ORENSE
(lat. Aquae Urentes; Auriensis, Ourens nei docc. medievali)
Città della Spagna, capoluogo della prov. omonima, che forma insieme a La Coruña, Lugo e Pontevedra, la regione autonoma di Galizia (v.).Centro di origine romana (Alvarado, 1989; Rodriguez Colmenero, 1993), O. conserva probabilmente nel nucleo antico l'originario impianto urbano. Il Parochiale Suevum (fine sec. 6°) fornisce la più antica menzione documentaria riferita alla sede vescovile (David, 1947; Torres Rodriguez, 1977); una tradizione leggendaria (Gregorio di Tours, Hist. Fr., V, 37; MGH. SS rer. Mer., I, 1, 1884, p. 229) attribuisce a s. Martino di Dumio, vescovo di Braga (515-580 ca.), una primitiva costruzione dedicata a s. Martino di Tours. A essa si sono voluti ricondurre alcuni capitelli conservati al Mus. Arqueológico Prov. y Arch. Histórico.Spopolata dopo l'invasione musulmana fino al 900, nei secc. 10° e 11° O. subì le invasioni normanne e le incursioni di al-Manṣūr (m. nel 1002) e solo dall'ultimo quarto del sec. 11° vi riprese l'attività edilizia, testimoniata per es. dall'iscrizione dedicatoria (oggi murata nell'od. costruzione settecentesca) della chiesa di Santa María la Madre, che aveva assunto il ruolo di cattedrale (Pita Andrade, 1954). Lo statuto conferito dall'infanta Teresa di Portogallo (1070 ca.-1130) e i privilegi concessi nel 1131 dal re di Castiglia e di León Alfonso VII (1126-1157) al vescovo, per favorire il ripopolamento e la riedificazione della città, sono indicativi di un effettivo lungo stato di abbandono (Pallares Mandez, Portela Silva, 1991).Per la cattedrale di San Martín è stata proposta una cronologia compresa tra il 1169 e il 1173 per l'avvio di una prima campagna costruttiva (Valle Pérez, 1982; 1984; Yzquierdo Perrin, Gonzalez Garcia, Hervella Vazquez, 1993), alla quale vanno ascritti il disegno generale della pianta - debitrice del modello cistercense dell'abbaziale di Santa María de Osera (Orense) -, l'abside centrale (Pita Andrade, 1954) e parte della zona orientale, con all'esterno un'articolazione muraria per la quale sono stati identificati modelli del Poitou (Pita Andrade, 1954; Valle Pérez, 1984).L'iscrizione di un grande reliquiario di smalti limosini ora nel Mus. Diocesano-Catedralicio, che ospita reliquie di s. Martino di Tours, trasferite alla sede metropolitana alla fine del sec. 12° (Gallego Lorenzo, 1989) in occasione della consacrazione della cappella maggiore (Fernandez Alonso, 1897), consente di collegare all'episcopato di Alfonso I (1174-1213) una seconda campagna costruttiva della cattedrale, che avrebbe compreso gli interventi nella cappella maggiore e nel presbiterio, il completamento delle absidi, il transetto con i due portali e la navata centrale fino alla terza campata (Yzquierdo Perrin, 1992). La decorazione plastica è accostabile sul piano stilistico alla produzione di artisti generalmente identificati dalla critica come seguaci del maestro Matteo (Pita Andrade, 1954; Yzquierdo Perrin, Gonzalez Garcia, Hervella Vazquez, 1993); il portale nord - che sviluppa un programma allusivo alla Redenzione (Pita Andrade, 1954) - sembra opera delle botteghe borgognone che lavorarono nella seconda campagna decorativa del San Vicente ad Ávila (Valle Pérez, 1984); successivamente si sarebbero uniti alle maestranze altri scultori che mostrano di operare sotto l'influsso artistico del Pórtico de la Gloria di Santiago de Compostela e che realizzarono il portale sud (Moralejo