DI NEGRO, Orazio
Nato a Genova il 10 febbr. 1809 dal marchese Lazzaro Francesco e da Teresa Giustiniani, entrò ad undici anni nella R. Scuola di marina di Genova, dalla quale uscì con la qualifica di guardiamarina. Percorse rapidamente i gradi della carriera, divenendo sottotenente di vascello nel 1830, luogotenente di vascello di seconda classe nel 1835, di prima classe nel 1837, primo luogotenente di vascello nel 1839, capitano di vascello di seconda nel 1842. Il 12 dic. 1846, durante una furiosa libecciata che spazzava il porto di Genova, il D. compì un atto eroico (che gli fruttò una medaglia al valore) portando in salvo l'equipaggio del brigantino greco "Alessandro".
Nel 1848, scoppiato il conflitto tra il Piemonte e l'Austria, al D. fu affidato il comando della pirocorvetta "Tripoli", con la quale partecipò alla campagna marittima nell'Adriatico e al blocco di Trieste. Il 3 luglio si distinse in un'audace azione nel porto di Pirano, dove sotto il fuoco delle batterie nemiche riuscì a liberare un'imbarcazione veneta catturata dagli Austriaci, ottenendo per questo fatto una seconda onorificenza al valore. Promosso capitano di fregata nello stesso 1848, poi capitano di vascello di seconda classe l'anno seguente e di prima classe nel 1852, ebbe il comando della flotta sarda in navigazione nel Mediterraneo.
Deciso l'intervento piemontese nella guerra di Crimea, il D. fu nominato comandante delle forze navali in Oriente, cioè della piccola squadra destinata a trasportare il contingente comandato da A. Ferrero della Marmora, che salpò da Genova il 28 apr. 1855 e giunse a Balaklava il 28 maggio. Il D., imbarcato prima sul "Governolo" e poi sul "Carlo Alberto", ottenne di schierare le proprie navi con quelle alleate, che dovevano attaccare Sebastopoli dal mare; l'azione non ebbe luogo ma il D. si fece tuttavia apprezzare per capacità di comando e perizia nautica.
In seguito fece parte del Congresso permanente della marina militare, poi fu nominato direttore dell'arsenale marittimo di Genova: carica che ricopriva nel giugno del 1860 quando Cavour, tramite il viceammiraglio F. Serra, gli faceva pervenire l'ordine di "dare armi ed attrezzi per aiutare in Sicilia" (C. Cavour, Lettere..., VI, p. 565). Intanto nel 1859, dopo Villafranca, il D. era stato promosso contrammiraglio, e il 20 apr. 1860 aveva raggiunto l'apice della carriera con la promozione a viceammiraglio.
Compiuta la liberazione del Mezzogiorno, mentre ancora il comandante della flotta sarda Persano si trovava impegnato nell'assedio di Gaeta e si profilava il difficile problema della fusione tra l'ex marina borbonica e quella piemontese, il Cavour stimò opportuno spedire a Napoli il D., affinché prendesse in mano la situazione e procedesse ad una energica opera di riordinamento militare.
Persano cercò di opporsi, formulando un giudizio negativo sulla persona del D. ed avvertendo che Garibaldi non sarebbe mai andato d'accordo con lui (C. Cavour, Carteggi..., II, p. 244); ma il Cavour restò del proprio avviso, persuaso della bontà di quella scelta. Il 21 nov. 1860 scrisse a L. C. Farini, da poco divenuto luogotenente generale per il Mezzogiorno continentale, annunciandogli la nomina del D. a comandante del dipartimento meridionale della marina ed usando parole lusinghiere per l'ufficiale genovese: "Il marchese Orazio Di Negro farà bene, ha modi autorevoli ma gentili. Conosce molto bene il materiale ed è di una delicatezza che ne impone" (ibid., III, p. 355). Pochi giorni dopo pregò ancora Farini di "vegliare a che Persano non intrighi contro di lui" (ibid., p. 385); e successivamente scrisse al re: "Raccomando caldamente a Vostra Maestà il marchese Di Negro; Persano non l'ama, ma ha torto, è certo dopo Ricci il più capace e certo il più autorevole dei nostri ufficiali. Fanti e Cialdini, che lo conobbero in Crimea, potranno rendere a Vostra Maestà testimonianza della sua capacità e della sua attività" (Il carteggio Cavour-Nigra, IV, p. 291).
