'industria delle pipe di terra a Gouda.
Un altro importante gruppo d'industrie è quello della concia del cuoio e calzature, tela cerata e caucciù (nel 1930: 42.770 addetti): le concerie c i calzaturifici, che si trovano specialmente nel Brabante Settentrionale e nella Gheldria (Nimega), forniscono anche prodotti d'esportazione. L'industria del caucciù, che lavora la materia prima importata dalle Indie Olandesi, produce guarnizioni per automobili e biciclette, materiale isolante, e varî altri oggetti.
Lavora specialmente per l'esportazione l'industria del cartone di paglia, caratteristica della Groninga, che utilizza la paglia di segala. Complessivamente l'industria della carta occupava, nel 1930, 21.270 addetti, mentre altri 30.870 erano occupati nelle stamperie, che vantano una tradizione gloriosa, litografie e laboratorî di fotografia.
Ricordiamo infine la secolare industria del taglio dei diamanti ad Amsterdam, e le oreficerie e argenterie. Nel complesso questo gruppo di industrie dava lavoro, nel 1930, a 6920 persone.
Commercio e vie di comunicazione. - Molto intenso è stato il rifiorire dei traffici commerciali dietro l'impulso di varî fattori, già ricordati, dalla seconda metà del secolo XIX ai giorni nostri. Sono sorte in questo periodo le grandi linee di navigazione; si è rinnovata la marina mercantile, i porti di Rotterdam e Amsterdam, messi in diretta comunicazione col mare, hanno fortemente accresciuti i loro traffici, e il primo oggi si disputa il primato fra i porti del continente europeo con Amburgo e Anversa; si sono moltiplicate e migliorate le vie di traffico d'acqua e terrestri. L'attuale crisi ha interrotto il prosperare del commercio, come delle altre forme di attività economica. Il protezionismo della Germania, Inghilterra e Francia con cui si svolge una grande parte del commercio olandese, ha colpito gravemente l'Olanda nei suoi traffici (come nell'industria e nell'agricoltura). Ma il colpo più grave fu dato con la chiusura di quasi tutti i paesi europei, dell'America Settentrionale, delle Indie Britanniche e dell'Australia ai prodotti coloniali olandesi, in primo luogo allo zucchero, che nessun paese produce a prezzi così bassi come Giava. Il contraccolpo dell'impoverimento delle colonie, ottime clienti delle industrie olandesi, è stato assai grave. La concorrenza giapponese si risente in maniera particolarmente forte nelle Indie Olandesi. Per tutte queste cause il traffico marittimo è molto diminuito.
Una parte assai importante del commercio olandese, è commercio e traffico di transito: per il commercio di transito, ha il primato Amsterdam; il traffico di transito, costituito da merci che transitano attraverso l'Olanda dirette o provenienti dalla Germania, è assorbito quasi tutto dal porto di Rotterdam con gli altri minori del Waterweg. Degli articoli che questo porto riceve dai più svariati paesi - minerali, granaglie, petrolio e carbone, cotone, legname, semi oleaginosi e grassi, pellami, materie coloniali di prezzo, quali tabacco, caffè, zucchero, cacao, cotone, caucciù - solo un quarto circa rimane in Olanda, il rimanente prosegue per altri paesi. Ingentissimo è il traffico di transito attraverso il Reno, di minerali, granaglie, ecc., che vanno in gran copia alle regioni tedesche della Vestfalia e della Renania, mentre in minore misura queste mandano all'estero, attraverso il fiume e il porto di Rotterdam, carbone, ferro, acciaio e altri prodotti. Le operazioni di trasbordo dalle navi oceaniche, che attraverso il Waterweg giungono fino a Rotterdam, ai piroscafi renani, costituiscono la funzione più specifica del porto stesso, che possiede modernissimi impianti a questo scopo. E anche delle merci rimaste in Olanda, alcune vi sostano soltanto temporaneamente per essere poi rispedite in varî paesi al momento opportuno, altre ancora vengono riesportate sotto forma di manufatti trasformati dalle industrie del paese.
Nel porto di Amsterdam, dove si trovano le sedi delle case e delle banche coloniali, si concentrano specialmente prodotti coloniali provenienti dalle Indie Olandesi e da altre lontane regioni, quali tabacco, caffè, copra, spezie, scorze di china (prodotto pressoché esclusivo di Giava), tè, zucchero, bacche di cacao, stagno, caucciù, pelli, kapok, frutta tropicali, che vengono poi riesportati, talora dopo un'elaborazione industriale. Per alcune di queste merci di transito e di deposito Rotterdam e Amsterdam hanno straordinaria rinomanza. Grandi sono i benefici che il commercio e il traffico di transito recano all'Olanda, la quale per questa sua funzione di crocevia internazionale è ai primi posti nel mondo per il valore del suo commercio esterno.
Naturalmente delle merci che entrano per via marittima, fluviale e terrestre in Olanda, una parte vi rimane per soddisfare alle necessità del consumo interno: generi alimentari, derrate coloniali, materie prime per le industrie e il funzionamento dei trasporti, prodotti industriali, ecc., mentre nel commercio di esportazione figurano i prodotti dell'orticoltura; dell'allevamento e della pesca, oltre a svariati prodotti delle industrie nazionali.
Lo specchietto che segue mostra l'andamento del commercio (speciale) olandese nell'ultimo ventennio (non compresi l'oro e l'argento in verghe e monete); ma tale statistica non dà che un'idea incompleta e inesatta del totale movimento commerciale con l'estero, perché ne è escluso il traffico di transito ufficialmente controllato; vi è però compreso il commercio di transito fatto con la mediazione di commercianti olandesi.
Il deficit del bilancio commerciale viene coperto dai noli del naviglio commerciale e specialmente dagli interessi degl'ingenti capitali olandesi investiti in imprese coloniali ed estere e in debiti esteri, statali e altri. Ma dopo il 1931 queste entrate sono molto diminuite.
Dal fatto che l'Olanda esporta parecchi articoli di alto costo risulta l'assai maggiore eccedenza delle importazioni, se si considera il pesn delle merci invece del loro valore. Una statistica ufficiale distingue i generi di commercio speciale in cinque categorie. Per gli animali vivi le esportazioni superano le importazioni; lo stesso avviene per le materie alimentari, ma tale eccedenza è dovuta ai prodotti alimentari fabbricati, mentre per i generi grezzi o semilavorati della stessa categoria le importazioni sono superiori alle esportazioni; per le materie gregge o semilavorate di provenienza animale, vegetale e minerale, il valore delle importazioni supera quello delle esportazioni; così pure per la categoria dei prodotti fabbricati; una quinta categoria è denominata sotto l'esponente "altre merci" e segna un'eccedenza del valore delle esportazioni. I principali articoli che segnano un'eccedenza di queste ultime sono, singolarmente: formaggio e burro, uova e latte preparato in vario modo, margarina, legumi e semenze, patate e fecola di patate, bulbi da fiore, piante e arbusti ornamentali, granaglie decorticate, cacao in polvere e burro di cacao, barbabietole e zucchero raffinato, pesci, molluschi e crostacei, strutto e varî grassi animali, olî vegetali, prodotti di distilleria, alcuni prodotti farmaceutici e alimenti chimici, concimi fosfatati, navi e aeroplani, zinco e lavori di zinco, lampade elettriche, carta e cartone, colori e vernici, manufatti di tabacco, lino. Non bisogna però dimenticare che molti di questi prodotti richiedono importazioni di materia prima le quali gravano sulla bilancia commerciale. Nelle statistiche ufficiali del commercio di transito gli articoli che vi figurano in maggior copia sono: minerali, metalli e loro prodotti; prodotti vegetali, farine, ecc.; olî, cera, pece e affini; legno e lavori in legno.
Dal secolo scorso la Gran Bretagna e la Germania sono divenute le principali clienti dell'Olanda; seguono il Belgio-Lussemburgo, la Francia, le Indie olandesi, gli Stati Uniti: complessivamente questi stati assorbono circa i 3/4 delle esportazioni olandesi e circa il 65% delle importazioni (commercio speciale); oltre che con essi, l'Olanda commercia, in piccole o piccolissime proporzioni, con molti altri stati. La Germania nel 1928-32 figura in media per il 30,61% nelle importazioni olandesi e per il 21,66% nelle esportazioni; la Gran Bretagna nello stesso periodo figura per il 21,76% nelle esportazioni, ma solo per il 9,16% nelle importazioni. Quanto agli scambî commerciali con l'Italia, questa non è tra i principali paesi importatori, tuttavia manda in Olanda: frutta, vino, seta, autoveicoli; ne ha assorbito invece nel 1931 l'1,22% delle esportazioni (1,84 nel 1928; 1,05% in media nel 1921-25), che consistono specialmente in formaggio, fecola, lampadine elettriche, apparecchi radio, ecc.
L'Olanda possiede una flotta mercantile, fra le maggiori del mondo: la più potente in rapporto all'area del piccolo stato che la arma.
Nel 1895 la marina olandese era costituita da 446.861 tonn. lorde; al 30 giugno 1933 essa si presenta sestuplicata: 2.765.467 tonn. (tonnellaggio peraltro alquanto inferiore a quello degli anni 1929-31, in seguito alla crisi). Questa flotta, che occupa l'ottavo posto nel mondo, è costituita da 2.041.065 tonn. di piroscafi; 717.747 tonn. di motonavi (quarto posto nel mondo) e da 6645 tonn. di velieri. È un complesso di materiale relativamente giovane (soltanto 377.359 tonn. superano 20 anni), concentrato in poche grandi aziende armatoriali; nove fra queste (primeggiano la Nederland Steamship Co., la Holland Amerika Linie e il Koninklijke Hollandsche Lloyd, il Rotterdamsche Llojd, ecc.) possiedono più di 2 milioni di tonn. In questa flotta la nave più grande è il transatlantico a turbine Statendam della Nederlandsche Amerikansche: tonn. 28.291 lorde, costruito nel 1929; le tre navi più veloci, sui 22-23 nodi di esercizio, sono tre piroscafi da passeggeri sulle 2900 tonn. lorde unitarie della Zelanda. Lo stato ha assistito la marina sia mediante sovvenzioni ad alcune compagnie e prestiti (stanziamenti 193 milioni di fiorini circa), sia partecipando, in alcuni casi, al capitale. Per un hgo periodo i carichi trasportati dalle Indie Olandesi su navi olandesi godevano un diritto doganale differenziale; il sistema fu abolito nel 1872; adesso anche il cabotaggio è completamente libero.
Poco meno di metà del tonnellaggio totale spetta alla marina mercantile di Rotterdam e comuni vicini, un po' più di un terzo a quella di Amsterdam. Grandi compagnie di navigazione gestiscono servizî per tutti i maggiori porti del mondo. Inoltre i porti olandesi servono di attacco o di scalo a parecchie linee di navigazione estere. Il movimento della navigazione marittima, nel 1931, un po' inferiore a quello degli anni immediatamente precedenti, ha segnato all'entrata 21.097 navi con un tonnellaggio netto complessivo di 80.283.000 mc. di cui solo 16.579 con 67.282.000 mc. entrarono per scaricare. Nello stesso anno uscirono dai porti olandesi 21.176 navi con un tonnellaggio netto complessivo di 79.896.000 mc.; di esse 15.691 con 49.533.000 mc. avevano imbarcato merci nei porti stessi.
Del tonnellaggio netto di tutte le navi cariche entrate nel 1931 il 25,5%) era costituito da navi di bandiera olandese (la partecipazione nazionale è diminuita nell'ultimo decennio: 1920, 37%), il 25,3% da navi di bandiera inglese, il 19,4%, da navi di bandiera tedesca, la cui partecipazione percentuale ha segnato nell'ultimo decennio un forte e continuo aumento (1920:6,35%), seguivano le bandiere norvegese, francese, svedese, italiana (2,57%, nel 1931). Del tonnellaggio netto di tutte le navi cariche uscite nel 1931 il 26,98% era costituito da navi di bandiera olandese (1920: 41,6%), il 22,76%, da navi di bandiera inglese, il 20,92% da navi di bandiera tedesca (5,66%, nel 1920); seguivano le bandiere francese, norvegese, svedese, italiana (1931: 3,14%).
Il movimento mercantile della navigazione marittima è in gran parte assorbito dal porto di Rotterdam: con i minori che si schierano lungo il Waterweg-Vlaardingen, Schietlam, Maasluis, Hoek van Holland, questo gigantesco organismo portuario accolse nel 1931 circa il 70% (tonnellaggio netto) delle navi cariche entrate e ne partì nello stesso anno il 62% tlelle navi cariche uscite; segue Amsterdam con i minori porti del canale del Mare del Nord, Zaandam e IJmuiden: nel 1931 accolse il 19% (tonnellaggio netto) delle navi entrate, e ne partì il 16% delle navi cariche uscite. La bandiera nazionale è relativamente più rappresentata nel porto di Amsterdam che in quello di Rotterdam nel quale prevale il vero e proprio commercio di transito. Degli altri porti meritano ricordo Terneuzen, Flessinga, Delfzijl, Dordrecht e Harlingen. È infine una specialità olandese il grande rimorchio marittimo, cioè il trasporto d'impianti portuarî costruiti in Olanda e anche in Inghilterra fino nell'Oriente e nell'Australia: genere di trasporto difficile e pericoloso.
Alla circolazione delle merci e degli uomini nell'interno dello stato, provvede un'estesa e ben servita rete di vie acquee, strade rotabili, ferrovie.
L'Olanda è straordinariamente ricca di vie d'acqua. I fiumi e canali navigabili da imbarcazioni di una grandezza superiore a 20 tonn. misurano complessivamente circa 7500 km., cioè 219 per 1000 kmq. di superficie, e 94 per 100.000 ab.: di questi 1155 sono classificati come grandi fiumi e altri 3144 km. sono navigabili da imbarcazioni di oltre 100 tonn.
Dei fiumi, vie d'acqua naturali, che l'uomo però ha dovuto adattare al traffico con grandi lavori, di gran lunga il più importante è il Reno-Waal, con un pescaggio minimo di 3 m., via maestra di traffico internazionale: per esso, collegato a tutta una rete di altri fiumi e canali, Rotterdam, Amsterdam e Utrecht, Dordrecht e anche Anversa comunicano con la Germania renana e inoltre con un'importante parte dell'Europa centrale. Le navi oceaniche possono giungere direttamente fino a Rotterdam e ad Amsterdam, alla prima attraverso il Nieuwe Waterweg, foce del Reno allargata e canalizzata, lungo 32 km., con un pescaggio di 11 m., costruito nella seconda metà del secolo XIX, che ha fatto la moderna fortuna del porto di Rotterdam; alla seconda attraverso il Noord Zee Kanal, via navigabile di primissimo ordine, aperta anch'essa nella seconda metà del sec. XIX, con una lunghezza di 24 km. e una profondità di 14 m., provvista presso IJmuiden di gigantesche chiuse. Anche Dordrecht può ora comunicare direttamente con il mare del Nord attraverso il Nieuwe Waterweg e l'Oude Maas. Nella parte meridionale della Zelanda, attraverso la Schelda occidentale, le navi oceaniche si dirigono da Anversa e mediante il Canale di Terneuzen, che attraversa un tratto del territorio olandese, a Gand. Anche Harlingen, nella Frisia e Delfzijl in Groninga possono essere raggiunte dalle navi oceaniche.
Le maggiori vie d'acqua interne, oltre al Reno-Waal, comprendono il Basso Reno-Lek, che raggiunge anche Rotterdam; la Mosa, di cui è ora compiuta la canalizzazione del tratto limburghese, assai importante perché insieme con il canale Giuliana darà modo di comunicare per via d'acqua dal Belgio e dalla regione mineraria del Limburgo con le regioni centrali e occidentali dell'Olanda; il canale Merwede collega Amsterdam col Reno. La rete delle grandi vie d'acqua del centro, dell'ovest e del nord (attraverso lo Zuiderzee) comunica per canali, sempre di prim'ordine, con la rete dei grandi canali zelandesi. Un'altra grande arteria navigabile è il Noord Hollandsch Kanaal, da Amsterdam a Den Helder. Dal Reno presso Arnhem si stacca verso N. la grande via d'acqua dell'IJssel per Deventer e Kampen. All'estremo N. Groninga comunica col Dollart e l'Eems occidentale attraverso l'Eems Kanaal, che termina al porto di Delfzijl. Sono in progetto un nuovo grande canale, più corto del Mervede Kanaal, fra Amsterdam e il Reno, e un altro fra la regione cotoniera della Twente e il Reno. Attraverso questi maggiori canali passa un intensissimo traffico internazionale; nel 1931 entrarono 81.490 battelli carichi, con una capacità di 46.295.000 tonn., per circa 3/4 provenienti dalla Germania e per circa un altro quarto dal Belgio; uscirono 67.240 battelli con una capacità di 40.392.000 tonn., di cui il 43% diretti in Belgio, poco meno in Germania. In questo traffico il porto fluviale di Rotterdam e il Reno occupano, come si è già detto, una posizione importantissima.
Oltre che dai maggiori canali, l'Olanda è attraversata da un numero grandissimo di canali minori: queste vie del traffico, che sono solcate da tutte le specie d'imbarcazioni, da quelle moderne a vapore e a motore a quelle tradizionali a vela, costituiscono un tratto originalissimo del paesaggio olandese. In alcune zone della Frisia, Groninga, Drente e Overijssel, delle due provincie olandesi e della Zelanda, il canale è la più importante via di comunicazione, attraverso la quale si portano ai mercati i prodotti agricoli e industriali. Un gran numero di battellieri vive continuamente sui battelli, in compagnia della famiglia. Anche molte delle città, prima fra tutte Amsterdam, ritraggono una fisionomia caratteristica dal fatto di essere traversate da numerosi canali.
Nonostante la fittezza dei canali, che del traffico mercantile assorbono i trasporti più pesanti, le strade ordinarie comprendono 1941 km. di strade nazionali e oltre 18.000 km. di strade provinciali e municipali. È in esecuzione un progetto per l'allargamento e la sistemazione di strade già esistenti e l'apertura di altre completamente nuove, costruite con criterî modernissimi.
Le biciclette in circolazione in Olanda sono (1931) 2.858.570 (circa una ogni 3 ab.), le motociclette 32.323, gli autoveicoli 125.006.
Le ferrovie, che come le strade carrozzabili hanno dovuto superare la difficoltà dell'attraversamento dei canali e quella dell'instabilità delle regioni torbose, misurano una lunghezza (alla fine del 1931) di 3639 km., cioè 10,6 per 100 kmq. di superficie (Italia 8, Belgio 36,5), 45 per 100.000 ab. (Italia 53, Belgio 140). Ad esse si possono aggiungere oltre 3000 km. di linee tramviarie. Alcune linee ferroviarie sono assai importanti perché servono al traffico internazionale; partono dai maggiori porti e città olandesi e li mettono in rapida comunicazione con le linee della Germania e del Belgio e attraverso questi territorî con le principali località d'Europa. Le linee telegrafiche dello stato nel 1931 erano 1608 con 26.336 chilometri di fili, le linee telefoniche interurbane e internazionali (comprese quelle utilizzate simultaneamente per la telefonia e la telegrafia) erano 11.090 con 536.853 km. di fili. Si vanno sviluppando le comunicazioni radintelefoniche, e quelle radiotelegrafiche, anche con le Indie Orientali (stazione di Kootwijk) e con i piroscafi in navigazione.
Anche le linee aeree si sono sviluppate in Olanda.
L'unica compagnia olandese che gestisca regolarmente linee aeree è la Koninkl. Luchtvaart Matschappij. Le linee principali sono: Amsterdam-Batavia (settimanale); Amsterdam-Rotterdam-Londra (trigiornaliera); Amsterdam-Parigi (giornaliera); Amsterdam-Rotterdam-Bruxelles-Parigi (trigiornaliera, in collaborazione con la compagnia francese Farman e la compagnia belga Sabena); Amsterdam-Copenaghen-Malmö (giornaliera, in collaborazione con la compagnia svedese A. B. Aerotransport).
Una scuola nazionale di aviazione ha le sue sezioni presso gli aeroporti di Amsterdam (Schiphol), Rotterdam (Waalhaven), Twente e Eindhoven. vltre a questi quattro, sono aeroporti utilizzabili per l'aviazione civile internazionale i seguenti: Schellingwoude (presso Amsterdam), Flessinga, Eelde (presso Groninga), Oostvoorne. Esistono inoltre una ventina di campi di fortuna.
Dominî coloniali. - Il dominio coloniale dell'Olanda, anche dopo le perdite del sec. XVIII, è di grandissima estensione e importanza, con un'area 60 volte più grande della madre patria e una popolazione sette volte più numerosa. Questo dominio comprende: le Indie Orientali Olandesi, suddivise in Giava e Madura (132.657 kmq., 41.719.524 ab. nel 1930) e "Territorî Esteriori" (1.767.477 kmq. e 19.011.501 ab. nel 1930); le Indie Occidentali Olandesi, cioè la Guiana olandese o Surinam (129.100 kmq. e 153.306 ab. nel 1930) e Curaçao o Antille Olandesi (1130 kmq. e 76.300 ab. nel 1930). Soprattutto il possesso delle Indie Orientali ha grande importanza per la vita economica della madre patria: grossi capitali sono stati impiegati nelle ricchissime piantagioni, dirette da coloni olandesi, che hanno fatto di Giava una delle più belle colonie tropicali; i prodotti che esse dànno e quelli spontanei e coltivati delle altre isole e territorî sono di grande importanza per il commercio olandese, che trova nelle colonie anche uno sbocco alle proprie esportazioni.
In relazione con il dominio coloniale è l'attività della Royal Dutch (Reale Compagnia olandese del Petrolio; v. indie olandesi petrolio).
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Carte: Chromo-topograph. kaart des Rijks, scala 1: 200.000, in 19 fogli; Historisch-statist. schetskaart, scala 1:100.000; Topograph. en milit. kaart, scala 1:50.000, in 62 fogli in nero; id., nuova ediz. riveduta, a colori; Chromo-topograph. kaart van het Kon. der Nederlanden, scala 1 : 25.000, in 776 fogli; Geolog. kaart van Nederland, scala 1 : 200.000; Waterstaatskaart van Nederland, scala 1 : 50.000, in 183 fogli, a colori; Rivierkaart van Nederland, scala 1 : 10.000.
Ordinamento.
Ordinamento dello stato. - L'Olanda è una monarchia costituzionale rappresentativa. La costituzione in vigore data dal 1814; ma fu cambiata nel 1815 e nel 1830 per l'annessione e il distacco del Belgio; poi fondamentalmente cambiata in senso liberale nel 1848, poi ancora nel 1887, nel 1917 e nel 1922. Essa può essere riveduta; però le camere che ne abbiano dichiarata necessaria la revisione devono essere sciolte. Dopo le elezioni, le nuove camere devono approvare la riforma con almeno 2/3 dei voti.
La corona è ereditaria nella discendenza diretta, sia maschile sia femminile, del re Guglielmo I d'Orange-Nassau. Tuttavia la discendenza femminile non sale al trono che in mancanza di discendenti diretti di sesso maschile; il caso si è presentato nel 1890 alla morte di Guglielmo III.
Il potere esecutivo appartiene al re insieme con i ministri, i quali sono responsabili verso il parlamento. Il governo è poi assistito da un corpo consultivo, il Consiglio di stato.
Il potere legislativo è esercitato collettivamente dal re, dalla seconda camera (dei deputati) e dalla prima camera (senato) degli Stati Generali. La seconda camera degli Stati Generali si compone di 100 membri, eletti con un sistema di rappresentanza proporzionale per 4 anni. La legge del 12 dicembre 1917 ha introdotto il suffragio universale; sono elettori d'obbligo (l'astenersi dal voto è punito con multe) tutti i cittadini maschi e femmine che abbiano compiuto i 25 anni; ogni cittadino ha un voto solo. La camera ha il diritto di muovere interpellanza, di fare inchieste, di prendere l'iniziativa per una legge e di presentare emendamenti alle proposte di legge in corso. La prima camera ha 53 membri, eletti per sei anni dai membri degli Stati Provinciali; ogni tre anni la metà dei membri dev'essere rinnovata. Con la riforma del 1917 sono cadute le ultime limitazioni all'eleggibilità per la prima camera, di modo che ogni cittadino, che abbia compiuto i 25 anni, può essere eletto non solo membro della seconda, ma anche della prima camera.
Questa camera può solo accettare o rifiutare le leggi già approvate dalla seconda camera, ma non può modificarne il testo. Il re o per lui il consiglio dei ministri può sciogliere una o tutte e due le camere degli Stati Generali; le nuove elezioni devono seguire entro 40 giorni. I ministri sono nominati dal re, tenendo conto della volontà del popolo come essa si esprime nella seconda camera; cioè il ministro presidente deve essere possibilmente il capo del partito più forte. I ministri possono essere messi in stato d'accusa dalla seconda camera, nel qual caso vengono giudicati dalla Corte suprema di giustizia.
Il territorio dell'Olanda è diviso in undici provincie: Olanda Settentrioriale; Olanda Meridionale; Zelanda; Utrecht; Frisia; Groninga; Drente; Overijssel; Gheldria; Brabante Settentrionale; Limburgo. Le provincie si dividono in comuni, il cui numero nel 1933 era di 1077. Le provincie e i comuni godono d'una larga autonomia. Alla testa della provincia si trova un commissario regio. Egli ha solo voto consultivo negli Stati Provinciali, che sono un collegio eletto per 4 anni, con un sistema di rappresentanza proporzionale, da tutti gli abitanti della provincia, comprese le donne, che abbiano compiuti i 25 anni. Il numero dei membri varia secondo ogni provincia. I membri degli Stati Provinciali eleggono quelli della prima camera del regno e nominano gli alti funzionarî della provincia. Le provincie sono poi divise in cantoni e circondarî, ma si tratta di circoscrizioni giudiziarie; più importante è la divisione in "waterschappen" (regioni acquee), con a capo consigli delle bonifiche, e in "polders". Le "waterschappen" sono antichissime.
Il controllo finanziario sullo stato è esercitato dalla Corte dei conti a L'Aia, i cui membri sono nominati dalla seconda camera.
L'assistenza pubblica è sviluppatissima. Esistono in ogni comune commissioni di assistenza pubblica; poi vi sono dappertutto case di assistenza a vedove, orfani ecc., sovvenzionate e fondate spesso da privati; i più famosi sono i hofjes (v. haarlem). Anche le diverse comunità religiose praticano largamente l'assistenza.
Forze armate. - Esercito. - Comprende forze armate terrestri, metropolitane e coloniali, distinte fra loro. Le prime sono poste alle dipendenze del Ministero della difesa nazionale (esercito e marina); le seconde, del Dipartimento della guerra del Governatorato generale delle Indie olandesi.
Le forze terrestri metropolitane sono costituite di un piccolo nucleo di esercito permanente e da milizie. L'esercito permanente è composto di militari di carriera (circa 1500 ufficiali e 4000 sottufficiali, caporali e soldati); nelle milizie, sono arruolati militari di leva, che vi prestano servizio per un periodo medio complessivo di 165 giorni di prima istruzione e 60 di richiamo. Il territorio è ripartito in 4 regioni militari (l'Aia, Arnhem, Breda, Amersfort), presidiate ciascuna da una divisione.
L'esercito comprende: comando, con sede a l'Aia; grandi unità: 4 divisioni, ciascuna su 2 brigate di fanteria di 3 reggimenti e 1 brigata d'artiglieria da campagna di 2 reggimenti; 1 brigata leggiera, di 1 reggimento ciclisti, 2 reggimenti ussari, 1 corpo artiglieria a cavallo; truppe: fanteria: 8 brigate (24 reggimenti), reggimento ciclisti; cavalleria: 2 reggimenti; artiglieria: 4 brigate (8 reggimenti) da campagna, 1 reggimento da costa, 1 corpo controaerei, 1 corpo a cavallo, 2 reggimenti da fortezza; genio: 1 reggimento genio, 1 corpo pontieri e barcaiuoli posamine; servizî: sanità, intendenza, vestiario ed equipaggiamento, amministrazione.
I reggimenti e i corpi di truppa comprendono un numero vario di "unità d'istruzione", che provvedono all'addestramento delle rcclute e dei riservisti. Il servizio militare è obbligatorio e personale sino al 45° anno d'età per gli ufficiali e i sottufficiali, al 40° per i militari di truppa. Ogni comune o gruppo di comuni fornisce, mediante estrazione a sorte, un certo numero di reclute, proporzionale a quello degli iscritti di leva. Il contingente incorporato annuo ammonta a circa 19.000 uomini, su 74.000 inscritti di leva. Gl'iscritti non estratti a sorte sono esentati dal servizio in tempo di pace; possono essere chiamati alle armi in caso di guerra, di pericolo di guerra, e per esigenze eccezionali. All'istruzione premilitare provvede il landstorm volontario, che attende pure, con appositi corpi, ai servizî automobilistico, ferroviario, di avvistamento aereo di navigazione.
Le forze terrestri coloniali sono costituite di un forte nucleo di unità permanenti, composte di militari di carriera europei e indigeni, rinforzato da un limitato contingente di reclute europee, aventi obblighi di servizio analoghi a quelli metropolitani. Il personale è composto nella misura di circa il 15% da europei e di circa l'85% da non europei.
Le truppe coloniali comprendono 2 divisioni, composte di unità di fanteria, cavalleria, artiglieria, genio, aviazione, servizî. Esse hanno la forza (bilanciata) complessiva di circa 1.100 ufficiali e 34.000 sottufficiali e militari di truppa.
Marina militare. - La marina militare olandese, sorta ai tempi delle prime guerre d'indipendenza dei Paesi Bassi contro gli Spagnoli, ascese rapidamente sino a divenire la prima marina continentale. Però successivamente, nelle lunghe guerre combattute contro l'Inghilterra, che vedeva in questa marina una temibile rivale, guerre in cui rifulse il genio di ammiragli come Tromp e De Ruyter, la forza dell'Olanda sui mari fu fiaccata e dell'imponente marina non è rimasto che il ricordo glorioso. Attualmente la marina olandese si limita al mantenimento di una forza destinata soprattutto alla difesa territoriale delle sue vaste colonie asiatiche: forza non molto grande, ma molto bene organizzata e modernissima per quanto riguarda il naviglio leggiero. La base di questa forza è Macassar.
Le unità principali della marina olandese sono:
Corazzate costiere: De Zeven Provinciën, varata nel 1909, da 6500 tonn. e 16,5 nodi, armata con 2/280, 4/152, 2/75 e 4/37, particolarmente attrezzata per servizio coloniale; Ivan Heemskerk, varata nel 1906, da 5000 tonn. e 16,5 nodi, armata con 2/240, 6/150, 6/76 e 4/37; M. Harpertszoon Tromp, varata nel 1904, da 5300 tonn. e 16 nodi, armata con 2/240, 4/152, 6/75 e 4/37; Hertog Hendrik, varata nel 1902, da 5100 tonn. e 16,5 nodi, armata con 1/240, 4/152, 4/75 e 4/37, utilizzata come nave scuola.
Incrociatori leggieri: 1 (Célebes) in costruzione, da 6000 tonn. e 32 nodi, armato con 6/150, 4/105 antiaerei e 4 mitragliere; 2 (Java, Sumatra varati nel 1920-21, da 7050 tonn. e 31-32 nodi, armati con 10/152, 4/75 e 8 mitragliere, destinati alle Indie Orientali.
Cacciatorpediniere: 2 in progetto da 2500 tonn., armati con 8/120; 8 (Evertsen, De Ruyter, Piet Hein, Kortenaer, Van Galen, V. de Witt, V. Nas, Banckert) varati tra il 1926 e il 1929, da 1640/50 tonn. e 34/36 nodi, armati con 4/120, 2/76 e due tubi di lancio trinati da 533, tutti destinati alle Indie Orientali.
Torpediniere: 14 (in genere contraddistinte da numeri) varate tra il 1904 e il 1918, da 100-300 tonn. e 24-27 nodi, armate con 2/50 o 75 e 2,3 o 4 tubi di lancio da 450.
Sommergibili: 1 tipo O in costruzione; 4 tipo K in costruzione da 770-1040 tonn., 17,5-9 nodi, armati con 8 tubi di lancio da 533 e 1/88; 4 tipo O da 570-700 tonn. e 15-8 nodi, armati con 5 tubi da 533 e 1 mitragliera; 3 tipo K (dal 14 al 16) da 825-1020 tonn., 17-9 nodi, armati con 6 tubi da 533 e 1 cannone da 88, destinati alle Indie Orientali; 3 tipo K (dall'11 al 13), varati nel 1924, da 670-820 tonn. e 15-8 nodi, armati con 2 tubi da 533, 4 da 450 e 1 cannone da 88, destinati alle Indie Orientali; 3 tipo O (dal 9 all'11) varati nel 1924-25, da 515-645 tonn. e 13-9,5 nodi, armati con 2 tubi da 533, 3 da 450 e 1 cannone da 88; 9 tipo K (dal 2 al 10), varati negli anni 1919-23, da 560-700 tonn. e 15-8 nodi, armati con 4-6 tubi da 450 e 1 cannone da 75 o 88, tutti destinati alle Indie Orientali; 8 sommergibili antiquati varati negli anni 1911-15, tra cui uno già tedesco ed uno già inglese arenatisi durante la guerra sulla costa olandese e successivamente comprati dall'Olanda.
Posamine: Nautilus, varato nel 1929, da 950 tonn. e 14 nodi, capace di 40 armi; 2 (Douwe Aukes e V. Meerlant), varati negli anni 1920-24. da 740 tonn. e 13 nodi, capaci di 60 armi; Krakatau, varato nel 1924, da 1160 tonn. e 20 nodi, capace di 150 armi, armato con 2/75 e 4 mitragliere, destinato alle Indie Orientali; Pro Patria, varato nel 1922, da 612 tonn. e 10 nodi, capace di 80 armi, armato con1/75 e 4 mitragliere, destinato alle Indie Orientali; 14 unità antiquate, di cui 4 destinate alle Indie Orientali.
Dragamine: 4 varati nel 1929, da 191 tonn. e 14,5 nodi, destinati alle Indie Orientali; 4 varati nel 1916, da 300 tonn., destinati in patria.
Cannoniere: 1 (Johan Mauritius van Nassau) varata nel 1932, da 1535 tonn. e 15 nodi, armata con 3/150 e 4 mitragliere antiaeree da 40, per le Indie Orientali; 2 (Flores, Soemba), varate nel 1925, da 1680 tonn. e 15 nodi, armate con 3/152, 1/75 e 6 mitragliere, destinate alle Indie Orientali; alcune antiquate, di cui . na destinata come nave scuola per gl'indigeni nelle Indie Orientali.
Motoscafi: 4 costruiti da Thornycroft nel 1927, da 11-14 tonn. e 37-39 nodi, armati con 2 siluri da 457 e 4 mitragliere, destinati alle Indie Orientali.
Inoltre la marina olandese conta un certo numero di unità sussidiarie (navi appoggio-sommergibili, navi per la protezione della pesca, ecc.). gli effittivi sono di circa 7500 uomini.
Aviazione militare. - L'aviazione militare olandese, che non è arma indipendente, è suddivisa in tre organizzazioni: 1. aviazione metropolitana dell'esercito; 2. aviazione della marina; 3. aviazione dell'esercito coloniale. Le prime due dipendono dal Ministero della difesa, la terza dal Ministero delle colonie.
Il comando dell'aviazione dell'esercito è a Soesterberg e gli aeroporti militari sono: Soesterberg, Schiphol, Gilze, Rijen, Oldebroek.
Il comando dell'aviazione della marina ha sede a Den Helder e le stazioni aeree della marina sono: De Mok (idroscalo), De Koog (aeroporto terrestre con scuola di pilotaggio), Schellingwoude (idroscalo), Veere (idroscalo), Flessinga (aeroporto terrestre). L'aviazione della marina è stata costituita nel 1917; dapprima essa formava un'unità navale separata, sotto il comando del capo di Stato maggiore della marina, ma nel 1921 fu suddivisa in parecchie unità, ciascuna dislocata in un aeroporto navale e sotto lo stesso comando delle basi navali presso le quali erano situati gli aeroporti: le questioni tecniche sono affidate al dipartimento della marina. Il compito principale dell'aviazione della marina è prettamente coloniale e di cooperazione con la flotta; in patria il compito si riduce all'allenamento del personale necessario alle colonie e alla sorveglianza delle coste, oltre all'eventuale protezione degli obiettivi marittimi importanti.
L'aviazione militare olandese comprende complessivamente circa 400 velivoli e circa 5000 uomini, tra ufficiali e comuni.
Culti. - Per l'evangelizzazione dei Paesi Bassi, ad opera di S. Amando, Eligio di Noyon e poi di S. Willibrord, con la fondazione dei vescovati di Utrecht e Groninga, suffraganei di Colonia, v. paesi bassi: Storia; per l'introduzione delle idee della Riforma, prima in senso luterano, poi sempre più spiccatamente calvinistico, e per l'influsso che il contrasto religioso esercitò sulla separazione delle Provincie Unite d'Olanda dalla Spagna, v. appresso: Storia. A nulla valse, per difendere il cattolicismo nella regione, il tentativo di darle una nuova organizzazione ecclesiastica, con l'istituzione delle nuove provincie ecclesiastiche di Utrecht, con 6 suffraganei, e di Haarlem, con 5.
Mentre la chiesa riformata di confessione calvinista si andava organizzando in varî sinodi, come quelli di Dordrecht (1578) e dell'Aia (1586), veniva meno l'arcivescovato cattolico di Utrecht, poiché non essendo stato possibile dare un successore all'arcivescovo Federico Schenk van Toutenburg (morto nel 1580), la giurisdizione sui cattolici olandesi passava all'arcivescovo di Colonia, che nominava un vicario apostolico, Sasbout Vosmeer, consacrato nel 1602 arcivescovo di Filippi in partibus.
