organizzazioni internazionali
Facilitare le relazioni tra gli Stati
Le organizzazioni internazionali possono occuparsi di problemi molto diversi tra loro: dal controllo delle acque di un fiume che attraversa più Stati al commercio internazionale, dalla creazione di norme relative al movimento delle persone al raggiungimento di accordi sul controllo degli armamenti. Esse si occupano cioè di tutto quello che consente di promuovere forme di intesa e di integrazione nei rapporti internazionali
Non è possibile indicare con precisione quale sia stata la prima organizzazione internazionale, ma ne possiamo trovare la prefigurazione nell’idea che i rappresentanti della Repubblica veneta ebbero nel 16° secolo di insediare permanentemente i propri ambasciatori nelle capitali degli altri Stati, dove di solito venivano inviati per una singola missione. Inizialmente lo scopo fu di migliorare la capacità di controllo nei confronti del governo ospite, ma in seguito le ambasciate diventarono centri di coordinamento delle attività di conoscenza reciproca e di interscambio. Nacque così un insieme di regole di comportamento per il trattamento degli ambasciatori, ai quali si assicurava l’inviolabilità affinché nessuno potesse ritenerli responsabili per le decisioni dello Stato da essi rappresentato (inviolabilità di cui è rimasta traccia nell’espressione corrente ambasciator non porta pena).
Una volta intrapresa questa via, gli Stati compresero che era possibile estendere tali forme di organizzazione internazionale anche a tutte le altre circostanze nelle quali i cittadini di un paese (in quanto rappresentanti ufficiali, oppure come privati, imprenditori, commercianti, lavoratori, turisti) avessero a che fare con quelli di altri Stati. Economia, politica, diritto, società e cultura: ciascuno di questi ambiti è per natura destinato a svilupparsi al di fuori dei confini dei singoli paesi, e l’idea dell’organizzazione internazionale si propone di agevolare l’interdipendenza tra istituzioni e persone di paesi diversi.
Sulla base di questo semplice principio, le organizzazioni internazionali si rivelarono, con il passare del tempo, un utilissimo strumento per la cooperazione tra gli Stati, i quali giunsero, alla fine della Prima guerra mondiale – su iniziativa del presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson – alla decisione di costituire un’organizzazione che accogliesse tutte le nazioni del mondo e risolvesse in modo pacifico i loro eventuali contrasti. Nacque così la Società delle nazioni. Anche se questo esperimento non ebbe grande successo, esso fu comunque importante perché segnò un vero e proprio salto di qualità nello spirito internazionalistico: non solo sarebbe stato ripreso nel secondo dopoguerra, con la fondazione dell’Organizzazione delle nazioni unite (ONU), ma contribuì anche allo sviluppo delle organizzazioni internazionali in generale, che oggi ammontano a circa 60.000.
Esse si dividono in Organizzazioni internazionali governative (OIG), gestite direttamente da autorità statuali, e Organizzazioni internazionali non governative (OING), affidate al volontariato dei privati.
Le prime sono regolate dal diritto pubblico internazionale, che quindi ne determina la capacità di azione relativa al loro specifico settore. Le seconde fanno invece capo al diritto internazionale privato in quanto non necessitano di un riconoscimento formale, dato che nascono nella società civile e non sempre hanno il successo delle più note a tutti noi, come Amnesty international, Medici senza frontiere, Greenpeace e altre.
La famiglia delle organizzazioni internazionali può essere sottoposta a ulteriori distinzioni. All’interno di ciascuna delle due categorie principali – le già nominate OIG e OING – un’altra importante distinzione riguarda lo scopo delle organizzazioni, che può essere a carattere universalistico o specialistico.
Le organizzazioni universalistiche sono aperte a tutti gli Stati o a tutti i cittadini del mondo e hanno come fine la cooperazione e la promozione della pace (accanto all’ONU ne esistono altre, come l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che hanno gli stessi fini). Le organizzazioni specialistiche si concentrano invece su una tematica e l’affrontano in modo esclusivo. Svolgono questa funzione tutti gli istituti specializzati dell’ONU, che vanno dall’Organizzazione delle nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura all’Organizzazione mondiale della sanità, dal Fondo per l’alimentazione e l’agricoltura all’Organizzazione internazionale del lavoro, dall’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile all’Unione postale universale, e così via. Esse hanno una vocazione ancora più specifica di quella delle organizzazioni a carattere privato che si occupano di varie forme di solidarietà e sviluppo sociale.
Sempre più importanti sono, infine, le organizzazioni internazionali economiche che reggono – specialmente a partire dalla Seconda guerra mondiale – la cooperazione finanziaria tra gli Stati, come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale. Più recentemente ha acquistato grande rilievo un’istituzione, a lungo mantenuta al di sotto delle sue potenzialità, legata alla regolamentazione del commercio internazionale: l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO, World trade organization), derivante dall’Accordo generale sul commercio e le tariffe (GATT, General agreement on trade and tariffs) stipulato nel 1944. Queste organizzazioni sono anche oggetto di critiche (movimenti alternativi), da chi sostiene che esse sono condizionate dagli interessi degli Stati economicamente più forti.
Altre organizzazioni internazionali si muovono in una direzione di tipo federalistico: sono quelle che propongono un progressivo abbattimento dei confini tra gli Stati. Si tratta di un cammino complesso e sovente contraddittorio, dato che altre organizzazioni – regionali ma non soltanto – hanno una funzione militare e difensiva. Tale è stato il caso della NATO e del Patto di Varsavia, che raggruppavano gli Stati appartenenti ai due grandi blocchi militari formatisi dopo la Seconda guerra mondiale, quello delle democrazie occidentali e quello dei paesi comunisti. Ora il secondo è sparito e la prima si va riconvertendo in un’alleanza in difesa della pace e dell’ordine mondiali.
In altri casi, il cammino è più limpido, anche se talvolta molto meno facile: si pensi per esempio a quella che oggi si chiama Unione europea la cui storia iniziò nel 1957 con i sei Stati fondatori che misero in comune alcuni settori della vita economica. Oggi, l’Unione europea è costituita da venticinque paesi e rappresenta il più importante esempio di federalismo ‘incammino’ finora realizzato nel Vecchio mondo.
Un’attenzione particolare merita infine un’organizzazione di recente costituzione, la Corte penale internazionale, nata nel 1998. A differenza di alcuni tribunali speciali che in passato erano stati istituiti per giudicare violazioni al diritto umanitario particolarmente gravi, essa assume su di sé – in quanto giudice naturale, cioè costituito antecedentemente al reato sul quale deve pronunciarsi – il compito di giudicare i crimini commessi dagli Stati attraverso i loro rappresentanti. Non tutte le nazioni, a partire dagli Stati Uniti, hanno finora aderito a questa innovativa istituzione, il cui successo potrebbe indicare una linea di sviluppo di grande importanza per l’intero sistema delle organizzazioni internazionali.