Rimatore (Bologna 1240 - ivi tra il 1301 e il 1303); di cui rimangono cinque canzoni e una ventina di sonetti (sette dei quali indirizzati a Cino da Pistoia e uno a Guittone d'Arezzo) che lo rivelano piuttosto avverso allo stil novo. Dante lo ricorda nel De vulgari eloquentia (I, 15).