La chiesa riformata olandese attraversò a sua volta varie traversie, innestandosi le questioni teologiche sui contrasti politici, che in parte spiegano il dissidio tra gli ortodossi o gomaristi, fedeli agli Orange, e gli arminiani, che, condannati nel sinodo di Dordrecht del 1618, si organizzarono come "rimostranti" in una chiesa a parte. Del resto, anche altre confessioni, come gli anabattisti mennoniti e i luterani, poterono svolgere la loro vita religiosa nell'Olanda, che diede nel corso dei secoli XVII e XVIII ospitalità a molti perseguitati per causa di religione: ebrei spagnoli e portoghesi, poi anche dell'Europa orientale, calvinisti francesi durante le guerre di religione e dopo la revoca dell'editto di Nantes, dissidenti inglesi; tanto da poter apparire come la roccaforte della tolleranza religiosa. Tutto questo non senza che nella stessa chiesa riformata nazionale si producessero dissensi, che assunsero talvolta l'aspetto di reazioni della rigida ortodossia calvinista contro tendenze lassiste, e non senza che vi si risentisse l'eco o l'influsso di movimenti spirituali e filosofici (cartesianismo, spinosismo, pietismo, illuminismo, deismo inglese, ecc.). I luterani si divisero nel 1791 nella chiesa evangelica-luterana (Evangelisch-luthersche kerk) e nella chiesa evangelica-luterana restaurata (Hersteld evangelisch-luthersche kerk) mentre fra gli ebrei perdurava la distinzione tra sefarditi (spagnoli e portoghesi) e ashkĕnāzīm (v.). Più difficili erano le condizioni fatte alla Chiesa cattolica, organizzata ormai come chiesa missionaria, mentre nel clero incontrava grande favore il giansenismo. Furono queste simpatie la causa dello scisma di Utrecht, che dura tuttora (v. vecchi cattolici).
La repubblica batava e poi Luigi Napoleone tentarono di riorganizzare le varie chiese e anche di rendere meno grave la condizione dei cattolici. Ma, se un primo segno delle nuove tendenze si può vedere nella fondazione della Società missionaria olandese (Rotterdam, 1797), la riorganizzazione fu opera del re Guglielmo I. Tuttavia in luogo dell'unione, si ebbero nuove scissioni: nel 1834 la chiesa riformata cristiana (Christelij gereormeerde kerk) si contrapponeva alla chiesa ufficiale (Nederlandsche hervormde kerk); più tardi si staccava un'altra chiesa dissidente, la Nederduitsche gereformeerde kerk, che nel 1892 si univa con la prima nominata, formando le chiese riformate in Olanda (gereformeerde kerken in Nederland), mentre un piccolo gruppo di dissidenti continuava a tenere in vita la chiesa del 1834.
Per quanto riguarda i cattolici, la loro posizione avrebbe dovuto essere regolata secondo il concordato conchiuso, dopo difficili trattative, nel giugno 1827. Ma il distacco del Belgio dall'Olanda impedì che esso avesse applicazione completa ed effettiva. Dopo una serie di misure, rivolte a riorganizzare i vicariati apostolici in base alle mutate circostanze politiche e mentre la condizione dei cattolici migliorava, soprattutto sotto Guglielmo II, nel 1852 venivano conclusi gli accordi, che permettevano a Pio IX di ricostituire la gerarchia, con il breve del 4 marzo 1853, istituendo la provincia ecclesiastica di Utrecht, con suffraganei Bosco Ducale (s'Hertogenbosch), Breda, Haarlem e Roermond.
I vecchi cattolici conservano il loro arcivescovato di Utrecht, con due suffraganei, Deventer e Haarlem.
Attualmente non solo è garantita la libertà religiosa, ma nel bilancio dello stato sono stanziate somme per le spese di culto, ecc. delle varie confessioni religiose.
Secondo il censimento del 1930 si avevano:
Gli appartenenti alla chiesa riformata olandese rappresentavano, nel 1909, 1920 e 1930 rispettivamente il 44,18, il 41,17 e il 34,43% della popolazione; i cattolici, il 35,02, il 35,61 e il 36,43%; i senza religione, il 4,97, il 7,77 e il 14,42%.
Ordinamento scolastico. - Gl'istituti scolastici si dividono in tre gruppi: scuole elementari, scuole medie e università. Oltre le scuole statali esistono numerose scuole private, in maggioranza confessionali, tanto protestanti quanto cattoliche. Per l'insegnamento superiore esistono tre università statali; la più antica e la più famosa è quella di Leida, fondata nel 1575 (nel 1933 aveva 2733 studenti); seguono quella d'Utrecht (nel 1933 contava 2951 studenti, compresi quelli della scuola superiore di veterinaria) e quella di Groninga (con 1119 studenti). La città d'Amsterdam ha un'università municipale (2630 studenti). Un'università protestante (Vrije Universiteit) si trova ugualmente ad Amsterdam (537 studenti), mentre a Nimega esiste un'università cattolica (487 studenti). Accanto alle università esistono varie scuole superiori: a Delft per le scienze tecniche (1929 studenti) e a Wageningen per l'agricoltura (495 studenti). Per l'insegnamento superiore delle scienze commerciali ed economiche vi sono una scuola superiore privata aconfessionale a Rotterdam (446 studenti) e un'altra cattolica a Tilburg (149 studenti). Gli studenti universitarî nel 1933 erano complessivamente 13.476.
Le scuole destinate a preparare per gli studî universitarî sono i ginnasî e da qualche anno i licei. Il numero dei ginnasî statali è di 43, quelli privati (confessionali) ammontano a 53. Le scuole secondarie per eccellenza sono le hoogere burgerscholen; esse erano in origine destinate a un insegnamento generale per i giovani che si preparavano agl'impieghi civili, amministrativi o economici. In un secondo tempo queste scuole si sono sviluppate fino a divenire anche istituti di preparazione per gli studî universitarî nel ramo tecnico; tale sviluppo rese necessaria la divisione delle hoogere burgerscholen in due categorie, A e B, la prima più specialmente letteraria e filosofica, la seconda con carattere più tecnico e che dà maggiore rilievo alle scienze naturali ed esatte. Vi erano, nel 1933, 49 "scuole superiori borghesi" dello stato, 50 comunali e 47 private. Numerosissimi poi gli altri tpi di scuole secondarie per l'insegnamento commerciale, industriale, navale, agricolo (31) tra le quali la scuola agricola coloniale di Deventer.
Per quanto riguarda le scuole elementari, il loro numero in questi ultimi anni è aumentato moltissimo, poiché lo stato ha facilitato assai il sorgere di scuole private, di modo che anche nei piccoli comuni, accanto alla scuola pubblica aconfessionale se ne trova una, o anche diverse, di carattere confessionale. I metodi pedagogici nuovi, metodo Montessori e metodo Dalton, vengono applicati in alcune scuole speciali. L'analfabetismo in Olanda non esiste.
Finanze. - Bilanci e debito pubblico. - Il bilancio dell'Olanda va sempre più evolvendosi verso un bilancio netto. La zecca, le fabbriche d'armi, le poste, i telegrafi, i telefoni, i conti correnti postali, la stamperia nazionale, il porto di pesca di IJmuiden e le miniere di carbone del Limburgo, sono costituiti in aziende autonome con bilanci separati. I bilanci delle colonie sono pure distinti da quello generale; a questo però le colonie sono obbligate in parte a contribuire. Le ferrovie sono gestite da due compagnie di cui lo stato è azionista e lo stato percepisce anche la maggior parte degli utili della Banca d'Olanda, in corrispettivo del privilegio dell'emissione. Il fondamento delle entrate ordinarie è costituito dalle imposte dirette (specialmente sul reddito) e da quelle sui consumi (soprattutto sullo zucchero e sugli alcoolici). Le spese principali sono quelle per il servizio del debito pubblico, per l'educazione nazionale e per i lavori pubblici (soprattutto per il mantenimento delle dighe).
Nell'esaminare l'andamento delle entrate e delle spese dell'Olanda dall'inizio della guerra mondiale a oggi, bisogna anzitutto notare che le spese dipendenti dalla guerra (di cui l'Olanda fu gravata nonostante la sua neutralità: per la mobilitazione, per il sostentamento dei rifugiati belgi, per il servizio viveri in conseguenza del blocco e per la disoccupazione) e così pure le entrate derivanti dalle nuove tasse sui profitti di guerra e per la difesa nazionale, sono state raggruppate, dal 1914 al 1924, in un bilancio separato, detto bilancio di crisi (la differenza tra la spesa complessiva di 2313 milioni di fiorini e l'entrata complessiva di 1032 milioni è stata coperta con prestiti, il cui servizio è pure amministrato a parte). Ciò nonostante, sia durante la guerra mondiale (1914, 1915 e 1918), sia nei primi anni del dopoguerra (1921, 1922 e 1923) anche le spese ordinarie del bilancio generale hanno spesso superato le entrate (in questi ultimi anni, soprattutto in conseguenza delle nuove leggi sociali e sull'istruzione pubblica, oltre che per il generale aumento dei prezzi); questi deficit sono stati però largamente compensati dai grandi avanzi verificatisi negli esercizî successivi, dal 1924 al 1930, sia per la riduzione delle spese e la diminuzione dei prezzi, sia per la generale ripresa dell'attività economica. A partire dal 1931, come conseguenza soprattutto della crisi, le entrate sono state nuovamente inferiori alle spese.
Il debito pubblico interno al 1 luglio 1934 ammontava a 3454 milioni di fiorini di cui 2831 di debito consolidato e 623 di fluttuante. L'Olanda non ha debito estero ma al contrario ha concesso crediti all'estero (soprattutto alla Germania, oltre che al Belgio, all'Austria ecc.) per un ammontare che al 1 gennaio 1934 era complessivamente di 122 milioni di fiorini. Varî miliardi di titoli esteri sono inoltre nelle mani di cittadini olandesi.
Moneta e credito. - L'unità monetaria è il fiorino d'oro (10 fiorini = 6,048 grammi d'oro fino) e monete d'oro da 10 fiorini circolano effettivamente accanto alle monete sussidiarie d'argento, di bronzo e di nichel. La circolazione è però soprattutto composta di biglietti della Banca d'Olanda, istituto di credito privato fondato nel 1814, cui è stato concesso nel 1863 (e successivamente più volte prorogato) il privilegio dell'emissione con l'obbligo di tenere una riserva metallica pari almeno al 40% della circolazione.
La libertà di esportazione dell'oro, sospesa l'8 agosto 1914, fu ristabilita il 30 aprile 1925, solo però nei riguardi di alcuni paesi (Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda, Africa del Sud, Indie Olandesi). Nonostante la crisi e il contraccolpo della caduta della sterlina e del dollaro, l'Olanda non ha più abbandonato la base aurea.
Al 30 giugno 1934 i biglietti di banca in circolazione ammontavano a 881,6 milioni e la riserva aurea era di 841,5 milioni.
I principali istituti di credito, oltre alla Banca d'Olanda (che è andata assumendo il carattere di banca delle banche) sono la Handel Maatschappij (compagnia commerciale fondata da Guglielmo I nel 1821 per il commercio con le colonie e dedicatasi dal 1880 anche all'esercizio del credito), l'Amsterdamsche Bank (fondata nel 1871), la Rotterdamsche Bankvereeniging (sorta nel 1911 da una fusione), l'Incasso Bank (fondata nel 1891) e la Twentsche Bank (fondata nel 1858, trasformata nel 1916).
La Borsa dei titoli di Amsterdam, che è una delle più antiche del mondo (inizio del sec. XVII), è anche la più importante del continente europeo.
Bibl.: Per l'ordinamento dello stato, v.: W. F. Wijthoff, De staatsinrichting van Nederland, Haarlem 1923; E. J. Beumer e P. A. Diepenhorst, Onze staatsinrichting, Utrecht 1924; A. A. Struycken, Het staatsrecht van het koninkrijk der Niederlanden, Arnhem 1928; R. Kranenburg, Het nederlandsche staatsrecht, Haarlem 1928. - In particolare per l'ordinamento finanziario vedi: C. Eisfeld, Das niederländische Bankwesen, voll. 2, L'Aia 1916; Hildebrand, Het ontstaan van het moderne bankwezen in Nederland, Rotterdam 1922; M. J. van der Flier, War finance in the Netherlands up to 1918, Oxford 1923; R. Kiliani, Die Grossbankenentwicklung in Holland und die mitteleuropäische Wirtschaft, Lipsia 1923; Gendenkboek der Nederlandsche Handel Maatschappij 1824-1924, Amsterdam 1924; G. W. T. Bruins, Der Staatshaushalt und das Finanzsystem der Niederlande vom Beginn des 19. Jahrh. bis zur Gegenwart, in Handbuch der Finanzwiss., III, Jena 1928.
Storia.
La storia dell'Olanda, cioè dei territorî che costituiscono l'odierno regno d'Olanda, fino al 1580 circa è intimamente legata a quella del Belgio, tanto che Olanda e Belgio insieme sono stati designati nel basso Medioevo con il nome comune di Paesi Bassi (mantenuto poi ufficialmente dai Paesi Bassi settentrionali, cioè dallo stato che è attualmente il regno d'Olanda) che non indicava una unità politica ma solo una certa unità ideale.
Le terre degli odierni Paesi Bassi sino al 1580. - Parte del territorio neerlandese, specie il Limburgo, l'Overijssel, il Drente, la Gheldria, cioè la parte geologicamente più vecchia, deve essere stata abitata già verso la fine dell'epoca paleolitica (Magdaleniano, 10.000 a. C.); vi si trovano strumenti in pietra di rozza lavorazione. Le terre della contea di Olanda, di Zelanda, Utrecht, Frisia, Groninga erano ancora in formazione e i fiumi non avevano ancora il percorso attuale. I depositi dei fiumi fecero rialzare lentamente le basse terre, in cui si svilupparono impenetrabili foreste disabitate. Dune sabbiose separavano dal mare uno stretto mare interno, o meglio una laguna dove acqua marina e acqua dei fiumi si mescolavano e dove lentamente le piante acquatiche formarono terre torbose. Intorno al sec. IV a. C. i Celti penetrarono nella parte già abitabile e lasciarono tracce di sé nei hunnebedden (specie di dolmen), costruiti con pietre provenienti dalle montagne scandinave e portate sul posto dagl'immensi ghiacciai dell'epoca glaciale. Veramente i hunnebedden, che risalgono fino al 1000 a. C., erano preesistenti ai Celti, ma questi li adottarono e più tardi anche popoli germanici fino al sec. II d. C. costruirono, specie nel Drente, tombe dello stesso tipo. Circa un secolo prima dell'inizio dell'era cristiana popoli germanici penetrarono nel nord-est del territorio e si stabilirono pure lungo le coste, spingendo i Celti sulla riva sinistra del Reno. I nomi Lugdnum Batavorum, Noviómagus e Batavodurum per le loro particolarità linguistiche indicano che i Celti già avevano dato origine a qualche città a destra del fiume, ove però al tempo di Cesare erano stabilite stirpe germaniche: Batavi nel delta del Reno; Frisoni nella regione settentrionale; Canninefati nelle dune; poi Tubantes, Bructeri, Chamavi e Tencteri. Le condizioni di vita furono molto migliorate dai Romani, che insegnarono alle popolazioni a costruire dighe e scavare canali. La fossa Drusiana scavata per migliorare le comunicazioni con l'Almere o Lago Flevo e col mare è l'odierno Vecht sul quale è situato Utrecht (Traiectum) e non l'IJssel di Gheldria come si supponeva fino a pochi anni fa. I Frisoni furono sottomessi da Druso (9 a. C.), ma rimasero fedeli alla loro cultura germanica; essi più ancora dei Batavi erano famosi come navigatori. Già verso la fine del sec. II nuove stirpi germaniche, i Franchi, premevano sulla frontiera; nel 358 essi passarono il fiume e si stabilirono nella Toxandria (Brabante Settentrionale). Intorno al 400 i Romani abbandonarono del tutto la linea del Reno in Olanda (v. germania, vol. XVI, p. 719).
Ora i Franchi Salî invasero la Germania Inferiore e la Gallia Belgica. Dopo un lungo periodo di movimenti migratorî troviamo sul territorio dell'odierno regno i Franchi stabiliti nell'odierno Brabante, nell'Olanda Meridionale e in gran parte della Gheldria (Betuwe e Veluwe); i Sassoni nell'Overijssel, Drente, parte della Gheldria, ma anche nella Zelanda e alle foci dei grandi fiumi e perfino in Fiandra; i Frisoni nell'Olanda Settentrionale, nella Frisia e lungo le coste dalle Fiandre fino alla Danimarca. I primitivi abitanti di razza alpina lasciarono tracce di sé nelle provincie a sud dei grandi fiumi. Ancora oggi nel popolo olandese si possono distinguere questi quattro elementi. I Franchi, occupata poi tutta la Gallia, si romanizzarono e poco si curarono del loro paese d'origine, la Toxandria, ove peraltro la primitiva barbarie franca venne lentamente trasformata dal cristianesimo, diffuso da S. Amando e S. Eligio. Fino dai tempi romani esisteva sul territorio neerlandese il vescovado di Tongres con sede a Maastricht. Tra i Frisoni e i Sassoni il cristianesimo venne predicato nel secolo VIII da missionarî anglosassoni (S. Willibrord e S. Bonifacio), cioè da gente di razza e lingua affini; più tardi essi vennero cristianizzati con la violenza da Carlomagno ed entrarono allora nel grande regno franco. La lingua dei Franchi Salî, il basso franco, divenne così, lentamente, la lingua neerlandese; i Frisoni però conservano tuttora la lingua propria, almeno nella Frisia centrale. Già al tempo di Carlomagno rinacque il commercio, spentosi nell'epoca delle grandi migrazioni. Ne fu centro fiorente la città di Dorestad, più tardi completamente distrutta dai Normanni, delle cui invasioni forse nessun'altra terra ha tanto sofferto. Altro centro commerciale era Stavoren in Frisia.
Intorno al 1000 nulla ancora indicava che i Paesi Bassi non sarebbero stati assorbiti dalla Germania: l'imperatore si appoggiava sul vescovo di Utrecht che era in possesso di grandi feudi (le odierne provincie di Utrecht, Overijssel e Drente, gran parte dell'Olanda e della Gheldria, nonché nominalmente della Frisia e di Groninga). Avversarî del vescovo erano il conte di Olanda e il conte, più tardi duca, di Gheldria.
Ma il grande indebolimento del potere imperiale per effetto delle lotte dell'investitura, rese del tutto indipendenti i signorotti nei Paesi Bassi. Nel sec. XIII il commercio da Utrecht, Stavoren e Tiel si trasferì nelle Fiandre; l'Olanda e la Zelanda erano invece ancora in arretrato in confronto alla Gheldria e ad Utrecht. Solo intorno al 1300 cominciò la lenta ascesa economica della contea d'Olanda. La terra neerlandese era ancora assai poco sicura. Le dighe, spesso trascurate, non sempre bastavano a trattenere il mare in tempesta. L'Olanda, come la Zelanda, si componeva quasi interamente di isole, talune protette da dighe, altre no, ma tutte in continua trasformazione; tra il 1170 e il 1400 si formò lo Zuiderzee (spaventosa inondazione nel 1260); nel 1277 il Dollard, un altro mare interno, più tardi in gran parte prosciugato, venne a separare i Frisoni orientali da quelli centrali. Nel 1421 tutta una grande parte della contea di Olanda fu sommersa; la città principale, Dordrecht, fu staccata dalla terraferma, il Reno e la Mosa cambiarono foce e l'Olanda fu staccata dal Brabante, mentre una ventina di villaggi sparirono.
Sorgono lentamente nuove città neerlandesi, prima Dordrecht, poi Haarlem, Amsterdam, Middelburg, Groninga. I diversi staterelli lentamente si uniscono: la Gheldria s'ingrandì con Zutphen. L'Olanda e la Zelanda dopo le tumultuose guerriglie di Giacomina di Baviera (v.), passarono nel 1422 al duca di Borgogna. Ma, mentre i Paesi Bassi meridionali s'erano uniti nel 1441 nella Borgogna, gran parte di quelli settentrionali rimase per allora indipendente; solo Carlo V, che, dopo avere ottenuto la Frisia nel 1524, Utrecht e l'Overijssel nel 1528, Drente e Groninga nel 1536, divenne nel 1543 anche duca di Gheldria, riunì sotto il suo dominio ciò che siamo avvezzi a chiamare "i Paesi Bassi", a esclusione della Frisia orientale, di Cleve e Gulik. La frontiera orientale era del tutto arbitraria e non esisteva in quel momento alcuna differenza culturale o linguistica, tra Overijssel e Bentheim; solo in seguito alla guerra degli Ottant'anni le frontiere del 1543 all'est rimasero su per giù definitive.
Geert Groote, la devotio moderna, Wessel Gansfoort ed Erasmo sono già precursori della Riforma; tuttavia il luteranesimo nei Paesi Bassi ove Carlo V poteva agire assai più energicamente che non nella Germania, ebbe poca fortuna. La persecuzione fece fuggire molti protestanti neerlandesi fuori dei dominî diretti di Carlo, e preparò in un certo modo il campo agli eccessi degli anabattisti.
Intorno al 1560 si diffuse nel paese il calvinismo che ben presto sopraffece tutte le altre correnti protestanti. Specialmente le provincie del sud, Fiandra e Brabante, inclinarono verso la nuova religione. Il fatto che il calvinismo rende lecita la rivolta dei sudditi contro il sovrano che inveisce contro la "vera religione" spiega come in un paese, dove nobiltà e cittadini si videro minacciati nei loro privilegi da una forte tendenza assolutistica del loro monarca, chi sentiva inclinazioni verso il protestantesimo, preferì il bellicoso calvinismo alla più mite dottrina di Lutero.
I decreti contro i protestanti divennero sempre più severi e la persecuzione fece molte vittime. Nel 1565, i nobili uniti in un compromesso presentarono alla governatrice, Margherita di Parma, una supplica per porre fine alla persecuzione. Essa ebbe un momento di esitazione; ma poi ritornò all'usata severità, facendo così scoppiare gravi tumulti iconoclastici (1566). Il re per punire il paese inviò il duca d'Alba con un forte esercito. I calvinisti in gran numero fuggirono; molti si diedero alla pirateria (gueux del mare). Il duca d'Alba istituì un tribunale dei torbidi e mandò a morte centinaia di calvinisti. Il principe d'Orange dalla Germania invase il paese nel 1568; lo stesso fece suo fratello Ludovico conte di Nassau (v.). Quest'ultimo dopo la vittoria di Heiligerlee si dovette ritirare e Guglielmo non riuscì ad incontrare il nemico.
Nel 1572 i gueux del mare per intimidazione si resero padroni della città di Brielle; molte città olandesi si ribellarono e un governo provvisorio, convocato a Dordrecht, acclamò Guglielmo statolder. Il duca d'Alba si recò con le truppe in Olanda, distruggendo Malines, Zutphen e Naarden; dovette assediare Haarlem che resistette per otto mesi; non riuscì nell'assedio di Alkmaar e Leida, che, due volte assediata, resistette abbastanza per dare tempo a Guglielmo di far aprire le dighe. Distruggendo il prodotto di secoli di lavoro si riuscì a far inondare tutta la provincia, di modo che la flotta dei gueux poté assalire l'esercito assediante. La liberazione di Leida fu un avvenimento di capitale importanza; lentamente la ribellione dava origine a un nuovo stato libero. Nel 1576 le truppe spagnole mal pagate si ribellarono e dalla Zelanda ove si trovavano invasero prima la Fiandra, poi il Brabante.
Dalla pacificazione di Gand all'unione di Utrecht. - Lo spaventoso sacco di Anversa, città pur fedele al re, da parte della soldatesca spagnola (furia spagnola, 1576) riunì per il momento cattolici e protestanti nella pacificazione di Gand (v. gand, XVI, p. 363 seg.), atto di pace tra le provincie sino allora fedeli al re e quelle ribelli, con impegno di liberare la "patria comune" dall'odiato esercito straniero.
In quel periodo Guglielmo I d'Orange inizia il suo duello politico con don Giovanni d'Austria che cercava un compromesso (accontentando quindici regioni, intendeva assalire poi le due regioni ribelli: l'Olanda e la Zelanda) e che perciò con l'Editto Eterno accettava la pacificazione e ritirava le truppe spagnole dal paese. Ma Guglielmo d'Orange, intuito il suo piano, riuscì a seminare la sfiducia intorno a lui e quando don Giovanni ebbe occupato Namur, un movimento popolare generale, abilmente sfruttato dall'Orange, lo costrinse ad accettare condizioni umilianti che furono rese ancora più gravi quando il popolo di Bruxelles obbligò gli Stati Generali a chiamare Guglielmo nella città. Alla fine del 1577 gli Stati Generali destituirono don Giovanni e di propria iniziativa nominarono un altro governatore, Mattia d'Austria, che fu governatore solo di nome. Ma le cose cambiarono con la nomina, da parte di Filippo II, di Alessandro Farnese, tanto più che, dimenticata un po' la "furia spagnola", le divergenze religiose si facevano avvertire nuovamente assai forti. Per passione religiosa la popolazione mandava a vuoto gli sforzi unitarî di Guglielmo d'Orange. Egli tentò ancora di reprimere le passioni con una pace religiosa, per cui ognuno sarebbe stato libero di abbracciare la religione preferita; ma il suo progetto fallì e in pratica la pace religiosa rimase ristretta alla sola Anversa di cui l'Orange era burgravio.
Intanto nel gennaio 1578 le truppe spagnole sotto la guida di don Giovanni e del giovane Alessandro Farnese avevano riportato una grande vittoria a Gembloux sull'esercito degli Stati Generali. Parte dell'esercito sconfitto, composta di soldati valloni sotto Montigny si ammutinò. Fatta causa comune con un gruppo di nobili valloni, i "malcontenti", il Montigny entrò in trattative con Alessandro Farnese.
Con l'"Unione di Arras" (v. arras, IV, p. 577), i Paesi Bassi valloni vennero a una riconciliazione provvisoria col re, che, dopo un'ulteriore persecuzione contro i cattolici da parte della riottosa plebe di Gand, si cambiò in una pace.
L'Unione di Utrecht. - Il principe d'Orange aveva preveduto da tempo la piega che le cose stavano per prendere nel mezzogiorno e, sempre tentando di evitare la separazione, non tralasciava d'altra parte di premunirsi. Non potendo egli agire apertamente contro la pacificazione di Gand di cui era stato l'autore, si servì del fratello, conte Giovanni di Nassau, dal marzo 1578 statolder di Gheldria, perché si giungesse a una unione più stretta tra l'Olanda da una parte e il più gran numero possibile delle altre provincie dall'altra.
L'iniziativa non poteva partire dall'Olanda, già sospetta di voler dominare sulle altre provincie; invece si poteva sperare che, se fosse partita dalla Gheldria, anche altre provincie sarebbero pure entrate nella nuova unione. Sotto il dominio del nuovo statolder ben presto i calvinisti presero il sopravvento nella Gheldria; i magistrati troppo recalcitranti furono come "spagnolizzanti" sostituiti da altri: e così lentamente fu vinta l'opposizione della Gheldria cattolica assai gelosa dell'autonomia regionale.
Preparatosi in tal modo il terreno, deputati di Olanda, Zelanda e Frisia si riunirono con gli stati di Utrecht nel dicembre 1578 e si venne a un accordo. Molte erano le città e le provincie contrarie; Guglielmo d'Orange stesso non approvò il testo dell'Unione, ben diverso dal suo primo progetto, ma il conte Giovanni, contro l'opposizione di molti e perfino contro la volontà del fratello, riuscì a ottenere il proprio intento. Il 23 gennaio 1579 l'Unione di Utrecht (v.) fu firmata da Giovanni di Nassau come statolder della Gheldria, dai plenipotenziarî dell'Olanda, Zelanda, Utrecht e dagli Ommelanden di Groninga. Più tardi la firmarono altre parti della Gheldria e qualche città della Frisia, infine Rennenberg, nobile cattolico e vallone, statolder di Frisia, Overijssel, Groninga, Drente e Lingen. La città di Groninga invece rifiutò. Anche l'intera Fiandra, più Anversa, e altre città del Brabante firmarono l'Unione. Il 3 maggio, cioè quando la pace tra Filippo II e le provincie valloni era divenuta inevitabile, la firmò anche Guglielmo d'Orange. Questo accordo era destinato a divenire il fondamento di un nuovo stato europeo e a formarne per più di due secoli lo statuto.
Per esso, le regioni convengono di rimanere riunite per sempre come un solo stato, ma in modo tale che le prerogative e i privilegi di ogn) singola regione e di ogni città siano salvaguardati; di aiutarsi a vicenda contro chiunque. Per conchiudere una pace o una tregua, per dichiarare una guerra, per stabilire tasse, è necessario il consenso unanime; per altre questioni basta la maggioranza. Nessuno può essere perseguitato per cause religiose; l'Olanda e la Zelanda si possono comportare in materia religiosa come credono meglio; le altre regioni prenderanno le misure che i loro magistrati giudicheranno opportune.
L'Unione di Utrecht non fu la fine della pacificazione di Gand e non fu un atto di separazione; essa anzi sviluppava in modo preciso uno dei concetti della pacificazione: la difesa contro l'invasione spagnola e l'aiuto reciproco per l'indipendenza comune, mentre l'Unione di Arras sviluppava la pacificazione nel senso della preservazione della fede cattolica e della fedeltà al re. Solo più tardi, per effetto delle circostanze, l'Unione di Utrecht assunse un carattere esclusivo. Ancora nel 1579 il calvinismo non era più diffuso nel nord che nel sud dei Paesi Bassi e solamente quando dopo le grandi conquiste di Alessandro Farnese, il Brabante e le Fiandre ritornano interamente al re, comincia un movimento d'immigrazione di calvinisti da quei territorî nei Paesi Bassi Settentrionali di modo che ivi intorno al 1585 se non ancora la maggioranza, la parte più valida della popolazione è composta da calvinisti.
Dall'unione di Utrecht alla morte di Guglielmo d'Orange. - Gli anni dopo la fondazione dell'Unione furono per Guglielmo e per il giovane stato anni disastrosi. Dappertutto, salvo in Olanda e Zelanda, sempre ferme e sicure, vi era incertezza, senso di scoraggiamento. Alessandro Farnese cominciò la guerra con grande ardore e ottenne successi importanti. Nel 1579 prese Maastricht. Più doloroso fu il tradimento dello statolder Rennenberg, il quale aveva sempre criticato l'Unione e nel 1580 passò, per lauti compensi, dalla parte del re; andarono perduti per gli Stati Generali la città di Groninga, gli Ommelanden, parte di Drente e dell'Overijssel. Cominciò nel nord-est un'estenuante guerriglia che per quattordici anni fece soffrire quelle provincie, guerriglia nei primi anni assai sfortunata per gli Stati Generali che perdettero Delfzijl, Koevorden e Oldenzaal nel 1580, altra parte dell'Overijssel nel 1581 e la fortissima città di Steenwijk nel 1582, finché nel 1594 Maurizio riconquistava Groninga all'Unione.
Un'altra perdita fu la partenza di Giovanni di Nassau, per la Germania. Il principe Guglielmo poi nel 1580 era stato messo al bando da Filippo II.
Fino a questo momento la guerra era stata sempre condotta contro la soldatesca spagnola, mentre il re era nominalmente rispettato; ora anche questo atteggiamento mutò. La questione stessa della sovranità fu così sollevata e le discussioni in merito non furono tenute più ad Anversa, ove i numerosi "pagnolizzanti" tra il ceto commerciale rendevano poco sicuri i convegni degli Stati Generali, ma a L'Aia, dove si trasportò il governo centrale. Il 26 luglio 1581 gli Stati Generali solennemente rifiutarono Filippo II come loro sovrano.
Come nuovo sovrano si pensò da parte del principe d'Orange a Francesco di Valois, duca d'Angiò, fratello di Enrico III re di Francia, sia per ottenere l'aiuto francese contro la Spagna, sia per attenuare il carattere di guerra religiosa che la rivolta sempre più assumeva. Ma i calvinisti erano contrarî al duca d'Angiò perché cattolico. Nel 1582 il duca accettò la sovranità che però gli fu concessa a condizioni tali che il suo prestigio era pressoché nullo. Nel gennaio del 1583 egli s'impadronì di qualche città fiamminga per aumentare la sua influenza; ma il tentativo di prendere anche Anversa per sorpresa ("furia francese") fallì. Nel 1584 la morte del duca pose fine ai tentativi di riconciliazione con gli Stati Generali. L'Olanda e la Zelanda allora vollero ripetere l'invito formulato già a varie riprese, che il principe d'Orange accettasse come conte la sovranità su quelle due provincie. Egli accettò, ma due giorni prima del giorno destinato per l'incoronazione cadde vittima di Balthasar Gérard (v.).
Dalla morte di Guglielmo alla invincible armada. - Le condizioni generali del paese alla morte del principe erano tragiche. I Paesi Bassi, una volta fra le terre più ricche d'Europa, prospere per commerci e industrie, erano in gran parte, specie nel mezzogiorno, ridotti un deserto. Il partito nazionale era rimasto senza capo e sembrava poca cosa al governo spagnolo il vincere oramai ogni resistenza. Infatti Alessandro Farnese continuò l'offensiva, e nel 1584 s'impadronì di Bruges, Gand e Ypres e mise l'assedio ad Anversa che dopo un anno si dovette arrendere. La caduta di Anversa fece in tutta Europa grande impressione; si considerava la ribellione finita. Già prima, nella primavera del 1585, anche Bruxelles e Malines andarono perdute per gli Stati Generali e ormai tutto il territorio a sud dei grandi fiumi, a eccezione di poche città come Ostenda, era riconquistato dagli Spagnoli.
L'Olanda, la Zelanda, Utrecht, parte della Gheldria e della Frisia restavano ancora agli Stati Generali; ma, per avanzare oltre, il Farnese avrebbe avuto bisogno d'una flotta, giacché sul mare e sui fiumi i "pezzenti" erano padroni assoluti. Essi riuscirono facilmente a bloccare del tutto il mezzogiorno ove i prezzi dei viveri raggiunsero in breve cifre inaudite. L'Olanda invece, padrona del mare, nonostante la guerra costosissima diveniva, grazie al suo commercio, sempre più ricca e prosperosa. Per sostituire Guglielmo, gli Stati Generali crearono un nuovo Consiglio di stato con a capo il diciottenne figlio del Taciturno, Maurizio di Nassau (v.). In quegli anni poi aumentò sempre più l'influenza di Jan van Oldenbarneveldt (v.), nominato nel 1586 "avvocato del paese" dell'Olanda.
Dopo lunghe trattative con Enrico III di Francia e con Elisabetta d'Inghilterra, si ottenne un modesto aiuto inglese: Elisabetta, infatti, conscia che la fine degli Stati Generali avrebbe significato l'assalto spagnolo all'ultima roccaforte protestante, inviò il conte di Leicester con un piccolo esercito. Tuttavia, per ripagarsi delle spese, essa pretese due città alle foci dei grandi fiumi: Flessinga e Brielle. Leicester non era l'uomo adatto per governare sopra i "reggenti" olandesi che già si sentivano padroni assoluti. Egli proibì il commercio con la Spagna e con i Paesi Bassi Meridionali, che recava grandi guadagni, si stabilì a Utrecht invece che a L'Aia, prese Fiamminghi e Brabantini come i suoi consiglieri più influenti, e fece tenere un sinodo nazionale (non provinciale) con il quale gli Stati di Olanda e di Zelanda perdettero molto della loro influenza nella scelta dei pastori calvinisti: erano altrettante ragioni per renderlo malvisto nelle due provincie oramai più influenti. Il timore che Elisabetta aveva di una guerra con la Spagna e i suoi continui intrighi per ottenere la pace "tra il re ed i suoi sudditi ribelli" danneggiarono anche la posizione del suo inviato nei Paesi Bassi. I due anni della permanenza di Leicester sono anni di sorda lotta tra i due sistemi di governo: quello autonomista propugnato dall'Olanda e da Oldenbarneveldt, quello centralizzatore che Leicesler con l'aiuto degli Stati Generali tentò d'istituire. Gli Stati d'Olanda, dal 1572 in forza di circostanze anormali investiti di un potere del tutto straordinario, non vollero più accontentarsi della posizione subordinata di un parlamento con funzioni consultive; essi si sentirono padroni assoluti. Invece il popolo, compresi i calvinisti, volle con il Leicester il ritorno a un governo monarchico e si oppose ai reggenti, difensori di una repubblica aristocratica. Maurizio, più tardi difensore degli Stati Generali contro l'Olanda, in quegli anni era dalla parte dell'Olanda contro il Leicester e contro gli Stati Generali, poiché temeva la supremazia inglese.
Durante un'assenza del Leicester nel 1586, due ufficiali inglesi, Stanley e York, cattolici ambedue, per tradimento consegnarono ad Alessandro Farnese la città di Deventer e una fortezza presso Zutphen. Era un colpo mortale per la popolarità del Leicester, il quale ritornato nel 1587 tentò, anche con la forza, di sottomettere Olanda e Zelanda alla sua volontà, ma non vi riuscì e dovette ritornare in Inghilterra. In nessun momento la posizione dei patrioti fu più critica; la confusione regnava ovunque; il popolo non rispettava più il governo; non vi erano né capi né esercito. Solamente nella provincia di Olanda vi era un uomo risoluto e fermo: Jan van Oldenbarneveldt.
Fortunatamente per gli Stati, Filippo II allestiva in questo momento critico l'impresa contro l'Inghilterra, per la quale aveva bisogno dell'esercito di Alessandro Farnese che dovette recarsi a Dunkerque per imbarcarsi sulla flotta, il che fu reso impossibile dalla flotta dei pezzenti olandesi che bloccò il porto. La tragica fine della invincible Armada rialzò di molto lo spirito nei paesi protestanti.
