ORGIAZZI, Giovanni Antonio Salvatore, detto Antonio il Vecchio
ORGIAZZI, Giovanni Antonio Salvatore, detto Antonio il Vecchio. – Nacque a Varallo (Vercelli) il 4 luglio 1709 da Giovanni Antonio (del quale non si conosce il mestiere) e da Giacomina Saioni (Borsetti e gli Orgiazzi, 1983, p. 88; cui ci si riferisce ove non diversamente indicato).
Pittore quadraturista, decoratore, disegnatore di arredi, partecipò al programma di ricostruzione delle chiese e degli oratori della Valsesia, che ebbe il suo culmine nella prima metà del Settecento, anche a seguito delle mutate condizioni politiche: nel 1707, infatti, la valle era stata annessa allo Stato sabaudo e il prevosto di Varallo Benedetto Giacobini, promotore del rinnovamento architettonico e decorativo di cui Orgiazzi si fece interprete, fu direttamente a contatto con la corte torinese (Muratori, 1753).
Ebbe per moglie Teodora Antonietti e tre figli: Giovanni Antonio, detto il Giovane (1734-?), Rocco (1742-1798) e Gaudenzio (1737-?). I primi due, pittori anch’essi, lavorarono a fianco del padre.
La sua formazione si svolse in Valsesia dove, nei primi decenni del Settecento, furono attivi tre cantieri di rilevante importanza: la decorazione della cupola del presbiterio (da cui derivano gli studi di Angeli di mano di Orgiazzi, oggi alla Pinacoteca di Varallo) e gli affreschi nella navata della basilica dell’Assunta al Sacro Monte a Varallo, opere realizzate rispettivamente dai fratelli Giuseppe e Giovanni Stefano Danedi e da Francesco Leva; le pitture della volta della cappella dell’Incoronata nella collegiata di S. Gaudenzio a Varallo, del milanese Pietro Maggi su disegno di Giovanni Antonio De Groot (pittore che contribuì in maniera determinante alla diffusione in Valsesia di un linguaggio aggiornato ai modelli lombardi, assai importante per Orgiazzi); la cupola affrescata dal torinese Michele Antonio Milocco, con quadrature realizzate dal locale Pietro Camaschella, nella parrocchiale di Campertogno.
Le prime notizie su Orgiazzi lo documentano nel 1728 al Sacro Monte di Varallo per lavori di restauro di affreschi e statue: la pratica del riattamento e del rinnovamento delle decorazioni nel cantiere sempre attivo delle cappelle segnò, dobbiamo presumere, il suo apprendistato e continuò negli anni a venire. Il Libro dello speso del Sacro Monte registra, infatti, pagamenti a Orgiazzi per opere di vario genere lungo tutto l’arco della sua carriera, l’ultimo è del 1785, pochi anni prima della morte. Fra queste, la più importante fu legata all’edificazione delle cappelle dell’Ultima Cena e dell’Orazione nell’orto (1778-79; la seconda non più esistente), in cui si occupò del riallestimento delle statue antiche (in particolare nella prima cappella) e delle decorazioni interne a quadratura (I disegni..., 2008, p. 106).
Nel 1731 lasciò la Valsesia per recarsi al Sacro Monte di Orta, dove eseguì lavori di riattamento di affreschi in alcune cappelle (Verdina, 1960, p. 124). Qui la visione delle opere di Stefano Maria Legnani detto il Legnanino, di Carlo Francesco e Giuseppe Nuvolone, di Antonio Busca e di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone influenzò ulteriormente la sua cultura figurativa.
Le opere d’esordio commissionate per le parrocchiali di Camasco (1733-34) e Boca (1739-42; Debiaggi, 1968, pp. 126 s.), cancellate da restauri novecenteschi, vennero realizzate da Orgiazzi in collaborazione col poco più anziano pittore Carlo Borsetti, personalità fondamentale per la sua formazione, attraverso cui continuò e approfondì l’assimilazione dello stile di De Groot. Il sodalizio fra i due, durato circa vent’anni, prevedette una divisione dei ruoli abbastanza rigida, occupandosi Orgiazzi delle quadrature architettoniche entro cui si inscrivevano le figure di Borsetti. Nel 1741-44 portarono a termine insieme le pitture della facciata dell’oratorio di S. Giuseppe alla Fontana e delle cappelle della Via Crucis a Fobello. Nel 1746 realizzarono gli affreschi della chiesa (sconsacrata nel 1913) di S. Sebastiano a Crevacuore (i pagamenti sono registrati solo in favore di Borsetti, ma le decorazioni a quadratura sono attribuibili a Orgiazzi). L’ultima collaborazione documentata è ai lavori per la parrocchiale e per l’oratorio dell’Assunta del Monte Cerveto a Foresto (1755-56; Dionisotti, 1871).
