Olimpiadi
Giochi olimpici estivi
Sydney 2000
Per la loro xxvii edizione i Giochi olimpici estivi si svolsero, per la seconda volta nella storia, in Australia: dopo Melbourne (1956) toccò a Sidney, dal 15 settembre alla notte del 1° ottobre 2000. La manifestazione australiana rappresentò un importante momento di riconciliazione, umana e politica, tra la cultura degli aborigeni e quella europea e occidentale, e di autentico riscatto dello sport, dopo le amarezze di Atlanta: si ricordi la discussa assegnazione dei Giochi del 1996 alla città georgiana soltanto dodici anni dopo Los Angeles e proprio nell'anno in cui la candidata naturale, a cento anni esatti dalle prime O. moderne, appariva Atene; lo scoppio, nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1996, di una bomba rudimentale nel parco olimpico del Centenario; l'organizzazione che curiosamente si era rivelata non sempre irreprensibile.
A Sidney l'ultimo tedoforo fu la quattrocentista C. Freeman, aborigena australiana, personaggio simbolo anche in chiave femminile a cento anni dalla prima partecipazione delle atlete ai Giochi (Parigi 1900). Gli aspetti commerciali ebbero enorme spazio (più della metà delle entrate fu procurato da televisione e pubblicità), ma era tangibile la sensazione di voler accantonare condizionamenti e sospetti extrasportivi e tornare a dedicarsi ai protagonisti reali, gli atleti, in un Paese in cui la percentuale di sportivi praticanti, dunque appassionati e competenti, è altissima. In questo spirito, e anche per la migliorata qualità dei controlli, a Sydney i casi accertati di doping furono soltanto nove (su 10.651 atleti, 6582 uomini e 4069 donne). Ingente l'apparato organizzativo: oltre 45.000 volontari, quasi 17.000 accrediti, oltre 40 miliardi di potenziali telespettatori nel mondo e più di un milione i biglietti venduti per le gare dal vivo. Il comitato organizzatore ottenne dai suoi sponsor i 45 milioni di dollari necessari per pagare il viaggio a tutti i partecipanti, atleti e giudici di gara, e per ospitare gratuitamente le rappresentative nel villaggio olimpico. L'attivo economico fu valutato in 2.600.000 euro. L'O. vide ben 80 Paesi tornare a casa con almeno una medaglia. Gli Stati Uniti dominarono con 97 medaglie, 40 d'oro, davanti a Russia, Cina, Australia, Germania, Francia e Italia. Le medaglie italiane furono 34 (solo una in meno rispetto ad Atlanta), di cui 13 d'oro, come quattro anni prima. Tra gli avvenimenti più notevoli sono da ricordare le imprese della ciclista olandese L. Van Morseel, vincitrice di tre medaglie d'oro (pista, a cronometro, nella corsa in linea) e una d'argento (nella prova a punti): una figura particolare anche per le sue vicende personali, essendo stata recuperata ai più alti livelli agonistici dopo aver affrontato il dramma dell'anoressia negli anni Novanta, quando già aveva vinto due Tour de France e due campionati del mondo.