Alvarez, 1981), al quale si ricollegano anche i capitelli figurati all'interno della cattedrale e la decorazione della scala che conduceva a una delle torri difensive situata nel braccio nord del transetto (Leirós Fernández, 1946; Gallego Dominguez, 1972).Nella Crónica de España, Lucas de Túy (1239-1249) enumera le costruzioni promosse dal vescovo e illustre canonista Lorenzo Ispano (1218-1248), al quale si devono buona parte del palazzo vescovile (una porzione del chiostro e torri difensive) - attualmente restaurato e trasformato nel Mus. Arqueológico Prov. y Arch. Histórico (Leirós Fernández, 1946; Gallego Dominguez, 1972) -, la ricostruzione del ponte romano sul fiume Miño (Chamoso Lamas, 1969) e l'ultima campagna costruttiva della cattedrale, che comprese quasi tutto il corpo longitudinale e il Pórtico del Paraíso, datato al 1230-1245 (Moralejo Alvarez, 1975) sulla base dei confronti con il portale del Sarmental della cattedrale di Burgos.Sebbene dovesse già esistere un chiostro, situato presso il capocroce della cattedrale, alla fine del sec. 13° venne intrapresa la costruzione dei claustra nova, progetto interrotto agli inizi del secolo successivo; nella decorazione si assiste alla comparsa di uno stile definito orensano, risultato di una forte stilizzazione geometrica delle forme del Gotico rayonnant parigino, già comparse peraltro nel chiostro della cattedrale di Burgos e in alcuni dei sepolcri del monastero cistercense di Santa María la Real a Las Huelgas (presso Burgos), stile che dominò il panorama gallego della prima metà del sec. 14° (Moralejo Alvarez, 1975; Fariña Busto, 1978).L'evoluzione dello stile orensano nel secondo decennio del sec. 14° è esemplificata da alcuni monumenti funebri, fra cui quello situato nella cappella maggiore della cattedrale, risalente al primo quarto del Trecento e appartenente a un vescovo sconosciuto, nel quale i modelli del León vengono integrati sul piano iconografico dal Giudizio universale; vi viene inoltre presentata come avvocata del defunto la Madonna del Latte, nella cui diffusione gallega le botteghe orensane sembrano aver svolto un ruolo significativo (Moralejo Alvarez, 1975).Sebbene la presenza di una comunità francescana a O. sia documentata dal 1249 (Lopez, 1915; Castro, 1984), l'antico complesso conventuale fu incendiato subito dopo le rivolte cittadine e tra il 1308 e il 1310 si avviò la costruzione di un nuovo edificio, il cui cantiere proseguì durante la prima metà del secolo, elaborando un tipo di chiesa mendicante a croce latina con transetto sporgente e conclusione triabsidata a profilo poligonale (Manso Porto, 1990; 1992) e di chiostro con archi ogivali che ospitano una serie di arcate poggianti su capitelli doppi e tripli che funsero da modello per l'architettura mendicante gallega successiva (Manso Porto, 1993). L'evoluzione dello stile orensano che si osserva nella decorazione plastica del San Francisco mostra a partire dal 1335 una fase di decadenza, evidente negli arcosoli funerari dei Cadórniga nel capocroce della chiesa. Nello stesso tempo affiorano sopravvivenze dello stile c.d. matteino sia nel portale occidentale sia nel chiostro (Moralejo Alvarez, 1975), opere omogenee anche sul piano iconografico, come mostrano il gruppo statuario dell'Annunciazione del portale occidentale, modello destinato a una grande diffusione in Galizia, e le scene di soggetto profano, come quelle di caccia che trovano riscontro nel chiostro (Manso