Nel 1745 compì la prima grande impresa decorativa autonoma: gli affreschi del santuario della Madonna della Fontana ad Azoglio di Crevacuore (Biella); le elaborate architetture illusive e il decorativismo esuberante e fantasioso qui sviluppati avrebbero segnato la cifra stilistica del pittore negli anni a venire (Barale, 1966). Tre anni dopo (1748) firmò e datò le pitture della cupola nella chiesa di S. Stefano a Piode (Apoteosi di s. Stefano); decorò la cappella dei Ss. Antonio da Padova e Gaetano di Thiene nella parrocchiale di Camasco; iniziò i lavori per l’oratorio della Madonna della Neve a Sassiglioni di Vocca (Storie della Vergine e santi, terminati entro il 1763). Entro la fine del quinto decennio del secolo dipinse anche il catino absidale della chiesa di S. Croce a Rassa (Lana, 1840; ne esiste un disegno preparatorio, datato 1749, nella Pinacoteca di Varallo) nonché la pala d’altare (Crocifisso e santi) e l’affresco del catino absidale (Gloria di s. Lorenzo) per la chiesa di S. Lorenzo a Morca.
Negli anni Cinquanta diede avvio alle opere più importanti della sua lunga e feconda carriera: la principale, nonché quella meglio documentata, riguardò la decorazione della parrocchiale di Mollia (proseguita nel decennio successivo) dove, su commissione del vicario parrocchiale Giovan Battista De Marchi, decorò le cappelle del Crocifisso e del Rosario (1757-64) realizzando anche il progetto per la tribuna marmorea dell’altare maggiore (I disegni..., 2008, p. 104) e per i mobili della sacrestia (1763-64). In questi lavori venne coadiuvato dal figlio Giovanni Antonio il Giovane che, nel 1757, riscosse pagamenti per conto del padre dalla comunità parrocchiale di Mollia; nel 1758 lo stesso veniva ricordato, in una lettera di Orgiazzi indirizzata al committente De Marchi, come autore di ritratti.
Allo stesso decennio risale un’ulteriore e nutrita serie di lavori: nel 1750-51 portò a termine gli affreschi sulle pareti delpresbiterio della basilica dell’Assunta al Sacro Monte di Varallo dove, in particolare, gli ovali con Scene del Nuovo Testamentocontengono citazioni letterali da incisioni di Jacques Callot; nel 1751-52 realizzòle decorazioni per gli altari delle chiese di Campertogno (l’oratorio di S. Marco in frazione Tetti e l’oratorio di S. Maria Maddalena in frazione Carrata d’Otro) e nel 1754 l’affresco della facciata esterna dell’oratorio della Madonna del Carmelo a Oro di Boccioleto; nel 1757 eseguìla pala per l’altare maggiore dell’oratorio di S. Matteo a Casetti di Boccioleto (Madonna con Bambino e i ss. Matteo, Antonio Abate, Pietro e Grato) e la grandiosa decorazione per la cupola della parrocchiale di Carpignano Sesia raffigurante il Trionfo della Croce (se ne conserva, presso la Pinacoteca di Varallo, un disegno preparatorio: I disegni..., 2008, p. 102); al 1758 datano la decorazione a finte architetture della parete di fondo nell’oratorio di Quare di Campertogno così come il progetto per la cornice marmorea e l’inquadratura lignea del polittico di Gaudenzio Ferrari per la collegiata di S. Gaudenzio a Varallo, realizzata dalla bottega dei marmorari Buzzi (originari di Viggiù), nonché il progetto per il cupolino del campanile della basilica dell’Assunta al Sacro Monte. Sempre in questo decennio si devono collocare le decorazioni ad affresco nelle cappelle delle Grazie e di S. Margherita, nonché dell’arcone e delle pareti delimitanti il coro nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Varallo (Bordiga, 1830).
Fra le opere datate agli anni Sessanta si ricordano: le decorazioni della parrocchiale di S. Margherita a Balmuccia (in particolare, la Gloria di S. Margherita, post 1760); gli affreschi del catino absidale nel santuario della Madonnadelle Grazie a Rima (Gloria della Trinità, anch’essi terminati dopo il 1760); gli affreschi con Storie di s. Lorenzo dal Pozzo nella parrocchiale di Crevola (1760-63); la Gloria di angeli nel coro della parrocchiale di Orta, in collaborazione con Luca Rossetti (entro il 1763); gli affreschi decorativi per la cappella dei Ss. Orso, Crispino e Crispiniano nella collegiata di S. Gaudenzio a Varallo (1763); il progetto per un tabernacolo ligneo da destinarsi all’oratorio di S. Marta a Campertogno (1764); gli affreschi del catino absidale nella parrocchiale di Mezzana Mortigliengo (Gloria di s. Bartolomeo, 1766).
La produzione di questi anni fu caratterizzata dal ripetersi dei moduli espressivi e delle forme già ampiamente sperimentate negli anni precedenti: nella decorazione delle cupole (per esempio, quella di Balmuccia) venne messa da parte la sofisticata decorazione a quadratura in favore di una prospettiva aerea memore delle creazioni di Borsetti.