Nel nuoto l'idolo di casa I. Thorpe, attesissimo, brillò solo in parte. Dominati i 400 m stile libero davanti all'azzurro M. Rosolino, vinta con la sua squadra la staffetta 4×100 m stile libero sugli Stati Uniti, fu però sconfitto dall'olandese P. Van den Hoogenband nella gara simbolo, i 200 m stile libero. Gli australiani, ritenuti in grado di poter superare gli statunitensi, raccolsero invece 5 medaglie d'oro (come i Paesi Bassi) contro le 15 degli americani. Ottimo il comportamento in vasca degli atleti italiani, vincitori alla fine di 3 medaglie d'oro, quando in tutta la storia olimpica non ne avevano mai conquistata alcuna: il novarese D. Fioravanti vinse sia i 100 sia i 200 m rana (dove fu terzo un altro azzurro, D. Rummolo): impresa storica anche in ambito olimpico, poiché nessuno aveva mai vinto le due gare nella stessa edizione. Rosolino portò a sua volta a casa tre medaglie (secondo posto nei 400 m stile libero dietro a Thorpe, terzo nei 200 dietro a Van den Hoogenband e allo stesso Thorpe, oro nei 200 m misti). Va ricordato il canottiere inglese S. Redgrave, medaglia d'oro nel '4 senza' dopo esserlo già stato a Los Angeles, Seoul, Barcellona e Atlanta. Nel canottaggio conquistò il terzo alloro olimpico l'azzurro A. Abbagnale, il terzo fratello della celebre dinastia campana, primo nel '4 di coppia' insieme a R. Galtarossa, S. Raineri e A. Sartori. A proposito di plurivincitori azzurri, Sydney ha proposto belle storie anche in chiave femminile. P. Pezzo ripeté nella mountain bike il successo di Atlanta, A. Bellutti passò dalla vittoria nell'inseguimento di quattro anni prima a quella della corsa a punti di Sydney. La scherma azzurra celebrò in particolare il fioretto femminile, con le fortissime V. Vezzali e G. Trillini (prima e terza individualmente), che poi trascinarono l'Italia al terzo successo consecutivo nella gara a squadre. Medaglia d'oro anche per il judoka G. Maddaloni, per la surfista A. Sensini e per la squadra maschile di spada (A. Mazzoni, M. Randazzo, P. Milanoli, A. Rota). Ma in alcuni sport gli azzurri non andarono molto bene: a parte il bronzo della pallavolo maschile (le ragazze furono eliminate ai quarti), non fu esaltante il quinto posto della pallacanestro, né tanto meno la tormentata eliminazione a opera degli ungheresi (poi campioni olimpici) nella pallanuoto maschile; male anche il calcio, in cui la nazionale guidata da M. Tardelli fu battuta nei quarti per 1-0 dalla Spagna, poi superata in finale, ai rigori, dal Camerun.
Atene 2004
La xxviii edizione estiva delle O. (13-29 agosto 2004) si è svolta ad Atene con un ritorno, dopo 108 anni, alle origini. I lavori di adeguamento e modernizzazione delle zone destinate ad accogliere l'evento sono stati notevoli e hanno comportato, tra l'altro, l'inaugurazione di un nuovo aeroporto internazionale, di 7,7 km di metropolitana, di due nuove autostrade, nonché il cablaggio della città di Atene. Questa edizione ha ottenuto vari primati: i Paesi partecipanti sono stati 202, gli atleti in gara 11.099 (6595 uomini e 4504 donne), gli accrediti per la stampa 22.000, 60.000 volontari hanno contribuito all'organizzazione, mentre la media giornaliera di telespettatori ha superato i 3 miliardi e ben 70.000 addetti alla sicurezza hanno utilizzato per la loro opera 1250 telecamere. È stato da primato anche il numero di controlli antidoping eseguiti (tremila), e sono stati più di venti i casi accertati di doping durante la manifestazione (e in qualche caso anche molto tempo dopo).
La grandiosa cerimonia inaugurale si è svolta davanti a 95 capi di Stato. Il portabandiera della squadra italiana (377 atleti, dodici dei quali neri, dato quest'ultimo dal particolare valore simbolico e segno di un cambiamento dei tempi perfettamente calato nello spirito e nella sostanza dei Giochi) è stato il ginnasta J. Chechi, poi protagonista agli anelli, specialità in cui ha conquistato la medaglia di bronzo all'età di 35 anni.
L'atletica ad Atene ha offerto molte imprese di grandi protagonisti. Fra i tanti si deve ricordare il mezzofondista marocchino H. el Guerrouj, che all'età di 30 anni ha vinto la volata dei 1500 m (24 ag.) e quella dei 5000 m (28 ag.), dimostrando una completezza tecnica esibita solo una volta, nel 1924, dal finlandese P. Nurmi.