Porto, 1993); in esso si conservano inoltre un'immagine di S. Domenico - la cui iconografia 'apostolica', caratterizzata da libro e pastorale a tau, potrebbe essere il risultato della contaminazione con immagini iacopee - e una di S. Giacomo seduto, ispirato a quello della cattedrale.Il recupero dell'antica tradizione c.d. matteina si constata anche nel sepolcro di Vasco Pérez Mariño (1341 ca.) nella cattedrale (Moralejo Alvarez, 1975; Manso Porto, 1993), prelato che si ritiene donatore del crocifisso gotico nella cattedrale, chiamato Santo Cristo e posto nella cappella omonima (Ferro Couselo, Lorenzo Fernandez, 1988), la cui devozione avrebbe eclissato quella dell'antico Cristo dei Derelitti, eseguito verso il 1200 e conservato anch'esso nella cattedrale (Gonzalez Regal, Chamoso Lamas, 1979).Dalla metà del sec. 14° diversi conflitti ridussero l'attività edilizia, a eccezione della modesta chiesa della Trinidad, che conserva ancora la pianta originaria (Vazquez Nuñez, 1908), e di una sala voltata che corre parallela alla galleria sud del chiostro della cattedrale, la cui funzione originaria come archivio è stata suggerita dall'iconografia dell'unica mensola decorata, databile alla seconda metà del sec. 14°, nella quale un monaco e una monaca con un libro e una pergamena sembrano confrontarne i testi (Leirós Fernández, 1946; Gallego Dominguez, 1972).Il Mus. Diocesano-Catedralicio ospita una ricca collezione di arredi liturgici medievali; oltre ai pezzi scomposti del reliquiario di s. Martino (Gallego Lorenzo, 1989), comprende un anello del sec. 9° (Batlle Gallart, 1961), diversi pezzi di una scacchiera fatimide del sec. 10°, un altare portatile prodotto da botteghe compostellane degli inizi del sec. 12° (Moralejo Alvarez, 1980), un pastorale in avorio, vari pettini liturgici (Estella Marcos, 1984), nonché diversi calici e patene di differente cronologia (Batlle Gallart, 1961). Tra le sculture in legno devozionali si deve segnalare una S. Anna Metterza, della seconda metà del sec. 14° (Yzquierdo Perrin, 1992).
Bibl.:
Fonti. - Parochiale Suevum, a cura di F. Glorie, in Itineraria et alia geographica, in Corpus Christianorum Lat., CLXXV, 1965, pp. 413-428; Lucas de Tuy, Crónica de España, a cura di J. Puyol, Madrid 1926; A. Muñoz de la Cueva, Memorias históricas de la Santa Iglesia Catedral de Orense, Madrid 1727; E. Florez, España Sagrada, XVIII, Madrid 1763; B. Fernandez Alonso, El pontificado gallego, su origen y vicisitudes seguido de una crónica de los obispos de Orense, Orense 1897.
Letteratura critica. - A. Vazquez Nuñez, La iglesia de la Trinidad de Orense, Boletín de la Comisión provincial de monumentos histórico-artísticos de Orense 2, 1908, pp. 37-58; A. Lopez, La provincia de España de los frailes menores. Apuntes histórico-críticos sobre los orígenes de la orden franciscana en España, Santiago de Compostela 1915; M. Sanchez Arteaga, Apuntes histórico-artísticos de la catedral de Orense, Orense 1916; E. Leirós Fernández, Acerca de las torres y fortalezas de la catedral y del palacio episcopal de Orense, Cuadernos de estudios gallegos 5, 1946, 2, p. 311ss; P. David, Etudes historiques sur la Galice et le Portugal du VIIe au XIIe siècle, Paris 1947; A. Garcia Alvarez, Observaciones al diploma de restauración de la sede auriense, Boletín de la Comisión provincial de monumentos histórico-artísticos de Orense 17, 1950, pp. 86-112; J.M. Pita Andrade, La construcción de la Catedral de Orense (Cuadernos de estudios gallegos. Anejo, 9), Santiago de Compostela 1954; C. Batlle Gallart, in El arte románico, cat. (Barcelona-Santiago de Compostela 1961), Barcelona 1961, pp. 494 nr. 1688, 506 nr. 1732, 507 nrr. 1736-1738, 508 nr. 1741; M. Chamoso Lamas, El puente romano de Orense, Orense 1969; O. Gallego Dominguez, Puertas, torres y cercas de la ciudad de Orense, Boletín Auriense 2, 1972, pp. 241-279; S. Moralejo Alvarez, Escultura gótica en Galicia (1200-1350), Santiago de Compostela 1975; C. Torres Rodriguez, Galicia Sueva, Santiago de Compostela 1977; F. Fariña Busto, El museo provincial de Orense, Orense 2, 1978, pp. 82-104; M. Nuñez Rodriguez, Arquitectura prerrománica (Historia de arquitectura galega), Madrid 1978; V. Gonzalez Regal, M. Chamoso Lamas, Galicia. La España románica, Madrid 1979; S. Moralejo Alvarez, ''Ars sacra'' et sculpture monumentale: le trésor et le chantier de Compostelle, Les Cahiers de Saint-Michel de Cuxa 11, 1980, pp. 189-283; id., Marcolfo, el Espinario, Príapo: un testimonio iconográfico gallego, "Primera Reunión gallega de estudios clásicos, Santiago de Compostela-Pontevedra 1979", Santiago de Compostela 1981, pp. 331-335; J.C. Valle Pérez, La arquitectura cisterciense en Galicia, 2 voll., La Coruña 1982; X.M. Caamaño Gestoso, As vías romanas, Santiago de Compostela 1984; M. Castro, La provincia franciscana de Santiago. Ocho siglos de historia, Santiago de Compostela 1984; M.M. Estella Marcos, La escultura de marfil en España, Madrid 1984; J.C. Valle Pérez, Les corniches sur arcatures dans l'architecture romane du Nord-Ouest de la péninsule ibérique, Les Cahiers de Saint-Michel de Cuxa 15, 1984, pp. 225-252; D. Mansilla Reoyo, Restauración religiosa de la Diócesis de Orense, después de la Reconquista, in Miscellanea Auriense, Orense 1985, pp. 13-52; J. Ferro Couselo, Y.J. Lorenzo Fernandez, La capilla del Santo Cristo de la catedral de Orense, Orense 1988; S. Alvarado, Pontes históricas de Galicia, La Coruña 1989; F. Gallego Lorenzo, San Martin de Tours, San Marcial de Limoges y Santiago en el llamado ''frontal'' de la catedral de Orense, "Actas del VI Congreso español de historia del arte, Santiago de Compostela 1986", III, Santiago de Compostela 1989, pp. 61-69; C. Manso Porto, Los orígenes de la tipología de la iglesia franciscana gallega del siglo XIV, Goya, 1990, 214, pp. 223-226; C. Pallares Mandez, E. Portela Silva, Galicia en epoca medieval (Galicia historica, 2), La Coruña 1991; J. Vernet, El legado del Islam en España, in Al-Andalus. Las artes islámicas en España, a cura di J.D. Dodds, cat. (Granada-New York 1992), Madrid 1992, pp. 173-187; R. Yzquierdo Perrin, El museo de la catedral de Orense: Fondos medievales en piedra, Boletín de estudios del Seminario Fontán Sarmiento 13, 1992, p. 99ss.; C. Manso Porto, Arquitectura mendicante en Galicia, "Actas del Congreso internacional da cultura galega, Santiago de Compostela 1990", Santiago de Compostela 1992, pp. 55-65; id., Arte gótico en Galicia. Los Dominicos, 2 voll., La Coruña 1993; S. Moralejo Alvarez, La ilustración de Códice Calixtino de Salamanca y su contenido histórico, in Guía del peregrino del Calixtino de Salamanca, Salamanca 1993, pp. 39-51; A. Rodriguez Colmenero, Arte e técnica nas comunicacións, in Galicia. Arte prehístorica e romana, IX, La Coruña 1993, pp. 256-286; R. Yzquierdo Perrin, M.A. Gonzalez Garcia, J. Hervella Vazquez, La catedral de Orense, León 1993.R. Sánchez Ameijeiras