Nel decennio successivo l’attività di Orgiazzi cominciò a rarefarsi. Fra le opere di questi anni si ricordano, nel 1772, gli affreschi della cupola del presbiterio nell’oratorio di S. Marta a Campertogno (Gloria della Vergine e santi); nel 1774 la decorazionedella cappella di S. Giuseppe e dell’arco trionfale all’esterno della parrocchiale di S. Giuseppe a Boccioleto; nel 1775 gli affreschi della parete di fondo e della volta del presbiterio nell’oratorio dell’Annunziata, sempre a Boccioleto, in collaborazione con lo stuccatore Antonio Dedominici; sempre nel 1775 venne pagato per la realizzazione delle pitture nel catino absidale della parrocchiale di Vocca; nel 1778 portò a termine gli affreschi dell’abside e della cupola della chiesa di S. Antonio Abate a Morondo (Trinità con angeli e santi), di cui esiste un disegno preparatorio, datato 1773, presso la Pinacoteca di Varallo.
Le opere degli anni Ottanta furono, perlopiù, realizzate in collaborazione col figlio Rocco, a cui l’anziano Orgiazzi probabilmente fornì disegni preparatori. Nel 1781 preparò per il marmorario Giovanni Moretti il disegno per la cornice della pala d’altare della parrocchiale di Crevola; fra 1782 e 1789 si registrano i pagamenti per gli affreschi dell’oratorio della Beata Vergine del Ponte a Camasco. Nel 1787 risulta un pagamento a Giovanni Antonio il Vecchio e al figlio Rocco «per sua opera dietro l’Incona di marmo dietro l’altare maggiore e dipingere il finto Organo sopra la assa di facciata», opere realizzate nella collegiata di S. Gaudenzio a Varallo (Borsetti e gli Orgiazzi, 1983, pp. 91 s.).
Morì a Varallo il 17 maggio 1788.
Oltre alla grande produzione decorativa, è necessario ricordare l’importanza della bottega familiare degli Orgiazzi per la formazione del corpus di disegni confluito nelle collezioni della Pinacoteca di Varallo, il cui nucleo originario appartenne con certezza al figlio Rocco. Questi fu il primo direttore e docente della Scuola di disegno di Varallo, fondata nel 1778 con l’intento di incoraggiare e promuovere la tradizione artistica e decorativa valsesiana attraverso lo studio dei suoi grandi modelli. In esso si conservano un grande numero di disegni preparatori per opere realizzate dagli Orgiazzi, quali semplici studi (tra cui copie da incisioni di Callot e Salvator Rosa; I disegni…, 2008, p. 108) e schizzi per particolari decorativi come cartouches, insegne, cornici, desunti dai grandi repertori pubblicati in quegli stessi anni (si ricordano, in particolare, il Livre d’ornaments di Juste-Aurèle Meissonier, pubblicato nel 1732 e il Livre des cartouches, di Jacques de la Joue, del 1734; ibid., p. 110); ma anche fogli appartenuti a Borsetti e disegni di de Groot.
Fonti e Bibl.: L.A. Muratori, Vita dell’umile servo di Dio Benedetto Giacobini preposto di Varallo e vicario generale di Valle Sesia (Padova 1753), a cura di A. Stoppa, Novara 1977; G. Bordiga, Storia e guida del Sacro Monte di Varallo, Varallo 1830, pp. 24 s.; G. Lana, Guida ad una gita entro la Vallesesia, Novara 1840, pp. 138, 160; C. Dionisotti, La Valle Sesia e il Comune di Roma-gnano Sesia, Torino 1871, p. 80; L. Benevolo, Le chiese barocche valsesiane, in Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura, 1953, nn. 22-24, pp. 1-68; R. Verdina, Documenti, registri, manoscritti che interessano la storia del Sacro Monte di Orta, in Bollettino storico per la provincia di Novara, LI (1960), 2, pp. 124-126; Schede Vesme, I, Torino 1963, p. 380 (s.v. Cucchi, Antonio); G. Testori, Palinsesto valsesiano, Milano 1964, p. 17; V. Barale, Il Principato di Masserano e il Marchesato di Crevacuore, Biella 1966, p. 405; C. Debiaggi, Dizionario degli artisti valsesiani dal secolo XIV al XX, Varallo 1968, pp. 126 s.; L. Mallé, Le arti figurative in Piemonte, II, Dal secolo XVII al secolo XIX, Torino s.d. (ma 1974), pp. 182 s.; Pinacoteca di Varallo. Recuperi ed indagini storiche (catal., Varallo), a cura di M. Rosci - S. Stefani Perrone, Borgosesia 1981, pp. 70 s.; Borsetti e gli Orgiazzi. Decorazione rococò in Valsesia, a cura di M. Rosci - S. Stefani Perrone, Borgosesia 1983 (in particolare pp. 88-92, 127, 140-146, 168 s.); S. Coppa, A. O. il Vecchio, in Pittura tra il Verbano e il lago d’Orta tra Medioevo e Settecento, a cura di M. Gregori, Cinisello Balsamo 1996, pp. 341-342; E. Grupallo, La collezione grafica della Pinacoteca di Varallo: disegni per la grande decorazione tardo barocca in Valsesia, in De Valle Sicida, XVIII (2007), 1, pp. 217-249; I disegni della Pinacoteca di Varallo, a cura di C. Falcone, Biella 2008, pp. 102-112 e passim; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVI, p. 45.