opposizione
Nozione analizzata soprattutto nella logica aristotelica. Nelle Categorie e nel 4° libro della Metafisica (➔) Aristotele distingue quattro forme di o.: o. per contraddizione (➔), o. per contrarietà (➔ ), o. di correlativi, o. per privazione (➔ ). La prima forma è l’o. di due termini, A e non A, che si escludono reciprocamente, perché l’uno è vero e l’altro è falso. La seconda è l’o. di due termini che costituiscono la massima differenza all’interno di un genere comune, per es., bianco e nero all’interno del colore. Un’importante differenza fra i due primi tipi di o., rilevata da Aristotele, è che diversamente dai contradditori, i contrari possono essere entrambi falsi. L’o. per correlatività si ha quando gli opposti non possono sussistere l’uno senza l’altro; per es., madre e figlia, doppio e metà, ecc. Si ha privazione, infine, quando uno dei due termini dell’o. rappresenta la mancanza dell’altro; per es., la cecità rispetto alla vista. Nella filosofia moderna la nozione di o. torna nel saggio di Kant Tentativo di introdurre in filosofia il concetto delle quantità negative (1763), dove, contro il razionalismo di Leibniz, Kant distingue tra o. per contraddizione e o. senza contraddizione, ossia tra o. logica e o. reale (Realrepugnanz). La prima forma di o. è il rapporto fra contraddittori già esaminato da Aristotele, dove la compresenza di A e non A non produce nulla di ‘rappresentabile’ e richiede l’eliminazione di uno dei due termini. La seconda è senza contraddizione, e si verifica in matematica, nel caso delle quantità algebriche (+ 1 e - ̶1), e in fisica nel caso di due forze che si muovono in senso contrario. Più in generale, anche tutte le forme di o. o di contrasto che si verificano nella vita reale possono rientrare in questo tipo di o.; in questo caso la compresenza dei due opposti è possibile, e il suo risultato, diversamente dall’o. per contraddizione, che non produce nulla, è ‘rappresentabile’: lo zero nel caso dell’algebra, l’impatto nel caso della fisica. La distinzione fra i due tipi di o., come quella fra contraddittori e contrari, fu aspramente criticata da Hegel, la cui logica e la cui metafisica si basano interamente sulla non distinzione fra i due tipi di opposizione.