La forma di governo della repubblica. - Con la partenza del Leicester ebbe fine il periodo nel quale gli Stati Generali tentarono di ottenere l'aiuto straniero, offrendo la sovranità sul paese a qualche re o principe; come data di fondazione della repubblica delle Sette Provincie Unite si è perciò convenuto di fissare il 1588. Il fallimento del governo di Leicester mise pure fine alla lotta tra centralismo e autonomia regionale a vantaggio di quest'ultimo sistema, di cui si espongono ora le linee generali, tenendo presente però la situazione dopo le grandi conquiste di Maurizio e Federico Enrico.
La repubblica delle sette Provincie Unite si componeva di sette paesi alleati: la Gheldria, che aveva la precedenza per essere stato un ducato, l'Olanda, la Zelanda, Utrecht, Frisia, Overijssel e Groninga, che venne ultima per la tarda data della riconquista, 1594. Ne fecero ancora parte: la regione di Drente che non poteva inviare rappresentanti agli Stati Generali per essere stata riconquistata tardi e per la sua povertà di risorse. Più tardi furono incorporati come "paesi della generalità" - cioè regioni senza governo proprio, ma sottoposte agli Stati Generali - il Limburgo degli Stati, il Brabante degli Stati (Brabante Settentrionale), la Fiandra degli Stati, la Gheldria superiore degli Stati, e Westerwolde. Erano paesi riconquistati in un periodo in cui la forma di goierno della repubblica già s'era del tutto stabilita, e la supremazia dell'Olanda era un fatto compiuto; l'Olanda non volle un accrescimento delle provincie interne e così questi paesi della generalità vennero considerati terre di conquista. Va notato che una differenza tra nord e sud non esiste che nei libri di molti storici: Westerwolde nell'estremo nord non aveva più diritti che la Fiandra degli Stati.
Fondamento del governo era la magistratura della città: composta generalmente da un podestà (schout), nominato dallo statolder, da dodici scabini scelti per un anno dallo statolder su una lista con 24 nomi presentata dal consiglio dei notabili (vroedschap); da due o quattro borgomastri, eletti nello stesso modo, che detenevano il potere esecutivo e si occupavano della polizia e dell'economia cittadina; da 12 o più spesso 24 consiglieri formanti la vroedschap che, eletti a vita, provvedevano da sé a riempire i posti vacanti per morte. La vroedschap aveva il potere legislativo; schout e scabini formavano invece il tribunale. Ogni città era come un minuscolo stato con proprî privilegi; i membri della vroedschap col tempo divennero quasi tutti imparentati, imprimendo così a tutta la vita della repubblica un carattere oligarchico.
Il governo delle provincie non era uniforme. Il potere legislativo apparteneva agli Stati. Nell'assemblea degli Stati d'Olanda, a L'Aia, si computavano 19 voti; uno da parte del "membro dei nobili", composto di sette persone, e 18 per le città di Dordrecht (la prima), Haarlem, Delft, Leida, Amsterdam, Gouda, Rotterdam, ecc. Per ogni città votava il suo "pensionario" o oratore, che accompagnava un borgomastro e qualche membro della vroedschap all'assemblea. Questi pensionarî erano generalmente giuristi che avevano da difendere gl'interessi cittadini davanti al governo provinciale; la loro influenza col tempo aumentò assai. L'unico voto del membro dei nobili era espresso dal loro pensionario, il "gran pensionario d'Olanda" (in un primo tempo chiamato avvocato del paese): a lui spettava il diritto di primo voto ed egli era pure il presidente dell'assemblea e il guarda-sigilli dello stato; poteva frequentare le assemblee degli Stati Generali e quelle dei Gecommotteerde Raden, consesso, quest'ultimo, a cui spettava il potere esecutivo nella provincia.
ll gran pensionario d'Olanda curava ancora le relazioni con gli ambasciatori di stati esteri, ciò che contribuì non poco a fare di lui una persona assai influente; infatti tra i grandi pensionarî troviamo alcune delle personalità più eminenti della storia olandese.
Le altre provincie avevano i loro stati con membri composti generalmente dai nobili e dai rappresentanti delle città. Il sistema era diverso per ogni provincia. In quasi tutte le provincie la campagna era rappresentata dai nobili.
Il governo collettivo della repubblica infine aveva carattere diverso. Di fronte all'estero essa era rappresentata dal collegio degli Stati Generali, composto da deputati delle Sette Provincie Unite. Ogni provincia aveva un solo voto. Gli Stati Generali, secondo le norme dell'Unione di Utrecht, decidevano sulla guerra e sulla pace e su tutto ciò che riguardava la difesa dello stato: avevano potestà suprema in materia finanziaria e statuivano per ogni singola provincia le aliquote delle spese generali; avevano la sovranità sui paesi della generalità e altri paesi di conquista (più tardi sui possessi d'oltremare). L'Olanda e la Gheldria vi mandavano sei deputati, tra cui il gran pensionario d'Olanda; le altre provincie un numero di deputati minori; il Drente non vi era rappresentato. Se il potere legislativo della repubblica era in mano degli Stati Generali, quello esecutivo apparteneva al Consiglio di Stato, composto di dodici membri, di cui tre dell'Olanda. Per la flotta vi erano cinque collegi dell'ammiragliato, tre in Olanda, uno in Zelanda, uno in Frisia.
Fra i funzionarî emergono il gran pensionario e gli statolder. Questi ultimi furono nominati dagli stati delle diverse provincie. Essi erano capitani generali (e ammiragli) della loro regione; lo statolder olandese era pure capitano generale e ammiraglio dell'Unione.
Quanto alle imposte, l'art. 5 dell'Unione di Utrecht stipulava che le spese per la guerra sarebbero state affrontate con gabelle da introdursi su piede di parità in tutte le provincie. In realtà non si riuscì mai a introdurre tale sistema. L'unica gabella che fino al 1640 in sole quattro provincie fu pagata ad uso degli Stati Generali era quella del sale; ma in quell'anno la Zelanda introdusse una gabella simile a vantaggio della provincia e in seguito, su tale esempio, anche le altre regioni usarono quell'entrata a proprio uso. Come conseguenza della gelosia con la quale ogni regione curava la propria autonomia e anche per la differenza di benessere tra provincia e provincia non si addivenne mai a un sistema generale delle tasse e si sviluppò invece un sistema di aliquote. Su ogni 100 fiorini di tasse per le spese generali l'Olanda ne doveva versare 58, la Frisia 12, la Zelanda 10, la Gheldria 6, Utrecht e Groninga 5 ognuna, Overijssel g e Drente uno.
Il sistema delle aliquote recava con sé grandi svantaggi. Quando il denaro non era sufficiente per pagare le truppe assoldate (in gran parte composte da stranieri, specie Tedeschi e Valloni), talvolta le guarnigioni si ammutinavano; di questo stato di cose soffrì, per es., l'Olanda all'epoca del Leicester, mentre pure la quota dell'Olanda era largamente sufficiente per pagare le truppe di guarnigione in quella regione. Per rimediare a ciò si decise che ogni provincia avrebbe tanta parte dell'esercito entro le sue frontiere quanta era la quota da essa versata. La quotazione delle tasse condusse dunque alla ripartizione dell'esercito e col tempo pareva che ogni provincia pagasse le truppe proprie e vi fossero sette piccoli eserciti provinciali. Le truppe giuravano fedeltà agli Stati Generali, ma anche agli stati della provincia pagante, e inoltre un terzo giuramento di fedeltà ai reggenti della città ove erano di guarnigione.
In conclusione, si può dunque dire che la repubblica era uno stato confederale con un governo repubblicano aristocratico con tendenza oligarchica, perché in mano a poche famiglie di reggenti; l'influsso dei semplici cittadini era pressoché nullo, mentre la grande autonomia regionale era dannosa all'unità. La chiesa protestante era la prevalente; ma la grandissima tolleranza, per quanto concerneva libertà religiosa e di stampa, fece della repubblica l'asilo dei perseguitati di ogni terra.
Praticamente l'unità non era tanto precaria come sembrerebbe a chi studiasse le leggi e consuetudini della repubblica. Per mezzo d'inviati gli stati d'una provincia tentavano d'influire sulle decisioni d'un'altra; talvolta non si teneva conto delle prescrizioni dello statuto e si dichiarava pace o guerra anche senza l'unanimità dei voti. Le altre provincie spesso seguirono l'esempio dell'Olanda, specie quando un uomo intraprendente (Giovanni de Witt) agiva colà senza attendere gli ordini dei suoi superiori. Inoltre la casa d'Orange divenne quasi il simbolo dell'unità. Gli statolder nel corso degli anni si videro spesso contrariati dai reggenti, e perciò essi divennero i promotori d'un governo più centralizzato; amati dal popolo anche per la loro gloria militare, gli Orange si opposero all'oligarchia aristocratica. All'estero, specie in Asia e in Estremo Oriente, gli statolder erano considerati monarchi.
"I dieci anni". - Subito dopo il 1588 cominciò un periodo glorioso e fortunato per la repubblica. Tre grandi capi, Maurizio di Nassau, Jan van Oldenbarneveldt e Guglielmo Ludovico, lo statolder frisone, diedero alla guerra un impulso vigoroso.
Con la presa di Breda per mezzo di uno stratagemma, Maurizio nel 1591 cominciò la lunga serie delle sue vittorie (v. maurizio di Nassau) e dopo i cosiddetti "dieci anni" (1588-1598) il paese a nord dei grandi fiumi era liberato del nemico. Nel 1592 morì Alessandro Farnese e in pochi anni gli seguirono varî governatori, ciò che rese anche più malsicura la difesa spagnola. Le città furono prese l'una dopo l'altra da Maurizio: Koevorden (1592), Geertruidenberg (1593) Groninga (1594). Con quest'ultimo famosissimo assedio si riorganizzò la provincia di Groninga e Ommelanden che fu riammessa come settima provincia nell'Unione.
La situazione della repubblica migliorò anche di fronte all'estero. Nel 1595 Enrico IV di Francia dichiarò la guerra a Filippo II e un anno dopo fu stipulata un'alleanza tra Inghilterra, Francia e Provincie Unite. Ciò significò che tanto la Francia quanto l'Inghilterra riconobbero l'indipendenza del nuovo stato, liberato così anche dalla pesante tutela britannica. La prima impresa collettiva di Inglesi e di Olandesi fu il saccheggio di Cadice nel 1596.
Filippo II, prossimo a morte, decise di dare i Paesi Bassi come dote a sua figlia Isabella, a condizione che alla sua morte senza prole essi sarebbero ritornati alla corona spagnola. I Paesi Bassi meridionali accettarono gli arciduchi Alberto d'Austria e Isabella; la repubblica rifiutò e continuò la guerra contro di essi e contro la Spagna, anche dopo la morte di Filippo II (1598).
Sviluppo economico commerciale. - Già prima di Carlo V i Paesi Bassi erano stati paesi di grande ricchezza: la parte più ricca e progredita era allora il mezzogiorno con Anversa, ma anche le città d'Olanda e di Zelanda già conoscevano un commercio assai rilevante.
I primi anni della guerra degli Ottant'anni furono dannosissimi. Il commercio di Anversa dal 1566 in poi fu irreparabilmente in declino; quando nel 1572 i pezzenti del mare s'impadronirono della foce della Schelda, Anversa fu condannata alla morte economica. Migliorate le condizioni della città con la pacificazione di Gand, essa perdette ogni importanza quando nel 1584 cadde in mano degli Spagnoli. Anche Amsterdam soffrì assai dalla guerra: la città rimase troppo a lungo fedele al re, di modo che i pezzenti del mare, padroni assoluti del Mare del Nord e dello Zuiderzee, ne presero le navi. Hoorn ed Enkhuizen sotto la protezione dei pezzenti fiorirono. Ma bastò il cambiamento di governo nella metropoli per ridare subito vita anche al commercio di Amsterdam; già nel 1585 si rese necessario un nuovo ingrandimento della città. E da quel momento il suo commercio raggiunge un'importanza non mai avuta.
Dopo la caduta di Anversa, molte famiglie tra le più agiate e attive si stabilirono sul territorio degli Stati, per lo più in Zelanda, ma anche ad Amsterdam. Ormai la guerra stessa diveniva una fonte di guadagni per i commercianti: migliaia di persone vivevano in Olanda della facile preda offerta dalle navi spagnole sull'oceano. Ma anche il commercio regolare era in pieno sviluppo. Già nel 1577 si cominciava la navigazione anche nel Mar Bianco e data dal 1584 il primo stabilimento ad Arcangelo; nel 1590 i primi navigatori olandesi vennero a Venezia e ben presto anche l'Italia ricevette come la Spagna il grano dei paesi baltici per il tramite degli Olandesi; nel 1598 questi ottennero dal sultano di Turchia il diritto di frequentare i suoi porti: Costantinopoli, Alessandria e Tripoli di Siria.
A varie riprese Filippo II s'impadronì di tutte le navi olandesi che si trovavano nei porti spagnoli, imprigionandone i marinai; ma con tale provvedimento danneggiò non poco l'economia spagnola. In tal modo anche, egli costrinse gli Olandesi a cercare da sé la strada per le famose "isole delle spezie". In specie le notizie fornite dal provetto navigatore Jan Huygen van Linschoten, date alla stampa nel 1595, incitavano a tali imprese. Nacque l'idea di cercare una nuova strada a nord dell'Europa e dell'Asia per l'India. Il geografo Mercator propagò specialmente tale idea e su consiglio dell'intraprendente De Moucheron si fecero varie spedizioni, tra le quali quella del 1596 sotto Jacob van Heemskerck, Jan de Rijp e Willem Barentszoon (v. barents, guglielmo), rimase specialmente famosa. Gli Stati Generali promisero un premio a chi avrebbe trovato il passaggio a nord-ovest, premio che non fu vinto che nel 1878 dal Nordenskjöld. Frattanto un altro gruppo di commercianti, sempre basandosi sugli scritti del Linschoten e sugli studî del Plancius, fondò una Compagnia di Lontano e inviò nel 1595 quattro navi sotto Cornelis Houtman alle Indie per la via solita. Dopo un viaggio di 446 giorni si raggiunse Bantam nell'isola di Giava. Il commercio presto si sviluppò e nel 1602 per iniziativa di Oldenbarneveldt fu fondata la Compagnia delle Indie Orientali che per la Spagna era una minaccia non meno grave della fondazione della repubblica stessa. Con essa si cominciò ad assalire l'impero spagnolo nelle sue stesse basi (per l'ulteriore sviluppo di quella compagnia, v. colonizzazione; compagnia; indie, compagnia delle; indie olandesi).
Al principio del secolo l'Olanda per commerci e traffici superava tutti gli altri paesi del mondo. Amsterdam, Hoorn, Enkhuizen, Middelburg, Rotterdam, Dordrecht, Delft e numerose altre città erano i centri di quella vita. Grandissima in questo primo tempo l'influenza degl'immigrati dai Paesi Bassi Meridionali: Plancius, De Moucheron, Usselinx, Le Maire sono meridionali. Anche nel campo culturale i nomi di Heinsius, Stevin, Lipsius, Van Meteren e, nel campo religioso, quello di Gomarus, dimostrano quanto la repubblica dovette allo spirito indomito che aveva animato quei profughi del sud.
Dal 1598 al 1609; la tregua dei dodici anni. - Dopo la pace di Vervins (1598), Oldenbarneveldt riuscì a stringere un nuovo patto di alleanza con Elisabetta d'Inghilterra, e poiché la Francia anche dopo la pace, rimaneva in contrasto con la Spagna. Oldenbarneveldt ritenne possibile riavere l'aiuto armato francese, purché un grande fatto d'armi dimostrasse che la repubblica era una alleata potente. Così gli Stati Generali, sotto la spinta dell'Olanda e di Oldenbarneveldt, decisero la spedizione a Dunkerque, nido di pirati fiamminghi al servizio di Alberto d'Austria. L'esito fu la brillante vittoria presso Nieuwpoort (1600) che però non addusse nessun vantaggio e conteneva il germe del futuro dissidio tra Maurizio e Oldenbarneveldt. Le divergenze tra i due grandi capi e la nomina del valente Ambrogio Spinola al comando dell'esercito di Alberto ebbero grande influenza sulla guerra negli anni seguenti, facendola languire. L'assedio di Ostenda, che durò tre anni e 80 giorni e costò agli Spagnoli più di 50.000 soldati, ne fu il fatto più saliente. Solo in India e per mare vi furono fatti notevoli tra cui la vittoria di Jacob van Heemskerk nel 1607 a Gibilterra dove la flotta spagnola fu distrutta.
Già da anni gli Spagnoli, stanchi dell'immane guerra, volevano la pace; e anche nella repubblica vi era chi voleva, se non la pace, una tregua. L'Inghilterra nel 1604 aveva fatto pace con la Spagna; la Francia era troppo prudente per riprendere la guerra; sicché non si poteva contare su aiuti esteri. Oldenbarneveldt desiderava una tregua; Maurizio invece, conscio che una lunga tregua avrebbe significato un indebolimento delle forze militari, era contrario. Decisivo fu l'intervento del re francese, Enrico IV e del suo ambasciatore Jeannin, in favore di una tregua, che per la durata di dodici anni fu firmata ad Anversa il 9 aprile 1609, sulla base dell'uti possidetis; sulla navigazione delle Indie non fu deciso nulla e ivi la guerra continuò.
La tregua ben presto si dimostrò svantaggiosa per la repubblica, che proprio allora era travagliata da violenti contrasti interni. I cattolici si stavano rafforzando di nascosto per l'abile lavoro del vicario apostolico Sasbout Vosmeer e dei pochi gesuiti che di nascosto lavoravano nelle Provincie Unite. Ma assai più grave fu il conflitto che scosse il calvinismo per opera di Arminio e Gomaro (v. arminianismo). Il popolo neerlandese, sempre profondamente interessato nelle discussioni teologiche, ne fu diviso in due campi. La maggioranza del popolo, fedele al dogma calvinista (i controrimostranti) esigeva la convocazione di un sinodo nazionale che avrebbe dovuto decidere in senso dogmatico, lasciando poi ai rimostranti la libertà di formare una chiesa scismatica. Oldenbarneveldt, dimentico che non il governo ma i teologi dovevano, secondo lo statuto della repubblica, decidere le questioni religiose, non volle saperne di un sinodo nazionale e si oppose all'espulsione degli arminiani dalla chiesa. Egli e gli Stati d'Olanda erano contrarî a una chiesa nazionale indipendente, che avrebbe diminuito e messo perfino in pericolo il loro potere. Poi, i dissidî religiosi erano limitati all'Olanda e all'Utrecht e il sentimento particolaristico degli Stati si oppose a una subordinazione dei loro affari interni al giudizio di competenti della repubblica intera. Ne risultò una specie di persecuzione dei controrimostranti in Olanda.
I dissidî giunsero alla fase acuta quando Maurizio prese la parte dei controrimostranti. Oldenbarneveldt, rimostrante, rispose con la "risoluzione pungente" (1617) che avrebbe potuto condurre a una guerra civile. Maurizio corse ai ripari. Era urgente cambiare la vroedschap di Utrecht, centro dei rimostranti: senza spargimento di sangue Maurizio vi riuscì; le guarnigioni municipali vennero sciolte prima a Utrecht, poi in altre città. La partita era perduta per i rimostranti. Se Oldenbarneveldt si fosse ritirato dalla vita pubblica, tutto sarebbe finito così. Ma i suoi amici non vollero accettare le sue dimissioni, e Maurizio il 28 agosto 1618, per decisione e dietro ordine degli Stati Generali, fece prigioniero il vecchio Oldenbarneveldt. Anche Huig van Groot (v.), Hogerbeets e Ledenberg (membri degli stati di Olanda e Utrecht) furono arrestati. Pochi mesi dopo si riunì il sinodo nazionale di Dordrecht ove la tesi dei rimostranti fu condannata. Dopo un processo ove Oldenbarneveldt fu accusato di alto tradimento, fu condannato a morte e decapitato nel 1619.
Maurizio non si servì dell'occasione propizia offerta dalla vittoria. Molti suoi seguaci videro con rammarico che egli tralasciasse l'occasione di dichiararsi capo della repubblica, d'ingrandire l'influenza del Consiglio di Stato, di unificare il sistema delle imposte, d'istituire una corte nazionale di giustizia al di sopra delle corti regionali, di dare influenza ai cittadini nell'elezione delle vroedschappen.
Dalla fine della tregua alla pace di Vestfalia. - Allo scadere della tregua nel 1621 ricominciò subito la guerra anche in Europa. Il partito orangista, uscito vittorioso dalla lotta intestina, lo desiderava! ava. Inoltre era cominciata la guerra dei Trent'anni con la quale la seconda parte della guerra degli Ottant'anni è legata.
Morto Alberto d'Austria, i Paesi Bassi Meridionali ritornarono alla Spagna; Isabella ne fu nominata governatrice da Filippo IV. Maurizio era vecchio; all'esercito mancò l'usata disciplina e così i primi anni della ripresa bellica furono svantaggiosi. Solo dopo la morte di Maurizio (1625) con il comando del suo fratellastro Federico Enrico cominciò una nuova epoca. Come guerriero, Federico Enrico era forse inferiore a Maurizio, ma era un diplomatico provetto, che riuscì a placare presto i dissidi interni. Tuttavia il partito aristocratico degli Stati d'Olanda era ancora assai forte e contrariò sovente lo statolder; in specie quando Adriaen Pauw fu gran pensionario (1631-1636), l'Olanda sviluppò una tale azione in favore della pace e ciò specialmente per diminuire il prestigio dello statolder, basato sulla sua gloria militare, che gli Stati Generali e Federico Enrico, desiderosi di continuare la guerra, ebbero grandi difficoltà per imporsi. L'Olanda temette che lo statolder sarebbe riuscito a occupare Anversa, che sarebbe allora potuta divenire la concorrente di Amsterdam; alla fine si vide con rammarico ogni ingrandimento del territorio interno, che significava perdita di influenza per l'Olanda.
La guerra fu una guerra di assedî: magistrale la presa di Bosco Ducale (1629), punto strategico di somma importanza, ritenuto imprendibile. Il principe vi riuscì nonostante l'invasione di due eserciti sotto Van der Berg e Montecuccoli nella Gheldria. Nel 1632 Federico Enrico fece un'incursione lungo la Mosa, occupando Roermond, Venlo e Maastricht alla cui liberazione accorse un esercito imperiale sotto Pappenheim e uno spagnolo.
Nel 1634 la situazione divenne critica. Per la vittoria di Nordlingen (v. trent'anni, guerra dei) le truppe asburgiche avevano il sopravvento in Germania. Il nuovo governatore dei Paesi Bassi Meridionali, Ferdinando d'Austria, guerriero valente, preparava una invasione della repubblica. Per potersi reggere di fronte alle forze unite della Spagna e dell'imperatore, la repubblica conchiuse una alleanza con la Francia (1635), che dichiarò la guerra alla Spagna e all'imperatore. Tuttavia il frutto dell'alleanza francese fu scarso.
Nemmeno Federico Enrico riuscì nelle sue imprese poiché gli Stati d'Olanda lo lasciarono quasi senza danaro. Così fallì l'assedio di Lovanio. Nel 1637 egli prese Breda, ma un'impresa contro Anversa non riuscì. Tanto era il timore dell'Olanda per una riunione di Anversa con le Provincie Unite, che la città di Amsterdam fornì munizioni e viveri ad Anversa acciò si difendesse contro lo statolder. Federico Enrico, anche con l'intento di rompere la protervia di Amsterdam che egli sentiva a lui contraria, tentò ancora di prendere Anversa nel 1641, nel 1645 e nel 1646, ma senza risultato.
Assai più importanti le imprese per mare. Nel 1628 l'ammiraglio Piet Hein riuscì a prendere a Matanzas la flotta spagnola che avrebbe dovuto portare l'argento sudamericano in Spagna; nel 1631 Hollaert van Valckenisse distrusse nello Slaak una flotta spagnola che moveva contro la Zelanda. Nel 1636 l'ammiraglio Maarten Tromp aiutò Condé nell'assedio di Dunkerque. Nel 1639 la Spagna tentò l'ultima grande impresa allestendo di nuovo una flotta contro l'Olanda; ma nella battaglia delle Dune (v. downs, XIII, p. 193), il Tromp annientava l'imponente flotta spagnola, ponendo fine virtualmente alla guerra degli Ottant'anni. Con questa battaglia l'Olanda si rivelò la prima forza marinara dell'epoca.
Oramai la Spagna era finanziariamente e militarmente sfinita e in Olanda si cominciò già a temere il predominio della nuova forza, la Francia, mentre il partito degli Stati desiderava la pace per diminuire l'influenza dello statolder. Nel 1645 cominciarono i preliminari di pace che il 30 gennaio 1648 fu firmata a Münster. Essa consacrò l'indipendenza assoluta della repubblica; gli Stati Generali mantennero pure tutte le loro conquiste nel Brabante, Fiandra e Limburgo (paesi della Generalità) e in altre regioni; alla Spagna fu interdetta ogni ulteriore espansione nelle Indie; gli Stati Generali ottennero il diritto di tener chiusa la Schelda di modo che Anversa non potesse riprendere la concorrenza con Amsterdam. Con la pace di Vestfalia le Provincie Unite uscirono dall'impero.
L'Olanda grande potenza. - Sviluppo economico-commerciale dal 1600 al 1650. - Secondo il giudizio di varî viaggiatori e anche dei diplomatici veneziani, intorno al 1600 nei Paesi Bassi Settentrionali non vi erano persone ricchissime e non vi erano poveri, di modo che l'ideale di un'equa distribuzione della ricchezza vi era pressoché raggiunto. Amsterdam con 105.000 ab., che divennero 145.000 nel 1637 e 185.000 nel 1685, era l'emporio più importante del mondo; Dordrecht la più ricca città del Reno, sul quale fiume la navigazione era in mani neerlandesi (e così gran parte del commercio interno della Germania, Polonia e Austria); Leida, Haarlem, Gouda erano fiorenti per industrie; Rotterdam, dove nel 1635 i mercanti inglesi stabilirono lo scalo della lana, divenne presto il secondo porto del paese. Anche la Zelanda con Middelburg, Flessinga e Veere era assai fiorente.
Una prova evidente di quella floridezza è data dai numerosi prosciugamenti e bonifiche eseguiti in quell'epoca. Accanto ai polders medievali nelle regioni di Rijnland, Delfland, ecc., vennero i polders più estesi, risultanti dal prosciugamento di grandi laghi. Nel 1598 il "Zijpe" nella Frisia occidentale venne tolto al mare; pochi anni dopo il Wieringerwaard; poi furono prosciugati i laghi Beemster (1612), Purmer (1622), i laghetti del Waterland (1623), il Wormer (1625) il Heerhugowaard (1631), lo Schermer (1635). Con questi lavori, i terreni arabili nell'Olanda Settentrionale vennero più che raddoppiati. Confrontando le carte geografiche del sec. XVI con quelle dopo il 1640, il paese appare trasformato. Rimase intatto solo il grande lago di Haarlem. In quell'epoca si costruirono i numerosi mulini a vento per tenere asciutte le fertili terre nuove. Anche in Zelanda e nelle isole olandesi della foce del Reno si riprese con vigore la costruzione di nuove dighe. Tutte quelle isole furono ingrandite con nuove terre tolte al mare.
Se l'agricoltura era fiorente, l'industria in pieno sviluppo, non meno importante era il commercio: anzi la navigazione ebbe fondamentale importanza. Sviluppatissimo intorno al 1600 il traffico con le Americhe, per importarne tabacco, zucchero, legno colorante, ecc.; vi s'importavano schiavi negri, manufatti, coltelli, vini, formaggio, burro. Nel 1613 vi fu il primo tentativo di colonizzazione olandese sulla "costa selvaggia" della Guyana, Essequebo, Demerary e Berbice. Alla fine della tregua dei dodici anni (1621) fu fondata la Compagnia delle Indie Occidentali (v. compagnia; indie, compagnie delle). L'occupazione temporanea del Brasile (1630-1645) con il benefico governo di Maurizio di Nassau, e la fondazione di Nuova Amsterdam (Nuova York) ne furono le imprese più salienti. Pure in quegli anni J. P. Coen (v.) e A. van Diemen (v.) posero le fondamenta del dominio olandese nell'Indonesia. Nel 1641 l'Olanda ottenne il monopolio assoluto del commercio sul Giappone, ove si stabiliva un "uffizio" sull'isoletta di Deshima, che per due secoli fu il punto di partenza di tutti i prodotti giapponesi destinati all'Europa. Così l'isola di Formosa divenne in mani olandesi il punto di collegamento dell'Europa con la Cina. Anche le ricche mercanzie delle Indie Anteriore e Posteriore e della Persia vennero in Europa su navi olandesi.
Tra le molte compagnie fondate in quell'epoca è interessante la Compagnia nordica che data dal 1614. Essa con navi bene armate contro i concorrenti inglesi proteggeva la caccia delle balene nel mare artico. La Compagnia prese un grande sviluppo e fondò anche un villaggio olandese sull'Isola di Spitzbergen. I molti nomi olandesi d'isole, golfi, stretti, ecc. nell'Artico ricordano quelle imprese.
Ma più ancora che le grandi compagnie con i loro monopolî, portava ricchezza e lavoro il libero commercio di trasporto e sabotaggio. La Olanda era tutta un grande porto, un libero magazzino dei prodotti del mondo. Il vecchio commercio sul Baltico era sempre fiorentissimo. Tra il 1578 e il 1657, annualmente, da 2000 a 4000 navi olandesi passarono il Sund, cioè dal 55 al 70 per cento del movimento totale di quello stretto. Le miniere svedesi come i pascoli danesi erano amministrati dagli Olandesi che fornivano pure ai governi scandinavi munizioni, truppe, navi, ecc. Essi erano pure i banchieri dei governi nordici che finirono con il dipendere completamente da quei mercanti.
Fiorentissimo anche il commercio col Mediterraneo, specie col Levante. Anche il cabotaggio tra Venezia, Ancona, Napoli, Livorno e Genova era parzialmente in mano olandese.
Le statistiche sulla navigazione del Seicento sono poco sicure, e in genere esagerano l'importanza del movimento commerciale. Una fra le più attendibili calcola la flotta mercantile olandese nel 1611 in 16.289 navi di 911.200 tonn., con 159.825 uomini di equipaggio, non calcolando altre 18.000 barche da pesca con 80.000 pescatori.
Lo stato olandese e la religione. - La repubblica era uscita dalla guerra come una grande potenza sotto ogni riguardo. La sua politica era politica mondiale; i suoi ambasciatori, con quelli di Venezia, erano considerati gli ambasciatori per eccellenza. L'Aia divenne il centro diplomatico dell'Europa. Il giovane stato era eminentemente calvinista e non veniva meno al suo compito di difendere ovunque il protestantesimo: mandava aiuti finanziarî a Ginevra contro il duca di Savoia; dava il suo appoggio ai protestanti irlandesi, e mandava soccorsi ai Valdesi contro il duca di Savoia Carlo Emanuele II; ugonotti e presbiteriani ne ebbero aiuti morali e finanziarî. La chiesa calvinista era chiesa di stato e solo i calvinisti potevano ottenere impieghi statali. Se nel 1587 i calvinisti non erano che una decima parte della popolazione, nel 1618 erano quasi la metà e il loro numero aumentò; minoranza, essi erano stati la forza del paese, l'anima della resistenza. Dei loro stessi diritti godevano i Valloni. Le altre sette, luterani, anabattisti, mennoniti come pure i cattolici e gli ebrei erano tollerati e in teoria le loro chiese non si dovevano distinguere dalle case comuni di abitazione. Ma la tolleranza era grandissima: gli ebrei, profughi dalla Spagna e dal Portogallo, divennero numerosi e fondarono nel 1598 una prima, grandiosa sinagoga.
Lo statolder e i reggenti. - Nel 1646, morto Federico Enrico, gli successe Guglielmo II. Egli vide nella pace una mancanza di parola di fronte alla Francia, ma non riuscì a prevenirla. Ben presto la sua posizione divenne difficile. Il suo matrimonio con Enrichetta Maria Stuart, primogenita del re d'Inghilterra Carlo I, nel 1641, aveva dato nuovo lustro allo statolderato, ma quando Carlo I divenne prigioniero del parlamento, s'indebolì, per riflesso, anche la situazione della casa di Orange. Con la pace, nell'opinione dei reggenti olandesi, l'Unione aveva raggiunto il suo effetto e tanto il capitano generale dell'Unione quanto lo statolder non avevano più ragione di esistere.
Dato il carattere impetuoso del principe, un conflitto non poteva tardare. Scoppiò per la riforma delle truppe. Dopo avere già congedato numerose compagnie, l'Olanda volle licenziare tutti i mercenarî stranieri. Gli Stati Generali e Guglielmo II, viste le condizioni generali d'Europa, non approvarono un'ulteriore riforma; allora l'Olanda di propria iniziativa e secondo il principio di considerare sue le truppe da essa provincia pagate, consegnò ai capitani lettere di congedo.
Si venne così a un conflitto aperto: per piegare gli avversarî, Guglielmo II fece imprigionare sei dei capi della fazione di Loevenstein, tra cui Jacob de Witt, borgomastro di Dordrecht. I borgomastri di Amsterdam, Cornelio e Andries Bicker, erano stati avvertiti in tempo. Un esercito sotto Guglielmo Federico avrebbe dovuto sorprendere Amsterdam e cambiarvi il governo, ma i Bicker anche di questo fatto ottennero notizia e fecero chiudere le porte. Tuttavia la città presto capitolò e promise di seguire le direttive delle sei provincie fedeli all'Orange. Andries e Cornelio Bicker furono congedati come borgomastri. L'Olanda era di nuovo vinta dallo statolder. Ma, morto lo statolder nello stesso anno 1650 ed essendovi della casa d'Orange solo un bimbo, Guglielmo, nato 8 giorni dopo la morte del padre, nulla più poteva contrastare il rafforzamento della comunità plutocratica oligarchica, fino allora frenata da Maurizio e da Federico Enrico.
Jacob de Witt ritornò borgomastro di Dordrecht, i Bicker di Amsterdam. Gli Stati d'Olanda dichiararono che l'Unione non era che un'alleanza di sette repubbliche ma che essi ne volevano rimanere parte costituente. Per regolare i buoni rapporti con le altre provincie convocarono un'assemblea generale degli stati di tutte le regioni. Bene vedevano i reggenti olandesi che, indebolendo il legame dell'Unione, si faceva un passo avanti sulla strada che conduceva all'egemonia della loro provincia. E la "Grande Assemblea" che nel 1651 si riunì a L'Aia da parte olandese fu abilmente usata per aumentare l'autonomia regionale a scapito dell'Unione. Fu deciso che, essendo finita la guerra, non vi era più bisogno né di capitano generale né di uno statolder e in cinque provincie (eccetto la Frisia e Groninga) tali cariche rimasero vacanti. Per opera dell'Olanda, non fu deciso nulla intorno al modo di regolare controversie tra le singole provincie. Anche nella questione religiosa l'Olanda trionfò: fu deciso che ogni provincia provvedesse da sé alla difesa della sua religione. Per quanto riguardava la milizia si decise una diminuzione delle forze fino a 30.000 uomini; poi si rafforzò la tendenza a considerare l'esercito come un insieme di sette eserciti regionali. Trionfo completo dunque del particolarismo e demolizione dell'Unione. Tutte le decisioni prese furono dichiarate parte fondamentale della costituzione repubblicana.
L'Olanda contro l'Inghilterra per la libertà di navigazione. - Da tempo era latente il contrasto con l'Inghilterra per lo sviluppo della navigazione olandese.
Durante la Grande Assemblea l'Inghilterra inviò un'ambasciata per proporre una stretta alleanza fra i due paesi, quasi una fusione, nella speranza di condividere così le fortune del commercio olandese. La proposta non fu accettata e il parlamento inglese reagì con l'Atto di navigazione (1651), che costringeva gl'Inglesi a trasportare con navi proprie il loro fabbisogno e a sviluppare la propria flotta mercantile. Il cabotaggio olandese ne ricevette un duro colpo, e ne soffrì anche la pesca, poiché nemmeno il pesce poteva più essere importato in Inghilterra a bordo di navi straniere. Un'ambasciata olandese non ebbe effetto: l'Inghilterra volle la guerra.
La prima guerra inglese (1652-1654) fu sfortunata per l'Olanda. L'Inghilterra repubblicana aveva rafforzato enormemente la propria flotta, che era molto più forte e più moderna di quella olandese. Nell'agosto '52 il De Ruyter vinse l'Ascue presso Plymouth, ma il De Witt dovette ritirarsi un mese dopo a Downs. Grande fu la vittoria del Tromp sul Blake presso Dover nel dicembre, e la battaglia navale di Portland (febbraio '53) che durò tre giorni, rimase piuttosto indecisa; ma quella di Scheveningen o di Terheiden fu perduta dal Tromp che cadde con molti dei suoi. Nello stesso anno Jan van Galen cadde in una battaglia contro gl'Inglesi presso Livorno. Gl'Inglesi erano rimasti padroni del mare: commercio e industrie soffrirono assai e vi furono violenti movimenti a favore degli Orange. Anche per intercessione dei cantoni svizzeri, si venne, nel 1654, alla pace di Westminster: Cromwell esigette la promessa che il giovane Guglielmo d'Orange non sarebbe mai stato nominato né capitano generale né statolder. Le navi olandesi avrebbero salutato quelle inglesi nelle acque britanniche; inoltre si sarebbero pagate 3600 sterline d' indennità agli eredi degl'Inglesi uccisi ad Amboina (v.).