Giunto a Napoli ai primi di dicembre, il D. trovò molto lavoro da fare e decisioni gravi da affrontare. I quadri degli ufficiali, enormemente dilatati in seguito alle promozioni concesse da Garibaldi con l'assenso di Persano, andavano ridimensionati in modo drastico; bisognava tagliare le spese dell'arsenale, dove i provvedimenti assunti durante la dittatura garibaldina a favore delle maestranze comportavano un onere fortissimo per lo Stato; si dovevano riorganizzare ed incrementare le forze navali mediante una leva di marinai, l'armamento di tutte le imbarcazioni disponibili, l'avvio di nuove costruzioni.
"Apprezzo le immense difficoltà che le attraversano la via - scriveva il Cavour al D. il 16 dic. 1860 - ma conosco ad un tempo che ella ha capacità ed energia quanto basti a vincerle, epperò faccio intero assegnamento sulla sua devozione al Re ed alla Patria, ed al suo amore per quel Corpo di cui ella è uno dei più pregevoli ornamenti. Non mi stupisco se ella prova qualche crisi di sfiducia, ciò accade spesso anche a me. Ma guardando allo scopo sublime al quale tutti dobbiamo cooperare, la forza le ritornerà, come provo io pure. Io lo seconderò in tutto e per tutto, purché ella proceda con illuminata ma invincibile fermezza. ... Animo, caro marchese, l'impresa che gli è affidata è ardua, ma è altresì nobile e grande. Vi si dedichi con tutte le sue forze ed ella avrà la consolazione di aver raddoppiata la marina italiana" (C. Cavour, Carteggi..., IV, pp. 84 s.).
Il D. mostrò inizialmente di meritare la fiducia del conte, ma già alla fine dell'aprile 1861, stanco delle sorde opposizioni che continuamente incontrava, rinunciò alla carica, anzi chiese ed ottenne il collocamento a riposo, ritirandosi a vita privata nella città natale.
Il principe Eugenio di Carignano, che dal 7 gennaio aveva sostituito il Farini come luogotenente generale, se ne rammaricò vivamente: "La retraite de l'admiral Di Negro - scriveva al Cavour - est une grande perte pour la Marine, et pour ici immense où il a déjà beaucoup fait"; e raccomandò di ricompensare in qualche modo quell'ufficiale "très distingué sous tous les rapports, et qui a rendu des grands services" (ibid., pp. 482 e 500).
La ricompensa giunse il 20 nov. 1861, con la nomina del D. a senatore del Regno; ma nel Senato, dove prestò giuramento il 3 dicembre, rimase figura anonima, del tutto assente dall'attività di quella assemblea. Ritornò sulla scena pubblica nel 1863, all'epoca del gabinetto FariniMinghetti, quando fu chiamato il 25 gennaio a sostituire G. Ricci, ministro dimissionario della Marina: ed il suo arrivo risultò gradito a quegli esponenti conservatori dell'esercito i quali, come G. Thaon di Revel, consideravano il D. un garante di stabilità negli ordinamenti militari (G. Thaon di Revel, p. 123).
