Poeta italiano (Forlì 1845 - Bologna 1916); fu per molti anni direttore della Biblioteca universitaria di Bologna e compilò anche alcune opere erudite (La vita e le opere di G. C. Croce, 1908). Sotto lo pseudonimo di Lorenzo Stecchetti, che egli presentò come un giovane morto di tisi, pubblicò Postuma (1877), Polemica e Nova polemica (1878), versi che costituirono il manifesto del Verismo poetico italiano. Quella di G. è una delle voci, insieme con quella di V. Betteloni e con quella, diversissima, di G. Carducci, che si oppongono allo stanco sentimentaleggiare del tardo Romanticismo italiano. Abile polemista, dalle accese punte anticlericali, G. battagliò a lungo contro di esso. La grande fama di cui potè godere ai suoi tempi è ora molto impallidita; in verità G. fu un fecondo verseggiatore dal gusto goliardicamente incline alla beffa e allo scandalo (nel Giobbe, 1882, che fu scritto in collaborazione con C. Ricci, parodiò Rapisardi; nelle Rime di Argia Sbolenfi, 1897, fece la salace caricatura dell'isterismo allora di moda), ma non ebbe vera forza poetica. Felici pagine sono presenti nella sua raccolta di prose, fra critiche, aneddotiche e descrittive (Brandelli, 1883).