Gli Stati d'Olanda allora votarono l'Atto di Seclusione, col quale decisero che nella loro provincia il principe di Orange non sarebbe mai stato eletto statolder, e che essi non gli avrebbero dato il loro voto per la nomina a capitano generale dell'Unione.
Dopo la pace, il nuovo gran pensionario, Jan de Witt, si dedicò al miglioramento della flotta. In due anni la sola Olanda costruì ben sessanta grandi navi da guerra.
Di nuovo a difesa del mare libero l'Olanda agì nella seconda parte della guerra nordica contro le pretese svedesi. Carlo X di Svezia volle costringere il già vinto re danese a chiudere il Sund agli Olandesi. Federico III rifiutò e fu assalito dagli Svedesi. Una flotta olandese sotto Wassenaar van Obdam distrusse la flotta svedese sotto Wrangel nel Sund (9 novembre 1658); l'ammiraglio De Ruyter assalì e prese la città di Nyborg (1659) e la Svezia fu costretta a fare pace con tutti i suoi nemici.
Nel 1660 con Carlo II gli Stuart ritornarono sul trono inglese. Già alla sua partenza dall'Olanda egli aveva raccomandato agli Stati Generali gl'interessi del nipote, il giovane Guglielmo; e a causa di nuovi movimenti popolari, gli Stati d'Olanda dovettero dichiarare la non validità dell'Atto di Seclusione. Tuttavia era evidente che una nuova guerra con l'Inghilterra era prossima; per il momento i due paesi vi si prepararono di nascosto e anzi conchiusero un trattato difensivo (1662).
La seconda guerra inglese (1665-67) ebbe anch'essa come causa l'ostilità inglese contro il commercio olandese, fiorentissimo non ostante l'Atto di navigazione; l'irritazione per il trattato franco-olandese; il desiderio di rimettere il principe di Orange al governo. Causa diretta ne fu l'occupazione da parte della Compagnia inglese per l'Africa di certe colonie della Compagnia olandese delle Indie Occidentali e cioè l'isola di Goree. Gl'Inglesi occuparono ancora in tempo di pace (1664) i Nuovi faesi Bassi con Nuova Amsterdam, l'isola Taboga e Sant'Eustachio. De Witt mandò l'ammiraglio De Ruyter con poche navi alla costa africana ove questi riprese l'isola Goree. Giunta tale notizia in Inghilterra la guerra si mostrò inevitabile.
Da ambedue le parti le flotte erano forti. La prima battaglia fu disastrosa per l'Olanda: presso Lowestoff la magnifica flotta di più di cento navi fu totalmente disfatta. Ma nell'estate del'66 la flotta più forte che l'Olanda avesse mai avuta con a capo De Ruyter salpò per l'Inghilterra. Essa s'incontrò il giorno 11 giugno presso North Foreland con la flotta nemica di uguale forza sotto Monk, e cominciò la più sanguinosa battaglia navale del Seicento, battaglia che durò quattro giorni. La vittoria arrise agli Olandesi presso Dunkerque. Due mesi dopti però Monk vinse De Ruyter.
In Inghilterra e in Olanda vi era oramai desiderio di pace e cominciarono le trattative a Breda. Per costringere il nemico a cedere alla volontà degli Olandesi, Jan de Witt progettò un'invasione in Inghilterra e così nel giugno la flotta sotto De Ruyter e Cornelio de Witt entrò nel Tamigi e poi nell'affluente Medway appiccando il fuoco a numerose navi della flotta inglese, e catturandone le più grandi. Il timore e la costernazione di Londra furono grandissimi, e poco dopo la pace di Breda fu conchiusa sulla base dell'uti possidetis; così l'Inghilterra ottenne i Nuovi Paesi Bassi con Nuova Amsterdam (da ora in poi New York) e la repubblica ebbe Surinama, considerata allora colonia di maggior valore. L'Atto di navigazione fu abolito per quanto riguardava merci tedesche che potevano dunque essere importate in Inghilterra su navi olandesi.
Ma nuvole oscure s'addensavano a mezzodì. Luigi XIV aveva cominciato la Guerra di devoluzione (v.), assai pericolosa per la repubblica. De Witt riuscì a far firmare una tregua tra Luigi XIV e la Spagna; poi la caduta del ministero Clarendon in Inghilterra fece venire al potere in quel paese una corrente più francofoba e per conseguenza meno avversa all'Olanda e Carlo II dovette cedere all'insistenza di sir William Temple, grande ammiratore del De Witt, e firmare con l'Olanda e la Svezia la Triplice Alleanza, minaccia antifrancese tale che ne seguì la pace di Aquisgrana.
Luigi XIV contro la repubblica. - La pace di Aquisgrana era un trionfo per la politica del De Witt, ma conteneva il germe di una nuova guerra: era evidente che Luigi XIV, fermato nelle sue conquiste, si sarebbe vendicato.
Su iniziativa del gran pensionario si venne prima all'Editto perpetuo del 1667 che abolì lo statolderato in Olanda, poi alla Armonia del 1670 che separò la dignità di capitano generale dell'Unione da quella di statolder in qualsiasi provincia. Un po' troppo preso da quegli affari di politica interna, il De Witt non vide con sufficiente chiarezza il giuoco del re francese, che voleva la fine di quella repubblica di mercanti e pescatori calvinisti. Per raggiungere lo scopo era prima necessario isolare la repubblica, cioè demolire la Triplice Alleanza: e ciò fu ottenuto. Carlo II col trattato segreto di Dover promise l'assistenza inglese ai progetti di Luigi. Nel 1672, con denaro, Luigi XIV ottenne pure l'aiuto della Svezia che avrebbe assalito quelli tra i principi tedeschi che eventualmente avessero prestato aiuto alla repubblica. Ottenute ancora promesse di neutralità da parte dell'imperatore, Luigi si decise all'impresa. Nell'aprile 1672 le dichiarazioni di guerra della Francia, dell'Inghilterra, del vescovo di Münster e dell'elettore di Colonia sorpresero il governo repubblicano.
Lo stato dell'esercito neerlandese non era buono. In gran fretta si tentò di migliorarlo alquanto, ma il principe Guglielmo III nominato capitano generale per la durata di una campagna, non poté che ritirarsi dietro l'IJssel. L'esercito francese di 120.000 soldati sotto il maresciallo di Luxembourg, il Condé e il Turenne attraverso il vescovato di Liegi e lungo il Reno invase il paese evitando le fortezze principali: non si dirigeva verso l'IJssel, ove lo attendeva Guglielmo, ma traversava il Reno e in quattro settimane s'impadronì della Gheldria, dell'Overijssel e dell'Utrecht. Drente e Groninga furono invasi dalle truppe di Münster e Colonia. I soldati francesi arrivarono in vista di Amsterdam.
Un grandioso movimento popolare salvò lo stato in pericolo. In Zelanda e in Olanda il basso popolo, sempre rimasto orangista, si oppose ai reggenti, li costrinse a nominare Guglielmo III statolder; nei primi di luglio l'Editto perpetuo fu abolito, il principe acclamato statolder delle due provincie non occupate dal nemico. Ma il popolo non si contentò del ripristino della casa di Orange, e volle dare sfogo al suo odio contro i reggenti; i due fratelli De Witt, ai quali la repubblica tanto doveva, furono falsamente accusati di tramare contro la vita del principe e linciati da una folla imbestialita a L'Aia il 20 agosto 1672.
Con lo spirito orangista rinacque l'antico coraggio. Groninga con soli 2000 uomini di guarnigione si difese con successo contro il vescovo di Münster che l'assediò con 20.000 soldati, e salvò così la Frisia dall'invasione. Guglielmo fece aprire le dighe, inondare il paese tra lo Zuiderzee e il Reno, di modo che i Francesi non poterono penetrare nella provincia d'Olanda. Solo nell'inverno, sul ghiaccio, il Luxembourg tentò d'incendiare L'Aia, ma dovette ritirarsi per il disgelo dopo avere distrutto varî villaggi.
Per mare poi, già il 7 giugno 1672 De Ruyter assalì le flotte unite d'Inghilterra e Francia sotto Monk e D'Estrées presso Southwold e costrinse i nemici a ritirarsi. Il 7 giugno 1673 le fortissime flotte d' Inghilterra e di Francia, pronte a un' invasione nella Zelanda, s'incontrarono con le cento navi di De Ruyter a Schooneveld, alla foce della Schelda. Questa battaglia e un'altra nello stesso posto una settimana più tardi finirono a vantaggio degli olandesi, che ebbero libero il mare e anzi tentarono una nuova incursione nel Tamigi. Un nuovo tentativo di sbarcare truppe in Olanda fu prevenuto da una decisiva vittoria di De Ruyter sul principe Roberto e D'Estrées presso Kijkduin il 21 agosto. Questa serie di vittorie olandesi fece diminuire di molto lo spirito aggressivo sull'Inghilterra e il parlamento rifiutò di sovvenzionare ancora la guerra.
L'alleanza dell'elettore di Brandeburgo, ottenuta quasi immeiliatamente da Guglielmo, non offrì molti vantaggi militari, ma per il tramite di questo principe si riuscì a ottenere ancora l'alleanza dell'imperatore. Perfino la Spagna, temendo la perdita dei Paesi Bassi Meridionali, si unì con la repubblica eretica (agosto 1673). Guglielmo riprese la fortezza di Naarden e nel novembre 1673 riuscì a raggiungere con parte delle truppe olandesi e con un esercito spagnolo, attraverso i Paesi Bassi Meridionali, il Reno presso Bonn, cominciò l'assedio di quella città che presto cadde e con tale atto salvò le Provincie Unite. Le conseguenze della caduta di Bonn furono immense. L'arcivescovo di Colonia perdette coraggio; egli e anche il vescovo di Münster si disposero ad accettare la pace. Il maresciallo di Luxembourg dovette ritirare il suo esercito dall'inondata frontiera olandese alla Gheldria; per timore di trovare sbarrata la via di ritorno in Francia egli e il Turenne ritirarono sempre più truppe dalla repubblica, lasciando una città dopo l'altra. Dopo un anno e mezzo, la "fortezza Olanda", protetta di nuovo dalla sua barriera d'acqua, era libera dall'assedio.
Nelle provincie liberate, Gheldria, Utrecht, Overijssel, fu cambiato il governo. Su ordine degli Stati Generali lo statolder nominò magistrati orangisti; cioè egli, servitore degli stati, si elesse i proprî padroni. Così, certo dell'appoggio di queste tre regioni, egli condusse una politica estera molto più forte e vigorosa di quella dei suoi predecessori.
Nel 1674 si conchiuse la pace con l'Inghilterra a Westminster, pace che non cambiò le condizioni di quella di Breda; la "terza guerra inglese", era troppo legata alla grande guerra contro Luigi XIV per dare all'Olanda i frutti della vittoria. Oramai i Paesi Bassi spagnoli divennero il campo principale di quella guerra; si combatteva pure nel nord della Germania tra gli Svedesi e il Brandeburgo, nell'Austria, dove gli Ungheresi si ribellarono contro gli Asburgo e in Sicilia, dove Messina si sollevò contro la Spagna e riconobbe il re francese. Una flotta francese sotto A. Duquesne apparve sulla costa dell'isola e, su domanda della Spagna, gli Stati Generali mandarono De Ruyter con poche navi nel Mediterraneo. Il promesso aiuto spagnolo si mostrò esiguo. Si ebbero tra gennaio e giugno tre piccoli combattimenti contro la flotta francese sotto il Duquesne (Lipari, Augusta, Palermo).
La guerra tra Olanda e Francia finì nel 1678 con la pace di Nimega, per cui la repubblica non perdette nulla. Gli alleati continuarono la guerra in modo poco felice.
Contro l'egemonia francese. - La Francia era uscita dalla guerra come prima potenza dell'Europa. Luigi XIV aveva in Europa un solo avversario: Guglielmo III che anelava a organizzare l'Europa per una nuova guerra antifrancese; ma la Spagna era sfinita, l'imperatore troppo preso dal pericolo turco e dalle turbolenze ungheresi, l'elettore di Brandeburgo odiava la repubblica che, facendo una pace separata, non gli aveva dato la possibilità di cogliere i fatti delle sue vittorie sugli Svedesi. Inoltre nella repubblica il partito della pace aveva preso di nuovo il sopravvento. Per mettere in esecuzione i suoi progetti di politica estera il principe combatté spietatamente i reggenti e l'oligarchia, dando i posti ai suoi partigiani. Tutto il periodo 1678-88 non è che la preparazione della Grande Alleanza (v. alleanza, guerra della grande).
Dopo la revoca dell'editto di Nantes, che tra gli Olandesi aveva avuto ripercussioni notevoli, lo statolder ottenne maggiore appoggio da parte degli Stati d'Olanda. I racconti dei calvinisti francesi rifugiati in Olanda convinsero finalmente i mercanti olandesi che Luigi XIV era un tiranno, nemico acerrimo del protestantismo. La Lega di Augusta fu la risposta di Guglielmo alle persecuzioni degli ugonotti. Poco più tardi, nel 1688, in seguito alla rivoluzione inglese, Guglielmo d'Orange saliva al trono d'Inghilterra.
Per la repubblica l'unione con l'Inghilterra fu dannosa. L'Atto di navigazione non fu abolito e il paese entrò non più come protagonista, ma come parte secondaria nella grande politica europea. Così la guerra della Grande Alleanza costò agli Stati Generali immani sacrifici di truppe, navi e denaro mentre la pace di Rijswijk non procurò loro che migliori contratti commerciali con la Francia. Immediatamente dopo la pace, Guglielmo cominciò ad occuparsi della successione spagnola che conteneva la minaccia di una nuova guerra. Oramai amava l'appoggio degli Stati sicché l'esercito rimase anche negli anni di pace piuttosto forte: 45.000 uomini di fronte a solo 16.000 in Inghilterra, dove il parlamento era maggiormente contrario. Nel 1701 il grande statolder riuscì a conchiudere l'Unione dell'Aia con la quale la repubblica promise 100.000, l'imperatore 90.000, l'Inghilterra 40.000 soldati per impedire che i Borboni ottenessero la corona spagnola e che i Paesi Bassi meridionali passassero alla Francia.
Guglielmo III, morto nel 1702 senza figli, aveva indicato come suo erede il nipote Giovanni Guglielmo Friso, figlio dello statolder frisone, ma questo era ancora troppo giovane. Il re di Prussia, la cui madre era figlia maggiore di Federico Enrico, pretese tutta l'eredità per sé e prese immediato possesso di Lingen e Meurs nonché del principato di Orange: nella repubblica era persona non desiderata. Così gli Stati d'Olanda decisero di non nominare per ora un nuovo statolder; la Zelanda, la Gheldria. Utrecht e Overijssel fecero lo stesso ed ebbe inizio il "secondo periodo senza statolder". Ben presto i reggenti del partito aristocratico presero di nuovo il sopravvento sopra gli orangisti. Nella politica estera invece non vi fu nessun cambiamento, e condotta dal valente gran pensionario Heinsius la repubblica entrò nella guerra di successione spagnola ove ebbe una parte preponderante. Alla pace di Utrecht l'Olanda ottenne Venlo e Stevensweert; il principato di Orange andò perduto per il re di Prussia e fu incorporato alla Francia; nei Paesi Bassi divenuti austriaci, la repubblica ottenne il diritto di mettere guarnigioni in varie città (v. barriera, trattato della). Il pericolo dell'egemonia francese non esisteva più. Tra la repubblica e la Francia si era incuneata l'Austria, stato più forte che non la Spagna; il trattato della Barriera offrì un'ulteriore sicurezza contro eventuali invasioni francesi.
Economia e commercio dal 1650 al 1715. - È fuori dubbio che il periodo tra la prima e la terza guerra inglese è il periodo più florido della repubblica. La concorrenza inglese cominciava bensì a farsi sentire, ma per il momento non era ancora preoccupante; la concorrenza francese, danese, svedese o tedesca contavano assai meno, anche per il fatto che in quei paesi non era facile ottenere capitale, ciò che in Olanda contro il modesto interesse del 3 per cento era facilissimo. La Compagnia delle Indie Orientali era floridissima; in quegli anni (1652) Jan van Riebeeck fondava una piccola colonia olandese al Capo di Buona Speranza, il principio di Città del Capo e della Colonia del Capo, altra colonia d'insediamento olandese. Dei possessi della Compagnia Occidentale erano floridi i Nuovi Paesi Bassi che nel 1660 avevano 10.000 ab. olandesi. La pesca era sempre fonte di ricchezza e Enkhuizen, Vlaardingen, Maassluis erano i porti pescherecci più importanti del mondo. La caccia della balena dopo lo scioglimento della Compagnia nordica nel 1642 raggiunse grande sviluppo; ogni anno 12.000 pescatori specializzati andavano nell'Artico e il valore del prodotto di quella caccia nel 1660 era già quindici volte quello degli anni precedenti il 1642. Si sviluppava pure un certo commercio con gli Eschimesi.
Non di rado si considera il periodo di Guglielmo III già come periodo di decadenza, e tale giudizio è esatto se si considerano l'arte, la letteratura, i costumi (invece nelle scienze vi sono sempre nomi assai grandi: Van der Marck, Perizonius, Gerard Brandt). Ma nel commercio la decadenza non esiste affatto. Un economista inglese calcolava l'esportazione di prodotti neerlandesi nel 1680 in 12 milioni di sterline, cifra che l'Inghilterra raggiunse solo nel 1740. Intorno al 1695 il totale di importazione ed esportazione venne valutato in 300 milioni di fiorini; per ogni abitante il commercio era di 180 fiorini, quello inglese dell'epoca 42, quello francese 24 fiorini. Il governo di Guglielmo III aveva però i suoi più benefici effetti in Inghilterra, di modo che alla morte del re statolder, l'Inghilterra era in posizione di vantaggio di fronte al suo avversario. Inoltre le costosissime guerre erano state pagate dall'Olanda. Il commercio era specialmente fiorente con la Russia (Arcangelo, Nižnij Novgorod), con la Svezia, dove gli Olandesi erano padroni assoluti dell'esportazione del rame e del ferro e fornivano i crediti necessarî ai possidenti delle miniere; con la Norvegia, con la Germania settentrionale (Amburgo, Danzica), con Livorno e Venezia, con la Turchia, con la Spagna e il Portogallo, col Giappone, le Indie, le Americhe. L'industria (Leida, Haarlem, ecc.) era più fiorente che mai e nuove industrie furono introdotte dagli ugonotti.
Decadenza e declino. - Alla pace di Utrecht la repubblica era ancora in verità una grande potenza; nel cinquantennio seguente sarà tale solo per i trattati che la legano alle altre potenze e per l'influenza della borsa di Amsterdam Si sviluppò una lenta ma implacabile decadenza, causata da varie ragioni: sviluppo economico di altri paesi, Francia, Inghilterra, Prussia; venir meno dello spirito d'intrapresa per il fatto che troppe persone potevano vivere lautamente delle loro rendite; un grande lusso, con molto influsso francese, corruttore dei costumi. La prepotenza poi delle famiglie reggenti, la loro avidità di lucro e d'impieghi per i loro congiunti finirono con rovinare del tutto lo stato.
Essendo annegato nel 1711 Giovanni Guglielmo Friso non vi era allora un Orange maggiorenne. Nelle cinque provincie il governo era regolato come nel 1651. Nel 1716 si tenne una grande assemblea a L'Aia con l'intento d'istituire una migliore forma di governo, ma senza risultato. Così fallirono pure i tentativi del gran pensionario Van Slingelandt (1727-1735).
La politica estera della repubblica fu determinata nei suoi orientamenti da quattro importanti trattati: quello del 1674 con l'Inghilterra, stipulava che nel caso che uno dei due stati fosse in guerra con una terza potenza, all'altro sarebbe rimasto il diritto di commerciare con quest'ultima; il trattato del 1678 pure con l'Inghilterra stabiliva che, in caso d'aggressione di una delle parti, l'altra s'impegnava ad aiutarla; il trattato del 1701 obbligava la repubblica a garantire la successione protestante nel regno inglese; il trattato del 1713 stabiliva i rapporti commerciali tra Francia e Olanda.
Per questi trattati dunque la repubblica era interessata ai rapporti tra le altre potenze; e tutti i tentativi del partito oligarchico d'isolarsi in una politica di neutralità non valsero a impedire l'adesione del paese alla Quadruplice Alleanza (Francia, Inghilterra, Austria, Olanda) contro la Spagna (1718). Nel 1740 allo scoppio della guerra di successione austriaca l'Inghilterra secondo il trattato del 1678 domandò l'assistenza olandese; questa fu rifiutata poiché la Francia minacciava di rompere il vantaggioso trattato commerciale e inoltre prometteva di rispettare la neutralità dei Paesi Bassi Austriaci. Quando però la Francia diede il suo appoggio a un tentativo di ristabilire gli Stuart in Inghilterra, la repubblica secondo il trattato del 1701 dovette intervenire. Le città della Barriera caddero immediatamente in mani francesi; ma nella battaglia di Raucoux (1746) le truppe olandesi si mostrarono ancora degne del grande passato. Un anno i Francesi invasero il paese. La Zelanda era minacciata e nel paese si sviluppò una rivoluzione. Con l'appoggio degli orangisti i diversi malcontenti tentarono di porre fine agli abusi dei reggenti e nel 1747 lo statolder frisone sotto il nome di Guglielmo IV fu acclamato statolder di Olanda, Zelanda, ecc. Il seguito della guerra fu per la repubblica poco felice, ma con la pace di Aquisgrana essa non perdette nulla, e riebbe anche il diritto di porre guarnigioni nelle città della Barriera, le cui fortificazioni erano però rovinate. Pochi anni prima, nel 1744, era andata perduta la Barriera Orientale (Emden e Leeroord), in cui nel 1602 gli Stati Generali avevano messo guarnigioni: l'ultimo conte alla sua morte lasciò eredi della Frisia Orientale gli Stati Generali, ma tale eredità fu rifiutata (v. frisia: Storia) e Federico II di Prussia chiese il ritiro delle truppe olandesi.
Il nuovo statolder era persona di poca autorità. I suoi seguaci tentarono di aumentare il suo potere, appoggiandosi su un nuovo partito che si stava formando ad Amsterdam, il partito della borghesia che voleva ottenere influenza sul governo. Così furono dichiarate ereditarie nella sua discendenza maschile e femminile le cariche di statolder e di capitano generale; egli inoltre ottenne il diritto di nominare in molte città le vroedschappen. Di tale grande potere Guglielmo IV, tentennante e incerto, non si valse per combattere energicamente gli abusi, di modo che si sviluppò, accanto e staccato dagli orangisti, un terzo partito che potremmo chiamare democratico e che sperava un governo più giusto dall'accrescimento di potere della borghesia. Alla morte di Guglielmo IV (1751) la reggenza per il minorenne Guglielmo V fu affidata alla principessa Anna di Hannover. Sotto la reggenza, la repubblica si trovò in nuove difficoltà per la guerra dei Sette anni scoppiata nel 1756. L'Inghilterra insistette sull'applicazione del trattato del 1678 e quando la repubblica rifiutò, per timore di perdere il trattato commerciale con la Francia, gl'Inglesi dichiararono il legname contrabbando di guerra. Ora l'esportazione di legname scandinavo in Francia era importantissima e i Francesi che abbisognavano di quel legname per costruire navi insistettero a L'Aia che non si accettasse l'arbitrio inglese. I mercanti di Amsterdam, che soffrivano danni grandissimi, si lagnarono presso Anna, ma essa, principessa inglese, rifiutò di far rafforzare la flotta (minaccia contro l'Inghilterra) se allo stesso tempo non si rafforzasse l'esercito (minaccia contro la Francia); e poiché l'Olanda non voleva un esercito forte, non si fece nulla. Morta la principessa nel 1759, la reggenza venne al duca di Brunswick (1759-1766), il quale allontanò la fida nobiltà frisone dalla corte e fece il possibile per accontentare sempre i suoi amici, i reggenti.
Difficile fu pure la posizione della repubblica allo scoppio della guerra di libertà nordamericana. Gli Olandesi nutrivano simpatia per i ribelli e li fornivano di armi dall'Isola di Sant'Eustachio, ciò che causò una grave tensione tra l'Inghilterra e la repubblica, aggravatasi quando nel 1778 la Francia dichiarò la guerra agli Inglesi e la repubblica rifiutò di nuovo l'applicazione del trattato del 1678. L'Inghilterra dichiarò allora che il trattato del 1674 non era più valido, di modo che ogni commercio tra Olanda da una parte, Francia e America Settentrionale dall'altra era proibito. Per evitare che la repubblica aderisse alla Lega dei neutri (v. lega, XX, p. 738), formata tra Russia, Svezia e Danimarca, l'Inghilterra seppe procurarsi le prove dell'esistenza di trattative per un trattato commerciale tra Amsterdam e i ribelli Americani e nel 1780 dichiarò con tale pretesto la guerra alla repubblica. La flotta olandese si mostrò insufficiente per proteggere le navi mercantili e il commercio soffrì molto da questa quarta guerra inglese. L'unica battaglia navale combattuta a Doggersbank nel 1781 tra lo Zoutman e il Parker, finì con una vittoria olandese, ma non poté certo porre riparo agli enormi danni economici. Questa guerra pose fine a un periodo di grande floridezza (1763-1780), causato anche dalle grandi somme investite in imprese straniere.
Il malcontento scoppiò; si dava colpa della guerra allo statolder, certamente a torto. I democratici e gli antiorangisti si unirono contro lo statolder in un partito detto dei patrioti nel programma di Leida (1781). La pace di Parigi (1784) con la quale la repubblica dovette cedere Negapatam e concedere libertà di navigazione agli Inglesi nelle Indie Orientali, non era certo fatta per accrescere il prestigio di Guglielmo V. Nello stesso anno si ebbe un conflitto con l'Austria che desiderava la riapertura della Schelda; l'imperatore poi si accontentò del pagamento di 9 milioni e mezzo di fiorini e del ritiro delle truppe dalle città della Barriera. Il movimento dei patrioti divenne sempre più violento e Guglielmo V dovette lasciare L'Aia; solo gli Stati di Gheldria e di Zelanda erano ancora orangisti o piuttosto antidemocratici; nelle altre provincie vi era un disordine completo. I patrioti spadroneggiavano, ma tra di loro scoppiò un conflitto che staccò i democratici dagli antiorangisti. Di tale conflitto l'energica moglie di Guglielmo tentò di trarre profitto per rendere il suo potere al marito. Ma in un viaggio a L'Aia essa fu fermata e le fu proibito di varcare la frontiera della provincia d'Olanda. Allora il fratello, re di Prussia, mandò un esercito che senza difficoltà rimise lo statolder al potere. Seguì una violenta reazione. Molti patrioti lasciarono il paese e si stabilirono in Francia dove presero parte alla rivoluzione francese. Nel 1793 la Francia per desiderio dei patrioti dichiarò guerra alla repubblica olandese. Un primo esercito sotto Dumouriez, appoggiato dai patrioti sotto Daendels, dovette ritirarsi per combattere gli Austriaci; nel gennaio 1795 i Francesi con il Pichegru invasero il paese e Guglielmo V fuggì in Inghilterra. La repubblica delle Sette Provincie Unite finì di esistere; il suo posto fu preso dalla repubblica batava.
Il periodo francese. - I Francesi furono accolti come i liberatori dal giogo degli Orange; ma l'entusiasmo si raffreddò quando col trattato dell'Aia la Francia esigette 100 milioni di fiorini per spese di liberazione, e la cessione di Maastricht, Venlo e della Fiandra Zelandese. Gli Stati Generali divennero democratici; altre istituzioni assunsero denominazioni sull'esempio francese. Nel marzo 1796 gli Stati Generali furono sciolti e fu convocata un'Assemblea nazionale che non ebbe successo, per conflitti tra unitaristi e federalisti, finché i primi guidati da Daendels, nel giugno '98 fecero un colpo di stato arrestando i federalisti. Rimase un'Assemblea costituente; nello stesso anno la costituzione fu accettata dal popolo con un plebiscito, al quale parteciparono pure gli abitanti del Brabante degli Stati, che in seguito alla rivoluzione erano divenuti sudditi con gli stessi diritti degli abitanti delle Sette Provincie. Le riforme furono così eccessive da determinare una tragica confusione in tutto lo stato; specialmente la divisione in otto dipartimenti, che non avevano le frontiere delle antiche regioni, condusse a un caos amministrativo. Frattanto la repubblica era in guerra, come alleata della Francia, con l'Inghilterra; e gl'Inglesi s'impadronirono di quasi tutte le colonie, senza difficoltà, perché Guglielmo V aveva inviato ai governatori delle lettere pregandoli di ricevere da amici i suoi alleati inglesi. Così la Colonia del Capo, Malacca, Ceylon, le Molucche, Demerary, Essequebo, Berbice andarono perdute; nel 1801 non restava alla repubblica batava altro possedimento che Giava. Con la costituzione del 1798 era stata sciolta la Compagnia delle Indie Orientali e le colonie erano divenute statali. Nel 1799 si ebbe una breve invasione russo-inglese nell'Olanda Settentrionale che finì con una vittoria del Daendels. Ma la guerra era rovinosa per il commercio. Nel 1801 Napoleone diede alla repubblica una nuova costituzione, nella quale il principio della sovranità popolare era assai meno evidente: per essa il dipartimento d'Olanda con 800.000 abitanti contava 280 elettori. Nel 1805 di nuovo Napoleone ordinò all'ambasciatore della repubblica a Parigi di preparare una terza costituzione che prevedeva un governo forte; quello stesso ambasciatore, Rutgers Jan van Schimmelpenninck, fu poi da Napoleone messo a capo del governo con titolo di gran pensionario. Il suo governo fu piuttosto benefico; le finanze furono migliorate per l'introduzione di una imposta fondiaria; una nuova legge regolò l'istruzione pubblica. Per dare una corona al fratello Luigi, Napoleone cambiò ancora il governo nel 1806 e istituì un regno d'Olanda. Luigi Napoleone fu per l'Olanda un buon re e non fu colpa sua se il breve miglioramento delle condizioni del paese, avvenuto sotto il governo dello Schimmelpenninck, fu seguito, sotto il suo governo, da un peggioramento. Egli tentò di difendere il suo stato contro le prepotenze francesi, volle il bene del paese, rifiutò d'introdurre la coscrizione e di accettare il blocco continentale. Nel 1809 un'invasione degl'Inglesi nella Zelanda mostrò la debolezza del regno e diede a Napoleone il pretesto per detronizzare il fratello e incorporare l'Olanda nell'impero francese. Fu introdotto il codice Napoleone, introdotta la coscrizione e la censura sulla stampa. Giava andò perduta; il commercio era rovinato, la miseria tra le classi inferiori grande. Ma fu migliorato il governo interno, finirono i campanilismi tra provincia e provincia, fu introdotto un regolare stato civile. La rovina del commercio e l'odio contro la tirannia straniera fecero sì che in segreto si lavorasse già per liberare il paese dal giogo. Dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia nel 1813 i nazionalisti G. K. van Hogendorp (v.), van Limburg Stirum, van der Duyn e van Maasdam si proclamarono capi di un governo provvisorio e inviarono un invito al figlio di Guglielmo V, il giovane principe di Orange, perché ritornasse in patria. Il 30 novembre il principe arrivò a Scheveningen; una settimana prima i Francesi avevano lasciato Amsterdam. I Russi e i Prussiani videro nell'Olanda, tutta in ribellione contro lo straniero, non un territorio liberato, ma un alleato. Il 2 dicembre l'Orange si fece acclamare principe sovrano a condizione che vi fosse una costituzione. Van Hogendorp aveva già preparato un progetto che poi servì di base alla costituzione proclamata nel 1814. Il potere esecutivo apparteneva al re, quello legislativo fu da lui diviso con gli Stati Generali da eleggersi dagli Stati Provinciali; almeno un quarto dei membri di quel parlamento avrebbe dovuto appartenere alla nobiltà; la libertà di culto e di religione era garantita; i ministri non erano responsabili che di fronte al re. La maggior parte dei provvedimenti presi dai Francesi non fu abolita.
Il regno dei Paesi Bassi. - Il congresso di Vienna decise l'unione dei Paesi Bassi Austriaci e del vescovato di Liegi (cioè l'odierno Belgio) con l'Olanda in un regno dei Paesi Bassi. Inoltre Guglielmo I in cambio dei possedimenti tedeschi del Nassau, divenne granduca di Lussemburgo (trattato di Troyes). Non era ancora costituito il nuovo stato quando si ebbe l'invasione francese che finì con la battaglia di Waterloo.
Frattanto l'Inghilterra aveva deciso di restituire gran parte delle colonie olandesi e cioè tutti i possessi dell'antica Compagnia Orientale a eccezione di Ceylon, Bernagore presso Calcutta e della Colonia del Capo. Nell'America Meridionale poi l'Inghilterra non restituì Essequebo, Demerary e Berbice (Guiana inglese), allora considerati di enorme importanza. Inoltre si permutò Cochin che divenne inglese contro Banka. L'unione dei Paesi Bassi costrinse a una riforma della costituzione (1815), che dichiarava non necessario che il re fosse protestante; stabiliva due camere, la prima di 40 o 50 membri nominati dal re, la seconda di eletti dagli Stati Provinciali; stabiliva che il bilancio dello stato fosse fissato ogni dieci anni e che lo stato fosse diviso in 17 provincie.
Nonostante le difficoltà finanziarie grandissime, durante il regno di Guglielmo I, furono compiuti molti e grandissimi lavori specialmente nel "Belgio" che era molto in arretrato per il mal governo spagnolo e austriaco. Negli anni 1819-25 si scavò il grande canale da Amsterdam a Den Helder per migliorare l'accesso del porto; negli anni 1822-26 lo Zuid-Willemsvaart per mettere in rapporto le miniere belghe col mare. Molti altri canali, grandi strade di comunicazione, le prime ferrovie migliorarono le possibilità del commercio. L'industria dei Paesi Bassi Meridionali deve molto a Guglielmo I. Anche la navigazione riprese e non solo nell'Olanda ma anche ad Anversa. Per proteggere le navi contro i pirati barbareschi nel 1816 da Inglesi e Olandesi fu bombardata la città di Algeri. Una grande ripresa vi fu nella politica coloniale e se la Compagnia Olandese delle Indie Orientali si era per l'innanzi accontentata di essere padrona dei porti e delle coste, adesso si cominciò a prendere possesso dell'interno delle isole dell'Indonesia, con le lunghe guerre contro il sultanato Palembang, contro i Padri, e con la guerra di Giava (1825-1830). Il commercio si rimise con una vigoria che meravigliò tutti i competenti e già nel 1824 si potevano di nuovo fare confronti lusinghieri con il commercio inglese. Tuttavia l'unione di un paese commerciale, come l'Olanda, per il quale il libero scambio era una necessità (e dal 1725 in poi la repubblica era liberoscambista, ciò che spiega come da gravi crisi si potesse sempre rimettere) con un paese come il Belgio, dall'industria nascente, che domandava tariffe protezionistiche, era poco felice.
Insormontabili poi erano le difficoltà derivanti dal fatto che i Paesi Bassi Settentrionali e quelli Meridionali per secoli avevano avuto uno sviluppo diametralmente opposto. Poco felice la politica del re di fronte ai meridionali: in un primo momento egli si procurò l'antipatia dei cattolici, già poco contenti di essere riuniti con uno stato tradizionalmente protestante, con il suo intervento nella formazione degli ecclesiastici (collegium philosophicum di Lovanio); poi deluse grandemente i liberali, già poco contenti della crescente corrente reazionaria nel governo, per la conclusione di un concordato col papa (1827), stretto al fine di tranquillizzare la resistenza cattolica, e poi per la limitazione della libertà di stampa. Nel 1828 cattolici e liberali del mezzogiorno si unirono contro il governo. Con misure arbitrarie causate da una debolezza interna, il governo fece accrescere il malcontento e poco dopo la rivoluzione del luglio 1830 a Parigi, scoppiò a Bruxelles una rivolta che condusse alla separazione dei Belgi dai Paesi Bassi (v. belgio). Le grandi potenze decretarono con i protocolli di Londra la separazione, accettata pure da Guglielmo I. Ma il re eletto dai Belgi, Leopoldo, non volle riconoscere tale trattato e lo sostituì col trattato "dei 18 articoli" assai sfavorevole all'Olanda. Guglielmo reagì (agosto 1831) e l'esercito olandese invase il Belgio. L'intervento francese però costrinse Olandesi e Belgi ad accettare "il trattato dei 24 articoli".
Guglielmo difese i suoi diritti ostinatamente fino al 1839. L'esercito sempre su piede di guerra e il lungo periodo d'incertezze rovinarono il paese. Le ricche entrate giavanesi non bastarono nemmeno a colmare le enormi spese. Il malcontento aumentò. Il popolo volle cambiamenti nella costituzione, ma il re rifiutò. Solo nel 1839 vi fu una piccola riforma: responsabilità dei ministri, bilancio biennale; diminuzione della lista civile del re, il quale inoltre rinunciava alla libera disponibilità dell'avanzo del bilancio coloniale; divisione della provincia d'Olanda in due provincie. Il re, che sentiva di non essere più sostenuto dalla simpatia popolare, all'improvviso abdicò nel 1840.
Negli ultimi anni del suo regno si ebbe una grande rinascita del calvinismo più ortodosso, il cosiddetto reveil con lo scisma dei pastori De Cock e Scholte. Prima perseguitati e perciò emigrati in gran numero nell'America, i membri di questa chiesa cristiano-riformata (gereformeerd) che si staccò dalla chiesa riformata neerlandese (hervormd) furono sotto Guglielmo II riconosciuto come tutte le altre confessioni esistenti e presero col tempo, per la forza della loro convinzione religiosa, una grande importanza sociale e politica.