Si stava allora svolgendo un'ampia discussione parlamentare sul bilancio della marina da guerra, spesso con toni aspri verso la precedente gestione del Persano e verso il suo piano di sviluppo della flotta militare, accusato di realizzarsi troppo lentamente. Il D., che pure non nutriva certo sentimenti amichevoli nei confronti del Persano, si sentì in dovere di dimostrare non abbastanza fondata la preoccupazione che da qualche tempo l'opinione pubblica ed i giornali manifestavano per le cose della marina. Nella seduta parlamentare del 10 febbraio ricordò che il potenziamento della flotta aveva necessariamente tempi lunghi ("... Non si costruiscono fregate di primo ordine corazzate, con macchine di novecento cavalli, in pochi mesi"); che in ogni caso si stava lavorando bene, tanto sui cantieri nazionali quanto su quelli esteri; e che semmai il lato debole della marina italiana era rappresentato dalla scarsità di personale addestrato e qualificato: "Nei quadri attuali della Marina mancano circa 100 ufficiali; le scuole di marina non somministrano che 15 0 20 aspiranti all'anno. ... Se la patria avesse bisogno ... si potrebbe fare appello ai bravi capitani mercantili, dei quali molti ne ha l'Italia, ...ma non sarebbero sufficienti" (D. Guerrini, Lissa, I, p. 400).
La presenza del D. nel ministero fu però brevissima: già il 21 apr. 1863 egli rassegnò le proprie dimissioni, prontamente accettate dal re, e fu sostituito dal barone E. Cugia. A provocare un così rapido abbandono contribuì, per ammissione dello stesso D., l'infuriare delle polemiche in Parlamento ed in particolare la relazione fortemente critica sul bilancio della Marina presentata il A marzo dal deputato F. Pescetto (G. Thaon di Revel, pp. 129 s.). Ma il suo allontanamento a breve termine era dato per scontato, come spiegava al proprio governo l'ambasciatore portoghese il 28 aprile: "Tal modificação no gabinete italiano não tem... a menor importância, sendo sabido que o marquês Di Negro só temporariamente quiz aceitar aquele honroso cargo" (L'unificazione..., pp. 493 s.).
L'anziano ex ufficiale, già alle prese con problemi di salute, era poco incline ad impegnarsi in quel dicastero tanto avvelenato da tensioni e contrasti che sarebbero poi esplosi drammaticamente all'indomani di Lissa. Uscì quindi in fretta e senza rimpianti conservando, con la sinecura senatoria, la funzione già da tempo svolta di "governatore" del principe Oddone di Savoia.
Morì il 2 nov. 1872, nella sua villa in prossimità di Genova.
Fonti e Bibl.: Atti parlamentari italiani. Discussioni Senato, VIII legislatura, sessione 1861-62, pp. 747, 751, 761, 2261, 2623; X legislatura, sessione 1867-69, p. 1589; XI legislatura, sessione 1871-72, p. 1176; C. Cavour, Lettere edite ed ined., a cura di L. Chiala, IV, Torino 1885, p. 134; V, ibid. 1886, p. 227; VI, ibid. 1887, p. 565; G. Thaon di Revel, Umbria ed Aspromonte. Ricordi diplom., Milano 1894, pp. 123, 129 s.; Il carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861, IV, Bologna 1929, pp. 291, 328; C. Cavour, Carteggi. La liberaz. del Mezzogiorno e la formaz. del Regno d'Italia, II, Bologna 1949, pp. 218, 244; III, ibid. 1952, pp. 355, 359, 385, 399, 408; IV, ibid. 1954, pp. 12, 84 s., 156, 238, 291, 482, 500; L'unificazione ital. vista dai diplomatici portoghesi (1848-1870), a cura di E. Brazão, Roma 1962, pp. 486, 493 s.; C. Cavour, Discorsi parlamentari, XV, a cura di A. Saitta, Firenze 1973, p. 300; A. Michelini, Storia della marina militare del cessato Regno di Sardegna, Torino 1863, pp. 120, 146; C. Randaccio, Storia delle marine militari ital. dal 1750 al 1860 e della marina militare italiana dal 1860 al 1870, Roma 1886, I, pp. 42, 45, 52 s., 62 s., 196, 300, 320; II, p. 33; A.V. Vecchi, Storia generale della marina militare, Firenze 1892, pp. 437, 443, 486; D. Guerrini, Lissa (1866), I, Torino 1907, pp. 30 s., 400; G. Po, La campagna navale della Marina sarda in Adriatico negli anni 1848-49, Roma 1929, p. 11; A. Moscati, I ministri del Regno d'Italia, II, Napoli 1957, pp. 1, 66-69; Diz. del Risorg. naz., ad vocem.