ARAGONA, Orlando d'
Figlio naturale di Federico III di Sicilia e di Sibilla di Sormella, nacque verso il 1296. Rimasto nell'ombra durante la vita del padre, ebbe per la prima volta mansioni di rilievo nel giugno 1339, quando partì con la flotta aragonese contro gli Angioini che tentavano di occupare Lipari.
Preso prigioniero nella battaglia di Lipari nel novembre dello stesso anno, non fu compreso tra le persone riscattate dal re, forse per suggerimento dei Palizzi interessati a tener lontano il principe.
Secondo una tradizione riportata anche dal Boccaccio (G. Boccaccio, De claris mulieribus, Bernae 1539, cap. CIII, cc. lXXXVI v. - lXXXVIII v.), il fortissimo riscatto per l'A. sarebbe stato pagato da Camiola Turinga, ricchissima vedova di un senese, che per poter far ciò onorevolmente avrebbe avuto promessa di nozze dal principe aragonese. Questi però al suo ritorno l'avrebbe trattata con estrema ingratitudine che ebbe larga eco fra i contemporanei.
Durante la minorità di re Ludovico, ebbe le cariche di governatore di Palermo nel 1343, di stratigoto di Messina nel 1345, appoggiando la politica di Giovanni d'Aragona, marchese di Randazzo, e la parzialità catalana, di cui fu uno dei personaggi più in vista.
L'A. crebbe ancora d'importanza alla morte di Giovanni; fu ambasciatore in Sardegna nel 1353 per chiedere aiuti a Pietro IV d'Aragona e più tardi rimase al fianco della regina Elisabetta e poi del giovane re Federico in tutte le vicende del Regno: Federico pensò infatti a lui come vicario del ducato di Atene e Neopatria e si giovò del suo appoggio al momento della crisi provocata dal contrasto con la principessa Eufemia d'Aragona, sempre rimanendo a capo dei "catalani". Non meno si distinse come uomo d'armi nella battaglia di Aci, nella difesa di Messina dagli attacchi angioini, e nella riconquista di Vizzini ed Avola, avvenuta nel 1358.
Durante le lotte fra Federico Chiaramonte e Francesco Ventimiglia da una parte e il re dall"altra, appoggiato dai Catalani, perì in uno scontro nei pressi di Caltanissetta nella primavera del 1361.
Fonti e Bibl.: G. Cosentino, Codice diplomatico di Federico III d'Aragona, re di Sicilia (1355-1377), I, Palermo 1885, nn. XLVIII, LXX, XC, XCI, CXLVII, CCXXX, CCXCIV, CCCLXXVIII, CCCLXXXIII, CCCCLXXXVII, DXLII, DLXIV, DCLXXV, alle pp. 31-33, 46 s., 66 s., 86 s., 123, 203 s., 241 s., 294 s., 298 s., 366 s., 394 s., 404 s., 461; A. Rubiò y Lluch, Diplomatari de l'Orient Català, Barcelona 1947, nn. CCXVI, CCXXIIIL CCXXVI alle pp. 294 s., 298 s., 300 s.; I. La Lumia, Storie Siciliane, II, Palermo 1882, pp. 45-47, 74, 109, 210; G. B. Siracusa, Le imprese angioine in Sicilia negli anni 1338-1341, in Arch. stor. siciliano, n. s., XV (1890), pp. 295, 298; V. Epifanio, Gli Angioini di Napoli e la Sicilia, Napoli 1936, pp. 183-185, 196 s.; F. Giunta, Aragonesi e Catalani nel Mediterraneo, I, Palermo 1953, pp. 59, 73-75, 88, 91, 104, 111.