Predominio liberale. - Anche i primi anni di Guglielmo II (1840-1849) furono assai difficili. Le finanze erano in pessimo stato e il paese vicino alla bancarotta, una riforma costituzionale invocata dai liberali, ma alla quale la camera conservatrice si oppose, era necessaria. Il ministro delle finanze Van Hall cominciò nel 1844 il risanamento delle finanze: un prestito di 127 milioni al tre per cento gli servì per colmare i deficit degli ultimi anni, per versare gran parte delle somme che lo stato doveva alla Handelmaatschappij e per convertire il debito pubblico del 5% al 4%. In quegli anni il sistema delle culture di Van den Bosch (v. indie olandesi: Storia) cominciò a dare i suoi frutti e con i ricchi redditi delle Indie si ammortizzò lentamente gran parte del debito pubblico e si costruirono le ferrovie olandesi, le quali per la natura del suolo e per i numerosissimi ponti erano assai costose. Per la politica protezionistica il commercio languì e nel 1845-46 l'opulento paese conobbe movimenti popolari causati da carestie. La rivoluzione del 1848 indusse il re a prendere l'iniziativa di riforme; egli istituì una commissione sotto presidenza del Thorbecke per la redazione di una costituzione nuova che nel novembre fu proclamata. Era una costituzione in senso liberale: ministri responsabili; i membri della prima camera non più scelti dal re, ma eletti dai membri degli Stati Provinciali; questi e i membri della seconda camera eletti dagli elettori, cioè da persone che pagano una certa somma d' imposte dirette; bilancio annuale. Libertà di stampa, di riunione, di associazione furono garantite come la libertà d'istruzione e il segreto epistolare. Poco dopo l'apertura della nuova camera il re morì, e fu seguito da Guglielmo III (1849-1890). Alla fine del suo regno era cominciato un lavoro di enorme mole, il prosciugamento del Haarlemmermeer (1848-1853).
Con Guglielmo III, sebbene il re fosse personalmente più autocratico e meno liberale del padre, cominciò il periodo di vero governo parlamentare; il potere del re era passato alla borghesia benestante. Le elezioni davano un governo liberale; pochi gli oppositori delle nuove direttive; tra essi il fondatore del nuovo partito antirivoluzionario Groen van Prinsterer, calvinista fervente. Ben presto la camera si trovò in contrasto col gabinetto Donker-Curtius e il re, contro voglia, dovette affidare la formazione di un nuovo ministero al capo dei liberali, J. R. Thorbecke, uomo che da quel momento fino alla sua morte nel 1872 fu la personalità dominante nell'arena politica olandese, un secondo re nello stato. Al suo primo ministero (1850-53) si deve una magnifica opera legislativa: legge sulla confisca dei terreni per promuovere la costruzione di ferrovie; istituzione delle regie poste (1850) e telegrafi (1852). Le leggi sulla navigazione segnarono il ritorno alla politica del libero scambio. Il ministero cadde nel 1853 per il "movimento di aprile", reazione protestante contro la restaurazione della gerarchia cattolica (v. sopra: Culti). Il governo non era contrario alla ricostruzione della gerarchia, ma avrebbe voluto essere consultato intorno alle città che avrebbero dovuto essere sedi vescovili; ciò che non fu fatto. Inoltre nell'allocuzione il papa parlava dei grandi danni morali causati dall'eresia calvinista. Si sviluppò un forte movimento di protesta da parte dei calvinisti, a cui il re non rispose in conformità del consiglio di Thorbecke, piuttosto tiepido in materia religiosa, e così il governo si dimise. Il nuovo ministero Van Hall (1853-56) tenne conto del risentimento protestante con le leggi che proibivano le processioni fuori degli edifici di culto nel territorio a nord dei grandi fiumi. Il ministero cadde per questioni d' istruzione pubblica che furono poi provvisoriamente risolte dalla legge del 1857. Nel 1862 il Thorbecke formò il suo secondo ministero, di nuovo ricco di attività legislativa. Fu decisa la costruzione del Canale del Mare del Nord (Noord Zee Kanaal) insieme col prosciugamento di gran parte del Y, ciò che diede ad Amsterdam una magnifica comunicazione diretta col mare (1865-76); Rotterdam ottenne una via acquea non meno buona nel Nieuwe Waterweg (1866-71). Questi lavori diedero un impulso grandissimo allo sviluppo economico del paese, che approfittò pure dell'abolizione dei dazî comunali nel 1865. Il secondo ministero Thorbecke cadde nel 1866 per divergenze tra il presidente e il suo ministro delle Colonie, Franssen van de Putte, più progressista di lui. Il ministero Van Heemskerk, conservatore, per quanto avesse l'appoggio del re, non soddisfaceva e nel 1868 gli succedette un nuovo ministero liberale (Fock-Van Bosse) che fu presto seguito dal terzo ministero Thorbecke (1871). Un anno dopo il grande statista morì.
Dal 1870 al 1914. - Vivente il Thorbecke, il partito liberale era l'unica forza vitale nella vita politica olandese; solo dopo il 1870 i partiti conservatori crebbero d'importanza. I cattolici appoggiarono il partito liberale che aveva loro dato la possibilità di riorganizzare la loro chiesa, ma la breccia di Porta Pia annullò quella collaborazione. Il Risorgimento italiano in Olanda fu seguito con grande interesse; in specie la regina Sofia aveva molta simpatia per l'Italia; Garibaldi godette di una grande popolarità e non mancava chi vedesse nelle guerre italiane un riflesso della propria guerra di liberazione. Così l'Olanda nel 1861 fu il primo paese a riconoscere il nuovo stato italiano. Nel 1870, dopo la presa di Roma da parte del governo italiano, il governo abolì la rappresentanza diplomatica presso il Vaticano. Ne nacque un dissidio tra liberali e cattolici e visto che un terzo della popolazione era cattolica e praticante, si formò un partito cattolico assai forte. Per le loro vedute in materia d' istruzione, i cattolici fecero una coalizione con gli antirivoluzionarî, cioè con i loro nemici di una volta: i calvinisti. La legge sull'istruzione pubblica del 1857 aveva istituito la scuola pubblica religiosa con sussidio statale: cattolici e calvinisti desideravano invece la scuola confessionale. I liberali, per non sovraccaricare il bilancio, resistevano alle loro domande di sovvenzione anche per le scuole private; inoltre la costituzione, che poneva l'istruzione pubblica sotto la cura del governo, non permetteva sussidî a scuole non governative. La lotta per le scuole si trascinò per decennî; nel 1887 come risultato di elezioni su base più larga (300.000 elettori invece di 140.000), si ebbe il primo governo della coalizione cattolica antirivoluzionaria Mackay-Keuchenius che nel 1889 fece accettare la legge che prevede sussidî uguali per scuole private e scuole governative. Con ulteriori leggi del 1920 e 1924, sempre promosse dalla coalizione, l'istruzione privata, cioè confessionale, è divenuta regola, quella governativa supplisce ai bisogni della minoranza che preferisce l'istruzione areligiosa. Quei provvedimenti però hanno fatto aumentare di numero le piccolissime scuole di piccolissimi gruppi e sette, di modo che il bilancio statale ne soffre assai; con gli ultimi ritocchi alla legge si sta ritornando a condizioni più normali.
Dalla crescente importanza dell'industria il movimento operaio prese grande impulso. Il partito cattolico si sviluppò in senso alquanto più democratico; il partito antirivoluzionario divenne decisamente democratico, e per questa ragione se ne staccò un gruppo sotto il Savornin Lohman che con la denominazione di partito storico-cristiano svolge una politica clericale non democratica. Questa divisione dell'antico partito antirivoluzionario in due partiti indipendenti coincideva con la separazione delle "chiese dolenti", nel 1892, dalla chiesa riformata (hervormd) olandese. I "dolenti", guidati dal teologo e statista Abraham Kuyper (v.), si unirono poi con i riformati del 1839 nella gereformeerde kerk. Politicamente i gereformeerden militano per lo più nel partito antirivoluzionario, i hervormden in quello storico-cristiano. Nel 1885 si sviluppò dall'antico partito liberale l'unione liberale; se ne staccarono nel 1890, sotto Treub, i radicali. Su modello tedesco si stava anche organizzando un partito socialdemocratico con a capo un demagogo con forte ascendente sul popolo, il Domela Nieuwenhuis, il quale nel 1887 entrò, primo deputato socialista, nel parlamento. Il periodo di Guglielmo III fu caratterizzato da una grande attività coloniale con numerose spedizioni militari. Solo nella seconda metà del secolo XIX gli Olandesi presero possesso dell'interno delle Isole dell'Indonesia con le spedizioni di Bali, dei distretti Lampong (1856), Bandjermasin (1859-63), Boni di Celebes (1859-1860) e Lombok (1894), ma specialmente con la lunga guerra dell'Atjeh (1873-1903). Il generale Van Heutsz alla fine del secolo con energia e giustizia stabilì la pace in tutto l'arcipelago (v. indie olandesi: Storia).
A Guglielmo III, morto nel 1890, successe la figlia Guglielmina, fino al 1898 sotto la reggenza della madre, la regina Emma. Per la divisione nel campo clericale, dal 1891 al 1901 si seguirono ministeri liberali. La legge Van Houten aumentò di molto il numero degli elettori. Rafforzata però la coalizione clericale, alla quale aderirono pure i cristiano-storici, nel 1901 uscì dalle urne un gabinetto antiliberale sotto Abraham Kuyper. Nel 1903 il Kuyper doveva valersi dell'esercito per troncare un pericolosissimo sciopero ferroviario seguito da numerosi altri scioperi. Il ministero Kuyper, formato da partiti che erano soltanto legati per i sentimenti antiliberali, non poteva compiere molto lavoro legislativo; fu seguito da un ministero liberale, anche più debole, che nel 1907 fece posto a un nuovo governo della coalizione sotto Heemskerk. Un magnifico sistema di leggi sociali con assicurazione statale contro la vecchiaia e la malattia, opera del ministro Talma, poté essere messo in opera soltanto dieci anni più tardi dopo la vittoria dei partiti di sinistra nel 1917.
Nel 1913 per la collaborazione dei liberali con i socialisti si ebbe una vittoria elettorale di sinistra, ma la formazione di un governo fu impossibile per il rifiuto dei socialisti ad assumere responsabilità. Così allo scoppio della guerra mondiale l'Olanda aveva un gabinetto extraparlamentare di Cort van der Linden.
Guerra mondiale e dopoguerra. - La posizione olandese durante la guerra mondiale fu assai difficile specialmente per il possesso dei grandi fiumi. Negli anni immediatamente precedenti la guerra vi erano state varie controversie tra i due gruppi di stati europei per la posizione dell'Olanda; il governo aveva fatto rafforzare le foci dei fiumi per impedire che esse fossero eventualmente occupate da parte di nazioni belligeranti. Anche l'intero sistema di difesa del paese era stato rafforzato; ciò che indusse lo Stato maggiore tedesco a rivedere il primitivo progetto di operazione von Schlieffen, che prevedeva il passaggio di truppe tedesche anche attraverso il Limburgo Olandese.
L'atteggiamento olandese durante tutta la guerra mondiale fu di neutralità assolutamente imparziale per quanto riguarda il governo. I sentimenti del pubblico erano talvolta meno controllati e specialmente l'invasione del Belgio fece un'impressione grandissima; i profughi belgi furono accolti con manifestazioni d'indignazione contro la Germania. L'esercito rimase mobilitato, forte di 450.000 uomini, dal luglio 1914 fino al gennaio 1919. A varie riprese la guerra, sia dalla parte degli alleati sia da quella degli stati centrali, sembrò inevitabile, ma il ministro degli Esteri Loudon seppe con atteggiamento sereno per quanto energico sempre dimostrare al belligerante che si credeva trattato meno bene, che la neutralità era assoluta ed equa. Tremende furono le conseguenze economiche della guerra. L'Inghilterra vietava nel 1915 l'introduzione in Olanda di qualsiasi merce che avesse potuto essere mandata in Germania; non permetteva che lo stretto necessario per il paese; un ente semi-ufficiale, la Nederlandsche Overzee Trustmaatschappij, sorvegliava con grande rigore tutto il commercio. Per ottenere il carbone tedesco, necessario per le ferrovie e le industrie, si esportavano viveri anche se questi mancavano nel paese; così la scarsità di viveri in Olanda nel 1917 e 1918 fu quasi uguale a quella della Germania e ben superiore a quella dei paesi dell'Intesa. Quando nel marzo 1918 l'Inghilterra sequestrò ben 156 navi olandesi (700.000 tonn.) nei porti del suo impero, il commercio era praticamente annientato. Si aggiungevano perdite di altra sorte: il popolo olandese era interessato per quasi un miliardo e mezzo di fiorini nel debito pubblico della Russia; per varî miliardi nei debiti dell'Austria-Ungheria. Tuttavia l'Olanda non desistette dalla sua operosità: durante la guerra furono migliorati i porti di Rotterdam e di Amsterdam e nel 1918 fu votata la legge del ministro Lely per il prosciugamento dello Zuiderzee.
Durante la guerra mondiale era stata riformata la costituzione e introdotto il suffragio universale; ciò significò un rafforzamento dei partiti clericali che nel 1918 formarono il governo Ruys de Beerenbrouck composto di elementi cattolici, antirivoluzionarî e cristiano-storici. Il presidente fu, per la prima volta nella storia olandese, un cattolico.
In occasione della conferenza della pace, avendo un gruppo di nazionalisti belgi, appoggiato dalla Francia, preteso certi territorî dell'Olanda (il sud del Limburgo e la terraferma di Zelanda), si sviluppò nelle provincie minacciate una grande agitazione in favore della casa d'Orange e dello stato. Le potenze per accontentare l'eroico Belgio in domande più ragionevoli, chiesero all'Olanda la collaborazione per un progetto di revisione del trattato del 1839 che regola la navigazione della Schelda. L'Olanda promise, ma il belga Comitéde politique nationale non si accontentò e volle l'aiuto delle potenze per un plebiscito nel Limburgo, che però non fu accordato, perché l'Olanda non poteva certo tollerare una tale menomazione della sua sovranità. Le trattative per un miglioramento della navigazione finora non hanno avuto alcun risultato. Il Belgio ha preteso un canale di comunicazione diretta tra Anversa e il Hollandsch Diep, ciò che farebbe di Anversa un porto del Reno. Un trattato in tale senso fu preparato dal ministro Karnebeek e accettato dalla seconda camera; ma informato dalle discussioni parlamentari del contenuto del trattato, il popolo reagì: un grande movimento di protesta si sviluppò e la prima camera, rifiutando di ratificare un trattato che avrebbe danneggiato immensamente Rotterdam, agì secondo il desiderio della maggioranza del popolo olandese. Le nuove trattative cominciate nel 1928 non hanno ancora avuto nessun risultato tangibile.
Il ministero Ruys de Beerenbrouck fu confermato dalle elezioni del 1921. Tuttavia la coalizione era priva di basi solide e così si dimostrò nel 1925. Il partito cristiano-storico per avversione contro i cattolici presentò alla camera un progetto per abolire la rappresentanza diplomatica presso il Vaticano, ripristinata durante la guerra mondiale. Liberali e socialisti votarono in favore della mozione che fu approvata: tutti i ministri cattolici presentarono le loro dimissioni. La coalizione non esisteva più. Colijn, il nuovo capo degli antirivoluzionarî, divenne presidente, ma ben presto il ministero si dimise e si ebbe una lunga crisi. Solo nel maggio 1926 si formò un gabinetto extraparlamentare De Geer.
Gli anni 1919 e 1920 erano di prosperità fittizia; poi vi fu una grande depressione e il porto di Rotterdam soffrì assai dell'occupazione della Ruhr. Nel 1924 cominciò un periodo di grande benessere; specialmente le colture nelle Indie davano giandi guadagni fino alla crisi del 1931.
I ministeri extraparlamentari del '26 al '32 non soddisfacevano nessuno. Alla fine del 1932 per la riduzione degli stipendî vi fu un ammutinamento sulla nave da guerra De Zeven Provinciën nella rada di Olehleh in Sumatra. I ribelli erano marinai volontarî europei. Essi s'impadronirono della nave e quando, intimata loro la resa, essi si rifiutarono, fu necessario bombardare la nave ribelle con aeroplani. Caddero numerose vittime. Tale avvenimento ebbe un'enorme ripercussione in Olanda, e influì non poco sulle elezioni del 1933. Fu formato un forte governo di coalizione nazionale, ove sotto la guida del Colijn sono uniti antirivoluzionari, cristiano-storici, liberali di diverse gradazioni e cattolici. L'opposizione socialista, per il momento non è troppo violenta. I comunisti poco numerosi e uno scarso numero di gruppi fascisti (un solo deputato alla camera) combattono il governo più per mezzo della stampa che non nel parlamento. Colijn, tenuto per sé il portafoglio delle Colonie, prese subito energiche misure, vietando l'appartenenza degli ufficiali e degl'impiegati a partiti di estrema destra e di estrema sinistra, sciogliendo i sindacati (di carattere socialdemocratico) fra le truppe. Fu vietata la formazione di gruppi militarizzati e l'uso di qualsiasi segno distintivo (divisa, camicia, bandiera, ecc.) per i partiti politici. Questo forte governo ha già da registrare varî successi, anche di carattere economico.
Il periodo del dopoguerra è stato un periodo di grandi lavori. Nel 1928 è stata finita la grande diga di chiusura dello Zuiderzee e già una parte del mare è divenuto terra fertilissima. Dal 1926 al 1930 il canale del Mare del Nord è stato allargato, ottenendo una conca lunga 600 m., larga 50 e profonda 20, con immense porte (50 × 20 m.) ad apertura elettrica. Nel 1926 è stato istituito un regolare servizio postale di aviazione tra Amsterdam e Batavia.
Fonti. - Tra le grandi collezioni tiene il primo posto la doppia serie delle Rijks Geschiedkundige Publicatiën, con finora 26 voll. della "piccola serie" e 76 della "grande serie", pubblicati a cura di una commissione nominata dal Ministero della pubblica istruzione. Altre collezioni di grande importanza sono quelle dell'Historisch Genootschap ("Società storica") che finora ha pubblicato 31 voll. del Kronijk (1846-75), 7 voll. di Berignen (1846-63), 54 voll. di Berigten en Mededeelingen (1878-1933), 61 volumi della seconda serie dei Werken ("Opere") e 61 voll. della terza serie dei Werken. Altra pubblicazione di grande mole è quella della Resolutiën ("Discorsi e decisioni") degli Stati di Olanda, della quale finora sono stati pubblicati quasi trecento volumi.
Per il periodo della guerra degli Ottant'anni le fonti sono molto numerose. Molte di esse furono pubblicate a cura dei governi del Belgio (v., VI, p. 527), della Spagna (nella Colección de documentos ineditos para la historia de España) e dell'Olanda. Di grande importanza sono le lettere di Filippo II, Filippo III, Filippo IV, Granvelle, Margherita di Parma, Guglielmo I d'Orange, Oldenbarneveldt, Grozio, Maurizio di Nassau, Federico Enrico d' Orange, C. Huygens, per le quali v. alle bibliografie dei singoli personaggi. Altre fonti sono: L. Guicciardini, Descrizione di tutti i Paesi Bassi, Anversa 1567; F. Strada, De Bello belgico decades duae (1555-1590), Roma 1640-47; Gallucci, De Bello belgico, Roma 1671; G. Bentivoglio, Della guerra di Fiandra (1559-1609), Colonia 1633-39; id., Relationi, Venezia 1633. Numerosi gli scritti di capitani dell'esercito spagnolo, tra cui varî italiani: C. Campana, Della guerra di Fiandra fatta per difesa di religione da Filippo II e III, Vicenza 1602; P. Giustiniano, Delle guerre di Fiandra (1601-1609), Anversa 1609. Da parte olandese il primo storiografo fu P. Bor, Oorsprongh, begin ende aenvang der Nederlandsche oorlogen, voll. 4 (1555-1600), Amsterdam 1679; E. Van Meteren, Commentariën ofte memoriën van den nederlandschen staet (fino al 1611), L'Aia 1614; id., Belgische of nederlandsche historie, Delft 1599; E. Van Reyd, Historie der nederlandsche oorlogen, Arnhem 1626; trad. latina, Leida 1633. Famoso il libro del Grozio, Annales et Historiae de Rebus Belgicis (1559-1609), Amsterdam 1657 (varie volte ripubblicato e tradotto in molte lingue moderne); id., Parallelon Rerum Publicarum, voll. 4, Haarlem 1801-03. Libro altrettanto apprezzato è quello di P. C. Hooft, Nederlandsche Historiën, voll. 2, Amsterdam 1642-54. Foppe Van Aitzema, Saeken van Staet en oorlogh, voll. 15, L'Aia 1655, è fonte di alto valore per il periodo 1621-1668.
Le migliori fonti per il periodo 1648-1795 sono oltre alle Resolutiën e alle lettere di Giovanni de Witt, Heinsius, Fagel e i varî statolder la pubblicazione di Abraham De Wiquefort, Histoire des Provinces Unies des Pays-Bas (1648-1676), ed. completa, Amsterdam 1861-74; J. Basnage, Annales des Provinces Unies, L'Aia 1719-26 (voll. 2) e specialmente J. Wagenaar, Vaderlandsche Historiën, voll. 21, 1790-96. Per questo periodo poi sono fonti assai preziose le corrispondenze dei diplomatici francesi e inglesi e cioè, per il periodo prima del 1672: D'Estrades, Lettres, mémoires, voll. 9, Londra 1743; per il periodo 1679-1688: J.-A. de Mesme, conte d'Avaux, Négociations en Hollande, Parigi 1752-54 (voll. 6); Sir W. Temple, Letters, voll. 3, Londra 1700-03; Observations, ivi 1672; Miscellanea, voll. 2, ivi 1680-90. Inoltre Mignet, Négociations relatives à la succession d'Espagne, voll. 4, Parigi 1835-45.
Tra le fonti giuridiche per il periodo 1568-1795 eccellono i Placcaatboeken delle varie provincie. Citiamo: Groot placcaatboek van Holland (1576-1785), voll. 10, L'Aia 1658-1805; Groot placcaatboek van Utrecht, voll. 5, Utrecht 1729-1826.
Archivî: I principali archivî per lo studio della storia d'Olanda sono: l'Algemeen Rijksarchief e il Koninklijk Huisarchief dell'Aia, gli archivî di Amsterdam e dei varî capoluoghi di provincia; all'estero gli archivî di Bruxelles, Madrid, Simancas (Spagna), Londra, Parigi, Vienna; a Roma gli archivî vaticani; poi quelli delle capitali scandinave, di varie città del Mar Baltico, di Leningrado, Batavia, Città del Capo.
Bibl.: Una bibliografia completa di tutte le pubblicazioni sulla storia olandese non esiste; assai utile il Repertorium di L. D. Petit, voll. 3, Leida 1907-28, con i titoli di tutti gli studî apparsi su riviste fino al 1920.
Libri generali: Il migliore manuale completo è quello di P. J. Blok, Geschiedenis van het nederlandsche volk, 3ª ed., voll. 4, Leida 1923-26 (trad. tedesca in 6 voll. che non va oltre il 1815, Gotha 1902-18; trad. inglese, History of the people of the Netherlands, in 4 voll., solo fino al 1702, Londra 1898-1907). Buono, ma assai meno particolareggiato che non il Blok è I. H. Gosses e N. Japikse, Handboek tot de staatkundige geschiedenis van Nederland, L'Aia 1920; i primo grande manuale moderno e tuttora apprezzatissimo è quello di G. Groen van Prinsterer, Handboek der geschiedenis van het vaderland, 1a ed., Leida 1841-1846; 8a ed., II, Baarn 1928. Il migliore storiografo cattolico è W. J. F. Nuyens, Algemeene geschiedenis des Nederlandschen volks, 2a ed., voll. 20, Amsterdam, 1871-82. Come trattazione italiana v. C. Manfroni, Storia d'Olanda.
Varî periodi: per la guerra degli Ottant'anni oltre Bor, Hoof e Grotius (v. Fonti): W. J. F. Nuyen, Geschiedenis der Nederlandsche beroerten der 16de eeuw, voll. 4, Amsterdam 1865-70; R. Fruin, Het voorspel van den tachtgjarigen oorlog (sul periodo immediatamente prima dello scoppio della guerra; libro famoso), Amsterdam 1861; 6a ed., L'Aia 1904; R. Fruin, De tachtigjarige oorlog (ristampa di tutti gli studî del grande storico sulla guerra degli Ottant'anni), voll. 7, ivi 1909; J. M. B. C. Kervijn de Lettenhove, Les Huguenots et les Gueux (1560-1585), voll. 6, Bruges 1883-85; Th. Juste, Histoire de la révolution des Pays-Baus sous Philippe II, 1555-1571, Bruxelles 1855; W. H. Precot, History of the Reign of Philipp II, (1555-1568), voll. 3, Boston 1855-59; J. L. Motley, Rise of the Dutch Republ., Londra 1858, voll. 3 (di questo libro che gode meritata fama, esistono numerose edizioni, anche in olandese e in francese: La révolution des Pays-Bas au XVIe siècle, voll. 4, Bruxelles 1859-61. Il Motley però, liberale e anticlericale, nei suoi giudizî su Filippo II e sul clero, è alquanto parziale); id., History of the United Netherlands 1584-1609, voll. 4, L'Aia 1860-1867; id., Life and death of Oldenbarneveld, voll. 2, ivi 1874; R. Fruin, Tien jaren uit den tachtigjarigen oorlog (i Dieci anni, 1588-1598), Amsterdam 1861; 8a ed., L'Aia 1924 (libro classico); A. Waddington, La République des Provinces-Unies, la France et les Pays-Bas Espagnols de 1630 à 1650, voll. 2, Parigi 1895; M. G. De Boer, Die Friedensunterhandlungen zw. Spanien und den Niederlanden, Groninga 1898; M. G. De Boer, De Armada van 1639, Groninga 1911.
Dal 1648 al 1672: P. L. Muller, Onze gouden eeuw (Secolo d'oro), voll. 3, Leida 1896; J. Naber, De staatkunde van Johan de Witt, Utrecht 1882; R. Fruin, Verspreide geschriften, III e IV, L'Aia 1900-05; P. Geyl, Stuart en Oranje, 1650-54, ivi 1924; A. Lefèvre-Pontalis, Vingt années de république parlementaire au XVIIe siècle. Jan de Witt, grand-pensionnaire de Hollande, Parigi 1884; E. De Parieu, Vingt années d'interrègne dans le stadhoudérat, ivi 1858; R. G. Barbwell, Life and times of John de Witt, New York 1856; S. R. Gardiner e C. T. Arkinson, Letters and papers relative to the first Dutch war (1652-54), voll. 5, Londra 1899-1911; C. von Ballhausen, Der erste engl.-holl. Seekrieg, L'Aia 1923; J. E. Elias, De tweede engelsche oorlog, Amsterdam 1930.
Dal 1672-1795: C. F. Sirtema van Grovestins, Guillaume III, défenseur et soutien de l'indépendance de l'Europe contre la puissance de Louis XIV, Parigi 1850; id., Guillaume et Louis XIV, voll. 8, ivi 1868; C. A. Sypestein e J. P. de Bordes, De verdediging van Nederland in 1672 en 1673, L'Aia 1850; A. Goslinga, Slingelandt's efforts towards European peace (1713-1729), L'Aia 1915; A. Beer, Holland und der Österreichische Erbfolgekrieg, Vienna 1871; J. Hartog, Uit de dagen der patriotten, Amsterdam 1896; id., De patriotten en Oranje, 1747-1787, Amsterdam 1882; H. De Peyster, Les troubles de Hollande à la veille de la Révolution Française 1780-95, Parigi 1905; H. T. Colenbrander, De Patriottentijd, voll. 3, L'Aia 1897-99.
Periodo francese, 1795-1813; H. T. Colenbrander, De Bataafsche Republick, Amsterdam 1908; id., Schimmelpenninck en koning Lodewijk, Amsterdam 1911; id., Inlijving en Opstand (1810-13), Amsterdam 1913; L. Legrand, La Révolution française en Hollande: la République Batave, Parigi 1895.
Dal 1813 fino ad oggi: J. De Bosch Kemper, Staatkundige geschiedenis van Nederland tot 1830, Amsterdam 1868; id., Geschiedenis van Nederland van 1830, voll. 5, Amsterdam 1868; id., Geschiedenis van het nederl. volk van 1815 tot op onze dagen (cattolico), voll. 4, Amsterdam 1883-86; Th. Juste, La révolution belge de 1830, voll. 2, L'Aia 1872; De Bruyne, Geschiedenis van Nederland in onzen tijd (fino al 1887), voll. 5, Schiedam 1912-14 (a questa 2a ed. del libro liberale fu aggiunto un sesto vol. dello stesso titolo da N. Japikse, con la storia fino al 1918); Boers, Het beleid van den liberalen Staat, 1849-1897, Amsterdam 1901.
Sull'esercito della repubblica v. oltre alla bibliografia degli statolder: F. J. G. Ten Raa e F. De Bas, Het Staatsche Leger (1568-1795), voll. 5, L'Aia 1911-1921.
Sulle imprese marinare e sulla flotta oltre alla bibliografia dei varî ammiragli: J. C. De Jonge, Geschiedenis van het nederlandsche zeewezen, voll. 6, Haarlem 1858-1862, il libro più completo che contiene la trascrizione di molti documenti più tardi persi per l'incendio del Ministero della marina: J. J. Backer Dirks, De nederlandsche zeemacht van de vroegste tijden tot op den tegenwoordigen tijd, voll. 2, L'Aia 1890; poi P. J. Blok, Michel Adriaensz. de Ruyter, ivi 1928.
Per l'ordinamento dello stato, R. Fruin, Geschiedenis van de staatsinstellingen in Nederland, L'Aia 1901; 2a ed., 1922.
Per i trattati diplomatici: H. A. Van Dijk, Répertoire historique et chronologique des traités conclus par la Hollande, 1789-1845, Utrecht 1846; C. J. E. Bosman e M. Visser, Répertoire des traités et des engagements internationaux concernant les Pays-Bas (1845-1900), L'Aia 1928; id. id., Répertoire des traités du XXème siècle, ivi 1921.
Per la cultura olandese del Seicento: C. Busken Huet, Het land van Rembrandt, voll. 2, Haarlem 1882-84; trad. tedesca, Lipsia 1886-87.
Per le relazioni con l'estero, in specie con l'Italia: N. G. Van Kampen, Geschiedenis der Nederlandes buiten Europa, voll. 4, Haarlem 1831-33; P. J. Blok, Relazioni veneziane, L'Aia 1909; pure le Relationi degli ambasciatori veneti al Senato, Firenze 1859-62; J. C. De Jonge, Nederland en Venetië, L'Aia 1852. Molti studî nell'annuario Mededeelingen dell'Istituto storico olandese in Roma; G. J. Hoogewerff, De twe reizen van Cosimo de' Medici door de Nederlanden (1667-1669), Amsterdam 1919.
Per la storia economica, E. Baasch, Holländische Wirtschaftsgeschichte, Jena 1927 (volume assai documentato che contiene un'esauriente bibliografia). Inoltre: S. Muller, Mare clausum (sulla rivalità tra Inghilterra e Olanda), Amsterdam 1872; id., Geschiedenis der Noordsche Compagnie, Utrecht 1874; P. Bonassieux, Les grandes compagnies de commerce, Parigi 1892; O. Nachod, Die Beziehungen der Niederländisch-Ostindischen Kompagnie zu Japan, Rostock 1897; W. Naudé, Die Getreidehandelspolitik der europäischen Staaten vom 13. bis zum 19. Jahrhundert, voll. 2, Berlino 1896-1901; J. Davidson e A. Gray, The Scottish staple at Veere, Londra 1909; H. Wätjen, Die Niederländer im Mittelmeergebiet zur Zeit ihrer höchsten Machtstellung, Berlino 1909; M. P. Rooseboom, The Scottish staple in the Netherlands, L'Aia 1910; R. Taeuber, Die Börsen der Welt, Berlino 1911; E. Helfferich, Das niederländisch-indische Bankwesen, voll. 2, L'Aia 1916; H. Wätjen, Das holländische Kolonialreich in Brasilien, Gotha 1921; R. Kiliani, Die Grossbankenesstwickeung in Holland und die mitteleuropäische Wirtschaft, 2a ed., Lipsia 1923; J. Lubimenko, The struggle of the Dutch with the English for the 17th century, Transactions of the R. Histor. Society, s. 4a, VII, Londra 1924.
Per lo sviluppo coloniale v. indie olandesi, XIX, p. 107.
Per i viaggi e le esplorazioni v. le belle pubblicazioni della società Jan Huygen van Linschoten, L'Aia, finora 38 voll. Cfr. inoltre la bibliografia sotto le voci dedicate alle singole provincie.
Lingua.
La lingua olandese (meglio si direbbe neerlandese, ma questa parola non è di uso comune in italiano) è l'idioma ufficiale di quella unità linguistica che fu chiamata, non senza uno spunto di aspirazione politica, Groot-Nederland, e che comprende tutto l'attuale regno d'Olanda (Noord-Nederland) e la parte settentrionale delle Fiandre (parte orientale del regno del Belgio: Zuid-Nederland).
Nel Medioevo questa lingua era chiamata dietsc nelle Fiandre e duutsc nel Nord; la forma più recente duitsch fu lungamente usata (cfr. ingl. dutch "olandese"). Nel sec. XVI, per distinguerla dall'alto tedesco (ted. Hochdeutsch), si chiamò nederduitsch (prima documentazione: 1457). Dalla fondazione del regno d'Olanda (1813) fu adottato come nome ufficiale della lingua nederlandsch, la cui prima documentazione risale perb al 1518. Tuttavia il popolo chiama la sua lingua hollandsch, nel regno d'Olanda, e vlaamsch nel Belgio.
Il territorio linguistico olandese comprende dunque l'Olanda e le Fiandre, nonché un brevissimo tratto della repubblica francese, finitimo alle Fiandre occidentali (e cioè le Fiandre francesi). Attualmente l'olandese (fiammingo occidentale) è parlato in Francia in una regione che può essere determinata da una linea ideale Nieppe-Steenbecque-frontiera dei dipartimenti del Nord e del Passo di Calais, fino a Bourbourg-Campagne da una parte, e al mare dall'altra, escluso però Dunkerque.
Dal sec. XVII l'olandese si diffuse anche fuori d'Europa in Africa, America e Oceania dando spesso luogo a interessanti tipi linguistici creoli o creolizzanti. Il numero dei parlanti l'olandese in Europa e fuori ammonta a circa dieci milioni.
L'olandese (ormai lo chiameremo sempre così, intendendo questa parola nel suo senso più generale e comprendendovi quindi anche il fiammingo) è una lingua appartenente alla famiglia germanica (v. germanici popoli: Lingue), ma la sua composizione e la sua storia sono più complesse di quelle di altri idiomi appartenenti alla stessa famiglia.
Nel territorio sul quale oggi si parla olandese si erano stabiliti tre popoli parlanti lingue germaniche: i Frisoni lungo la costa settentrionale, fino all'imboccatura della Mosa, i Sassoni a NE. e i Franchi nella parte rimanente del paese. Tutti e tre i popoli parlavano dialetti germanici occidentali. Per la posizione linguistica del frisone v. frisia: Lingua. I Sassoni parlavano un dialetto basso tedesco, al pari dei Franchi; il sassone (o basso tedesco) era parlato all'est dell'Olanda, mentre l'alto tedesco, inclusovi anche il ripuario era parlato nella Renania. Il basso franco era diffuso invece al nord della linea Aquisgrana-Düsseldorf. Secondo M. Schönfeld questo basso-franco era composto di antico basso-franco-orientale o limburghese e antico basso-franco-occidentale che possiamo chiamare antico neerlandese, conosciuto principalmente attraverso i nomi di luogo attestati dal sec. IX al XII. Dell'antico basso-franco-orientale abbiamo anche un frammento di Salterio del sec. IX, ma solo verso il sec. XII nel Limburgo e nel corso del XIII nelle Fiandre e nel Brabante il franco di queste provincie si cominciò a svolgere in una lingua letteraria.
L'olandese si differenzia dalle altre lingue germaniche occidentali e specialmente dall'alto e basso tedesco per alcune peculiarità, fra le quali ricorderemo le seguenti:
a) nella fonetica:
1. La legge fonetica per cui le vocali brevi in sillaba aperta, o in sillaba chiusa dinnanzi a r + dentale, si allungano; p. es. raam "finestra", medio oland. rame, cfr. ant. alto ted. rama, ted. Rahmen; gaard, m. ol. gaerde, cfr. ant. alto tedesco garto, tedesco Garten; beeld, m. ol. beelde, cfr. ant. alto tedesco bilidi, tedesco Bild; vloot, m. ol. vlote, cfr. ant. alto tedesco floza, tedesco Flosse. In seguito a questa legge fonetica si hanno frequenti allungamenti nei plurali e nella coniugazione verbale, anche se non segnati nella grafia, p. es. dag, pl. dagen (con ā). Dato poi che a ĭ e ad ŭ nell'allungamento corrispondono rispettivamente ĕ e ŭ, si hanno plurali con alterazione vocalica, senza che il mutamento sia condizionato dall'Umlaut, p. es. schip, pl. schepen; smid, pl. smeden, ecc.
2. Lo sviluppo di û germanico: 〈 m. ol. u (= ç, cioè ü), > olandese mod. ui (= öi); p. es., m. ol. bruut, ol. bûid, cfr. ant. alto ted. bruut, ted. Braut. Parallelamente î si dittonga in ei (scritto ij), p. es., brij, medio ol. bri, cfr. ant. alto ted. brîo, brî, ted. Brei.