Nel complesso è risultato chiaro il messaggio lanciato dalla Cina, che non solo si è distinta dal punto di vista sportivo (ottenendo 61 medaglie e 31 titoli, e classificandosi seconda nel medagliere generale dietro agli Stati Uniti, e prima in quello femminile), ma ha anche mostrato un alto livello culturale dell'apparato, presentando oltre ai 407 atleti, ben 633 persone tra dirigenti, funzionari, tecnici e specialisti, rivelandosi già preparata a ospitare con competenza la xxix edizione dei Giochi che si terrà nel 2008.
Il bilancio azzurro è risultato più che soddisfacente (32 le medaglie conquistate, di cui 10 d'oro), e anzi si è rivelato probabilmente superiore alle aspettative dello stesso Comitato olimpico dal momento che, per onorare il montepremi per i vincitori di medaglie (130.000 euro per l'oro, 65.000 euro per l'argento, 40.000 per il bronzo), si è reso necessario rivedere le previsioni di bilancio. Numerosi i protagonisti: dal ciclista P. Bettini allo sciabolatore A. Montano, da S. Baldini, vittorioso nella maratona nel giorno di chiusura, a I. Brugnetti, impostosi nella marcia, alla quarantenne canoista J. Idem e ai suoi colleghi A. Rossi e B. Bonomi; da I. Cassina, ginnasta inventore alla sbarra di un movimento che ha preso il suo nome, alle atlete della ginnastica ritmica e alle ragazze della pallanuoto, che hanno conquistato rispettivamente la medaglia d'argento e quella d'oro. Toccanti per altri motivi sono stati la dedica del proprio gol, decisivo per la medaglia di bronzo, di A. Gilardino, centravanti della nazionale olimpica di calcio, alla memoria del giornalista E. Baldoni, appena ucciso in ̔Irāq, e il ricordo degli atleti connazionali uccisi dai terroristi a Monaco nel 1972 del vincitore del primo oro olimpico israeliano (G. Fridman, nel windsurf).
Giochi olimpici invernali
Salt Lake City 2002
Quella di Salt Lake City (Utah), xix edizione dei Giochi invernali disputata dall'8 al 24 febbraio 2002, fu la prima dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti e si svolse in un clima inevitabilmente poco festoso e a tratti anche teso per la difficile situazione internazionale. Gli Stati rappresentati furono 77 e i partecipanti alle gare 2399 (di cui 1513 uomini e 886 donne); durante la cerimonia d'apertura otto atleti statunitensi portarono la bandiera nazionale recuperata fra le rovine delle Twin Towers. Queste O. furono caratterizzate da una strettissima sorveglianza e risultarono sottotono, blindate, costose e segnate da un clima austero, anche perché i Giochi erano ospitati da una comunità di oltre un milione di mormoni (ci fu anche qualche intervento per vietare ad alcune atlete l'uso di costumi da gara troppo arditi). In ambito agonistico la squadra azzurra conquistò 13 medaglie, tra cui quella d'oro vinta da S. Belmondo nello sci di fondo, sui 15 km a tecnica libera, all'età di 33 anni. Alcuni possibili casi di doping sollevarono numerose polemiche per la laboriosità nello stabilirli con sicurezza. I dirigenti di alcune delegazioni parlarono apertamente di persecuzione nei loro confronti per i prelievi del controllo antidoping, ritenuti eccessivi e strumentali (atleti deconcentrati e privati di una pur esigua quantità di sangue subito prima delle gare ecc.).
