ORO
(XXV, p. 577; App. II, II, p. 464; III, II, p. 324; IV, II, p. 687)
In seguito alla ''demonetizzazione'' formale dell'o., sancita dal Secondo emendamento agli statuti del Fondo monetario internazionale nel 1978, nel corso degli anni Ottanta l'o. ufficiale è rimasto di fatto congelato e praticamente tutta la nuova produzione è stata assorbita dal settore privato.
Tra il 1980 e il 1922 il prezzo medio dell'o. è sceso, pur con ampie oscillazioni, da 612 a 344 dollari/oncia. Alla fine del 1992 l'o., calcolato a prezzi di mercato, rappresentava poco meno del 30% delle riserve ufficiali contro il 60% di dieci anni prima.
In questo periodo sono stati creati meccanismi atti a consentire una seppure parziale mobilizzazione dell'o. ufficiale. Uno di questi è costituito, nell'ambito del Sistema Monetario Europeo (SME), dalla creazione a partire dal 1979 di ECU a fronte del conferimento al FECOM (Fondo Europeo di Cooperazione Monetaria) di parte dell'o. delle banche centrali europee. Alcuni pesi industriali (Canada, Paesi Bassi, Belgio) hanno inoltre venduto parte del proprio o., mentre numerose banche centrali dei paesi in via di sviluppo hanno effettuato operazioni temporanee di deposito a tasso di mercato o swaps con operatori privati per ammontari limitati.
Negli ultimi anni è diminuito il ruolo del Sud Africa quale maggiore produttore: la quota di questo paese è, infatti, scesa dal 70% del totale nel 1980 al 34% nel 1992, mentre è andata aumentando la quota dell'Australia (dal 2 al 13%). Nel 1992 questo paese è risultato il terzo produttore dopo il Sud Africa e gli Stati Uniti (v. tabella).
Accanto a Londra, che rimane il mercato principale (oltre ai due fixings giornalieri che rappresentano il punto di riferimento per il mercato mondiale, a Londra si effettua oltre il 90% di tutte le transazioni e le consegne di o.), hanno assunto rilevanza crescente il mercato di Hong Kong e quello di New York. Il primo effettua operazioni prevalentemente con gli Stati Uniti, con l'Australia e con il Giappone. Quest'ultimo paese è tra i principali importatori di o. da destinare sia all'industria, sia alla fabbricazione di gioielli. In questo settore, peraltro, l'Italia detiene di gran lunga il primato, con una produzione pari a circa il 20% dell'offerta mondiale complessiva. Per quanto riguarda New York, il mercato principale è costituito dal Commodity Exchange (Comex), mercato prevalentemente speculativo ove vengono scambiati contratti futures da 100 oncie di o. ciascuno.