3. I dittonghi lunghi: aai (〈 â + i); oei (〈 ô + i); ooi (〈〈 au + i); p. es., maaien, m. ol. maeyen, cfr. ant. alto ted. môen, ted. mähen; broeien, cfr. medio alto ted. brüejen, ted. brühen; dooien, cfr. ant. alto ted. douwen, ted. tauen.
4. Il valore spirante di g, già nel medio olandese.
5. Lo sviluppo del nesso ft > cht (χt) comune nel basso franco: p. es. kracht, m. ol. cracht, cfr. ant. alto ted. chraft, ted. Kraft.
6. Lo sviluppo di sch (〈 sk) in sχ (scritto sch); nel tedesco si ha il passaggio sch > è (scritto sch), p. es., scheren "radere", cfr. ant. alto ted. sceran, ted. scheren.
7. Lo sviluppo di hs (= χs) germanico > ss (in ted. hs > chs), per es., m. ol. voss, cfr. ant. alto ted. fuhs, ted. Fuchs.
8. Lo sviluppo u > w anche dinnanzi a r (nell'alto ted. w cade dinnanzi a r!), p. es., wrijven, m. ol. wriven, cfr. ant. alto ted. rîban, ted. reiben.
9. L'epentesi di un d fra l, n, r e r, (e)r, p. es. kolder, m. ol. colre, cfr. medio alto ted. kolre, ted. Koller.
10. La caduta di d intervocalico (〈 *î, *ß) o quanto meno il passaggio di d in i, w nelle stesse condizioni (se pure questi i, w non sono, come pare più probabile, epentesi d'iato) p. es. broer, m. ol. broeder, cfr. ant. alto ted. bruodar, ted. Bruder; ruien, m. ol. *ruden, cfr. m. basso ted. ruden; spouwen, m. ol. spouden, cfr. ant. alto ted. spaltan, ted. spalten (per la ripartizione geografica di questo fenomeno cfr. J. Schrijnen, De Isoglossen van Ramisch in Nederland, Bussum 1920, p. 57 segg.).
11. La velarizzazione di l (l > u) nei nessi al, ol + d o t, per es. koud, m. ol. cout, coud, cfr. ant. alto ted., ted. kalt; hout, medio ol. hout, cfr. ant. alto ted. holz, ted. Holz.
b) Nella morfologia:
1. La forma di plurale in -s nei sostantivi come meesters, ecc. Questo -s del nominativo plurale è germanico e indoeuropeo (cfr. gotico dagos, ant. ingl. domas, ant. sass. fagos, ecc.), ma è sconosciuto all'antico alto ted. Il suo uso è stato tuttavia rinforzato in olandese dall'influsso francese.
2. Lo speciale plurale dei diminutivi (il suffisso del diminutivo viene posto dopo il suff. del plurale) p. es. ei "uovo" dim. eitje; pl. eier, dim. eiertjes (doppio segno del plurale).
3. I frequenti diminutivi degli avverbî, p. es. zachtjes da zacht "piano, adagio".
c) nel lessico:
1. La parte germanica del lessico olandese si distingue per la presenza di parecchie voci speciali, sconosciute al tedesco, p. es. bui "acquazzone", jurk "vestitino", ecc.
2. Il fortissimo influsso del francese (cfr. J. J. Salverda de Grave, De Fransewoorden in het Nederlands, Amsterdam 1906).
Nel territorio di quella regione, che i linguisti olandesi chiamano Groot-Nederland, si parlano, accanto alla lingua letteraria usata dalle persone colte, dialetti appartenenti a tre diversi tipi: 1. dialetti frisoni, nella provincia di Frisia, nelle isole di Texen, Vlieland, Terschelling, ecc., e un dialetto misto friso-franco nelle città (stetkers; v. frisia: Lingua, XVI, 88); 2. dialetti basso sassoni occidentali, fra i quali il groninghese ha un carattere speciale perché rappresenta un tipo sassone sviluppatosi su un sustrato frisone; 3. dialetti basso franchi (che si distinguono dai medio franchi e alto franchi parlati in Germania).
Questi dialetti abbracciano tutto il resto del territorio che non è frisone o sassone e hanno tre suddivisioni: a) olandese-franco che, nella variante olandese occidentale (di Rotterdam, Delft, L'Aia, Leida) è il più vicino alla lingua letteraria odierna; b) brabantino-franco; c) limburghese-franco.
Oltre ai dialetti sopra elencati vi sono altre varietà dialettali prodottesi fuori d'Europa nei territori che sono o che furono soggetti all'espansione coloniale olandese. Essi sono:
1. il cosiddetto Afrikaansch, formatosi dapprima nella Colonia del Capo fondata nel sec. XVII dagli Olandesi e rimasta in possesso dell'Olanda fino al 1814. Dal 1909 è, accanto all'inglese, una delle due lingue ufficiali dell'Unione Sudafricana. L'afrikaansch non è una lingua creola, ma un olandese sottoposto a un leggiero processo di creolizzazione; per le particolarità v. sudafricana, unione;
2. il negro-olandese, con parecchie varietà (delle Antille Danesi, dell'Isola di S. Tommaso, S. Giovanni e Santa Croce), v. creole, lingue.
3. il cosiddetto indiano occidentale (west-indisch) che comprende alcune varietà: a) il Djoe-Tongo, idioma degli Ebrei portoghesi rifugiati ad Amsterdam e trasferitisi nel Brasile e di qui emigrati nel 1661 nella Guiana olandese; è un idioma creolo a base portoghese-olandese; b) il Ningre-Tongo detto anche negro-inglese per l'enorme materiale inglese contenuto, parlato a Surinam e nelle Indie Occidentali olandesi. Alcuni linguisti olandesi elencano qui anche il papiamento, che però ha base spagnola e portoghese e relativamente pochi elementi olandesi (v. Curaçao: La lingua);
4. il cosiddetto amerikaansch che si divide in a) oud-amerikaansch, composto dai resti dell'olandese dei coloni del territorio di New York e New Jersey che fino a pochi decennî fa era ancora una specie di lingua franca di alcuni distretti della parte settentrionale dello stato di New Jersey; b) jong-amerikaansch, o lingua dei protestanti dissidenti trasferitisi nella seconda metà del secolo XIX negli Stati Uniti e specialmente nel Michigan;
5) L'olandese delle Indie Orientali (oost-indisch) che si divide in due varietà: a) olandese degl'indigeni detto Nederlansch der Sinjo's en Nonna's che è un dialetto creolo-olandese (v. creole, lingue) e b) l'olandese degli Europei che, pur non essendo creolo, ha costrutti creolizzanti e usa molte parole malesi, giavanesi, sudanesi, ecc.
Alcuni linguisti elencano qui anche l'olandese di Ceylon, di cui non abbiamo però documenti e di cui ci restano solo gli elementi entrati nel creolo-portoghese di Ceylon e nel singalese (v. ceylon, IX, p. 907).
Lo sviluppo della lingua letteraria olandese si è svolto nei primi secoli nella parte occidentale del Belgio odierno, giacché questa regione si trovava ad avere un grado di cultura relativamente alto. Il più antico frammento in fiammingo risale al 1249; cominciano più tardi le traduzioni dei romanzi francesi, il Reinard de Vos, e gli scritti morali di Jacob van Maerlant. La lingua di questi scrittori e specialmente di Maerlant era il fiammingo parlato, arricchito di elementi presi dai dialetti vicini (brabantino, nordolandese ecc.).
Sul principio del secolo XIV l'attività letteraria si estende al Brabante e Jan van Ruusbroeck scrive in un dialetto di Bruxelles quasi puro. Il predominio brabantino si accentua nel secolo XV (talché la lingua non si chiama quasi più dietsch ma duutsch secondo la varietà brabantina). Le opere dei grammatici: Antoon van Tsestich, Joos Lambrecht, Pontus de Heuite, ecc., dei lessicografi, fra i quali emerge specialmente Cornelis van Kiel (Kilianus), contribuiscono sempre più all'unificazione della lingua. Poi avviene la separazione fra Nord e Sud, interrotta solo dalla breve unificazione all'epoca napoleonica e dal sec. XVII comincia un movimento opposto a quello precedente e cioè un influsso del Nord verso il Sud. Durante il sec. XVII e il XVIII si diffonde questa lingua dell'Olanda settentrionale, formatasi in un ambiente misto di elementi frisoni, che diventerà poi la lingua letteraria olandese moderna, mentre nelle Fiandre la lingua si svolge in modo relativamente indipendente (v. fiamminghi: Lingua). Riassumendo, la storia dell'olandese si può dividere in tre periodi: 1. antico olandese loud-nederlandsch) fino al 1180 (epoca priva di testi; la lingua è ricostruibile solo dai materiali onomastici e toponomastici); l'ant. olandese può chiamarsi anche antico basso franco; 2. medio olandese (middel-nederlandsch) dal 1200 fino circa al 1550; 3. l'olandese moderno (nieuw nederlandsch) dal 1600 fino ad ora (dal 1550 al 1600 è un'epoca di transizione).
Bibl.: J. van Ginneken, Handboek der nederlandsche taal: I, De sociologische structuur der ned. taal, Nimega 1913-14 (2a ed. del vol. I, Bosco Ducale 1928 (fondamentale per la lingua e i dialetti olandesi); J. Verdam, Uit de geschiedenis der nederl. taal, 4a ed. riv. da F. A. Stoett, Zutphen 1923; J. te Winkel, Geschichte der niederländischen Sprache, 2a ed., Strasburgo 1901 (nel Grundriss d. germ. Philologie del Paul; breve, chiara, ma in parte superata); id., Inleiding tot de geschiedenis der ned. taal, Culemborg 1904; C. P. F. Leouctere, Inleiding tot de taalkunde en tot de geschiedenis van het Nederlandsch, 3a ed. rielaborata da L. Grootaers, Haverlee-Lovanio s. a. (1927) (la parte riguardante l'olandese, p. 245 segg., è chiarissima e buona, ma assai elementare). Grammatiche storiche: M. Schönfeld, Histor. gramm. van het Nederlands, 2a ed., Zutphen 1924; J. Vercoullie, Schets eener hist. gramm. der nederl. taal, 4a ed., Gand 1922; M. J. van der Meer, Historische Grammatik der niederländischen Sprache, I, Enleitung und Lautlehere, Heidelberg 1927 (con un'ampia bibliografia dei singoli problemi; raccomandabile). Per il medio olandese, cfr. J. Franck, Mittelniederländische Grammatik, 2a ed., Lipsia 1910; W. L. van Helten, Middelnederlandsche spraakkunst, Groninga 1887; F. A. Stoett, Beknopte middellenederlandsche spraakkunst, L'Aia 1889-90 (il vol. II, che tratta la sintassi, è uscito in terza ed. nel 1923 ed è raccomandabile). Fra le grammatiche descrittive dell'ol. mod. cfr. M. J. van der Meer, Grammatik der neuniederl. Gemeinsprache, Heidelberg 1923; E. Kruisinga, A Grammar of modern Dutch, Londra 1924; N. van Wijk, De Nederlandsche taal, 5a ed., Zutphen 1924, e in ital. la mediocre di G. Prampolini, Grammatica teorico-pratica della lingua olandese, Milano 1928. Dizionarî etimologici: J. Franck, Etymologisch woordenbek der nederl. taal, 2a ed. rifatta da N. van Wijk, L'Aia 1912 (indispensabile); J. Vercoullie, Beknopt etym. woordenboek der nederl. taal, 3a ed., Gand 1925. Per il medio olandese J. Verdam, Middelnederlandsch handwoordenboek, L'Aia 1911 (ottimo); E. Verwijs en J. Verdam, Middelnederlandsch woordenboek, L'Aia 1885-1929 (finito da F. A. Stoett; indispensabile per ricerche serie, ma non adatto ai principianti). Fra i grandi dizionarî: Woordenboek der Nederlandsche taal, a cura di M. de Vries e L. A. te Winkel, L'Aia-Leida 1864 segg. (continuato da molti autori; monumentale, ma ancora incompleto); J. H. van Dale, Groot woordenboek der nederl. taal, 6a ed. riv. da P. J. Malssen jr., L'Aia 1924; per gl'Italiani: B. Dentici, Italiaansch Handwoordenboek, Gouda 1926-28. Oltre alle riviste di germanistica generale (Beiträge di Paul-Brune, ecc.) sono dedicate esclusivamente alla linguistica e alla letteratura olandese le seguenti principali riviste: Tijdschrift voor Nederlandsche taal- en letterkunde, Leida 1881 segg.; De Nieuwe Taalgids, Groninga 1907 segg.; Leuvensche Bijdragen, 1896 segg. La bibliografia delle questioni speciali, dei dialetti, ecc., si trova nelle citate opere di J. van Ginneken e di M. J. van der Meer.
Letteratura.
Linguisticamente e culturalmente l'Olanda si trova unita alla Fiandra con legami indissolubili: dalla Fiandra la civiltà giunse alla spiaggia nordica per cercarvi uno sbocco sul mare. Il poeta fiammingo J. van Maerlant (morto nel 1300) ha scritto anche in Olanda. L'opera teatrale Marieken van Nymwegen ("Mariuccia di Nimega"; 1500), che chiude il Medioevo, nata ad Anversa, si svolge a Nimega. Questo fatto di per sé dimostra l'impossibilità d'una separazione netta fra i due paesi.
Soltanto nella seconda metà del Trecento, l'Olanda fa sentire una voce sua propria. Nelle regioni occidentali Dirck Potter, uomo di corte, dopo avere compiuto un viaggio in Italia, si mette a poetare una specie di Ars amandi, mentre nelle provincie orientali Geert Groote oppure Gerardus Magnus, il maestro di Tommaso da Kempis, fonda una scuola ecclesiastica che applica in un'ascesi pratica il misticismo del Ruusbroeck. Questa "Devozione moderna" influisce sulla pittura cosiddetta primitiva dell'epoca, ispirandola o per lo meno illustrandola. Una certa morbidezza sentimentale a volte priva di slancio poetico, nobilita leggende e sermoni che assumono una bellezza silenziosa, caratteristica di quel popolo casalingo. L'arte dei monasteri si alterna con le rederijkerskamers (camere di recitazione) secolari, che propagano dal sud verso il nord il culto scolastico delle forme, utile alla diffusione delle cognizioni e della lingua, ma di scarso beneficio per l'arte.
Il Cinquecento, da Erasmo che scrive in latino, a D. V. Coornhert (1522-1590), umanista che si esprime in volgare, è ricco di programmi e di polemiche. I periodi si ergono gonfi d'una fraseggiatura artificiosa, come i muscoli delle braccia nella pittura contemporanea. L'autodidatta Coornhert, che altamente difende contro Calvino la pace della chiesa, affascinando ancora oggi con la sua etica stoica gli studi osi stranieri, forma insieme con lo Spieghel e con Roemer Visscher un triumvirato che si propone di dare maggiore sviluppo all'accento libero del nord. Diversi protestanti fuggiti dalle Fiandre, come Karel van Mander, il quale nel 1604 scrive una biografia dei pittori sull'esempio del Vasari, contribuiscono a portare la letteratura olandese verso la sua piena maturità, preparando in questo modo per il Seicento un periodo d'arte classica.
P. C. Hooft (1581-1647), spirito aristocratico per eccellenza, è il primo che abbia assimilato personalmente il Rinascimento durante un viaggio in Italia nel 1600. Oltre alla pastorale Granida, ne dànno prova più d'un sonetto e più di un carme. Il suo castello di Muiden diventa il salotto artistico, del quale le poetesse Anna Roemer e la sua graziosa sorella Maria Tesselschade sono le muse ispiratrici. Hooft raggiunge la sua piena maturità non tanto nel dramma quanto nella prosa tacitiana delle sue Nederlandsche Historien. La sua cultura multiforme influisce sul gusto del tempo. Più spontaneo e perciò più animato ai nostri occhi appare G. A. Bredero (1585-1618), morto in giovane età. Questo lirico dall'accento focoso tanto nella poesia mistica quanto nei versi profani, si rivela nello stesso tempo un ottimo commediografo capace di far rivivere in un dialetto spiritoso la vita popolare d'Amsterdam, specialmente nel suo Spaansche Brabander (Lo Spagnolo del Brabante). Due amici, ambedue calvinisti, ambedue dell'Aia, hanno temperamenti antitetici. Il primo è Constantijn Huygens (1596-1687), segretario del principe d'Orange e padre del celebre fisico Christiaan Huygens, marinista per la forma e cosmopolita nell'anima, aperto a tutte le scienze e a tutte le arti, più ingegnoso e tagliente che vivace e naturale; l'altro è Jacob Cats (1577-1660), ricco uomo di stato. Il carattere ufficiale della sua persona non gl'impedisce di essere popolare nelle sue opere, che trattano della caratteristica vita familiare in Olanda, in rime semplicissime illustrate da incisioni istruttive, venerate come una specie di bibbia. Mentre Huygens è quasi l'unico poeta che apprezzi personalmente l'arte del Rembrandt, Cats nei suoi argomenti sfiora il realismo dei pittori, senza però raggiungere i loro alti voli. Per il resto la poesia e la pittura, nonostante le teorie dei dotti umanisti, presentano divergenze pronunciatissime. Sono ben pochi i quadri che abbiano il carattere dei versi del sacerdote cattolico Stalpaert van der Wielen oppure dei due pastori protestanti Camphuysen e Revius, contrastanti fra loro. Soltanto il sentimento intimo di Jan Luyken (1649-1712), che scrive versi morali per le proprie acqueforti, esprime il visibile nell'invisibile, facendo dell'uno il simbolo dell'altro, secondo l'insegnamento dei pietisti tedeschi, che introducono di nuovo il misticismo nella Riforma. Le doti di tutto un secolo sembrano riunite in Joost van den Vondel (1587-1679), il più grande poeta che i Paesi Bassi abbiano prodotto, uomo di sangue fiammingo e di spirito olandese, entusiasta di Amsterdam e nello stesso tempo profeta dell'Europa cristiana unita. Di famiglia mennonita, egli si schiera violentemente contro i riformati. La lotta fratricida fra le sette protestanti gli ispira una tragedia politica Palamedes, per la quale corre pericolo di essere processato e che lo conduce nel 1640 al cattolicismo. Soltanto da quell'epoca il cinquantenne ammiratore del Rubens e del Grotius trova definitivamente sé stesso come rappresentante del barocco. Quando i suoi drammi, benché i soggetti ne siano quasi sempre tolti dalla storia sacra, come Lucifer (1654), incontrano l'opposizione ostinata del calvinismo preponderante, il poeta si rifugia nella poesia didascalica con la quale costruisce in stile monumentale la dottrina cattolica. Ma le sue liriche, oltre ai temi religiosi, cantano, in piena aderenza alla vita del popolo cui s'ispirano, anche soggetti naturall'siano essi feste pubbliche o nozze. Le generazioni seguenti hanno avuto per il buon patriota e il cristiano convinto una venerazione sempre crescente, considerandolo come il maestro classico della parola dal contenuto profondo.
Nel Settecento la letteratura si riduce a un'imitazione servile, di carattere esclusivamente tecnico. Pieter Langendijk salva almeno la commedia, la quale, come l'arte olandese in generale, si distingue nell'episodico e nel generico più che nella costruzione drammatica. La prosa, dopo il risveglio provocato dal cerebrale Justus van Effen, si anima di sentimento nelle opere delle due amiche Betje Wolff (morta nel 1804) e Aagj e Deken (morta nel 1804), che scrivono in collaborazione, su modello inglese, romanzi pieni di vita e di naturalezza, in forma epistolare, che rendono con freschezza i diversi tipi del carattere popolare. Il passaggio dal Settecento all'Ottocento si trova personificato nella figura tragica di Willem Bilderdijk (1756-1831), anima romantica in forme retoriche. Anche se i trecentomila versi da lui rimati con troppa facilità non raggiungono che raramente un'effettiva bellezza, egli deve a questa straordinaria fecondità la profonda influenza che esercitò sulle menti direttive del tempo. Nonostante il suo carattere debole e indeciso, vittima dei proprî nervi ammalati, egli difende con mano ferma la tradizione contro il pensiero rivoluzionario, contribuendo così alla rinascita del calvinismo e forse più ancora del cattolicismo.
Isaac da Costa (1798-1860) lancia con la sua voce penetrante e monotona un'accusa appassionata contro il liberalismo o "spirito del secolo". Predicatore della penitenza, egli è infinitamente superiore a Hendrik Tollens, ormai dimenticato, ma che era riuscito a sostituire per molti anni con una nenia banale la più bella canzone della guerra per l'indipendenza olandese del Cinquecento, l'inno nazionale Wilhelmus. Una profondità assai maggiore rivela la poesia intensamente pensata e studiata di A. C. W. Staring che esprime il pensiero liberale moderno con una chiarezza non minore di quella di Jacob Geel, rinnovatore della prosa che andava verso un falso pathos. Questi due liberali hanno preparato la via a E. J. Potgieter (1808-1875), il quale sino dal 1837 ha potuto nella sua rivista De Gids, creare le basi per la formazione di una civiltà nazionale riportata al livello del Seicento. Seguace fino nello stile dei maestri del secolo d'oro, Potgieter, commerciante come Vondel e come non pochi scrittori olandesi, si dimostra meno forte nella novella che nella critica. Il suo ricco poema Florence, ispirato dalle feste dantesche del 1865, non ha certamente la plasticità diretta dei suoi maestri. Il grande merito del Potgieter consiste nell'azione stimolante esercitata sui contemporanei, da lui spinti in una sola direzione verso una meta più alta. Forse è conseguenza di questa tirannia se Nicolaas Beets durante la sua lunga vita non ha mai continuato l'opera giovanile Camera Obscura (1839), rappresentazione intraducibile e insostituibile della borghesia olandese e se Jacob van Lennep non ha mai superato l'altezza raggiunta con il suo placido romanzo. Ferdinand Huyck (1840). La loro popolarità è lontana dall'ideale del Potgieter, al quale corrispondono meglio i forti racconti della signora A. L. Bosboom-Toussaint (1812-1886), il cui romanticismo, a differenza delle tendenze di altri scrittori che prediligono il Medioevo, ama riferirsi al periodo della Rifoma. Poche volte una donna di fine sensibilità è riuscita a creare una prosa robusta come quella dei romanzi storici di Leycester, ciclo nato fra i due romanzi Het Huis Lauernesse (La casa dei Lauernesse, 1840) e De Delftsche Wonderdokter (Il Mago di Delft, 1870) e dove l'esaltazione del protestantesimo è spinta fino all'eroismo. J. A. Alberdingk Thym (morto nel 1889), che riprende la tradizione del Medioevo per tutte le arti, è un cattolico che riunisce in modo esemplare la devozione alla chiesa e l'amore per la patria. Per il rimanente il favore del pubblico è tutto per le opere poetiche di diversi pastori protestanti. L'umorismo di P. A. De Génestet (morto nel 1861) mette d'accordo il sentimentalismo con il razionalismo, mentre Conrad Busken Huet (morto nel 1886), fine critico, ma non sempre giusto, dallo stile trasparente e pieno d'ironia, dopo avere perduto la fede si rassegna nella negazione, eccettuata l'opera più positiva Land van Rembrandt (La terra del Rembrandt), storia brillante benché spesso superficiale della cultura, alla maniera francese. Lo scrittore più conosciuto all'estero è il geniale ribelle Multatuli, pseudonimo di Eduard Douwes Dekker (1820-1887), combinazione di Don Giovanni e di Don Chisciotte, piombato improvvisamente dalle Indie con il capolavoro Max Havelaar, romanzo libello, terribile requisitoria contro la politica coloniale del suo governo. In seguito egli eccita la gioventù con i fuochi d'artificio delle sue sofistiche Ideen, propaganda del materialismo corrente sotto l'etichetta del libero pensiero, fra cui si trovano sparsi i frammenti d'un romanzo incompiuto intitolato Woutertje Pieterse.
Nel 1885 le liriche di Jacques Perk introducono un cambiamento radicale in favore dell'arte per sé stessa. A questo movimento che ha per puro organo la rivista Nieuwe Gids e che giunge fino all'idolatria della bellezza, va attribuita la colpa, nonostante la fioritura del realismo, di avere allontanato la letteratura dalla società, servendosi di elementi pittorici e musicali per arrivare a un eccessivo raffinamento della parola. I sonetti di Willem Kloos (nato nel 1859), d'uno splendore demoniaco, rassomigliano a una grande fiammata seguita da molto fumo, mentre il virtuoso della passione Lodewyk van Deyssel (nato nel 1864), figlio del già citato J. A. Alberdingk Thym, ricrea la prosa. Ambedue si esauriscono presto, non appena il loro sconfinato individualismo si è consunto da sé. Herman Gorter (1864-1927), autore dello squisito poema Mei e di piccole liriche, incarnazione del più delicato impressionismo, prolunga il proprio periodo creativo immergendosi, ma in verità senza trovarvi una potente ispirazione, nel socialismo. Frederik van Eeden (1860-1932), medico dotato di senso filosofico e sociale che ha deliziato il mondo con il racconto De kleine Johannies (Il piccolo Giovanni), tradotto in quasi tutte le lingue, dopo avere esitato a lungo fra gli esperimenti spiritici e un comunismo pratico, al quale si è inutilmente sacrificato, trova finalmente una base nella chiesa cattolica, ma troppo tardi perché la pienezza delle sue forze possa svilupparsi sino a giungere a una posizione veramente direttiva. Il traduttore di Dante, Albert Verwey (nato nel 1865), in apparenza il meno originale, si rivela invece la personalità più equilibrata e più influente di tutto il movimento del 1880. Fra i contempomnei, due figure indipendenti servono a dimostrare all'estero la differenza essenziale che possono presentare fra loro due Olandesi. Con il superaristocratico Louis Couperus (1863-1923), romanziere esteriormente brillantissimo e travolgente, lo scrittore più letto al di là dei confini e con tutto ciò il meno olandese, che parla volentieri delle "bianche città sotto il cielo azzurro" dell'Italia, ispiratrice della maggior parte dei suoi ultimi libri, fa contrasto Herman Heyermans (1864-1924), volutamente proletario, il cui realismo assume dalla tendenza sociale un colore più caldo. Quest'autore, che ha soffuso molto sentimento nella crudezza delle sue scene in cui la solidarietà umana ha spesso il sopravvento nella lotta di classi, rimarrà indubbiamente alla testa dei commediografi, particolarmente per la sua opera teatrale della vita dei pescatori Op hoop van zegen (La buona speranza, 1900), giunta a grandissima popolarità.
Individuo o comunità: ecco il problema fondamentale del principio del secolo XX, che trova la sua espressione nell'estatico Gorter; in J. H. Leopold, il sordo solitario; in P. C. Boutens (nato nel 1870) che compone con grande abilità tecnica le sue strofe di pura musicalità. Henriette Roland Holst-van der Schalk (nata nel 1869) invece, con meno abilità, ha maggiore sentimento; prima sotto l'ispirazione di Dante, poi dominata dall'idea marxista, ma sempre sotto l'influenza d'una corte personalità ed in questo vera donna, la poetessa comunista, che esalta l'eroismo di Garibaldi, si sforza disperatamente di esaltare l'ideale della maternità e insieme la lotta per il proletariato, cercando alla fine di superare le ideologie sociali in aspirazioni nostalgiche verso il cristianesimo. I coniugi Scharten-Antink (nati rispettivamente nel 1869 e nel 1878) vivono in Italia, dove si svolgono alcuni dei loro romanzi d'attualità. Arthur van Schendel (nato nel 1874), stabilito anch'egli a Firenze, dopo essersi per molti anni immerso nella rievocazione del passato, abbandona sempre più le lontananze romantiche per avvicinarsi alla realtà nazionale.
La generazione del dopoguerra, con la sua lirica dura dal suono metallico, ha voluto per qualche tempo infrangere le vecchie forme, proclamando prepotentemente la superiorità della "vitalità" di fronte all'estetismo. L'espressionismo, importato dalla Germania, ha ora sorpassato il limite di tensione; e sono in atto varî tentativi di reazione. Tra i giovani autori, ricordiamo M. Nijhoff (nato nel 1895), J. W. F. Werumeus Buning (nato nel 1891), H. Marsman (nato nel 1899), e J. Slauerhoff (nato nel 1899).
Bibl.: G. Kalff, Geschiedenis der Nederlandsche letterkunde (Storia della letteratura olandese), voll. 7, 1906-1912; J. te Winkel, Ontwikkelingsgang der Nederlandsche letterkunde (Sviluppo della letteratura olandese), voll. 7, 1922-1927; J. Prinsen, Handboek tot de Nederlandsche letterkundige geschiedenis (Manuale della storia della letteratura olandese), 5a ed., 1933; La letteratura olandese e fiamminga (1880-1924), antologia a cura di G. Prampolini con prefazione di G. Prezzolini, Roma 1927.
Arte.
L'arte olandese fino al 1900. - Architettura. - L'architettura dell'alto Medioevo nei Paesi Bassi Settentrionali non si distingue da quella delle regioni limitrofe per caratteri speciali. Se alcune chiesette protoromaniche come quella di Odoorn (provincia di Drente) mostrano nella loro pianta un'analogia tipica con avanzi di santuarî pagani, simile analogia si osserva pure nei paesi scandinavi e nel Holstein. Recentemente è stata supposta anche una relazione diretta fra certe antiche costruzioni circolari dei vichinghi, e le chiese ottagonali, poco numerose, di cui la fondazione risale al principio del sec. X: S. Walpurgis a Groninga (demolita nel 1627), la cappella palatina del Valkhof a Nimega, in parte conservata. In passato si affermava che queste chiese avessero invece affinità con la cappella palatina di Aquisgrana e ne fossero variazioni.
Quando, intorno al 950, nella varie regioni della Bassa Franconia apparve un'architettura romanica di tipo monastico, essa non proveniva da tradizioni locali. I primi monasteri benedettini erano stati fondati sul termine del sec. IX: la badia di Egmont, celeberrimo centro di cultura (tutto fu distrutto nel 1573) appunto nell'889 da monaci di S. Bavone di Gand. Più numerosi divennero i monasteri nel sec. XII, soprattutto per merito dei cisterciensi, ma poco ne resta. Gloriosa sorge tuttora la chiesa cisterciense di Roermond, a cupola con quattro campanili, ora duomo di quella diocesi. Fondata nel 1218, venne finita intorno al 1245, in stile romanico seriore. Intatta, o quasi, è pure la chiesa della vicina badia di Rolduc (1143-53) e quella capitolare di S. Pietro a Utrecht (1045). Di stile più tardivo ma sempre puro sono la maestosa chiesa di San Nicola a Deventer (sec. XII), la chiesa principale di Maastricht, dedicata a San Servazio (sec. X-1240), nonché nella stessa città la imponente capitolare di S. Maria (sec. XI-XII). Meritano speciale menzione per la loro antichità la bella parocchiale di Susteren (sec. X), e la capitolare di S. Plechelmo a Oldenzaal, fondazione del vescovo di Utrecht, Balderik (954). Sono rimaste inoltre varie cripte, un bel chiostro romanico (S. Maria a Utrecht: 1150-70) e un numero rilevante di piccole chiese parrocchiali, per la maggior parte poi modificate. Nelle grandi chiese romaniche la facciata è a due torri, i portali sono semplici, con decorazione scolpita, assai sobria, di rado a figure. L'ornamentazione è spesso ristretta ai capitelli dell'interno. Anche i materiali (pietra arenaria o calcarea, tufo della Renania) sono d'importazione. Le prime costruzioni laterizie, cioè in materiale di produzione nazionale, risalgono alla fine del sec. XII; ma soltanto dopo il 1225 il mattone è più generalmente in uso, rimanendo la pietra riservata agli stipiti, alle cornici, alle parti ornamentali.
Quando, verso la metà del see. XIII, sorsero le prime chiese gotiche, fu mantenuta la stessa sobrietà austera dell'insieme e dei particolari. Soprattutto la mancanza d'una pietra resistente, adatta alla scultura, costringeva a una semplificazione di forme, che del resto s'accordava col carattere e con le preferenze della popolazione stessa. E la semplificazione contribuì a un'interpretazione dello stile gotico che si può dire veramente nazionale (Vermeulen). Fanno eccezione soltanto la cattedrale di Utrecht, di cui la prima pietra fu posta nel 1254 (il coro venne finito nel 1317), e la chiesa di San Giovanni a Bosco Ducale eretta dal 1280 in poi: chiese assai grandiose, costruite secondo gli esempî celebri della Francia (Soissons per Utrecht; Amiens per Bosco Ducale), ornate sontuosamente.
Tutte le altre chiese in confronto si distinguono per la sobrietà a cui abbiamo accennato. La costruzione secondo l'uso francese, con deambulatorio e corona di cappelle corali, è ancora prescelta nel sec. XV per alcune parrocchiali importanti come a Brouwershaven, Hulst e Zierikzee nella Zelanda, ad Amsterdam (Chiesa Nuova), a Nimega e a Dordrecht; altre chiese, invece delle cappelle corali hanno solamente nicchie profonde, formate dai vani d'intervallo tra i piloni di sostegno (Kampen e Zutphen, per influsso germanico); ma più generalmente le chiese sono ampie a deambulatorio senza cappelle, a tre o perfino a cinque navate (Breda, Delft, Rotterdam, L'Aia, Leida, Gouda, Haarlem, Amsterdam, Groninga, Deventer, Arnhem). In località secondarie sorgono chiese più modeste con coro semplice, spesso ancora a tre navate, oppure a una sola. Nella costruzione di quasi tutte queste chiese si manifesta la tendenza a modificare il tipo basilicale originario in modo che le navate laterali arrivino alla medesima altezza della navata centrale, finché si giunge alla hallenkerk, o chiesa a tre navate uguali di altezza e di larghezza, preferita nella seconda metà del sec. XV e rimasta tipicamente olandese fino ad oggi. In alcune contrade dell'Olanda Settentrionale, dove il suolo non reggerebbe costruzioni troppo pesanti, le chiese sono coperte di tavolati di rovere, dipinti o almeno ornati a colore: e sono state chiamate con ragione vere e proprie chiese di navigatori (Hoorn, Enkhuizen, Edam, Naarden, ecc.). Meglio che nel corpo delle chiese le forme particolari dello stile gotico si ritrovano nei molti alti campanili, che specialmente nel corso del sec. XV, si costruirono un po' dappertutto sia per ambizione locale sia per desiderio di avere un posto di vedetta, o almeno un profilo svelto emergente dalla sconfinata pianura. Parecchi di questi campanili, cominciati con progetti eccessivi, rimasero poi incompiuti, altri furono mozzati (Dordrecht, Rotterdam, Zierikzee); altri invece sorgono ancora ad altezza di 90 o 100 metri (Utrecht, Amersfoort, Groninga, Delft), qualcuno (Amersfoort e Rhenen) con guglia di epoca posteriore. Caratteristiche per questo periodo sono pure le costruzioni di carattere militare: castelli, come quelli di Muiden e Doorwerth, ma soprattutto le porte a torrioni delle città (Haarlem, Delft, Zierikzee, Amersfoort, Zwolle, Kampen, eec.). Conservato pure in qualche città il palazzo municipale in stile gotico, specialmente in Zelanda: a Middelburg (importante e ricco di sculture; opera di A. Keldermans), Sluis, Tholen, Veere e a Gouda in Olanda Meridionale.
Appunto nello stile dei palazzi comunali è possibile seguire lo sviluppo dell'architettura olandese negli stadî successivi. Man mano che, dopo il 1500 e specialmente nel corso della lunga lotta contro gli Spagnoli, i varî centri acquistavano maggiore importanza, si eressero quei bei palazzi quasi simbolo della dignità comunale. Ad essi, costruiti in mattoni con ornamenti in pietra, vanno aggiunti altri edifici pubblici: le "pese" e qualche porta di città (es.: la Waterpoort a Sneek in Frisia). Anche le dimore dei notabili benestanti si distinguono per un aspetto maggiormente artistico.
Palazzi municipali del sec. XVI, sono conservati a Alkmaar (1507), Culemborg (1534), Kampen (1543), Nimega (1554), ecc. La pesa di Deventer del 1528 è celebre, perché nello stile gotico introduce, anche nelle proporzioni, elementi del Rinascimento. Anche la nuova corrente del Rinascimento, quasi dal suo nascere si svolse in senso prettamente nazionale. Esempî insigni e più evoluti di questo stile di transizione sono la cancelleria a Leeuwarden (1566-71) e la Casa dei commercianti scozzesi a Veere (1561). Invece di puro stile italiano sono il castello dei Nassau (1536) a Breda, il campanile della chiesa di IJsselstein e l'antico palazzo municipale a Utrecht (1537-47), attribuiti a Tomaso Vincidor da Bologna. Ma il vero stile italiano non ebbe diffusione che un secolo dopo. Prima, lo stile detto del "Rinascimento olandese ", gradualmente epurato dei residui gotici, si sviluppò in forme monumentali e leggiadre nei palazzi municipali di Leida (il palazzo fu distrutto nel 1929), de L'Aia (1565), di Oudewater (1581), di Franeker (1591), di Naarden (1601), di Bolsward (1614-18). Altri edifici importanti sono la pesa (waag) ad Alkmaar (1582-99), la casa delle guardie municipali a Middelburg (1582), il mercato delle carni (Vleeschhal) a Haarlem (1603), architettura di Lieven de Keij. Alcuni dei più valenti architetti olandesi dell'epoca, tra altri Hans Steenwinkel, emigrarono all'estero e specialmente in Danimarca, dove eseguirono opere importanti (castelli reali di Kronborg, Frederiksborg, Rosenborg; la borsa monumentale di Copenaghen, ecc.), o estesero anche la loro attività nel nord della Germania e nelle città baltiche, specialmente a Danzica e Königsberg. Sotto il governo dello statolder Federico Enrico (1625-1647) cominciò a sorgere un'architettura aulica anche in Olanda (castello di Honselerdijk, del 1632-1648 e degli architetti Jacob van Campen e Pieter Post, poi demolito; il Prinsenhof e la Casa al Bosco, di J. van Campen e di P. Post a L'Aia). Mentre fin verso il 1650 gli architetti municipali: Hendrick de Keyser ad Amsterdam con i suoi colleghi e continuatori Cornelis Danckerts de Rij (nato nel 1561) e Hendrick Jacob Staets (nato nel 1558), Lieven de Keij a Haarlem, avevano mantenuto nelle loro costruzioni la pittoresca tradizione nazionale, nella seconda metà del Seicento altri architetti più classicheggianti mossero sulle orme del Serlio, del Palladio, dello Scamozzi: Jacob van Campen, creatore del grande palazzo municipale, ora palazzo reale, ad Amsterdam (1648-65); Pieter Post architetto del palazzo municipale di Maastricht e del Mauritshuis a L'Aia; Arent van's-Gravesande, loro emulo, architetto municipale di Leida. Anche le case patrizie, specialmente ad Amsterdam, assumono un aspetto sempre più solenne con facciate a cornicione invece tli quelle triangolari a pinnacolo che nelle loro linee ascendenti seguono onestamente la sagoma dell'alto tetto a due pioventi. Caratteristiche e belle ad Amsterdam le case che Philips Vingboons vi costruiva dal 1638 al 1670. Anche l'interno della casa cambia: invece della semplicità casalinga come la vediamo in alcuni quadri di un Pieter de Hooch, si fa valere una tendenza alla sontuosità dignitosa che cerca di accordarsi con l'intimità domestica primitiva; se vi riesce, è solo con l'aiuto di tappeti orientali e di mobilio più vario, che tolgano agli ambienti l'austera freddezza.