In questa occasione il norvegese K.A. Aamodt, all'età di 31 anni, vincendo combinata e supergigante raggiunse la cifra record di sette medaglie nello sci alpino ottenute in diverse edizioni dei Giochi. Nella discesa libera femminile l'azzurra I. Kostner perse l'oro per soli 45 centesimi di secondo a opera della ventinovenne francese C. Montillet. Quest'ultima atleta fu da molti considerata un'autentica vincitrice anche sul piano umano, avendo da poco perso a seguito di un terribile incidente in pista la collega e carissima amica R. Cavagnoud, alla cui memoria volle poi dedicare il suo successo dopo essere stata tentata di non partecipare alle Olimpiadi. Splendida tra le italiane fu D. Ceccarelli che inaspettatamente si aggiudicò la medaglia d'oro nel supergigante a spese della croata J. Kostelić, la quale però, risultando vincitrice nella combinata alpina, nello speciale e nel gigante, con le sue tre medaglie d'oro raggiunse un risultato ottenuto soltanto da T. Sailer nel 1956 e da J.-C. Killy nel 1968. Anche per la Kostelić prima della gloria non erano mancati gli ostacoli: per allenarsi su impianti adatti e continuare a gareggiare aveva infatti dovuto lasciare la Croazia e spostarsi spesso per l'Europa, affrontando notevoli sacrifici per contenere le spese di tale attività e recuperare la forma migliore dopo vari incidenti e interventi chirurgici.
La gara più controversa di tutta l'O. fu senza dubbio quella del pattinaggio artistico a coppie. Il verdetto della giuria aveva premiato i russi E. Berežnaja e A. Sikharulidze anziché i canadesi J. Salé e D. Pelletier (argento), apparsi più meritevoli, suscitando immediatamente forti perplessità. L'intervento dell'italiano O. Cinquanta, presidente della Federazione internazionale di pattinaggio, appoggiato dal belga J. Rogge, presidente del CIO (Comité International Olympique), portò alla straordinaria decisione di rivedere il verdetto e assegnare l'oro a entrambe le coppie. In sostanza veniva però affermata la scarsa credibilità dei giudici. Nella prova di danza la coppia azzurra formata da B. Fusar Poli e M. Margaglio si aggiudicò la medaglia di bronzo. Tra le curiosità di Salt Lake City si segnala la vittoria nel bob femminile, specialità introdotta in questa edizione, di un equipaggio statunitense in cui una delle due componenti, V. Flowers (l'altra era J. Bakken), proveniente dall'Alabama, fu la prima atleta nera a vincere una medaglia d'oro olimpica invernale.
Durante la manifestazione venne confermata la sensazione che ancora una volta fosse stato delegato alle O. il compito di inviare segnali di pace, ma anche quella che i Giochi invernali avessero ereditato ed esasperato i difetti di quelli estivi. In particolare per ciò che concerne lo sfruttamento dei diritti televisivi che indusse a infittire i programmi con nuove gare e persino con nuove discipline per aumentare le ore di trasmissione e, di conseguenza, gli introiti degli sponsor, con il risultato di ottenere un effetto dispersivo.
Il bilancio degli azzurri fu di 4 medaglie d'oro, 4 d'argento e 5 di bronzo, che consentirono all'Italia di piazzarsi dietro a Norvegia, Germania, Stati Uniti, Canada, Russia e Francia. All'oro di Belmondo e Ceccarelli si aggiunsero quelli di A. Zoeggeler nello slittino e di G. Paruzzi nella 30 km di fondo. Deludente invece per l'Italia fu il fronte dello sci alpino maschile.
Torino 2006
Torino è stata la città più grande che abbia mai ospitato le O. d'inverno (xx edizione, dal 10 al 26 febbraio 2006); vi hanno partecipato 2508 atleti (1548 uomini, 960 donne) in rappresentanza di 80 nazioni, delle quali 26 hanno portato a casa almeno una medaglia. Le prove sono state 84, 18.000 i volontari che hanno contribuito alla piena riuscita della manifestazione, 1219 i controlli antidoping effettuati.