Nell'architettura sacra, Hendrick de Keyser trovò i migliori partiti per una chiesa protestante, che poi furono modello ad architetti tedeschi e scandinavi. I suoi leggiadri campanili ingentiliscono ancora il profilo di Amsterdam.
La moda francese, che nella vita sociale dal 1675 in poi fu prevalente, contribuì a cambiare il carattere dell'architettura olandese. Quasi assenti le forme del barocco vero e proprio, salvo nei portali di edifici pubblici e nei festoni di alcune facciate pompose; invece, lo stile Luigi XV come quello Luigi XVI furono accettati e convenientemente adattati. Nei ceti aristocratici l'applicazione dello stile francese era ritenuta indizio indispensabile di cultura. Le chiese protestanti nel sec. XVII assunsero forme più severe: ricordiamo la Marekerk di A. van's- Gravesande a Leida (progetto del 1639), la Chiesa Nuova di Pieter Noorwits a L'Aia (progetto del 1650), la Chiesa dell'Est di Daniel Stalpaert ad Amsterdam (finita nel 1671). Di Stalpaert, successore di H. de Keyser come architetto municipale, si hanno pure altri edifici importanti ad Amsterdam, come i Magazzini della Compagnia delle Indie Orientali (1661). Operavano ad Amsterdam nella stessa epoca gli architetti Adriaan Dorsman, autore della chiesa dei Luterani, a cupola (1668-71), Elias Bouman e Steven Vennecool la cui opera principale è il palazzo municipale ad Enkhuizen (1686-88). Lavorava per lo statolder e re d'Inghilterra ed anche per gli Stati d'Olanda, il francese Daniel Marot sino dagli ultimi anni del sec. XVII ed ebbe un continuatore in un altro francese Frédéric Blancard (ad Amsterdam dal 1720 al '40). Gli architetti olandesi subirono fortemente l'influsso di ambedue. Secondo i progetti di Jacob Otten Husly (morto nel 1795) furono costruiti i palazzi municipali a Weesp (1772-76) e Groninga (compiuto nel 1810), bell'esempio di stile neoclassico. Il principale fra gli architetti italiani che lavorarono in Olanda nel sec. XVIII fu senza dubbio Carlo Giovanni Giudici (Jan Giudici), nato a Dolzago (Como) nel 1746 e morto a Rotterdam nel 1819. Egli operava specialmente a Rotterdam; ideò l'interno monumentale della chiesa cattolica di S. Rosalia, costruì molte case signorili. Per la villa del banchiere Hope a Haarlem l'italiano Trinquetti fece il progetto nel 1788; è la costruzione più monumentale dell'epoca (attualmente sede del governo provinciale). Lo stile neoclassico fu accolto in Olanda largamente (municipio di Utrecht, 1826, ecc.), ma per l'architettura olandese il sec. XIX si può considerare periodo di sterilità e di decadenza. Il romanticismo portò a imitare tanto lo stile gotico quanto quello del De Keyser e del Lieven Keij; ed edifici come il Rijksmuseum e la stazione centrale ad Amsterdam (1875-1885), ambedue del più grande architetto olandese dell'epoca P. J. H. Cuypers, monumentali di concetto ed efficaci nelle masse, sono privi di originalità. Lo stesso vale per altre costruzioni: qualche volta imponenti o piacevoli, ma senza vera vitalità, perché oppresse della tradizione falsamente interpretata. Soltanto il cosiddetto movimento artistico del 1880 giunse a liberare anche l'architettura dal formularismo estetico.
Scultura. - Le sculture più antiche in Olanda possono essere considerate d'importazione (S. Pietro, Apostoli, del sec. XII nel Museo nazionale di Amsterdam; sculture di San Servazio e di S. Maria a Maastricht del principio del sec. XIII), né si distinguono da quelle delle regioni limitrofe della Bassa Sassonia e della Renania. Importate sono certo le vasche battesimali romaniche in pietra, conservate numerose soprattutto nelle provincie orientali, e così varie pietre tombali (per es. del 1311 al Museo nazionale, del 1316 a Geervliet). Nel monumento sepolcrale di Jan van Polanen con le due sue mogli, nella chiesa di Breda (1385), il sarcofago ornato di rilievi mostra antologie con l'arte potente di Claus Sluter che era a servizio dei duchi di Borgogna a Digione intorno al 1400. Mentre questo grande artista e caposcuola di provenienza olandese rimane isolato, sorge dopo il 1400 in varî centri della diocesi di Utrecht l'attività di scultori in legno assai notevoli, della quale si conservano numerosi saggi nei musei di Amsterdam e di Utrecht. Appartengono a questa scuola anche gli stalli corali nella chiesa di Zaltbommel, ornati di figure ad altorilievo, del principio del sec. XV.
Lo stile di tutte queste sculture è appena gotico; la loro plastica vigorosa mostra nella formazione dei gruppi una tendenza tipica al pittoresco. Alcune composizioni sono addirittura magistrali, altre non senza finezze squisite di esecuzione. Su questa tradizione si potevano basare gl'intagliatori che nel secolo seguente ebbero incarico di scolpire pulpiti, stalli e cancellate corali per alcune delle principali chiese. Stalli ricchissimi, di Jan Aertsz. Terwen (1538-42), sono conservati nella Chiesa Grande di Dordrecht; altri stalli notevoli a Enkhuizen (1542) e a Kampen (1552). E in quest'ultima città citiamo la decorazione nell'aula del palazzo comunale (1546); poi i pulpiti a Delft (1548) e a L'Aia (1550) evidentemente di un medesimo maestro anonimo. Altre belle opere in rovere scolpito si ammirano ancora a Nimega (antico tribunale), a Zaltbommel (camini nell'antico palazzo ducale) e altrove. In parte queste opere sono dovute a maestri immigrati dai Paesi Bassi Meridionali: a Kampen, p. es., il famoso Colijn de Nole, da Cambray, ebbe la direzione dei lavori, come pure ad Utrecht nel 1553. In questa città egli faceva più tardi il monumento sepolcrale in pietra del vescovo Joris van Egmont (1559). Nella Frisia si sviluppò nel sec. XVI una scuola regionale di scultori tra cui ricordiamo Vincent Lucas e Peter Dirks, che lavorò anche a Brema.
La scultura ricevette poi nuovo impulso da Hendrick de Keyser che nel 1614 ebbe l'incarico del mausoleo di Guglielmo I d'Orange nella Chiesa Nuova a Delft. Di questo periodo (1618) è pure la famosa statua di bronzo di Desiderio Erasmo, eretta nel 1622 in mezzo al mercato di Rotterdam. Caratteristiche per stile ed esecuzione sono i busti in marmo o in terracotta del de Keyser, di cui non più di quattro però ci sono conservati. Il maestro ebbe parecchi allievi fra cui i suoi figli e continuatori Pietro e Willem de Keyser. Egli affidava in parte l'esecuzione delle statue in marmo al suo aiuto principale Geraert Lambertsz, valente scultore che lavorò anche per il re di Danimarca ed eseguì la statua molto discussa della Pazzia per il manicomio di Amsterdam. L'unico grande scultore del Seicento olandese, col de Keyser, fu Rombout Verhulst (1628-98) da Breda, autore di varî mausolei (Amsterdam; Rotterdam; Delft; ecc.); egli aveva studiato in Italia, ma intese male e imbastardì il barocco.
Nel corso del sec. XVII primeggiò tuttavia nella scultura olandese Artus Quellinus il vecchio da Anversa, che appartiene alla scuola dei Paesi Bassi Meridionali (statue e rilievi nel palazzo già municipale di Amsterdam).
Nel. sec. XVIII la scultura in Olanda non ebbe artisti al disopra del livello di decoratori o di modellatori di plastiche in piccolo formato (W. H. van de Wall, nato a Utrecht nel 1716; W. Pompe, morto nel 1777); soltanto dopo il 1800 mostrò un risveglio a cui molto contribuì il premio di Roma istituito da Luigi Napoleone, re d'Olanda, nel 1806. Si distinse Antonio van der Ven, nato a Bosco Ducale nel 1800, dopo un soggiorno a Roma dal 1830 al 1845. Nel sec. XIX lo scultore più in vista in Olanda fu Lodewijk Royer (nato a Malines nel 1793, morto nel 1868 ad Amsterdam) autore di tutta una serie di monumenti eretti ad uomini illustri fra il 1841 ed il 1856: al de Ruyter a Flessinga, al Rembrandt ad Amsterdam, ecc.). Con lui si formò una tradizione di scultura idealistica ch'ebbe un suo ultimo rappresentante in Pier Pander (nato nel 1864, morto a Roma nel 1919).
Pittura. - La più antica opera pittorica giunta a noi e proveniente da un convento olandese sono le miniature del famoso evangeliario di Egmont, forse del 874 (Biblioteca reale dell'Aia). Le figure degli evangelisti sono di stile franco-sassone; nella badia di Egmont furono aggiunte due miniature illustranti la donazione del prezioso libro da parte del conte Teodorico II. Pochi altri manoscritti miniati dei secoli X-XII si aggiungono a questo, provenienti sia da Utrecht sia dalla Gheldria. Sono sempre illustrati nello stile corrente, più o meno comune, e non si possono prendere come saggio di un'arte nazionale nascente, anche se eseguiti sul posto, come è probabile. Altrettanto si può dire di avanzi di affreschi del 1205 circa, trovati nella Bergkerk a Deventer, e di un affresco gotico, del sec. XIV nella chiesa di San Pietro a Utrecht, dinnanzi ai quali invece che di arte olandese conviene parlare di arte della Bassa Germania o della Bassa Renania. Caratteristiche che si possono dire nazionali o regionali si rivelano invece verso la fine del sec. XIII, per affermarsi nettamente nel Trecento, ed è curioso osservare come questa tendenza, che ha il valore di un'emancipazione non solo pittorica ma anche culturale, va insieme e si trova invigorita da un influsso non più franco-germanico ma franco fiammingo. I Paesi Bassi Meridionali, cioè la Fiandra, giunti alla coscienza di una propria indipendenza anche spirituale, propagano questo sentimento nei Paesi Bassi Settentrionali, e prima, attraverso il Limburgo e il Brabante, nel ducato di Gheldria. Soprattutto nei manoscritti miniati, ma anche nelle industrie artigiane (come pure del resto nell'abbigliamento, nell'arredamento della casa e perfino nella lingua scritta) quest'influsso si fa valere fino al punto di diventare, dopo il 1400, una preponderanza vera e propria. S'intende che l'influsso germanico non cessò d'un tratto, anzi nelle regioni orientali rimane fattore interessante nello sviluppo specialmente della pittura monumentale (affreschi nella chiesa di S. Lebuino a Zutphen); ma è anche vero che l'assorbimento di cultura franco-fiamminga, identica alla cultura borgognona, mise i centri orientali dell'attuale regno d'Olanda in grado di acquistare una preminenza sviluppando un'attività appunto di penetrazione culturale in varie direzioni. In quel tempo il pittore Maelwel (francese Malouel) lasciò la nativa Gheldria per lavorare alla corte dei duchi di Borgogna, e poco dopo il suo compaesano Francken acquistò fama a Münster prima e poi ad Amburgo. Il fatto che le principali città della Gheldria, e non le città olandesi, facevano parte dell'alleanza anseatica contribuì non poco a questa esportazione di opere e di artisti. Verso il 1450 il centro di gravità cominciò a spostarsi verso ovest e la città vescovile di Utrecht acquistò importanza maggiore anche per una florida scuola locale di pittura. Sie i miniatori chiamati a lavorare ad Utrecht avevano già servito la corte ducale di Gheldria, ben presto Utrecht può rispondere da sé alla ricerca tanto di codici miniati quanto di altari dipinti (o scolpiti).
Le prime pitture di cui la provenienza da Utrecht è accertata sono due ancone, l'una con la Vergine in trono non anteriore al 1345 (Museo nazionale di Amsterdam); l'altra, rappresentante Cristo in Croce con la Madre e S. Giovanni, eseguita in memoria di Henricus van Rhijn, morto nel 1363, già nel duomo di Utrecht, ora nel museo di Anversa. Ambedue le opere mostrano l'influsso franco-fiammingo a cui abbiamo accennato e il medesimo influsso è manifesto nelle miniature dell'epoca, segnatamente in quelle numerose e tipiche di un certo Michele van der Borch (Bibbia rimata di Jacob van Maerlant, nella Bibl. Reale a L'Aia) nel 1332. Lo studio di altri manoscritti miniati rende possibile di seguire lo sviluppo della pittura fino al periodo 1425-50 in cui la produzione locale di Utrecht si afferma predominante. Suo capolavoro è una magnifica Bibbia in quattro volumi, conservata nella biblioteca di stato a Vienna; cui sono da riunire altre bibbie a Bruxelles, a Londra e nelle biblioteche olandesi. Parecchi quadri d'altare risultano fatti nello stesso ambiente. La miniatura ricevette poi nuovo impulso dal movimento detto la Devozione moderna che promosse la diffusione del libro devoto, specie in lingua volgare, illustrato con cura. Il libro profano con miniature è assai raro.
Verso il 1475 l'attività pittorica, spostandosi ancora verso ovest, s'intensifica anche nelle città dell'Olanda propriamente detta. Scuole locali fioriscono a Haarlem, a Delft, a Leida. Non sappiamo in quale di queste città (o forse anche a Gouda) abbia lavorato Albert van Ouwater, di cui un solo quadro, la Resurrezione di Lazzaro, nel museo di Berlino, è sfuggito all'ira degl'iconoclasti nel 1566. Il dipinto, del 1450 circa, rivela un maestro non inferiore al contemporaneo fiammingo Ruggero van der Weyden e fornisce la prova che la pittura olandese non ebbe uno sviluppo tardivo in rapporto a quella fiamminga. Se nell'aspetto è meno fulgida, possiede qualità di gravità spesso ascetica, e di limpidezza ingenua, che le dànno un fascino tutto proprio. Rileviamo che di Ouwater era pure nativo Gerard David, caposcuola di Bruges. Altro artista importante fu l'anonimo detto il Maestro della Vergine tra le Vergini (da un quadro nel museo di Amsterdam) che probabilmente aveva lo studio a Delft. Scolaro dell'Ouwater fu il maestro principale dell'epoca: Geertjen tot Sint Jans, nato a Leida e morto a Haarlem, all'età di soli trent'anni, nel 1495. Del suo altare per la cappella dei Cavalieri di S. Giovanni ad Haarlem esistono ancora due sportelli (museo di Vienna); famoso è pure fra altre opere il quadretto con S. Giovanni Battista in meditazione, per il quale l'importanza data al paesaggio è caratteristica (museo di Berlino). Questi primitivi olandesi ebbero nel sec. XVI degni continuatori: a Leida in Cornelis Engebrechtsz. e in Luca da Leida; a Haarlem in Jan Mostaert che dal 1503 al 1521 circa lavorava nella Fiandra, dove il compaesano Dirc Bouts lo aveva preceduto; ad Amsterdam poi in Pieter Aertsz. da Anversa e in Jan Woutersz. van Oudewater e nei fratelli Jacob Cornelisz. van Oostsanen e Cornelis Cornelisz. Buys. Tutti questi maestri introdussero nella loro arte elementi del Rinascimento italiano senza assimilarli completamente. Eccezion fatta per Luca da Leida, per Pieter Aertsz. e per Jan Woutersz., essi sono rappresentanti di un goticismo non vuoto ma declamatorio e sopraccarico sicché abbandonando la sobrietà olandese precipitarono nel manierismo. Il primo vero italianeggiante della scuola olandese fu Jan van Scorel, che soggiornò a Venezia e a Roma fra il 1520 e '23 e stabilitosi a Utrecht, è da considerare il maestro centrale di tutto il Cinquecento olandese. Fra i suoi scolari furono Antonis Mor van Dashorst (v. moro, Antonio), e Maarten van Heemskerck, che visitarono a loro volta l'Italia. Il primo è il grande ritrattista della corte di Spagna; il secondo fu il caposcuola a Haarlem della generazione successiva. Appunto a Haarlem, patria anche di Cornelis Cornelisz. e di Henricus Goltzius si formò una tradizione italianeggiante e accademica, vitale fino nel Seicento. Di Utrecht era Abraham Bloemaert che dal 1590 al 1650 svolse un'attività così feconda da farlo uno dei più insigni maestri della scuola neerlandese. Amico del Rubens, ebbe fra i suoi scolari i fratelli Honthorst, Jan van Bijlert, Dirck van Baburen, il frisone Wijbrand de Geest, tutto un gruppo cioè di pittori che, scesi in Italia, vi subirono fortemente l'influsso degli spiriti più moderni dell'epoca: Caravaggio e Saraceni. Valentissimo paesista egli stesso, d'impronta piuttosto fiamminga, il Bloemaert ebbe anche discepoli come B. Breenbergh, Cornelis Poelenburgh e Jan Both che, tornati dall'Italia anch'essi, fecero di Utrecht il centro di una pittura idealistica, eroica, arcadica, più o meno in contrasto con quella delle altre città. Questi caratteri di scuola sono anche sensibili in un maestro come Hendrik Terbrugghen e perfino in un ritrattista come Paulus Moreelse. A Haarlem la tendenza accademica, ancora viva nell'arte di Jande Bray, Pieter de Grebber e Cornelis Holsteyn, cedette man mano a un intendimento pittorico più realista, senza spegnersi però totalmente. Veri realisti si confessano nei loro ritratti Frans Hals, sovrano nel genere suo, e Johannes Verspronck; realisti poi sono i loro scolari come pure Adriaen Brouwer, Pieter van Laer, i fratelli Van Ostade, Jan Miense Molenaer, Hendrik Pot, Cornelis Bega, Cornelis Dusart e altri. I loro "interni" con contadini bevitori, fumatori, soldati, sono spesso di una volgarità innegabile, ma insuperabili come pittura, vera pittura di ambiente, e come espressione artistica disinvolta e schietta. Philips Wouwerman e Claes Berchem sono più delicati nella loro arte. Realisti poi sono tanto i maestri di nature morte - Willem Heda e Peter Claesz - quanto i pittori di vedute, e interni di chiese, come i fratelli Berckheyde e Pieter Saenredam. Nel paesaggio la scuola di Haarlem ebbe un grande maestro in J. Ruisdael intorno al quale sono da ricordare Salomon Ruisdael, Cornelis Vroom, Pieter Molijn, Claes Molenaer e molti altri.
La scuola di Amsterdam, fondata nel sec. XVI quando la città cominciava ad acquistare importanza, si sviluppò mirabilmente nel secolo susseguente, di pari passo con la prosperità commerciale della metropoli, attirando anche artisti da fuori. Già nel 1581 il grande ritrattista dell'epoca Cornelis Ketel, nativo di Gouda, vi scelse dimora. Accanto a lui lavoravano nel primo quarto del secolo: Aert Pietersz., Cornelis van der Voort e Werner van Valckert, poi Nicolaes Elias (morto nel 1667), contemporaneo più vecchio del Rembrandt e con Thomas de Keyser in certo modo il suo predecessore. Il Rembrandt stesso, da Leida, venne nel 1631 a stabilirsi ad Amsterdam, dove già era stato scolaro di Pieter Lastman intorno al 1623. E di qui spiccò il volo la fama del suo genio, affermatosi dapprima nei ritratti. Della folta schiera dei suoi scolari, una parte rimase fedele ai principî del grandissimo maestro (Carel Fabritius, Jacob Backer, Aert de Gelder, e il paesista Philip de Koninck); un'altra se ne allontanò per più facili successi (Gerbrandt van den Eeckhout, Ferdinand Bol, Govert Flinck, Nicolaes Maes. Contemporanei del Rembrandt furono i ritrattisti Bartholomeus van der Helst e Abraham van den Tempel. L'arte del paesaggio ebbe ad Amsterdam i primi impulsi quando vi si stabilirono alcuni pittori di Anversa: Gillis van Coninxloo, Gillis de Hondecoeter (morto nel 1638), Jacob Saverij, David Vinckboons, Alexander Keyrincx (morto nel 1652) e il grandissimo Hercules Seghers (morto nel 1650), il quale ebbe influenza sullo stesso Rembrandt. Questa scuola di brabantini vide sorgere accanto a sé un'altra scuola locale innestandosi sulla tradizione della vicina Haarlem. Jacob van Ruisdael finì col trasferirsi ad Amsterdam nel 1652. Lo stesso fece Jan Wijnants. Accanto a loro lavoravano Allart van Everdingen da Alkmaar, Paulus Potter da Enkhuizen, Adriaen van de Velde, Jan Hackaert, Adriaen van der Neer, Meindert Hobbema e altri maestri. Pittori nel genere del Bamboccio (vedi laer, pieter van) furono Jan Asselijn, Carel Dujardin e Jan Lingelbach. Furono eccellenti nelle marine Willem van de Velde (ritrattista ufficiale delle battaglie navali che accompagnò la flotta), Simon de Vlieger, Hendrik Dubbels e Jan van de Cappelle; nelle vedute Jan van der Heyden. Non è possibile dare una caratteristica generale di tutti questi maestri, perché ognuno presenta aspetti e qualità speciali. E lo stesso si può dire per i pittori di genere e d'interni: Pieter de Hooch, Gabriel Metsu, Emanuel de Witte, Pieter Codde, Willem Duyster, Simon Kick e altri, nonché per i non meno numerosi pittori di nature morte fra cui Jan Jansz. Treck, Willem van Aelst, Willem Kalff, Jan Weeninx, Juriaen van Streeck. La pittrice di fiori Rachel Ruysch con Jan van Huysum e con Melchior de Hondecoeter, famoso pittore di uccelli da cortile, completano il quadro imponente per varietà e densità di valori pittorici.
Accanto ad Amsterdam e Haarlem, che si completano vicendevolmente, gli altri centri olandesi sono secondarî. Ma a Leida, patria di Rembrandt, di Jan van Goyen e di Jan Steen fiorì nel Seicento quella scuola specializzata nel quadretto "da gabinetto" di esecuzione minutissima. In questo genere primeggiano Gerard Dou e Frans van Mieris il vecchio. La scuola che dall'ultimo quarto del secolo mostra fenomeni di decadenza e di stanchezza, aveva diramazioni a L'Aia (Gaspar Netscher e Godfried Schalken) e a Rotterdam (Jacob Ochtervelt e i fratelli Adriaen e Pieter van der Werff). A L'Aia, in un ambiente rimasto in buona parte cattolico, aristocratico e semirurale, lavorarono Jan van Goyen, celebre paesista, e il suo genero Jan Steen, più celebre ancora come artista di vitalità ma anche di raccolto sarcasmo. Il vantaggio di un pubblico non esclusivamente borghese e calvinista per convinzione, attirò a L'Aia pure altri artisti cattolici. Alcuni di questi vivevano a Haarlem (de Grebber, de Bray, Wouwerman, Berchem), ma più numerosi erano a L'Aia. I principali ritrattisti come i fratelli Ravesteyn, Gerard Honthorst, Pieter Nason, Jan de Baen, erano cattolici ed ebbero commissioni da nobili e notabili. Gloria della vicina Delft è Jan Vermeer come De Hooch, suo maestro, pittore della vita di ogni giorno, dell'intimità casalinga e della luce in ogni sua gradazione. Altri maestri appartenenti a questo ambiente sono i ritrattisti Michel Mierevelt e Jacob e Willem Delff, i fratelli Palamedesz., i fratelli Fabritius e Leonard Bramer.
A Dordrecht, patria di tre scolari del Rembrandt (F. Bol, N. Maes e Aert de Gelder emigrati ad Amsterdam), la famiglia Cuyp (v.) esercitò per tre generazioni una specie di monopolio artistico. Anche nelle città delle provincie orientali operarono ottimi pittori, come G. Terborgh a Deventer, H. Avercamp a Kampen.
In complesso la pittura olandese si presenta come fenomeno di produzione artistica quanto mai intensa, compatta e varia, non mancante d'idealismo ma prevalentemente profana e realista, tecnicamente sincerissima anche nei dipinti di secondo e terzo ordine. La grande abbondanza dei quadri di cavalletto va spiegata in parte da due fattori: la soppressione quasi completa del quadro d'altare e liturgico, mentre composizioni bibliche nelle case private sono tollerate e anche ricercate; il fatto che in Olanda, prima che in altri paesi, il quadro di formato non grande, intorno al 1600, prese a essere considerato come arredo indispensabile.
La decadenza della pittura olandese si annuncia verso il 1700, precisamente quando per gl'interni distinti la moda francese comincia a prescrivere pareti decorate a stucco, coperte di stoffe o tapezzate di pitture decorative , di carattere arcadico sentimentale e semplicemente gradevole. Così nel sec. XVIII sono in voga maestri come i de Moucheron e Gerard de Lairesse, classicisti di cui l'arte non è più fatta per commuovere, ma solo per ornare. Unico maestro di genere, comico e bonariamente satirico, fu allora il Cornelis Troost (1697-1750), della scuola di Amsterdam. Valenti rimangono sempre i ritrattisti; non senza merito è qualche pittore di marine come Aart Schuyman (17101792). Dopo un periodo di neoclassicismo moderato, in cui Jan Pieneman (1770-1854) e Ary Scheffer (1795-1858) furono i maestri più in vista e che produceva anche ottimi paesisti come Hendrik Voogd 11766-morto a Roma nel 1839), Abraham Teerlink (1776-morto a Roma nel 1857); Antonie Pitloo (1791-morto a Napoli nel 1837) e Cornelis Kruseman (1797-1854), già prima del 1850 la tendenza romantica si fece sentire. Jacob Spoel (1820-68), Thomas Cool (1831-70), Jan Hendrik van de Laar (1807-74), Willem Schmidt (1809-49), coi loro quadri storici che a vicenda esaltano le glorie nazionali del passato e illustrano i romanzi di Walter Scott, sono fra gl'ingegni più rappresentativi di questo periodo. C. Bisschop (1828-1904) e L. Alma Tadema (1836-1912) ne sono ancora gli epigoni. Caratteristica fu anche l'imitazione dei maestri del grande secolo XVII: N. Bauer (1767-1820) che cercò di rifare Simon de Vlieger e J. Kobell (1782-1814) che volle essere scambiato con Paulus Potter, ne diedero i primi esempî e purtroppo fecero scuola. Ma da questa già prima del 1850 qualche spirito romantico cominciò ad emanciparsi: il pittore di mari in tempesta J. H. L. Meijer (1810-66) e specialmente A. Schelfhout (1787-1870) di cui si apprezzano ancora le piccole "nevicate" squisite; Bart van Hove (1790-1880), C. Springer (1817-91) e J. Weissenbruch (1822-1880) benché vogliano rifare l'antico, sanno rendere nelle loro vedute di città l'atmosfera in modo personale, come i pittori di cavalli e di bestiame al pascolo W. Verschuur (1812-74) e W. Nakken (1835-1924). Romantici, a volta nel senso eroico e nel senso sentimentale della parola sono i paesisti B. C. Koekkoek (1803-62), J. W. Bilders (1811-90) e W. Roelofs (1822-97). S'ispirano invece alla Gartenlaube i pittori del genere aneddotico come David Bles (1821-99), A. H. Bakker Korff (1824-1882), Henriette Ronner (1821-1909).
Il maggiore di questa generazione fu senza dubbio Johannes Bosboom (1817-91), che, con i suoi interni di chiesa, precorre la "Scuola dell'Aia". Egli fu soltanto di cinque anni più vecchio di Josef Israëls (1824-1911), e il nestore di quella scuola. L'Israëls non arrivò a piena maturità prima del 1860 e soltanto verso il 1870 venne a stabilirsi a L'Aia, dando inizio al vero sviluppo della scuola che è stata l'orgoglio dell'Olanda per mezzo secolo. Sorta sotto l'influsso dei maestri fiancesi detti di Barbizon essa derivava dal romanticismo della generazione precedente. Oltre l'Israëls ne sono i maestri principali i tre fratelli Maris, H. W. Mesdag, Anton Mauve. Più o meno isolati appaiono il grandioso J. H. Weissenbruch e il sereno P. J. C. Gabriel. Tre gruppi bisogna ancora ricordare. Il primo è quello dei pittori della vita di contadini e pescatori capitanato dal romantieo Ph. Sadée (1837-1904) e influenzato dall'Israëls: D. A. C. Artz (1837-90), A. Neuhuys (1844-1914), B. J. Blommers (1845-1914). Il secondo gruppo è formato dai paesisti nati fra il 1850 e 1865, che, sulle linee tracciate dai maestri dell'Aia lavorano sotto influssi più moderni; vi appartengono Louis Apol, Theophiel de Bock, G. Poggenbeek, N. Bastert, Suze Robertson, J. Voerman, J. G. H. Breitner, W. Witsen, W. de Zwart, L. van Soest, Isaac Israëls, F. Hart Nibbrig. Al terzo gruppo appartengono i ritrattisti Thérèse Schwartze, H. J. Haverman, W. B. Tholen, Jan Veht. Rimanevano isolati Jan van Looy e Floris Verster, realisti e sognatori entrambi, ma in modo assai diverso l'uno dall'altro.
Arti minori. - Notevole sviluppo ebbe la silografia illustrativa in Olanda, già dal primo quarto del sec. XV. Le più antiche edizioni silografiche sono appunto olandesi: Ars Moriendi, Biblia Pauperum, Speculum Humanae Salvationis. Seguono gl'incunabuli illustrati, stampato dopo il 1480 tanto a Utrecht, Zwolle e Deventer, quanto a Haarlem, Delft e Leida. Verso il 1490 Jacob Cornelisz. comincia la sua attività a Gouda e si rivela precursore di Luca da Leida. Questi, non senza l'influsso degl'Italiani e del Dürer, raggiunse poi, anche nell'incisione in rame, una maestria incomparabile. L'incisore principale della seconda metà del Cinquecento olandese è Henricus Goltzius a Haarlem. Dopo lui l'incisione non solo di riproduzione ma anche creativa fu in continuo sviluppo. Crispi in de Passe e i suoi tre figli hanno lasciato moltissime incisioni. Fra i generi principali rileviamo soprattutto il ritratto (Willem Delff, Jonas Suyderhoeff e soprattutto Cornelis Visscher; più tardi Jacob Houbraken, 1698-1789). Fra gli acquafortisti del'600 sono in primo luogo il Rembrandt (oltre 300 fogli) e Adriaen van Ostade (con seguaci); e accanto a loro il folto gruppo dei paesisti, che comprende i fratelli Jan e Isaias van de Velde, Jacob Ruisdael, Allaert van Eierdingen, Antoni Waterloo, Jan Both e altri. Ottimi anche nell'acquaforte gli animalisti Paulus Potter, Claes Berchem e Carel Dujardin. Le silografie, in parte colorate, di Hercules Seghers sono famose, ma nell'epoca sua non furono apprezzate. Nel sec. XVIII e nella prima metà del sec. XIX le arti grafiche subirono un forte influsso francese prima, tedesco poi. Un risveglio vi appare dal 1880, prima nell'acquaforte con Bauer e Nieuwenkamp, Graadt van Roggen e Storm van's Gravensande, poi anche nella silografia, nella litografia e nell'incisione a bulino. Grande fu nel campo delle arti grafiche l'influsso dell'insegnamento di Pieter Dupont, professore all'Accademia delle belle arti di Amsterdam (1870-1911).
La maiolica olandese merita speciale attenzione come produzione artistica nazionale di secolare tradizione. Esisteva in Olanda una ceramica regionale, decorata, già nel Medioevo, ma nella seconda metà del sec. XVI vi fu introdotta la tecnica italiana della maiolica a smalto stannifero, a quanto pare prima a Haarlem; e prese poi, dopo il 1600, a Delft quello sviluppo che rese il nome di Delft famoso in tutto il mondo. Anche Rotterdam, Hoorn, Middelburg avevano fabbriche di maioliche; ma dal 1640 circa Delft tiene il primo posto. Fino al 1700 i maestri principali furono Albrecht de Keyser, Frederick van Frijtom, C. Boumeester e Adriaen Pijnacker. Verso il 1700 cominciò la produzione in massa delle fabbriche, distinte da proprie marche. Intere dinastie come i Hoppesteyn o i Van Eenhoorn hanno esercitato la produzione, ma non sempre i proprietarî delle fabbriche furono anche pittori come nel caso del celebre Jan van Duyn. La produzione comprende mattonelle, piatti, scodelle e vasellame vario per la maggior parte a disegno blu su fondo bianco; raramente a disegno violaceo (specialità di J. Aalmis a Rotterdam). Fu fabbricato a Deft nel '700 e con successo anche vasellame a più colori; e vi si distinse Giisbert Verhaast. Produzioni locali di qualche importanza sono da notare nel sec. XVIII in varî altri luoghi anche in Frisia; Leeuwarden, Bolsward e soprattutto Makkum; e a Loosdrecht (prov. di Utrecht) eccellente per finezza. A L'Aia fiorì pure la fabbricazione di porcellane. Oggi a Delft la fabbrica De Porcelyne Fles continua degnamente la tradizione.
La lavorazione artistica dei metalli è stata promossa sino dal 1500 dalle tendenze ornamentali che accompagnano la diffusione dello stile architettonico detto del rinascimento nazionale. Le cancellate che in molte chiese dividono il coro dalla navata centrale, fino allora scolpite in rovere, in molti casi vennero eseguite parzialmente in ottone (S. Pietro a Leida, S. Jacopo a Utrecht, S.. Maria a Breda). Anche più tardi usarono simili cancellate, più grandi e ricche, a Haarlem in S. Bavo, a Rotterdam nel 1713 e altrove. Tra i fonti battesimali in ottone vi sono veri capolavori (Bosco Ducale, 1492; Zutphen, 1527; Breda, 1540); però in molti casi essi sono dovuti a maestri di Malines, centro di fonderie per tutti i Paesi Bassi. E altrettanto è da dire per i leggii monumentali. Anche i lavori in metallo battuto e cesellato ebbero spesso molta importanza, specialmente i boccali in argento che si facevano in occasione di qualche avvenimento per i municipî o per le corporazioni. Famosi sono il boccale dorato di cui l'imperatore Carlo V fece dono alle guardie di Middelburg; altri a Veere (con la rappresentazione della battaglia di Mühlberg) del 1551; a Hoorn (1573), Roermond (1588). In tutti i secoli e anehe nei tempi moderni l'Olanda è per eccellenza il paese della fonderia di campane. Tutti i campanili sono provvisti di carillons, tra i quali alcuni assai famosi, specialmente quelli costruiti dai fratelli Hemony nel periodo 1640-1680.
Orafi celebri e lavoratori in metallo erano i varî membri della famiglia van Vianen da Utrecht, e specialmente i fratelli Adam (1570-1627) e Paulus (morto nel 1620 a Praga in servizio imperiale). Appartengono alla generazione seguente Adam II e Christiaan, che lavorò anche per la corte d'Inghilterra. Fra le oreficerie meritano menzione speciale gli ornamenti in metallo prezioso che fanno parte del costume nazionale in molte provincie: catene, bottoni, spille; ma soprattutto gli accessorî in oro delle cuffie. Centri di questa produzione sono ancora Middelburg e Schoonhoven.
L'ebanisteria in Olanda nel '600 e nel '700 ha generalmente aspetto artistico. Sono da ricordare non solamente i begli armadî in rovere e palissandro per le case borghesi, ma anche l'arredamento delle stanze dette dei reggenti nei palazzi municipali, negli ospedali, negli orfanotrofî e in altri istituti di beneficenza. Le chiese hanno scanni monumentali dei reggenti, magnifiche tribune d'organo e grandiosi pulpiti. Fra i più famosi sono gli scanni degli scabini nella Chiesa Grande di Rotterdam del 1589; ma non c'è città dove non si trovino esempî di questa industria.
L'arte dell'arazzo fiorì a Bosco Ducale dal 1564, ma soprattutto a Delft dal 1587; l'industria dei velluti (rasi stampati) a Utrecht, e quella delle tele damascate di Haarlem erano largamente esportate. L'arte del merletto invece non ha mai in Olanda assunto il carattere di una vera industria.
Arte moderna. - Tra gli anni 1870-1890 i pittori della scuola dell'Aia realizzano una pittura prettamente nazionale che continua la tradizione del Seicento, per quanto influenzata dalla scuola di Barbizon. Quell'arte, che mostra poco interesse per la figura umana, cerca quasi esclusivamente di esprimere le emozioni date dalla natura. Fa eccezione Jozef Israëls, il quale nei suoi motivi tolti dalla vita dei pescatori traduce un'umanità più profonda. Ma in genere la visione è più forte e apprezzata della concezione; la sensibilità prevale sulle qualità spirituali.
Intorno al 1890 le cose cambiano. La scuola dell'Aia ancora per molto tempo continua ad esistere, ma accanto a essa e contro essa si fa strada una fortissima corrente nuova che, sotto molti riguardi, perde il carattere nazionale e assume l'aspetto di un movimento quasi europeo. I valori sembrano allora capovolti; la vita è percepita da un punto di vista più spirituale e umano; maggiore è l'energia costruttiva, più forti le inclinazioni culturali. Il centro a poco a poco si sposta. La preponderanza della scuola pittorica dell'Aia viene sostituita da una preponderanza architettonica di Amsterdam. Contemporaneamente l'influsso di grandi culture del passato si fa fortemente sentire: l'Asia, l'Egitto, Bisanzio e in specie il Medioevo. Le simpatie si spostano dal tardo Rinascimento al primo Rinascimento e ben presto ai periodi più antichi.
Il rinnovamento delle arti non fu solo un movimento estetico, ma partecipò di tutto un rinnovamento spirituale. L'arte estremamente individualista del periodo 1870-90 non si curava minimamente del posto che essa occupava o avrebbe dovuto occupare nel complesso della vita; era arte del tutto asociale. Il cambiamento del 1890 significa il risveglio della coscienza che all'arte spettano determinate funzioni nella società umana.
Più d'ogni altra cosa si cerca nei concetti l'unità; si fanno strada idee sociali, talvolta marxiste; si combatte energicamente la formula dell'arte per l'arte. La fonte d'ispirazione, allontanandosi dalla natura, nutritasi spesso da correnti letterarie, tendeva verso il simbolismo. I mezzi di espressione ripudiavano in genere l'impressionismo contro il quale il direttore dell'accademia di Amsterdam, Auguste Allebé (1838-1926) si scagliò risvegliando nei suoi allievi (Jan Veth, Jan Haverman, ecc.) l'amore per la forma. Tali tendenze facevano pensare ai movimenti romantici del sec. XIX.
Il gruppo degli "architettonici" è influenzato dalla forza sintetica dell'arte costruttiva. L'avvenimento principale di quel periodo è l'erezione ad Amsterdam (1897-1903) della borsa di commercio, dell'architetto H. P. Berlage (nato nel 1856). L'idea di una comunione di tutte le arti nel vincolo dell'architettura ha trovato qui una nuova e grandiosa realizzazione. Quest' architettura, più imparentata al romanico che al gotico, aveva un carattere fortemente plastico ed era basata sul principio dell'assoluta onestà costruttiva (vedi amsterdam, III, tavola V).
Fra le opere importanti di architettura di quegli anni, oltre alle costruzioni del Berlage meritano ricordo quelle di K. P. C. de Bazel (1869-1925) e parzialmente quelle di W. Kromhout (l'Americanhotel ad Amsterdam, 1908). De Bazel è una figura a sé stante: al di sopra dell'eclettismo del suo tempo e avverso ai facili effetti, egli manifesta una certa nobile e severa semplicità classica, di pura concezione strutturale, che rifugge dai particolari pittoreschi ed esageratamente plastici. Costruì molte case di campagna; delle sue opere di grande mole è specialmente importante l'edificio della Handelmaatschappij a Amsterdam (v. III, tav. V).
Dal desiderio di fare oggetto di bellezza ogni cosa che serva alla casa e alla vita, si è sviluppata in Olanda una grande arte degl'interni. Architetti e pittori hanno disegnato mobili, tappeti, lampadarî (Penaat, van Dijsselhof, Eisenloeffel, e specialmente il famoso decoratore C. Lion Cachet); un architetto, Th. Colenbrander, fu il pioniere dell'arte della ceramica, che doveva trovare largo sviluppo e ottime forme per merito della generazione più giovane (Lea Halpern, Gerrit de Blanken ecc.). Il lusso decorativo, fecondato da un bene inteso razionalismo, doveva arrivare più tardi a un approfondirsi del legame tra forma e colore (Christ. Lanooji, Bert Nienhuis). L'arte delle vetrate partecipa al rinnovamento con Muller, Lebeau, de Bazel, Copier e de Lorm. Anche l'arte del libro rivive. In un primo tempo si diede troppo valore all'ornamento, a danno dell'unità spirituale fra testo e decorazione del libro, ma intorno al 1910 le idee cambiano e l'artista sempre più tende a identificarsi con il tipografo che lavora col torchio a mano. A. J. der Kinderen si giova ancora della decorazione litografica; ma dopo vengono gl'inventori di nuovi caratteri (il bellissimo carattere di S. H. de Ross, quello di J. van Krimpen) e dalla stamperia De Zilveren Distel (J. F. van Royen) escono stampati di grande importanza, che aprono la strada a un concetto tecnicamente più puro. I modi illustrativi si rammodernano anch'essi e sono ancora gli architetti (De Bazel e Lauweriks) che per primi rinnovano la tecnica della silografia che trova larghissima diffusione. Tra i silografi più anziani il più importante è Jessurun de Mesquita, tra i giovani tra altri Dirk Nijland e Fokko Mees. La litografia (Der Kinderen, Roland Holst, Jan Veth, Moulijn) a sua volta esce dal compito puramente illustrativo e avanza verso una vita propria.
Il grande propagatore dell'idea della rinata arte collettiva, messa a servizio di tutti gli uomini, fu il pittore A. J. der Kinderen (1859-1925), che per il primo si occupò di nuovo anche delle arti minori. Per la borsa di Berlage egli disegnò e personalmente eseguì una grande vetrata; nel campo della pittura a fresco apparve come un rinnovatore (affreschi a Bosco Ducale del 1890-91). Di poco più giovane di lui, il pittore R. N. Roland Holst (nato nel 1869) continuò in quelle direttive, specialmente nell'arte delle vetrate, con un indirizzo severamente monumentale (vetrate del duomo di Utrecht). Di intenti diversi fu Johan Thorn Prikker (1868-1932), il quale dovette cercare specialmente in Germania la possibilità di realizzare le sue idee. Egli introdusse nell'affresco e nella vetrata valori proprî della pittura libera; perciò il suo lavoro è più movimentato, e non conosce la riserva espressiva di un Roland Holst.
In queste tre figure - Der Kinderen, Roland Holst e Thorn Prikker - tre fasi dell'arte decorativa hanno trovato la loro espressione. Il primo andò "lungo le vecchie strade verso paesi nuovi"; il secondo resistette agli eccessi espressivi del suo tempo e costruì in un modo statico e riposante opere di sano equilibrio spirituale; il terzo rifletté tutte le possibilità, i turbamenti, le incertezze, le aspirazioni di un tempo inquieto, che cerca uno stile ed è malato di stile.
Jan Toorop (1858-1928) e Willem van Konijnenburg (nato nel 1868) sono stati anch'essi toccati dal desiderio di un'arte monumentale. Nel Toorop ha sempre avuto la preponderanza una tendenza simbolica, nata da influssi stilistici e da ispirazioni letterarie. Nel Konijnenburg manca un legame organico e fecondatore tra stile e vita. Ambedue questi maestri hanno rapporti con gli "architettonici", senza che pur tuttavia le loro opere entrino del tutto in quel quadro.
Indipendentemente dai gruppi nominati si compie lo sviluppo di tre pittori che rappresentano dopo la scuola dell'Aia e dopo Jongkind in modo potente la pittura coloristica libera: Vincent van Gogh (1853-1890), G. H. Breitner (1857-1928) e Floris Verster (1861-1926). Di questi tre il van Gogh consegue importanza europea, specialmente per le opere del periodo francese, per quanto sia assai dubbio se le opere del primo periodo olandese non siano almeno altrettanto importanti. Poco dopo la sua morte le prime esposizioni delle sue opere fecero grandissima impressione in Olanda, e sebbene egli non esercitasse immediata influenza sugli "architettonici", pure il suo esempio diede notevoli frutti, specialmente dopo il 1914.
Floris Verster è stato specialmente il pittore che ha portato l'antico genere della natura morta alle sue maggiori possibilità, esaltandolo, nel suo sfrenato desiderio di bellezza, in colori ricchi e sonori, senza rinunciare alla saggia misura nelle forme (facendo rivivere la tradizione del Seicento), arricchite dalla passione e dai sentimenti umanitarî del tempo suo. Egli rappresenta la conclusione del movimento coloristico alla fine del secolo XIX. Breitner, iniziato a L'Aia, divenne il pittore grandioso della progrediente Amsterdam. In lui l'antica grandezza coloristica dell'Olanda sulla soglia di un tempo nuovo ha ancora un ultimo suono sordo e bronzeo. Dopo questi tre grandi, i coloristi naturalisti, influenzati tra altri dal Le Fauconnier, hanno accenti più moderni e acuti; gli effetti di colore e l'espressione vengono rinforzati. Kees van Dongen a Parigi trova il terreno per i suoi ritratti leggieri, ironici, talvolta assai mondani. Jan Sluijters diviene il ritrattista del cittadino olandese di oggi; Isaac Israëls, più leggiero del Breitner, più francese, è anche più raffinato; egli è il pittore e il ritrattista della donna. L'insieme è uno strano miscuglio di tardo impressionismo che nella generazione che entra in lizza intorno al 1914 non troverà più risonanza.
Da allora la fioritura delle arti minori e dell'arte decorativa ha ancora avuto una possibilità con gli architetti di Amsterdam: van der Mey, de Klerk e Piet Kramer, il cui stile si distingue da quello del Berlage per l'abbandono del principio puristico della semplicità costruttiva e per un'invenzione più libera, più ricca di forme più plastiche e pittoriche. In specie la scultura ne profitta. Il principio importante di tale intermezzo è segnato dallo Scheepvaarthuis (v. amsterdam, III, p.53) ad Amsterdam (1915-1918). Gli scultori del periodo di Berlage erano stati L. Zijl (nato nel 1866) e J. Mendes da Costa (nato nel 1863), quest'ultimo ligio a vecchie tradizioni e animato da un profondo intendimento spirituale. Gli scultori del periodo dopo Berlage hanno più dell'artigiano (Hildo Krop, 1886; Van den Eynde, 1869) e sono più liberi nelle loro forme. Fra essi John Raedecker (nato nel 1885) si è liberamente sviluppato verso la conquista di nuove forme spaziali e di una espressività profonda. In generale dopo il 1914 le arti plastiche si rendono più indipendenti dall'insieme architettonico; la grande fioritura delle arti minori perde di vitalità; l'architettura trascura i mezzi offerti dal bel lavoro manuale e si vale piuttosto dei mezzi offerti dall'industria. Se in un certo senso il periodo dello Scheepvaarthuis è ancora un periodo nazionale, ora il problema costruttivo diventa internazionale, macchinistico e possibilmente nudo di ornamenti (influssi di Le Corbusier e del gruppo del "Bauhaus"). I più quotati architetti di quest'ultimo periodo in Olanda sono Oud, Rietveld, Van der Vlugt e Brinkman (fabbrica di Van Nelle a Rotterdam). Una transizione si ha nelle forme cubistiche del Dudok e del Wils. L'architettura d'interni dopo il 1914 mostra lo stesso passaggio dalla plastica decorativa verso tendenze antiornamentali, astratte e meccaniche di Penaat, Spanjaard e Rietveld. Nelle generazioni nuove l'impressionismo sembra vinto e rinnegato.
La generale incertezza della vita e lo sviluppo tecnocratico hanno avuto un'influenza allarmante e perturbante sulla forza creativa. Accanto a qualche personalità bene determinata (p. es. Charley Toorop) molti sono soggetti ai mutevoli influssi di Parigi e della Germania.
Caratteristico è il modo consequente, direi quasi dogmatico, col quale gli "astratti" approfondiscono il cubismo parigino, portandolo alle ultime sue possibilità (Mondriaan, Bendien, van der Leck). Non varrebbe la pena citare tutti i rappresentanti olandesi di correnti artistiche non indigene: basti ricordare che negli ultimi anni i paesaggi del tipo Cézanne perdono terreno davanti a quelli che si trovano a minore distanza: con un razionalismo nuovo e tendenze surrealistiche si sta riprendendo la complicata tecnica del sec. XVII. (V. tavv. XXIII-LII).
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Musica.
Dei maestri neerlandesi che nei secoli XV e XVI hanno portato la musica a sì alte vette, pochi solamente sono nati entro le frontiere dell'odierna Olanda. Essi sono J. Obrecht, L. Hellinck, probabilmente J. Clemens non papa, J. Wanning, J. P. Sweelinck, poi Schuyt e J. Tollius.
L'Obrecht lavorò nella sua città nativa, a Cambrai, Ferrara. Utrecht, Bruges, Anversa, ancora a Ferrara, dove nel 1505 morì in un'epidemia di peste. È uno dei più grandi maestri della polifonia; se tutte le sue opere siano prettamente vocali è una questione non risolta. Insieme con J. Ockeghem egli ha sviluppato la tecnica del contrappunto alla sua maggiore altezza, tanto per quanto riguarda il libero dialogo delle varie voci sul canto fermo (v. un esempio dell'Obrecht in contrappunto, XI, p. 250) quanto nel canone dal tipo più semplice al più complicato. Le numerose sue Messe dànno testimonianza della sua grande arte e maestria. Opera di grande melodiosità è la sua Passio secundum Matthaeum.
Lupus Hellinck di Utrecht, maestro di cappella a San Donaziano di Bruges, compose musiche in stile imitato rigoroso, che furono assai pregiate, e G. Pierluigi da Palestrina scrisse una Messa su elementi del mottetto hellinckiano Panis quem ego dabo.
J. Clemens non papa, probabilmente nativo dall'isola di Walcheren, maestro di cappella di San Salvatore in Bruges, più tardi a Ypres e Dixmude, in relazione con le cappelle di corte di Carlo V compose centinaia di mottetti, messe e canzoni polifoniche. Più degli altri maestri del Quattrocento e del Cinquecento egli scrisse musica su testi olandesi; specialmente i suoi Souterliedekens a tre voci (salmi olandesi in rima su melodie popolari) godono attualmente di rinnovato favore. Egli è considerato come uno dei più importanti precursori del Palestrina, con il quale ha in comune la grande bellezza delle sonorità corali. J. Wanning, maestro di cappella a Danzica, diede oltre cento mottetti su testi latini, tra l'altro 52 Sententiae (1584).
Ma il più grande compositore propriamente olandese è Jan Pieterszoon Sweelinck (nato a Deventer nel 1562, morto ad Amsterdam nel 1621), le cui opere hanno affinità con quelle della prima scuola veneziana (A. Willaert, Andrea e Giovanni Gabrieli); vi troviamo la stessa tendenza a un'espressiva sonorità, lo stesso alternarsi di gruppi corali; con lui poi si va sviluppando il senso tipico dell'armonia. Le sue composizioni più importanti sono le strumentali (per organo e anche per clavicembalo), che formano un indispensabile anello nello sviluppo dal Ricercare cinquecentesco alla Fuga. Potrebbe meravigliare alquanto che lo Sweelinck, l'organista protestante della Vecchia Chiesa di Amsterdam, abbia scritto un numero di Cantiones sacrae che sarebbero adattissime per la chiesa cattolica. Tra le sue opere vocali più potenti sono da annoverare i Salmi di Davide a quattro e otto voci su testi francesi in rima. Rimangono di lui anche alcune opere corali su testi profani francesi.
Tra i contemporanei dello Sweelinck, orientati anch'essi verso l'Italia, i maggiori sono Cornelis Schuyt, Jan Tollius, Jacobus Vredeman (1563-1639).
Dopo la morte dello Sweelinck si nota presto un declino nella produzione musicale olandese. Un organista famoso si ha ancora in Anthony van Noordt (morto nel 1675) il quale seguì nel 1673 al figlio dello Sweelinck, Diderik Sweelinck, e produsse Salmi rimati su testi olandesi calvinisti (1659).
Continua è invece la fioritura della musica popolare, della quale ci rimangono le melodie. Una collezione veramente unica e di altissimo valore, è quella dei canti guerreschi della guerra degli Ottant'anni, contenuta nella cronaca Valeriius Gedenckclanck, pubblicata nel 1626. Tali canzoni, che datano generalmente dal periodo 1560-1600, sono in gran parte ancora vive e una delle più belle di esse è l'inno nazionale olandese, il Wilhelmus van Nassouwe (1568).
Nei secoli XVII e XVIII l'Olanda non contribuì molto alla vita musicale europea. Virtuosi esteri frequentarono bensì il paese e varî musicologi olandesi erano in rapporto con artisti stranieri, specialmente Francesi e Italiani (come si vede nella corrispondenza del Huyghens). Tra gli altri musicologi notiamo Jan Albert Ban (1597 o '98-1644), Constantijn Huygens il poeta, che era anche compositore (Pathodia sacra et profana occupatio, 1647) e il suo figlio Christiaan Huygens, il famoso matematico.
Liutarî di buona fama erano nel sec. XVII Hendrik Jacobsz., nel secolo seguente la famiglia Cuypers. Costruttori di grandiosi carillons troviamo in Pierre e François Hemony (sec. XVI), oriundi della Fiandra ma lavoranti in Olanda, dimodoché quasi tutte le città olandesi già prima del 1700 erano in possesso di uno o più di questi strumenti musicali, caratteristici per il paese. Poiché il rito calvinista non ammette in chiesa altro che musica d'organo, si costruirono organi di grande bellezza e perfezione, che ci sono giunti in numero considerevole (i più belli a Haarlem, Amsterdam, Naarden, Zutphen, Zwolle, Groninga, Rotterdam, Alkmaar, ecc.). Il Settecento poi vedeva fiorire ad Amsterdam le case editrici di musica (Le Cène e Roger) che pubblicarono specialmente opere di compositori italiani (Corelli, Geminiani, Locatelli, ecc.). Compagnie liriche francesi e italiane impedirono con la loro fortunata attività il nascere di un teatro lirico nazionale, nonostante alcuni tentativi di opere in lingua olandese (Carolus Hacquart: De triomfeerende min, 1678; S. de Koning, De vrijaadje van Cloris en Roosje, 1688). Di altri compositori meritano rilievo Johannes Schenk (primi decennî del sec. XVIII) e Pieter Hellendaal (nato intorno al 1721). J. G. Bertelman (1782-1854) e J. B. van Bree (1801-1857) ebbero una certa fama nella prima metà del secolo XIX.
Una rinascita nella produzione musicale si ha solamente intorno al 1850; sotto l'influsso dei romantici tedeschi, scrissero Johannes Verhulst (1816-1891), Richard Hol (1825-1904) e W. F. G. Nicolai (1829-1896) opere di mole più o meno grande, delle quali sopravvivono specialmente i lieder. Catharina van Rennes (nata nel 1858), Catharina van Tussenbroek (nata nel 1854) e J. P. J. Wierts (nato nel 1866) ancora oggi rimangono fedeli a tale genere.
La generazione seguente ha scritto musica di più alto valore artistico, superando i limiti del lied popolaresco. Bernard Zweers (1854-1924) è da considerarsi il creatore del nuovo lied olandese d'arte. Delle sue tre sinfonie, la terza (Alla mia patria) è la più nota; la sua musica per la tragedia del Vondel, Gijsbrecht van Aemstel fa parte del miglior patrimonio musicale dell'Olanda. Alphons Diepenbrock (1862-1921), il più geniale compositore olandese dopo Sweelinck, ha creato molta musica liturgica cattolica (Messa: Te Deum, Stabat Mater), che, anche dal punto di vista internazionale, conta tra le più importanti produzioni dell'ultimo cinquantennio. Le sue opere per solo e per orchestra e la musica d'accompagnamento agli Uccelli (Aristofane), al Marsyas (B. Verhagen) e al Gijsbrecht van Aemstel (Vondel) sono tra le produzioni migliori dell'arte musicale in Olanda. J. Wagenaar (nato nel 1862) scrisse varie cantate umoristiche (The shipwreck, Jupiter amans) e opere burlesche (The Doge of Venice; Cid), nonché ouvertures e poemi sinfonici pieni di ardore e di brio (Taming of the shrew, Cyrano de Bergerac, Twelfth night, Wiener drei-viertel Takt, Saulen David, ecc.). Accanto a questi maestri maggiori meritano menzione Samuel de Lange (1840-1911), compositore per organo, suo fratello Daniël de Lange (1841-1918), Dirk Schafer (1874-1930), autore specie di musica da camera, Julius Röntgen (1855-1913), Peter van Anrooy (nato nel 1879), Henri Zagwijn (nato nel 1878), Cornelis Dopper (nato nel 1870), Rudolf Mengelberg (nato nel 1892) e altri.
Sotto l'influenza di C. Debussy la giovane generazione si è orientata verso la Francia. Compositori più o meno impressionistici sono Sem Dresden (nato nel 1881), B. van den Sigtenhorst Meijer (nato nel 1888), Willem Landré (nato nel 1873), Henriette Bosmans e Alex Voormolen (nato nel 1895). Quest'ultimo nelle sue ultime opere si è però liberato dall'impressionismo.
La corrente moderna è rappresentata da Willem Pijper (nato nel 1895), la cui musica è caratterizzata dalla severa costruzione architettonica, in scrittura poliritmica e politonale. Ha scritto tre sinfonie, un concerto per pianoforte, quattro quartetti per archi, trii, sonate per pianoforte, pianoforte e violino, opere corali, ecc. e anche molta musica d'accompagnamento teatrale (Antigone, Il Ciclope, Le Baccanti, La Tempesta), un'opera Halewijn ecc. Egli ha gíà formato, nonostante la giovane età, numerosi allievi.
Altri artisti moderni, ma di tutt'altro carattere del Pijper sono B. van Dieren e Daniel Ruyneman (musica da camera e per orchestra). Tra i compositori di musica liturgica sono notevoli J. A. S. van Schaick (1862-1927), Jos. Vranken (nato nel 1870), Van der Bijl (nato nel 1886), J. H. P. Winnubst (nato nel 1885), M. Monnikendam (nato nel 1896, ultramoderno).
L'istruzione musicale è curata presso il Regio conservatorio dell'Aia, fondato nel 1827 (dir. J. Wagenaar), i conservatorî della Maatschappij tot bevordering der toonkunst ad Amsterdam (Sem Dresden), Utrecht (Jan van Gilse) e Rotterdam (Willem Pijper). Scuole musicali di detta società agiscono del resto in tutte le città di qualche importanza. Tre università rendono possibili gli studî musicologici. Quelle di Utrecht (A. Smijers), di Amsterdam (K. Ph. Bernet Kempers) e di Leida (W. E. Schallenberg). Non sono numerosi i musei o collezioni che riguardano il passato musicale, ma tuttavia l'Olanda possiede una magnifica collezione di strumenti di tutte le epoche e di tutti i popoli e un'esemplare biblioteca musicale nel Museo Scheurleer a L'Aia, ora divenuto Museo comunale.
Nel campo delle esecuzioni musicali l'Olanda gode di una grande reputazione. Già nel 1591 si fondava ad Arnhem la Società S. Cecilia, tuttora esistente; il Collegium musicum di Utrecht, dal quale si è formata l'orchestra municipale di Utrecht, data dal 1621; ad Amsterdam si fondava nel 1634 una Camera musicale. Nel sec. XVIII i più famosi maestri (Mozart nel 1766) davano concerti in Olanda. In Amsterdam la società Felix Meritis divenne il centro di un'attiva vita musicale nella prima metà del secolo XIX.
Meriti grandi ha avuto fino dalla sua fondazione nel 1829 la già nominata Maatschappij tot bevordering der toonkunst (società per l'incremento della musica) eon la fondazione di complessi corali in numerose località, tra i quali specialmente quello di Amsterdam (direttore Willem Mengelberg) gode di una fama altissima. Anche al di fuori della Toonkunst si trovano cori ottimi, sotto la direzione di artisti come Anton Tierie, Anton van der Horst, Theo van der Bijl, F. Roeske, Sem Dresden, Hubert Ciuypers, J. Vranken, O. Glastra van Loon, ecc.
Tra i complessi orchestrali il maggiore è quello del Concertgebouw di Amsterdam, di fama universale, sotto il suo grande direttore Willem Mengelberg. Anche assai buona l'orchestra della Residenza a L'Aia diretta da Peter van Anrooy. Ottime orchestre di rango secondario si trovano a Utrecht (Henri van Goudoever), Arnhem, Rotterdam, Groninga. Gode anche di meritata fama la Reale Cappella militare sotto Louis Walther Boer. Negli ultimi anni aumenta l'interesse per le orchestre da camera. La migliore è quella di Otto Glastra van Loon, ma altre (Van der Pas, Van Warmelo, Hartveld) meritano menzione.
L'Olanda ha prodotto anche varî rinomati solisti. Tra gli artisti di canto vanno ricordati Johannes Messchaert (1857-1922), prima professore ad Amsterdam poi alla Regia Accademia di Berlino, Anton van Rooy e Jacques Urlus, ambedue assai noti in America, J. Thyssen (teatro di Stoccarda), Hendrik van Oort, Cornelis Brondgeest (primo baritono dell'Opera di Berlino), Gerard Zalsman; tra le cantatrici A. NoordewierReddingius, magnifica interprete di Bach, Cornelia van Zanten, Tilly Coenen, Julia Culp (le due ultime notissime a New York), Anna Stronck Kapel, Tilia Hull, Jo Vincent, Suse Luger, To van der Sluis e molte altre. Di virtuosi del pianoforte, eminenti violoncellisti, ecc. l'Olanda ne ha prodotti in gran numero. Merita però rilievo speciale la grande altezza alla quale è giunta l'arte organistica. Quasi ogni citià vanta un famoso organista; tra gli altri: J. A. de Zwaan (1861-1932), C. de Wolf, J. Besselaar, A. Engels, L. Robert, A. Nieland, A. van der Horst, A. H. Tierie e Jan Zwart. Spesso essi sono anche suonatori di carillon.
Tra le associazioni musicali oltre alla Maatschappij tot bevordering der toonkunst, fondata nel 1829, è da notarsi la Wagnervereeniging, fondata nel 1884 da Henri Viotta. Con le sue esecuzioni esemplari di opere liriche (non solo wagneriane) questa società fa sì che qualche volta all'anno si possa godere di esecuzioni assai accurate di grandi opere; le esecuzioni normali, per quanto buone, in Olanda sono in mano all'Opera Italiana d'Olanda (L'Aia, Amsterdam).
La Società Neerlandese Bach (Bachvereeniging) con sede a Naarden ha lo scopo di studiare, rendere nota ed eseguire la musica di Bach in Olanda. Le mirabili esecuzioni (Matthaeuspassion, Johannespassion, ecc.) si dànno generalmente nella Chiesa Grande di Naarden e attirano molti amatori di musica anche di oltre frontiera. Direttori ne sono stati Johan Schoonderbeek (I874-1927), Evert Cornelis (1884-1932) e Anton van der Horst (nato nel 1899).
Sono poi numerose le associazioni tra musicisti per la difesa dei loro interessi materiali e morali. La società Het nederlandsche lied tenta di far rivivere le antiche canzoni tra il popolo, d'istruire il popolo al canto d'arte e di combattere le canzoni volgari. La Società per la musicologia neerlandese ha al suo attivo molte pubblicazioni, p. es. la Collectio operum musicorum batavorum saec. XVI et XVII (edita da F. Commer), le opere complete di Jacob Obrecht (Joh. Wolff), J. Sweelinck (Max Seiffert) e di Josquin des Prés (curate da A. A. Smijers, non ancora compiute). Pubblicò anche opere di Willaert, de Monte, Schenck, Schuyt, Tollius, Valerius e altri.
Bibl.: S. Van Milligen, A General view of the Netherlands: Music, Leida 1915; K. P. Bernet Kempers, Jacobus Clemens non Papa und seine Motetten, Augusta 1928; D. F. Schurleer, De Souterliedekens, Leida 1898; Dirk J. Balfoort, De hollandsche vioolmakers, Amsterdam 1931; D. F. Scheurleer, Het muziekleven in Nederland in de 2de helft der 18de eeuw, L'Aia 1909; J. D. C. Van Dokkum, Nederlandsche muziek in de 19de eeuw, Amsterdam 1913; H. Viotta, Onze hedendaagsche toonkunstenaars, ivi 1893-96; Sem Dresden, Het muziekleven in Nederland sinds 1880, ivi 1923; H. Nolthenius, Willem Mengelberg, Baarn 1920; Edna Richolson Sollit, Mengelberg and the symphonich epoch, New York 1930; id., Mengelberg, 1931; A. Loosjes, De torenmuziek in Nederland, Amsterdam 1916; Gedenkboeck Koninklijk Conservatorium voor Muziek te 's-Gravenhage 1826-1926, L'Aia 1926; J. D. C. Van Dokkum, Honderd jaar muziekleven in Nederland, 1829-1929, Amsterdam 1929; D. F. Scheurleer, Nederlandsche Liedboeken, L'Aia 1912-1923; J. Wirth, Der Untergang des niederländischen Volksliedes, ivi s. a.
Riviste: Caecilia en de Muziek, Bussum; Symphonia, Hilversum; Tijdschrift der Vereeniging voor Nederlandsche Muziekgeschiedenis, Amsterdam; St. Gregoriusblad.
Diritto.
Storia. - Si può parlare di una storia del diritto olandese indipendente soltanto dopo la metà del sec. XVI, cioè dall'epoca nella quale le regioni che ora formano il regno dei Paesi Bassi si riunirono nella lotta contro il loro sovrano (il re Filippo II di Spagna), dalla quale nacque la repubblica delle Sette Provincie Unite. Prima di quest'epoca il diritto dell'Olanda non differiva fondamentalmente dal diritto dei paesi vicini. I tentativi dei duchi di Borgogna (Filippo il Buono e Carlo il Temerario) e dei loro successori - i sovrani della casa d'Austria - per unificare l'amministrazione e la giurisdizione nei Paesi Bassi ispirarono la creazione di corti di giustizia nelle capitali delle provincie (corte d'Olanda a L'Aia, 1428). La creazione di queste corti e la nomina ai loro seggi di esperimentati giuristi costituì la principale ragione dell'adozione del diritto romano. La formazione dello stato olandese non interrompe tale sviluppo; al contrario il bisogno di una certa unità di diritto, la grande prosperità economica e il progresso del Rinascimento favorirono l'adozione del diritto romano, che aveva già preso tanto piede come ius civile comune, a spese del diritto locale, che però continuava a sussistere. Anche questo sviluppo del diritto locale, consacrato in una grande quantità di ordinanze cittadine e provinciali, avviene in questo periodo in misura notevole sotto l'influenza del diritto romano.
La giurisprudenza anzitutto è puramente romana. Nelle università si insegnava soltanto diritto romano. Anche la letteratura scientifica si occupa in primo luogo del diritto romano. Soltanto dal principio del sec. XVII il diritto locale è trattato, nei commenti alle Institutiones e alle Pandectae, come consuetudine locale. La trattazione sistematica del diritto locale accanto al diritto romano viene fatta la prima volta da Grozio nella sua Inleidinghe in de hollandsche rechtsgeleerdheid (1619-1621). Qui si distingue continuamente tra il ius naturae e il ius civile, costituito dal diritto romano e dal diritto locale: quest'ultimo come eccezione al precedente. Da quest'epoca il diritto olandesi va considerato come un complesso di diritto romano e olanduse (Roomsch-Hollandsch Recht) ed è trattato sia, secondo la vecchia maniera, nei commenti ai libri di diritto romano con un'appendice di diritto olandese (Vinnius, Voet ecc.), sia, secondo la maniera della Inleidinghe di Grozio (Huber, Hedendaagsche Rechtsgeleerdheid). Accanto a questa letteratura basata sulla pratica, si sviluppa, da una parte, una pura dottrina storica del diritto romano (Noodt, Schulting, Bijnckershoek nelle sue Quaestiones de iure romano) e, d'altra parte, una letteratura di diritto naturale.
Nel secolo XVIII nasce da questa corrente di diritto naturale, dalla necessità d'unità giuridica per tutto il territorio della repubblica, e infine dalle difficoltà che comportava l'applicazione del sistema del diritto romano-olandese, la necessità dei codici. Dopo la decadenza della repubblica delle Sette Provincie Unite e la nascita della repubblica batava, questa necessità dei codici trova espressione nelle prescrizioni delle costituzioni (art. 28 cost. del 1798). Prima del compimento di tali codici si ha la conquista francese che porta alla costituzione del regno d'Olanda sotto il governo di Luigi Napoleone (1806), quindi (1811) all'incorporazione diretta nell'impero francese. Sotto il governo di Luigi Napoleone viene fatta una codificazione parziale (1809), la quale resta in vigore soltanto un anno e mezzo, giacché con l'incorporazione entra in vigore la legislazione francese.
Dopo la riconquista dell'indipendenza (1813) e l'unione che ne seguì dei Paesi Bassi col Belgio attuale, il movimento per la codificazione non conduce alla creazione di codici veramente nazionali olandesi ma ad un rimaneggiamento della codificazione francese (1830). Dopo la separazione dei Paesi Bassi dal Belgio la codificazione, compiuta già nel 1830, ma non ancora entrata in vigore, è cambiata un po' nel senso olandese ed entra in vigore nel 1838. Resta soltanto in vigore il codice penale francese fino a che non è sostituito nel 1886 dal codice penale nazionale. A eccezione del codice di procedura penale, che è stato sostituito da un nuovo codice nel 1926, la codificazione del 1838 è ancora in vigore benché i codici nel frattempo siano stati oggetto di grandi modificazioni.
Diritto vigente. - Diritto costituzionale e amministrativo: i principî fondamentali sono contenuti nella costituzione (1815) ripetutamente modificata (ultimamente nel 1922). Il diritto costituzionale e amministrativo delle colonie è contenuto nei suoi elementi fondamentali nella costituzione e nelle leggi sulla costituzione delle Indie Olandesi e delle colonie di Surinam e Curaçao. Esse hanno un governo autonomo con poteri limitati.
Giurisdizione. - Il giudice pronuncia la sentenza in base alla legge; i precedenti non sono riconosciuti legalmente come fonti di diritto; in verità la giurisdizione del collegio più elevato ha grande influenza. La giurisdizione è esercitata dal hoogen raad (corte di cassazione, ehe giudica solo in diritto), e da gerechtshoven (corti d'appello, che sono cinque con sede a Bosco Ducale, Arnhem, L'Aia, Amsterdam e Leenwarden), arrondissementsrechtbanken (tribunali) e kantonrechters (pretori). I giudici sono inamovibili, sono nominati a vita, ma cessano dall'ufficio con l'età di 70 anni. Vi sono inoltre la corte militare a Bosco Ducale, la corte di marina a Helder e l'alta corte marziale all'Aia.
Diritto civile. - a) Diritto di famiglia: il sistema legale dei rapporti patrimoniali tra coniugi è la comunione dei beni; da esso si può derogare con un contratto prima del matrimonio. La donna sposata, all'infuori di qualche eccezione, è incapace di agire senza autorizzazione del marito (la giurisprudenza ha mitigato in parecchi punti questa regola). Il divorzio è ammesso per cause determinate; la separazione di letto e di mensa è ammessa anche per mutuo consenso. La giurisprudenza ha anche ammesso un divorzio per mutuo consenso. I figli sono sotto il potere dei genitori, ma durante il matrimonio il padre esercita la patria potestà, a meno che non ne sia privato per intervento del giudice.
b) Diritti reali: il sistema è quello del diritto romano: il sistema del codice civile francese, in base al quale la proprietà passa per convenzione, fu abbandonato. La trasmissione dei beni mobili avviene per la tradizione del loro possesso; quella dei beni immobili con la trascrizione dell'atto di cessione in pubblici registri.
c) Diritto delle obbligazioni: fu accettato con qualche eccezione il sistema del diritto romano codificato nel codice civile francese.
d) Diritto delle successioni: la grande varietà di norme nei Paesi Bassi in questa materia fino al tempo delle codificazioni fu abolita dal codice civile e sostituita da un sistema che segue nelle grandi linee il diritto giustinianeo; specialmente non fu accettata la distinzione fondamentale del codice civile francese fra il legatario universale testamentario e l'erede legittimo. Dal 1923 il coniuge superstite è erede legittimo.
Diritto commerciale: il codice di commercio - per la maggior parte copia del codice francese - è stato modificato completamente dopo il 1838; nuove sono le norme per le società anonime, i titoli commerciali e il diritto marittimo. Per il fallimento esiste una legge speciale.
Diritto e procedura penale: il codice penale del 1886 è basato sui principî nulla poena sine culpa e nulla poena sine lege. I reati sono divisi in delitti e contravvenzioni; i primi sono puniti con la reclusione o con multe, le altre con l'arresto o con multe (salvo eccezioni). Il giudice non è legato a minimi speciali di pena ma a un minimo generale di un giorno di reclusione o di arresto o di mezzo fiorino di multa. La pena più grave è la reclusione perpetua. La pena di morte fu abolita nel 1870. La giurisdizione penale è affidata a giudici di carriera, non esistono giurati o altri giudici non magistrati. Le contravvenzioni formano materia dei kantonrechters; i delitti degli arrondissementsrechtbanken (salvo eccezioni). La procedura ha un carattere misto inquisitorio e accusatorio.
Bibl.: Fockema Andreae, Het oud-nederlandsch burgerlijk recht, 1906; Van Heijnsbergen, Geschiedenis der rechtswetenschap in Nederland, 1922; Van Kan, Inleiding tot de rechtswetenschap, 1931; De Blécourt, Kort begrip van het oudvaderlandsch burgelijk recht, 1932; Van Apeldoorn, Inleiding tot de studie van het nederlandsch recht, 1933.