Il medagliere finale ha visto il primo posto della Germania, con 29 medaglie di cui 11 d'oro, seguita dagli Stati Uniti (25 medaglie, 9 d'oro). Gli atleti austriaci hanno dominato nello sci alpino, vincendo 14 medaglie su 30, mentre la Repubblica di Corea ha conquistato 10 medaglie su 24 nel pattinaggio di velocità su pista corta. Grandi soddisfazioni anche per gli atleti svedesi, che non avevano conseguito alcuna medaglia d'oro nelle due edizioni precedenti dei Giochi: a Torino gli allori sono stati 7 (hockey su ghiaccio maschile, curling femminile, 3 titoli dallo sci di fondo, biathlon femminile e sci alpino femminile). A 39 anni lo specialista canadese dello skeleton D. Gibson è divenuto l'atleta più anziano della storia delle O. invernali a vincere una medaglia d'oro in una prova individuale. Da segnalare anche il bel gesto, in pieno spirito olimpico, dell'allenatore norvegese della squadra di sci di fondo femminile, B. Håkensmoen, il quale, nel corso della prova di sprint a squadre, vedendo la canadese S. Renner in difficoltà per la perdita di un bastone, è intervenuto per offrirgliene uno di emergenza, consentendo in tal modo alla squadra canadese di vincere la medaglia d'argento, a scapito della stessa Norvegia, piazzatasi al quarto posto.
Quelle di Torino sono state più che mai le O. di Internet, considerando che il sito ufficiale dei Giochi di Torino ha fatto registrato circa 700 milioni di pagine virtuali consultate e quello del CIO più di 32 milioni.
Le cerimonie di inaugurazione e chiusura dei Giochi sono state particolarmente apprezzate per la capacità di coniugare commozione ed entusiasmo, espressività e suggestione, storia e mito, simbolismo e intensità. L'apertura in particolare è risultata particolarmente suggestiva, rivelandosi un grandioso spettacolo affidato alle cure e alle invenzioni di un gruppo prestigioso di costumisti, coreografi, registi e artisti di fama internazionale.
Sul piano tecnico-agonistico ha confermato il suo valore il 'signore dello slittino', il carabiniere A. Zoeggeler, in una gara coraggiosa combattuta in particolare contro il russo A. Demčenko; nel pattinaggio di figura, gara vinta stupendamente dal duo russo T. Tot´mjanina/M. Marinin, è stata però la coppia cinese costituita da Dan Zhang e Hao Zhang a regalare le emozioni maggiori: dopo una bruttissima caduta, che aveva visibilmente danneggiato la ragazza, e una breve pausa, i due atleti hanno ripreso e portato comunque a termine l'esercizio, con appena qualche sbavatura, vincendo l'argento e dimostrando grande tecnica e coraggio. Notevole è stata la progressione con cui gli azzurri del pattinaggio di velocità (inseguimento a squadre maschile) hanno regalato all'Italia la seconda medaglia d'oro di questi Giochi: I. Sanfratello, M. Anesi ed E. Fabris (che, già vincitore del bronzo nei 5000 m individuale, pochi giorni dopo avrebbe trionfato nei 1500 m) hanno infatti battuto il fortissimo Canada in finale. La terza medaglia d'oro per l'Italia è arrivata dalla staffetta dello sci di fondo maschile 4×10 km, composta da G. Di Centa, F. Valbusa, P. Piller Cottrer e C. Zorzi. Qualche delusione per gli azzurri è giunta dal pattinaggio artistico e di figura, con altrettante cadute di C. Kostner (portabandiera italiana) e della coppia Margaglio/Fusar Poli, tornata a gareggiare dopo un primo ritiro causato proprio dalla poca fortuna avuta in sede olimpica in precedenza. Caduta e dispiacere anche per G. Rocca, considerato tra i favoriti nello slalom speciale: su di lui erano concentrate molte speranze del pubblico italiano in questi Giochi, in cui invece ha poco brillato proprio la disciplina dello sci alpino. Ma il 26 febbraio l'Italia ha chiuso sul podio le O. invernali, grazie all'oro conquistato nella 50 km di fondo maschile da Di Centa.
Il bilancio di questa O. è stato soddisfacente sotto più punti di vista, compreso quello della sicurezza, nonché in termini di ascolti, con quasi 200 ore di trasmissione RAI, una media di quasi 2,5 milioni di spettatori e uno share del 17,35%, con punte di 11 milioni.
Per approfondimenti su alcune specialità presenti ai Giochi olimpici, si rimanda alle voci sui singoli sport (in particolare atletica, nuoto, pallacanestro, pallavolo, pugilato e scherma).